Capitolo 12

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Dahlia's Pov
Fin da piccola sono stata abituata ad abbracciare un pupazzo per non avere paura del buio, funzionò, passavo intere notti abbracciata ad esso, cercando di addormentarmi e di non avere paura. Era segno di debolezza, ogni volta che non abbracciavo qualcosa mi sentivo vulnerabile, quasi come se qualcuno potesse farmi del male. Da piccola guardavo i film horror e di notte facevo gli incubi, l'unica cosa che mi servava era stringere un pupazzo a forma di orsacchiotto rosso e bianco con un capellino sulla testa con disegnate delle stelline. È ancora il pupazzo che utilizzo oggi a diciott'anni, potrei abbracciare qualsiasi cosa di notte, magari un cuscino, non avrebbe fatto differenza, ma usavo quel pupazzo per comodità. Era tutta la mia infanzia, passavo ore intere a giocare con lui, facevo delle sfilate di moda, oppure facevo finta di essere un'insegnante, in pratica stimolavo la mia creatività con lui. Mugnai qualcosa quando qualcuno spostò le tende della finestra facendo in modo che i raggi del sole mi penetrassero il viso.

"Sei sempre la solita" sentì la voce di mia madre rimproverarmi. Mi girai dall'altra parte e alzai la coperta fino alla mia testa stringendo con forza il pupazzo all'altezza del mio petto.

"La scuola inizia tra meno di trenta minuti e tu non ti sei neanche alzata. Cosa fai di notte al posto di dormire?" domandò con tono di lamentela, ma non l'ascoltai. Ieri sono tornata alle tre del mattino dopo essere stata con Amelì in discoteca e dopo aver bevuto qualche bicchiere alcolico. Per mia fortuna mia madre non se ne accorta, forse è stato un miracolo, oppure, questa volta ha deciso di arrendersi pensando che fossi andata a dormire a casa di Oliver.

"Devi alzarti" prese in mano le coperte e le stracciò con brutalità dal mio corpo. Sentì un brivido farsi spazio nel mio corpo. Indossavo dei pantaloncini corti e una felpa, ma per l'ora in cui eravamo avrei dovuto indossare un cappotto con della pelliccia per non sentire freddo. Mi inchinai e presi le coperte mettendole sulle mie gambe e avvertì un senso di calore, ma notai mia madre uccidermi con lo sguardo.

"Dahlia, preparati. E voglio che quando torni riordini la tua stanza, hai visto in che condizioni è?" domandò e mi guardai in giro.

Io la vedo perfettamente ordinata.

"Lo farò" dissi convinta. Poco dopo sussurrai un forse, ma lei non lo sentì e uscì finalmente dalla mia stanza. Mi alzai e guardai la mia divisa, la quale era posta sulla sedia ed era l'unico vestito che non era spiegazzato o buttato da qualche parte. Feci una smorfia pensando che avrei dovuto indossare la gonna, mi piaceva indossare le gonne, ma non d'inverno, quando fuori c'erano almeno dieci gradi sotto lo zero. Non era ancora inverno, ma tra poco sarebbe arrivato, e io, come ogni anno avrei dovuto sopportare il freddo gelido che ti penetrava nelle ossa. Era l'ultimo anno e poi non avrei più sentito parlare di gonne o di freddo, almeno così speravo. Mr. Caron non faceva altro che mettermi in punizione per qualsiasi cosa che facessi, probabilmente il suo orgoglio era ancora ferito.

Mi preparai e questa volta, anche se con poco tempo decisi di mettermi la matita negli occhi rendendoli ben visibili a chi mi guardava. Corsi, per quanto mi fu possibile, verso la scuola, mancavano meno di cinque minuti all'inizio delle lezioni e io non ero nemmeno a metà strada. Alla prima ora avrei avuto il professore d'arte, era il mio professore preferito, non solo perché con i suoi studenti era gentile, e se sarebbe servito avrebbe rispiegato un'argomento altre trecento volte, ma perché lui era l'unico tra tutti i professori a capire l'importanza dell'arte e della diversità. Lui non era tanto puntuale, e come tutti gli artisti, era sempre con la testa tra le nuvole, in un certo senso mi assomigliava. Pensava sempre a tutto tranne a ciò che era importante in quel momento, era disordinato e diceva tutto ciò che pensava.

Avevo il fiato corto quando con dieci minuti di ritardo arrivai a scuola. Avrei dovuto iniziare a fare un po' di ginnastica, ma a cosa mi servirebbe se corro sempre per arrivare a scuola? Salutai Mr. Morin, e entrai nella mia classe vedendo che tutti erano seduti ai propri banchi e Mr. Gagnon non era ancora arrivato.

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