Capitolo 26

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Dahlia's Pov
Ormai era quasi metà novembre e a Montréal i fiori si erano completamente seccati, pioveva in continuazione e io non potevo più uscire per colpa della pioggia.

"Ma perché piove sempre?" mi lamentai mentre guardavo al di fuori della finestra, mentre sorseggiavo la mia tazza di cioccolata fumante.

Non che io non ami la pioggia, anzi, la trovo affascinate, ma odio quando piove prima che tramonti il sole imprendendomi di andare da qualunque parte io voglia.

Il mio compleanno era praticamente dietro l'angolo e Amelì mi aveva già avvertito che avrebbe fatto una "mega festa", come l'ha definita lei, in mio onore. Li ho detto che era una pessima idea, ma non mi ha voluto ascoltare, quando si mette in testa una cosa nessuno li può far cambiare idea.

Fissai la data del 15 novembre sul calendario e pensai quanto fossi sfigata a essere nata di novembre visto che non posso nemmeno uscire che sarei travolta dalla pioggia. Ma da un lato devo ringraziare così almeno se ci sarà un tornado Amelì dovrà annullare la festa, o almeno spero.

Tre giorni. Mancavano tre giorni e sarei stata sommersa dalle persone che mi avrebbero continuamente bombardato con messaggi di auguri dicendomi: auguri di buon compleanno! oppure: ormai sei diventata una donna.

Come se a diciannove anni si è già grandi. Io mi sento ancora una bambina di cinque anni.

Infatti lo dimostra la mia tv accesa sul canale quarantuno mentre guardavo A tutto reality pensando a quanto fossi stupida da piccola a pensare che Gwen sarebbe stata felice con Duncan.

Adesso sono tutta la vita team Trent.

Gwen è sempre stato il mio personaggio preferito. Insomma, anche se le piacciono le cose che agli altri sembrano strane io non gliene faccio una colpa. Anch'io sono strana, eppure, mi piaccio così come sono. Gli altri pensano che i miei comportamenti siano strani, che guardare ancora i cartoni quando si ha quasi diciannove anni sia una tra le cose più da sfigati che ci sia al mondo, e che avere solo due amici sia da asociali. Ma ehi, l'importante che io piaccia a me stessa, poi degli altri non m'importa.

Mentre fissavo ancora la finestra con in sottofondo la voce di Chef e sorseggiavo la mia cioccolata sentì il campanello suonare distogliendomi dai miei pensieri.

Con le mie calze con degli elfi disegnati, una felpa di Oliver, una tra le più pesanti che ho trovato e dei pantaloni della tuta andai ad aprire la porta con ancora la mia tazza di cioccolata in mano.

Quasi non sputai la mia cioccolata quando mi ritrovai Amelì insieme a suo cugino che guardavano la mia faccia scioccata e il mio abbigliamento.

Tutti ma non lui.

Aprì la bocca e la richiusi più volte ed entrambi mi guardavano perplessi dal mio strano comportamento.

"Non volgiamo tappeti" dissi finalmente e stavo quasi per richiudere la porta quando il piede di Amelì bloccò la mia mossa strategica.

"Non dirai sul serio" mi uccise con lo sguardo.

"Sappiamo entrambe che sei venuta qui perché mi devi parlare della festa" sospirai.

"Allora hai letto i miei messaggi" ridusse gli occhi in due fessure.

"Sì Amelì, ho letto i tuoi quarantadue messaggi" alzai gli occhi al cielo.

"Perché non hai risposto?" mi guardò con fare attento.

"Pensavo che se ti ignoravo ti saresti dimenticata del mio compleanno" scrollai le spalle.

"Eppure eccomi qui" esclamò aprendo le braccia.

"Non abbiamo tempo da perdere, il tuo compleanno è tra tre giorni" esclamò emozionata battendo le mani.

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