29. Preparativi di Natale.

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" E se mi comprassi un Famiglio? Almeno un rospo!"
"No." Risposta in coro.
La carrozza sulla quale stavano baccagliando si fermò con un dolce scossone all'entrata di Hogsmeade. La giornata era serena, appena qualche accenno di nuvole a nord est, e la neve coglieva una sfumatura rosata per via del riflesso della luce. Il piccolo villaggio di cottage dal tetto in paglia si mostrò loro luminoso e profumato, avvolto da mille candele fluttuanti sopra le loro teste e preceduto da un arco in mattoni con la targa in legno sulla quale si abbarbicava una ghirlanda.
James Potter si rituffò con il broncio sullo schienale, attendendo di scendere.
"Vi giuro che me ne occuperò bene!"
"No." Risposero di nuovo simultaneamente quegli stronzi.
"E va bene!" Lui si arrese, conscio che era una battaglia bella che persa. "Allora, ci aspetta una giornata di compere. Che volete fare per prima cosa?"
"Sbronza." Sempre la risposta in coro.
Alzò gli occhi al cielo.
"E Testa di Porco sia."
Nell'aria c'era un gradevole odore di castagne imbevute di sciroppo e idromele, i negozi sembravano esplodere di colori ma nonostante il clima natalizio, scendendo la prima cosa che notarono fu una sola.
Le persone camminavano veloci, a testa bassa e in ranghi serrati. In pochi si fermavano a chiacchierare, le compere erano frettolose e gli Auror facevano nervosamente su e giù ad ogni entrata.
Stando ad Hogwarts, e uscendo ad Hogsmeade solo di notte, non si erano mai accorti di quanti cambiamenti avessero stravolto il mondo dei maghi.
Di solito, durante il Natale, quasi non si riusciva a camminare per via degli ingorghi. Ora una sorta di timore aleggiava nell'aria, stravolgendo l'aspetto di quella che era sempre stata una gita serena.
Potter scoccò vagamente un'occhiata a Lily, che procedeva accanto a Cristhine poco più avanti.
Quel giorno indossava un poncho di lana cotta, jeans sfacciatamente aderenti e stivaletti Ugg che affondavano nella neve annacquata.
Le ragazze avevano messo bene in chiaro, con occhioni angelici, che lo shopping era sacro.
Niente maschi.
Si diresse al pub cercando di non pensare al clima così diverso e a loro che vi passeggiavano da sole con aria terrificantemente ingenua.
Lo raggiunsero in breve, trovandolo fumoso e disagiato come sempre. Sull'ingresso, la solita insegna storta che pendeva dalla staffa arrugginita, raffigurante una testa di cinghiale che gocciolava sangue su un panno bianco.
Adorabile.
Ecco una cosa che sembrava adattarsi perfettamente al periodo.
Sirius parve pensarla allo stesso modo perché, quando si furono seduti nell'ambiguo e di quei tempi vuoto locale, sospirò.
"Atmosfera cupa in giro, eh?"
L'assenza di clienti pareva aver indotto il proprietario a pulire ancora meno e con una smorfia schifata alla "Ho il sangue fottutamente blu" trasfigurò per precauzione tre bicchieri puliti.
Il vecchio Tom che era un uomo burbero e avvizzito, pelato come un uovo e magro come un chiodo, si avvicinò senza accorgersene o semplicemente fregandosene bellamente.
"Il solito, ragazzi?" chiese, con aria speranzosa. "Vi fermate vero? Gli affari non vanno a gonfie velo in questo periodaccio!"
"Non ti abbandoniamo, Tom." rispose James, con un sorriso. "Siamo e saremo sempre i tuoi più affezionati clienti...a patto che tu continui a darci illegalmente il tuo buonissimo Wisky Incendiario corretto con la FiammaVodka."
Il vecchio strizzò l'occhio, poi sorrise con aria nervosa e versò loro le bollenti bevande, che fecero letteralmente tremare i bicchieri.
"Ci voleva!" sorrise Peter, tracannandone un gran sorso e sputando fuori dal naso una fiammella blu. "Paciock e gli altri?"
"Stavano facendo colletta per comprarsi una nuova scopa."
"E che fanno, la usano a turno? Si consumerà in meno di un mese!"
"Bah, valli a capire! A proposito di cose che verranno consumate a breve...Remy, che pensi di fare con la gigantessa?" tubò Potter, vedendolo deglutire a fatica e alzargli cortesemente il dito medio in faccia.
Ci fu bisogno almeno di un paio di giri per ammorbidirgli la lingua e alla cinquantesima domanda, sbuffò, esasperato.
