QUATTORDICI

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Andrea

«Ma te sei sicura sicura, vero?» chiedo titubante a Martina.

«Sì, stai tranquilla. Io e Azzurrina ci divertiremo un mondo. Non è la prima volta che rimane con me» ribatte lei sicura.

Mi butto sul divano crema e ci sprofondo dentro.

«Mi sento una madre di merda» sospiro.

«Non dire stronzate Andre! Hai bisogno di una pausa tutto qui. Succede a chiunque, niente di straordinario» mi consola Martina.

«Non lo so, io mi sento...» cerco di dire.

«Andrea! Non mi fare incazzare» tuona Martina «vai a fare quella dannata valigia, vai al mare, riposati, rifletti su quello su cui devi riflettere o meglio su chi... curati le ferite e torna qui domani sera nuova e carica. Fine del discorso. Sai anche tu quanto ti fa bene andare al mare, quindi addio» conclude lei con fare teatrale.

«Sei la mia migliore amica, lo sai vero?» dico commossa.

«Lo so, anche tu» dice abbracciandomi «Ora vai però».

Mi alzo e vado in camera a preparare la borsa per questi due giorni, oddio uno e mezzo ormai.

Prendo un borsone blu a righe bianche, perfettamente in tema con la mia destinazione e mi butto dentro il minimo indispensabile: mutande, reggiseno, calzini, Jeans, t-shirt, golf, t-shirt per dormire e pantaloncini corti, costume, short di jeans, infradito e beauty.

Mi fermo a fissare un completino intimo sexy, dovrei portarlo per sicurezza? Nonna dice sempre che non si sa mai chi si può incontrare, rido da sola e scuoto la testa chiudendo la borsa e lasciando il completino nel cassetto della biancheria. Dopo circa dieci minuti ho tutto pronto.

«Amore sei sicura? Ti sta bene?» chiedo abbracciando Azzurra.

«Certo Mami, io e Marti ci divertiremo un sacco!» dice lanciando qualche urletto di gioia, così bacio la mia bellissima bambina, prendo il borsone ed esco.

«Fate le brave!» dico ammonendole sulla porta.

Martina e Azzurra mi guardano ridendo, fanno una x con gli indici sulle labbra e la baciano, scoppiando a ridere.

Sono già le dieci passate, apro il bandone del garage, carico la borsa sul sedile anteriore della mia Golf nera e parto.

L'aria primaverile di fine aprile entra dentro la mia macchina, portando con sé un profumo di fiori e rinascita.

Non vedo l'ora di essere nella mia casetta davanti al mare e godermi la tranquillità del mare, scacciando via tutti i pensieri negativi, scacciando dalla mia mente quegli occhi verdi...

Alessandro

Mi butto addosso una t-shirt nera e una tuta grigia e vado in bagno per cercare di rendere presentabile la mia faccia.

Mi è sparita una delle mie t-shirt bianche preferite di Uniqlo, sono estremamente vanitoso e preciso con i miei vestiti, dovrò minacciare Leonardo di rendermela, sono sicuro me l'abbia presa lui. Siamo già nella fase del rubarmi i vestiti, la detesto.

Dopo pochi minuti suona il campanello e la piccola furia castana scura entra in casa mia.

«Dobbiamo parlare» sentenzia subito dirigendosi verso la cucina.

«Cla sono stanchissimo, mi fa male la testa, ho fame e mi girano pure un po' le palle» dico massaggiandomi le tempie e appoggiandomi al bancone della penisola nera.

FulmineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora