Capitolo 4

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Dahlia's Pov
La galleria di mio padre è piena di opere d'arte di ogni tipo. Quadri da esposizione e quadri che si possono comprare, quadri belli e brutti, anche se credo che non esistano quadri brutti, solo quadri diversi dagli altri, particolari, che agli occhi di alcune persone possano piacere e ad altre no. Ero immobile davanti a un quadro di Adam Burczyc, un pittore poco conosciuto, ma credo che i suoi quadri siano degni di questo nome. I miei occhi fissi sul disegno cercavano di catturare più dettagli possibili e imprimerli nella mia mente in modo che non potessi dimenticarli. La rabbia di ieri era tornata, il preside, sicuramente obbligato da Mr. Caron, ha deciso di sospendermi per tre giorni. Buffo no? Al giorno d'oggi non si può neanche fare ciò che ti spetta che si viene subito condannati. È colpa delle menti ristrette se ancora oggi alcuni diritti in alcuni paesi non esistono, eppure, qui in Canada la dislessia è ben accetta e ci sono persone che capiscono cosa significhi averla, invece, ci sono altre persone, come Mr. Caron, che non fanno altro che farti sentire inadeguato. Con me non c'è riuscito, forse perché li ho risposto in quel modo, o semplicemente perché ho un carattere dal non voler lasciarmi mettere i piedi in testa, in entrambe le opzioni, lui mi ha fatto sospendere e una sospensione all'ultimo anno di liceo può non farti diplomare, soprattutto se come capo degli insegnanti c'è Mr. Caron. Credo sarò obbligata a restare all'ultimo anno di liceo fino a quando non andrà in pensione, visto che cambiare scuola è fuori discussione.

"Dahlia, per quanto apprezzo che tu guardi questi quadri preferirei che tu escissi un po'" puntai lo sguardo su mio padre che era indaffarato con alcuni scatoloni. I suoi capelli erano neri e brizzolati, mentre i suoi occhi erano verde chiaro, come l'erba in primavera.

"Cosa potrei fare? Ho già provato a studiare le altre quaranta pagine che ha dato Mr. Caron per il giorno in cui rientrerò, ma senza mappe non ci riesco" abbassai lo sguardo, pensando che fossi io il problema e quanti problemi sto causando per colpa della dislessia.

"E chi ha detto che non puoi usare le mappe?" inarcò un sopracciglio.

"Ma se le uso mi sospenderà di nuovo" mi difesi non capendo dove volesse arrivare.

"Che lo faccia pure, l'hai detto tu stessa, non si arrenderà finché non farai ciò che vuole" parlò facendomi ricordare dell'altra sera a cena, quando stavamo parlando della chiacchierata che hanno avuto il preside, Mr. Caron e mia madre.

"Hai ragione papà!" esclamai capendo finalmente la soluzione.

"Sei un genio! Grazie!" mi avvicinai lascandoli un bacio sulla guancia, con l'intenzione di correre a casa, ma la sua voce mi bloccò.

"Dahlia" mi richiamò, e mi girai ritornando sui miei passi.

"Prenditi questo giorno per fare qualcos'altro" propose rivolgendomi un sorriso.

"Esci un po'. Magari con Oliver o con Amelì" mi propose.

Sospirai e annuì, "esco con Amelì" li diedi un ultimo bacio sulla guancia prima di uscire e dirigermi verso la casa della mia amica.

Camminai fino ad arrivare al centro di Montréal e suonare al campanello della sua casa. Aspettai qualche minuto fino a quando non sentì la serratura della porta aprirsi e il sorriso che avevo impresso sul volto sparì immediatamente appena vidi chi aveva aperto la porta.

"Miss. Martin, a quale onore devo questa visita?" sorrise divertito, con le braccia incrociate al petto, mentre mi guardava di sottecchi. Feci una smorfia provocata dal ricordo che avrei dovuto chiamare Amelì anziché andare direttamente a casa sua.

"Sono venuta per vedere Amelì" parlai con tono acido e infastidito.

"Non credo ci sia in casa" beffeggiò, e sbuffai irritata ben sapendo che mentiva.

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