17. Helen

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Non capisco quale sia il suo problema. Si comporta come se avessi fatto qualcosa di sbagliato. Qual è il motivo per cui vorrebbe evitarmi? Ha anche detto che non gli piace farlo... quindi che significa? È come se si stesse prendendo gioco della mia mente, ho l'impressione che mi stia solo stuzzicando un po'.

Abbiamo un necessario bisogno di provare quella maledetta canzone, dobbiamo lavorare senza interruzioni, niente scuse.

Il campanello suona. «Piove, cazzo, apri.» È arrivato.

Mi affretto ad aprire la porta ed entra con i capelli un po' umidi e la felpa tutta bagnata.

«In questo stato di merda piove in continuazione» esclama lamentandosi.

Una volta che chiudo la porta mi ci appoggio con la schiena sopra. «Si saluta» gli faccio notare.

Poggia la chitarra accanto al divano, si siede e— oh merda, si sta togliendo la felpa. «Ti sto evitando, ricordi?»

È difficile — se non impossibile — formulare dei pensieri mentre è seduto sul divano di casa mia, con addosso solo una di quelle canottiere da uomo senza maniche che mettono in evidenza i muscoli delle sue spalle e un pantalone di tuta grigia, le mani dietro al collo, completamente a suo agio.

«Non ha senso» dico andando a prendere i fogli per studiare la canzone in camera mia.

«Oh, sì invece» dice ridacchiando quando torno in salotto. «Cosa ti ha detto Daniel? Esci con lui?» chiede, sporgendosi in avanti e poggia i gomiti sulle ginocchia, pretendendo una risposta immediatamente.

Non capisco perché gli interessa così tanto, a lui non cambia nulla se ci esco o meno. «Cosa? No» rispondo come se fosse retorico.

«È un puttaniere, okay? Non puoi uscire con lui.» Mi guarda negli occhi, poi dal suo zaino prende una custodia con un paio d'occhiali dentro e se li mette, quel tipo di montatura in metallo color oro. Non lo avevo mai visto così, o forse non ci ho mai fatto caso, ma gli stanno benissimo.

«Lui è un puttaniere? E tu che sei, sentiamo?» Anche lui non è da meno di Daniel, se ne è fatto di ragazze, lo so per certo.

Sbuffa e si alza per prendere la sua chitarra e gli spartiti. «Helen, lui è peggio. E tu non puoi uscirci.»

Mi piazzo davanti a lui e alzo il mento con aria di sfida. «Allora dimmi tu con chi posso uscire.»

Scuote la testa sorridendo. «Tu non esci con nessuno.»

Mi viene quasi da ridere, perché ho l'impressione che non abbia capito il fatto che non può dirmi cosa fare e cosa no. «Chi lo dice questo?»

«Io» e torna a sedersi sul divano, posando la chitarra accanto a sé.

«E chi sei tu per decidere per me?»

Da che mi guardava dritta negli occhi, a che si guarda le mani. Resta zitto, non ribatte.

«Perché tu puoi vederti con chi ti pare e io no?» Adesso voglio una risposta.

Alza lo sguardo su di me, improvvisamente mi prende per un polso e mi attira a sé. È seduto sul bordo del divano, sono in piedi tra le sue gambe. Ottengo la mia risposta. «Perché tu sei solo mia.»

Ed è in questo esatto momento, dopo questa affermazione, che il mio corpo e il mio cuore si sciolgono. Ancora di più quando inizia a baciarmi la pancia scoperta dal top a maniche lunghe che indosso. Baci morbidi e caldi.

«E tu di chi sei?» gli chiedo, quasi in un sussurro.

«Di tutte quelle persone che attirano la mia attenzione» risponde a sua volta a bassa voce.

Gli metto le mani tra i capelli. «Tutte allora.»

Smette di baciarmi e i suoi occhi blu mi guardano divertiti, ha un sorrisetto stampato in faccia. «Sei gelosa, Helen.»

Ridacchio. «No, non lo sono. Sto solo dicendo la verità.» O forse un po' sì. Mi piacerebbe essere l'unica che attira la sua attenzione.

Ed improvvisamente mi chiedo perché lo vorrei. So che non posso. È rischioso stare con lui. Non ne vale la pena; perderei l'amicizia di Jade e qualche altra. E so che lui non vuole niente di serio.

«Non perché sono stato a letto con tanta gente significa che tutte hanno attirato la mia attenzione.» Mi fa sedere a cavalcioni su di lui. La cosa giusta da fare sarebbe allontanarmi da lui, smettere di stuzzicarci così e metterci al lavoro per la canzone. Ma non ne ho voglia.

«Quante sono?» gli chiedo.

«Cosa?» Il suo sguardo si alterna tra le mie labbra e mi miei occhi.

«Tutte quelle che hanno attirato la tua attenzione veramente.»

Si lecca le labbra. «Solo una, e sai anche chi è.»

Scuoto la testa. È impossibile che sia proprio io, non ho niente di speciale. «Non lo so.»

Mi mette una mano sul collo e avvicina il mio viso al suo per baciarmi. Sulle mie labbra, in un sospiro dice: «Tu, sei l'unica che ha attirato davvero la mia attenzione.»

Sorrido istintivamente. Il mio cuore adesso si è completamente sciolto, è una pozzanghera di emozioni. Non me lo aspettavo.

«Quanto è bello il tuo sorriso» mi dice ad un tratto.

Distolgo lo sguardo un momento, incapace di mantenere un contatto visivo così intenso con i suoi occhi. «Ti prego, smettila» dico ridendo.

Ride anche lui, e realizzo quanto sia confortante la sua ristata. Poi si fa serio, mi mette due dita sotto il mento e mi costringe a guardarlo. «Tu sei diversa.»

«Cos'ho di diverso?»

«Troppe cose, che ti rendono così speciale ai miei occhi.»

«Allora perché dici di odiarmi?»

Sospira e mi mette una mano sulla guancia, accarezzandomela con il pollice. «Non voglio rovinarti, e ti odio perché ogni volta che sono con te sono sempre più tentato dal farlo.»

Adesso capisco. Lo odio per lo stesso motivo, solo che io non voglio rovinare me stessa. La mia vita cambierebbe e un cambiamento così improvviso mi rovinerebbe.

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