14. Harry

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«Sei sicura?» le chiedo. Non voglio che si penta di nulla.

Annuisce. È impaziente; alza i fianchi indicandomi di toglierle la culotte. Lo faccio. I suoi slip sono coordinati al reggiseno.

Si toglie la felpa e la lascia cadere a terra. «Fa caldo» dice in un sospiro. Avvolge le gambe attorno alla mia vita e si avvicina di più a me. Mette le mani sulle mie spalle e inizia a spingermi verso giù. «Sbrigati...»

«Pazienza, piccola.» Traccio un percorso di baci su tutto il suo corpo magnifico fino ad arrivare all'inguine. Rabbrividisce quando raggiungo quel punto.

La guardo un'ultima volta per cercare la sua approvazione.

«Non guardarmi così» dice sorridendo, spingendosi i capelli biondi dietro la schiena. È bella, cazzo, più del dovuto.

Ridacchio e finalmente scosto quanto basta le sue mutandine si pizzo. «Oh cavolo, sei così bagnata, Helen.»

«Per favore, Harry...» Lo dice con quella voce, desiderosa di provare quella sensazione, di rilasciare la tensione nei suoi muscoli.

Avvicino le mie labbra e la assaporo. Mi stringe improvvisamente le spalle con più forza, ficcandomi le unghie nella pelle, e prende di scatto un respiro— ed è qui che anch'io inizio ad aver bisogno di rilasciare la 'tensione'. Continuo facendo movimenti lenti.

Voglio che impazzisca.

«Così non basta» dice, cercando di mantenere un tono basso.

Accelero il ritmo, e credo di aver trovato il suo punto più sensibile.

«Oh Dio.» Apre un altro po' le gambe e sbatte una mano sullo specchio. Fa un rumore assurdo. «Merda» dice ridacchiando piano.

Jade bussa alla porta.

«È chiusa a chiave?» chiedo a Helen, e alza le spalle.

«Helen? Tutto okay?» dice Jade dall'altra parte della porta.

Io non mi fermo, continuo a fare quello che stavo facendo.

«Sì.» Cerca di avere un tono normale, ma quello che esce fuori dalla sua bocca è un lamento.

C'è silenzio per qualche momento, poi: «Okay... Vieni con me o ci vediamo là?»

«Là» dice semplicemente.

Si sente un rumore di una porta che si chiude; Jade deve essersene andata.

«Oddio, Harry.»

Ci è quasi, lo percepisco. Infatti. Dopo qualche secondo le sue gambe iniziano a tremare e mi stringe le spalle con tantissima forza, quasi fa male. Non si trattiene più, siamo soli adesso, e viene sulle mie labbra.

Mi alzo e poggia la testa sui miei pettorali, il fiato pesante. «È stato davvero...»

«Eccitante?» trovo la parola per lei.

Mi guarda e ridacchia. «Credo di sì.» Lancia un'occhiata verso il mio inguine. «Letto?» domanda.

«Letto» confermo.

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