48. Under my skin.

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You never go, your always here, suffocating me.
Under my skin.
I cannot run away.
Fading slowly.
I'd give it all to you, letting go of me, reaching as I fall.
I know it's already over now.
Nothing left to lose, loving you again.
I know it's already over, already over, now. -

Red, Already Over.








"So che sei stato tu a baciarmi a Capodanno."


La risata di Remus uscì piatta. Risultava forzata perfino a lui.
"Ma che dici?"
Tonks lo guardava seria, una sottile ruga le corrucciava la fronte e la bocca creava una piega all'ingiù. L'intensità di quello sguardo da bambola lo mise a disagio.
"Sei stato tu! Perché non lo ammetti?" lo sfidò a negare con rabbia, avvicinandosi.
"Non so di cosa tu stia parlando." Remus continuava a sorridere, scuotendo la testa. Il suo atteggiamento sembrava ferirla.
Le diede le spalle, continuando ad avere quell'aria di sufficienza, di leggerezza.
"Remus!"
"Tonks, io a Capodanno ero da tutt'altra parte." continuava a scuotere la testa, bonario. Ma quando si rigirò verso di lei, vide con orrore che...aveva gli occhi lucidi. Così grandi da trasmettere limpidamente ogni cosa. Tossicchiò qualcosa impappinandosi prima di sputare fuori velocemente: "Se proprio vuoi saperlo, io so chi è stato a baciarti!"
Lei lo guardò sorpresa. Fu grato che fosse inconsapevole di quanto forte il suo cuore stesse battendo. Che accidenti aveva detto?! E ora?
"Tu...sai chi è stato...?"
"Sì. Proprio così!" si sforzò di sorridere, guardando in alto e cercando di pensare rapidamente. Non sopportava di fissarla in faccia. "C'è...C-c'è un tizio."
"Un tizio."
"Sì. E'...lui è innamorato di te!" aveva la sensazione di ingarbugliarsi sempre di più in un vero e proprio caos, ma ormai la frittata era fatta. Non riusciva a smettere di parlare. "Non sopportava l'idea di vederti mentre baciavi altri ragazzi. Per questo ha pagato un unico biglietto per tutti."
Il sopracciglio di Tonks era inarcato.
"E perché non ne sapevo niente?"
"Perché...perché è timido." balbettò lui, sempre più in ansia mentre lei lo squadrava come una leonessa guarda un topolino. Pregava di apparire convincente...e allo stesso tempo sperava di non farlo. Che strano. "Mi aveva fatto promettere di non dire niente, sai, non è per niente esperto con le ragazze...e...p-preferisce guardarti da lontano..."
Ora Tonks era vicinissima. Assottigliò gli occhi, incredibilmente scuri e tenebrosi, e fece una smorfia. La sua voce uscì gelida.
"Dev'essere davvero idiota, questo tizio." sibilò.
"Sì. Un cretino." sussurrò lui, deglutendo. "Un vero imbecille."
"Come altro chiamare uno che preferisce spendere un patrimonio per uno stupido bacio piuttosto che guardare in faccia la realtà?"
"Ha...paura." ora la voce di Lupin uscì roca e improvvisamente, si chiese da dove venisse quello che stava dicendo. Non sembrava più...così finto. "Ha paura di quello che prova perché...perché quello che prova non ha senso. Ha paura di ciò che ha iniziato a desiderare. Ha paura di doverlo distruggere...un giorno."
Lei si mordeva le labbra, fissandolo con rabbia, con tristezza. Scarmigliata, rossa in viso, così vicina da poterla toccare. Prendere.
Sentiva il suo sangue caldo confluirle sotto la pelle delle guance, rendendogliele rosse. Il suo profumo di latte e fragola che gli scottava la punta della lingua.
"E' davvero una colossale stupidaggine, sai?"
"Te l'ho detto." continuò lui, mentre qualcosa gli azzannava la gola. "E' un vero idiota."
Le diede di nuovo le spalle, desiderando solo allontanarsi. Fuggire, come sempre. Ma non aveva neanche fatto due passi che quello che lei disse lo gelò sul posto.
"Stai mentendo."
Tonks si era piantata le unghie nei palmi delle mani, chiuse a pugno contro i fianchi. Tremava, il viso congestionato da un pianto gelido.
"Tu...menti...sempre." singhiozzò rabbiosa, pulendosi le lacrime con una manica.
Si sentì folgorato da quello sguardo, di nuovo. Sembrava sondarlo dentro, metterlo a nudo...scoprire ogni menzogna, ogni segreto.
Non si era mai sentito così. Gli si mozzò il fiato.
"Tonks..."
"No, senti, lo so!" esplose lei. "Lo so che tu non...tu non ricordi!"
La vide singhiozzare senza più controllo.
Rimase fermo in quella sala mentre – da qualche parte dentro di lui – sapeva che era giunto il momento di sentire la verità, una verità che aveva cercato di negare fino a quel momento.
"Lo so che non ti ricordi niente, lo so che tutti gli anni che abbiamo passato assieme non...non sono nient'altro che polvere ormai! Ma...tu eri sempre lì, Remus! Quale che fosse il mio viso...quale che fosse il mio nome! Tu mi hai ritrovata...sempre!" gli si fece vicina, gli artigliò la camicia con la speranza ed il dolore impressi su quel viso da bambina. "Tu sei l'unica cosa che non è mai cambiata in tutti questi anni! E...e non ho la pretesa che...lo so che non te lo ricordi ma so anche che lo senti! Lo senti quello che c'è fra noi, lo vedo come cambia la tua espressione quando siamo vicini! L'incantesimo di Silente è irreversibile ma tu non puoi...non puoi avere dimenticato del tutto!"
No, non poteva avere dimenticato. Glielo leggeva negli occhi.
In fondo, Lily...Lily le aveva voluto bene fin da subito! In qualche modo...pur non rammentando niente della loro amicizia, l'aveva fatta risorgere! Non poteva essere così anche per quello che c'era fra lei e Remus? Era forse un sogno troppo bello sperare...sperare che lui sentisse quello che li aveva legati per tutto quel tempo, da qualche parte dentro di sé? Ricordò il suo sorriso, i suoi occhi gentili, quando ogni anno...ogni anno tornava a tenderle la mano. Quando si sentiva sola e affranta, quando tutti la scordavano, quando doveva ricominciare da capo...lui era lì. Tornava da lei. Biondo, perfetto, generoso e buono. Il suo principe...
Ma poi, Remus si irrigidì. Il suo viso diventò freddo e lontano, di nuovo quel lampo ostile nello sguardo.
Le prese le spalle, staccandosela di dosso con delicatezza ma con decisione.
E ciò che disse le spezzò il cuore.
"Mi dispiace, Tonks." mormorò con durezza, guardando altrove. "Io non ricordo niente."
Ingoiò il rospo, abbassò lo sguardo sentendosi...incredibilmente stupida. Si morse le labbra sapendo di sembrare una mocciosa, vedendo andare in fumo ogni illusione, ogni speranza.
Non ricordava. Forse, non aveva nemmeno mai provato quello che aveva provato lei. Forse era stato tutto un sogno, un meraviglioso sogno andato finalmente in mille pezzi.
Eppure, qualcosa la spingeva a continuare. A provare, anche al costo di umiliarsi.
"Allora dammi un bacio." lo sfidò, ostinata.
"Te l'ho detto. C'è un tizio che..."
"Non mi interessa niente di quel tizio!" sbottò, alzando la voce. "Dammi un bacio e dimmi che non senti niente! Se...se davvero non c'è nulla, ti giuro che...ti lascerò in pace! Ma sappi che so capire quando dici una bugia! Ti conosco da più tempo di quanto tu non pensi! Allora, siamo d'accordo?"
Una brezza leggera sfiorò il silenzio nella stanza.
"Sì."
Non fece niente, Remus. Rimase immobile come sale, quando lei si alzò in punta di piedi, leggera come una farfalla. Sentiva la sua bocca avvicinarsi, invitante, morbida. Il cuore che le batteva nel petto pompando sangue nelle vene, il suo fiato caldo e profumato.
Non mostrò né sorpresa, né imbarazzo.
Non mostrò nulla.
Poi...qualcosa dentro di lui scattò. Un'ultima, disperata forma di difesa.
E prima ancora che le sue mani le prendessero le spalle, fermandola con dolcezza e impedendo quel bacio, Tonks lo percepì.
Era di pietra.
Il suo gelo la investì come un vento orribile, ricoprendola di brividi. Sarebbe stato meglio se l'avesse schiaffeggiata.
Lo vide guardarla, desolato, per un breve istante un lampo di dolore sembrò scalfirgli il bel viso, prima che questo tornasse così altero e distante da lei.
"Che...che stupida..." mormorò in lacrime, con le sue mani ancora sulle spalle. I capelli le diventarono bianchi.
"Tonks..."
Si divincolò dalla sua presa, correndo via senza osare più guardarlo negli occhi. Salì in camera, si rannicchiò sul letto cingendosi con le braccia e soffocando i singhiozzi per non svegliare le compagne.
Non c'era stato bisogno di nessun bacio. L'aveva capito.
Non l'amava, pensava disperata. Non l'amava...






