7. Helen

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Non so se sarebbe stato peggio tornare a casa e fare incazzare Jade per essermi fatta accompagnare da lui o se è peggio il fatto che io sia a casa sua e stiamo salendo in camera sua. So già che Jade mi dirà qualcosa per essermi seduta sulle sue gambe e il resto, ma in quel momento non pensavo e avevo solo bisogno di sedermi.

La casa è vuota, siamo solo io e lui.

La sua stanza è abbastanza grande, ha anche la fortuna di avere un bagno tutto per sé. Sulla sua scrivania ci sono alcune foto dove sono immortalate delle partite di basket.

«Sei tu questo?» gli chiedo, indicando una foto.

Si passa una mano tra i capelli e poi apre il suo armadio. «Sì.»

«Non sei più nella squadra?» Mi siedo sul letto e tolgo le scarpe. Mio Dio, i miei piedi sono letteralmente andati.

«No» dice, e butta sul letto una felpa dell'università, dei pantaloni di tuta grigi con il laccio e dei calzettoni bianchi.

Saetto lo sguardo da lui a quei vestiti e di nuovo a lui. Non so cosa fare e non ho capito se—

«Puoi mettere questi per stare più comoda» mi spiega, mentre prende una maglietta e dei pantaloni per sé. «Le lenzuola sono persino pulite; io dormirò sul divano in salotto. Buonanotte, Helen.»

«Grazie, notte» gli dico, rivolgendogli un sorriso timido.

Esce dalla stanza a testa bassa e con i suoi vestiti in mano, mi dice di non chiudere la porta a chiave perché poi non saprei riaprirla. Be', non l'avrei fatto comunque.

Mi tolgo i miei vestiti, vado in bagno e poi metto solo la felpa e le calze, la tuta mi sta troppo grande e la felpa mi arriva fino a metà coscia, quindi credo che vada bene.

Mi infilo sotto le coperte e scrivo a Jade che sono rimasta con Daniel e non torno a casa stasera. Mi sento in colpa per questo, ma non posso fare diversamente. Poso il telefono e lo metto a caricare utilizzando il caricabatterie di Harry. Spengo la luce e cerco di prendere sonno.

Sono stanca, fisicamente e mentalmente, ma non riesco a stare serena. Ho paura che Jade possa scoprire che non sono con Daniel e che invece sono qui, non capisco perché Harry si è affrettato a farmi allontanare da lui, perché non riesco a togliermi dalla testa i suoi profondi occhi blu? Non riesco a dormire sapendo che lui è sul divano e che probabilmente sta anche scomodo.

Guardo l'ora sul cellulare: è passata solo mezz'ora, sono le 02:43 a.m. Mi siedo ed inizio a fare una lista mentale dei pro e dei contro se scendessi sotto.

Pro: potrei bere un bicchiere d'acqua, realizzare che Harry sta comodo in realtà e trovarlo a dormire come un ghiro, il mio senso di colpa potrebbe attenuarsi.

Contro: potrei cadere dalle scale mentre scendo al buio, trovarlo in salotto ancora sveglio e dover spiegare cosa ci faccio di sotto—

Helen, non è necessario, è solo quello stronzo di Henry Davis, quello che ha usato la tua amica per scopare, la vocina interiore mi ricorda. Be', ha ragione, non è niente di che.

Decido di scendere, prima di tutto per bere un po' d'acqua. Scendo le scale con cautela, facendo luce con il cellulare.

C'è solo una lampada accesa che emette una luce tenue e Harry è seduto sul divano. Ha dei fogli sulle gambe, una matita tra i denti e le auricolari, indossa anche gli occhiali e devo dire che gli stanno benissimo, sembra più sopportabile e meno stronzo.

Ehm... c'è un problema. Non ho idea di dove si trovino i bicchieri e non me la sento di frugare tra le loro cose, sono costretta a dover richiamare la sua attenzione. «Harry?»

È concentrato sulle sue cose, probabilmente non si è nemmeno accorto che sono qui.

Mi sposto, in modo che possa vedermi. Da lontano vedo che sui fogli c'è stampato il testo della canzone mia e di Jade; sta scrivendo gli accordi.

Si accorge di me e alza lo sguardo. Mi squadra dalla testa ai piedi mentre tiene il suo labbro inferiore tra i denti. Mette la canzone in pausa e si toglie le auricolari. «Ehi» dice semplicemente, guardandomi in viso, ma subito dopo i suoi occhi cadono di nuovo sulle mie gambe perfettamente depilate, lisce e snelle.

«Ho sete. Dove sono i bicchieri?» gli chiedo immediatamente.

Lascia i fogli sul divano e si alza. Lo seguo fino in cucina. Mi siedo su uno degli sgabelli alti del bancone, lui prende un bicchiere di vetro da uno sportello e lo riempie con l'acqua potabile del rubinetto. Lo mette sul tavolo, davanti a me e si piazza davanti al lavello, stringendo i bordi della cucina con le mani. Rimane in silenzio e fissa il vuoto.

Sospiro e, senza guardarlo, per fare un minimo di conversazione gli chiedo: «Cosa stavi facendo?»

Alza le spalle e mi dice che stava facendo proprio quello che avevo visto poco fa.

«Perché hai deciso di farlo proprio a quest'ora?» gli dico ridacchiando.

Fa di nuovo spallucce. «Non ho sonno, e questo divano non è molto comodo.»

Ed ecco, proprio quello che speravo di non sentire.

Rimango zitta, mentre il senso di colpa mi mangia viva. Perché?

Dopo qualche minuto di silenzio, facendomi un cenno del capo, torna in salotto. «Dobbiamo comprare un divano più comodo. Questo cazzo di coso mi spacca la schiena» dice lamentandosi.

Sciacquo il bicchiere e lo rimetto nello sportello da dove l'ha preso Harry. Dopo di ciò, faccio per salire di sopra ma mi blocco prima di mettere un piede sul primo scalino.

«Harry?» lo chiamo esitando.

«Sì?»

Spero di non stare facendo una stupidaggine, ma non riuscirei a dormire se nemmeno glielo proponessi, quindi... «Se stai scomodo, puoi dormire di sopra. Per me va bene.»

Di nuovo quell'espressione sorpresa si dipinge sulla sua faccia. «Sei sobria? Dov'è finita l'Helen originale?» dice ridacchiando, e un sorriso maledettamente bello e contagioso compare sul suo viso.

Mi ritrovo anch'io a sorridere. Tutto ciò è strano e sbagliato, in qualche modo. Non dovrei essere qui, non dovrei ridere con lui, e non avrei dovuto proporgli di dormire di sopra, nello stesso letto con me.

«Be', io vado. Se decidi di salire su, io starò già dormendo. Buonanotte.»

Arrivata a metà scala, mi dice: «No, sto troppo scomodo qua, vengo con te.» Spegne la lampada, prende i fogli e il cellulare e salendo le scale a due a due mi ha già raggiunta in cima.

Non so perché, ma una piccola parte di me è felice che abbia deciso di dormire con me.

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