Ogni fiaba inizia con lo stesso avvertimento. I bravi bambini non dovrebbero mai andare nel bosco da soli. Se ti allontani dal sentiero, non sai mai cosa potresti incontrare. Un ladro affamato, un diavolo affascinante o magari ...qualcosa di peggio. -
Da qualche parte, in quel mondo pieno di sfumature, c'era un detto.
Un detto antico, cancellato dal tempo, ma indelebile nell'anima di tutti gli umani.
Babbani o maghi che fossero.
E quel detto narrava della più avvincente e rassicurante delle emozioni.
Amore?
No.
L'amore ti rende cieco, ti rende debole.
La paura invece... è quel qualcosa che ti rende inconsciamente consapevole...d'esistere.
Di essere umano. Di voler sopravvivere.
Nelle ombre dei propri terrori, ci si sente in qualche modo rassicurati. Nell'oscurità...ci si può nascondere. Ci si può salvare.
Ma la paura di Remus Lupin non era come tutte le altre.
Non era buia.
Splendeva argentea e fredda dentro di lui, irradiava ogni angolo della sua anima...irradiava una fiaba dove non importava quanti passi si facessero, quanto ci si potesse opporre o cercare il sentiero. Lui, nel bosco, ci era già.
E tra quegli alberi resi metallici da quella luce insopportabile, qualcuno rideva sempre.
Lo faceva spesso, ogni volta che sapeva d'esser guardata. Ogni volta che la luce la rivelava.
Un sorriso diabolico, un ghigno, che scopriva una fila di denti affilati come lame di rasoio. Occhi rossi come rubini.
Era bella, la Creatura.
Talmente bella da sembrare immortale. Imbattibile. Implacabile.
E quel suo sguardo...dritto sul suo cuore. Diceva ciò che Remus non voleva mai ascoltare.
Non era lui a dover sopravvivere. Non era lui che doveva essere salvato.
E quando la luna piena abbagliava entrambi...rivelando quell'orribile e incontrovertibile verità, lei rideva ancora più forte, come malata.
Schernendolo con cattiveria, usciva allo scoperto.
Diceva sempre la stessa cosa.
"Sto arrivando, Remus Lupin."
"Ah!"
Nella notte, illuminati dai tiepidi bagliori di candele prossime a spirare, gli occhi di Remus si spalancarono di botto.
Iridi limpide in cui una scintilla scarlatta s'intravide ancora per qualche secondo, prima di venire inghiottita dal solito azzurro morbido e gentile.
Il ragazzo scattò a sedere sul letto, il cuore che batteva furiosamente nella cassa toracica. Si tastò il viso con un gesto istintivo...rendendosi conto che quel ghigno era ancora stampato sulla sua faccia.
Sorrideva. Come se avesse appena fatto il più piacevole dei sogni.
Ma piano piano, la bocca si tese, le mandibole si serrarono ed esso scivolò via, lasciando posto alla solita espressione di panico.
Sto arrivando, Remus Lupin...
Si mise mano sul cuore e respirò forte. Il sudore freddo gli appiccicava la maglia ed i capelli contro il collo.
Era ad Hogwarts, pensò, concentrandosi sul proprio fiato. Era a casa. Al caldo, al sicuro. Era con i Marauders, con il branco.
Sto arrivando, Remus Lupin...
"Lo so, maledetta, non c'è bisogno che tu me lo ripeta ogni volta." pensò, ritrovando lentamente il sangue freddo. Il silenzio dentro di lui tornò. Meraviglioso, amato silenzio.
Non sarebbe durato a lungo, lo sapeva. Era quasi il momento.
All'improvviso qualcuno inspirò forte da qualche parte nel buio, distraendolo dalle sue paure.
Sirius era seduto sul letto. Rigido, immobile come una statua, gli occhi persi nel vuoto.
"Sirius?" chiamò Lunastorta, incerto.
Lui parve come risvegliarsi da una trance. Si voltò, sorpreso.
"Oh."
"Va tutto bene?"
Lo vide rimanere immobile ancora un po', prima di metterlo a fuoco. Poi stirò un sorriso e si passò una mano sugli occhi.
"Mi spiace averti svegliato, Rem! Da qualche tempo faccio fatica a dormire!"
"Che hai? Stai male?"
"Ho un po' di nausea, nulla di cui preoccuparsi!" sbadigliò Felpato, guardando altrove. "Stavi facendo un incubo?"
"Non so, non ricordo."
Anche Remus guardò altrove.
Era diventato bravo a fingere.
Forse troppo.
Cercò di non fissare fuori dalla finestra, però. Sentiva la luna dietro di lui.
Impedirsi di guardarla era come farsi violenza.
Se ne sentiva attratto, più d'ogni altra creatura presente ad Hogwarts, eppure al contempo la odiava con tutto se stesso.
Scosse il capo, riconcentrandosi su Black.
"Nausea, hai detto?"
Era in verità da qualche tempo che lo sentiva agitarsi di notte. All'inizio non ci aveva fatto caso, ma quel giorno...quella faccia che aveva mentre fissava il muro. Come se non fosse lì con loro.
"Non sono incinto, tranquillo." ironizzò quello, ricacciandosi sul cuscino.
"Idiota."
"Tu, piuttosto..." borbottò Sirius, con la voce già di nuovo impastata dal sonno. "Hai il solito aspetto di merda. Quanto manca?"
"Poco." disse debolmente Remus.
"Figata...giusto in tempo, perché ho finito le scorte. Non vedo l'ora di tornare a Hogsmeade e sgraffignare un paio di liquori dal magazzino di Rosberta."
"Tu non ruberai proprio un ca..." cominciò Lupin, ma l'altro stava già russando.
Una brezza leggera veleggiò dalla finestra scostando le tendine e sfiorando il viso di Lily Evans, che si svegliò dolcemente.
La ragazza si alzò e si stiracchiò, godendosi il rumore accogliente delle compagne ancora addormentate.
In fondo era l'alba, la scuola doveva ancora animarsi. Era da parecchio tempo che si svegliava così presto, piena di cose da fare. Compiti, sessioni massacranti di studio e...tutto il resto. Guardò fuori dalla finestra, la neve ormai sciolta che si raggruppava in mucchietti grigiastri e melmosi agli angoli del giardino.
Era passato quasi un mese e c'erano stati tanti cambiamenti. Tanto da fare.
La rossa Grifondoro si alzò, lisciandosi la camicia da notte con le mani.
Ancora persa nei meandri d'un sogno rubato, si apprestò a compiere i piccoli gesti quotidiani che tanto la facevano sentire protetta: si sciacquò il viso, si pettinò con passiva tranquillità e si vestì con abiti babbani: un maglioncino color crema dal collo alto, una gonna invernale rilegata in velcro color perla e stivali imbottiti di pelo.
Sbadigliando, scese dal dormitorio femminile con in mano un bicchierone formato gigante di caffé.
Si aspettava di trovare la Sala Comune vuota come al solito, invece c'era Remus, vestito di tutto punto e chino su un vecchio libretto rilegato in pelle.
"Giorno!" lo salutò allegramente Lily e il ragazzo trasalì.
"Ah... ciao Lily." Esclamò, abbozzando un sorriso nervoso.
"Che fai di bello?" gli chiese curiosa, osservando vagamente il libretto marrone. Lui lo chiuse con uno scatto.
"Nulla di ché. E' il mio prendi appunti." disse con voce tranquilla. "Sono un po' indietro con lo studio..."
"Tu? Indietro con lo studio?" lei affondò il naso nella tazza fumante con un sorrisetto, non accorgendosi della rapidità con la quale aveva portato il libro lontano dal suo sguardo. "Il mondo sta forse finendo?"
Ma quando risollevò la faccia e lo mise bene a fuoco, però, il sorriso si fece esitante.
Ora che lo fissava meglio, notò che Lupin era pallido.
Lo era sempre stato, ma ora la sua pelle sembrava fatta di gesso. Appariva di nuovo malato, con i capelli arruffati e gli occhi gonfi, velati dalla stanchezza e da profonde occhiaie scure. In qualche modo, Remus diventava ancora più attraente quando stava male. Forse era perché sembrava così umano. Un po' meno rigido.
"Hai la febbre di nuovo, eh?" sospirò, e senza che lui potesse farci nulla gli sfiorò la fronte con il dorso della mano. "Hmm...sei un po' caldo. Ti conviene andare da Madama Chips a farti dare le solite vitamine."
Lui sorrise sarcastico, arrossendo vagamente sotto quel tocco fresco.
"Sì, mamma."
"C'è poco da fare lo spiritoso!" rimbeccò lei, preoccupata. "Stai sempre male, sei più delicato di un pulcino! E ti stai affaticando troppo per le tue condizioni! Oggi la ronda la faccio io. Anzi, hai fatto gli esami che ti avevo detto di fare?"
"Sì, e ti assicuro che va tutto bene. Specialisti e Medimaghi sono d'accordo che sono solo...beh, ecco, delicato come un pulcino!"
"Per essere uno che ha il sistema immunitario di un bambino di tre anni, me la riderei meno." sbuffò lei, contrariata al fatto di non riuscire a trovargli una soluzione. "Piuttosto, Potter è ancora addormentato? Volevo cantargliene quattro per quello scherzetto di ieri!"
"Non ci sono prove contro di lui." rinfacciò solennemente il biondo, grato di cambiare discorso.
Lei assottigliò gli occhi verdi, fece per dire qualcosa quando il boato di un'esplosione fece tremare le fondamenta al piano di sotto.
Nemmeno girarono la testa, impegnati com'erano a sfidarsi a chi batteva per primo le palpebre. Si fissavano ignorando gli strilli isterici fuori dalla Sala come se non stesse accadendo niente.
"Quindi deduco che è già in piedi." commentò solamente la Evans, funerea.
"Hem. Già."
Lei si chinò su di lui.
"Sta tirando troppo la corda, Remus. Lo sai, vero?!"
Lui sospirò, alzando gli occhi al soffitto.
"Sì, ma che ci posso fare? Perfino i suoi genitori lo stanno fomentando, e giuro su dio di aver visto Silente sghignazzare sotto i baffi l'altro giorno! Per non parlare della McGranitt che ha girato la faccia dall'altra parte, settimana scorsa! Voglio dire, per la prima volta nella storia Ramoso ha totale carta bianca! Per lui è come un secondo Natale!"
"Ma che begli esempi da seguire che abbiamo noi giovani!" ironizzò la Grifoncina, anche se si vedeva che sotto sotto, era divertita. "Spera solo che quel cretino non si faccia espellere! Non potranno parargli le chiappe ancora per molto!"
Qualcuno batteva ora furiosamente dall'altro lato del quadro.
"APRITE SUBITO! HANNO FATTO SALTARE IL BAGNO AL SECONDO PIANO! SERVONO I PREFETTI!"
La Signora Grassa si svegliò di soprassalto e nei suoi occhi passò un lampo omicida.
"Giuro che se mi dà ancora una manata che sia una sul didietro dico a Pix di farla fuori." ringhiò, e d'altronde non si poteva mica darle torto.
Quella era la vocetta più irritante dell'universo.
"Vado io."
Sospirando scocciata, Lily rizzò le spalle. Non poteva più ignorarla ancora a lungo, se non altro per quel povero quadro che stava venendo maltratto ingiustamente.
Giusto il tempo di vedere due orribili occhietti da rospo appena dietro il passaggio, e la Signora Grassa richiuse l'entrata con un colpo secco dietro la povera Prefetto di Grifondoro.
Remus sorrise, tornando a concentrarsi sul suo libretto di cuoio. Sorridere, già...anche se c'era da piangere. Con quei dannati ficcanaso in giro per il castello, la notte della luna piena sarebbe stata complicata. Cercò di non pensarci, concentrandosi sulla sua calligrafia elegante.
Nel SegnaLuna erano segnate delle date, i mesi sinodici, le epatta, le eclissi, alcuni disegni e vari calcoli scribacchiati qua e là. L'odore dell'inchiostro e della pelle di quella copertina ormai consunta gli erano dolorosamente familiari.
Secondo le sue previsioni, il plenilunio sarebbe comparso dopo due giorni.
Il tre febbraio.
Stava per chiuderlo quando la Signora Grassa, con un principio di crisi isterica, tornò.
"Vogliono anche te!" sibilò incazzosa. "Vedi di uscire prima che quello sgorbio di donna mi faccia di nuovo il sedere blu!"
Una brezza leggera entrò nella stanza mentre Remus, voltato verso la dama nel dipinto, si scusava cortesemente.
Una brezza...anche se non c'erano finestre aperte.
Le pagine del Segnaluna si spostarono appena, con un lievissimo fruscio.
"Mi dia solo un secondo." sospirò Remus, prima di ritornare con la testa china sul tavolo.
Corrugò le sopracciglia, perplesso. No, non era il tre. Era il sette. C'era scritto così. Che strano...forse doveva essere più stanco di quanto non credesse.
Afferrò il libro e se lo cacciò in borsa con un gesto irritato. Non gli piaceva confondersi. Non su quello.
Ma era stanco, febbricitante e quella dannata rospa ora gracchiava di nuovo reclamando la sua attenzione dall'altra parte del muro, facendogli sanguinare le orecchie.
Smise di curarsene, facendosi inglobare dalla routine frenetica del nuovo giorno.
Senza rendersi conto che...non si era sbagliato affatto. La data, sulla pagina, era appena cambiata senza che lui se ne fosse accorto.
E se dentro di lui la Creatura stirava un ghigno pigro ed eccitato, nei sotterranei i Black riponevano la bacchetta in tasca con un sorriso amabile...e la sensazione che il divertimento, per loro, fosse appena cominciato.
Bombe carta nei bagni a parte, il mattino l'aveva svegliata con entusiasmo quel giorno.
Il cinguettio degli uccelli, i vivaci raggi del sole che filtravano dalle vetrate polverose... la vita con tutta la sua forza sembrava volerle annunciare una giornata piacevole. Che avrebbe passato chiusa tra murate di libri, come di consueto. Quanto tempo era che non si godeva un pomeriggio fuori in giardino?
Lily Evans si stiracchiò di nuovo, guardando in alto con aria pensierosa.
La biblioteca di Hogwarts era lastricata e imponente, con cespugli frondosi scolpiti nel soffitto a volta e una quantità enorme di scaffali d'ebano chiaro, laccati e levigati, sopra il quale stavano decine di volumi, e non solo d'istruzione.
Poesie bellissime, romanzi affascinanti...
Le piaceva moltissimo passare il suo tempo lì, a dirla proprio tutta. Anche quando era il dovere ad imporglielo.
Leggere era...liberatorio. L'affascinava ogni volta immaginare persone, luoghi e situazioni.
Chiedersi perché chi aveva letto quel libro prima di lei si fosse soffermato su quel passaggio in particolare, o avesse evidenziato quella determinata frase con la matita, o piegato l'angolo proprio di quella pagina. Dov'era, con chi era o con chi avrebbe voluto condividerlo.
A lei piaceva tantissimo condividere le frasi dei libri che leggeva.
Appena ne trovava una che la colpiva, la segnava a matita su un quaderno apposta che portava sempre con sé. A volte non scriveva neanche l'autore, metteva le frasi una dietro l'altra.
Lo faceva per rinchiudere sulla carta immagini, concetti, anche intere esperienze...con la sensazione che riuscivano a dare forma ad una parte di sé.
Purtroppo niente poesia, quella mattina, né romanzi: aveva da studiare Trasfigurazione e non poteva perdere un solo istante. E dopo, avrebbe dovuto mettere in ordine la valanga di documenti che erano stati affibbiati ai Prefetti con il chiaro scopo di farli impazzire e rinunciare a creare il proprio collegio.
Due ore dopo aveva quasi finito, risollevò il nasino sporco di inchiostro dalla carta e si concesse una tregua.
Sbadigliò, con espressione beata sul viso. Chissà come mai, ma nonostante tutto si sentiva ottimista riguardo il loro futuro. Era come una sensazione.
E poi la biblioteca era tranquilla e silenziosa, come sempre, e ciò la rilassava moltissimo.
Che pace...
"Oddio, studi già dalla mattina?!"
Quasi se lo aspettava.
Ogni stramaledettissima volta che era in equilibrio con l'universo, il suo demonio personale arrivava a rovinare tutto!
Si voltò, riaprendo gli occhi con aria scocciata.
"Questo è l'anno dei M.A.G.O., James!" Puntualizzò. "E comunque non sono affari tuoi!"
Il ragazzo sorrise, sedendosi accanto a lei e appoggiando il braccio allo stipite della panca.
"Ah, sei proprio senza speranze!" rise, gettando la testa all'indietro.
"Sai, sarebbe davvero carino se studiassi un po' anche tu, al posto di passare le giornate a fare danni! Dio, alle volte sembra proprio che il tuo futuro non ti interessi!"
Quello fece spallucce.
"Bah, io so già fare tutto, e so anche cosa voglio fare in futuro."
"Ah sì? E cosa vuoi fare?"
"Prostituzione." sbadigliò pigramente lui.
La ragazza cadde dalla sedia con un frastuono assordante.
"James, sei veramente un cretino!" sbottò sottovoce, mentre Madama Pince sibilava come una serpe da dietro il bancone.
Lui scoppiò a ridere, passandosi una mano sulla faccia.
"Perchè? E' pur sempre un lavoro! E si conoscono tante belle figliole!"
"Certo, come no..."
"Eddai, scherzo! Io voglio fare l'Auror!"
Lily si zittì di botto, arrossendo. Potter la guardò incuriosito.
"Beh? Il fascino della divisa ti ha lasciato senza parole?"
"No." borbottò lei facendo la linguaccia. "E' che anche io voglio fare l'Auror."
"Forte! Così staremo insieme anche dopo la scuola!" Cinguettò il Marauders, già con le stelline negli occhi.
"Ma che bellezza!" Commentò Lily, sarcastica. "Ti ricordo che per fare quel mestiere devi arrivarci, ai M.A.G.O! Farsi buttare fuori da scuola non è nei requisiti richiesti!"
"Non so di che parli!" Si poteva quasi vedere l'aureola svolazzargli sulla testa.
Lei si chinò su di lui, fulminandolo.
"Stai esagerando. Se ti scoprono, ti espellono."
Lui si chinò a sua volta, con un sorriso più caldo del fuoco. I loro visi erano vicini, le voci si erano fatte basse.
"Ti preoccupi per me, Prefetto Evans?" sussurrò, beandosi di quella corrente di brividi che corse fra di loro e del fatto di averla zittita. Certo che si preoccupava per lui. Glielo leggeva in quei suoi occhi imbronciati.
"Hem, hem."
Impedirsi di far scrocchiare la mascella a quel suono era ormai diventato impossibile. Non riuscivano nemmeno più a nasconderlo, quanto cazzo gli desse sui nervi.
Non che a Dolores Umbridge la cosa importasse.
Torreggiava su di loro - per quanto possa torreggiare una di un metro e sessanta scarsi – con il suo solito sorrisetto di miele stampato sulla faccia vizza.
Incuranti di apparire cafoni, i due si fissarono ancora un istante, immobili, senza degnarla di uno sguardo.
"Hem, hem. Miss Evans." ridisse lei, pianissimo.
Un nervo saettò sulla tempia di Lily, mentre il sorriso di James si estese. Il maghetto si voltò con studiata lentezza e la guardò come se non avesse mai visto nulla di più meraviglioso.
"Sì?" miagolò con una voce tale che era come se stesse cercando di mettersi alla prova e vedere quanto riusciva a rendersi adorabile.
Peccato che quella donna lo odiasse a morte. Gli lanciò un'occhiata siberiana, come se volesse vederlo stecchito sul posto, pur non cancellando il suo sorriso che ormai sembrava attaccato alla sua faccia con lo scotch.
"Stavo parlando con la signorina Evans, signor Potter. E' una sua abitudine, quella di interrompere?" disse sofficemente.
"Che razza di maleducato!" l'altro beota sbatté gli occhioni, anche lui senza fermare il suo sorriso di zucchero ma con uno scintillio demoniaco nello sguardo. "Prego, il Prefetto è tutto suo! Spero non sia nulla di grave! Ha trovato ancora immagini oscene al posto di quegli angelici micetti nel suo servizio di piattini?"
Rimasero a fissarsi così, con quei sorrisi fintissimi e l'omicidio negli occhi.
Fottutamente inquietanti. Sembravano due pazzi.
"Oh, non si preoccupi, troverò presto l'autore di tali misfatti. E gli farò passare la voglia!"
"Lo spero bene, voglio dire, tutti quei genitali maschili sul servizio da thé...dev'essere stato scioccante per lei! Scommetto che era roba mai vista prima!"
"Oh, niente di sconvolgente! Incantesimi molto mediocri, a dirla tutta!"
Il ghigno di James si estese ancor di più, satanico.
"Non parlavo degli incantesimi..."
Lily pensò bene di tirargli un calcio sugli stinchi da sotto il tavolo prima che potesse proseguire oltre e si schiaffò la mano sulla faccia con esasperazione.
Quella dannata guerra fredda era cominciata qualche settimana prima.
I questionari sui professori erano agli sgoccioli, ma la situazione rimaneva talmente immobile e le loro sorti sembravano talmente segnate che il Ministero aveva ben deciso di inviare già "qualche possibile candidato" a perlustrare la scuola, per "prendere confidenza con un ipotetico nuovo posto di lavoro".
"Ipotetico un paio di palle!" aveva ringhiato Sirius, sbattendosi sul tavolo con la faccia cupa. "Quelli stanno già cantando vittoria! Praticamente stanno facendo vedere ai loro pupazzi le loro future cattedre! E ancora prima che escano i risultati!"
Lily aveva appoggiato la testa contro il tavolo, in piena depressione. Aveva anche provato a lasciare dei volantini nei sotterranei di Serpeverde, come ultimissima spiaggia e con la stupida illusione che qualcuno avrebbe potuto cambiare idea.
Inutile dire che li aveva ritrovati tutti quanti tagliati in mille pezzettini, sparsi per i corridoi o infilati nei gabinetti. Parlare con loro direttamente poi, era impossibile! Aveva voluto provarci ma non aveva neanche fatto un passo sul primo scalino per i Sotterranei che era stata acciuffata da Remus e James, i quali le avevano fatto una lavata di capo tale da farle passare la voglia. Anche Cristhine l'aveva sgridata, ricordandole quanto fosse pericoloso che lei scendesse laggiù da sola. Aveva dovuto prometterle di non fare mai più una sciocchezza del genere.
Perlomeno c'era una luce in fondo al tunnel: lo zio Gaius aveva fatto pressioni e finalmente la pratica per istituire un Rappresentante degli studenti era stata accettata!
Solo che ormai era tardi...i questionari erano praticamente ufficiali, non avrebbero più potuto opporvicisi!
Con la faccia dei condannati a morte, si voltarono tutti verso il podio dove un ometto basso e odioso stava litigando con un cono Ampli-voce.
Silente quella mattina li aveva radunati tutti in Sala Grande, in attesa di un comunicato ufficiale niente meno che dal Ministero.
"Oh, dannato affare...ecco, sì, ora funziona!" borbottò il funzionario, già trafelato dopo nemmeno dieci minuti. "Buongiorno a tutti! Sono qui in vece del Ministro Minchum per farmi portavoce di un messaggio per tutti voi! Come avrete notato, il nostro amato Ministro ha a cuore quello che gli studenti pensano di questa scuola e del modo in cui viene gestita. Per questo motivo ha istituito qualche tempo fa i questionari, per poter valutare al meglio il rendimento delle nuove generazioni di maghi e la loro valutazione personale sulle figure istituzionali incaricate della loro istruzione!"
Dietro di lui, la McGranitt era livida, Vitious aveva gli occhi addolorati e Lumacorno si mangiava le unghie, scoraggiato. Anche tutti gli altri sembravano come avviliti, già dando per scontate le proprie dimissioni, ridotti a macchiette dietro quel funzionario che stava mentendo su tutta la linea. Altro che avere a cuore gli interessi degli studenti! Era uno stupido colpo di stato mascherato da elezioni democratiche!
Vedere i loro professori così umiliati era davvero troppo, e Lily sentì una fitta al cuore. Solo Silente rimaneva impassibile, e ascoltava l'ometto con educata attenzione.
"I risultati non sono ancora noti ma Minchum ha stabilito che fosse...hemm...opportuno iniziare a inviare qualche possibile sostituto a tastare il terreno. Per cui, da questo momento qualcuno di loro verrà in visita alla scuola e seguirà qualche lezione, senza ovviamente dare troppo disturbo! Mi auguro che li facciate sentire bene accolti, ragazzi! Ma nonostante questo, sono certo che non ci sarà bisogno di prendere il posto di nessuno! Non è così? Eh?" si voltò incoraggiante verso gli insegnanti, che non ricambiarono il sorriso. Rimasero zitti a fissarlo gelidamente, facendolo impappinare e balbettare fino a che Silente sorrise.
"Ne sono certo anche io." cinguettò, tranquillo come un angioletto. Da dove gli venisse tutta quella fiducia era un mistero!
"C'è anche un'ulteriore novità. Alla luce della situazione esterna e dei recenti attacchi alla scuola, il Ministero ha pensato che fosse obbligatorio stabilire di un coprifuoco...nessuno potrà più uscire dalle proprie Sale dopo le otto di sera...no, fermi, è per la vostra sicurezza!" si allarmò e alzò un po' di più la voce perché a quella notizia era partita un'insurrezione generale. Stavolta, anche qualche Serpeverde pensò bene di incazzarsi, e il casino che si generò fu tale che il poveretto non riusciva più a sentire la propria voce. "Silenzio, prego! Silenzio, ragazzi!".
Niente da fare: nessuno gli prestava più attenzione. Lui provò a sgolarsi e a imporre la propria autorità ancora per qualche minuto fino a che Silente, impietosito, non si alzò di nuovo in suo soccorso. Prese delicatamente l'Ampli-Voce e disse, con tutta la pacatezza del mondo, semplicemente: "Silenzio, ragazzi."
La scuola si zittì all'istante. Frastornato, il funzionario strabuzzò gli occhi e fece cadere dalle mani il cono che il Preside gli aveva di nuovo passato.
Lo riacciuffò all'ultimo, arrossendo fin sopra la radice dei capelli, e si sistemò il colletto con un gesto nervoso.
"Hemm...sì...dicevo...il coprifuoco. Alle otto. Per garantire ulteriore protezione, un incantesimo verrà lanciato ogni giorno a partire da quell'ora. La famiglia Aliaset ha gentilmente accettato di realizzare una cupola di protezione entro la quale nessuno potrà più entrare o uscire fino al mattino dopo. Sarà premura dei Prefetti assicurarsi che tutti siano dove debbano essere prima di quell'ora."
"Fottetevi, io non c'entro." sbottò Michael, sbraccato all'ultimo posto di Serpeverde, quando tutti si girarono a fissarlo malissimo. "E' stato papino."
"Stupidi Custos!" azzardò una del Terzo, ma lui schioccò le dita e quella avvampò oltraggiata mentre una barriera Protettiva si generava...beh, nessuno vide in quale parte del corpo venne infilata in realtà, ma si poteva ben immaginare dalla sfumatura violacea che avevano assunto le guance della poveretta. Da quel momento in poi, nessuno al tavolo Verde-Argento si azzardò più a dire una parola in merito.
Mentre l'impiegato continuava a blaterare, i Grifoni si strinsero tra di loro borbottando incessantemente, così come il resto delle Casate. Andarono avanti a maledire, discutere e bestemmiare per tutto il giorno.
"Alle otto di sera, come i bambini!" sbottò Frank durante una pausa dalle lezioni, incazzato nero. "Niente più festini! Niente di niente!"
"Beh, è da un lato comprensibile, con tutti quei mostri che ci sono stati..." sospirò Molly, raggiungendoli in corridoio. "Voglio dire, non si sa nemmeno se la Stella del Diaspro sia stata realmente chiusa!"
"Sì, si è chiusa." affermò Black senza esitazione, prima di zittirsi quando tutti i loro compagni lo fissarono.
"E tu come lo sai?"
Lui guardò altrove con una strana espressione, come di disagio, di ansia.
Fu Peter a distogliere l'attenzione da lui.
"Beh, sinceramente io sono contrario alla cupola! Sbaglio o ci siamo già passati?!"
"Già, e non è stato piacevole..." borbottò Monique, ricordando la loro drammatica gita.
"Io mi sono divertita un sacco!" ridacchiò Tonks.
"Beh, io no! Ho avuto una spiacevolissima esperienza!" sbottò Peter, alzando gli occhi al cielo. "Praticamente ho visto la morte in faccia, e non era per niente bella!"
Qualcuno comparve dietro di lui, dando un lievissimo colpetto di tosse. Quando Codaliscia si voltò, balzò all'indietro dallo spavento.
"Ah! L'ho rivista!" gli uscì di bocca, facendo sbuffare dal ridere James sotto i baffi, mentre Dolores Umbridge fece la sua odiosa apparsa vestita come un confetto. Il suo abbigliamento era talmente lezioso e pieno di merletti da risultare strambo pure di fianco a una come Ninfadora!
Cristhine, appena uscita dalla classe, fu molto meno divertita. Sbiancò, stringendo il braccio di Sirius che la guardò confuso...prima di riconcentrarsi su quella donna. Era orripilante a dire poco.
Bassa e tozza, corti capelli ricci a contornare una grassa faccia con occhietti piccoli e maligni e una bocca molle aperta in un sorriso viscido...un sorriso che aveva già visto.
Improvvisamente, ricordò. Quella era la stronza presente alla sua Udienza! La sottosegretaria di qualcosa!
"Sono Dolores Umbridge, sottosegretario acquisito del Ministero." soffiò morbidamente la strega, ignorando le occhiate allucinate dei ragazzi. "Gironzolerò qui in giro per qualche tempo, miei cari, in attesa dell'esito dei questionari! Sono certa che diventeremo tutti ottimi amici!"
"Gironzolerà...in giro?" chiese Lily, incerta.
"Esatto, mia cara. Gironzolerò qui in giro." trillò quella, deliziata.
"Cioè... qui ad Hogwarts?" Chiese James, inarcando un sopracciglio, e accadde una cosa strana. Una palpebra della donna tremolò e senza guardarlo, né senza smettere di sorridere in quel modo spaventosamente dolciastro, la donna gli rispose con la voce più tagliente che ci potesse essere.
"Non sono solita ripetere le cose, Signor Potter." ringhiò, facendoli sobbalzare per il repentino cambiamento d'umore. Poi, come se non fosse successo nulla, tornò a sorridere e a parlare con dolcezza. "Se tutto andrà bene, piccoli miei, diventerò la nuova Professoressa di Difesa contro le Arti Oscure! Sarà fantastico lavorare con voi!"
Piccoli miei?!
I Grifondoro si guardarono fra di loro, sconvolti.
"Ma...era in lista il Professor Walsh..." azzardò Arthur, un po' deluso.
"Oh, quel professor Walsh..." minimizzò lei con un risolino e con una punta di cattiveria. "Si è fatto mettere in scacco niente meno che da un vampiro! Credo che...la professione non faccia propriamente per la sua persona, ecco! Si merita un po' di riposo! Una bella vacanza! A quest'ora sarà alla Mauritius a godersi il sole!"
"Cosa? E' partito? E l'ha deciso lui?" chiese James, sorpreso.
Di nuovo il tremolio. Di nuovo la voce tagliente e gelida.
"Questo non mi pare sia affar suo, Signor Potter." ringhiò di nuovo la Umbridge, ancora senza guardarlo in faccia.
Ma che problemi aveva?!
Lui sgranò gli occhi, inarcò entrambe le sopracciglia e si voltò verso i compagni indicandosi con un dito.
"Ma sbaglio o questa ce l'ha con me?!" bisbigliò, iniziando ad irritarsi, mentre lei tornava a belare dolce come un agnellino agli altri dandogli letteralmente le spalle.
"Credo sia perché tua madre l'ha...hemm...affatturata durante l'udienza di Sirius." suggerì Cristhine, in imbarazzo.
Ma James non era il solo a suscitare in quella pazza quello sdoppiamento della personalità.
"E' lei Ninfadora Tonks?" chiese la donna, rivolgendosi alla più giovane, che la guardò perplessa.
"Eh? Sì, sono io..."
Lo sguardo di Dolores si fece gelido.
"Ho saputo che è una Metaformagus." abbaiò, sputando fuori l'ultima parola con disprezzo.
"Già!"
"Ed è in pieno possesso dei suoi poteri?"
"...Sì?" rispose la ragazzina, non sapendo bene dove volesse andare a parare.
"Increscioso." sbottò quella all'improvviso. "Allucinante! Assurdo!"
Si fece leggermente un po' più indietro quando Sirius, con gli occhi cupi, si portò accanto alla cugina con aria protettiva. La guardò malissimo, intuendo ciò che Tonks non capiva. Aveva avuto a che fare con gente del genere...praticamente da sempre. Li riconosceva al primo colpo.
"Mia cugina è regolarmente iscritta in questa scuola." sibilò, gelido.
"Sua cugina potrebbe trasformarsi in chiunque." rimbeccò quella, assottigliando gli occhi. "Potrebbe diventare Silente in persona e – per quanto ne possiamo sapere noi – attentare alla vita del Ministro."
"Eh?" Tonks sgranò gli occhi tanto quanto Sirius assottigliava i suoi.
"Lei farnetica." sbottò gelidamente. "Perché mai dovrebbe farlo?"
"E perché mai non dovrebbe? Le possibilità ce le ha." la donna ridacchiò. "Senza offesa, mia cara, ma non la conosciamo così bene come i suoi amici, qui. E abbiamo poca dimestichezza delle...cose come lei. Spero che possa comprendere la nostra posizione in merito."
Lily si infiammò, facendosi avanti.
"Le 'cose'?!" sbottò, serrando i pugni contro i fianchi. "Ma come si permette?!"
Come se non avesse parlato. La Umbridge segnò qualcosa su un prendi-appunti borbottando tra sé e sé.
"Hemm...Silente mi ha vietato di trasformarmi negli altri." azzardò Tonks, sempre più confusa dalla piega che aveva assunto quel discorso.
Lei rialzò lo sguardo.
"Come l'ha fatto?"
"In che senso?"
"Come le impedisce di trasformarsi, tesoro. Incantesimo? Amuleto?"
"Lui...me l'ha semplicemente chiesto." rispose sinceramente la streghetta.
La penna si fermò appena prima di ricominciare a scrivere. Gli occhietti della Umbridge parlarono per lei.
"Non è mia abitudine parlare male di possibili colleghi, ma temo proprio che Silente abbia davvero sottovalutato il livello di sicurezza da apportare a questa scuola!" sospirò, amareggiata. "E' chiaro che bisognerà fare qualche piccolissima modifica. Cara, mi dia la mano."
Afferrò il braccio di Tonks senza che lei potesse far nulla, sollevandole la manica e scoprendo la pelle. Lo analizzò con aria clinica, come se fosse l'arto di un alieno.
"Potremmo metterlo qui..." bofonchiò, tastandole la carne con le sue dita grassocce. "Il tatuaggio..."
Non disse altro. Una mano comparve alla sua sinistra e le afferrò il polso con decisione.
E mentre lei sobbalzava sorpresa voltandosi verso Remus, che l'aveva appena staccata bruscamente dalla ragazza, gli altri si strinsero attorno a Tonks come una murata compatta e indistruttibile, facendole da scudo.
Ignorando le occhiate di fuoco degli altri e la crescente tensione, lei continuò a fissare Lupin che le ancora teneva il polso squadrandola dall'alto con sguardo gelido.
"Prima di parlare di marchiare gli studenti come animali, io aspetterei l'esito dei questionari." sibilò, duro.
"Oh, caro, non parlerei di marchiare! Quanta esagerazione!" cinguettò lei. "E' solo un tatuaggio che bloccherà i suoi poteri fino a quando il Ministero riterrà lecito! Vanno tanto di moda fra i ragazzi!"
Poi guardò il suo polso con aria eloquente. Remus la lasciò, schifato. Si mise davanti a Tonks, che si ritrovò accerchiata da tutti.
Ma in qualche modo, vedeva solo la sua schiena. Sentiva solo la sua presenza. Davanti a lei, rigido, furioso. Nonostante si ignorassero da giorni, ormai, lui era lì. Lui sarebbe sempre stato lì.
Minerva McGranitt comparve infine dietro di loro con l'aria di chi vorrebbe commettere un omicidio.
"Miss Umbridge, l'aspettano di sotto." mormorò, lugubre. "Stanno sistemando il suo ufficio."
La rospa si raddrizzò, scoccandole un'occhiata innocente e un sorriso radioso.
"Oh, sarà davvero incantevole dormire qui! Che splendida opportunità!"
"Non si metta troppo comoda." masticò tra i denti la professoressa, guardandola allontanarsi. Aveva l'aria di una che stava per prendere bene la mira.
"Ufficio?!" chiese Lily, sconvolta. "Ha un ufficio?!"
"Ragazzi, la signorina Umbridge ha insistito per fare qualche lezione aggiuntiva nel vostro anno." sibilò Minerva. "I più fortunati di voi stanotte moriranno nel sonno."
Da lì, era successo il degenero puro. Quella vipera non si sapeva come era riuscita ad ottenere dal Ministro il potere di insegnare, a differenza degli altri candidati che, nonostante fossero tutti orrendi e crudeli come Satana in persona, perlomeno si limitavano a rimanere negli angoli in silenzio senza imporre troppo la propria presenza.
Inutile dire che fu il corso peggiore della storia, un vero e proprio indottrinamento basato sui dettami del Ministero e sul programma elettorale del Ministro Minchum. In poche parole, si elogiavano i Dissennatori come risorse assolutamente necessarie, l'ordine assoluto ed il pugno di ferro contro i dissidenti ed i Mangiamorte, tra l'altro fatti passare come sparuti gruppi di terroristelli di nessunissima importanza.
E ovviamente James fu preso di mira dalla primissima lezione. Ogni pretesto era buono per togliergli punti, assegnargli note, dargli voti bassissimi e metterlo in punizione.
Ma questo a lui sembrava non importare affatto, anzi. Più la rospa lo trattava male e si accaniva, più lui si faceva ruffiano e amabile.
I suoi occhi avevano preso a brillare in modo pericoloso fin dal primo momento in cui l'aveva conosciuta e non smisero per tutto il tempo.
E la scuola diventò un campo minato. Non si poteva più fare un passo senza finire in qualche trappola!
Ai candidati iniziarono a capitare le peggio cose: piante carnivore sotto il cuscino, mandragole negli armadi, esplosioni, inondazioni, vestiti che cambiavano sesso o semplicemente scomparivano mentre camminavano per le aule, bombe puzzole, capelli che cadevano a ciocche, nasi che crescevano, brufoli, bolle e prurito erano ormai all'ordine del giorno.
I demoni della cornovaglia sguinzagliati per i corridoi oramai non si contavano nemmeno più, ogni tanto qualcuno veniva preso e fatto volare per tutta la Sala Grande e uno, un giorno, si ritrovò addirittura in compagnia di un piccolo Troll con il mal di pancia. In un gabinetto chiuso a chiave.
James riuscì ad esasperare ognuno di loro. Una volta fece domande su domande per ventiquattrore di fila senza mai fermarsi, finse di essersi innamorato di una candidata dedicandole la bellezza di cinque ore di serenata stonatissima cantata da Pix, li seguì con il mantello dell'Invisibilità dilettandosi in sgambetti e ruttando ogni volta che provavano ad aprire bocca, li privò del sonno e fece marcire tutto ciò che gli veniva servito nei piatti per la bellezza di tre giorni, lasciando intatte solo delle puzzolentissime barbabietole.
Inutile dire che dopo due settimane erano scappati tutti quanti. Solo la Umbridge, che tra l'altro era quella a cui capitavano disastri più frequentemente di tutti, resisteva stoicamente aggrappandosi alla sua cattedra come una regina al suo trono.
Nonostante tutto la sua determinazione era da ammirare.
Soprattutto dopo quella volta in cui Potter le riempì l'ufficio di vermicoli o dopo che – fingendosi uno spirito - riuscì ad incatenarla per un piede nel bagno di Mirtilla Malcontenta con la promessa di liberarla solo fino a che fosse riuscita a far sorridere la suddetta!
La rividero dopo due giorni, nonostante le grida a cui casualmente nessuno fece caso tranne infine Gazza, che era l'unico lì dentro a trovarla simpatica!
Quando poi James venne a conoscenza che ad un ragazzino del primo anno erano comparse strane cicatrici sulle mani dopo una punizione assieme a lei, decise di dare il meglio di sé.
Così, per cinque giorni consecutivi, ogni qualvolta che la maledetta doveva firmare qualche foglio una scritta le incideva la pelle della fronte. Diceva "Sono un rutto di Dio" e le rimaneva in faccia per parecchio.
Tutto ciò non la fece scappare, ma almeno quel momento in poi non ci fu più nessuna punizione ambigua!
E fu così che arrivarono a quel punto, a quella mattinata e a quei sorrisi tiratissimi e un po' psicotici.
"Si ricordi che dopo le lezioni avremo bisogno dei Prefetti per organizzare la disposizione dei folletti-spia, visti i recenti accadimenti..." disse la Umbridge, mentre Lily annuiva di malavoglia. Poi si voltò verso James. "E lei si ricordi che deve consegnarmi la relazione di cento pagine che le è stata CASUALMENTE assegnata dopo l'estrazione a sorte dal cestino dei nomi."
"Ma certo! Che fortuna uscire sempre durante quell'estrazione! Una fantastica opportunità!" sorrise James, leccapiedi e falso fino al midollo.
"Lieta di concedergliela!" e finalmente la maledetta diede loro le spalle, andandosene con soddisfazione.
Lily sospirò, accasciandosi sul tavolo.
"Sul serio, devi fare qualcosa! Se continua così ti farà impazzire!"
"No, se la faccio impazzire prima io..." ghignò lui, beccandosi un'altra occhiataccia.
"Folletti-spia, Potter. Folletti-Spia! Non potrai più fare i tuoi scherzetti con loro in giro!"
"Naah, ho addomesticato anche quelli, una volta."
Lily si sporse appena.
"Sul serio, non c'è un altro modo? Tua mamma non può...che ne so...scusarsi? D'altronde non l'ha fatto apposta, a colpirla con quell'incantesimo..."
Lui gonfiò le labbra e le scoppiò a ridere in faccia.
"Mia madre tutt'oggi rimpiange di non averla fatta secca!" si alzò, sempre sorridente. "La tua apprensione mi lusinga, Rossa, ma so badare al fatto mio! E poi, lo vedi come ti guarda? Quella odia pure i nati da Babbani, ci metto la mano sul fuoco!"
"Lascia perdere." lei scosse la testa, sorridendo. "Non m'interessa per niente. Voglio solo che tenga le zampacce lontane da Tonks. E anche da Cristhine. Sai che ha provato a suggerire di farla vivere in isolamento?!"
"Vedi? Ha bisogno di essere maltrattata ancora un po'."
"Speriamo che non diventi davvero la nostra professoressa..." mormorò mogia la Grifoncina, prima di alzarsi e prenderlo a braccetto. Quel gesto gli fece sbarrare gli occhi, ma lei non fece una piega.
"Forza. Andiamo andiamo a fare colazione." disse solo, semplicemente.
"S-sì..."
"Beh, perché quella faccia? Se ti marco stretto, almeno evito altri danni almeno fino a sera!"
Un invito dalla Evans a stare assieme? Marcarlo stretto aveva detto...non chiedeva di meglio!
James le rivolse un sorrisone telepatico, mentre le sue viscere iniziarono a ballare.
"Oh, ma per l'amor del cielo!"
Sorrise molto meno, Lily, qualche minuto dopo. Digrignando i denti, guardò la macchia sul suo maglioncino laddove una ragazzina, spintonandola come se non fosse neanche esistita, le aveva fatto cadere di mano la tazza da thè.
C'era una cosa che Lily Evans non sopportava.
Ed era il livello a cui certe streghe dentro quella scuola potevano scendere pur di leccare i piedi a qualsiasi ragazzo anche solo vagamente attraente.
Aveva subito in silenzio fino a quel momento, ok, ma cielo, quando la trentesima oca giuliva si era offerta di passare la salsiera a James Potter quando lui doveva solo allungare una mano per prendersela, non aveva più resistito!
Per non parlare del fatto che le famose relazioni della Umbridge venivano fatte passare di mano in mano alle più secchione tra loro e di James non avevano nemmeno l'introduzione! Altro che impazzire, Potter si stava facendo fare tutti i compiti dal suo codazzo di ammiratrici!
"Ecco qui, caro! C'è solo da mettere la tua firma!"
"Sei una grande, Miona! Grazie!"
"Oh, figurati...d'altronde tu hai gli allenamenti di Quidditch...però promettimi che vincerai per me, alla prossima partita!"
"Contaci." Le fece l'occhiolino, sembrando addirittura ignaro del fatto che quella se lo mangiava con gli occhi.
"Se c'è qualcos'altro che posso fare per te..."
"Hai bisogno di altra salsa, James?"
"Un po' di pancetta?"
Sbuffò, scocciata, chiedendosi come mai quell'idiota non le cacciasse via tutte e dicesse loro di lasciarli mangiare in santa pace.
Figuriamoci! Non solo veniva coccolato e vezzeggiato come un bambino, ma se la godeva pure!
Con il brutto presentimento che la colazione le sarebbe rimasta sullo stomaco per ogni santa volta che si scostava in modo da far passare l'artiglio di qualche scemetta – senza tralasciare quando le saltavano allegramente in testa senza farsi mezzo problema che fosse uno – si mise a fissarlo con astio, ricevendo in cambio un angelico sorriso.
"Che c'è?"
"C'è che vorrei mangiare!"
Scoccò un'occhiata acida all'ennesima tizia che gli sbatté sulle gambe un plico di fogli scritti con cura, sbattendo le ciglia sugli occhioni da cerbiatta. E lei che si preoccupava per lui! L'idiota era in piena pacchia, altroché!
"I vantaggi della popolarità! O svantaggi, come li vuoi chiamare!" sospirò il ragazzo, con l'aria di chi la sapeva lunga.
Lily gli lanciò una occhiata torva ma non rispose, afferrando un pane con eccessiva violenza.
"Scommetto che ti piace!" esclamò acidamente. "Avere tutte le serve ai tuoi piedi, intendo!"
"Sì, soprattutto se sono CARINE." ghignò James, evidenziando l'ultima parola. Poi la guardò di sottecchi. "Anzi, perché non me la passi tu, la salsa?"
"No! Te la prendi da solo!" sbottò lei altezzosamente, non capendo la sottile allusione.
Il ragazzo sbuffò, e con un rapido movimento di bacchetta la scodella era nelle sue mani.
"Sembra quasi che ti dia fastidio, sai?" sorrise.
"Oh, certo che no, fare colazione come se fossi allo stadio è fantastico!" ironizzò lei, e si indicò la macchia sul maglione.
"Ah sì? E' davvero così? Oppure c'è dell'altro?" questa volta il sorriso si fece malizioso.
"Non ...non c'è un altro motivo!" Affermò lei indignata, anche se pagò cara quella piccola incertezza nella sua voce con un altro sorrisino da parte del Grifondoro.
"Ah no?"
"No!"
Il ragazzo la guardò inarcando un sopracciglio. Lily si gonfiò come un tacchino incazzoso.
"Sai, ti interesserà sapere che non sei al centro del mondo!"
"Oh, ma certo che lo sono."
Uno strano silenzio sospetto gli fu sbattuto in faccia.
"Bene." Disse Lily, facendosi seria. "Bene..."
Si alzò in piedi.
Per un folle momento James credette che avrebbe afferrato la bacchetta e gli avrebbe scagliato una qualche fattura.
Invece fece qualcosa di peggio.
Qualcosa di più semplice, ma che lo torturò in maniera indescrivibile. Un vero colpo basso.
Lily Evans si levò il maglioncino.
E sotto...c'era la canottiera più corta e aderente che avesse mai indossato in sette anni di scuola.
Si sa, gli uomini sono fatti di istinti semplici. Pochi ed efficacissimi radar.
Fu così che quasi in simultanea tutti gli occhi maschili caddero come ipnotizzati sul ventre assurdamente piatto lasciato nudo dalla Prefetto di Grifondoro e su quel tessuto sottile sottile che le fasciava il seno come una seconda pelle.
Sventolandosi una mano sulla scollatura, quella si lasciò sfuggire un sorrisetto. "Caldo, eh?"
E per la prima volta, James Potter chiuse il becco. La guardò come se avesse appena preso una cantonata, immobile come una statua di marmo.
"E allora?"
"Che...stai facendo?"
"Vestiti, oca che non sei altro, prima che ti salti addosso!"
"Avrei proprio voglia di un succo d'arancia bello fresco!" rispose quella, a voce alta.
Il terreno tremò. Il grattare delle sedie diventò assordante.
Ci pensarono gli altri ragazzi a sbollire James, travolgendolo in cinquanta come bestie feroci e catapultandolo a terra.
E Lily Evans si trovò circondata da calici.
"Lily, vuoi il mio succo?"
"Ecco Evans! Fresco fresco!"
"Questo è più buono!"
"Dev'essere duro il lavoro da Prefetto! Hai bisogno di vitamine!"
"Il mio ha più vitamine del suo!"
"Oh, ma che carini." ironizzò lei, prendendo un bicchiere a caso. "Grazie mille! Mi fa piacere sapere che nel mondo esistano anche GENTILUOMINI!"
Si girò verso Potter, passato finalmente in secondo piano, e le si accese un lampo di trionfo nelle iridi.
Neanche il temutissimo tabù di Potter li aveva fermati!
D'altronde, non c'era niente che potesse superare una bella ragazza che si spogliava a febbraio, dopo mesi e mesi di fanciulle bardate sotto maglioni ingombranti, stivali di pelo e giubbotti imbottiti!
"Grazie, quando avrò bisogno di qualcos'altro saprò a chi rivolgermi." cinguettò la Grifoncina, dolce come il miele, mentre Ramoso si rialzava dalla sedia fissandola con gli occhi a palla come un allucinato.
"Siamo sempre disponibili, Evans, ricordalo!"
"Per qualsiasi cosa!"
Eh no, pure le allusioni alla sua Evans no...!
Fece l'unica cosa che uno come lui avrebbe potuto fare. Scavalcò la mandria di allupati, se la prese in spalla e la trascinò via ignorando i suoi strilli indignati.
Una signora vestita di Chiffon storse il naso all'enorme sbadiglio di Remus Lupin.
I quadri sapevano essere molto intransigenti sull'educazione e il caro Lunastorta non aveva mai avuto problemi di sorta, essendo stato istruito come un principino.
Ma quella mattina si sentiva a pezzi e cascava dal sonno.
La Umbridge li stava facendo sgobbare come pazzi, pretendendo che ponessero fine agli innumerevoli disastri di un certo Marauder...cosa che tutti, professori compresi, erano ben lungi dal fare.
Ascoltò i passi riecheggiare nel corridoio vuoto, stiracchiandosi come un gatto.
"Strano silenzio..." pensò, con un sorrisetto.
"SCEMA A CHI?! GUARDA CHE LA FORZA DI TIRATI UN CAZZOTTO CE L'HO!"
"Ah ecco. Sembrava strano." riconsiderò, quando una bora gelida lo investì da dietro l'angolo.
"SE NON VUOI CHE TI SI DICA SCEMA NON COMPORTARTI DA SCEMA!"
Solo pochi passi e Remus Lupin si trovò faccia a faccia con la quotidianità: James e Lily immersi nell'ennesimo bisticcio.
Fece per svoltare in punta di piedi per non farcisi trascinare in mezzo quando la rossa si accorse di lui e lo afferrò per il colletto, segnando il fallimento totale del suo piano di fuga.
"Remus! Puoi far comprendere al tuo compare che se si azzarda ancora a caricarmi in spalla come se fossi un sacco di patate lo eviscero sul posto?!"
"Mi ci hai costretto!"
"Oh, per l'amor del cielo! Si può sapere che ho fatto di tanto orribile?!"
Tornarono a ignorarlo ancora prima che il poveretto potesse aprir bocca. Anche se, guardando Lily stretta in una canottiera decisamente troppo piccola, il motivo di tanta agitazione gli fu subito chiaro.
"Hai...tu... ti pare bello mettersi in mostra in quel modo?!" abbaiò James. "E per l'amor di dio, copriti!"
"Copriti?! Ma come ti permetti?! Io mi vesto come mi pare! Nemmeno fossi mio padre!"
"Dovrebbe esserci infatti tuo padre in questo momento!"
"Ohh, oh oh! Benvenuti nel medioevo!" ululò lei, piazzandogli un dito sotto il naso. "Sei uno schifoso maschilista!"
"Ma che c'entra il maschilismo?! Quelli ti stavano saltando addosso! E tu lì...lì a pavoneggiarti! Come se non avessi abbastanza tizie che ti vogliono stecchita! Ti ricordo che le calunnie girano in fretta!"
"Che cosa?! Che cooosa?! Ma se tu lo fai in continuazione! E ti ricordo che quelle che mi vogliono stecchita sono le stesse che usi per farti fare i compiti!" Esplose Lily, sovrastandolo con aria minacciosa.
"Hey, voi due..."
I due ragazzi si voltarono entrambi di nuovo verso Remus e il silenzio scese beato tra quelle mura.
Ma solo per poco.
"Diglielo anche tu che ho il diritto di prendermi le mie libertà tanto quanto lui!" esclamò Lily, puntando l'indice su James. "E comunque non l'ho fatto apposta, Tonks stamattina me l'ha rimpicciolita per sbaglio!"
"Prenderti le libertà?! Si chiama così ora?!"
"Che dovevo fare, il maglione si era sporcato!"
"Il tuo era esibizionismo bello e proprio!"
"Che...che faccia tosta! Perché, tu cosa fai letteralmente ogni giorno?! La verità è che ti ha dato fastidio essere stato messo da parte!"
"...Allora lo ammetti che lo hai fatto solo per farmi un dispetto!"
"Sì, lo ammetto!" Rise trionfante Lily. "Per farti passare quella faccia di bronzo! E ci sono riuscita! Cosa si prova quando l'attenzione non è rivolta a te, eh, Potter?"
"Ragazzi! Finitela, vi imploro!"
Il sospiro stanco di Lupin troncò la questione di netto. Lui chiuse gli occhi, appoggiandosi al muro come se si sentisse improvvisamente debole.
"Stai male?" Si allarmò immediatamente Lily, sgranando gli occhi. "Ti avevo detto di andare da Madama Chips a farti dare le vitamine!"
"Hemm...ha finito le scorte." S'affrettò a dire Remus, mentre lei si fiondava a sorreggerlo. "Comunque sta passando, non ti preoccupare. Pressione bassa... il solito."
"Quanto manca?" chiese improvvisamente James, corrucciato.
"Qualche giorno." rispose l'altro, pacato.
"Però mi sembra già avanzata, stavolta..."
"Cos'è che è avanzata?" chiese Lily, perplessa.
"Già. Pare anche a me...forse ho un po' di febbre normale...può essere?" la ignorò Remus, grattandosi il mento.
"Cosa è avanzata?" Richiese Lily, sempre più curiosa.
"Hmm...non so...è probabile... e se invece peggiorasse con l'età?"
"Hey! Ma di che parlate?!" sbottò la ragazza, stufa di essere ignorata. "Auston! Mi ricevete? Terra chiama James?"
"Non può peggiorare!" obbiettò Remus. "Almeno da quanto ne so..."
"Forse dovremmo chiederlo a qualcuno di esperto!"
"HEYYYY!"
L'urlo selvaggio di Lily li fece sussultare, e finalmente la degnarono d'attenzione.
"Vi detesto quando fate cosi! Volete prendervi la briga di spiegare anche alla sottoscritta?!"
"No!" sorrise James, arruffandole i capelli. "Ci vediamo Rossa, e stai coperta!"
Detto questo se ne andò sghignazzando, lasciando la ragazza interdetta e ammutolita.
"Incantesimo sbagliato, eh?" aggiunse gentilmente Remus, alludendo alla canottiera.
Lily arrossì, ora che la sete di vendetta si era placata iniziava ad avere freddo e...una certa vergogna.
"Tonks voleva lavarmi la biancheria mentre ero impegnata in sala Prefetti, ma ha sbagliato qualcosa e...beh, questa è quella che ne è uscita meglio. Il resto del guardaroba sembra quello di un bambino di cinque anni! Dici che ho esagerato?"
"Nah." Lui ghignò. "Fallo morire. Ne ha bisogno!"
"E tu hai bisogno di riposare." stabilì lei, tornando seria dopo aver ricambiato il ghigno perfido. "Sul serio, va a dormire Rem. Parlo io con i professori. The caldo, un bel sogno e tornerai come nuovo!"
Bel sogno...pensò lui, lasciandosi coccolare dalla Grifoncina non avendo cuore di dirle quanto fosse inutile. Sarebbe stato bello...ma i suoi sogni non erano belli. Non in quel periodo del mese.
Erano freddi, lucenti e pieni di sangue...e di fame...
Passò la giornata in quel modo, non avendo le forze di proseguire con le lezioni. A letto, in un tormentato dormiveglia... inseguito da una risata selvaggia e bestiale.
Sentì Sirius entrare ad un certo punto, e poi Peter, James... a turno, arrivavano in camera, lo osservavano, gli sfioravano la fronte, Minus gli rimboccò addirittura le coperte un paio di volte.
Si premuravano di non farglielo notare, ma sapeva di essere controllato. Osservato ogni istante. Qualcun altro avrebbe trovato seccante essere trattato dai suoi amici come un oggetto di cristallo, come una bomba pronta ad esplodere, ma lui era grato della loro apprensione, della loro prudenza. Non era mai calata, nemmeno una volta dopo tutti quei mesi, dopo tutti quegli anni.
Fingevano sempre leggerezza, quando accadeva. Superficialità. Una scusa per uscire e divertirsi.
Eppure, quando iniziava a sentirsi male, maledettamente debole e inerme, la loro presenza si faceva ancora più costante. Il branco gli si stringeva addosso...e la risata dentro di lui diventava un po' meno fragorosa.
Quando si svegliò, erano loro a dormire. Aveva passato tutta la giornata con la testa sul cuscino, irrequieto ma...protetto.
Si passò una mano sul viso, sentendosi la gola secca. Era notte.
Di nuovo la luna nel cielo...sembrava più piena di quanto non dovesse essere.
In silenzio, scivolò oltre le lenzuola, scese al piano di sotto. Le braci nel caminetto non si erano ancora spente del tutto, bicchieri e cartacce erano ancora ammucchiate sui tavoli, in attesa degli elfi domestici.
Non doveva essere nemmeno mezzanotte.
Fuori, la cupola magica istituita dal Ministero brillava traslucida avvolgendoli in una bolla soffocante.
Sospirò, immerso nel silenzio, prima di scorgere il proprio riflesso nel vetro della finestra.
Per un istante, il suo volto serio, i capelli spettinati, gli occhi lucenti e azzurri...divennero altro. Un ghigno deturpò il viso nel vetro, rendendolo perverso, immondo.
Sentendosi il sangue galoppare nelle vene, chiuse le tende con uno scatto, portandosi fuori da quella visione orribile.
La creatura stava precipitando le cose.
Invadendo i suoi ritmi.
Mancava ancora qualche giorno al sette Febbraio... perché si sentiva così sfiancato, allora? Era come se...il processo fosse accelerato. Ripescò il Segna-Luna dalla tasca, ricontrollò i calcoli, le date...tutto era giusto.
Ma quella strana sensazione non se ne andava...la sensazione che qualcosa non tornasse. Che quei calcoli fossero sbagliati.
La sentiva troppo vicina. Più vicina di quanto la carta non sostenesse.
Ma cosa gli importava, comunque? Lei prima o dopo sarebbe arrivata.
Lo diceva sempre.
"Sto arrivando, Remus Lupin."
E ogni volta teneva fede alla sua promessa...
Improvvisamente sentii il bisogno di aria fredda sul viso. Si affacciò alla finestra, ignorando ciò che c'era in alto, concentrandosi solo sul buio che gli inumidiva le gote arrossate, raffreddandogli la pelle.
Era piacevole, e le sue membra si rilassarono...anche se i suoi pensieri non furono mai meno cupi, meno pieni di dolore.
Per quanto? Per quanto avrebbe potuto continuare in quel modo? Per quanto il branco avrebbe dovuto subire la sua condanna?
Si sentiva così stanco...
"Remus."
Sobbalzò violentemente, scivolando sul tappeto sotto di lui. La pressione già bassa di suo oscurò la visuale per mezzo secondo, riempiendolo di puntini neri, e quando si ristabilì davanti a lui comparve il viso di Tonks.
"Di solito sono io a cadere." gli sorrise, porgendogli la mano.
"Cosa...cosa ci fai sveglia?" mormorò, rialzandosi vagamente in imbarazzo.
"Non avevo sonno e sono venuta a prendere una tisana." lei si affacciò alla finestra, esponendo il viso ai raggi marmorei. La pelle sbiancò e si illuminò, baciata dalla luna. Gli occhi brillarono come quelli di un gatto, come scellini splendenti. "Che guardavi alla finestra? Sembravi assorto."
Era la conversazione più lunga che avevano avuto dal giorno di Capodanno. E stranamente...non voleva privarsene.
Si affiancò a lei, appoggiando i gomiti e gettando le braccia oltre il cornicione.
"Pensavo tra me e me." mormorò, guardando davanti a sé.
Un silenzio piacevole e privo d'imbarazzo li avvolse come la carezza di una madre.
Poteva avvertire il respiro uscirle dalle labbra.
Era un suono...dolce.
Più ascoltava quel respiro...più desiderava voltarsi e fissarle il viso.
La guardò di sottecchi...per poi girarsi completamente quando si accorse che nei suoi occhi verde menta, assurdamente grandi e ora puntati su di lui, s'incastrava perfettamente il riflesso gonfio della luna.
Riusciva a vederla attraverso di lei. Gli si chiuse la gola, i suoi polmoni parvero contrarsi.
E Tonks lo vide stamparsi sul viso un'espressione pietrificata, fredda e quasi ostile. Cosa aveva visto, nella sua faccia, di tanto sconvolgente?
Spalancò gli occhi, e lui parve accorgersi di averla turbata.
"Tonks, io..." balbettò infine, con voce roca. "Io credo di doverti delle scuse."
"Scuse?" lei si fece attenta. Sembrava aspettarsi qualcosa da lui.
Remus iniziò a ridacchiare nervosamente, grattandosi la nuca.
"Quella volta, in Sala Grande...ecco...è una cosa davvero stupida sai, mi era venuto un improvviso mal di pancia e stavo scappando in bagno e..."
"E' passato quasi un mese. Non preoccuparti." lo interruppe bruscamente lei. La sua voce però...sembrava imbronciata. Delusa.
"Già. Un mese..." mormorò lui. "Ci ho messo un mese per chiederti scusa. In effetti, non ti ho più vista spesso in giro. Dove...dove sei stata, fino ad ora?"
Ma che domanda stupida era?! Tonks non si era allontanata dal gruppo, anzi. Sembrava ancora più affiatata con i Marauders, perfino con Cristhine e Lily. Loro tre avevano formato un bel gruppetto, stavano sempre assieme ora. Eppure...a lui sembrava di non vederla da secoli.
La ragazza fece spallucce.
"Ho dovuto studiare. Sai, i G.U.F.O...."
Aveva un tono strano.
Piuttosto mesto, triste.
Non era da lei.
"Tonks...va tutto bene?" chiese, iniziando a sentirsi in ansia. E lei lo rivide di nuovo. Il principe, il ragazzo impacciato ma premuroso, pieno di attenzioni e gentilezza.
"No, perché?"
"Sembri..." lui arrossì e lei ridacchiò, sciogliendosi. Non riusciva a resistergli, quando faceva così.
"So essere seria anche io di tanto in tanto, sai?"
"Scusa." Sospirò Remus, e Ninfadora scosse la testa.
"Non preoccuparti, penso sia normale. Tu che ci fai in piedi a quest'ora, comunque?"
"Dormo pochissimo d'abitudine."
"Quindi sogni pochissimo! Un vero peccato..." Sorrise Tonks, e lui la guardò sorpreso.
"Al contrario." Ricambiò il sorriso. "Anche troppo in realtà. E vorrei tanto farne a meno."
La fugace visione del ghigno della creatura lo fece rabbrividire impercettibilmente.
"Io no...i sogni sono il mio rifugio preferito. Anzi, l'unico." Rise Tonks, scuotendo i capelli rosa.
"Strano discorso, detto da te. Sembri sempre così...spensierata." ammise Remus, senza smettere di fissare la sua pelle, illuminata dalla luna.
Gli veniva quasi voglia di morderla.
Poi...un ombra.
Le attraversò il viso fugace, ingrigendole un po' gli occhi ed i capelli, che parvero diventare meno rosa del solito.
"So che a volte sembro un po' svampita..." ora nella sua risata c'era qualcosa di stonato. Di malinconico. "E' solo che cerco di essere ottimista! Sai, per quanto mia mamma possa avermi amato, amato per quella che sono dentro...in tutti questi anni ho avuto modo di notare una cosa. Che il suo umore dipendeva dal mio viso. Quando ne avevo uno con i lineamenti più rigidi e duri, lei sembrava diventare più triste. E anche i miei compagni cambiavano impercettibilmente atteggiamento a seconda di com'era la mia faccia. Credo che sia qualcosa di istintivo. A seconda dell'aspetto che uno ha, riesce a influenzare senza saperlo l'umore delle persone, le loro reazioni nei suoi confronti. Per questo cerco di apparire sempre allegra. E sono sicura che è per questo che la mia vera forma sia venuta fuori così colorata! Come se questa consapevolezza abbia in qualche modo condizionato lo sviluppo del mio corpo! Io credo che siano le nostre esperienze a stabilire il nostro aspetto, più di quanto possiamo immaginare!"
"Il tuo...vero aspetto?" Remus la guardò confuso. Lei balzò sul cornicione, sedendosi con le spalle rivolte alla giardino.
"I Metaformagus sono persone strane. E rare." spiegò, serenamente. "Quando nasciamo...noi...ecco, noi non abbiamo la nostra vera faccia."
"Non capisco..."
"I bambini molto piccoli non riescono a gestire i propri poteri. Per cui, quasi sempre, quando veniamo al mondo ed entriamo in contatto con...beh sai, il freddo, la brutta faccia del Medimago, la fame, e tutto lo stress della nascita... andiamo letteralmente fuori controllo. I maghi normali al massimo fanno esplodere qualche biberon, ma noi...noi cambiamo aspetto. Come per nasconderci, per proteggersi. Il primo giorno avevo i capelli blu, il giorno dopo viola, quello dopo ancora ero bionda...le orecchie grandi, poi piccole...il naso a patata, poi a punta...e tutto il resto. Se non avessi avuto il cartellino attaccato alla fascia, probabilmente i miei mi avrebbero perso o scambiato per qualche altro neonato, visto che ero sempre diversa! Questa operazione è in realtà piuttosto comune, e si chiama Metamorfosi. Di solito dura da qualche mese a massimo un anno dalla nascita...per poi stabilizzarsi fino a rivelare il vero volto del bambino. Solo che..." si fece imbarazzata. "A me è stato prolungato..."
"Prolungato? Fino a quando?" chiese Lupin, prima di bloccarsi. Quando l'aveva conosciuta...lei aveva detto...
"Io sono contenta di vedere tutti.
E che tutti finalmente vedano me."
"Tonks, tu sei riuscita a scoprire il tuo vero volto...solo adesso?"
Lei ignorò la sua espressione sconvolta.
"Mia madre è una Black che si è innamorata di un Babbano. Ha giocato col fuoco, ha tradito. Loro...ci cercano. Sempre. Cercano mia madre. Mio padre. E me! Così come cercano di riacciuffare Sirius, loro bramano anche la nostra famiglia, la vendetta. Solo che io, per loro, sono già...sporca. Inquinata. Una macchia sul loro bell'albero genealogico. Credo che mi ucciderebbero senza pensarci due volte. Per questo mia madre è entrata in un programma di protezione, talmente segreto che solo pochi membri del Ministero ne sono a conoscenza. Tutti fidati, compreso Silente. Ci siamo nascosti in un posto sicuro e sono anche riuscita ad entrare ad Hogwarts come una studentessa (quasi) normale! Però, per proteggermi, hanno dovuto estendere la mia Metamorfosi più a lungo di chiunque altro. Sono stata Musidora, Elladora, Libadora, Merydora, e per poco anche Teodora. Prima di diventare...beh, solo Tonks!"
Ed improvvisamente, la vide. La ragazzina allegra, pasticciona ed imbranata, costretta ogni anno a cambiare aspetto, a dover ricominciare con una nuova identità sempre diversa. A venire dimenticata dagli amici. A mutare senza riuscire a fermarsi.
Ogni anno. Ogni anno cancellata come neve disciolta dal sole. Cancellata dai ricordi e anche dallo specchio, che rifletteva un viso nuovo e sconosciuto.
Vide il dramma di quei momenti, come se li avesse vissuti lui in persona. E tutti quei sorrisi, tutta quell'allegria...assumevano una forza nuova. Quasi sovrannaturale.
Si ritrovò a guardarla con invidia, ammirazione. E...con una paura differente.
La paura di dimenticarla di nuovo.
Improvvisamente...improvvisamente la sola idea lo terrorizzava.
"E' una bella casa, in fondo! Certo, non ospitiamo molti parenti, ma ora che ho riagganciato i rapporti con Sirius...chissà."
"Verrà sicuramente." sussurrò, continuando a perdersi in quella strana angoscia.
"Sai, ti confesso che all'inizio avevo un po' paura di lui! Per questo non gli ho mai parlato, anche se l'anno dopo mi avrebbe comunque dimenticata. Però...quando ho acquisito finalmente la libertà, ho deciso che non mi sarei mai più dovuta nascondere, da nessuno! Ho scoperto che è diverso dai Black. E' stato fantastico poterlo abbracciare!"
"Mi dispiace." mormorò lui, serio. Lei guardò la sua espressione e chissà come, le venne voglia di consolarlo.
"Oh, maddai, non fare così! Io me la cavo abbastanza bene! Bisogna fare solo attenzione. Non mi sono mai persa d'animo, e nemmeno la mia mamma. E' una donna forte, come tutte le Black! Abbiamo sempre trovato la nostra strada con ottimismo, e soprattutto con un bel sorrisone. Così, vedi?"
Gli angoli delle sue labbra arrivarono quasi fino agli occhi, e Remus si trovò incondizionatamente a sorridere a sua volta.
"Vedo, vedo..."
Poi, senza che riuscisse a trattenersi, le posò la mano sulla testa, scompigliandole leggermente i capelli. Con...affetto.
Parve realizzare solo dopo qualche istante e fece per ritirare la mano, vergognandosi a morte, quando lei gliela bloccò fra le proprie.
Se la portò alla guancia, assaporando la levigata sericità della sua pelle.
Non sorrideva più.
Quando lo sguardo di Tonks si fece serio, e penetrante come l'abisso più profondo, Remus congelò.
Gli occhi di lei...erano cambiati.
Non sembrava essere stato un gesto volontario, ma le iridi, da verde acqua, si scurirono, tramutando in un blu così intenso e scuro da poterci affogare dentro...gli occhi di una Black.
E poi parlò, con voce piatta, cancellando di colpo tutta la complicità, la semplicità di quella conversazione.
"So che sei stato tu a baciarmi a Capodanno."
La luna, nei suoi occhi, brillava più forte che mai.

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M.A.R.A.U.D.E.R.S.
FanfictionNell'oscurità di una guerra incombente, le sfrenate e spensierate esistenze dei Malandrini si sfilacciano negli intrighi di una Hogwarts sempre più ricca di pericoli ed insidie. In un labirinto di incertezze, nell'ultimo anno l'amore sembra essere l...