34. Harry

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«Non mi va di andare a casa» Helen dice improvvisamente.

Le lancio un'occhiata, confuso. «Non vuoi andare a casa?»

Scuote la testa. «Troviamo un posto tranquillo dove poter guardare l'alba.»

Per me non c'è nessun problema, anzi è una cosa fantastica, ma i suoi genitori si chiederanno che fine abbia fatto. «Sicura?»

«Sì. Voglio stare con te» e mi sorride. La faccio arrabbiare di continuo, è difficile che mi rivolga un sorriso così vero e luminoso.

«Va bene.» Prendo la sua mano e me la porto alle labbra, arrossisce quando la bacio delicatamente.

Il viaggio è silenzioso, fin quando Helen non mi chiede di accendere la radio. Lo faccio e la canzone che parte è Yellow dei Coldplay. È una bellissima canzone, una di quelle da non dedicare mai.

Helen la canticchia sottovoce guardando fuori dal finestrino e giocando con i suoi capelli tra le dita.

«Canta, ti ascolto» le dico.

Si schiarisce la gola. Inizia a cantare, cantare veramente.

La sua voce è bellissima, mi fa sentire in paradiso. La ascolterei ore e ore senza mai stancarmi, senza averne mai abbastanza. Canta con così tanta spensieratezza mentre guarda fissa la strada davanti a noi, di volta in volta chiude gli occhi e si immedesima nelle parole della poesia che è questa canzone.

Chissà che pensa mentre la canta, mi chiedo. Perché ogni parola, adesso che è qui accanto a me sotto il cielo stellato della notte, mi ricorda lei, non riesco a far altro che pensare a lei.

So che questo sarà un grandissimo sbaglio, ma per il adesso tutto quello a cui voglio pensare è a quanto stiamo bene in questo momento.

Due settimane. Due settimane di confusione tra di noi. Solo adesso mi rendo conto di quello che mi sta facendo questa ragazza.

Helen piano piano sta riuscendo a sciogliermi il cuore, l'anima. Devo ammettere di essere un po' spaventato, ma sta succedendo e basta, non posso farci nulla. Lo fa senza nemmeno accorgersene, con i suoi sorrisi, la sua voce...

Sto iniziando a perdere la testa, perderla sul serio.

Quello che sto cercando di dire è che... credo di starmi innamorando di lei.

Cazzo, questa parola è così strana per me, forse non l'ho mai usata in vita mia, ma ora sono costretto. Non c'è altro modo per descrivere come mi sento.

* * *

Siamo fermi in mezzo a un prato, abbiamo abbassato i sedili dietro e ora siamo sdraiati nel portabagagli, lo sportello aperto. Non so per quale motivo ma avevo una coperta in macchina, quindi ci copriamo con quella.

Helen gioca con i miei capelli mentre continua a canticchiare le canzoni che si sentono di sottofondo. È rilassante, una sensazione magnifica.

«Harry» dice, e mi passa un pollice sulla guancia.

Apro gli occhi e la guardo, girandomi su fianco verso di lei. Aspetto che parli.

Arrotola una ciocca dei miei capelli attorno al suo indice, si sostiene su un gomito. «Ti sei mai innamorato?»

Cosa? Per quale motivo vorrebbe saperlo?

«Non ancora.» Credo che accadrà presto però. «E tu?» le chiedo.

Ridacchia. «Nemmeno.» Si sofferma qualche secondo ad osservare il cielo. «Ho paura.»

La guardo confuso. «Hai paura? Di cosa?» dico sottovoce.

«Ho paura di innamorarmi...» Rilascia un respiro. Non mi guarda. Si porta una mano al viso e fa come per asciugarsi una lacrima.

Mi metto a sedere. Le prendo il viso tra le mani. «Ehi ehi...» Sta piangendo.

Si copre con le mani. «Per favore, non voglio che tu mi veda così» dice con la voce spezzata.

Le tolgo le mani dal viso. «Non è come se non ti abbia mai vista piangere.»

Tira su col naso. «Lo so, Harry... ma è diverso questa volta.»

Forse mi sbaglio ma credo di aver capito il problema.

«Helen, non stai piangendo solo per quello. Dimmi qual è il problema e potremmo parlarne insieme, no?» Le rivolgo un leggero sorriso comprensivo.

Deglutisce, prende un respiro per calmarsi un po'. «Harry, promettimi che se te lo dico non farai domande, non mi prenderai per stupida.»

«Promesso, ma devi guardarmi negli occhi.»

Mi guarda dritto negli occhi con i suoi occhi azzurri e mi prende le mani. «Non ho paura di innamorarmi. Ho paura di innamorarmi di te...»

Aspetta... cosa?! No, non è possibile.

«Perché mai dovresti innamorarti di—» inizio a dire.

«Non dovevi fare domande» mi ricorda interrompendomi. «Pensi che sia stupida, non è vero?»

Scuoto la testa. «Non lo sei, non sei per niente stupida.»

Le metto una ciocca di capelli dietro l'orecchio e l'altra mano sul suo viso. Mi chino verso di lei e le nostre fronti si toccano. Il suo respiro è pesante sulle mie labbra.

«Baciami e basta» mi ordina, ma con una voce tremante.

Lo faccio, senza esitare un attimo. Non è semplice bacio, è pieno di passione, sentimento e azzardo a dire di amore.

Forse è proprio così l'amore. Pieno di passione, felicità, delicatezza, ma anche così confuso, strano, doloroso. E proibito. Non dovremmo essere qui mentre stiamo iniziando ad amarci.

Ci sdraiamo di nuovo sotto la coperta, Helen con la testa poggiata sul mio petto, io che le accarezzo i capelli.

«Non mi sto innamorando ancora, ho detto solo che potrebbe succedere» dice con la voce assonnata.

Dopo qualche minuto dico qualcosa che non avrei dovuto. «Io invece mi sono già innamorato.»

Ha gli occhi chiusi pesantemente, sta dormendo, forse non ha sentito. Invece mi sbaglio, perché un leggero sorriso compare sulle sue labbra perfette.

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