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Anche il silenzio può essere considerato un discorso, in quanto rifiuto dell'uso che altri fanno della parola; ma il senso di questo silenzio-discorso sta nelle sue interruzioni, cioè in ciò che di tanto in tanto si dice e che dà un senso a ciò che si tace.
Era da quasi un mese che non avevo smesso per un attimo di pensare a quella ragazza con i capelli neri, prestavo sempre attenzione tra le varie detenute ma non c'era neanche l'ombra.
Non la trovavo.
"Perché mi stai evitando?" disse Kabila distraendomi dai miei pensieri nel mentre che mangiavo e scoppiai a ridere.
"Non è ovvio? Non mi interessi." dissi con un sorriso sulle labbra e la feci solamente arrabbiare.
Scosse la testa rimanendo in silenzio mentre una voce mi fece sobbalzare.
"Ferreiro, vieni con me." era la voce di Denver e serrai la mascella alzando gli occhi al cielo.
Si creò un boato tra le detenute nel mentre che urlavano il mio nome e prima di uscire fuori mi voltai e feci il dito medio a tutte quante.
"Come siamo formali, qui." dissi ridendo nel mentre che mi portava in una sala completamente vuota, chiudendo la porta a chiave.
"Ascoltami attentamente, non è il momento di scherzare." disse il mio amico con uno sguardo impassibile e alzai le mani, guardandomi attorno.
"Infatti, sono serissima." dissi con un tono abbastanza melodrammatico.
Denver sbuffò e dalla tasca della sua giacca tirò fuori un foglio, lo aprii nel tavolo ed era la mappa del carcere, aveva alcune annotazioni e la studiai attentamente.
"Il piano è questo, tra non molte settimane verrà richiesto il tuo trasferimento in un'altro carcere. Non accettano subito la richiesta quindi dobbiamo aspettare un po'. Però intanto, quando la guardia ti porterà fuori, passerete da qui. E dovete evitare per forza questo corridoio perché è collegato con l'ufficio della direttrice." disse attentamente indicandomi le cose e memorizzai tutto a mente.
"Chi mi accompagnerà fuori?" domandai serrando la mascella e Denver prima di rispondermi mi guardò dritto negli occhi.
"Questo è ancora da vedere ma non ha importanza ora, presto uscirai da qui." disse appoggiando una mano sulla mia spalla e mi irrigidii come una statua.
"Finalmente potrò riprendere in mano la mia vita e ricominciare da zero." dissi uscendo velocemente e mi diressi in cortile, volevo prendere un po' di sole e rilassarmi un pochino.

Una volta uscita i raggi del sole mi fecero chiudere gli occhi e presi un lungo respiro profondo guardando le altre detenute fare allegramente una partita di basket.
Mi portai una sigaretta alle labbra e mi sdraiai nel muretto guardando il cielo limpido sopra di me, chiusi gli occhi e un rumore di un aereo attirò la mia attenzione fino a quando non sussultai prendendo una scarica di brividi in tutto il mio corpo.
Perché nella mia mente vedevo un jet privato atterrare vicino al deserto di Almeria?
Scossi la testa confusa e mi alzai buttando la cicca in terra, fino a quando non successe una cosa.
Tra le varie persone due occhi neri mi fissavano intensamente e non appena si incontrarono con i miei un'ondata anomala di flashback mi colpirono come mille schiaffi e infinite pugnalate al cuore.
La testa era come se stesse fluttuando nell'aria facendomi barcollare, le gambe mi stavano per cedere e mi venne da vomitare letteralmente tutto quanto.

*

"Non me ne frega un cazzo di te."

"Puoi essere stronza quanto vuoi con me bionda, ma in quel letto sotto di me saresti solamente mia."

"E sono sicura che nemmeno ti opporresti anzi, mi vuoi terribilmente tanto che non penseresti a nessun altro per giorni, anni, mesi."

"Saresti nuda solamente per me e ti farei urlare talmente tanto che ti mancherebbe la voce per mesi."

"Insieme siamo due bombe ad orologeria e se non ho il controllo della situazione esco fuori di testa."

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