Andrea
Orte.
Attigliano.
Orvieto.
Fabro.
Chiusi.
Valdichiana.
Leggo ogni uscita dell'autostrada che ci lasciamo alle spalle, ogni casello ci avvicina sempre di più a Firenze e a quel maledetto ospedale.
Siamo partiti da Roma in tutta velocità due ore fa, e da quando è salito in macchina Alessandro non ha aperto bocca nemmeno una volta. Nemmeno una parola.
Due ore di silenzio, due ore di pensieri irrequieti, due ore di ansia e terrore, due ore nelle quali non ho idea di come entrare nella sua testa e nel suo cuore.
Mi volto appena verso di lui, la testa è girata verso il finestrino, osserva il paesaggio senza nemmeno vederlo, ogni tanto noto che si asciuga il volto cercando di non farsi vedere. La gamba sinistra tamburella costantemente da quando siamo partiti e mi chiedo come sia possibile che non gli sia ancora venuto un crampo. È teso come una corda di violino, ma questo silenzio e chiusura non mi permettono di aiutarlo, e sto letteralmente impazzendo.
«Chiamata in arrivo da Leonardo» dice la voce meccanica dell'assistente di guida dell'Audi di Ale.
È quasi mezzanotte e Leo dovrebbe dormire, invece povero piccolo è preoccupato per suo nonno ma soprattutto per suo padre.
Sto per premere il tasto di risposta quando la sua voce roca e gelida mi arriva alle orecchie.
«Non rispondere» dice quasi impercettibilmente.
Sono le prime parole che pronuncia a voce alta.
«Perché?» chiedo piano nella speranza che apra anche solo un piccolo spiraglio a me.
«Non ho niente di nuovo da dirgli rispetto a quando siamo partiti, tra un'ora dovremmo essere arrivati quindi lo chiamerò dall'ospedale» dice secco.
«Ale...».
«Andrea ti prego, non insistere» conclude freddo rifiutando la chiamata e tornando a osservare il finestrino rinchiuso nel suo silenzio.
So cosa sta passando, so cosa sta succedendo dentro di lui, ho conosciuto il rancore che serba nei confronti di suo padre, ma i muri che sta innalzando anche con me non lo aiutano affatto a risolvere la situazione, io sono qui per aiutarlo e non per colpevolizzarlo, come sono sicura stia facendo da quando ha ricevuto quella chiamata da sua madre.
«Alessandro...» dico cercando la sua gamba con la mia mano, senza mai staccare gli occhi dalla strada, è notte fonda, e nonostante questo sono sveglia, vigile e terrorizzata da quando Ale deciderà di esplodere, ma anche pronta a dargli tutto l'amore e il supporto di cui avrà bisogno.
«Andrea... ti prego... non ho voglia di parlare... ti ringrazio per il tuo aiuto... davvero... ma ho bisogno di stare da solo... a...» dice passandosi più volte le mani nei capelli.
«Amore mio... so che sei spaventato, ed è normale... ma io sono qui per te, per aiutarti e sorreggerti, non chiuderti lasciandomi fuori, permettimi di stare al tuo fianco... ti amo... e vederti impazzire e colpevolizzare... senza poter fare nulla per aiutarti, mi ferisce» dico racimolando il coraggio, se ha bisogno di urlare e sfogarsi, trovare un capro espiatorio... posso essere questo per lui, se è ciò di cui ha bisogno adesso.
La sua risposta non arriva, solo il silenzio ci circonda, interrotto dal rumore dell'auto sull'asfalto.
Lascio andare l'aria trattenuta nei polmoni, abbassando notevolmente le spalle e mi asciugo veloce una lacrima che scappa dall'argine che sto costruendo e solca la guancia solitaria.

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Fulmine
ChickLit[⚡️COMPLETA⚡️] 🔞Contiene scene di sesso e linguaggio volgare🔞 Andrea e Alessandro. Azzurra e Leonardo. Due cuori, due famiglie, un futuro. Andrea ha un piccolo negozio a Trastevere, nel cuore di Roma, Alessandro è un architetto che ha deciso di fa...