9. Hellebore's Petals

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"Immagino che questa non sia l'aula di Incantesimi."
Che strano modo di approcciarsi, pensò James. Sembrava che fosse caduta nel tranello delle scale al secondo piano. Ma praticamente chiunque lì dentro sapeva, già passato il primo anno, che bisognava saltare il terzo gradino per evitare che si muovessero.
Black era impalato come una statua e sulle guance della ragazza erano comparsi due pomelli rossi. Oh, che situazione scema.
"No, esatto." Rispose, tirando una gomitata al suo compagno per farlo ripigliare. "Sei di Corvonero?"
"Già. D-da cosa lo hai capito?"
"Forse dal fatto che sembri una Corvonero...o forse per la spilla che porti sul petto!"
James sorrise, ed era impossibile resistere al sorriso di James, a meno di non chiamarsi Lily Evans. La brunetta gli sorrise di rimando, timidamente, e parve sciogliersi un poco.
"E voi siete...?"
"Grifondoro. Io sono James Potter e lui è Sirius Black. Non mi pare di averti mai vista, qui."
"No, infatti." Rispose lei, sempre pacata. "Mi chiamo Cristhine Mcranney. Sono entrata ad Hogwarts solo quest'anno."
Ok, Sirius doveva piantarla. James Potter gli lanciò un'occhiataccia e lui cadde dalle nuvole.
"Che c'è?" bisbigliò, sulla difensiva.
"C'è che devi contenere l'ormone, dannato cane." Sibilò l'altro. "Sto sentendo tutto, cazzo."
Quello rimase stranamente in silenzio...senza capire che cosa cavolo gli stesse capitando. Quell'odore...quell'odore delizioso nell'aria...oh, cavolo, lo stava fregando davvero.
"Ah, sei la ragazza nuova! Ne ho sentito parlare. Ma dove hai studiato fino ad ora?"
Cristhine si morse un labbro e Potter per poco non cadde dalla sedia per via dell'ondata di sensazioni che gli aveva appena trasmetto Felpato.
E dire che non sembrava affatto il suo tipo...
Nel frattempo, quella sembrava di nuovo essersi irrigidita come una statua. Gli occhi le si fecero cupi.
"Ho studiato a casa." Rispose, con la voce ancora più bassa. "Mi ha insegnato una maestra privata."
Oh, quello sì che era bizzarro...ma Potter non fece in tempo a curiosare che la ragazza, in modo agitato, li salutò prima di volatilizzarsi via.
Puff, smaterializzata. Che strano tipo.
Ma ora veniva il bello.
"Ah-hem."
Black sussultò, girandosi verso James...che lo guardava, divertito come il demonio.
"Beh?!"
"Questa me la devi spiegare, Paddy. Oh, me la devi proprio spiegare."
"Non c'è nulla da..."
"Sei rimasto immobile. Immobile e zitto, con i tuoi begli occhioni neri spalancati. O ti è partito un neurone, oppure non sai più come si seduce una donna."
"Oh, ma non dire idiozie!"
"Cos'è, ti ha fulminato?"
Black guardò altrove...immusonendosi. Era imbarazzato. Oh, Potter non ci riusciva a credere.
Sirius Black imbarazzato.
"Ha un buon odore." Borbottò quello, punto sul vivo.
"Ha un buon...un buon..." il compare iniziò a sghignazzare, beccandosi una cuscinata in faccia.
"James ti avverto, adesso le prendi!"
"Ma che paura! Sirius mi minaccia, aiutoooo...aiuto! Sirius mi vuole picchiareeee! AAAIUUUUTOOOO! Aiut..."
Non fini la frase che Sirius gli tirò in faccia un altro cuscino, non esattamente con gentilezza.
Cadde all'indietro sul letto e continuò a ridere.
"Sei insopportabile, Ramoso." ringhiò Black, steso sul letto, girandosi dall'altra parte.
"E tu hai fatto la figura del fesso. Te ne rendi conto, vero? Non hai detto una parola, ma nemmeno una. Sembravi tocco."
"Io...non...!"
"Non credevo che ti piacesse...quel tipo di fanciulla." James stava amando quel momento come nient'altro. "Ci mancava solo che ti mettevi a scodinzolare. Il grande seduttore Sirius Black che rimane folgorato davanti a due begli occhioni."
"Vaffanculo, Potter. Ok?"
"In ogni caso." Il Malandrino si stiracchiò nel sole che filtrava dalla finestra. "Nasconde qualcosa. Te ne sei reso conto, o eri troppo impegnato ad avere l'ormone a palla?"
"Ma che te ne frega? Avrete scambiato due parole in croce."
"Ma come, non le chiedi di uscire? E poi questa cosa che ha studiato a casa...è ambiguo."
"Era cagionevole di salute." Ricordò improvvisamente Black. "Ricordo che ne parlavano sul campo da Quidditch, qualche tempo fa."
"Questo spiega perché sembra sul punto di rompersi." James lo fissò con quella sua aria compassionevole. "So che non è bello che i tuoi migliori amici sentano quello che provi per qualcuno...ma è così tra di noi, ormai. E, alla luce di quanto mi hai fatto sfortunatamente sentire, so che ti piace. Dovresti chiederle di uscire."
"Dovrei chiederle di mettersi nel mio letto, altro che uscire." Black scosse la testa, stirando un ghigno. "Potrei romperla davvero, una così."
"Iniziare il primo anno di Hogwarts nel letto di Sirius Black. Non male. Ma ti do una dritta, la prossima volta due parole magari dille."
"Vaffanculo. Vaffanculo, vaffanculo e vaffanculo. Vuoi andare avanti a lungo?"
Cominciarono di nuovo a battibeccare...mentre l'odore continuava a rimanere nell'aria.
Chissà cosa gli era preso, pensò Black. Forse lo aveva stregato, o messo un filtro da qualche parte. Ma, non sembrava proprio il tipo.
Sembrava più il tipo che...vuole fuggire lontano. Forse era quello che l'aveva colpito tanto.
Il suo sguardo...c'era qualcosa di triste. C'era come l'impressione di una solitudine sconfinata.
Quella ragazza doveva essersi già spezzata, rifletté sorpreso. Quella ragazza era come lui.





Quando uscirono finalmente da quella benedetta Infermeria, si aspettavano di essere accolti con il solito caloroso benvenuto, perlomeno dalla propria Casata, ed invece trovarono la Sala Grande nel delirio più totale.
I loro compagni non se li cagarono di striscio e continuarono a parlottare come dei pazzi sopra dei calici di idromele ancora pieni.
"Stiamo bene, grazie tante." Sbottò Potter, schiantandosi accanto a Paciock. "Mi spiegate che succede?"
"Oh." Franck gli scoccò un'occhiata, scostando i suoi bei riccioli castani. "Non l'hai saputo? E' scomparsa una professoressa. Una supplente, era nuova nuova. Ignatia Mumps, mi pare."
"Come è scomparsa!"
Leavy Bones, Prefetto di Tassorosso, li raggiunse concitata. Era lentigginosa e aveva una matassa di ricci color rame che sparavano dappertutto.
"Gente, ho sentito la McGranitt che stava litigando con uno degli Auror del Ministro."
"Sono ancora qui?" Black fece una smorfia. Non amava molto gli Auror, anche se probabilmente sarebbe diventato uno di loro a breve. Avevano il brutto vizio di guardarlo storto e allisciare le bacchette ogni volta che lo incrociavano.
"Non penso se ne andranno tanto in fretta..." Leavy scoccò un'occhiata in giro. "Infatti a Serpeverde sono incazzati neri."
"Ci credo, metà dei loro genitori sono crim..." Peter si bloccò di botto, scoccando un'occhiata a Sirius.
Che palle.
"Sono criminali." Concluse lui, senza recriminare. "Si staranno mangiando la coda."
"Spero che ci si soffochino." Celiò Potter. "Non può essere che sia semplicemente uscita da Hogwarts? Che ne so, la paga non le andava bene o cose così."
Mandy Harpies, sempre Tassorosso, si unì al gruppetto scuotendo la chioma color miele. Era un'oca, ma aveva l'orecchio lungo per i pettegolezzi.
"E' quello che dicevano gli Auror. Anzi." Abbassò la voce. "Dicevano addirittura che fosse invischiata in quella storia del Dissennatore..."
"Sì. E' vero." Confermò la sua Prefetto. "In effetti è strana la sua sparizione dopo così poco tempo da quanto è successo. Però la McGranitt si è infuriata, anche perché non stanno facendo molto per trovarla. Diceva che la Mumps è una brava persona, una buona insegnante."
"Forse è semplicemente uscita?" continuò Minus. "Magari James ha ragione. I professori possono uscire senza dire niente a nessuno."
Lily Evans si sedette tra James e Peter, sbattendo alcuni libri sul tavolo.
"Che scemenza." Sbottò. "Nessun professore uscirebbe mai dalla scuola senza avvisare, dopo quello che è successo. E non credo nemmeno che c'entri qualcosa. Ignatia Mumps non insegnava spesso, ma spesso faceva da portavoce nel consiglio dei genitori, fa volontariato al San Mungo ed è sempre stata irreprensibile."
"Sono sempre le brave bambine a nascondere i lati più turbolenti, piccola." James Potter voleva veramente dare un tono serio alla cosa ma averla seduta di fianco gli aveva appena migliorato la giornata. Quella gli scoccò un'occhiataccia.
"Non chiamarmi piccola!"
"Perché tutto questo astio, Prefetto Evans?" miagolò Mandy Harpies, maliziosa. "Ci è sembrato che sul campo ti sei preoccupata parecchio per Potter."
Prima che la Evans potesse aprire bocca, si accorse che mezza Sala Comune li stava fissando e parlottava nelle orecchie al compagno di fianco.  Ma non stavano scappando tutti, quel giorno?!
Arrossì, indignata, quando James le passò un braccio intorno alle spalle con un ghigno largo da iena.
"Già. Mi ama, infatti faremo l'amore a breve."
Lily in tutta risposta gli cacciò una gomitata nello stomaco mica da ridere, facendolo boccheggiare non poco.
"Bisognerebbe occuparsi di cose un po' più importanti che di qualche pettegolezzo idiota." Frecciò con alterigia, riprendendosi le sue cose e filandosela.
"Quella ragazza dovrebbe rilassarsi un po'." Ridacchiò la Tassorosso. "Forse qualche altra carezza potrebbe...Hey! Non ci credo! Guarda un po' chi c'è..."
E agguantò la sua Prefetto per un braccio, che tra l'altro ne aveva le palle piene dei suoi pettegolezzi, essendo una persona abbastanza misurata e a modo. Eppure anche Leavy si fece sfuggire un "ohh" sorpreso.
Sirius Black non aveva neanche bisogno di girarsi a vedere chi era appena entrato in stanza, perché di nuovo, il suo fiuto da cane gli fece sfiorare il paradiso con un buonissimo profumo di margherite.
E, di nuovo, si inchiodò sul posto.
Cristhine McRanney aveva sempre quell'aria abbastanza serena ma, notò, teneva i libri stretti al petto fino a farsi sbiancare le nocche.
"Beh?" Franck fissò le due Tassorosso, avendo seguito la linea del loro sguardo. "Che avete da fissare tanto?"
"Oh, niente..." ridacchiò Mandy. "E' quella nuova. Non era mai scesa qui..."
Ed in effetti, Cristhine McRanney avrebbe voluto tirarsi una pedata da sola perché si ritrovò gli occhi di svariati curiosi puntati addosso.
Troppa gente...sentiva già l'aria mancarle.
Non capiva cosa l'avesse spinta a scendere...eppure le sembrava che dovesse cercare qualcuno, che avesse voglia di vedere una persona. Ma non sapeva chi, era assurdo!
Si sedette nel punto più isolato possibile, aprendo un libro e sperando che nessuno venisse a romperle le scatole.
Forse venire ad Hogwarts non era stata una buona idea.
Con tutta quella gente che la squadrava, nemmeno si era resa conto del tenebroso Black che, di nuovo, la scannerizzava in silenzio.
Era carina, decise tra sé. Non aveva tante curve, ma aveva quell'aria timida e pulita che era veramente da rapirla e portarsela via.
"Legge. Legge! E' un'altra Lily Evans." Potter gli si appollaiò sulla spalla come un avvoltoio. "Salutala, no?"
"Hm."
"Sai, di norma, per portarsi a letto qualcuno bisogna perlomeno dirsi ciao."
"Hm..."
"SIRIUUUUS! AUSTON! MI RICEVI?!"
Ma oramai era tardi, la ragazza, stufa marcia degli sguardi e sempre più nel panico, se ne era andata di nuovo, filandosela come se avesse il diavolo alle calcagna.
"Tu. Sei. Senza. Speranza." Potter gli tirò una manata in testa.
"Ahia! Ma ti sei rincretinito?"
"Io? Io?! La vuoi piantare di impallarti? Ma che ti prende, si può sapere? Ne hai conquistate a centinaia, Black, mi spieghi perché sembri rimbambito tutto d'un colpo?"
"Muoviamoci..." mormorò Sirius cupo, finendo il boccale. "Abbiamo lezione."
