Capitolo 38

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Dahlia's Pov
Non so perché ma ho sempre adorato guardare il tramonto mentre mangiavo delle patatine fritte appena comprate mentre muovevo le gambe seduta su un muretto. Lo facevo sempre quand'ero nel mio giardino, in pratica quasi ogni sera, era una specie di rituale per salutare la giornata di merda appena trascorsa. Non mi trovavo nel mio giardino, ma sopra un tavolo di legno, non stavo guardando il tramonto ma il paesaggio di Montréal, ma in compenso mangiavo delle patatine fritte mentre muovevo le mie gambe che non toccavano terra con affianco Christian Leblanc.

"Allora" presi parola mentre masticavo una patatina.

"Mi vuoi dire cosa ci facciamo qui?" domandai visto che eravamo qui da un quarto d'ora ed eravamo stati tutto il tempo in silenzio. Prima che Christian mi portasse in questo posto ci eravamo fermati a prendere il pranzo. E il ragazzo che ho ora affianco mi quasi ucciso quando mi sono lamentata che non avevamo preso il gelato.

Troppi dolci ti fanno male. Aveva risposto quando mi ero lamentata.

Sciocchezze dico io, mangio tanti dolci da quando sono nata e sono ancora sana e vegeta. Non dico che faccia bene mangiare almeno dieci dolci al giorno i quali il novanta percento delle volte consiste nel cioccolato, ma io amo i dolci e Christian Leblanc lo sapeva bene.

"Non avevi detto che ti piaceva la natura?" chiese mentre si metteva una patatina in bocca continuando a guardare il paesaggio.

"Sì" annuì.

"Allora siamo nel posto giusto" inclinai il capo d'un lato assottigliando gli occhi.

"Tu mi nascondi qualcosa" dissi sospettosa.

"Cosa dovrei nasconderti, Dahlia?" trattieni per un'attimo il fiato quando scandì le parole del mio nome, lo faceva sempre, ma questa volta era molto più accentuato.

"Sei strano" scrollai le spalle.

"Anche tu sei strana" ribatté.

"Io sono sempre strana" gli diedi ragione.

"Concordo. Sei sempre strana" lo vidi annuire.

"So che è difficile capirmi certe volte" dissi in tono più basso.

"Tu vai bene così come sei, anche se mi fai dannare" mi morsi il labbro inferiore per le sue parole.

"Sei tu quello che mi fa sempre dannare" dissi facendoli fare una faccia sorpresa.

"Io?" si auto indicò.

"Sì, tu Leblanc" li risposi facendo cenno con il capo.

"E tu allora? Tra poco mi fai venire l'ulcera" borbottò.

"Tu mi farai morire direttamente" diedi un morso alla mia patatina.

"Non che tu sia migliore" borbottò mangiando un'altra patatina.

"Io sono migliore, in tutto" li risposi vantandomi.

"Sì, soprattutto a rompere le scatole" alzò gli occhi al cielo.

"Se non volevi rotture di scatole allora non stavi insieme a me" dissi masticando una patatina.

"Touché" mi fece cenno con la mano.

"Sai, è strano" presi parola dopo alcuni minuti di silenzio in cui entrambi avevamo lo sguardo puntato davanti a noi.

"Cos'è strano?" chiese confuso.

"Che a uno come te piace l'arte. Perché a te piace l'arte non è vero Christian?" lo interrogai ispezionandolo con lo sguardo.

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