56. Helen

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Dicembre

Negli ultimi due mesi il pancione è diventato una lotta e mi ostacola.

Harry e io ci siamo trasferiti in un appartamento insieme, e lui è stato di grande aiuto. Andrà ancora alle lezioni, ma io no, perché mi mancano tre giorni.

Ho un po' paura di partorire, so che è molto doloroso, ma so anche che mi sentirò felice.

Abbiamo deciso di chiamarla Allison e non vediamo l'ora di tenerla tra le nostre braccia.

Tutto quello che faccio in questi giorni è dormire, fare pipì e guardare la TV o leggere libri. Oh, e mangiare e bere ovviamente. Nient'altro. Ci vuole un minuto buono per alzarsi ogni volta.

Quando Harry torna, sento la porta aprirsi.

«Ehi, piccola, sono tornato» dice mentre lascia cadere lo zaino sul pavimento e si china per darmi un bacio sulle labbra.

Comincio a ridere, perché devo fare di nuovo pipì. «Ho bisogno di andare in bagno.»

Si passa una mano sul viso e ridacchia. «Oh, Gesù.»

Harry mi aiuta ad alzarmi, ma non appena mi alzo in piedi un liquido caldo mi cola lungo le gambe. «Harry...»

«Che cosa?»

«Penso che mi si siano appena rotte le acque.»

Spalanca gli occhi e inizia a farsi prendere dal panico. «Cazzo. Dio. Cosa dovremmo fare adesso? Merda, Helen!»

Gli prendo il viso tra le mani e lo costringo a calmarsi. «Dobbiamo andare all'ospedale, basta. Prima faccio una doccia veloce, tu prendi la mia roba pronta.»

Annuisce. «Okay, okay, capito. Se hai bisogno di me, urla.»

Rido e vado in bagno.

Mentre mi sciacquo, una fitta di dolore mi assale e gemo. Ho avuto contrazioni nell'ultimo mese, ma ora sono vere contrazioni.

Mi avvolgo un asciugamano intorno al petto e mi siedo sul water. Mi sto vestendo quando arriva un'altra contrazione. «Per favore, Allie, non uccidermi» sussurro.

«Sei pronta? Tutto bene?» mi chiede Harry, la sua voce leggermente tremante.

«Sì.»

Chiamo i miei genitori per informarli che il momento sta arrivando e chiamo anche Kate, la madre di Harry, e Jade.

Le contrazioni ora sono ogni cinque minuti.

«Sei pronto, papà?» chiedo a Harry, rivolgendogli un sorriso orgoglioso.

«Prontissimo, piccola.»

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