Quando entrarono in Aula di pozioni, Remus fiutò il suo malumore senza nemmeno alzare la faccia dal suo calderone, dove stava facendo cadere con precisione millimetrica alcune gocce di distillato, rosso per la concentrazione.
"Ben tornati fra i vivi. Che ha Felpato?"
"Oh nulla, è innamorato..." disse James e Remus sobbalzò, lasciando cadere praticamente tutta la boccetta. La pozione divenne marrone al posto che verde acido. La guardò dispiaciuto, prima di concentrarsi sull'amico.
"Innamorato?" gli venne da ridere. "Un Black che si innamora. Fantastico."
"Sta zitto, Potter." Sirius Black lasciò cadere la borsa. "Sta solo zitto. Remus, James è un coglione."
"Ricevo e sottoscrivo. Quindi la pietra nera che hai al posto del cuore, continua a rimanere fredda?"
"Oh, non ti ci mettere, eh?! Parli tu che hai le mutande di piombo!"
"Beh, perlomeno Sirius, prima di spezzare loro il cuore, almeno glielo smolla." Frecciò James, mentre quell'altro alzava gli occhi al cielo, deciso a non dare corda neanche stavolta alle pressione di quei tre. "Ma qualcuno deve avergli fatto dimenticare come ci si prova."
Il dito medio fu interrotto da Lumacorno che, entrando e ridacchiando, glielo abbassò con la manina senza nemmeno un'ammonizione.
Era se possibile ancora più ingrassato e tra una leccata di culo e l'altra a gente più o meno importante, riuscì a richiamare i primi entrati all'attenzione.
"Quest'oggi farete lezione con i Corvonero, invece che con i Serpeverde." Annunciò, mentre i primi mantelli neri e blu entravano in aula. "Come ben sapete, la Professoressa Ignatia Mumps è momentaneamente irraggiungibile, e abbiamo dovuto apportare alcune modifiche al piano lezioni."
"Oh, cazzo." Borbottò Weasley. "I Corvonero sono dei secchioni. Ci faranno sfigurare come al solito."
"Faranno sfigurare te, semmai." Se la ghignò Potter, che, con profondo odio di chi lo conosceva, riusciva ad essere bravo praticamente in tutto con il minimo sforzo. Anche se in pozioni era stranamente surclassato da Piton e dalla Evans, cosa che gli faceva girare non poco le palle.
"Professore, avete saputo qualcosa della professoressa Mumps?" disse quest'ultima, sedendosi nell'angolo più lontano dal Malandrino.
Quello le rivolse un sorriso gigantesco, a detta di Potter un po' troppo viscido, anche se un po' tirato.
"E' ammirevole la sua preoccupazione, signorina Evans, ma vedrà che la professoressa avrà solo avuto qualche piccolo inconveniente."
"Ma...!"
"Sta benissimo. Tornerà a breve."
Certo, come no, pensò Black in modo cupo. Quell'uomo non poteva stargli più sulle palle. Non fiutava l'odore di Mangiamorte nemmeno sotto incantesimo e non faceva altro che adorarlo per il cognome che portava sopra la testa. Lo apprezzava per la parte più oscura di lui...assurdo.
In quei giorni non facevano altro che capitare cose strane e la gente non faceva altro che fissarlo. Sirius Black, il diseredato. Essere stato preso a calci in culo per tutta la vita dalla sua famiglia non pareva bastare a dissipare i sospetti dei suoi cari compagni, che aspettavano solo che da un momento all'altro gli comparisse un marchio nero sopra l'avambraccio.
Ma smise di pensare alle occhiatacce quando la visione di prima entrò in aula assieme ai compagni della sua Casata.
Cristhine Mcranney varcò la soglia di ingresso, ondeggiando i boccoli neri sopra le spalle.
"Bene, dovremmo esserci tutti a quanto pare." Lumacorno si allisciò i baffoni da tricheco. Sembrava stranamente sulle nuvole, come se, dietro l'aria spavalda, se la stesse facendo nei pantaloni. Chissà cosa diamine stava succedendo! "La lezione di oggi verterà su una pozione che potrebbe tornarvi utile in vista degli esami finali, ovvero il Distillato della pace. E' un piacevole intruglio che ha l'effetto di calmare l'ansia ma vi avverto, eccedere con il dosaggio di biancospino potrebbe risultare particolarmente pericoloso. Ci sono maghi che sono caduti in un sonno perpetuo, e dal momento in cui è decisamente facile aggiungere qualche milligrammo di troppo e finire con la testa sul cuscino per sempre, vi disporrò in gruppi da tre, in modo che possiate controllarvi a vicenda."
James gli si fece stranamente vicino, con un sorrisone angelico...
"Oh." Lumacorno si grattò il mento, fissando la McRanney che pareva volersi sotterrare in quel momento. "Dimenticavo che abbiamo una nuova compagna di classe, c'è una persona in più. Qualcuno vuole unirsi a lei?"
Ed ecco che Potter gli tirò la più poderosa pedata sull'alluce che avesse mai sentito, facendogli vedere le stelle e facendolo balzare in piedi come una molla.
"PORCA PUTTANA! MA CHE CAZZO FAI?!"
"Black!" Lumacorno gli sorrise. "Lieto di vedere la sua collaborazione. Problema risolto. Prego, accomodatevi!"
"Co...cosa?" Sirius rimase immobile, con ancora il pugno sollevato verso la testa di quello stronzo che con il suo solito sorrisetto da micio si accomodò con Peter e Remus, lasciandolo in una insolita situazione.
Gli lanciò un'occhiata velenosa e si sedette accanto alla Corvoncina, che nel frattempo aveva estratto in silenzio i misurini. Sembrava stranamente turbata.
Si ripresentò con voce piatta, anche se educata...questa era bella! Non l'aveva nemmeno riconosciuto. Sirius Black invisibile. Ma, perlomeno, non lo fissava come se fosse un  pericolo pubblico...anzi, iniziò a trascrivere le spiegazioni di Lumacorno senza degnarlo di uno sguardo. Non era abituato ad essere ignorato dalle donne ma forse per quel giorno andava bene così, ne aveva abbastanza.
Quando la pallosa spiegazione fu terminata, Sirius non aveva ascoltato mezza parola. Conosceva bene la Pozione della pace. Gli era servita per molto tempo, quando di notte, rinchiuso in quella prigione che era Black's Manor, non riusciva a prendere sonno.
Quando le ombre si allungavano verso il suo letto...e sua madre non ascoltava i suoi pianti, lasciandolo solo nel terrore che forse, quella volta, la nera figura all'angolo della stanza non era l'accappatoio ma una creatura oscura serva di suo padre, sfuggita al suo controllo e pronta a ghermirlo.