Remus Lupin guardò senza un'emozione la sua mano. Le nocche scorticate, sanguinanti, il gonfiore violaceo.
Era una fortuna, pensò, che avesse tirato quel pugno al muro quando era così debole. In altre occasioni, avrebbe lasciato un segno nella parete, un segno che avrebbe dovuto poi nascondere in qualche modo.
E non si sarebbe fatto neanche un graffio. Invece ora quel dolore lancinante, che risaliva a ondate il suo braccio, era piacevole da sentire.
Lo calmava. Lo rendeva lucido.
Guardò il vetro della finestra, di nuovo. Quando Tonks si era alzata in piedi, quando si era avvicinata a lui e aveva chiuso gli occhi, lui l'aveva visto.
Il suo riflesso, così stretto a lei, aveva ghignato.
Un ghigno perverso, una visione nauseabonda. Un mostro pronto a stringere fra le sue spire una ragazza innocente, la più innocente di tutte.
Amarla? Lui non avrebbe mai potuto. In nessuna vita.
Né lei, né nessun'altra.
Eppure...era tutto così difficile...
Si sentiva rotto. E aveva dovuto far ricorso a tutto il suo autocontrollo, e la fatica era stata tale che ora gli tremavano le gambe.
Salì nel Dormitorio, la mano gonfia e livida, e si gettò sul letto, sfinito. Non si tolse neppure gli abiti.
Guardava il soffitto, cercando di tornare vuoto. Impassibile.
Eppure, il vortice nella sue testa non si placava. Come se ogni cosa si fosse incastrata, avesse trovato una spiegazione...generando più caos di prima. I sentimenti inspiegabili che tanto strenuamente aveva cercato di ignorare. La voglia di baciarla, di stringerla, fin dal primo momento in cui l'aveva rivista. La gelosia, il possesso, l'adrenalina che gli galoppava nel sangue quando la vedeva sorridere. Quei baci...
Chissà da quanto, pensò. Chissà da quanto ne era innamorato...
Un lupo, da qualche parte nella Foresta Proibita, ululò lontano. Sembrava chiamarlo.
Con gli occhi ridotti a scaglie di ghiaccio, Remus si impose di smettere di pensare.
Non aveva senso, dopotutto. C'erano tabù che non potevano essere infranti.
Perché nel mondo dei lupi, non esistevano principi.
Non esistevano eroi. Non esisteva amore.

"Tonks..."

C'erano solo pranzi e cene.













Buio.
C'era una definizione specifica per il buio?
Per buio spesso si indica una coltre nera, che impedisce di vedere la luce. Per buio si può indicare un interruttore della luce spento.
Qualcosa di astratto, di impalpabile, e di invisibile.
Eppure sai che c'è.
Il buio non si guarda, non si odora, non si ascolta.
Il buio...si avverte.
Eppure, lui era sicuro che poteva toccarlo, il buio, allungando un semplice dito affusolato.
Perché il buio non permeava solo nella stanza, era anche dentro di lui, gli scendeva nella gola come velluto.
Ed era opprimente.
Stava soffocando.
Cercò di prendere due sorsate d'aria, ma quella sembrava svanita.
Quel nero penetrante aveva annientato anche l'ossigeno.
Tossendo, cadde in ginocchio, tenendosi la gola.
Non riusciva a respirare.
Dio, voleva aria...
"Ma cos'ha?"
La voce di Remus sembrava così lontana, come in un' altra dimensione.
"Non lo so! È da mezz'ora che si agita! Sirius, dai, non fare scherzi!"
"Starà f-facendo un brutto sogno..." balbettò la voce tremante di Peter, diventando un eco lontano.
Cercò di divincolarsi, sospeso in quella specie di limbo nero, denso come l'acqua e altrettanto mortale, ma quell'orrore aveva allungato gli artigli, agguantandolo per le gambe, senza dargli tregua.
Dentro la sua mente un solo pensiero: uscire, nuotare in alto, verso le voci dei suoi amici...verso la luce...

"Tu vorresti scappare?"

Avvertì il corpo farsi pesante, bloccarsi, venire compresso come creta.
Il gelo che si impadroniva del cuore, rimbombante in un disperato tentativo di vita.
Ma non solo.
Conosceva quella voce, la voce gelida e beffarda di suo padre.
Poteva quasi vederlo, lì, sorridere in quella sua maniera quasi maniacale. Il buio non riusciva ad oscurare quel ghigno.

"Non puoi scappare. Ma non hai ancora capito, ragazzo? Questa è la tua anima. La tua mente. Sei prigioniero di te stesso, Sirius. Non c'è via di fuga."

Iniziò ad agitarsi ancora di più, ogni muscolo del suo corpo urlava di essere liberato. Avrebbe urlato, se solo fosse riuscito a respirare.

"Ancora non ti arrendi? Sei testardo. Allora seguimi e guarda."

La scena cambiò completamente davanti ai suoi occhi. L'oscurità si dissolse, una candela guizzò contro una parete di pietra. Tutto pulsava di magia.
Era ad Hogwarts. Ma era tutto sfocato, tutto contorto.
La schiena dritta di un ragazzo scompariva dietro una porta di marmo, davanti ai suoi occhi.
Un odore umido. Qualcosa che ribolliva, scrosciava.
Poteva sentire il cuore calmo del mago, il suo borbottare dietro la porta. Ignorava la sua presenza.
Lo osservava godendo della sua inconsapevolezza. Pensava di essere solo.
E poi, la testa si riempì di una voce. Era di una donna, questa volta. Vellutata, dolce. Riconosceva anche quella.
Ma quello che disse, quello che mosse il suo corpo, la sua bacchetta, al posto di inorridirlo...sembrò quasi riempirlo di piacere.
Era l'abbraccio caldo che non aveva mai ricevuto. Era ciò che bramava di più al mondo...oltre al sangue.
Alla morte. Al dolore.
"Uccidilo."
E Sirius Black si sentì finalmente al suo posto.




"AH!"
Sirius sbarrò gli occhi, recuperando ossigeno freddo in una gola che sembrava andare a fuoco.
Alzandosi di scatto dal letto, fece appena in tempo a vedere una figura su di lui che...
"ATTEN..."
TUMP.
"AHI!"
Ricadde sul letto avvertendo un dolore acuto alla testa.
Massaggiandosela con una smorfia di dolore, alzò lo sguardo. L'aria ora entrava meglio nei suoi polmoni, e il dolore fece sparire quella sensazione di disorientamento.
Era in camera sua, nel dormitorio. Nel suo letto, con le coperte appallottolate ai piedi ed il cuscino caduto per terra.
James Potter era caduto all'indietro, tenendosi la testa con la identica smorfia.
"Ramoso?"
"No, Babbo Natale!" ringhiò quello, massaggiandosi la fronte.
Voltando il viso, si accorse solo in quel momento che erano tutti chinati su di lui. Lunastorta, Codaliscia. Entrambi con la fronte aggrottata, le mandibole rigide. Sentiva a ondate la preoccupazione che li aveva avvolti, come una nube tossica.
"Stai bene?" mormorò Lupin, guardandolo con i soliti occhi indagatori.
"S-sì." borbottò, la voce ancora roca. "Che...?"
"Ti stavi agitando nel letto. Di brutto!" spiegò Codaliscia. "Pensavamo avessi una crisi epilettica! Ci hai fatto spaventare!"
"No, io...ho fatto un..."

"Uccidilo."

"...solo un brutto sogno, credo..."

"E che stavi sognando? Di prendere a pugni un orco?" ironizzò James, scuotendo la testa.
Il cuore gli batteva ancora furiosamente nella cassa toracica, i pugni erano stretti e artigliati alle lenzuola tanto che le nocche erano sbiancate. James le stava guardando. James vedeva sempre tutto.
Sotto gli sguardi spaventati dei suoi amici, cercò di darsi un contegno. Al contrario di Remus, non sopportava di essere analizzato come una cavia da laboratorio.
Inspirò a fondo e sentì il proprio cuore regolarizzarsi, l'adrenalina provocata dalla paura svanire poco a poco.
"Nulla di cui preoccuparsi, sul serio. Mi spiace avervi fatto spaventare."
Quelli si fissarono negli occhi, sconvolti più che rassicurati.
"E da quando sei così educato?" esclamò Codaliscia, sgranando gli occhioni.
"Oh, fottetevi!" sbottò, ignorando ancora lo sguardo penetrante di Remus, che come sempre era il più inquietante di tutti. Ma aveva la sua mossa per sistemarlo: anche Sirius notava i dettagli. E nell'aria c'era odore di sangue.
Puntò gli occhi sulla sua mano fasciata, e lui si irrigidì, nascondendola appena sotto la giacca. Qualunque cosa gli fosse capitata – e Sirius sapeva riconoscere molto bene l'aspetto che aveva la mano quando si tirava un pugno a qualcosa - non voleva parlarne, esattamente come lui.
"Che ore sono?"
"L'ora di andare a colazione!" Cinguettò Peter, tornando allegro, e la tensione parve sgonfiarsi.
"Ho una fame da lupi! Ops, scusa Rem." Ridacchiò James.
"Oh, tranquillo, non mi ero offeso...fino al 'scusa Rem'."
"Mi passate le cartine?" borbottò Black.
"Hey, idea folle: Non potresti per una volta fare colazione con delle uova e bacon?"
"Non posso fumarmi le uova."
Nel caos provocato dal vestirsi, prendere i libri eccetera, nessuno si accorse della sua aria pensierosa e del suo umore pessimo. Si rollò una canna con occhi persi, cercando di mettere a fuoco quello che aveva visto.
Quel sogno non era normale. Sembrava quasi...vero. Come un ricordo.
Che già sbiadiva dalla mente, però. Rimanendo solo una sgradevole sensazione che correva nella sua schiena in impercettibili brividi.
"Che strano..." mormorò, corrucciato.
"Cosa?" chiese distrattamente James, passandogli accanto.
"Niente." Rispose Sirius.
"Hai detto qualcosa?" chiese Remus, distratto anch'esso, con in mano un bilico di libri.
"Lascia perdere." Borbottò Sirius, senza alzare lo sguardo.
Smise di pensare al sogno solo quando un: CRASH! TUMP! SPAM!! BOOM! lo fece sussultare.
Si girò di scatto e vide a terra una confusa massa di gambe e di braccia che dovevano essere i suoi amici, inciampati nel portaombrelli.
Continuò a rollarsi la canna mentre Paciock, nella camera a fianco, cominciava a bestemmiare.








"Sul serio Evans, vogliamo muri insonorizzati!" sbottò Frank, con un diavolo per capello. "Quelli fanno un casino del diavolo, ogni mattina!"
Lily sospirò, alzando gli occhi al cielo. Era con un piede dentro la stanza dei Prefetti, scompigliata, una ciambella ancora in bocca.
"Farò il possibile..." promise, cercando contemporaneamente di non farla cadere per terra mentre parlava, con il risultato che le uscì un buffo bofonchiare. Lui parve accorgersi della sua fretta e buttò uno sguardo dentro.
"Oh, siete in riunione?" si incuriosì. "Come stanno procedendo le cose?"
"Benissimo!" sorrise la ragazza, ma quando entrò gli altri Prefetti la smentirono immediatamente.
"Benissimo un corno!" sbottò Laverne, immersa in fascicoli. "Quella dannata Umbridge mi sta facendo uscire scema! E i questionari..."
"I questionari sono ormai fuori dalle nostre possibilità." disse calmo Lupin, appoggiato alla parete con l'aria più malata che mai. "Preoccupiamoci di ciò che possiamo fare."
"Occupazione?" ironizzò Ratcliff, inarcando un sopracciglio. "Dici che gliene fregherà qualcosa ai piani alti?"
"Sicuramente darà qualche grattacapo. Ma prima dobbiamo apportare le firme." suggerì Leavy, scuotendo i ricci. Aveva l'aria più spiritata che mai, sembrava un piccolo porcospino. Quella dannata sottosegretaria li stava davvero facendo impazzire, era capace di presentarsi anche a tarda notte in camera loro e pretendere che scendessero a risolvere problemi insignificanti che per lei sembravano invece enormi. Avevano chiuso più festini in quei giorni che in sette anni! "Siamo tutti d'accordo?"
"Riepiloghiamo: il ruolo di Prefetti verrà assegnato a partire dal Quinto anno. I vecchi prefetti durante il Sesto e Settimo anno si occuperanno non solo di insegnare le pratiche da sbrigare ai nuovi ma anche e soprattutto di affiancare il Leader, ovvero il Caposcuola." disse Talbott. "E qui le signorine hanno protestato. Dico bene?"
"Dico solo che è discriminatorio istituirne uno solo. Dovrebbero essere due, uno maschio e uno femmina!" borbottò Laverne, e Lily annuì.
"La postilla è già stata inserita. Ma per quest'anno, è già tanto se riusciamo ad averne uno! Per cui, suggerirei di applicare questa regola l'anno prossimo."
"Molto bene. Vista la situazione d'emergenza suggerirei di scegliere fra noi un Caposcuola provvisorio e dopo istituire delle elezioni democratiche per scegliere quello definitivo. E' ok?" continuò il Prefetto di Tassorosso, sistemandosi gli occhiali che continuavano a scivolargli dal naso.
Tutti annuirono. Quello sospirò.
"Chi va a chiedere la firma ai Prefetti di Serpeverde?"
"Io non ci penso neppure." dichiarò Leavy, rabbrividendo. "Malfoy mi mette i brividi!"
"Quelli non partecipano mai alle riunioni! Dovrebbe fregarcene qualcosa di averli come votanti?!" sbottò Laverne, scuotendo la spessa chioma nera. "Voglio dire, portano la Spilla solo per incutere timore agli altri ma non li ho mai visti collaborare mezza volta! Stupide vipere."
"E in ogni caso, le loro firme non servono. Anche se votassero contro, cosa che io penso facciano, noi siamo comunque in maggioranza. Quindi si fa." sussurrò David di Corvonero, con sufficienza.
"Farò comunque recapitare loro un gufo con il documento." sospirò Lily, che ad essere così disonesta non ce la faceva proprio.
"Sì, così fa la fine dei volantini..."
"Quelli sono solo che felici di avere i nuovi professori, fidati." sbuffò la Corvonero, amareggiata. "Ci pensate? Scommetto che Umbridge&co sono stati scelti direttamente dai Black!"
"Non riesco a capire come Minchum possa averlo permesso!" Leavy fece una smorfia. "Voglio dire, è chiaro che lui odi i Mangiamorte! E i Black ce l'hanno scritto in fronte! Cosa cavolo gli salta in testa? Come fanno quelli a influenzarlo così?"
"E' un politico." Remus fece spallucce. "A Minchum non frega niente della sicurezza dei maghi, le sue sono tutte chiacchiere. Dice solo quello che la gente spaventata vuole sentirsi dire. Che il Ministero c'è ed è forte, quasi implacabile, e che li terrà tutti con i piedi asciutti durante le tempeste. Sta fondando tutto il suo programma elettorale sull'incremento dei Dissennatori, e probabilmente i Black lo stanno aiutando...o rifornendo economicamente. Mantenere in piedi una campagna costa."
"Senza contare che Hogwarts è un po' un mondo a parte, se riuscisse a piazzarceli qui, con l'appoggio del corpo insegnanti, sarebbe un bel colpo per lui!"
"Ma sarebbe così brutto? Avere tanti Dissennatori in giro per la scuola, dico! Voglio dire, sono inquietanti, ma è vero che garantiscono sicurezza..." azzardò Talbott, beccandosi un'occhiata sconvolta dagli altri.
"Sono Dissennatori!" si scandalizzò Laverne. "Ti ricordo che uno di loro ha attaccato James Potter! Immagina averne ancora di più qui attorno!"
"Sono d'accordo, se possiamo evitare sarebbe meglio." disse Lily, incrociando le braccia al seno e rabbrividendo. Ricordava il panico che aveva provato quando il Rinnegato aveva quasi baciato James. "Silente è perfettamente in grado di proteggerci, NOI siamo perfettamente in grado di proteggerci! Quelle Creature sono...sono solo malvagie! Le farei sparire dalla faccia della Terra!"
"Ma così avremmo molti più terroristi a piede libero!"
"Sai che secondo le statistiche, il dieci per cento di quelli che ricevono il bacio sono in realtà innocenti?! E chi dice che il Ministro non sia in realtà in combutta con i Mangiamorte? I discendenti del creatore dei Dissennatori, Ekrizdis, sono tutti maghi oscuri! E anche se il governo non fosse già corrotto, noi come possiamo fidarci di quei cosi?! Secondo me alla prima occasione ci volteranno la faccia e si uniranno ai loro legittimi proprietari, che ci scommetto sono già tra le fila di Tu-Sai-Chi!"
"Oddio, di nuovo la storia dell'Alleanza dei Dodici e dei loro discendenti oscuri...Sei una complottista, Laverne!"
Quella si stava alterando, così la Grifoncina alzò le mani, ponendo fine alla questione.
"Io dico solo che nessun essere al mondo, per quanto crudele e senza cuore, meriti di finire torturato da quei cosi. La penso così, mi dispiace. Condannare qualcuno a vivere senza l'anima e a diventare a sua volta un Dissennatore non ci rende migliori di quelli che condanniamo. Ci sono altri modi per punire qualcuno. Ma stiamo divagando! Dobbiamo scegliere il Caposcuola Provvisorio!"
La discussione andò scemando, mentre i Prefetti le rivolsero un sorrisetto.
"Oh, non te l'abbiamo detto? E' già stato scelto." ridacchiò Leavy, e di punto in bianco tirò fuori una spilla d'argento, lucente. Le si avvicinò e gliela appuntò al petto.
"EH?!"
Lily cadde dalle nuvole, sbarrando gli occhi.
"Ne abbiamo parlato, e siamo stati tutti unanimi nella decisione! Pensiamo che tu sia perfetta per guidarci, Evans." Laverne rise del suo stato di shock. "Per ora è provvisorio, ma contiamo che continuerai ad esserlo anche dopo le elezioni!"
"Ma...ma io...P-perchè io?"
"Prima di tutto, perché l'idea è stata tua." le sorrise Remus. "Sei stata quella che si è data da fare più di tutti. E' grazie a te se siamo qui."
"Ragazzi...i-io vi ringrazio ma..." Lily continuava a balbettare, cercando di mettere un filo logico alla sequela di pensieri discordanti che le stavano farfugliando nella testa. "Il Caposcuola sarà quello che avrà a che fare con i Professori...con i funzionari del Ministero, addirittura...e...ecco, serve qualcuno di carismatico, di forte! Qualcuno che loro ascoltino...che abbia influenza! Non una..."
Non una mezzosangue.
Si morse le labbra, ricordando quando era stata interrogata per la questione del Somnus, come avevano scelto lei per non incontrare l'astio delle famiglie degli altri, tutte purissime. Come tutti in quella stanza – tranne Silente – l'avevano ignorata e trattata con sufficienza.
Purtroppo, per quanto i Mangiamorte venissero combattuti e socialmente rifiutati, le loro filippiche avevano attecchito. Anzi, si erano radicate anche prima nella società.
I mezzosangue ed i nati Babbani venivano sempre guardati con sospetto o con fastidiosa accondiscendenza, come se fossero maghi di serie b.
"Lily." Lupin le si fece vicino, affettuosamente. "Sei una strega eccezionale e soprattutto, sei perfetta per questo ruolo. Sei onesta, coraggiosa e una gran sgobbona."
"E poi hai un dono, Prefetto Evans." ridacchiò Laverne. "Che è un pregio ed anche un difetto, ovvero, sei un'incredibile idealista! Il tipo di persona capace di smuovere le masse e convincerle a fare la cosa giusta. Trasmetti gentilezza negli altri, fai loro venire voglia di vedere il mondo come lo vedi tu, di fare del bene. Devi solo credere più in te stessa!"
"E' vero Lily, tu trasmetti come una luce tutto intorno a te! Quindi chissenefrega di com'è il tuo sangue! Hey, ma ti sei commossa?"
Non seppe dire come mai quelle parole, dette dai suoi colleghi, furono così significative per lei.
Arrossì violentemente, sentendosi gli occhi umidi, mentre gli altri scoppiarono a ridere.
Quando uscì da lì, si sentiva incredibilmente combattuta. Si appoggiò alla parete, accarezzando la spilla con la scritta "Headgirl" in rilievo. Luccicava come un gioiello.
Caposcuola...lei sarebbe diventata Caposcuola.