"Rifiuterò, ma in modo cortese. Non sono mica come voi tre!"
"Hey amico, io non ho mai risposto male ad una ragazza!" saltò su Potter, fingendosi offeso. Peter invece fece spallucce.
"Per quanto riguarda me, di solito sono loro a strillarmi addosso."
Pat pat di consolazione prima di riprendere.
"Guarda che se rifiuti, quella ti manda in paradiso." Ghignò Black, affondando il naso nel calice di Whisky. "Puoi anche dirglielo sommergendola di fiorellini, ma l'occhio nero te lo becchi lo stesso."
"Magari è...hem...tutta impressione..."
"Certo, come no! Si vede dal modo in cui te l'ha chiesto. Dolce stil novo, mi pare."
"Sì, Remy, non sentirti assolutamente obbligato!"
"Come sei tenero, Rem Rem!" Potter si finse commosso, mentre quello si prendeva la testa tra le mani. Mimò il gesto di asciugarsi una lacrimuccia. "Sei sempre così timido! Sempre cosi modesto! Bravo il mio bambino!"
"Ti pesto adesso o aspetti che usciamo?"
"Sfoghi l'astinenza in questo modo?"
Lui si sporse in avanti, stufo.
"Non siete propriamente le persone più adatte a parlare di astinenza negli ultimi mesi, o sbaglio?"
Colpiti e affondati.
"Questa era cattiva." Pigolarono in coro.
"Sparatevi."
Black schiantò improvvisamente la testa contro il tavolo, scompigliandosi i capelli con aria disperata.
"Però ha ragione! Potter aspetta che per miracolo la Evans impazzisca e Peter si è fatto schiantare l'altro giorno ma loro ci sono abituati almeno! Io sono in crisi nera! Cristo, io sto impazzendo davvero!"
"Grazie, Paddy." Borbottarono in coro Ramoso e Codaliscia.
"Vedi di non rovinare tutto mettendole fretta." Frecciò Lupin, severo. "Visto che Cristhine è fantastica."
"Lo so. Lo so. Ho già tenuto in conto di aspettare. Ma è dura da morire..."
"Hai sbagliato vocale..." ghignò James, e fu necessario un altro giro per dimenticare le pene d'amore. Alla fine iniziavano seriamente a sbiascicare abbastanza, Remus a parte che reggeva pure l'inferno.
Black sollevò la mano col boccale, puntandoglielo addosso e sgocciolando dappertutto.
"Senti...io davvero non ti capisco...per me non è normale restare vergini a diciassette anni pur avendo occasioni a non finire..."
"Già, Remus...perfino io ho fatto...hic...sesso..." borbottò Minus, acciambellato addosso alla spalla di James. "Ma non ti viene da diventare pazzo?"
"Certo che divento pazzo! Non sono mica di piombo!" Remus fissò il suo bicchiere, arrossendo e cercando di non immaginarsi Codaliscia nudo. "Sentite, ne abbiamo già parlato. Aiutatemi piuttosto ad uscire da quella situazione assurda con la Sgrunt!"
"Oh, ma la soluzione ce l'hai lì, davanti al naso..." Black lo fissò esasperato.
"Spara."
"Fattene un'altra." Batté i pugni sul legno. "Remus, se ti baci un'altra ragazza davanti a lei, quella se ne farà una ragione! E' l'unico modo, amico mio! Non ti permetterà di uscirne facilmente, quella infila i pollici negli occhi degli uomini sentimentalmente impacciati e ci gioca a biglie!"
"Ma perché vi sto ancora ascoltando?!"
"Smettila di sentirtelo di cristallo e usa l'affare..."
"La fai finita?!"
James scosse la testa, rassegnato.
"Sei senza speranze, Lunastorta!"
"Oppure sei gay. Una delle due." Continuò Sirius, prima di guardare l'orologio, sbiancare e alzarsi di botto. "...Mi sono appena ricordato che devo fare una cosa!"
"Già! Anche io ora che ci penso!" esclamò James, alzandosi a sua volta.
I due si fissarono, barcollando appena.
"Cosa devi fare?" si chiesero in coro, stringendo gli occhietti con espressione sospettosa.
"Bene. Non fare domande e non ti racconterò bugie!" sorrise James, con quel suo ghigno sornione.
"Teniamo riservati i nostri segreti." sorrise a sua volta Sirius.
"Eh no!" s'intromise Remus, balzando in aria. "Ora ci dite cosa dovete fare, signori del mistero! Mi piantate qui con Peter che ha bisogno della carrucola per tirarsi su?!"