Quando, crescendo, non aspettava nient'altro che sentire la lama fredda della daga di sua madre contro la gola, pronta ad ucciderlo.
Spesso, l'unico modo che aveva per non pensare e prendere sonno era drogarsi di quella roba. Spesso, prima di conoscere James, prima di essere salvato, la sua mano rimaneva sospesa nell'aria, indecisa se aggiungere qualche milligrammo di biancospino in più.
Erano altri tempi, pensò con un moto di amarezza. Ma ricordava quello sguardo che vedeva riflesso nello specchio e quegli occhi, quel vuoto, erano gli stessi che aveva ora quella ragazza.
Era quello ad attirarlo tanto. E...beh, carina era carina, nulla da dire. Aveva la bocca umida e quei boccoli neri e profumati che le accarezzavano le spalle sottili...sembravano di velluto.
La fissava in silenzio da qualche minuto, e forse le stava anche dando fastidio – impossibile che non se ne fosse accorta – ma non riusciva a smettere.
Si agitò sulla sedia, sminuzzando l'Elloboro senza prestarci attenzione.
"Mi raccomando." Disse Lumacorno. "Questo pomeriggio dovrete andare a cogliere le giunchiglie sul lago, ma andranno aggiunte solo la sera tardi."
"Ci mancava solo sprecare l'ora libera per raccogliere fiori." Borbottò da qualche parte Paciock, abbastanza astioso. "Non poteva semplicemente prenderli essiccati?!"
"Fresche sono meglio." Borbottò Alice. "Essiccate rischiano di far malfunzionare la pozione."
Beh, ora aveva una scusa per rivolgerle la parola.
"Voi di Corvonero avete l'ora buca, no?"
"Sì." Rispose lei, maneggiando con cura il biancospino. "Ma posso andare da sola, se desideri passare il tempo a fare qualcos'altro."
"No. Certo che no, voglio dire, ti aiuto volentieri."
Lei finalmente alzò lo sguardo, fissandolo. Poi, in modo gentile, indicò l'elloboro.
"Lo stai tagliando male."
"Prego?"
"L'elloboro. Taglialo così." E senza tante cerimonie si chinò accanto a lui facendogli partire un battito.
Cristo santo Sirius, calmati.
Dall'altra parte della stanza, i Malandrini saltarono sulla sedia. Ci mancavano pure le occhiatacce di Remus...che colpa ne aveva, se era un essere umano normale?!
Cercò di concentrarsi su quello che stava facendo. Toglieva ai fiori bianchi oltre al fusto anche il bulbo centrale, facendo attenzione a non staccare i petali.
"Faccio questa pozione da parecchio tempo." Disse, un po' burberamente. "Non penso che tu abbia ragione."
Per essere una che sembrava terrorizzata dalla sua stessa ombra, non si fece particolarmente impressionare. Anzi, la trovava stranamente concentrata e sicura di sé.
"L'elloboro è una pianta velenosa." Spiegò, in tono mite. "Sai, il nome deriva dal greco. Significa contemporaneamente 'Far morire' e 'Nutrimento'. Togliendo la parte centrale del fiore, quella da dove si nutre, il fiore deperisce più in fretta. Muore esattamente come è scritto nel suo nome. Ho notato che in questo modo rilascia un odore gradevole, che rende il Distillato più buono. E' come se...fosse il suo destino." I suoi occhi erano intensi, mentre parlava. Sembrava incantata da ciò che stava facendo...mentre Sirius Black era assurdamente incantato da lei. "E' come se morisse più dolcemente, accettando il suo fato."
Si rese conto del suo sguardo e avvampò improvvisamente.
"S-scusa." Mormorò. "A volte mi lascio trasportare. E' che mi piacciono molto le pozioni."
Ed era vero, notò Sirius Black, mentre lavoravano assieme. Era incredibilmente brava...quasi come Lily Evans.
Notò il modo in cui lavorava, quel modo delicato che aveva di muovere le mani, la scrittura precisa, come mangiucchiava la punta della penna senza pensarci.
Alla fine della lezione il loro distillato era uno dei più belli della classe, lui che di pozioni non ci aveva mai capito molto!
"Sei stata davvero in gamba, Cristhine Mcranney." Si complimentò, in modo sincero. Lei arrossì di nuovo, guardando altrove.
Era bello il modo in cui lo faceva. Pulito.
"Devo essere stata fastidiosa." Gli disse,  mettendo via i libri. "Non sono abituata a lavorare con qualcuno."
"A casa preparavi le pozioni da sola?"
Lei annuì.
"Ho avuto modo di sperimentare molto, da sola. Vorrei diventare una MediStrega."
"Beh." Sirius si grattò la nuca. "Non sei stata fastidiosa. Anzi, probabilmente con il mio impiccio sarebbe venuta male."
Sentiva lo sguardo da avvoltoio di Potter sulla schiena ma decise di non darci peso.
"Ci vediamo alle due, allora. E' stato un piacere." Le sorrise in modo affascinante, e questa volta riuscì a tornare il Sirius Black di una volta. Bello da togliere il fiato, sicuro di sé...eppure quella ragazza abbassò lo sguardo, anzi, parve quasi chiudersi.
Lo piantò in asso con un frettoloso assenso, scappando via. Strana era strana.
Raggiunse gli altri, mentre Remus gli lanciava il suo solito sguardo saggio e indagatore.
"Quella ti frega." Sentenziò.
"Scusa?"
"Le abbiamo sentite, le tue sensazioni." Si aggiunse Minus. "Belle forti, anche!"
"Scusate." Black si sforzò di ghignare.
"Sembravi un allupato. Volevo gridarle che era in pericolo da tutta la lezione." Borbottò Remus, fissandolo di sottecchi.
"Remus Lupin, il cavaliere senza macchia a difesa delle virtù femminili!"
"Guarda che non funziona così." Continuò Lupin, e ricambiò il ghigno in modo furbetto. "L'hai vista bene? E' una brava ragazza."
"Può essere. E allora?"
"E allora fare il seduttore non funzionerà, caro il mio Sirius. E' troppo timida e seria per queste stronzate, lo si vede lontano un chilometro."
"Mi stai sfidando, per caso? Perché potrei vincere."
"Questa volta devo dare ragione al nostro lupetto." Sghignazzò James, piazzandogli un braccio attorno alla spalla. "Sei abituato a tutt'altro tipo, Black. Signorine dure, ribelli...e pervertite."
"Guarda che quelle sono le più difficili da conquistare! Ti ci devi mettere in gioco."
"Dacci retta." Tubò quello, sbattendo le ciglia. "Ti frega."
"Oh, ma cosa ascolto a fare i consigli di uno che sbava per la Evans da sette anni?"