I complimenti degli altri le avevano scaldato il cuore... non credeva che la vedessero in quel modo. Insomma, lei era sempre stata sola dopo Severus. Avendo paura di un altro abbandono, aveva tenuto gli altri a distanza. Ma evidentemente, non così tanto! Si erano affezionati a lei più di quanto non credesse.
E poi, quella carica sarebbe stata l'apice della sua carriera scolastica! Insomma, poteva dire di aver raggiunto il sogno di sempre. Era da quando era bambina che voleva primeggiare, conquistare la vetta, avere riconoscimenti, saziare la sua ambizione ed essere la numero uno. Quando era stata nominata Prefetto era stata felicissima. Ora avrebbe dovuto saltare di gioia, letteralmente.
Eppure...
Continuò a guardare la spilla, tenendola ora tra le mani come se temesse di vederla esplodere.
Come mai non si sentiva...non si sentiva più così felice? Era come se...come se non le importasse più.
Come se in qualche modo quella Spilla fosse sbagliata. Pesantissima. Quasi opprimente, su di lei. Come un vestito diventato oramai troppo stretto.
"Complimenti, signorina Evans!"
Trasalì violentemente mentre la Umbridge compariva nel suo campo visivo. Alla maga scintillavano malignamente gli occhi e un viscido sorriso soddisfatto le si allargava sul volto largo. Indicò il gioiello, battendo le palpebre con lentezza.
"G-grazie." balbettò a disagio.
"Cara, avrei bisogno di parlarle in privato." tubò quella, afferrandola per un braccio. Il solo contatto con quell'essere spregevole le diede i brividi!
Quando la trascinò nel suo ufficio e chiuse la porta dietro di loro, la sensazione di disagio aumentò.
Era da tempo ormai che aveva avuto modo di vedere la disturbante stanzetta rosa e piena di gattini della Umbridge – a quanto pare era riuscita a cancellare gli innumerevoli membri maschili che li avevano sostituiti per mano di James - ma probabilmente non ci si sarebbe mai abituata!
Era davvero una cosa troppo da maniaca psicopatica!
"Si sieda cara." soffiò morbidamente la strega.
Obbedì, piazzandosi sulla punta della sedia, tutto il corpo teso a cercare una via di fuga. Quella donna non le piaceva.
Non era solo perfida e bacchettona, era di più. Le sembrava...cattiva.
Un tipo di cattiveria diverso dal solito, ma non per questo meno pericoloso, anzi!
"Gradisce del thè?" sorrise, indicandole delle tazzine di ceramica.
"No, grazie. Professoressa, io dovrei andare a..."
"Oh, non le ruberò molto tempo. Ma gradirei davvero che assaggiasse il mio thé." il sorriso si fece più maligno. Versò la bevanda in una tazzina e gliela porse, spingendola con un dito fino a lei. La prese tra le mani giusto per accontentarla, stringendola fra le dita sottili.
"Che stanza...carina..." azzardò trattenendo una smorfia, tanto per dire qualcosa perché quella si limitava a fissarla in silenzio.
Un sopracciglio le guizzò in alto.
"Adorabile, ora che l'ho rimessa a posto." disse, più freddamente. "L'hanno disinfestata poco fa."
E improvvisamente, come in un'allucinazione, forse dovuta all'ansia, alla fatica e al disagio, Lily vide chiaramente, attraverso lo specchio dietro di lei, un piccolo James Potter vestito da demonietto comparirle sulla spalla.
"Fatica inutile, se poi lei ci ritorna!" le suggerì di dire, con un ghigno.
Sull'altra, un Remus Lupin in miniatura e munito di alette bianche le tappò la bocca con la manina.
"Non dirlo! Non azzardarti a dirlo!"
"Tutto bene, cara?" chiese la Umbridge sorpresa, perché Lily si era lasciata andare ad un risolino nervoso.
"S-sì...ecco..." balbettò, avvampando. Quella lasciò perdere.
"Ultimamente a me e ai colleghi sono capitati fatti davvero sgradevoli..."
"Hemm...ah sì?"
"E a quanto pare, nessun Prefetto, nessun professore e nemmeno Silente, han visto nulla!" lei digrignò i denti, stizzita. "Il livello di questa scuola, mia cara, è davvero caduto in basso sa? Un tempo le autorità venivano rispettate!"
"Silente gode di tutto il nostro rispetto." non riuscì a trattenersi dal dire, mentre la donna si irrigidiva.
"Non ne dubito." sibilò gelida. "Purtroppo per Silente, però, la visione della sicurezza del Ministero diverge un po' dalla sua..."
"Se intende protezione dai Mangiamorte, le assicuro che..."
"Mangiamorte, mia cara?" lei batté le ciglia, sorpresa. "Chi le ha detto che vi serve protezione dai Mangiamorte?"
"In che sen..."
"Oh, c'è davvero tanta confusione su questa cosa!" lei si sporse in avanti, sorridendo. "Lasci che le faccia chiarezza. I Mangiamorte non costituiscono un pericolo né lo faranno mai."
"Ma..."
"Sono solo uno sparuto gruppetto di persone con idee un po' troppo estremiste, cara." ridacchiò, vivacemente. "Crede davvero che il Ministero si faccia mettere paura da così poco?"
"Ci sono stati attentati! Sono sparite delle persone! Non sono...non sono una minoranza, loro...!"
"Basta così." la voce della Umbridge fu tagliente e più alta del solito. Lily si indispettì.
"E allora, di grazia, a cosa servono tutti quei Dissennatori?" sbottò, fregandosene di apparire maleducata. "Da cosa dobbiamo proteggerci?!"
"Beh, cara, la sicurezza non è mai troppa in un mondo dove...siamo obbligati a convivere con Creature di rango inferiore..."
"Creature di...?"
"Cielo, dove ha vissuto fino ad ora? Nella Foresta Proibita ci sono veri e propri branchi di centauri, tanto per dirne una!"
Lei continuava a ridacchiare con leggerezza, incurante della sua bocca spalancata.
"Ma le creature della Foresta Proibita e Hogwarts vivono in equilibrio da sempre! Ed i Centauri sono proprio quelli che ne preservano l'ordine!"
"Oh, tesorino, dubito che delle creature di grado cerebrale così basso riescano anche solo a pensare di poter fare una cosa del genere. E poi, le mie recenti informazioni, di attacchi ce ne sono stati eccome...Somnus, Corni corazzati..."
"Sono usciti da una stella del Diaspro! E' diverso! Non appartengono a...!"
Lei agitò una mano come per scacciare una mosca.
"Apprezzo la sua passione, ma stiamo divagando. Il Ministero sa molto bene come fare il suo lavoro, e lei è davvero troppo giovane per...comprendere. Non è per questo che l'ho chiamata qui."
"E per che cosa mi avrebbe chiamata?" sibilò Lily a denti stretti, odiandola a morte.
"Lei conosce molto bene il signor Potter, non è così?"
Il disagio aumentò. Si agitò sulla sedia, nervosamente.
"Sì." mormorò, cauta.
"Potrei sapere, in via del tutto confidenziale, che cosa pensa di lui?"
Si era chinata e parlava dolcemente. Lily distolse lo sguardo.
"Perché questa domanda?" chiese, sulle spine.
"Oh, solo curiosità!"
Nel fangoso vuoto che si annidava dentro gli occhi di quella tizia, vide il proprio riflesso.
La spilla luccicava, appuntata sul suo petto. La stava mettendo alla prova?
"James Potter è..." si interruppe, poi sospirò. Quella attendeva, fissandola crudele. Si aspettava forse che l'avrebbe tradito? Un lampo accecante di orgoglio guizzò dentro di lei. Rialzò la testa, serrando i denti con rabbia. "...James Potter è il miglior mago che io conosca!"
"E se ti azzardi a riferire a qualcuno che ho detto questo, ti uccido."
La donna rimase in silenzio. Non sembrava delusa. Solo...rabbiosa. Ma una rabbia soddisfatta, in qualche modo. Poteva quasi vederla sfregarsi le mani dietro il tavolo. "Il thé cara. Si raffredda."
Afferrò la tazzina con stizza, ma c'era una cosa che la Umbridge non sapeva: i pozionisti sono precisi, hanno occhio per i dettagli.
E lei era una pozionista.
Brava quasi quanto Lumacorno stesso.
Fu così che, quasi per istinto, il suo occhio fu catturato da una cosa. Una cosa stonata, che non doveva essere lì.
In un angolo dietro Dolores c'era una cassapanca.
Sopra, avvolti in un panno che si era scostato appena con la brezza, fiori di Elleboro. Aconito...Artemisia...
Le sue dita si strinsero alla tazzina, ormai quasi alla bocca.
No, non poteva essere... Era proibito... !
Quando se la portò alle labbra, stringendole contro il bordo per non far passare nemmeno una goccia, e finse di deglutire un sorso, negli occhi di quella megera passò un lampo trionfante e non ebbe più dubbi.
Voleva fregarla! Le stava rifilando del Veritaserum!
Si alzò di scatto, quasi rovesciando indietro la sedia, colta improvvisamente dal panico. Su quanti l'aveva già testato?!
"Devo andare!" sbottò, facendo per fiondarsi verso la porta quando...
"Oh, cara, le interesserà sapere che abbiamo acciuffato il responsabile dei disordini degli ultimi tempi. Colto in flagrante mentre stava allagando il quinto piano."
Si fermò con la mano sulla maniglia, sentendosi gelare. Si voltò lentamente, pallida.
Miss Umbridge era più dolce del miele.
"Il mago migliore che lei abbia mai conosciuto, eh?" disse sofficemente, godendo mentre lei sbarrava gli occhi. "E' un vero peccato che James Potter sia appena stato espulso, non trova? Tanto potenziale sprecato..."
Non l'ascoltava più. Le orecchie le fischiavano, il sangue sembrava incendiarle il collo ma al contempo, sentiva freddo.
James...James era stato espulso?
"Avrei altre domande da farle, se...torni qui, signorina Evans!"
Uscì dall'ufficio senza più prestarle attenzione. Si mise a correre, realizzando solo in quel momento che la Lily Evans che faceva quello che gli altri le dicevano di fare ormai non esisteva davvero più.




