32. Harry

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Busso alla porta di una villetta con il giardino sul davanti. Nessuno apre. Busso più forte. «Helen Scott! Apri la porta se sei qui!» urlo. Smetto di bussare per alcuni secondi. Si sentono passi all'interno della casa. «Aprite questa cazzo di porta!»

Eccola. Ha i capelli arruffati, indossa solo una maglietta ed è ubriaca, barcolla. «Che vuoi?» dice, mentre la spingo per entrare dentro. «Che diavolo sei venuto a fare qui?» biascica.

La ignoro. Do un'occhiata veloce alla casa per assicurarmi che non ci siano adulti, genitori. «Di chi è questa casa?»

Da sopra le scale sento la stessa voce del ragazzo al telefono. Alzo gli occhi e lo vedo. «Ehm, è casa mia. Chi ti ha dato il permesso di entrare?» dice e se ne torna dov'era. È ubriaco anche lui... bene.

Mi volto verso Helen, che mi guarda confusa. «Chi è lui? Che cazzo ci fai qui ubriaca con lui?»

Batte le palpebre più volte. Mi guarda, non fiata. «Ci stavamo divertendo, hai rovinato la serata!» dice poi, lamentandosi, e mi spinge dal petto.

La sorreggo da un braccio perché quasi non si regge in piedi. «È il tuo ragazzo?» le chiedo, guardandola negli occhi.

Il suo sguardo è perso, come se non sapesse dove guardare.

Attiro il suo corpo mezzo nudo al mio, completamente coperto. «Helen, porca puttana, guardami!»

Sussulta, spaventata. «Harry... no» dice semplicemente.

La lascio andare e barcolla all'indietro. «Dimmi chi è allora» le ordino.

«Non il suo ragazzo!» dice il tizio al piano di sopra.

Scuoto la testa e alzo gli occhi al cielo dalla frustrazione. «Dimmi chi è, ti porto a casa e me ne vado, giuro.» Se non faccio così non c'è altro modo.

Si avvicina a me con passi lenti e stranamente decisi. Mi mette le mani sulla faccia e si alza in punta di piedi. «Perché ti interessa così tanto?»

Rimango sorpreso da quello che mi ha appena chiesto. «Perché mi interessa così tanto?» ripeto. «Come se già non lo sapessi» dico a voce alta senza volerlo.

«Non ti leggo nella mente, Davis. Che succede se non ti dicessi chi è?»

Impazzisco.

Sogghigna. «E se non ti dicessi nemmeno quello che abbiamo fatto?» dice sulle mie labbra.

Questo è troppo da discutere qui. «Ti porto a casa» decido istantaneamente, e salgo di sopra in cerca delle sue cose.

«Non puoi decidere per me!» grida.

Quel coglione mi aiuta a trovare le sue cose. Scendo sotto e prendo Helen in spalla come se non pesasse nulla. Non mi importa se è mezza nuda, scalza e a maniche corte, l'importante è che venga con me.

Si arrende. Quando siamo in macchina mi comunica l'indirizzo di casa sua e lo metto sul navigatore.

«Stronzo» mi dice, mentre cerco di allacciarle la cintura di sicurezza.

«Ah, sarei io lo stronzo. Non tu che mi hai appena fatto intendere di esserti scopata quell'imbecille» le faccio notare. Metto in moto l'auto e parto.

Sbuffa. «Non stiamo mica... insieme. Non dovrebbe interessarti. Sono cose che non ti riguardano.»

Cazzo, ha ragione. Ma non posso farci nulla.

Prendo un respiro profondo, gli occhi fissi sulla strada. «Invece sì» espiro.

Volta il corpo nella mia direzione e mi guarda in silenzio per alcuni secondi. «Io credevo... credevo dovesse essere solo divertimento tra noi.»

«Deve essere così, ma...» mi fermo, prima di dire qualcosa di cui potrei pentirmi.

«Ma cosa?» Cazzo, piano piano sta tornando sobria.

Accosto; ho bisogno di guardarla negli occhi se devo davvero dirlo. «Non riesco a toglierti dalla testa. Non c'è un cazzo di momento in cui non ti penso, Helen.» Faccio una pausa per prendere fiato. «Se sapessi che sei stata con qualcun altro darei di matto.»

Mi guarda per qualche secondo. Poi mi prende il viso tra le mani e mi bacia, lentamente e con dolcezza. «Stessa identica cosa, Harry.»

Non posso credere di non essere l'unico paranoico tra i due. O forse è solo che stiamo iniziando a tenerci troppo.

I suoi occhi in questo momento sono un oceano di acqua cristallina, brillano, non so per quale motivo; forse brillano e basta.

La guardo intensamente, senza distogliere lo sguardo un secondo. «Non te lo sei scopato, vero?»

Si inumidisce le labbra e scuote la testa lentamente. «No.»

Immenso sollievo invade i miei sensi quando pronuncia quella sillaba.

«Non riuscirei a farti una cosa del genere» dice, con lo sguardo basso, come se avesse paura della mia reazione.

Metto due dita sotto il suo mento e la costringo a guardarmi. «Perché non ci riusciresti?» Voglio sentirglielo dire, anche se non so bene cosa vorrei che dica.

Mi guarda le labbra, poi di nuovo negli occhi. «Perché non credo che sia solo... divertimento.» Mi passa una mano tra i capelli. «Sei molto di più di questo.»

Oh cazzo. Questo. Questo era quello che speravo di sentire.

«È per questo che ti odio, Harry. Non possiamo stare insieme, un sacco di persone si metterebbero contro di noi e—»

La bacio, interrompendola.

«Ma che fai!» esclama ridacchiando.

«Stavi per rovinare il momento» le dico. «Adesso vieni qui, a quello ci pensiamo dopo.» Le faccio cenno di venire a sedersi su di me. Porto il sedile indietro per fare più spazio.

«Dovrei essere arrabbiata con te per essere venuta a cercarmi fino a casa del mio migliore amico a mezzanotte.» Viene a sedersi a cavalcioni su di me, scavalcando la console. «Dimmi, quali sono le tue intenzioni in questo momento?» dice, con un tono così sexy che basta a farmi diventare duro.

Lanciando un'occhiata alla mia erezione e al suo sesso ancora vestito su di essa, la informo: «Voglio rendere questo momento ancora più bello.»

Mette le mani sulle sue ginocchia e si inclina verso di me. In un sospiro dice: «Dimmi come.»

Amo quando questa ragazza diventa così sfacciata e selvaggia con me. Se lo vuole sentito dire. Lo farò.

«Facendo diventare quest'auto una sauna. Il calore dei nostri corpi deve appannare i finestrini e tu devi urlare il mio nome più forte che puoi.»

Non sono sorpreso dalle mie parole, ma lei si. Il suo respiro è già più pesante e si sta strusciando contro il rigonfiamento nei mie pantaloni. «E se qualcuno ci vede?» non è preoccupata quando lo dice, ma eccitata all'idea.

Le metto una ciocca di capelli dietro l'orecchio e inizio a baciarle il collo. «Li manderemo a fanculo, ma continueremo, ci stai?» le propongo, e lei sorride.

È pazzesco come siamo passati dall'urlarci in faccia a questo. Ma ora è tutto quello che voglio: lei.

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