"A proposito di Evans." E basta, quello cominciò con il suo solito stalkeraggio cercando di beccare la rossina Grifondoro che se l'era prontamente filata, e anzi, dall'accadimento sul campo la bella Lily si era se possibile ancora più isolata.
Le persone chiacchieravano parecchio di quella carezza e la Prefettina sembrava sull'orlo di una crisi di nervi.
Lasciato il rampollo intento a cercare la sua preda, tornò a squadrare Remus, che gli sorrise compassionevole.
Stava per mandarlo al diavolo quando Liu Chang gli si fece appresso, intenta a stalkerare a sua volta Potter che -  quella doveva proprio spiegargliela - sembrava particolarmente attento a non ritrovarsela tra i piedi.
Il mondo filava proprio al rovescio, pensò, dirigendosi a Trasfigurazione.
Potter che fuggiva dalle donne e Black che non sapeva più conquistarne una!





Lily Evans avrebbe volentieri strangolato qualcuno. Si era ritrovata all'angolo senza sapere come diavolo era possibile, con il nasino incipriato di Mandy Harpies, la biondina Tassorosso, a pochi centimetri dal suo.
"Per la ventesima volta..." ribadì, cercando di mantenersi calma. "...La risposta è no!"
"Non ti ho ancora fatto nessuna domanda!" ridacchiò quella, tranquilla da fare schifo.
"Non ce n'è bisogno..." ridacchiò di rimando la Evans, un tantino più istericamente. "...E tu smettila con quell'affare!" abbaiò poi, spettinando con la sola forza dell'ugola Patrick Chilton, pischellino del terzo anno di Corvonero, con una macchina fotografica più grossa della sua faccia, che da cinque minuti a quella parte aveva preso a tempestarla di fotografie.
Il Comitato giornalistico fondatore de "La gazzetta di Hogwarts" non le stava dando tregua da quando era capitato quel caos. Naturalmente era capitanato dalla biondina... anche se c'era qualcuno di quel gruppetto che non era male, come ad esempio la prefetto di Corvonero, Laverne McLaird, che si ostinava a rimanere dentro la testata per riuscire a ricavarne qualcosa di meglio che qualche pettegolezzo da strapazzo.
Avrebbe tanto voluto starsene in biblioteca a studiare il da farsi, perché col cavolo che se ne stava buona come aveva suggerito Lumacorno, ma tra quella oca della Harpies ed i suoi scagnozzi e Potter, starsene in pace era davvero più dura del previsto.
Quella dannata carezza...non c'era matricola che non la fissasse, già tutte bene informate da quello stupido giornaletto che non sembrava fare altro che inventare idiozie sul presunto rapporto tra lei e Potter!
Al posto di parlare del Rinnegato e di quello che stava succedendo, come avrebbe voluto ad esempio Laverne, si erano fissati su quello che probabilmente era stato solo un gesto istintivo, senza un perché. Ed intanto era sparita una Professoressa!
"Mi stai veramente dicendo che non c'è stato nulla?" continuò quella, facendola imprecare mentalmente. "Sembravate molto presi!"
"Harpies, tra me e James Potter non c'è niente...era fuori di testa sul campo, non sapeva nemmeno cosa stesse facendo. Contenta ora?!"
"Forse lui sarà anche stato esaurito...ma tu ti sei fiondata sul posto come se avessi avuto un fulmine sotto al didietro..." insinuò quella, che a demordere manco ci pensava.
"Sono una Prefetto!" Quasi la ammazzava, diventando rossa in faccia. "Era mio dovere!"
E pensava davvero di averla convinta almeno un pochino quando un demonio comparve da dietro e se la strinse contro con un ghigno da iena.
"Non crederle." Se la godette James Potter, con gli occhi d'oro che brillavano. "Facciamo un sacco di sesso." E avendo imparato la lezione della volta scorsa, parò la gomitata che la Evans gli stava tirando nuovamente sullo stomaco.
L'avrebbe volentieri pestato ancora, ma quello ridendo le afferrò il polso e la trascinò come un tornado via dal corridoio, quasi facendola volare.
"Hey! FERMI!" La Tassorosso, dopo un attimo di esitazione, prese a rincorrerli assieme alla sua equipe ma il Malandrino l'aveva letteralmente sbattuta dietro una statua che, dopo averle tirato il naso, si era spostata di tre quarti, nascondendoli alla vista.
Le tappò la bocca con la mano e sorridendo cercò di tenerla ferma, cosa ben difficile visto che quella maledetta si era messa a scalciare come una matta. Ma più si agitava, più sentiva ogni centimetro del suo corpo contro il mantello...
"POTTER!" Strillò, una volta che si trovarono da soli.
"Heylà Evans!" lui era un raggio di sole, come al solito. "Salvata appena in tempo!"
"Salvata?! Non fai altro che alimentare le loro dicerie!"
"Perché? Dire il contrario servirebbe forse a qualcosa?" disse quello, rimettendo a posto la statua del troll. "Ti do una notizia, tesoro: la verità è quella che decidono di scrivere sui giornali."
"Molto saggio...potrei anche crederti, se non fosse che è quella verità che ti fa comodo!"
"Ah sì?" lui la guardò intensamente, sardonico. "E così pensi che io ci guadagni qualcosa con te al mio fianco? Non ti facevo così vanitosa, rossa."
"Di certo non è il contrario!" frecciò lei, punta sul vivo. "E non rigirare la frittata! Non ho detto questo, solo...non mi va che vengano fuori notizie senza fondamento!"
"Ohhh, povera, immacolata Lily Evans...sarebbe una tragedia per la tua reputazione se si venisse a sapere che te la fai con questo demone puro!" fece James, finto melodrammatico. "Niente lode alla fine della carriera scolastica, per le cattive bambine."
"Ma tu guarda, fa anche finta di offendersi." La bella Grifoncina ne aveva le scatole davvero piene. "Quel Dissennatore poteva sbaciucchiarti un po' di più, sai? Sembri in cerca di affetto!"
"A proposito di affetto..." lui si avvicinò come un predatore.
"Non cominciare nemmeno..."
"...Volevo solo ringraziarti per essere corsa sul campo...la prima della fila a vedere come stavo..."
"...Il primo della fila era Sirius, che ti stava per prendere a sberle. Cosa che non sembrava affatto una cattiva idea."
"Ammettilo, Evans. Eri preoccupata per me."
Lily fece un sorrisino acido...non retrocedendo di un millimetro, anche se James era pericolosamente vicino. Se sperava di intimorirla sbagliava di grosso.
"Puoi vederci quello che ti pare in quello, ma sta di fatto che quando il dovere mi chiama, a differenza tua so cosa devo fare."
