47. Harry

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Siamo arrivati finalmente. Non mi sento più le gambe e sono stanchissimo.

Helen ha pianto un sacco dopo che le ho detto quelle cose. Poi è stata zitta, e non mi guarda neanche in faccia.

Adesso stiamo per suonare al campanello dell'amica di mia madre.

«Helen» chiamo la sua attenzione prima di premere il campanello.

Non mi guarda, tiene la testa bassa.

«Helen, ascoltami!» sbotto, sto perdendo la pazienza.

«Che vuoi?!» scatta, guardandomi, gli occhi rossi e gonfi dalle lacrime.

«Senti, mi dispiace per prima... per le cose che ho detto.» Sì, mi sono sentito in colpa subito dopo averle dette, perché non ha idea di quanto sia importante per me. «Mia madre è qui, per favore, ho bisogno che ti comporti bene, facendo finta che tu sia felice con me.»

Mi guarda in silenzio. «A parte quando mi dici quelle cose, e mi fai male da morire, io sono felice con te!» dice poi.

«Perché? Come fai ad essere felice con me?» le chiedo, avvicinandomi a lei.

«Perché lo so, dentro di me lo so.»

La guardo confuso. «Cosa sai?»

Scuote la testa. «Suona il campanello e basta, per favore. E sì, mostrerò un sorriso a tua madre, ma voglio che mi dimostri che ti dispiace per tutto quello che hai detto.»

«Non intendevo niente di tutto ciò, te lo giuro» le dico.

Suona il campanello, che sta per indicare che la discussione finisce qui.

Pochi secondi dopo apre la porta Stephanie, l'amica di mia madre che la sta ospitando. «Harry, come va?» mi abbraccia.

«Bene, grazie» rispondo cordialmente.

Stephanie lancia un'occhiata a Helen, che è zitta e gioca con le punte dei suoi capelli. «Ciao, piacere di conoscerti. Sono Stephanie» le dice.

Helen le stringe la mano. «Piacere, Helen, la ragazza di Harry.»

Ha appena...? Okay, lasciamo stare.

Stephanie ci invita ad entrare e trovo mia mamma seduta sul divano, con Maddie.

«Salve, signora Davis, tutto bene?» Helen le va incontro e le dà un veloce abbraccio.

«Helen! Che ci fai qui?» le chiede mia madre.

Helen mi guarda, panicata.

«Voleva conoscere Madeline» spiego a mia mamma. In parte è la verità.

Maddie si alza dal divano e viene verso di me. I suoi occhi azzurri incrociano il blu dei miei, e mi sorride. Non la vedo da secoli.

«Ehi, come stai?» mi abbraccia.

La stringo forte, accarezzandole la schiena e inspirando il suo profumo. «Mi sei mancata, Maddie.»

«Anche tu.» I suoi occhi sono lucidi e pieni di lacrime, ma cerca di non piangere per non rovinarsi il trucco. «Chi è lei?» mi sussurra.

Vado verso Helen, le prendo una mano e la porto con me. «Helen, lei è Madison. Madison, lei è Helen, la mia ragazza.»

Helen mi guarda perplessa, probabilmente sta pensando che sia un coglione.

«Piacere di conoscerti, sono la sorella maggiore di Harry» le dice Maddie.

Helen batte le palpebre più volte mentre la realizzazione la colpisce. «Piacere.»

«Volevi parlarmi vero?» mi rivolgo a mia sorella.

«Sì, ma ho bisogno di parlare in privato con te e la mamma, per favore.»

Io, Maddie e nostra madre andiamo in cucina, lasciando Helen e Stephanie a fare da babysitter al mio nipotino.

Ci sediamo a tavola e Maddie tira fuori delle carte.

«Sappiamo che la storia di tuo padre è insopportabile, e abbiamo bisogno di tirarlo fuori di casa» inizia parlando con me, ed ha subito la nostra attenzione. «Mamma, tu non puoi vivere con lui nei paraggi; tu, Harry, non puoi lasciare che ti dica quelle cose, ed io non sopporto che voi dobbiate sopportarlo.» Fa una pausa.

«Continua» le dico.

«Ma lo stato non può permettersi di lasciare a piede libero uno come lui.»

Aggrotto le sopracciglia. «Che altro ha fatto?»

Maddie sospira. «Mamma, ricordi quando il nonno è morto?»

Mia madre annuisce, un'espressione triste le passa sul viso.

«John Davis lo ha avvelenato» confessa.

Mamma scoppia a piangere. «Cosa?»

Sapevamo che il nonno era stato avvelenato, ma non abbiamo mai scoperto chi fosse stato. Perché mio padre avrebbe dovuto farlo? Beata mia sorella, suo padre è una persona meravigliosa, mi chiedo perché mia madre lo abbia lasciato. Forse erano troppo giovani, ma tutto sarebbe stato diverso per me.

«Sì» Maddie continua. «Sono state trovate le sue impronte su una boccetta di veleno nascosta a casa dei nonni che ho trovato io stessa in uno sportello.»

«Merda!» esclamo.

«L'ho portata alla scientifica.»

«E hanno capito» continuo per lei.

Annuisce. «Tuo padre è accusato di omicidio. Qui ci sono le carte.»

Le prendo subito in mano e inizio a sfogliarle. «Cazzo, Maddie.»

«Puoi tornare a casa mamma, non lo rivedrete mai più.»

«L'hanno già portato via?» le chiedo.

«Accendi la TV» mi dice.

Lo faccio, e metto il telegiornale dell'ultima ora.

È tutto vero. Lo stanno portando via, per sempre.

«Vedi?» Maddie mi dice con un ampio sorriso.

Faccio il giro del tavolo e la abbraccio più forte che mai. «Non potrò mai ringraziarti abbastanza per questo.» Faccio un gesto a nostra madre di unirsi a noi.

Lacrime mi bagnano il viso, lacrime di felicità. È il giorno più bello della mia vita.

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