Salve a tutti!
Lo so, un'attesa pazzesca. Imperdonabile.
Purtroppo, il periodo non è stato dei più rosei. Aggiungici un computer che ti mette le "f" a caso tra le parole e che decide di cancellarti il capitolo obbligandoti a riscriverlo quando eri quasi alla fine...
spero che l'inconveniente non si noti, ho fatto parecchia fatica a rimettere su carta ciò che era andato perduto. Tendo a scrivere in maniere abbastanza istintiva, vi posso assicurare che è stato
i n f e r n a l e dover rifare tutto.
Pochi piccoli avvisi: il capitolo è interamente concentrato sul rapporto di Sirius e suo fratello. Mi spiace per i fan di Remus e Tonks o di Lily e James, ma dovranno attendere un altro po'!
Avviso numero due, la storia della bambola l'ho presa dalla saga dell'Attraversaspecchi.
E infine una domanda: passando abbastanza tempo tra un capitolo e l'altro, volete un piccolo riassunto della storia precedente all'inizio del prossimo? Pensavo fosse un modo utile per non perdersi certi passaggi nell'attesa dell'aggiornamento.
Fatemi sapere!
Un bacio,
Sarah
We'll never get free,
lamb to the slaughter.
What you goin' do,
when there's blood in the water?-
Grandson - Blood//Water
Un passo, due...
Mancavano pochi metri al tavolo Verde-argento. Ora nella Sala era calato il silenzio.
Qualcuno lo chiamava, ma non riusciva a sentire.
Non sentiva niente, Sirius Black. Aveva il cuore avvolto da uno spesso velo di apatia mentre, lentamente, lasciava cadere a terra la cravatta dorata come se fosse uno straccio senza valore.
Le persone iniziarono a sussurrare fra loro.
"Eh?"
"Ma che fa?"
"Dove sta andando?"
I Serpeverde, dal canto loro, lo fissavano con sorrisi golosi, in attesa di accogliere il mostro. Tanti occhi brillanti nel buio. Quelli li percepiva.
Come gli occhi dei predatori.
James stava correndo da lui. Ma non avrebbe fatto in tempo. E poi, non sarebbe servito a molto.
Non avrebbe mai potuto cancellare...quello. Quel piacere che aveva provato...quella sensazione disgustosa che gli serrava la gola tanto che l'ossigeno stesso sembrava ustionargliela.
Com'era facile, pensava. Com'era facile e corta la via per l'inferno. Com'era diventato facile accettare il suo destino...dopo quel sogno. Quel ricordo.
Pochi metri ancora. Un altro passo appena.
Fu in quel momento che ci fu... qualcosa.
Uno schianto.
Fu come scontrarsi contro una colonna di cemento.
Un corpo esile davanti al suo, spalla contro spalla. Invalicabile. Una mano che gli batteva con forza sulla clavicola, dita che affondavano nella sua giacca.
Un respiro affannoso vicino alla guancia. E... un odore.
Conosceva quell'odore. Da quanto tempo non lo sentiva così vicino?
Batté le palpebre confuso, mentre la tavola delle serpi cominciava a rumoreggiare.
La mano sulla sua spalla premeva in modo quasi doloroso.
Abbassò lo sguardo...scontrandosi con due grandi occhi cerulei, puri, pieni di un furente panico.
"Cosa cazzo stai facendo?" sibilò tra i denti Regulus Black.
Poi, senza aspettare una risposta, cominciò a spingerlo.
Lo portò via.
Otto anni prima.
Il riverbero del sole che scivolava scomposto tra le fitte fronde della vegetazione era decisamente piacevole...e creava macchie sul terreno ricoperto di muschio di uno dei boschi che cingeva Black's Manor come una criniera.
Non capitava spesso che su quei terreni ci fosse il sole. I Black davano fede al proprio nome e stregavano il tempo come meglio aggradava loro. Solitamente, preferivano un ambiente tetro. Favoriva i loschi affari.
Di rado, quindi, la gente del posto godeva di un clima fulgido.
Quando accadeva, era perché di solito stava venendo un ospite importante, uno a cui si doveva dare l'impressione di stare in una gradevole fiaba.
Durante quelle giornate tutto era opulento, luminoso e curato con soave attenzione.
Il ché significava solo una cosa, per i due marmocchi che stavano giocando immersi nel fango: fuga. Ora d'aria. Libertà.
Quei boschi non sembravano più così tetri e pieni di presenze quando c'era bel tempo...e lì in mezzo, potevano in sostanza fare ciò che volevano.
Gli elfi e le cameriere sarebbero stati tutti impegnati a lisciarsi il politico di turno per accorgersi della loro assenza.
"Secondo te chi è venuto, stavolta?" borbottò il più piccolo dei bambini, impegnato a punzecchiare con un bastoncino un grosso scarabeo lucente.
Viso dolce, paffuto. Occhi grandi ancora innocenti.
L'altro bambino smise di guardare in alto e si riconcentrò su di lui.
"E io che ne so? Sarà il solito palloso funzionario del Ministero che se la fa sotto davanti a papà. Sono tutti uguali, quelli."
Era più alto di qualche centimetro. I capelli gli scivolavano sulle tempie, accarezzando le spalle. In disordine tanto quanto quelli dell'altro erano impeccabili. Occhi neri, a differenza del fratello. Seri e adulti...in cui passò un lampo di apprensione, mitigato soltanto da una smorfia.
"Piantala. Per quel che ne sai, quel coso potrebbe essere velenoso."
"Tu dici?" si allarmò immediatamente Regulus, il tempo sufficiente perché il povero insetto potesse scappare via dal suo fastidioso bastoncino. "Ah, cavolo! Volevo portarlo a casa!"
Sirius sbuffò, scuotendo il capo. Scoccò un'occhiata critica ai propri vestiti - jeans logori e una felpa sbiadita - pieni di terra.
"Hey, dici che la megera se ne accorgerà stavolta che abbiamo usato i vestiti del figlio?"
"Madame Tussau, dici? Naah." il più piccolo si distrasse facilmente, trovando super interessante un tronco spezzato che si affacciava su una piccola fossa. Sotto di loro, il rumore del fiume che scorreva. "Gli elfi li lavano bene."
"Serve a ben poco, se si strappano!" puntualizzò Sirius, senza perdere di vista un solo movimento. L'altro ridacchiò di nuovo, divertito.
"E da quando ti importa?"
Già, da quando? Di solito era lui, quello che se ne sbatteva di certe cose. Non gli interessava più di tanto non farsi scoprire...anzi, sotto sotto ci sperava. Forse per un qualche masochismo. Tuttavia, ultimamente, si sentiva apprensivo.
Sua madre aveva iniziato a guardare Regulus...in un modo strano.
"HEY!"
Il grido spaventato del fratello lo distrasse dai quei pensieri. Si allarmò, vedendolo appeso come una scimmia ad un grosso ramo, i piedi a penzoloni sul vuoto.
Ma anche in quel momento, finse di essere più infastidito che preoccupato.
"Guarda che se cadi in acqua non ti vengo a ripescare!" sbottò, ma Reg non gli prestò attenzione.
"C'è un uccellino in acqua!"
"E allora?"
"E' incastrato!" la voce spaventosamente incrinata del bambino preannunciava il dramma quotidiano. Sbuffando e imprecandogli dietro, Sirius si sporse dalla scarpata.
In effetti, c'era un grosso nido che sembrava essere caduto dal pino sopra di loro ed era finito incastrato fra due massi. Le acque agitate del torrente lo sbatacchiavano di qua e di là, facendo starnazzare a più non posso l'uccellino più brutto che avesse mai visto.
E dire che di solito, lì in mezzo bazzicavano pennuti pregiati che i suoi importavano dall'Oriente... dalle voci melodiose e vellutate e dal piumaggio più colorato di un fiore.
Ma quel coso era proprio un cesso. Grigiastro, ingobbito, la testa esageratamente più grande del corpo rachitico! Un pollo spennato sarebbe stato più attraente.
Reg quasi lo strangolò, afferrandogli il cappuccio con gli occhioni lucidi.
"Salvalo!"
"Non ci penso nemmeno! E molla! Mi rompi la felpa!"
"Ma non sa nuotare!"
"La madre prima o poi tornerà a riprenderselo! Sempre che non l'abbia abbandonato, visto quant'è brutto!"
"E se non tornasse? Il nido sta per rompersi!"
Oh, santa pazienza.
"E perché cavolo non ci vai tu, se ci tieni tanto?!"
E fu lì che il bambino gli riserbò uno dei suoi soliti sguardi disarmanti.
"Non so nuotare..." mormorò, mortificato. Mento basso, gli occhi più puri che mai.
Accidenti a lui.
A differenza sua, Regulus era un vero maestro nel fare le moine. E aveva capito molto presto i vantaggi dell'avere un visetto adorabile. Si era esercitato parecchio.
Non che con i genitori funzionasse, ovviamente...ma gli ospiti che ricevevano ne rimanevano stregati, e la cosa aveva una sua certa utilità. Forse era per quello, pensava Sirius, iniziando ad arrampicarsi lungo quella parete tutta terra e radici sporgenti. Forse era per quello che di solito lo lasciavano stare.
Regulus era un bel ninnolo da sfoggiare in presenza di estranei. Niente di più. Durante il resto della giornata veniva abbandonato a se stesso.
Così l'unica cosa che gli rimaneva era esercitarsi a essere un principino perfetto...l'unico modo per avere un contatto con i loro genitori.
Ma per quanto lui sembrasse soffrire di quel disinteresse, era sempre meglio dell'alternativa.
Quella dolcezza nel suo viso di burro...era stata preservata, in qualche modo.
Solo che ultimamente... pensò Sirius, con una punta di disagio. Ultimamente la mamma lo guardava con troppa attenzione.
Uno squalo non lo puoi mantenere mansueto a lungo. E Regulus era ancora così innocente...e loro...lei in particolar modo, amava distruggere ciò che era innocente.
Si riscosse da quei pensieri. Era arrivato.
Atterrò agile sui sassi e il pennuto strillò più forte trapanandogli i timpani. Quando lo afferrò e se lo infilò nella tasca della felpa, poi, apriti cielo. Tentò pure di staccargli una falange, il piccolo ingrato!
"Giuro, Reg, è l'ultima volta che ti do retta! E sta fermo, tu!"
Manco per sogno. Quello si agitava come un piccolo demonio.
Imprecando a più non posso, cominciò la lenta risalita cercando di trattenersi dal tirargli un pugno in testa per farlo stare buono. Tornò relativamente la calma solo a metà del tragitto, intervallato ogni tanto dal frinire dei grilli.
Poi, un sassolino gli cadde addosso.
Alzò il viso e sbiancò.
"Checcavolo fai?!" abbaiò, mentre quell'impiastro di fratello cercava di imitarlo calandosi giù dal ramo.
"Voglio aiutarti!"
"Scemo, torna su!"
Lui scosse forte il capo, tra l'altro sbilanciandosi e facendogli perdere un battito.
"Non è giusto che fai sempre tutto tu." bofonchiò, arrossendo. "Tu...tu non fai altro che fare sempre tutto il lavoro al posto mio."
Ma di che cavolo parlava?! E perché aveva improvvisamente quell'aria spenta?
"Reg, davvero, non ho bisogno di..."
IL piede del bambino franò sotto una zolla particolarmente friabile, che si disintegrò nell'istante stesso in cui ce lo mise.
"REG!"
IL minore dei Black sentì il vuoto sotto di lui... e si ritrovò a urlare di paura. L'adrenalina galoppò per le vene in un istante...facendolo sentire più vivo che mai.
Poi, Sirius gli afferrò la mano.
Il contraccolpo fece battere i denti ad entrambi, però...quando Regulus Black alzò lo sguardo, il viso di suo fratello maggiore era imperturbabile.
Il vento giocava con le punte dei suoi capelli, le folte ciocche frustavano gli zigomi. Una nuvola venne e passò, creando ombre sul suo viso altero.
Sirius era sempre stato così. Non lo scalfiva nulla.
Per anni avrebbe continuato a osservarlo...sentendolo sempre più inavvicinabile, irraggiungibile.
Quando lo tirò su, invece, lui tremava ancora di paura.
"Ma sei scemo?!" lo sgridò burbero l'altro. "Non sai nuotare! E ce la stavo facendo benissimo da solo! Che cavolo ti è venuto in mente?!"
Si zittì, vedendolo singhiozzare piano.
"Scusa." sussurrò Regulus, fissandosi le scarpe. "Io...io non so fare niente. E...non faccio altro che...che crearti un sacco di problemi... e poi...non faccio mai niente..."
Non stavano più parlando dell'uccellino.
I vestiti erano rovinati in modo irreparabile. A casa...a casa se ne sarebbero accorti tutti.
Sarebbe successo di nuovo...per colpa sua.
Sirius si mise le mani in tasca, in imbarazzo.
Poi, gli diede un buffetto sulla nuca.
"Smettila di frignare come un bamboccio." sbuffò, duramente. "Pensiamo piuttosto a dove nascondere questo coso."
IL viso congestionato di Reg si illuminò.
"Lo teniamo?" soffiò, prendendo l'uccellino fra le mani. Manco a dirlo, come lo toccò lui, quello smise di starnazzare e si mise comodo comodo a dormire contro il suo petto. Stronzo.
"Gli piaci. Sei la sua stupida mamma pollo."
Sentirlo ridere lo fece stare bene...e cancellò dalla sua testa ciò che lo avrebbe aspettato una volta che fossero tornati a casa.
Ma non avrebbe potuto sfuggirgli a lungo.
Non poteva mai.
STAI LEGGENDO
M.A.R.A.U.D.E.R.S.
FanfictionNell'oscurità di una guerra incombente, le sfrenate e spensierate esistenze dei Malandrini si sfilacciano negli intrighi di una Hogwarts sempre più ricca di pericoli ed insidie. In un labirinto di incertezze, nell'ultimo anno l'amore sembra essere l...