"Anche io so cosa si deve fare. Correre il più lontano possibile e non voltarsi indietro. Il dovere è per gli sfigati, Evans! E comunque il tuo nobile gesto ti ha messo i riflettori addosso perché quando si parla di me, non c'è Dissennatore al mondo che freni la curiosità...quindi non ti lamentare se ora la gente ti sta addosso."
Che voglia che aveva di colpirlo su quella sua stupida faccia! Gli agguantò il bavero della camicia pronta a strangolarlo.
"Guarda che è stato il TUO gesto a mettermi i riflettori addosso!"
"Che? Quale gesto?"
Lily Evans si bloccò sul posto. Cosa? Non se lo ricordava?!
"Mi prendi in giro?!"
"Ho un buco nero di quello che è successo. Cosa avrei fatto, di grazia?"
"Tu..." ecco. Ora la Evans era arrossita davvero. Si schiarì la gola, senza sapere nemmeno come dirglielo. Che situazione assurda. "...Ecco...mi hai fatto una...una carezza."
Era ancora vicina al suo viso, e vide i suoi occhi d'oro stringersi un poco e poi allargarsi...James Potter non disse una parola, e quel modo di fissarla in silenzio iniziava a metterla a disagio.
Improvvisamente si fece guardingo e le afferrò una spalla, portandosela ancora più vicina. Che intenzioni aveva?!
Fece per ribellarsi quando lui le mise un dito sulla bocca, con un'espressione decisamente seria.
"Shht."
Tenendosela ancora stretta, infilò la mano nel mantello ed estrasse la bacchetta, guardando in direzione delle scale.
"C'è qualcosa là." Le sussurrò tra i capelli, facendole balzare il cuore in gola.
"Ma che stai dicendo?"
Il corridoio era deserto...tutti erano andati a lezione. Eppure Potter lo percepiva...c'era qualcosa che respirava, appena oltre i gradini. Aveva l'odore di un predatore...ma non riusciva a vederlo.
Improvvisamente qualcosa, sul soffitto, fece tintinnare i lampadari. Lily Evans sguainò la sua bacchetta, puntandola assieme a quella di Potter sulle arcate, ma tutto quello che vide fu una lunga coda nera a squamosa che scompariva oltre la finestra.
"Ma che accidenti ...!" corse ad aprire le vetrate.
"Lily, no! Aspetta!"
Ma la rossa si era già affacciata. Nulla. Qualunque cosa fosse, era scomparsa.
"Ma che diavolo era?!" si girò verso James, sconvolta. "L'hai vista anche tu?!"
"Sembrava...una grossa lucertola..."
"Come hai fatto ad accorgertene?"
Lui si frizionò i capelli, improvvisamente a disagio. Guardò altrove, senza risponderle...davvero strano.
"Dobbiamo avvisare i professori."
"Forse era una creatura di Hagrid..."
"Può essere. Ma non è che la cosa sia rassicurante!" James gettò un'ultima occhiata fuori. "Per prima cosa, mi leverei di torno. Non sappiamo cosa sia e di certo non potremmo fare molto di meglio di una McGranitt."
"James Potter che segue il buon senso?" Quello era ancora più sorprendente di quanto avevano appena visto. "Cosa ti è successo?"
Lui continuò a non rispondere, e così alla Grifoncina non toccò che seguirlo, chiedendosi che cosa accidenti gli fosse preso.
Ma la verità era che l'incontro con il Dissennatore gli aveva dato ben da pensare, perché quella carezza era l'unica cosa che ricordava. La paura di perderla...il cuore che batteva come un tamburo...l'odore del suo capelli contro la guancia.
Un sentimento che cercava di scacciare gli stava crescendo dentro...qualcosa che era rimasto latente per tutti quei sette anni.
Altro che Creature Oscure, pensava, accanto a quella maledetta.
C'erano problemi che proprio non sapeva come affrontare.









Sirius Black adocchiò il tempo fuori dalle arcate chiedendosi perché mai dio ce l'avesse tanto con lui. Pioveva da fare schifo.
Aveva un appuntamento – oh beh, insomma, quello che era-  con una favola di Corvonero ed al posto di godersi un piacevole sole primaverile, avrebbe raccolto i fiori nel fango, inzuppandosi...sempre che la McRanney avesse voglia di farlo. Aveva delle scarpette decisamente costose...e Black aveva occhio per certe cose.
Stramalediceva Lumacorno e la sua idea malsana, mentre, camminando, superava starnuti e bestemmie da parte di un gruppetto di Tassorosso a cui era toccata la sfiga di fare Erbologia.
Uno di essi gli scoccò un'occhiata intensa...cercò di non badarci ma quel giorno i guai non avevano voglia di lasciarlo in pace, perché, impegnato com'era a squadrarlo male, andò a sbattere niente di meno che contro un Auror.
"Cazzo."
"Fa attenzione, ragazzo. E modera la lingua."
L'uomo lo squadrò dall'alto dei suoi baffi, un bestione panciuto con una enorme spada alla cintura. Accanto a lui c'era un altro Auror, più giovane e snello.
Black borbottò una scusa ad occhi bassi, fece per spostarsi ma quest'ultimo piantò il piede contro lo stipite con uno schianto, bloccandogli il passaggio.
Gelo.
Sirius Black alzò lo sguardo. Lentamente.
"Questi sono proprio gli occhi di chi non permette certe offese." Ghignò quello, serrando la mandibola. "Gli occhi di un Black oltraggiato sono distinguibili ovunque."
"Un Black, hm?" L'omone accarezzò la spada. "Ecco perché mi pizzicavano le nocche."
"Sirius, giusto?" proseguì l'altro, mellifluo. "L'unico ad avere lo stemma di Grifondoro."
Lui rimase in silenzio, gli occhi cupi.
"Ti ha fatto una domanda, ragazzino."
"Ho sentito." E li guardò col suo solito modo altezzoso che gli era costato più di un pugno, in passato. "La mia risposta è vaffanculo."
Non aspettavano altro. L'enorme manona dell'Auror più adulto gli calò sulla spalla come un macigno.
Gli si avvicinò ad un palmo dal naso, mentre rimaneva immobile, a squadrarlo con disgusto.
"Non avevo dubbi." Gli sorrise. "Lo sguardo schifato è tipico della tua famiglia, Black. E anche i modi. Potrai vestirti di oro, ma dentro rimani uno di quei parassiti e devo dire che sono stanco di vedervi gironzolare dove non dovreste. Forse una visitina al Ministero per oltraggio ad un pubblico ufficiale ti farebbe passare l'alterigia."
"Non è colpa mia se la mia famiglia vi pianta delle grane." Sibilò Sirius. "Siete così ottusi da non capire che stiamo dalla stessa parte..."
