15. Helen

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Il calore del suo corpo e così confortante, il battito del suo cuore costante, mi rilassa. Distrattamente, mi accarezza la schiena, i suoi occhi sono chiusi.

Non riesco a smettere di pensarci. Era da tanto che non provavo emozioni durante una scopata. Non so spiegarle, ma so solo che il modo in cui mi guardava e come mi baciava mentre affondava in me... mi sono sentita desiderata. È come se entrambi avessimo avuto bisogno di farlo da tanto tempo, troppo tempo. Ora mi sento meglio, sento un peso in meno sulle spalle.

Ad un tratto lo sento sospirare. «Ne avevo un gran bisogno» dice.

Alzo la testa e lo guardo. «Mhm? Di cosa?»

«Stare un po' con te» e le sue labbra si curvano in un leggero sorriso.

Lo bacio, poi lo guardo per qualche secondo. «Però ricordati che ci odiamo.»

Ridacchia. «È vero, levati!» e mi spinge scherzosamente.

«Stronzo!» rido anch'io.

Scuote la testa. «Vieni qui» e apre un braccio indicandomi di tornare dov'ero.

Non dovrei essere qui con lui. Siamo una cosa sbagliata. Ma non so perché, improvvisamente sembra la cosa più giusta del mondo. Io tra le sue braccia, i suoi occhi nei miei.

Il mio telefono vibra sul comodino. Miss Williams. Miss Williams!

«Harry! È la signorina Williams, siamo super in ritardo! Devo rispondere, inizia a vestirti.» Mi alzo subito dal letto e tengo il telefono tra la spalla e il collo mentre cerco un paio di mutandine pulite e dei vestiti da mettere. «Pronto?»

«Helen!» urla. «Dove diavolo siete tu e Harry? È tardissimo!»

«Ehm, mi scusi, non ho visto l'orario. Arriviamo— arrivo subito. Non ho idea di dove sia Davis. Lo chiamo io.»

«Muoviti!» e chiude la chiamata.

A questo punto Harry è già pronto. Io ho infilato velocemente un paio di leggings e un top stretto a maniche lunghe, perché fuori si gela.

«Prendi la borsa con le mie cose. Tu le tue dove ce le hai?» gli chiedo mentre lego i capelli in uno chignon spettinato.

«A casa. Cazzo, dobbiamo sbrigarci.»

Mi avvolgo in un cappotto beige lungo e finalmente usciamo di casa. Andiamo con la macchina di Harry. Si ferma a casa sua per prendere il suo zaino e la sua chitarra mentre io lo aspetto in macchina. Ha anche iniziato a piovere. In pochi minuti arriviamo.

Jade è seduta al pianoforte da chissà quanto tempo. «Ve la siete presa comoda, eh?» dice scherzando.

Miss Williams ci fa la ramanzina, ovviamente, e nel frattempo stiamo gocciolando sul pavimento. «Toglietevi i giubbotti e iniziamo, avanti!»

«Che è successo?» ci chiede Jade.

«Mi ero addormentata» rispondo.

Harry fa finta di non sentire la nostra breve conversazione, lo ringrazio per questo.

«Allora, Davis, hai studiato gli accordi?» gli chiede la nostra insegnante.

«Sì. Iniziamo?»

«Certamente.»

Loro iniziano a suonare, e devo dire che la chitarra ci sta davvero bene. Poi io inizio a cantare, ma Harry si confonde dopo una battuta cantata.

«Davis, qual è il problema?» dice Miss Williams con quel suo tono acido, lo stesso che ha usato con me circa una settimana fa.

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