"Ma per te è come prendere un pulcino in mano! Usa...usa..." bofonchiò Potter, indicandogli le braccia e ficcandogli un dito nel muscolo. "...Questi cosi..."
"Ci becchiamo tra due ore..." ridacchiò Black, lasciandolo seriamente a domandarsi se era il caso di lasciarli girovagare da soli ma improvvisamente, una corrente d'aria gelida li investì facendoli tornare precipitosamente al presente.
La porta si era spalancata con un colpo secco, facendo schioccare il legno come un petardo.
Stagliati sulla porta c'erano tre ragazzi, che dimostravano una ventina d'anni.
Bardati con lunghissimi cappotti neri dal bavero rialzato, si riusciva a vedere solo dal naso in su.
Il ragazzo in testa avanzò di qualche passo, sedendosi ad un tavolo senza degnarli di uno sguardo. Aveva i capelli incredibilmente bianchi, potati in una lunga coda bassa e con ciocche scalate che accarezzavano gli zigomi incredibilmente sporgenti, così aguzzi da conferirgli un'aria quasi malata.
I compari dietro di lui apparivano gemelli da quel poco di viso che s'intravedeva, dei veri bestioni dalla testa rasata con enormi tatuaggi tribali sulla nuca.
Non fu tanto il loro aspetto incredibilmente insolito a trattenerli dall'uscire – lì dentro ne vedevano davvero di tutti i colori – quanto l'aria agghiacciata del locandiere che fece cadere un piatto dalle mani con un rumore assordante.
Non raccolse i cocci, rimanendo rigido come uno stocco ad osservare i tre che, con un sogghigno, alzarono le dita in sua direzione.
"Il solito, vecchio."
Quello non si mosse.
"Non siete i benvenuti qui. Fuori dai piedi."
Calò un velo di tensione, che avvolse tutti. Tom accoglieva orchi, troll, megere e stregoni, gente più o meno umana e tutta la peggio feccia che tornava dai bagordi in Notturn Alley. Bastava pagare e ti rimediava sigari maledetti e alcolici di dubbia provenienza quindi il fatto che stesse cacciando dei clienti era un vero e proprio evento.
E non fu preso molto bene.
Il gemello, quello dagli occhi di anice, balzò in piedi senza dire una parola e rovesciò un tavolo con un calcio ben piazzato.
"Andatevene!" ringhiò Tom.
"Risposta sbagliata." sorrise il secondo, dagli occhi più chiari, ed il suo piede affondò nella sedia spezzando l'imbottitura in vimini.
"Hey, amico, piantala." Sbottò Black, mentre Tom armeggiava febbrilmente con la bacchetta.
"Non costringetemi a chiamare...!"
"Dathon." Sibilò un gemello, verso il ragazzo albino. "Ci sta minacciando."
Quello gettò la testa all'indietro e scoppiò a ridere di vero cuore.
"Dio, devi essere fuori di testa vecchiaccio!" gracchiò. "Che te ne frega di darci da bere?"
"Me ne frega, visto che la notte scorsa le vostre cazzate hanno quasi fatto sì che il mio pub venisse devastato!" Quello sbatté un panno in terra. "Sono stato interrogato per due ore, due ore da quei fottuti Auror! Mi avete quasi fatto chiudere!"
"Non me ne frega niente." Quello che si chiamava Dathon strinse gli occhi, abbassando il tono di voce. "Lo capisci, stupido idiota? Per me puoi anche marcire assieme a questo posto ma sappi una cosa. Nessuno può dire di no al sottoscritto negli ultimi tempi. Rio e Ian sono particolarmente nervosi oggi quindi se non muovi subito quel culo rinsecchito e non ci dai quello che chiediamo questa baracca non vedrà l'alba del giorno dopo..." Balzò in piedi, colpendolo con un pugno nel ventre. Tom boccheggiò strabuzzando gli occhi e precipitando al suolo. "L'hai capito, ora, sì?"
Uno dei gemelli spaccò una bottiglia contro il bancone, lanciandogli il fondo acuminato che quello afferrò al volo.
"Sai una cosa? Mi hai rotto. Me lo prendo da solo da bere..."
Alzò il braccio, pronto a colpire, le narici improvvisamente dilatate. Una mano gli bloccò il braccio a metà del tragitto, stringendo come una morsa.
Potter gli esibì il suo migliore ghigno da iena, mentre quello gli scoccava un'occhiata come se lo vedesse per la prima volta.
Peter trattenne il respiro.
Oh, cazzo. Non si erano nemmeno accorti che si era alzato.
"Ma che...! E tu chi diavolo sei?!"
"Sono quello che ti rovina il profilo se non sparisci."