Una botta, ed eccolo inchiodato al muro. Nulla, non c'era verso. Quella gente lo odiava...chissà quanti ne avevano persi, di compagni, per colpa del suo cognome...
"Non starò mai dalla stessa parte di un Black."
"Art, calmati." Intervenne rudemente l'altro. "Siamo comunque sotto la giurisdizione di Silente."
"Silente ha permesso a questa feccia di entrare." Ringhiò l'altro. "Scommetto un occhio della testa che questi qui c'entrano qualcosa con quanto sta succedendo...dì un po', Black, dov'è il resto della famiglia? So che ce ne siete un po', qua dentro. Dove stanno?"
"A crepare, mi auguro."
"Le piante cattive non crepano mai."
"Si può sapere che cazzo volete da me?"
"Ti spaventiamo, ragazzino? Guarda che noi siamo i buoni..." Improvvisamente, sulla soglia del corridoio apparve Cristhine McRanney, che si bloccò con la mela ancora in bocca a squadrarli.
L'Auror lo lasciò lentamente andare, anche per rassicurarla. Le fece un sorriso forzato.
"E' tutto a posto, signorina."
Sirius si pulì i vestiti, con dentro...rabbia, un sentimento oscuro che gli contorceva le viscere.
Poteva essere finita lì...ma quello tornò indietro, accostandosi al suo orecchio.
"Ti terremo d'occhio, Sirius Black. Forse sei davvero convinto di non essere marcio dentro...ma è colpa tua se la famiglia Wassall è scomparsa. Non lo dimenticare."
Capì di aver osato troppo quando dentro gli occhi neri d quel ragazzo si agitò come una belva feroce...un vuoto che per un breve istante gli congelò le membra, nonostante fosse il doppio di lui e con una spada grande quanto il suo braccio.
La mascella di quell'uomo era quasi morbida sotto il pugno di Sirius...godette nel sentire l'impatto. Le orecchie fischiavano, il braccio si era mosso da solo. Tutto degenerò in un istante.
Cristhine lanciò un grido.
Un istante, e l'altro Auror lo schiantò a faccia per terra, agguantandogli le braccia con un sorriso largo.
"Ora credo proprio che il Ministero non sia più un'opzione." Rise, soddisfatto, mentre quello ansimava contro le piastrelle. "E magari anche Azkaban."
"Fermi!" la Corvonero gli si agganciò al braccio, allarmata. "Così gli spaccherete le costole! Siete impazziti?"
"Fuori dalle scatole, ragazzina. Stai intralciando la giustizia."
"Art, stai bene?"
"Mai stato meglio." Ghignò quello, tirando in piedi Black in modi tutt'altro che delicati. Quello lo fissò astioso come un cane ma ormai ce l'aveva in pugno.
"Lo sapevo che non eri chi dici di essere. Hai il sangue nero."
"Vaffanculo." Ringhiò Sirius, dando uno strattone. "Se speri di farmi paura..."
"Given, avvisa Silente. Avrà uno studente in meno, a lezione."
"Ma questo è abuso di potere!" Cristhine era sbalordita. Indignata. Voleva solo raccogliere quei benedetti fiori in pace, e si era appena ritrovata invischiata in quel casino...sembrava un film anni settanta.
Il ragazzo con cui aveva fatto lezione la fissò di sfuggita...aveva i capelli spettinati sul viso, le labbra serrate...e due occhi che per un istante le fecero paura.
Fece per dire ancora qualcosa, quando un gufo picchiettò sulla finestra, e tutto sembrò fermarsi. Gli Auror sbiancarono, fissando alle sue spalle.
Si girò, vedendo un bel volatile di uno strano piumaggio dorato, con gli occhi rossi come il sangue. Era il gufo più grosso che avesse mai visto.
Picchiettò ancora, educatamente, contro il vetro. Alle zampe portava una lettera.
"Oh, porca puttana!" sbraitò il primo Auror, dimenticandosi di immobilizzare Sirius, ma ormai non ce n'era più bisogno: il Malandrino attaccò a ridere.
Ma erano tutti fuori di testa?
"Non azzardarti ad aprire!" ululò il secondo, additandola.
Cristhine rimase immobile solo un istante...poi, con un cipiglio furbetto e battagliero che nessuno le aveva mai visto in faccia, fece l'esatto opposto ed il volatile fece cadere la lettera sopra le loro teste.
Quelli saltarono all'indietro come se fossero davanti ad una bomba ad orologeria...ma la lettera si librò a mezz'aria e ne uscì del fumo verde.
"Ciao, dolcezza!" ridacchiò una voce, mentre il fumo si modellò fino a formare una indistinta figura umana. Una donna, senza dubbio...ma era come se avessero appena visto il diavolo.
"Ciao, Euphemia." Ghignò Sirius, di colpo allegro come pochi. "Come te la passi?"
"Alla grande, dolcezza. James? Sta meglio?"
"Oh, una pacchia. Tuo figlio riprende sempre...dovresti saperlo."
"Signora Potter..." azzardò il primo Auror, con la tremarella. La figura fumosa si girò verso di lui e, anche se il viso non era ben distinguibile, Cristhine vi intravide un ghigno feroce.
"Art Walker. I miei poteri non sono più quelli di una volta, se ho lasciato che mettessi le tue manacce indegne su questo gioiellino."
"Signora Potter, noi...noi non sapevamo che..."
"...Questa lettera doveva arrivare cinque minuti fa, ma non ho previsto la pioggia. Scusami dolcezza." Continuò quella, rivolta a Sirius.
Oh, quanto cazzo amava quella donna.
"Non c'è problema, Euphemia. Ti saluterò James."
"Sì, per favore. Digli di evitare il purea di patate a cena, se puoi. Gli elfi lo faranno troppo liquido e ci si soffocherà dentro. Quel cretino non sa proprio mangiare."
La McRanney guardò da uno all'altro con gli occhi a palla, mentre quelli iniziavano a parlare del più e del meno e i due Auror si facevano piccoli piccoli in un angolo.
Con una ulteriore ghignata di Black, la donna ordinò loro di levarsi dai piedi ed incredibilmente quelli lo fecero, senza neanche troppo obiettare!
"Dolcezza, io vado. Fleamont sta distruggendo la cucina...si è messo in testa che vuole cucinare e vorrei evitare. Quei due dementi non ti daranno più fastidio."
"Ti ringrazio, Eu."
"Non ci pensare troppo." Attaccò lei, improvvisamente più dolce. "A certa gente passa l'aria tra le orecchie. E state attenti. E' da un po' di tempo che avverto energie negative attorno alla vostra scuola...tienimi d'occhio James, ti prego, mi verrà mal di testa a furia di predire tutte le stronzate in cui si ficca. Ormai ho più a che fare con Silente che con mio padre."
