𝐻𝑒𝑟𝑚𝑖𝑜𝑛𝑒 -77

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E ora, Harry Potter, mi rivolgo direttamente a te.

Di quante persone ancora causerai la morte piuttosto che affrontarmi di persona?

Chi altri hai intenzione di sacrificare per tua codardia?

Nella testa di Hermione, le parole di Lord Voldemort non riuscivano ad andarsene. Si erano ancorate alla sua mente, avevano graffiato i suoi pensieri e avvolto in una nube di paura le sue emozioni. Si ripetevano all'infinito, facendola ranicchiare a terra, facendo spostare le sue dita sottili veloci, tra i capelli, fino a coprire le orecchie. Le sue mani tremavano e nonostante i suoi tentavi di fermarle, l'unica opzione sembrava quella di stringere con forza i ricci selvaggi. Poggió la testa sulle ginocchia, schiacciata in un angolo del muro, dondolandosi appena.

Harry Potter, ti concedo un'ora.

Harry potter, hai un'ora.

Harry Potter, un'ora.

Harry potter.

Harry.

Il suo Harry, il ragazzo per il quale aveva combattuto con anima e corpo, che aveva protetto con ogni forza, che non la aveva mai abbandonata.

Colui che ogni volta era al suo fianco, che la faceva ridere, che un tempo aveva amato, che ora amava come un fratello. Lui che l'aveva salvata dalla solitudine di essere la strega più brillante della sua età, lui che l'aveva accompagnata mano nella mano alla scoperta di se stessa.

Le aveva fatto capire il valore dell'amicizia, l'aveva guidata a spingersi sempre un po' più oltre dei propri limiti. Nei momenti bui, lui era lì. Quando pensava che non ce l'avrebbe fatta, quando il nomignolo "sanguemarcio" le bruciava la pelle più di una viva ferita, quando aveva litigato e esposto il suo cuore a Ron, quando aveva mostrato le sue debolezze mettendo in gioco tutto ciò che aveva.

E quando erano partiti, alla ricerca degli Horcux, mettendosi a nudo in quella notte senza luna, esponendo a turno tutto ciò che più li spaventava. Lui era il suo appoggio, il suo punto fisso.

Era con lei a consolarla quando Ron li aveva abbandonato nella foresta, rideva con lei per cercare in ogni modo di farla sorridere, aveva messo musica babbana per farle capire che non tutto era perduto. Le aveva preso la mano e l'aveva fatta ballare, mentre al di fuori di quella tenda sapevano che il signore oscuro li stava cercando per ucciderli.
L'aveva stretta tra le sue braccia ed era stato in silenzio, semplicemente standole vicino, quando il ricordo dell'oblivion sui suoi genitori riaffiorava in lei come una tempesta, provocandole il dolore più straziante di tutti.

Quello della perdita.

Si ricordó di quando erano più piccoli, di tutte le volte che gli aveva riparato gli occhiali, dei giorni che passava per spiegargli i nuovi argomenti di pozioni. Di come aveva imparato a riconoscere quando capiva o non capiva affatto, di come oramai i suoi occhi erano un libro aperto per lei. Di tutte le volte in cui l'aveva rimproverato perché le mentiva, nonostante non sapesse farlo affatto. Di come loro due, insieme, avevano affrontato il dolore della solitudine di non ricevere mai alcuna lettera per posta, non vedendo mai il proprio gufo poggiare quel delicato foglio sul tavolo della sala grande.

Di come lei aveva pianto quando aveva scoperto come la sua "famiglia" adottiva lo trattava, di come lui aveva consolato lei fino alla fine. Di tutte le volte che lo aveva visto arrivare al treno, aspettando ansiosa il suo arrivo davanti al loro vagone. Di quando rideva per le stupide facce che faceva scartando le cioccorane, o di come apprezzava solo ed esclusivamente il cioccolato al latte.

Quando il ricordo delle loro chiacchiere davanti al camino della sala comune le raggiunse i pensieri, assieme alla sensazione di gioia che aveva provato quando lui era stato smistato nella sua stessa casa, le inondó gli occhi di lacrime. Piccole gocce le arrivavano alle labbra, percorrendo tremanti la sua pelle coperta di lentiggini.

She's just a girl || Draco MalfoyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora