Terzo tentativo

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La notte voló, e la mia sveglia puntuale mi svegliò. Ero leggermente sorpresa e confusa, questa volta il sogno aveva preso una svolta diversa , era tutto uguale come sempre, stesso luogo, la folla l'intenso odore e lui, ma con una differenza mentre avevo la mano sulla sua spalla e stava per girarsi, riuscì a notare il suo mento ricoperto da una barba leggermente lunga che sfiorai con la mano e mi svegliai. "Caspita" pensai "ha la barba allora, chi sarà mai e dove sarà, ma soprattutto esisterà," continuai.

Lo dovevo trovare, non poteva essere solo un sogno. Mi alzai di scatto dal letto, mi diedi una sciacquata veloce, indossai un abito lungo arancione, feci un trucco che risaltava il mio viso, lasciai i capelli sciolti e mossi al naturale, indossai un paio di decoltee color oro, e un cappello di paglia, c'era il sole fuori, erano le 7:00 del mattino, e a differenza della sera precedente, fuori c'era silenzio, si sentiva passare solamente una macchina ogni tanto. All'improvviso squilló il telefono, era Elena. Risposi: "Ciao Elena, tutto bene?" gli chiesi, le mi rispose: "si tutto bene, i prodotti online hanno fatto Sold out," "Elena ma davvero?" "si Giada, e tutto vero, Carmen ne entusiasta, a proposito uno di questi giorni Carmen ti vorrebbe parlare." "Grazie di tutto amica mia." gli dissi, e poi lei mi domandò, "come procede la caccia al ragazzo misterioso?" "Elena, non so come spiegartelo, ma una sensazione mi si dice che lo troverò molto presto." Gli raccontai quello che era successo quando arrivai qui al B&B, e scoppió a ridere, e scherzosamente mi disse: "Ti immagini sia proprio il casanova il ragazzo che sogni," "ma non dirlo neanche per scherzo Elena," gli risposi nervosa. Ci salutammo, misi il telefono in tasca e uscì dalla stanza. Presi l'ascensore, cavoli sentivo ancora quel profumo, finalmente si fermò e uscì. Andai nella sala colazione, la stanza era un incanto, le pareti bianche, c'era un arco con ai lati dei cornicioni dorati, e in ogni lato appesi al muro, delle lampade doro che ricordavano il sole, al centro alcuni tavoli rotondi ricoperti da tovaglie bianche e sedie anch'esse bianche, c'erano due bellissime librerie e al centro di esse una porta finestra che portava su un piccolo balcone, mamma che vista. Feci colazione e scesi al piano di sotto, stavolta presi le scale, e il profumo era da per tutto, mi sembrava d'impazzire. Scesi velocemente e uscì fuori, finalmente un pò di aria fresca, fuori era tutto tranquillo. Mi diressi a piedi verso il Colosseo, era a due passi a piedi, caspita mi trovavo davanti un pezzo di storia italiana, che meraviglia, proseguì verso Viale del Monte Oppio, e continuai fino al Viale Fortunato Mizzi, che panorama stupendo, appena entrai nel parco, proprio davanti ai miei occhi c'era lei, la fontana, com'era bella, proprio come nel mio sogno, aveva un forma particolare, quasi ottagonale, pura magia, mi sedetti su una panchina e attesi, ero così felice, se avevo trovato il luogo, avrei trovato anche lui. Passò un oretta, quando sentì il profumo che mi innondó le narici, com'è buono e intenso, alzo lo sguardo e li davanti a me a pochi metri c'è la folla, la maggior parte sono donne, non mi sembrava vero, "ma sto sognando ad occhi aperti" dissi pizzicandomi un braccio. "Aua fa male, non sto sognando, mi alzo di scatto, per miracolo non inciampo, emozionata più che mai, corro verso la folla che piano piano si distacca ecccolo davanti a me, sento il profumo inteso che per un attimo mi stordisce per quanto è buono, gli tocco un spalla sta per girarsi ma il suo amico, un uomo più grande sulla quarantina, occhi scuri calvo, lo chiama: "dobbiamo andare Luca vieni." Cammina verso l'amico, e io incredula al nome che ho sentito, lo seguo, quando ad un tratto mi sento urtare le gambe, che dolore, un auto mi aveva appena investita, caddi a terra e persi conoscenza.

Nel frattempo l'uomo che ha investito Giada :

" Luca, Marco venite ho appena investito una ragazza, e priva di conoscenza la dobbiamo portare subito in ospedale." ero spaventato, non l'avevo proprio vista arrivare. Luca mi guardó e disse: "Alberto tranquillo ci penso io." S'inchinó accanto a lei, gli tocco il polso e il collo, "tranquillo e viva" mi disse, raccolse qualcosa da terra e se la mise in tasca, prese il cappello della ragazza che era a terra accanto a lei, e lo diede a Marco, prese in braccio con delicatezza la ragazza e la mise sui sedili posteriori dietro l'auto e si sedette accanto a lei, poggiando la testa della ragazza sulla sua spalla con molta accuratezza. Mi misi alla guida, Marco si sedette al mio fianco. Misi l'auto in moto e di corsa verso ospedale. Una volta arrivati, i dottori la portarono a fare dei controlli, dopo un po di attesa, uscì un'infermiera, dicendoci che si era svegliata, che sollievo. Luca che era stato tutto il tempo pensieroso sorrise, e chiese all'infermiera se la poteva vedere, lei gli rispose di sì.

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