Scomparve con un piccolo pop, mentre Black continuava a ridacchiare.
Forse non era tanto normale.
"Hey...tutto bene?" si azzardò a chiedergli.
"Era la madre del mio migliore amico. Mi tira spesso fuori da guai."
"Conosci veramente Euphemia Potter?" chiese quella, sgranando gli occhi. "E' una leggenda vivente!"
Sirius Black si ricompose...negli occhi, quel buio era passato. Anzi, era decisamente più sereno.
"Vivo da loro. Sono come..." guardò altrove, quasi malinconico. "...diciamo che sono la mia famiglia."
"Mi dispiace per quanto accaduto." Mormorò lei, improvvisamente imbarazzata.
"Già." Black sembrava non volerne parlare. "Non sto molto simpatico agli Auror."
Camminarono in silenzio, pensando...pensando a ciò che li metteva in fuga...
"Sicuro di stare bene?" chiese la Corvoncina, anche per rompere quel silenzio teso.
"Mai stato meglio. Anzi. Ti ringrazio per essere intervenuta!" Lui le rivolse un sorriso che avrebbe fatto sciogliere praticamente chiunque e per la ventesima volta in quella giornata, alla bella McRanney passò di testa che la bellezza di quel tizio non sembrava affatto normale.
Era...troppa. E sembrava assurdamente interessato a lei...per tutta la lezione, non aveva fatto altro che fissarla.
Ma forse...forse perché sapeva, pensò tristemente. Sapeva cosa li univa...e se per lei non era un problema, forse lo era per lui.
Allora perché chiederle di raccogliere quei fiori? Perché sembrava ruotarle attorno da tutta la giornata?
Si interruppe di botto, perché vide un folto gruppetto di persone sotto le arcate, tutte con i guanti di gomma per raccogliere le giunchiglie e tutte che squadravano la pioggia con aria decisamente incazzosa.
Tutta quella gente...
Sirius Black si voltò indietro, fissandola sorpreso mentre i suoi piedi si bloccavano sul posto.
"Stai bene? Sei sbiancata."
"Io..." mormorò Cristhine, tenendosi il petto. "Io non sono molto a mio agio in mezzo alla folla."
Lui allargò gli occhi, senza dire una parola. La ragazza era pallida...e tremava. Qualcosa la stava spaventando...anche se non capiva cosa. Prima era sembrata così coraggiosa, così battagliera!
Poi si voltò verso i suoi compagni, proprio ripensando a come aveva rischiato la fedina penale per difendere quello che era a tutti gli effetti uno sconosciuto. Solo per fare ciò che le sembrava giusto.
"Hey voi! Fuori dai coglioni!" tubò ad alta voce, con la finezza di un comodino.
Cristhine gli si aggrappò al braccio, diventando viola in faccia.
"Ma...ma che fai!"
"Ti rendo il favore." Le sorrise di nuovo, caldo come l'estate. "Un Black non vuole mai avere debiti, Cristhine McRanney."
E senza tante cerimonie praticamente spodestò la fila di gente creando un varco, utilizzando, questa volta non senza un certo piacere, la sua nomea...quando un Black ti dice di levarti dalle palle, tu ti levi dalle palle.
Fuori la pioggia scrosciava come una dannata.
"Ci beccheremo una polmonite." Sentenziò, seccato. "Ecco perché stanno tutti qua fermi. Aspettano che passi."
Immaginò che la ragazza si tirasse indietro...invece, fece qualcosa che lo lasciò incantato.
Cristhine McRanney alzò la bacchetta, e, affiancandola ad una mano nuda, fece dei movimenti talmente delicati che sembravano il volare di una farfalla.
Le gocce d'acqua cominciarono ad andare in obliquo, scivolando come su uno specchio invisibile e formando un passaggio asciutto in mezzo alla tempesta.
Un corridoio nella pioggia...che iniziò a riempirsi di piccoli arcobaleni per via dell'umidità. Lui se ne era sempre sbattuto dei panorami ma doveva ammettere che era davvero uno spettacolo.
La ragazza gli sorrise di rimando, timidamente, e si girò a fissarlo, visto che era rimasto letteralmente imbambolato.
"Vieni?"
Quella ragazza iniziava a piacergli un sacco, pensò Black, affiancandola con una risata leggera. E gli piacque ancora di più quando, immersi con le caviglie nel lago, si ritrovò a farci delle interminabili chiacchierate.
Era sveglia, intelligente e sembrava vedere il mondo in un modo più sensibile degli altri.
"Trovata!" esultò Black alla fine, agguantando la prima giunchiglia, aggrappata saldamente al fondo fangoso.
La Corvoncina si sporse un po' per vedere, ma nell'entusiasmo il suo piede scivolò e cadde in avanti, non prima di aver afferrato istintivamente la camicia di Black che si ritrovò trascinato a peso morto nell'acqua, con ancora un punto di domanda in testa.
"Oh no! Sono fradicia!" Cristhine fece un salto di due metri, guardandosi i capelli, gocciolanti, e le vesti completamente bagnate.
"Accidenti!" esclamò Sirius, scattando a sedere. "Ho fango ovunque!"
"Oddio! Scusa! Non volevo far cadere anche te, Black!" e, nel panico, afferrò un fazzoletto, fradicio, e senza un minimo di senso iniziò a tamponargli l'orlo della giacca.
Accorgendosi poi dell'assurdità della cosa, si bloccarono. E scoppiarono a ridere.
Sì, gli piaceva, pensò nuovamente Black, lacrimando e ululando con lei. Le ragazze di quasi tutte le aule assistettero con gli occhi a palla il famoso ed irraggiungibile Sirius Black ridere come un pazzo accanto alla tizia strana che nessuno aveva avuto modo di conoscere...e le voci iniziarono a correre, soprattutto quando, il giorno dopo, il letto della McRanney fu inondato di curiosi fiori di Elloboro tenuti assieme da quello che senza dubbio era il velluto nero dei Black.
Ma per il momento, nessuno dei due pensava a quello. Per il momento c'erano solo due tizi strani che ululavano e si schizzavano come due bambini. Forse Hogwarts non era tanto male, pensò Cristhine, accogliendo le risate come se fossero ossigeno fresco, deliziose risate che da tanto non avevano avuto modo di uscire.
Non si rese nemmeno conto che la sensazione di pressione al petto non c'era più...e che bastava solamente farsi una risata assieme ad un suo coetaneo per farsi scivolare di dosso tutto quanto.
Forse, in fondo, aveva sempre avuto ragione Silente: forse la sua fuga era davvero finita.

M.A.R.A.U.D.E.R.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora