Capitolo 2

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Dahlia's Pov
Arte. Cosa sarebbero gli esseri umani senza l'arte? Vi do io la risposta. Saremmo tutti così privi di creatività e fantasia da ritrovarci nell'ottocento anziché nei nostri tempi. Come vi ho già detto, chi non apprezza l'arte è un babbeo, per me è inconcepibile che qualcuno non l'ha apprezzi, come era incomprensibile per Leonardo da Vinci smettere di disegnare.

Come la storia dell'arte, tutti la trovano noiosa, mentre io la trovo affascinante. La gente preferisce dipingere piuttosto che studiare sulle pagine di un libro quello che hanno fatto i grandi pittori, io invece amo fare entrambi, con solo la differenza che disegnare mi rilassa, mentre provare a studiare qualsiasi altra cosa che non riguardi l'arte mi fa impazzire. Da quanto va avanti questo? Più o meno da sempre, o per lo meno dalla fine della quinta elementare in cui ho scoperto di essere dislessica, e come se non fosse abbastanza discalcula e disgrafica. Problemi a leggere, a fare i calcoli e una pessima calligrafia. Ecco come mi definisco, una ragazza con così tanti problemi da dover chiedersi quale mano sia la destra e quale sia la mano sinistra, e dover stare alcuni secondi a pensare fino a trovare la soluzione. Mi avevano detto che avrei avuto problemi ad allacciare le scarpe e fino a tredici anni è stato così, e adesso a diciott'anni, mi ritrovo ad allacciare le scarpe con un metodo tutto mio. I miei genitori non mi hanno mai fatto pesare tutto questo, ma io sì, io mi sto portando questo peso dall'età di dieci anni.

Non lo dico alle persone per vergogna, ma quando io non capisco una cosa mi giustifico così, dicendo semplicemente che sono dislessica e per me è più difficile arrivare alla soluzione piuttosto per chi non lo è. In pochi lo capiscono, e chi lo capisce prova pena, invece chi non lo capisce, come dire, loro dicono che non è giusto, che tu non puoi usare le mappe al compito in classe o essere interrogato su un'argomento a te scelto anziché a sorpresa.

Ci sono vari tipi di dislessia. La mia non è grave, nella mia mente riesco a leggere normalmente, ma poi quando leggo a voce alta confondo le parole e le lettere, ci sono persone che non riescono a leggere con la mente per il mio stesso problema. E che dire della matematica. È stata il mio incubo peggiore fin dal primo momento che ho messo piede alle elementari, prendevo sempre insufficiente e le poche volte che prendevo una sufficienza è perché copiavo. Non sono mai stata un genio a scuola, infatti come si può dimostrare dai voti che ho preso l'anno scorso ero sempre distratta, disegnavo sul foglio anziché scrivere ciò che spiegava la professoressa. La dislessia è così, ti distrae, senza che tu possa fare nulla. Il disegno è stata l'unica cosa in cui ero brava, per una volta la dislessia non si intrometteva in ogni cosa che facevo. All'inizio non mi piaceva, mai poi disegno dopo disegno ho avuto il coraggio di iscrivermi alla scuola d'arte, dico che ho avuto il coraggio perché pensavo non fossi all'altezza, che non disegnassi così bene come pensavo, invece ora la mia stanza del tutto incasinata e piena di disegni e quadri fatti da me.

"Basta! Ci rinuncio!" chiusi il libro di scatto prendendomi le mani tra i capelli.

Il buon vecchio professor Caron, nel nostro primo giorno di scuola ci ha dato venti pagine da studiare come se la filosofia fosse l'unica materia che avessimo in programma.

"Dahlia è tutto apposto?" mi girai vedendo mia madre guardarmi sulla soia della porta con una mano nella maniglia e la faccia di chi mi scrutava attentamente cercando di capire quale fosse il mio problema.

"Sì, tutto apposto" risposi senza neanche cercare di fingere. Con lei sarebbe impossibile. Capisce gli stati d'animo di chiunque, persino delle pecore del nostro vicino Trembley.

"Voglio la verità" incrociò le braccia al petto in attesa di una risposta. Mi alzai dalla sedia della scrivania e camminai fino ad arrivare davanti a lei.

"È questa. Ora se non ti dispiace devo andare da William" cercai di superarla, ma senza successo.

"Dahlia Martin, non te ne vai finché non mi dici che cos'hai" si piantò davanti alla porta in modo che io non potessi passare, era ancora con le braccia incrociate al petto, mentre mi squadrava attentamente.

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