Black si alzò lentamente, scrocchiandosi le spalle con l'aria di uno che stava andando a fare qualche commissione per la nonna.
"E va bene. Divertiamoci un po'."
Remus balzò in piedi, odorando già il degenero.
"No! Hey! Non fate stronzate!"
L'albino si liberò dalla presa di Potter con uno strattone, squadrandolo come un insetto.
"Ma cosa...come osi..."
"Allora, ti levi dalle palle sì o no?"
Lo fissò, indignato, quasi sconvolto. Si sfiorò il polso e poi rialzò lo sguardo.
"Tu non sai con cosa hai a che fare, coglione."
"Bah. Con un gigantesco cotton fiock?"
Il mago alzò la mano libera chiusa a pugno ma James bloccò pure quella.
L'altro assottigliò gli occhi. Era veloce...
"Hey, stronzetto...!" Uno dei gemelli fece per balzargli addosso ma si inchiodò a poco meno di un metro, mentre Black gli si parava davanti con tutta calma, mani in tasca e occhi bui come la notte.
"Guarda che due contro uno non è mica corretto." Sorrise malizioso. "Fate giocare anche me..."
"NON VOGLIO CASINI NEL MIO LOCALE!"
La situazione stava precipitando in meno di pochi secondi ma Remus fu più veloce. Afferrò per le collottole testa di cazzo numero uno e testa di cazzo numero due e li tirò indietro.
"Ok, ok, calmiamoci tutti. Voi piantatela!"
"Scordatelo! Non ho nemmeno cominciato a pestare!" si scandalizzò Sirius, facendosi lanciare un'occhiata di fuoco.
"Ti ricordo che è pieno di Auror in giro, imbecille!"
Quella frase cadde tra le compagini come una mannaia. Ebbe un effetto strano sui gemelli: quello che doveva chiamarsi Ian si strofino nervosamente il braccio con un gesto meccanico. Una mossa troppo strana per non essere notata.
L'albino, che a quanto pareva era il capo, si morse le labbra, parve riflettere e subito dopo si liberò da James con un movimento più calibrato.
"Fanculo. Abbiamo affari più importanti da svolgere."
Non lo ascoltò nemmeno.
Quell'altro si toccava ancora il braccio come se avesse la rogna...
Accortosi dello sguardo di James, improvvisamente si ritrasse con un balzo, a disagio.
Bingo.
"Oooh..." mormorò, continuando a puntarglielo mentre il bestione s'accorgeva solo in quell'istante del colore dei suoi occhi a sbiancava. "Ora capisco."
"Cosa?!" sbottò il ragazzo albino.
"Dath, andiamo!" esclamò terrorizzato il gemello, prendendogli una spalla.
"Cos...perchè?"
Colse l'occasione al volo.
Gli agguantò improvvisamente la manica e gliela tirò su fin quasi al gomito, senza che potesse far nulla.
"Ma guarda..." fu strano il sorriso che rivolse al marchio nero, che scintillò sulla pelle bianca. Non era paura. Era come se stesse osservando il suo dolcetto preferito. " Abbiamo avuto problemini con la legge, vero..." fissò i suoi occhi azzurri, prima arroganti ed ora dilatati dalla paura. "...Mangiamorte?"
Iridi d'oro fuso. Anche l'albino parve realizzare in quell'istante, sgranando improvvisamente le palpebre.
"Un Potter..." sussurrò piano, sentendosi di granito. "Ci sono i Potter..."
La manica gli scivolò via dalle dita. Di quegli occhi chiari non rimase che un'ombra vaga, mentre con un piccolo pop si smaterializzarono all'istante.
Si ebbe come l'impressione di una bolla che si sgonfia. La tensione accumulata precipitò all'improvviso e Minus si ricordò come imboccare ossigeno.
"Brutta, brutta faccenda..." piagnucolò prima di beccarsi in testa – povera anima, non aveva nemmeno fatto nulla – un mestolo intero.
Dire che Tom era incazzato era dir poco.
"PAZZI!" tuonò con gli occhi iniettati di sangue. "Lo sapete cosa avete fatto?! Ora ammazzeranno voi e me o nella migliore delle ipotesi distruggeranno il mio locale!"
"Sono solo bambocci. Non preoccuparti." Potter si mise le mani in tasca. "Pesci piccoli."
"Me ne sbatto! Lo sapete cosa porta bene agli affari?! La neutralità! Questo posto è come la Svizzera, cristo! La fottuta Svizzera! E voi mi avete appena fatto passare per uno che va a braccetto con gli Auror!"
"Hey, ti abbiamo appena salvato la pellaccia!" sbottò Black, indicandosi col dito. "Non c'è di che, Tom!"
"Dovevi dirlo al Ministero che dei Mangiamorte ti minacciavano." Osò dire Remus ed ecco il dramma greco.
Tom scoppiò in una risata sprezzante e iniziò a tirare fuori il peggio del populista che era in lui.
"Buoni quelli! Non stanno facendo nulla in tre anni! Nulla di nulla! Fanno due moine, si beccano il posto fisso e dopo si girano i pollici tutto il tempo! E io sono rovinato! La gente per bene è quella che se lo prende in quel posto, sempre! Paghiamo per un servizio di sicurezza che è inesistente!"
"Ma...evadi le tasse da secoli..."
Lo lasciarono che ancora bestemmiava. Il freddo dell'inverno parve rinfrescare la pelle dei loro visi, bollenti. Schiarendo le idee.
Ma non gli occhi di granito che Remus piantò loro addosso.
James ebbe perlomeno la decenza di guardare altrove.
"Che dovevo fare? Lo stava picchiando." Borbottò.
"Chiamare un Auror, come tutte le persone normali! Sirius sta per affrontare un processo, la tua famiglia sta per affrontare un processo! Non è il momento per fare a pugni con i Mangiamorte!"
"E lasciare che agissero indisturbati nel frattempo?!"
"Oh, sappiamo entrambi che non era per quello che ti sei alzato."
"Ma che dici?"
L'amico non rispose.
Gli si avvicinò e gli agguantò un polso, portandogli la sua stessa mano davanti al viso.
"Stai tremando." Sibilò, mentre Black sbuffava alzando gli occhi per aria, già conoscendo l'andazzo che stava prendendo quella discussione. "E sappiamo tutti che non è per la paura. Lo sento, cosa credi?"
"Lunastorta..."
"Sei eccitato. Sei euforico, cristo." Continuò lui con voce dura. "Sei cieco o non prendi sul serio tutto quello che sta accadendo nel mondo dei maghi? Questa cosa non è normale! Vedi un uragano e ti ci butti dentro!"
Ramoso si liberò dalla sua presa, guardando altrove. Come sempre, ogni volta che affrontavano quel discorso si chiudeva a riccio. Era sempre stato il più bravo a tenerli fuori dalla sua testa.
Remus scosse il capo, amareggiato.
"Sono solo preoccupato per te. Non è solo il livore che nutri per la magia oscura e lo sai. Tutta questa smania di gettarsi in pasto ai leoni, la brama del pericolo, il giocare costantemente con la tua vita...dannazione, finirai per farti male, James."
Rimase ancora in silenzio. Girato di spalle, a guardare il cielo. Il suo inconscio non diede loro segnali di sorta, né di fastidio né di altro.
Poi, piano piano, una blanda carezza mentale. James Potter sorrise, battendogli su una spalla con affetto.
"Ho delle compere da fare."
Si allontanò senza aggiungere altro. Black si accese una sigaretta, facendo schioccare l'accendino.
"Ci nasconde qualcosa." Sospirò Remus. Felpato buttò fuori il fumo, contro il cielo.
"Certo che ci nasconde qualcosa." Mormorò. "Da sempre. Lo so anche io che non è un comportamento sano il suo, cosa credi?"
"E allora perché cazzo continui a dargli corda quando fa così, Sirius?"
"Perché è l'unico modo che conosco per gestirlo." Lui fece spallucce. "Se siamo in due a gettarci nell'uragano, forse ci sono possibilità in più di farla franca."
Già...ma fino a quando avrebbero potuto scamparla? Fino a quando quel vortice non lo avrebbe distrutto?
Fino a che punto li aveva chiusi fuori?
Il rumore liquido del vomito di Peter parve come un incantesimo che taglia in due l'aria. Si voltarono verso di lui, verde, con ancora le fiamme che uscivano dal naso.
"Certo che non reggi proprio un cazzo!" ghignò Black, mentre Lupin si batteva una mano sulla fronte.
"Andiamo, ti porto al caldo...Sirius, mi dai una mano?"
"Che schifo! Scordatelo! Il suo vomito sta letteralmente prendendo fuoco!"
"Perché ha bevuto quell'intruglio malefico, dannato viziato!" Remus se lo caricò in spalla come un sacco di patate. "Siamo da Madama Rosberta, se vuoi raggiungerci! Vedi di non metterci troppo!"
"Oh, quella che ci prova con te in tutti i modi?"
"Sì, quella."
"Ottimo! Fatti lei, così risolvi il 90% dei tuoi problemi!"
"SIRIUS SPARISCI!"





M.A.R.A.U.D.E.R.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora