Capitolo 50

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Quando ti sembra sia la fine tu non demordere, ci sarà sempre un nuovo inizio.

Diego's Pov
Era ormai sera e io stavo tornando a casa di Dahlia mentre parlavo al telefono con mia sorella.

"Ti stai rimbambendo. Ti sei fatto incantare da occhi dolci" la sentì parlare dall'altro capo del telefono.

"Ho tutto sotto controllo Anais" dissi ormai stufo dei suoi rimproveri.

"Stai mentendo. Questo non faceva parte del nostro piano" marcò le ultime due parole per ricordarmi il piano che avevamo ideato.

"Forse non faceva parte del tuo piano, ma del mio si" li risposi continuando a guidare sulla strada tortuosa.

"Io ti sto avvisando Diego, quella sarà la nostra fine" alzai gli occhi al cielo per quella che sarà la ventesima volta durante la nostra conversazione.

"Mi hai avvisato. C'è altro?" chiesi in tono innervosito.

"Sì, papà sa che sei uscito di prigione" sul mio volto si dipinse un sorriso amaro alle sue parole.

"Ci ha messo molto a scoprirlo" ironizzai stringendo con forza il volante.

"Stava per avere un mezzo infarto" sentì la sua risata dall'altro capo del telefono.

"Gliel'hai detto tu?" chiesi già sapendo la risposta.

"L'ha saputo da un suo collega, e poi ha chiesto spiegazioni a me" disse con un sospiro.

"Che tu ovviamente li hai dato nei dettagli" replicai in tono ovvio.

"Non è che se voi due non andate d'accordo io non posso parlarci" mi rispose in tono amaro.

"Sai bene perché non andiamo d'accordo" sospirai ormai stufo di parlare di questo argomento.

"Dovreste finirla con questa storia. Sta andando avanti da anni" mi morsi il labbro inferiore con forza sapendo che avesse ragione.

"Non me voglio più parlare. Adesso devo andare" dissi spegnendo l'auto e prendendo il telefono in mano.

"Ciao Anais. Ti chiamo più tardi" chiusi la chiamata senza darli il tempo di dire altro. E guardai ancora l'unica luce accesa della casa sospettoso. Salì con passi veloci e silenzioso fino ad aprire lentamente la porta della stanza di Dahlia.

È li che il mio cuore perse un battito, i suoi occhi grigi senza vita, lo specchio rotto che la rifletteva, i frammenti di vetro a terra e infine la mano sanguinante.

"Dahlia" corsi da lei inginocchiandomi e prendendole il viso tra le mani.

"Cos'hai fatto?" domandai spaventato scrutandole il volto con attenzione.

Non sembrava la ragazza che ho conosciuto e di cui mi sono innamorato. Non sembrava Dahlia, sembrava un'altra persona dall'anima sfinita.

Vidi le lacrime invadere il suo volto e i singhiozzi uscire dalla sua bocca fin quando non la strinsi in un'abbraccio cercando di calmare il suo attacco di panico.

"Va tutto bene" le accarezzai i capelli lasciandole tanti piccoli baci su di essi.

"Guardami" la costrinsi a guardarmi negli occhi.

"Questo bisogna medicarlo" presi la sua mano ferita stando attento a non ferirla ulteriormente.

"E tu non sei così" lasciai un bacio sulla sua mano e lei sembrò calmarsi.

"Tu mi pre-fe-ris-ci qu-an-do sono qu-e-lla che fa la st-ro-nz-a" balbettò ancora per via dei singhiozzi.

"Io amo ogni tua sfumatura Dahlia, solo che tu..." lasciai la frase in sospeso avendo paura di continuarla.

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