29. Helen

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Siamo stati benissimo in questa ultima ora. Ho goduto di ogni suo singolo sospiro e parola sussurrata all'orecchio, del calore del suo corpo premuto contro il mio. Quello che ho provato non era solo piacere, ma qualcosa di più.

In questo momento, mentre mi accarezza i capelli e ho la testa poggiata sul suo petto, sento i nostri cuori battere in unisono e i nostri respiri coordinati.

Ho paura. No, sono terrorizzata. Ho paura che questo sorta di gioco a cui stiamo giocando possa terminare e diventare una cosa seria, con cui entrambi dovremmo fare i conti.

Se ci fossimo solo noi due al mondo allora con piacere, innamoriamoci, litighiamo, amiamoci, innamoriamoci ancora e ancora, non mi importa. Ma non è così, e non so cosa c'è nella sua testa, e nemmeno nella mia se è per questo. So solo che devo allontanarmi da lui e non permettere che le emozioni prendano il sopravvento.

Provo a spostargli il braccio con delicatezza ma non ci riesco, è troppo pesante. Lentamente mi rotolo fino al bordo del letto stando attenta a non tirare le lenzuola con me. Riesco a scendere dal letto senza svegliarlo.

Dove cavolo sono i miei vestiti? Okay, il vestito è per terra in corridoio, me lo ricordo. Ma il reggiseno e le mutandine? Saranno in mezzo alle lenzuola.

Cerco tra le lenzuola senza disturbare Harry. Perfetto, mutandine trovate. Ora il reggiseno. Forse è a terra, dal suo lato del letto. Sì, solo che era sotto il letto, ma comunque, trovato.

Velocemente li indosso e facendo piano esco dalla sua camera. A terra accanto alla porta c'è il mio vestito. Lo metto e tiro su la cerniera fin dove riesco. Scendo sotto e prendo le mie cose; non metto le scarpe per evitare di fare rumori.

«Helen, dove vai?» sento la voce di Hardy dietro di me.

Merda. «A casa» rispondo secca. Non mi aspettavo che si svegliasse.

«A casa?» mi raggiunge e gli do le spalle. Mi alza tutta la zip. «Perché vuoi andare a casa? Mi hai chiesto tu di portarti qui.» Mi prende dalle spalle e mi fa voltare verso di lui.

Alzo gli occhi al cielo. «Lo so, ma ora voglio andarmene.» Non ho ancora risposto alla vera domanda, perché non posso dirgli il vero motivo per cui voglio andare via.

Inarca le sopracciglia, sorpreso. «Quindi sei venuta qui solo per scoparmi?» Adesso è accigliato, il suo tono di voce più alto. Ma che sta dicendo... «Credevi che scopandomi mi sarei sentito meglio dopo—» Si ferma qui, passandosi una mano tra i capelli.

Siamo così vicini che devo per forza alzare il mento per poterlo guardare negli occhi. «Harry, no. Non era per questo. Non me ne frega niente di scopare con te, sinceramente. È successo e basta.» Mi fermo un attimo per riprendere fiato. «Ed è stato anche un errore.» Faccio qualche passo indietro. «Sono rimasta per non lasciarti solo. Cosa è successo con tua madre?» gli chiedo infine, non ho resistito.

Sbuffa, irritato. «Non tirare dentro mia madre, stiamo parlando di noi.»

Noi? Cazzo, è proprio questo quello che mi spaventa. «Noi? Harry, per favore voglio andare a casa, lasciami stare.»

Fa una risata ironica. «Ci vai a piedi?»

Giusto. «Mi accompagni?» gli chiedo, infastidita da tutta questa situazione.

«No» incrocia le braccia.

Lo odio. «Vaffanculo, dai, voglio tornare a casa.»

«Non voglio» dice convinto.

Lo fulmino con lo sguardo, sento la rabbia aumentare. «Non vuoi? Senti, vado a piedi.» Mi dirigo verso la porta.

Mi prende subito per un polso. «È l'una di notte, tu non vai da nessuna cazzo di parte da sola a quest'ora» dice con voce autoritaria.

Scoppio a ridere. «Ti prego, sembri mio padre. Fammi andare a casa.»

Mi tira più vicino a sé, i nostri corpi sono quasi attaccati. «Ti ho già detto che non voglio.»

«Non me ne frega niente se tu non—»

«Ho bisogno di te, Helen.» Sento il suo respiro caldo sulle mie labbra.

Oh, per favore. «Non è vero.»

Si china di più verso il mio viso per baciarmi, ma prima dice: «Lo è come è vero che non ti sopporto quando fai così.»

Voglio baciarlo, ma non posso lasciarmi trascinare dalla tentazione e mandare di nuovo tutto all'aria. Con riluttanza mi allontano e prendo il telefono per chiamare qualcuno che mi venga a prendere e mi porti a casa.

«Che stai facendo?» Harry mi chiede, la schiena poggiata al muro.

«Chiamo qualcuno per farmi venire a prendere, visto che tu fai lo stronzo» gli spiego.

Appena vede che digito il nome di Daniel nella barra di ricerca dei contatti, si avvicina di scatto e mi prende il telefono dalle mani. «Non ci credo...» scuote la testa. «Andiamo, basta che non chiami lui. Poi sarei io lo stronzo.» Si mette una maglietta che c'era sul divano, prende le chiavi di casa e della macchina, tenendomi stretta per un polso usciamo di casa.

Sono scalza, ma appena arrivo a casa farò una doccia. Una volta saliti in macchina e messa la cintura, il cellulare mi vibra in mano.

Papà?

Rispondo. «Ehi, come mai chiami all'una di notte?» gli chiedo immediatamente, è strano.

Lo sento sospirare dall'altra parte del telefono. «Volevo chiederti se domani potresti venire a casa e restare per qualche giorno.»

Faccio cenno a Harry di non partire fin quando non chiudo la telefonata. «Con così poco preavviso? È successo qualcosa?» Mi sto preoccupando.

«No, vogliamo solo vederti e lo sai che in questi giorni fa il compleanno Keira. Verrai?» mi chiede con voce speranzosa. Ho il sospetto che sotto ci sia qualcosa. Keira era la mia migliore amica quando stavo a Vancouver, ma non ci sentiamo da tanto. Non credo che papà lo sappia infatti.

«Be', sì, solo che resterò una notte e basta. Lunedì ho le prove per la canzone e non posso mancare.» Harry mi lancia un'occhiata.

«Va bene. Dove sei?» dice senza nessun presupposto.

«A casa» mento.

«Con Jade?» Perché fa tutte queste domande?

«Sì. Papà, sei strano. Quanto vino hai bevuto?» gli dico scherzosamente.

«Neanche un goccio» ride. «Ci vediamo domani, tesoro.»

«Va bene, ciao» e chiudo la telefonata.

Harry mette in moto. Il viaggio da casa sua a casa mia è silenzioso.

«Ci vediamo domani?» mi chiede mentre frena di fronte al condominio.

Scuoto la testa. «No, vado a Vancouver. E poi dopo stasera non credo sia il caso.»

Mi guarda con un'espressione illeggibile. «Hai ragione.»

Scendo dalla macchina. «Buonanotte.»

Rimetto le scarpe perché qui la strada è molto più sporca. Harry non aspetta che entri per andarsene.

Oh no, Jade è a casa, ci sono le sue cose in giro. Ma è nella sua stanza, spero non mi senta e che stia dormendo.

Vado in bagno e faccio una doccia veloce. Nel frattempo ripercorro le cose successe negli ultimi dieci minuti nella mia mente. Lavo i denti, infilo una maglietta e vado punto la sveglia per le sei di mattina. Infine mi addormento confusa, incazzata e con la voglia di mandare tutti a fanculo.

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