Saaalve a tutti! Eccomi di nuovo. Purtroppo con l'organizzazione del matrimonio e il lavoro, sono davvero tanto impegnata e ci metto un po' di più per aggiornare. Ma alla fine, rieccoci sempre qui!
Vi lascio il nostro riassunto degli episodi precedenti.
Abbiamo lasciato i nostri Remus e Tonks a Villa Malfoy, dopo la festa della Strigora dove Tonks ha stracciato Remus alla gara delle bevute ottenendo in premio di farsi accompagnare al gran Galà per proteggerlo dalle grinfie di Paige. Lì incontrano Lemon, una ragazza membro dei Magi-Ranger, un gruppo composto da druidi che fa uno strano uso della magia senza ausilio della bacchetta e con lo scopo di proteggere le creature non umane dalle attività illecite dei maghi. Dopo svariate peripezie, riescono ad aiutarla a liberare dei draghi tenuti in cattività e, finalmente, Remus decide di aprire il suo cuore alla nostra colorata streghetta, i cui poteri sono temporaneamente impazziti per colpa di un dispetto di Narcissa, che sembra odiare la nipote tanto quanto Bellatrix. Tonks fa conoscenza anche con Eris, una bambina figlia di Porfiria Malfoy che, a quanto pare, è la futura promessa sposa di Regulus Black, e con Rodolphus Lestrange, il misterioso quanto implacabile futuro marito di Bellatrix che sembra essere lì per un motivo ben preciso: la nostra Ninfadora. I Black, infatti, hanno delle mire sulla Grifondoro ma non solo: cercando di decifrare il misterioso indovinello che qualcuno ha lasciato loro su un comodino, Remus indaga per i corridoi della tenuta e si imbatte per caso in una strana conversazione fra Lestrange e Nartrix dove parlano di problemi con le Giratempo e diabolici piani...
Nel frattempo, a scuola, Lily Evans sta per essere nominata Caposcuola ma la cosa non sembra più farle così piacere... mentre James, dopo aver chiuso definitivamente qualsiasi rapporto con Liu Chang, decide di usare proprio una Giratempo per portarla di nascosto al mare e passare con lei, finalmente, un pomeriggio sereno. Tuttavia, all'orizzonte compare un nuovo pericolo: il Dissennatore Rinnegato, colui che, alla partita di Quidditch, ha attaccato proprio il nostro Marauder dicendogli che avrebbe dovuto morire e mostrandogli il suo futuro – futuro che poi Silente gli ha fatto dimenticare proprio su richiesta del nostro James, ottenendo con questa mossa il potere dell'onniscenza. Silente sa perfettamente, ora, che cosa accadrà e quale sarà il suo compito: far sì che il destino si compia e proteggere Harry.
Scampati per un pelo al nemico, i due ragazzi fanno anche un'inquietante scoperta: le Giratempo , nel mondo, si stanno rompendo.
Nel frattempo, il nostro Sirius ha misteriosi flashback riguardanti il suo passato, quando il suo rapporto con suo fratello minore si è rotto a causa di ciò che capitò a una loro amica di infanzia, Michelle Wassal, che i due credono morta da tempo e che, invece, sta per arrivare proprio a Hogwarts tramite l'erasmus organizzato con le altre scuole. Cosa accadrà?
Villa Malfoy era tornata relativamente tranquilla, anche se ancora si sentiva odore di fuliggine e zolfo... e anche qualcosa di dolciastro e appiccicoso, un misto tra panico e sudore e pusillanimi uomini e nevrosi femminili.
L'aria era compatta, rovente. Si sposava con il tramonto color bronzo alla fine del viale alberato.
La lunga fila di carrozze era quasi terminata, niente più clangore di ruote a corsa libera, bauli sbattuti su sedili foderati e scalpiccio di zoccoli di cavalli alati isterici.
Nessuno degli animali si era azzardato a levarsi in volo nonostante gli schiocchi delle fruste – l'odore dei draghi permeava ancora il cielo - e ne era conseguito un traffico di parecchie ore, ma ora che il grosso degli ospiti era scappato era tornata una placida calma sul sentiero. Passava una carrozza ogni mezz'ora circa.
Rodolpus Lestrange picchiettò una scatoletta d'argento per farne uscire l'ennesima sigaretta, che poi gli penzolò dal labbro inferiore mentre si frugava nelle tasche in cerca di un accendino.
Un gesto semplice. Un gesto che avrebbe fatto storcere il naso a parecchia gente, dentro la magione alle sue spalle.
Era da Babbani frugarsi nelle tasche alla ricerca dello zippo. Ma usare la bacchetta, in quel particolare momento, non era opportuno.
Non lo era nemmeno fumare, ma fanculo.
Non c'era necessità di essere così accorti. E poi, a Rodolphus Lestrange non interessavano certe stronzate.
A dire il vero, quell'uomo non si interessava quasi di niente. Solo dell'alcool. E di una sola donna al mondo.
Tutta la sua personalità di quei tre giorni era stata costruita su misura per la sua missione. Indossata come un vestito.
I ghigni sardonici, l'affabilità, il fascino corrotto.
La recita di un involucro vuoto.
La freddezza e l'apatia erano stampate sulla sua espressione e avviluppate intorno alla sua spina dorsale come schegge d'acciaio.
Avrebbe potuto recidere la gola di un neonato con quella stessa faccia spenta.
Non sentiva niente.
Il ché faceva di lui il soldato perfetto. O un perfetto psicopatico.
Spesso le persone che, riluttanti, avevano avuto a che fare con lui, si erano chieste che fine avrebbe potuto fare il primogenito dei Lestrange se Bellatrix Black non avesse trovato un modo per incatenarselo a sé. Avvolgere quel buco nero che era il suo spirito attorno alle proprie dita setose e stringere fino a incanalarlo e riassemblarlo in essere fatto di fervente venerazione, lealtà cieca e morbosa, indistruttibile come la più cocente delle fedi.
Il cane dei Black, lo chiamavano. Che bruciava prostrato ai piedi della secondogenita, della più squilibrata.
La cui zia, ora, appariva nelle piccole fiamme del suo accendino con un sorriso melenso, che sapeva di vini pregiati, di ciliegie al maraschino, di promesse violente.
Civettuolo e terrificante.
Ultimamente, Walburga lasciava sempre più spesso i capelli sciolti, lunghe e gonfie onde nere come tormalina liquida che le avvolgevano la faccia bianca e affilata. Quel modo di essere - un po' trasandato - poteva significare che le cose stessero andando molto bene o, molto male. Il ché era inquietante in entrambi i casi per motivi opposti.
La donna gli ricordava Bellatrix, sebbene la crudeltà e la follia della zia avevano un qualcosa di meno feroce e molto più insidioso.
"E dunque, mio caro." cinguettò, sbattendo le lunghe ciglia attraverso le fiamme. "Hai raccolto sufficienti informazioni?"
"Pensavamo che la mocciosa dei Pendragon riuscisse ad attirare una buona parte dei suoi colleghi Magi-Ranger nella nostra trappola. D'altronde, erano tutti fuori dalla villa, in attesa di intervenire. Ma a quanto pare, ha trovato un alleato più propizio per entrare nei recinti. E non solo. Lei e il suo gruppo si sono dileguati prima che potessimo fare alcun ché. A quest'ora saranno già tutti al sicuro nei loro dannati templi arborei, nel cuore di chissà quale foresta."
"Ah, quei dannati druidi." sospirò Walburga, come se stessero parlando di tacchi a spillo particolarmente scomodi. "E dimmi, come è stato possibile che la parola d'ordine delle gabbie dei draghi sia trapelata così in fretta? Eravamo d'accordo che i Magi-Ranger avrebbero dovuto ottenerla solo quando la ragazzina si fosse trovata alla strette. Avrebbero dovuto raggiungerla all'ultimo con l'obbiettivo di tirarla fuori dai guai, per poi... bruciare tutti."
"Non ne ho la certezza." rispose Lestrange, atono, continuando a fissare la strada. Era in arrivo una carrozza. "Ma credo che c'entri la marmocchia dei Malfoy. Eris."
