27. Helen

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Non volevo lasciarlo solo, per questo ho chiesto di andare da lui. Non so cosa sia successo con sua madre, non ne ho idea ma troverò il modo per farmelo dire.

Per quanto Harry possa essere irritante, scontroso, pieno di difetti... so che c'è un lato di lui che pochi — se non nessuno — conoscono. Ho capito che non è facile per lui aprirsi con le persone, voglio aiutarlo in questo. Voglio farlo perché so che ha una bellissima anima dentro, deve solo capire di averla, ed io voglio conoscerla.

Siamo appena arrivati a casa sua. Siamo soli; Michael ed Evan avranno di meglio da fare, saranno ancora alla festa.

«Sei stanca? Vuoi cambiarti?» Harry ha una mano sul mio fianco destro mentre camminiamo verso la cucina.

Lo guardo e annuisco. Ha gli occhi stanchi e sono solo le undici e mezza; non sono stanchi per la stanchezza.

«Saliamo su, ti presto qualcosa di mio.» Mi rivolge uno sguardo, squadrandomi dalla testa ai piedi. «Mi piace questo vestito, stai benissimo» mi prende le mani e fa un passo indietro per vedermi meglio.

Lo ringrazio, metto una ciocca di capelli dietro l'orecchio e mi sento arrossire, la mia pelle sta bruciando. Lui lo nota e mi sorride, consapevole di quello che è capace di farmi solo facendo così.

Prima di salire le scale mi tolgo le scarpe, i miei piedi stanno morendo; le lascio lì. Lascio anche la borsa sul divano. Mentre saliamo le scale mi tiene per mano, le nostre dita intrecciate. Probabilmente lui neanche ci fa caso, ma l'ha fatto con così tanta casualità che sembra strano.

Dal momento in cui sentivo le farfalle nello stomaco, adesso tutti quello che sento gelosia.

Chissà con quante altre l'avrà fatto.

A questo pensiero, sospiro, irritata.

Harry se ne accorge, mi guarda e mi chiede: «Che c'è?»

Lancio un'occhiata alle nostre mani intrecciate, poi distolgo lo sguardo. Scuoto la testa. «Niente.»

Abbozza un sorriso divertito e poi si lecca le labbra. «Hai qualcosa. Dimmi cosa.»

«Niente, te l'ho già detto» sbotto.

Si ferma davanti la porta della sua stanza. «Helen, dimmi cos'hai.»

Lo guardo con aria di sfida e il mento alzato, anche perché lui è molto alto. «A quante ragazze hai tenuto la mano in questo modo?» e alzo le nostre mani tra di noi.

«Nessuna» dice serio.

Alzo gli occhi al cielo. So benissimo che sta mentendo.

Mi guarda ancora con quell'aria divertita. «Cazzo, pensi davvero che abbia tenuto la mano ad ogni ragazza che mi sono scopato?»

Mi mordo il labbro, non so cosa rispondere a questo. «Non lo so, può darsi. Sei Henry Davis, ti ricordo.»

Si avvicina a me, riesco a sentire il suo respiro ancora fresco sul mio viso; non ha bevuto niente. «Sei gelosa, non è così?» dice, usando quella voce sussurrata che mi fa impazzire.

Scuoto la testa, ma non riesco a staccare gli occhi dalle sue labbra. «No.»

Cammina verso di me ed io mi allontano, fin quando la mia schiena non tocca il muro del corridoio. Alza le nostre mani ancora intrecciate e fa poggiare il dorso della mia sul muro. Il suo braccio è teso e i suoi muscoli si tendono e si rilassano. «Sicura che non lo sei?»

Oddio, non credo di farcela così. Mi sta stuzzicando, provocando ed eccitando, e lo sta facendo anche in un modo che nessuno ha mai fatto prima.

Un angolo della sua bocca si alza leggermente. «Allora vuoi raccontato nei dettagli come mi sono scopato Jade, un bel po' delle ragazze del nostro corso di musica...» Nel frattempo ha messo una mano sul mio fianco sinistro e avvicina il mio corpo al suo. Siamo attaccati adesso e riesco a sentire la sua voglia di portarmi a letto crescere nei suoi jeans.

«Ti prego smettila...» dico sottovoce. Lo sto odiando da morire in questo momento.

Continua con l'elenco. Anche Grace... non lo sapevo. Oh mio Dio, basta.

Uso la mia mano libero per metterla sulla sua nuca e avvicinare di più il suo viso al mio. «Smettila» e premo le mie labbra sulle sue con gelosia.

Mi stringe la vita con un po' più di forza e sento ogni cellula del mio corpo risvegliarsi. Mentre ci baciamo mi lascia la mano e mette la sua tra i miei capelli. «Merda, la smetto... ma tu non smettere mai di essere così» dice sulle mie labbra. Mi bacia di nuovo, la sua lingua prende completamente possesso della mia bocca e io lo lascio fare.

Con una mano gli stringo una spalla, con l'altra tocco i suoi addominali da sotto la maglietta bianca.

Ha il respiro pesante, ansima, quando inizia ad andare verso il collo. Lo bacia tutto fino alle clavicole, dove decide di fare un succhiotto. Dovrei fermarlo ma non ci riesco.

«Harry...» mugolo piano mentre continua a lasciare il segno sulla mia pelle.

Le sue mani raggiungono la mia schiena, dove c'è la zip del vestito. Mi lancia un'occhiata veloce per ottenere il consenso. Non ho nemmeno il tempo di pensarci che sto già annuendo e gli sto levando la maglietta. Mi abbassa la cerniera e il vestito cade a terra, attorno ai miei piedi. Sono rimasta solo in intimo.

«Oh merda...» dice con il respiro affannato, gli occhi che brillano di desiderio, il blu quasi invisibile dalle pupille dilatate. «Nella mia stanza.» Apre la porta, mi solleva come se fossi una piuma e mi fa sedere sul letto. Chiude la porta a chiave e mi raggiunge, ma è ancora in piedi davanti a me. «Continua» mi ordina.

Senza vergogna o timidezza, gli abbasso i pantaloni. Lo guardo dal basso, per vedere la sua espressione.

Si lecca le labbra e fa un mezzo sorriso. «Dio, non guardarmi così.»

In questo esatto momento tutto quello che provo è attrazione, interesse fisico, ma devo ammettere che non è solo questo... c'è qualcosa di emotivo che non so spiegare.

Non sono sua, ma se mi chiedesse se lo fossi gli direi di sì. Questo non lo posso negare.

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