Correva, correva rapida...cercandolo come una droga. Il bisogno impellente di trovarlo, di rivedere il suo sorriso, di stringerlo...Di sentire quel sole così sfacciato scaldarle la pelle fredda. Era già andato via? Era già...uscito dalla sua vita?
Ad ogni passo, il suo cuore sembrava sanguinare...




"JAMES!"
Quando il capo dei Marauders si voltò, il suo corpo si irrigidì. Solo un istante, prima che Lily Evans gli volasse fra le braccia.
Il tempo per vederla...sconvolta. Il viso infiammato dalle lacrime, la corsa a perdifiato, gli occhi sbarrati...
Barcollò appena all'indietro a causa dell'impatto, mentre lei gli si artigliava alla camicia e...lo stringeva.
"Lily...!" mormorò sorpreso, sentendo le sue dita sottili affondargli nelle braccia ed il suo corpo tremare.
Erano davanti all'aula di Incantesimi. Gli altri studenti erano entrati quasi tutti, qualcuno si attardò a guardarli golosamente, ma la calca gli impediva di fermarsi.
Ma comunque, non ci avrebbe fatto caso. No di certo, non quando la ragazza che amava e che odiava gli si era aggrappata addosso come in cerca di salvezza.
"Sei qui..." la sentì sussurrare, prima di sollevare il viso. "Sei...sei ancora qui..."
La prese per le spalle, a bocca aperta.
"Ma che ti è successo?"
"Che è successo a te!" la voce di lei si fece più alta. E di punto in bianco cominciò a singhiozzare. "Razza di idiota! Tu...io te l'avevo detto che...!"
"Ok, ok, piano. Parla piano o non capisco niente!"
"Ti sei fatto scoprire!" gridò lei, strattonandolo con rabbia. "IMBECILLE! Tu...allagare il quinto piano...con tutti quei Folletti-spia! Come diavolo ti è saltato in testa, eh?!"
Il ragazzo la guardò spaesato mentre riceveva deboli pugni contro il petto. Non lo sapeva? Non lo sapeva ancora che era stato espulso?
Come avrebbe reagito a quella rivelazione? Come la scuola avrebbe reagito alla notizia di dovergli dire addio? Come si poteva andare avanti lì dentro senza...senza James Potter?
Come avrebbe fatto lei...a...?
"E ora tu...tu te ne andrai...ci lascerai qui!"
Si bloccò, mentre la crisi isterica le mozzava il fiato. L'idea di perderlo...era insopportabile.
Si sentì andare in iperventilazione.
"Lily, ma io non ho allagato nessun Quinto piano."
Black out.
Rimase immobile, sbattendo le ciglia umide di lacrime. Alzò lo sguardo, guardandolo in faccia e leggendovi la verità.
Lui ricambiò lo sguardo, stupefatto.
"Tu...non..." mormorò Lily, ancora stretta a lui. "Non hai allagato il Quinto piano?"
"No! Chi ti ha detto una cosa del genere?"
"Non sei stato scoperto, non sei stato espulso...?"
La sua espressione sorpresa fu più che sufficiente come risposta. E lei...parve tornare a respirare.
Come dopo una lunga apnea.
"Mi ha mentito..." sussurrò, realizzando. "La Umbridge...voleva spingermi a confessare che eri tu...e così...ha mentito..."
"La Umbridge ti ha detto questo?!"
Lei non rispose. Si accorse solo in quel momento di quanto stretta gli era avvinghiata, di come dovesse apparirgli, di quello che aveva appena provato e lasciato trapelare senza nessuna esitazione.
James Potter la vide arrossire violentemente, rivolgergli uno sguardo disorientato, come se lei stessa ne fosse sorpresa.
Si zittì anche lui, facendosi serio mentre...qualcosa lo smuoveva dentro. Lei era...così vulnerabile, ora. Glielo leggeva in faccia.
Come se si fosse appena denudata. No, aveva fatto di meglio.
"Non me ne vado, Lily."
Avrebbe voluto consolarla, ma al contempo, avrebbe voluto che quel momento non finisse mai.
Si sentiva...felice. Felice tanto quanto lei era disperata all'idea che lui se ne andasse via.
Non le permise di staccarsi. Le artigliò la vita, senza pensare, trattenendola a sé.
Ma lei...lo lasciava fare. Immobile, più rigida di una statua, ma al contempo liscia, morbida e malleabile tra le sue braccia.
Non riusciva più a pensare a niente, Lily Evans. Solo...all'enormità del sollievo nel sapere che sarebbe rimasto lì. Al suo fianco. Al calore che trasmetteva il suo corpo, anche da dietro il maglione. Al modo in cui gli occhi di James si scaldavano e diventavano liquidi, ipnotizzandola, paralizzandola.
Il ragazzo alzò una mano, perso in un desiderio. Voleva improvvisamente...sfiorarle il viso.
Si accorse solo vagamente che, mentre lui aveva cominciato a respirare più velocemente, la Grifoncina aveva smesso del tutto di farlo.
Tracciò una linea immaginaria lungo il suo collo d'alabastro, fino ad arrivare al mento. Lei non si oppose.
Con il pollice, le sfiorò lentamente la mascella. L'impulso elettrico parve esplodere, risalire ronzando lungo il braccio. Toccarla...in quel modo, era puro piacere. Una sensazione che sembrava mandargli a fuoco le dita, viva, straripante.
Risalì esitante fino agli zigomi, con delicatezza.
A cosa stava pensando, ora? Sotto le dita, la sua pelle sembrava scottare.
Però non distoglieva lo sguardo. No, quello mai.
I suoi occhi verdi come smeraldi annegavano nei suoi, limpidi e puri, e scintillarono appena quando, con un movimento istintivo, lei inclinò leggermente il capo, accogliendo il palmo della sua mano chiusa a coppa lungo la guancia e accettando senza rendersene conto la sua carezza.
Solo con una breve vibrazione delle palpebre, una bocca ora leggermente socchiusa, un silenzioso sospiro per riprendere ossigeno.
Gli tremava contro, ma non era paura. Non solo. Era una forza gravitazionale che li spingeva sempre più vicini fra loro.
Come una folata di vento...che la portava da tempo verso una sola direzione.
C'era solo una cosa, in quel momento, che avrebbe potuto separarli.
E aveva la forma di una persona, di un mantello nero apertosi in una grande onda dietro il suo corpo irrigidito.
Due occhi d'ebano in grado di trafiggerli.
Come obbligato a girarsi verso la provenienza di quell'ondata di livore, James Potter voltò lo sguardo.
A pochi passi da loro, c'era Piton, immobile. Gli occhi d'oro del Marauder si strinsero, le mani, scese sulle spalle di Lily, si contrassero nella presa.
Ma il Serpeverde non guardava lui, no.
Piton fissava Lily in faccia, la comprensione che si faceva improvvisamente strada sul suo volto arcigno, contorto in un misto di orrore e disgusto.
E Lily gli spezzò il cuore. Lo spezzò ad entrambi, quel giorno. Senza rendersene conto. Con innocenza.
Sentii l'aria più fresca fra loro mentre lei si tirava indietro istintivamente, incapace di distogliere l'attenzione da Severus, dal dolore che non riusciva a nasconderle.
Lo odiava.
James Potter se ne rese improvvisamente conto, mentre lei si staccava, anche se solo di un millimetro, da lui. Rigida e senza fiato, come se fosse stata colta a fare qualcosa di mostruoso.
Odiava Severus Piton come non avrebbe mai potuto odiare Malfoy, o Aliaset, o chiunque altro di loro.
"In classe, ragazzi." trillò Vitious, apparendo fra quello strano terzetto e interrompendo una tensione che si sarebbe potuta tagliare con un coltello.
Piton indossò di nuovo la maschera. Le sue spalle si raddrizzarono, le palpebre si riabbassarono, la mandibola si rilassò.
Scoccò loro un'occhiata fredda, ed entrò in classe. Sentiva Lily, accanto a lui, ansimare leggermente.
La ragazza scoccò un'occhiata confusa al professore, come se non si aspettasse di trovarsi ad Hogwarts.
"Su, forza, dentro! Ho una lezione interessante per voi!" cinguettò il nano, inconsapevole di quanto avesse interrotto.
"S-sì." mormorò la ragazza, staccandosi del tutto. Fu quasi un dolore fisico, ma la lasciò andare.
Senza guardarsi più in faccia, entrarono in classe.







Rubata. Potter gliel'aveva rubata.
Le sue mani...così strette attorno al suo viso. Lei, avvinghiata a lui, in lacrime. Così vicina a lasciarsi baciare, toccare, stringere. Così fragile.

Avrebbe voluto morire.

[Non avrebbe più potuto toccarla in quel modo. Non più...]


Passò di fianco a Lucius Malfoy, avvicinandosi senza guardarlo.
"Fatelo." sussurrò.
Lui sorrise.


Avrebbe voluto che morisse anche lui.








