Capitolo 24

127 31 32
                                    

Dahlia's Pov
Cinque giorni. Non vedo Christian Leblanc da cinque giorni dopo la nostra discussione non lo più rivisto ed è meglio così perché li spaccherei volentieri la faccia se me lo dovessi ritrovare davanti. A scuola non si è presentato e ho sentito dire da Tony che fosse malato.

Ben ti sta, almeno la prossima volta ci pensi due volte prima di dire qualcosa che potrebbe ferire una persona.

Non che io non apprezzi la sincerità come ho già detto sono la prima a dire che bisogna dire le cose in faccia quando lo si pensano, ma lui non le pensava, li sono uscite per rabbia che è ancora peggio.

Spero ti prenderai qualcosa che ti possa far rimanere a letto fino alla prossima estate così da non vederti più per il resto della mia vita.

Sbuffai e mi guardai intorno abbassando lo sguardo sul libro di filosofia che avevo d'avanti. Dopo le lezioni sono passata in biblioteca per provare a studiare.

Avanti Dahlia, c'è la puoi fare. Quanto mai sarà complicato studiare quaranta pagine di filosofia e trenta pagine italiano assegnate oggi per il giorno dopo?

"Disturbo?" vidi Sophia sedersi di fianco a me con il suo solito sorriso e i suoi occhi azzurro cristallino.

"A dire la verità stavo provando a studiare" lanciai un'occhiata al libro di filosofia aperto sul banco.

"Non ci metterò molto" promise e annuì.

"Ti ascolto" dissi non prestando più attenzione al libro, ma al suo volto roseo e privo di imperfezioni.

Forse in questa scuola delle persone che in questa società considerano non chic sono l'unica con cui parla. Tutte le altre persone a cui rivolge la parola sono gente importante e illustre come definisce lei stessa. Io non parlo di Tony o di Christian che vengono considerati i popolari. Io parlo delle persone che vanno a magiare in ristoranti prelibati, vestono abiti firmati e vanno ogni giorno a feste e cene che neanche il presidente d'America si sognerebbe. Lei insieme a tutti i suoi amici non calcola mai nessuno che non sia del suo stesso rango, ma non so come a me parla. Forse sarà qualche potere soprannaturale che ho, oppure qualche favore che li ho fatto, ma lei mi considera amica e io, beh, io le parlo solo perché può essere sempre utile averla come alleata che come nemica.

"Come ben sai mi sono lasciata" al suo annuncio non fui minimamente sorpresa tutta la scuola ne parla.

Sophia Dubé si è lasciata. Vanno avanti così da settimane, sparlando di lei e del suo ormai ex ragazzo.

"E?" la esortai a continuare.

"E tutti i ragazzi della scuola non fanno altro che girarmi intorno" sospirò esausta.

"E io cosa ci posso fare?" inarcai un sopracciglio impassibile.

"Mi servirebbe il tuo aiuto" abbozzò un sorriso convincente.

"Non vedo come possa aiutarti" mentì, sapevo che avrei potuto aiutarla, ma non vedevo nessun doppio fine per farlo.

"Sei l'unica persona in questa città ad ingannare facilmente le persone ed avere un po' di cervello" mi lodò.

"E io cos'ho in cambio?" domandai non sorprendendola che volessi qualcosa.

"Cosa vorresti?" sospirò passandosi una mano sul volto.

"Un favore" lei scrutò il mio volto sicuramente chiedendosi quale tipo di favore volessi.

"Qualunque cosa basta che me li togli dalle scatole" capì che era disperata e che se li avessi chiesto di fare il giro del mondo a piedi in 24h l'avrebbe fatto senza battere ciglio.

SILENCE Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora