21. Helen

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«I biscotti sono pronti» respiro sulle sue labbra. Lo sto provocando, adoro farlo, amo quell'espressione frustrata che fa quando mi allontano.

Apro il forno e usando delle presine tiro fuori la teglia. L'appartamento è invaso dal profumo di dolci.

Harry è ancora appoggiato al bancone, con le mani stringe il marmo bianco e delle vene appaiono sui suoi avambracci. Guarda in basso, è di nuovo silenzioso.

«Harry?» richiamo la sua attenzione mentre spargo lo zucchero a velo sui biscotti.

«Che c'è?» risponde, con un tono freddo, diverso da quello che ha usato poco fa.

Sbuffo. È stato stranamente carino tutto il pomeriggio e ora... «Perché sei così silenzioso?» gli chiedo e assaggio un biscotto.

Fa una risata sarcastica. «Io sono silenzioso. Be', scusami ma ti rendi conto di quello che hai appena fatto?»

Mi guardo attorno, cercando di capire. «Ehm... no.»

Scuote la testa e si avvicina a me. Mi mette due dita sotto al mento e mi costringe a guardarlo. Guardandomi negli occhi, mi dice: «Lasci spesso le cose a metà?»

Mi inumidisco le labbra e deglutisco. Aspetta la mia risposta. «No» dico sottovoce.

«E allora finisci quello che hai iniziato.»

Metto le mani sul suo collo e lo bacio, alzandomi in punta di piedi. Le sue labbra sono morbide, calde, umide e affamate. La sua lingua non esita un secondo per incontrare la mia, che non si tira indietro. I nostri corpi sono attaccati, riesco a sentire i suoi muscoli tendersi e rilassarsi sotto le mie mani, il suo calore. Mi stringe dai fianchi e inizia a baciarmi il collo...

Merda... è così bello.

Scioglie il fiocco del grembiule e me lo toglie, lo lascia cadere per terra. Ogni cellula del mio corpo si risveglia nel momento in cui mette le sue mani grandi e ruvide sotto il mio top e mi slaccia il reggiseno. Nello stesso tempo io faccio per sfilargli la canottiera; la sua pelle brucia sotto il mio tocco.

Prende con delicatezza il mio collo e mi guarda, finché dice: «Helen, se vuoi fermarmi fallo, perché io non ci riesco.»

«Perché dovrei?»

Sospira e chiude gli occhi. «Se non lo fai mi odierai.»

Mi scappa un sorriso. «Ma se ti odio già.» Sì, è un pezzo di merda, ma non è poi così male.

Anche le sue labbra si curvano in un leggero sorriso. «Va bene, fanculo» e mi bacia. Mi prende in braccio e avvolgo le gambe attorno alla sua vita. «Possiamo usare la tua stanza, no?»

«Ovvio.»

Una volta nella mia stanza mi mette giù, si chiude la porta alle sue spalle e gira la chiave.

«Siamo soli» gli ricordo.

«Sì, ma non sei l'unica ad avere le chiavi di quest'appartamento» mi fa notare.

«Giusto.»

Viene verso di me e mi spinge sul letto. Poggia un ginocchio sul materasso, tra le mie ginocchia. Io ho il peso tutto sulle mie mani, aspettando che vada avanti, ma esita.

«Che c'è?» gli chiedo, guardandolo dal basso.

Un ciuffo di capelli gli ricade sulla fronte, guarda il mio corpo e poi mi guarda in faccia. «Sei sicura?»

Perché me lo sta chiedendo? È strano. «Harry, non è la prima volta che ci ritroviamo in questa situazione. Qual è il problema adesso?» Non capisco.

«Non voglio metterti nei guai. Tu lo sai—»

Lo interrompo. «Quali guai?» Sbuffo, irritata. «A che cosa stai giocando con me?»

Si tira indietro e si passa una mano tra i capelli. «Non lo so, dovrei smetterla.»

È lui ora che sta lasciando le cose incomplete, ma non mi importa più, voglio solo capire cosa passa per la testa di questo ragazzo.

«Perché non la smetti allora?»

Si ferma davanti a me. «Ma che cazzo, Helen? Non ci vedi, fammelo dire.»

Che..? «Ma che significa?» Mi alzo e mi avvicino a lui, allungo le mani per prendere le sue ma si allontana subito. «Non capisco...»

«È ovvio che non capisci» e poggia un gomito al muro, tenendosi la testa con la mano.

Sospiro. «Harry, parlami. Voglio capire.» Davvero, voglio sapere cosa lo spinge a tirarsi indietro. Non avrà senso per me finché non me lo dice.

Finge una risata. «Che c'è da capire? Non lo vedi? Sei così stupida da non immaginare perché?»

«Harry, cosa—»

«Non ci vedi un cazzo. Io non riesco a smettere, perché tu— vaffanculo, Helen!» grida sbatte una mano sul muro. Apre la porta con forza e mi lascia sola, spiazzata.

Lo seguo. «Harry, mi dispiace, ma calmati—» Cazzo.

Jade è appena entrata in casa, è rimasta davanti alla porta d'ingresso. «Helen? Che sta succedendo?»

Provo a dire qualcosa, ma nella mia gola c'è un nodo, non riesco a parlare. Harry è rimasto immobile dietro al bancone, con la sua canottiera tra le mani.

«Qualcuno di voi due può spiegarmi cosa è successo?» Jade insiste.

Sento le lacrime salirmi agli occhi. Cerco di trattenerle, ma credo proprio che scoppierò a piangere.

Harry sposta lo sguardo da me a Jade, poi si sistema e prende le sue cose.

«Harry...» inizio, con la voce tremante «per favore, vattene.» Una lacrima cade pesante sulla mia guancia.

Oltrepassa Jade e se ne va. Un istante dopo io scoppio a piangere e appoggio la schiena al muro.

Jade lascia la sua borsa a terra e si siede sulla poltrona. «Helen, vuoi dirmi che cazzo è successo?»

Non riesco a parlare. Scoppio in singhiozzi.

«Perché era senza canottiera? Puoi dirmelo per favore?»

Scuoto la testa. «Ho fatto un casino...»

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