"La promessa sposa di Regulus?" Walburga diede la perfetta imitazione di una nobildonna colta di sorpresa. Si portò la mano alla bocca formando una "O" perfetta.
La trovava estremamente fastidiosa quando faceva la teatrale. Tutte quelle scene erano solo perdite di tempo, a parere di Rodolphus.
"E' stata vista giocare assieme a Lemon e Ninfadora nella fontana. Quella bambina gironzola dappertutto e ficca il naso ovunque, è molto probabile che abbia sentito dei draghi da una qualsiasi delle guardie o dalla madre stessa. Quella donna non brilla certo per intelligenza..."
"Ne convengo. Ma chiunque fosse venuto a sapere della parola d'ordine sarebbe stato vincolato al segreto con la magia."
"Ci sono svariati modi per dire qualcosa senza dirlo." Lestrange si strinse nelle spalle. La sigaretta era arrivata alla fine. La schiacciò sotto il tacco della scarpa con molta lentezza e cura. "Un disegno, un indovinello... la parola d'ordine non era protetta bene."
"Informerò chi di dovere. Non desidero certo avere in seno una nuora che si ribella!" ridacchiò la strega in modo glaciale. "Desidero il meglio, per il mio secondogenito. Ma confido che Regulus saprà domarla, in futuro. D'altronde, Eris Malfoy è ancora una bambina, facilmente manipolabile."
Un guizzo nei pensieri di Lestrange. Come una fiammella viva, pulsante.
Una piccola intenzione. Una frase che rimase solo un pensiero.
"Hai già fallito più volte in passato con i bambini ribelli, l'hai forse scordato?"
Fu piacevole, come sentire finalmente il tocco di una carezza su un arto atrofizzato. Fu quasi tentato di stirare un ghigno, per un breve istante.
Di dirglielo, anche solo per vedere le rughe attorno alla sua bocca farsi più prominenti.
Poi tornò l'apatia.
La carrozza era sempre più vicina. Una decina di minuti al massimo.
"E dimmi!" Walburga batté le mani. "Cosa ne pensi del nostro coloratissimo colibrì? Parlo della piccola Ninfadora, ovviamente."
Quello che le interessava davvero.
Lestrange uscì dai cespugli dove era acquattato, mimetizzato nelle ombre del fogliame come un ghepardo.
Il tramonto ora incendiava il cielo rendendo la terra sotto ai suoi piedi quasi rossastra.
Camminò senza nessuna fretta, calcolando con calma traiettoria di tiro, la velocità degli elementi in gioco.
"La bambina è sana e forte. Ma non si piegherà mai a voi." mormorò, inclinando appena la testa e socchiudendo gli occhi mentre tirava fuori la bacchetta. "Ha un animo incorruttibile fino alla stoltezza. Avreste molta più speranza con Sirius. E questo la dice lunga."
"Ahw."
La strega stortò la bocca come una bambina imbronciata, a cui era stata tolta dalle mani una caramella.
"Che peccato. Così giovane." schioccò le labbra, scuotendo il capo desolata.
Rodolphus finalmente le piantò sopra lo sguardo. Reggere l'accendino iniziava a diventare seccante. E aveva bisogno di un sorso.
L'alcool era l'altro amore della sua vita. Assieme alla morte. Assieme a Bellatrix.
"Torno agli ordini principali?"
Occhi da squalo. Un ghigno che avrebbe sedotto gli inferi.
"Sì. Tra poco sarà fuori dalla tenuta dei Malfoy, quindi... uccidila pure." cinguettò Walburga Black. "E ti prego. Falla soffrire."
E la fiammella si spense con uno schiocco.
Rodolpus sospirò. Si sedette per terra, incrociando le gambe e appoggiando i palmi sulle ginocchia.
In attesa.
L'idea di fare fuori la ragazzina era seccante. Non perché avesse degli scrupoli verso di lei, ma... Bellatrix non l'avrebbe presa affatto bene.
Bellatrix avrebbe voluto metterci le mani sopra personalmente. Fin da quando aveva scoperto della sua esistenza, la sua giovane promessa non pensava ad altro. Le sue lettere da Hogwarts grondavano di odio e frustrazione. Vivere sotto lo stesso tetto della figlia di sua sorella maggiore e non poterle torcere nemmeno un capello doveva essere estremamente difficile, per lei, ma gli ordini erano ordini.
Non spettava a Bellatrix intervenire in merito.
Anche se nessuno degli incantesimi che avrebbe usato lui avrebbero equiparato anche solo in minima parte la violenza, l'invettiva e la genialità di quelli di lei.
In qualche modo, ne sarebbe stata delusa.
Rodolphus non amava la tortura inutile. Era un soldato, un pragmatico. Uccideva in modo liscio, rapido, senza fronzoli inutili, senza perdita di tempo. La magia era solo un'arma come le altre per arrivare ad un fine, spada o bacchetta non faceva differenza.
Bellatrix si era probabilmente stancata di lui, ne era consapevole. Era annoiata da quell'assenza di prospettiva. Da quella visione di idee piatta, sterile.
Ma non importava. La sua venerazione per quella piccola strega, di ben tredici anni più giovane di lui, non veniva scalfita nemmeno un po' dai suoi capricci.
Bellatrix si annoiava facilmente, lo sapeva. L'amava per questo.
Anche se ultimamente, le attenzioni della ragazza erano rivolte a qualcun altro, qualcuno con una visione del mondo così straordinaria e spaventosa che, per la prima volta, Rodolphus temeva per lei. Temeva per loro.
C'era qualcuno che stava incatenando Bellatrix Black a sé esattamente come lei aveva fatto con lui.
Non poteva tollerarlo.
La carrozza ora, sebbene ancora lontana, era a portata di tiro.
Soppesò la mezza idea di portare il cadavere della figlia di Andromeda Black in pegno a Bella. Un regalo d'amore.
Ma prima doveva occuparsi del lupo. Fortunatamente, era nella sua fase lunare più debole. Ma anche così, non doveva sottovalutarlo...
Rodolphus alzò la bacchetta davanti a sé e si preparò a farla saltare in aria.
Non sentì arrivare il suo avversario. Lo percepì d'istinto, come si avverte la presenza improvvisa e pulsante di un livido.
Come si avverte il calore del primo raggio di sole sulla pelle mentre si dorme all'aria aperta.
Potere.
Un istante prima, Rodolphus era solo. Un istante dopo, una figura gli si era smaterializzata vicino.
Non riuscì a girarsi. Rimase di ghiaccio, fisso sul suo obbiettivo ma con le braccia improvvisamente di piombo.
Succedeva qualcosa ai soldati che combattevano molte battaglie: riuscivano a prevedere con qualche frazione di secondo di anticipo l'esito delle proprie mosse.
Era una specie di istinto, un sesto senso dovuto alla guerra.
E Lestrange sapeva, con assoluta e matematica certezza, che se avesse attaccato subito sarebbe morto.
La figura era alta, e portava una lunga spada luccicante sul fianco. Gli dava la schiena. La sua aura magica era così immensa che l'aveva percepita ancor prima di vederla.
Salterellò sulle proprie gambe come per sgranchirsele dopo una lunga trasfigurazione, come se venisse da molto lontano e la magia del teletrasporto le avesse intorpidito i muscoli, e si prese anche il tempo di grattare via un po' di fango dalla suola degli stivali prima di alzare il mento oltre la spalla e concedergli attenzione.
Un cappuccio logoro le copriva il viso, ma dal mento e dalla bocca carnosa il mago riuscì a intercettare che fosse una donna.
"Salve!" gli disse, amichevole. Aveva una voce caramellata. Si voltò completamente verso di lui e gli venne incontro. "Le mie condoglianze."
"Per cosa?" mugugnò Rodolphus, che le aveva intimato di fermarsi e non era morto. Non ancora.
Lei non lo ascoltò, ma il cappuccio era volato oltre la sua testa per una leggera folata di vento. Una folta chioma di riccioli indomabili e neri le piovve sulle spalle, controluce nel fuoco del tramonto come se fossero in fiamme. Il selciato pareva tremare sotto le sue scarpe, come se la terra stessa rabbrividisse a ogni suo passo.
"Temo che ti pentirai di avermi incontrato." Euphemia Potter sorrise beata. La cicatrice che le solcava il viso si tese. "E' così per tutti."
Non fu necessario verificare la sua affermazione.
L'immagine di Rodolphus frizionò appena, poco prima che si smaterializzasse lontano.
In salvo.
Spazzato via dal pieno impatto con la sua presenza, la cui potenza parve riempire gli spazi vuoti tra gli alberi, foglie, atomi d'ossigeno. Riempiva la strada,la collina, il mondo intero.
Saggia decisione, rifletté la signora Potter, vedendolo scomparire all'istante.
Un semplice e un banale calcolo delle probabilità. Lei era un avversario che il cane dei Black non poteva sperare di battere.
Anche se era stato un po' deludente la velocità con cui quel sociopatico era scappato via.
Avrebbe voluto che ci avesse provato, almeno un po', dopo tutta quella fatica per smaterializzarsi così lontano dalla sua missione!
Pensò quasi di invadere la tenuta dei Malfoy per divertimento, ma non era quello il motivo per cui era stata chiamata.
Fissò la carrozza in lontananza, dove la ragazzina Black sedeva ignara di essere appena stata ad un soffio dalla morte.
Prima Alastor Moody, poi nientemeno che Lady Potter in persona. Quella donna non badava certo alle etichette quando si trattava di proteggere sua figlia.
Qualsiasi altro Auror del suo livello – non che ce ne fossero in realtà, del suo livello – avrebbe storto quantomeno il naso alla sola idea di dover fare da scorta.
Ma Euphemia glielo doveva. L'aveva giurato molti anni fa.
Ovunque fosse stata, ovunque fossero andati lei e suo marito, tutte le persone che sedevano nelle sale di Hogwarts in quell'esatto fatidico giorno, dove tutto era crollato loro addosso... avrebbero sempre goduto della loro protezione in caso di estremo bisogno. E così i loro figli.
Andromeda Black era solo una ragazzina, a quei tempi. Ma il marchio era rimasto. Silente. Nascosto.
La promessa dei Potter.
Le era bastato sussurrare "aiuto" alla pelle bianca del proprio polso, e poi toccarlo con dita tremanti quando il tatuaggio le era apparso sull'epidermide.
Quando aveva saputo che sua figlia era andata di nascosto dai Malfoy era stato troppo tardi per tentare qualsiasi manovra. Solo Euphemia avrebbe potuto smaterializzarsi lì abbastanza in fretta... e fare piazza pulita – da sola - di qualunque nemico avesse tentato di interrompere il piano di soccorso.
Ma combattere non era servito. Con i soldati saggi non serviva mai...
Oh, I always let you down
You're shattered on the ground
Still, I find you there, next to me.
And oh, stupid things I do,
I'm far from good, it's true
But still, I find you
Next to me.
Next to me- Imagine Dragons.
La Creatura ululava, già pregustava la carne di quella Grifondoro nelle fauci.
Avrebbe supplicato Sirius se necessario.
L'avrebbe messa in pericolo.
Non voleva mai più lasciarla.
Le avrebbe raccontato solo bugie.
Era disposto ad andare contro un membro del suo stesso branco per lei. Perfino contro uno dei suoi migliori amici.
La scuola aveva aperto le sue porte per farli entrare. Solo pochi passi...
Avrebbe mai trovato il coraggio di dirle tutto, in futuro? Per quanto avrebbe continuato a fingere che fosse tutto normale?
Come poteva anche solo pensare di ferire Sirius in quel modo, di spezzare il suo stesso branco, di...
Il cielo, dietro di loro, esplose di colori.
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M.A.R.A.U.D.E.R.S.
FanfictionNell'oscurità di una guerra incombente, le sfrenate e spensierate esistenze dei Malandrini si sfilacciano negli intrighi di una Hogwarts sempre più ricca di pericoli ed insidie. In un labirinto di incertezze, nell'ultimo anno l'amore sembra essere l...
