TRENTATRÉ

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Alessandro

Mi butto addosso un pantalone nero, una t-shirt bianca e un giubbotto di jeans azzurro. Non sono ancora da buttare dico rimirando il mio riflesso nello specchio.

«Leooo! Sei pronto? Muoviti!» lo chiamo dall'ingresso con già le chiavi di macchina in mano.

«Arrivo!» urla dalla sua camera. Leo e la puntualità sono come due rette parallele che non si incontreranno mai, o almeno fino a che una ragazza non lo metterà in riga.

Arriva dal corridoio con passo calmo e rilassato, come se non fosse in ritardo di quasi dieci minuti. Si è messo un paio di jeans blu pieni di strappi, una felpa nera e le immancabili all star rosse.

Usciamo di casa, entriamo in garage, saliamo sulla mia A3 nera e lentamente ci immettiamo nel traffico della capitale.

«Babbo perché non siamo andati in moto?» mi chiede subito Leo mentre spippola con le stazioni radio.

«Sono un po' stanco e volevo stare comodo» rispondo tranquillo.

«Stai invecchiando» ribatte lui prendendomi in giro.

«Vuoi tornare a piedi da Ostia? Chiedo così per informazione» dico offeso.

Parte alla radio Mai Dire Mai di Willie Peyote e Leo comincia cantare alzando il volume.

«Siamo giovani affamati, siamo schiavi dell'hype... Non si vendono più i dischi, tanto c'è Spotify... Riapriamo gli stadi, ma non teatri né live... Magari faccio due palleggi, mai dire mai».

Lo seguo a ruota e inizio a cantare insieme a lui, adoro questi momenti insieme così spontanei e semplici.

Guardo con la coda dell'occhio il mio ragazzo che canta felice sorridendomi, gli occhi blu con le venature verdi sono luminosi e felici, le guance arrossate per gli allenamenti di calcio all'aperto e i capelli spettinati esattamente come i miei, solo più chiari.

Trascorriamo il viaggio cantando e chiacchierando del più e del meno, mi sto tenendo gli argomenti scottanti per la cena: Camilla, Isabella e Andrea. Come mai quando si deve parlare ci sono sempre di mezzo le donne?

Arriviamo a Ostia leggermente in ritardo, ma Renato ci accoglie sempre con grandissimo affetto, facendoci accomodare ad un tavolino sulla terrazza vista mare, la nostra preferita.

Il pergolato di lucine illumina il nostro tavolo e la brezza marina inebria i nostri polmoni, facendoci respirare il sapore dell'estate alle porte.

«Buonasera Alessandro. Ciao Leonardo. Cosa vi porto stasera?» chiede Marika, sbattendo le ciglia troppo truccate, è una delle cameriere di Renato che ha una cotta spropositata per me ormai da anni, avrà sì e no venticinque anni.

«Ciao Marika, per me una cacio e pepe, saltimbocca e patate arrosto. Per te Leo?»

«Per me una carbonara, saltimbocca e un carciofo alla giudia» dice sicuro chiudendo il menù.

«Benissimo arrivano, grazie ragazzi» si congeda Marika sorridendomi un po' troppo.

«Babbo ti cascano tutte ai piedi» dice Leonardo prendendomi in giro.

«Stai zitto, tra qualche anno mi ringrazierai, fidati del tuo vecchio» rispondo facendogli l'occhiolino.

«Bah... se lo dici te».

«Come va con Isabella?» chiedo subito sviscerando almeno uno dei tre argomenti che mi sono imposto dovremmo affrontare.

«Bene» dice arrossendo.

FulmineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora