Capitolo 53

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Oliver's Pov
Erano più o meno le quattro di pomeriggio quando qualcuno suonò il campanello e dovetti, anche se contrariato, alzarmi dal letto ed andare ad aprire. Inizialmente avevo mandato al paese chi stesse suonando il campanello a quest'ora sicuramente ben consapevole che dormivo, ma poi vedendo che non cedeva dovetti percorrere tutta la casa fino ad aprire la porta d'ingresso.

È lì che mi ritrovai la persona con cui desideravo parlare da giorni. Restai immobile a guardala, di solito negli occhi di Dahlia si vede la tristezza, ma in questo momento si vede la totale agonia che prova. Avrei voluto tanto aiutarla, fare tutto ciò che potevo per farla uscire da questa situazione, in cui non solo lei si trovava. Improvvisamente mi strinse in un'abbraccio che ricambiai subito dopo.

"Scusa" la sentì sussurrare mentre dalla sua bocca uscirono dei singhiozzi.

Aprì la bocca sorpreso che Dahlia stesse piangendo, non l'aveva mai fatto, era abituata a nascondere le sue emozioni e a sotterrarle in una fossa per non mostrarle alle persone.

Era cambiata, prima non avrebbe mai espresso i suoi sentimenti in questo modo e non so chi dovrei ringraziare per questo, se Diego o Christian. Da una parte il primo li ha fatto del male tornando, ma ha riattivato ciò che Dahlia non provava da tempo, mentre Christian l'aveva aiutata a far rinascere la sua parte felice ormai morta.

"Non ti devi scusare" le accarezzai i capelli ancora abbracciato a lei.

"Invece sì, io ti ho abbandonato, ho abbandonato anche Amelì" disse tra le lacrime.

"Tu non hai abbandonato nessuno. Credo di aver già capito il motivo per cui stai facendo tutto questo" risposi con voce bassa.

"Christian, io...lu-" disse tra i singhiozzi.

"Lo so, tieni troppo a lui e sacrificheresti persino quel briciolo di felicità che hai dentro di te, ma Dahlia" dissi staccandomi dall'abbraccio, ma restando a poca distanza da lei.

"Non puoi proteggere tutti per quanto tu sia brava a risolvere i problemi quanto a crearli" continuai.

"Non voglio che li facciano del male" scosse la testa.

"Non penso sia Diego la mente di tutto questo Dahlia, certo, non metto in dubbio che possa esserne partecipe, ma se è stata per causa sua che alla tua festa hai avuto quel bicchiere non credo possa esserne lui il responsabile, e poi, Diego ha sempre sbagliato a lanciare le frecce dall'alto" dissi tutto d'un fiato.

"Anais, può essere stata lei" propose asciugandosi le lacrime.

"Non vorrai andare a parlarli" la guardai contrariato.

"Perché no?" abbozzò un sorriso che non prometteva nulla di buono.

"Lei ti odia" scossi la testa.

"Anche io la odio. È reciproco il sentimento" fece una smorfia.

"Ti stai immischiando in qualcosa che è più grande di te" sospirai.

"Io non credo, ormai ci sono dentro fino al collo" scosse la testa.

"Ti farai del male, sai di cos'è capace" la avvertì anche se sapevo che non mi avrebbe dato ascolto.

"Anch'io sono capace di tante cose, ma nessuno rientra nel provare ad uccidere quasi una persona" incrociò le braccia al petto.

"Beh, una volta ci stavi per provare" ricordai quando mi stava realmente per uccidere qualche anno prima.

"Ero incazzata con te, avevi finito il mio budino" mi puntò un dito contro.

"Entra dentro, sono sicuro che Diego non obbietterà" le feci segno di entrare aprendo di più la porta.

"Al contrario, ma non m'importa, qui abbiamo tutte le frecce a disposizione per un'intero esercito" scrollò le spalle entrando in casa.

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