1. Helen

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«No, Helen. Stai sbagliando, facciamo di nuovo» la mia insegnante di canto sbotta, irritata.

Stiamo cercando di registrare una cover, dove la mia migliore amica suona il piano ed io canto. E il tutto è già difficile, in più la mia insegnante è troppo pignola, troppo. Ho studiato questa canzone per mesi, con Jade ci siamo esercitate giornate intere, eppure a lei non va mai bene niente. A volte mi chiedo se lo faccia semplicemente di proposito.

«Scusi, rifacciamo.» Lancio un'occhiata a Jade, che mi guarda a sua volta con uno sguardo comprensivo.

Jade inizia con la intro del brano e dopo quattro battute inizio a cantare, per la ventesima volta in un'ora. La canzone è Say Something di A Great Big World e Cristina Aguilera; non è facile da cantare, ma la mia tonalità va abbastanza bene per farla risultare almeno decente.

«No, stop!» la signorina Williams ci interrompe di nuovo e a quel punto mi lascio scappare uno sbuffo esasperato senza volerlo. «Helen, qual è il tuo problema?»

Sono stanca, e arrabbiata. Com'è possibile che tutto ciò che faccio non vada mai bene? «Come, scusi?»

Mette le mani sui fianchi guardandomi da dietro il vetro che separa la camera insonorizzata da quella in cui si trova lei. Si avvicina al microfono e ripete: «Qual è il tuo problema?»

Jade si volta a guardarmi e avvolge le sue dita attorno al mio polso. «Helen—»

«Il mio problema è che sono stanca!» scatto, incapace di trattenermi un secondo di più. «Penso che non ci sia niente che non vada! Né con la canzone, né con Jade, né tantomeno con me!»

Mentre parlo riesco a vedere i suoi occhi spalancarsi ad ogni sillaba e il suo viso diventare paonazzo dalla rabbia. Ma non me ne frega nulla.

«Vorrei sapere qual è il suo problema, signorina Williams. Me lo dica, così forse potrò comprenderla» faccio spallucce, come una presa in giro. So di essere sfacciata, ma questa donna sta diventando impossibile da sopportare.

«Helen Scott! Vattene!» grida al microfono, facendo sussultare la mia povera amica.

«Bene, tanto me ne stavo andando comunque.» Prima di lasciare la stanza, guardo Jade e le sussurro: «Scusa, ma non ne potevo più.»

«Ti capisco, tesoro. Ci vediamo stasera?» mi chiede sorridendo, mentre prendo il mio zaino quasi vuoto e metto il giubbotto.

Alla vista del suo sorriso, il mio stato d'animo impetuoso non può far altro che addolcirsi un po', e le sono infinitamente grata per questo. «Certo, sono a casa stasera!» dico, allegra. Sono stata tutto il fine settimana con mia madre e mio padre, a Richmond, e stamattina ho guidato due ore — di domenica oltretutto — per venire qui e ottenere niente.

«Sì, è fantastico!» Mi abbraccia e mi dice di aver in mente un film che potremmo guardare. «Ci vediamo dopo, io vedo se hanno da ridire anche su di me» e ridacchia.

«Oh, no. Sono sempre io quella sbagliata qui... comunque, a dopo, ciao.»

«A domani, Helen» la signorina Williams mi saluta con il sorriso più falso stampato in faccia, facendomi irritare ancora di più.

Esco dalla sala senza salutare nessuno, non se lo meritano oggi. «Pezzi di merda» dico tra me e me dopo essermi chiusa la porta dell'inferno alle spalle.

Amo cantare, davvero, ma quando mi stressano in questo modo... Lasciamo stare. Quando dico che odio cantare subito dopo mi sento in colpa per averlo detto. Da piccola cantare mi ha aiutato molto dopo che mio fratello Cole si ammalò di una malattia cardiocircolatoria che andò peggiorando sempre di più. Gli ultimi ricordi che ho di lui sono episodi della me 15enne che gli cantava le canzoni dei suoi cantanti preferiti. Era il mio migliore amico, l'unico di cui potevo fidarmi ciecamente, ma mi ha lasciata sola in questo mondo, e mi manca tutti i giorni.

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