QUARANTASEI

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Alessandro

È arrivato mercoledì, il giorno della famosa cena a casa di Matteo con i nostri amici. Sono pessimo perché ancora non ho detto a nessuno di me e Andrea, ma non voglio, non perché mi vergogni ma solamente perché voglio che sia una cosa solo nostra ancora per un po'. È vero che Martina e Matteo sanno tutto, però non sono pronto a dirlo in giro.

Leonardo ha invitato un amico a cena, così non starà da solo, gli ho anche già prenotato pizza e gelato, almeno non mi devasteranno la cucina con esperimenti culinari folli.

Ho preso il pomeriggio libero per andare a dare una mano a Matteo a cucinare, non se la cava benissimo e le mie doti culinarie sono decisamente superiori alle sue, così onde evitare il nostro avvelenamento, ma soprattutto quello di Andrea, mi sono offerto volontario.

Come ogni volta che devo vederla, mi ritrovo come un adolescente a fissare l'armadio con l'ansia di cosa indossare, voglio sempre essere al meglio possibile per lei e non sfigurare al suo fianco, perché sono sicuro che sarà bellissima.

Non potrai baciarla, né toccarla... i tuoi amici non sanno di voi, mi ammonisce la mia coscienza.

Sarebbe davvero la serata perfetta per dirlo a tutti, ma so già che Lorenzo si incazzerebbe perché non gliel'ho detto prima e voglio evitare scenate, devo solo trovare il modo di dirlo ad Andrea senza che si incazzi come iena, giustamente.

Sei un codardo!
Lo so!

Prendo un jeans scuro, una camicia azzurra e ripiego tutto con cura dentro un borsone della Nike, accappatoio e beauty da viaggio e sono pronto. Almeno potrò farmi una doccia dopo aver cucinato tutto il pomeriggio.

Ho lasciato lo studio in mano a Gabriele ed Eleonora, lasciando detto di chiamarmi dovesse esserci qualche emergenza, ma sono sicuro che se la caveranno benissimo anche senza di me, come sempre del resto.
Arrivo a casa di Matteo alle quattro di pomeriggio, armato di spesa e tanta forza di volontà.

«Ciao Ale!» mi accoglie sulla porta con un sorriso da parte a parte, sono il suo salvatore e lo sa bene.

«Grazie di esserti offerto volontario, sto già impazzendo con gli antipasti» dice passandosi una mano nei capelli scurissimi.

«Matte cazzo devi spalmare delle salse sulla baguette, anche un bambino di cinque anni ce la farebbe. Non hai voglia la verità è quella. Comunque il tuo salvatore è qui. Ho preso le verdure perché voglio fare un primo leggero ma gustoso, e i filetti di manzo per farli in crosta. Te dovrai tagliare le patate e le verdure, ce la puoi fare?» dico ridendo.
«Agli ordini capitano» risponde facendomi strada e chiudendo la porta.

Casa di Matteo è pazzesca, è un attico vista Colosseo, una roba davvero da mille e una notte.

È composto da un enorme openspace e due camere da letto. Entro e vengo sempre rapito dalla parete a vetro, sulla destra invece svetta la cucina intonsa blu notte, con l'isola bianca. Davanti un enorme tavolo in vetro con almeno dodici sedute è cosparso di tovaglie e piatti. Dal lato opposto un divano gigantesco anch'esso blu con tv schermo piatto 55 pollici appesa alla parete: la casa dello scapolo perfetta.

Prendo possesso della postazione accanto ai fornelli e inizio a togliere dalle buste la spesa: melanzane, zucchine e pomodori serviranno per il primo; patate, piselli per il contorno, mentre i filetti saranno la portata principale.
«Andrea e Martina si sono offerte di preparare il dolce» dice tranquillo Matteo.

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