"Quest'oggi..." disse il piccolo professor Vitious, con voce limpida e decisa. "Studieremo una nuova teoria di incantesimo Invisibilius. Il Ministero e il Preside desiderano che impariate incantesimi che possano esservi utili..." sospirò malinconico. "...in tempi come questi."
James Potter sbuffò lievemente, dondolandosi sulla sedia.
A che gli serviva un incantesimo del genere quando lui aveva il suo fido mantello? A cosa serviva studiare qualsiasi cosa, quando tutto ciò che voleva era chiudersi da qualche parte a riflettere su quanto era appena successo? Era successo davvero, giusto? Non era stato un sogno...
Disinteressato dalla spiegazione del piccolo professore, si concentrò sull'aula d'Incantesimi, grande, luminosa e piena di scartoffie.
In qualche angolino stavano pile di libri, usati da Vitious come sgabelli.
Lui e Madama Pince litigavano un sacco per quello. Anche Lily soffriva, nel vederli usati in quel modo.
Lily...
Scosse la testa, cercando di non trasmettere niente al suo branco. Non un'emozione, non un brivido. Doveva pensare...e riassaporare quel momento in privato.
Le aveva accarezzato una guancia e lei...lei l'aveva stretto così forte... e poi la fine di quel momento, più dolorosa di qualsiasi altra cosa.
Continuò a guardarsi attorno, l'aria sembrava più tersa, luminosa. Le persone erano relativamente tranquille, anche se quella sera c'erano i risultati dei questionari. Forse, quella, era l'ultima lezione del professor Vitious. C'era una sorta di maestosità, di legame.
L'unica nota dolente erano i Serpeverde.
Sì, era come avere letame in un bicchiere di pulitissimo cristallo.
"Bene, partiremo dagli oggetti. Per consistenza, sono decisamente più facili da manipolare, perché sono immobili. Poi passeremo alle mani del corpo umano: difficili, proprio perché hanno vene e sangue in movimento." Continuò Vitious, con tono flautato.
La mano di Remus Lupin s'alzò educatamente in aria.
"Sì, Lupin?"
"Alla fine dell'anno riusciremo ad estendere l'Incantesimo su tutto il corpo?"
"Purtroppo no."
"Perché?" s'intromise Alice.
"Come ho detto, nella carne circola il sangue, la vita. E' un incantesimo molto avanzato che viene usato soprattutto nei corsi per spie Auror, dubito possiate riuscire a impararlo in un anno di scuola! Nessun studente è mai riuscito. Beh, tranne uno in effetti..."
Narcissa Malfoy si mise più comoda, spostando malamente la mano di Lucius dalla sua coscia. Anche lei aveva un bel cervello, c'era da riconoscerlo. Che lo mettesse a disposizione del male puro, era un altro paio di maniche.La vide scoccare un'occhiata gelida al suo futuro maritino, un po' troppo interessato alla spaccatura della sua gonna. Narcissa odiava la volgarità.
"Chi?" chiese, sempre con quella sua voce bassissima, quasi sussurrata.
"Albus Silente." Rispose l'ometto, senza tralasciare una nota d'orgoglio.
"E basta?" s'intromise Nott, deluso.
"Lui e nessun altro." Rispose Vitious in tono piuttosto secco. "Nessun altro." Ripeté.
Una nemmeno tanto velata allusione a Lord Voldemort. Forse i professori non erano così ciechi come fingevano di essere.
Ramoso si lasciò sfuggire un ghigno.
"Bene. Prima ci eserciteremo con i cuscini. Ora, come voi tutti saprete, l'incantesimo dura solo pochi minuti..."
Uno sbadiglio sonoro fece gelare i Malandrini, ma fortunatamente Vitious non lo sentì.
Remus, James e Peter si voltarono verso Sirius, trucidandolo con lo sguardo.
Il demente era entrato in aula, aveva poggiato la testa sul banco riparandola con le braccia, e aveva bofonchiato distrattamente: "Svegliatemi quando arriva...", cosa che nessuno di loro si era ricordato di fare. Era così profondamente addormentato da non aver emesso un suono e ognuno di loro era perso nei propri pensieri, per cui era stato facile dimenticarselo lì.
"Idiota." Sibilò Remus, dietro di lui. "Fallo un po' più spudoratamente, già che ci sei!"
"Vi avevo detto di svegliarmi..." masticò tra i denti Felpato, trattenendo un altro sbadiglio.
Poi si zittì, aguzzando il naso. Guardò James, poi guardò Piton.
"Ti ha fatto incazzare, eh?" bisbigliò, con un sorrisetto.
Stronzo.
Lo capiva sempre.
James guardò altrove, cercando di trattenersi...ma Sirius lo leggeva come un libro aperto.
"Ottimo..." sussurrò infatti, mentre il sorriso diventava crudele. "... e così abbiamo una preda."
"No." sibilò Lupin, guardandoli gelido.
"Non si è perso una parola del discorso del professore, vero?" James fece una smorfia. I suoi occhi scintillavano. "Quel bravo bambino."
La sua rabbia parve solo accendere Sirius, che si leccò le labbra.
"Ragazzi, sul serio..." Remus scoccò un'occhiata preoccupata ai suoi occhi d'oro.
Dovevano essere ribollenti, considerò James. Fuoco puro.
L'amico si corrucciò, lo sentì cercare di analizzargli la mente per capire quale fosse il problema, che cosa lo rendesse così furioso. Così pieno d'odio.
"Guarda, Vitious si sta avvicinando proprio a lui!" Peter non ebbe la stessa accortezza degli altri due. A differenza di Felpato e Lunastorta, Codaliscia era solo elettrizzato dalla possibilità di vedere James in azione.
"Ooh, guardalo come gongola di mettersi in mostra, è rivoltante!" Ghignò Black, afferrando la sua bacchetta.
"Anche voi vi mettete sempre in mostra!" Remus si protese verso di loro, scoccò un'occhiata di avvertimento a Sirius che per tutta risposta, gli piazzò la mano in faccia, rispingendolo dietro. Era debole, ora, riusciva a spostarlo senza sforzo.
"Sì, ma noi non siamo dei lecchini!" rispose prontamente James.
"Solo dei piccoli bastardi arroganti." Finì Black, con la sua risata roca. "E' diverso..."
"Felpato..." avvertì nuovamente Remus, indicandogli con gli occhi le mani del loro Leader. Tremavano. Di nuovo.
Lo so, parve rispondergli silenziosamente Felpato. Ma tu hai i tuoi metodi, io i miei.
Poteva quasi sentirli, anche se non stavano parlando. L'uragano che arrivava, Sirius che si lanciava dentro con lui. Per farsi male assieme. Perché era l'unico modo che conosceva per gestirlo.
"Allora, Severus, mostrami se hai imparato..."
Severus Piton si limitò ad annuire con espressione vacua, prendendo la sua bacchetta dalla veste.
Il cuscino prese fuoco.
Sarebbe dovuta finire lì...a sentir Sirius. Un piccolo dispetto, qualcosa che sperava bastasse a placare l'allarmante sete di sangue che avvertiva dal suo migliore amico.
Ma l'odio di James mandò il suo incantesimo fuori controllo.
Lo alimentò come benzina.
Le fiamme salirono avvampando fino al suo braccio, facendogli sfuggire un grido, generando il panico.
Severus balzò in piedi, rovesciando il tavolo, divincolandosi e contorcendosi.
"Extinguo!" urlò Vitious, dopo appena due secondi.
I più lunghi di sempre.
Piton strinse i denti in un ringhio dolorante, immergendo la mano ustionata dentro un vaso di fiori.
Black, Lupin e Minus si girarono in sincrono verso di lui, esterrefatti...ma James era già in piedi.
"Che c'è Mocciosus? Hai perso la tua autostima?" gridò, ghignando. "Non che fosse una gran perdita, eh?"
"Ma che accidenti hai fatto?!" sibilò Lupin, fissandolo con tanto d'occhi.
Ma quando James si voltò, per un istante stentò a riconoscerlo...o meglio, fu come rivederlo com'era qualche anno fa.
Un involucro vuoto.
Le ondate di odio e soddisfazione si mischiavano ad un senso di colpa che veniva rilegato sempre più in un angolino della sua mente.
"Ops." sorrise, crudele.
"Duecento punti in meno a Grifondoro."
La voce di Lily Evans parve risvegliarli da quell'incubo. La ragazza si era alzata in piedi, si era avvicinata a loro senza farsi sentire.
Era gelida. Livida.
"Coosa?!" Si sconvolse dall'altra parte della stanza Weasley.
"Stai scherzando, Evans!" ululò Paciock indignato.
"Vi ho visto. E io sono una prefetto! La parola ti dice niente, Lupin?"
Remus abbassò lo sguardo, arrossendo fino alla radice dei capelli, mentre Lily gli scoccava una occhiata ardente.
"Ecco...non..."
"Scusaci, Evans!" Sirius provò a sdrammatizzare. "Era uno scherzetto innocente, ma devo aver sbagliato qualcosa...giuro, non volevo fargli male! Beh, non così tanto almeno..."
"Duecento punti sono tantissimi..." pigolò Peter con disperazione, già pentito di tutta la faccenda.
"Innocente?! Voi...voi...! Oh!" poi la ragazza si voltò, ricordandosi di Severus.
Corse verso il ragazzo, che furiosamente cercava di placare il dolore cercando qualcosa nella sua borsa.
"Severus..." fece Lily, chinandosi sul ragazzo. Afferrò la sacca, estraendone una boccetta con uno strano unguento. "Tieni, ecco..."
Non appena se lo applicò, le bolle e la sfumatura violacea della pelle si ritirarono, e il suo viso parve distendersi appena per il sollievo.
Prima di contrarsi di nuovo.
Guardò Lily con occhi che avrebbero bruciato l'inferno, e schiaffeggiò via la sua mano con uno scatto brusco.
Poi balzò in piedi, stringendo i pugni.
Tremava di rabbia.
"Ti credi tanto spiritoso, vero?!" ringhiò, rivolto al suo acerrimo nemico, il cui sorriso pericoloso divenne ancora più ampio.
"Vuoi tornare ai vecchi tempi, Mocciosus?"
"Ora si ammazzano sul serio." commentò Malfoy, divertito, vedendoli avvicinarsi così velocemente che nemmeno Vitious riuscì a far nulla.
Si afferrarono per il bavero, strattonandosi. Il suono di un pugno saturò l'aria. Poi un altro. E un altro.
"Fermi!" strillò Lily Evans, e senza riflettere si mise tra i due, lottando per separarli. "FERMI!"
Sembravano non sentirla. Cercavano di raggiungersi l'un l'altro, ghermirsi, distruggersi!
"VI PREGO!"
Tutto quell'odio la travolse, ma il suo tono di voce, di nuovo isterico e sull'orlo delle lacrime, bloccò James quel tanto che bastava per allontanarlo di pochi, liberatori centimetri. Timoroso ora di schiacciarla fra loro, qualcosa gli scattò dentro e ansimando, balzò all'indietro.
Severus, invece, non l'ascoltò. Lily puntò i piedi, cercando di trattenerlo con il peso del suo corpo, ma lui sembrava impazzito.
"Io RIDERO' sulla tua tomba, mi hai sentito?!" mugghiò, spiritato. "Quando morirai, io sarò lì! RICORDALO!"
"Severus! Calmati!"
"Levati Mezzosangue!" tuonò lui, perdendo definitivamente il controllo e spingendola così brutalmente che Lily che cadde a terra, franando tra due sedie. Il mondo parve detonare davanti ai suoi occhi, il gomito esplose di dolore.
"JAMES, NO!" urlò da qualche parte Lupin.
Lo vide confusamente mentre gli si lanciava contro afferrandogli il braccio e indirizzando la fattura verso il soffitto, dove si schiantò con un rumore assordante.
In un istante, lui, Peter e Sirius gli si avvinghiarono contro, bloccandogli gli arti e circondando il suo collo con le braccia.
E nonostante fossero in tre, ci volle tutta la loro forza per tenerlo fermo.
"CHIEDILE-SUBITO-SCUSA!" ruggì quello, cercando di divincolarsi con violenza.
Calò relativamente la calma, a dispetto di tutto. L'aula sembrava ora un campo di battaglia, Vitious era caduto dietro una pila di tomi e si divincolava per rimettersi in piedi, urlando. Era quasi comico.
Ora tutti assistevano alla scena, Serpeverde e Grifoni in piedi, bacchette sguainate...pronti a farsi la pelle.
Ma nessuno si mosse. C'era silenzio.
"Tutto quello... che voglio ora..." disse Piton, le parole che gli uscivano a malapena dalla rabbia. "E' solo spaccarti la faccia..."
"Bene..." ansimò James, strattonando il braccio dalla presa di Remus, piuttosto debole date le circostanze. "...guarda caso è quello che voglio anche io..."
"PIANTATELA!"
Ma prima che potessero fare alcunché, una potente onda d'urto spedì tutti quanti da una parte all'altra della stanza.
Lily Evans si era rialzata, e teneva in mano la bacchetta. Tutta il panico di prima era sparito, ora era solo furibonda.
"Potter finiscila, non mi sono fatta niente!" sbottò, togliendosi i capelli dalla faccia. "E tu, Piton...hai appena fatto perdere alla tua Casata altri duecento punti. Torna a sederti!" si voltò verso il ragazzo, parlandogli per la prima volta in due anni.
Nonostante l'odio, il dolore e la rabbia, sentirla nominare il suo nome fu come un balsamo per il suo cuore insanguinato. Nonostante lo stesse guardando disgustata, nonostante la sua voce fosse più fredda del Polo.
Piton non ebbe il coraggio di guardarla in faccia. Annuì solamente, ripulendosi il sangue dalla bocca. La ragazza si rigirò verso il Grifondoro.
"Lo stesso vale per te, Potter!"
"Io mi chiamo JAMES!" scattò lui.
"Non m'importa! A SEDERE!" Ruggì quella ormai al limite, piantandogli la bacchetta addosso. "E che qualcuno aiuti Vitious, per l'amor di dio!"
Qualcosa nel suo viso fece scattare agli ordini praticamente tutti quanti, Serpeverde compresi. Aliaset, sbuffando, andò a sollevare il poverino per un braccio, rimettendolo in piedi.
Il professore era il più shockato di tutti...la sua (molto probabilmente) ultima lezione! E finiva con una rissa!
"Ma che stra-accidenti vi è preso?!" urlò stridulo, mentre i suoi studenti ebbero la decenza di sembrare perlomeno imbarazzati.













"Lily, sei arrabbiata con la pancetta?" chiese con tono vacuo Ninfadora Tonks, gettando un occhio al suo piatto.
"No." rispose secca Lily Evans, che infilzava la pancetta con tanta foga che pareva volesse ridurla in poltiglia.
Erano a cena. L'intera Sala rimbombava degli ultimi pettegolezzi, messi in secondo piano soltanto dagli striscioni che, sugli spalti, annunciavano che era finalmente giunta l'ora di conoscere il loro destino e quello dei professori.
"E allora perché la stai torturando così?" sospirò Cristhine McRanney, che guardava l'una e l'altra con una rughetta di preoccupazione sulla fronte.
Tonks aveva i capelli di un bianco accecante, legati in una codina distratta. Anche la pelle era pallida, o forse era solo il contrasto con i vestiti rigorosamente neri. Vederla così poco colorata era strano.
Lily, dal canto suo, andava letteralmente a fuoco, ma in quel caso sapeva il motivo. Poteva cominciare da lì.
"Non ti va di parlarne?" azzardò pazientemente.
"Non ho niente..."
"Mi è stato riferito che James ha avuto una sorta di...hemm...regressione comportamentale. Cioè, ne sta parlando tutta la scuola in realtà..."
Alla rossa brillarono gli occhi.
La sua risposta fu un ringhio gutturale, cavernicolo, e la Corvonero lasciò perdere.
Forse era meglio farla sbollire con il bacon un altro po'. Si concentrò sull'altra, che era più scolorita di uno spettro.
"E tu?"
A differenza della rossa, che era un incendio in piena, la ragazzina si accasciò mogia sul tavolo.
"Io sono solo la più grande imbecille dell'universo."
Cristhine sospirò.
"Tonks, quei capelli bianchi sono inguardabili."
"Non è colpa mia!" si difese lei, brontolando. "Ogni tanto, perdo il controllo dei miei poteri...torneranno normali tra qualche tempo..."
"Ah-a. E i vestiti?"
"Beh, quale altro colore si può abbinare al bianco?! Non è che avessi molta altra scelta!"
"Sembri una cantante punk in piena depressione." borbottò Lily senza alzare lo sguardo dalla pancetta martoriata.
"Che c'è che non va?" sussurrò Cristhine, facendosi vicina a lei. Era abituata ai cambi di colore di Tonks, che andavano in base alle sue emozioni...rosso rabbia, giallo euforia, una volta aveva mangiato una gelatina Tutti-i-gusti+1 al cerume e la capigliatura le era diventata verde ...ma bianco era strano.
Troppo...vuoto.
Lei si abbracciò il corpo, che era molto più snello e piccolo del solito, come se si fosse un po' rattrappita.
"Come fai?" domandò, con voce gonfia. "Come fai ad andare avanti quando la persona che desideri ti rifiuta?"
"Oh." comprese Cristhine. Lentamente, sollevò una mano e le accarezzò i capelli con fare materno. Essere una sorella maggiore in una famiglia senza mamma doveva averla plasmata. "Tonks, so che stai male, ma...sei così giovane! Sono certa che ci sarà qualcun altro, prima o poi. Ora sei disperata, ma vedrai che questa cotta – qualunque fine essa faccia – alla lunga ti aiuterà a crescere e..."
Ma era quello, il problema. Lei partiva da premesse sbagliate. Come avrebbe potuto essere altrimenti? Pensava che fosse solo un'infatuazione.
"Non è solo una cotta!" gemette. "Io lo amo!"
Entrambe le sue amiche alzarono il viso, sorprese.
"Lo amo da più tempo di quanto non possiate immaginare! Non ci sarà mai nessun altro, c'è solo lui! E ora...tutto è...sparito...!"
"Giuro che lo ammazzo!" ringhiò Lily, indirizzando la sua furia omicida verso un nuovo soggetto. "Dimmi chi ti fa soffrire così e lo faccio secco!"
Ma non fece in tempo a fare nulla perchè la Umbridge apparve in quel momento.
"Grande serata, eh?" cinguettò, perfida. "Signorina Tonks, gradirei che a tavola e in generale nella scuola, tenesse i suoi capelli di un colore quantomeno normale e decoroso..."
Avrebbero voluto ammazzarla ma la piccola McRanney era un tipo molto più elegante di così.
Semplicemente iniziò a tossire, portandosi la mano alla bocca.
La Umbridge sbiancò, boccheggiò qualcosa e si allontanò così in fretta che sembrava fosse stata punta da un calabrone.
"Teme che possa ancora contagiare qualcuno." ridacchiò Cristhine, alle occhiate interrogative delle altre due. "Mi basta tossire per levarmela dai piedi!"
La videro arrancare rapidamente verso il podio, dove Silente era appena salito.
Nella scuola calò un silenzio teso, tutte le teste si voltarono verso l'anziano preside.
Il suo viso antico non lasciò trasparire nessuna emozione.
"Buonasera. Com'è noto, il momento dell'ufficializzazione dei Questionari è arrivato. Credo sia meglio per tutti toglierci il pensiero subito e proseguire la cena in santa pace."
Non erano pronti.
Lily Evans gemette, mordendosi le labbra. Non erano pronti! Avevano lavorato tanto...e ora il momento tanto temuto era arrivato.
E loro...non avevano potuto fare niente...
Adocchiò i loro professori, immobili accanto a quelli mandati dal Ministero per sostituirli. La McGranitt e le sue sfuriate, il dolce Vitiuous, Lumacorno con i suoi party, la Professoressa Sprite sempre così trasandata, quel matto di Kittleburn...gli sarebbero mancati tutti, dal primo all'ultimo di loro. Se ne rese conto solo in quel momento.
Hogwarts senza di loro non sarebbe mai stata la stessa...
"Le votazioni sono le seguenti." continuò Silente, con voce limpida. "Questa mattina, abbiamo letto che a favore di una modernizzazione del corpo insegnanti, Corvonero ha votato allo zero per cento. Grifondoro allo zero per cento. Tassorosso allo zero per cento. Serpeverde..."
Lily trattenne il respiro, come tutti gli altri.
Poi, Silente lo disse.
"...al cento per cento."
L'aria parve sgonfiarsi dentro i suoi polmoni. Lily batté solo le palpebre mentre tutta la scuola insorgeva, mentre di sfuggita vedeva la Umbridge e il nuovo, mostruoso e oscuro corpo insegnanti esultare senza ritegno.
Si accasciò sulla sedia, sentendo gli occhi farsi umidi. Gettò un'occhiata alle sue amiche, a Cristhine, a Tonks, a chiunque lì dentro stava vedendo il proprio futuro andare in fumo.
Avrebbero bandito la più giovane, ne era certa. Con una scusa qualsiasi.
Cristhine aveva una famiglia più importante di un babbano e una Black rinnegata, forse non l'avrebbero cacciata ma sicuramente avrebbero inventato qualcosa per tenerla perlomeno isolata, lontana da loro.
Entrambe erano rigide, ma composte, piene di dignità e pronte a combattere ma...ma improvvisamente la sola idea le metteva addosso ansia.
Le sue uniche amiche...le uniche ragazze che erano riuscite a scalfire il suo muro insormontabile...
Strinse i pugni contro i fianchi, cercando di non crollare.
Dopo...sarebbero passati ai Mezzosangue. A chiunque fosse diverso. Avrebbero reso quel posto, la sua meravigliosa casa un inferno vivente!
A cosa era servito, sperare? Illudersi di poter cambiare le cose alla sua maniera? Era stato tutto inutile!
Si sentiva così stupida ad aver combattuto contro dei mulini a vento! Lei non era in grado di influenzare nessuno! Non irradiava nessuna luce, non era riuscita a convincere...neanche un solo ragazzino!
Nemmeno Severus...non era riuscita a salvare nemmeno lui...
"Hem hem."
I ragazzi risollevarono lo sguardo. Questa volta, ad emettere quel suono, non era stata Dolores Umbridge.
Silente sogghignava.
"Tuttavia..." continuò, con leggerezza. "...Forse i festeggiamenti dei nostri amati ospiti sono prematuri..."

Eh?


"...Nel tardo pomeriggio, una persona della Casata Verde-Argento ha aggiunto l'ultimo voto mancante." cinguettò quello, scandendo per bene le parole. Tutti, ora, lo guardavano stupefatti, professori compresi. "E ha votato contro. Per cui, mi tocca proprio dire che Serpeverde ha votato al 99%. E se la memoria non mi inganna e la matematica resta non opinionabile, il vecchio corpo insegnanti ha ottenuto la maggioranza. Ho già chiesto ai nostri operosi elfi domestici di predisporre le valigie dei nostri amati ospiti, con la speranza che tornino a trovarci, se vorranno farlo." Si voltò verso i funzionari del ministero, dolce come miele. "Sarete sempre i Benvenuti, qui."

EEEH?!

Lily Evans colse solo un decimo del boato che quelle parole generarono nella scuola. Cosa...che stava dicendo...?
Senza fiato, istintivamente voltò lo sguardo verso la tavola verde-argento, scontrandosi con una moltitudine di facce livide e sconvolte.
Tranne una.
Michael Aliaset la fissava. Una mano appoggiata sotto il mento, la solita aria annoiata ma...gli occhi chiari fissi nei suoi.
Vedendo la comprensione farsi larga sul viso della Grifondoro, ed il sorriso lentamente spuntare sul suo volto, alzò gli occhi al cielo e sbuffò.
Ma tu guarda se quella mezzosangue doveva guardarlo in quel modo, pensò il ragazzo, con una punta di fastidio. Come se le avesse appena salvato il mondo.
Quella dannata aveva portato di nuovo sul lastrico la sua famiglia e ora gli sorrideva?!
Dio stramaledicesse tutti i Grifondoro.
Cercò di stamparsi in faccia un'espressione ostile ma Lily continuava a guardarlo con occhi brillanti e riconoscenti, mettendolo a disagio più che mai.
Chissà perché lo aveva fatto...rifletteva. Cercava di convincersi che era solo perché mal tollerava la Umbridge e tutta quella manica di imbecilli che si era aggirata per i corridoi nell'ultimo mese, però...

"Non c'è niente che tu possa fare per farmi cambiare idea e farmi perdere la speranza che qualcuno, in quello stupido Sotterraneo, prima o poi alzi la testa e decida di fare la cosa giusta! E magari quel qualcuno sarai proprio tu!"

Sì, pensò Aliaset, ignorando il chiasso e le strilla della Umbridge. Dio stramaledicesse tutti i Grifondoro.







"CE L'ABBIAMO FATTA!" rise Tonks, abbracciando la sua amata Lily Evans. La gioia era esplosa inarrestabile, vedere la Umbridge allibire di fronte alla sua valigia – messa davanti ai suoi piedi niente meno che da una trionfante Minerva McGranitt – era puro godimento e per un istante, tutto parve venire dimenticato.
Tutta la rabbia di quel giorno, l'ansia, la tristezza...spazzati via! I capelli di Ninfadora assunsero una vaga sfumatura di rosa e anche Lily non riuscì a impedirsi di ridere.
Qualcuno saltò sul tavolo e si mise perfino a ballare, altri spararono in aria dei fuochi d'artificio che portarono il degenero per tutta la sala e andarono a finire – guarda il caso – proprio dai Serpeverde che si videro costretti a mangiare con i nasi attaccati ai piatti per non farsi incenerire i capelli!
Solo dopo almeno venti minuti furono tolti d'impiccio ma le loro espressioni non erano certo delle più radiose, cosa che gonfiò di felicità tutti i Grifondoro presenti, così che i festeggiamenti si fecero ancora più chiassosi.
"Hai visto, Lily?" esclamò Cristhine, abbracciandola a sua volta. "Alla fine, abbiamo vinto alla tua maniera!"
Rimasero così, strette le une alle altre, godendosi...casa.
La loro grande, splendida famiglia.
Quando le acque si calmarono un po' di più, Lily aveva le dita rosse a furia di stringere mani.
Si risedette solo dopo tantissimo, frastornata e felice. Lumacorno le strizzò l'occhio e lei sorrise radiosa.
"Che aria contenta Evans! Pensi a me, vero?"
Sussultò, sentendo come una fonte di calore che si avvicinava.
Non si era accorta di James, che era arrivato con un sorriso largo da bambino.
Il primo istinto fu quello di ricambiare, poi si ricordò che era ancora arrabbiata con lui.
"Aria Potter." Ringhiò solo, in malo modo.
"Ciao James!" lo salutò Tonks, decisamente più serena.
"Heylà, ciao dolcezza. Figo il look gotico!"
"Ah, grazie. Stavamo proprio parlando di te prima!"
"Ah, ma davvero?" Cinguettò Potter, fissando Lily, che si concentrò su un pezzo di pane.
"Li hai fatti tu i fuochi?" intervenne la McRanney, frettolosamente.
"Io e Sirius!" ridacchiò lui. "Volevamo usarli per attaccare il nuovo corpo Insegnanti e far capire subito chi comandava qui, ma a quanto pare, non ce n'è stato bisogno!"
"Allora quando torna lo sgrido... o lo bacio, non ho ancora deciso!" rise Cristhine, mentre i restanti Marauders si davano gran daffare per continuare a far esplodere roba cercando di non farsi beccare dalla McGranitt.
Lily aveva voltato lo sguardo, combattuta. Era davvero contenta, e una parte di lei avrebbe voluto...voluto perfino abbracciarlo.
Come quella mattina. Come quando aveva perso la testa e l'impulso di stringerlo, di sentire quel suo dannato calore si era fatto insostenibile.
Ma non riusciva ad ammetterlo, per cui si limitò a tenergli il muso, serrando i pugni sotto le braccia per impedirsi di allungare le dita verso di lui.
"Dai, sono venuto per fare pace!" esclamò allegramente il ragazzo, sedendosi accanto a lei. "Bisogna festeggiare, no?"
"E ti sembra così facile?!" rimbeccò quella, piccata. "Ma hai idea di quello che hai fatto oggi?! Ti sembra normale, per caso?!"
"Quello?" lui fece spallucce, con un'incredibile faccia tosta. "Solo un normale regolamento di conti tra uomini!"
"Non ci credo affatto! Tu...Severus...!"
"Niente di strano, quello è il nostro rapporto di sempre. Guarda, ti faccio vedere!" lui si allungò oltre la sedia, mettendosi la mano davanti alla bocca.
"Hey Mocci, scusa se ti ho ustionato la mano!"
"Fottiti, Potter."
"Visto? Siamo amiconi!" concluse il Grifondoro con allegria, strizzandole l'occhio mentre Piton passava loro accanto senza nemmeno guardarlo.
Lily si massaggiò le palpebre, cercando di non farlo saltare per aria. Prima sembrava volessero ammazzarsi, ora a malapena si calcolavano...
"Uomini..." sbottò, scuotendo la testa. "James, tu..."
"Hey, siamo tornati al 'James'!"
Ora lo strangolava sul serio!
"Chiudi il becco!"
"Che acidità, e io che ho deciso di essere clemente con te! Anche se sei stata davvero odiosa oggi...duecento punti persi..."
Ma evidentemente era la cosa sbagliata da dire. Il vecchio, accogliente e rassicurante fastidio tornò a galla.
"Odiosa?! Io?!" s'imbufalì la Grifoncina, parlando cosi forte da far girare tutti i presenti. "Sai che c'è?! Tu sei solo un emerito sbruffone! Severus Piton su una cosa ha proprio ragione, non concluderai mai nulla nella tua vita se continui di questo passo!"
"Acci!" pensò Cristhine accigliata, mentre James s'infuriava. "Ora vanno avanti per ore!"
"Ah, è così, eh?! Vi siete messi d'accordo tu e il caro MOCCIOSUS?! Cos'è, avete creato il club Anti-Potter o cosa?! Per tua informazione, fino ad ora io ed il mio atteggiamento siamo sempre stati i primi in ogni classifica!"
"Sai fare le magie e le usi contro chi ti pare! Questo non vuol dire certo essere il migliore! Sappi che un bravo mago deve anche essere buono di spirito, avere senso di giustizia e soprattutto controllo! Tu...tu non pensi! Tu ti butti a capofitto nei guai e nelle risse senza badare a niente e nessuno! E trascini gli altri con te!"
"Beh, ti ricordo che se non mi fossi buttato a capofitto per salvarti la pellaccia le innumerevoli volte in cui ti sei cacciata nei guai, a quest'ora non saresti qui!"
Colpito e affondato.
Lily divenne rossissima e i suoi occhi si spalancarono. Entrambi erano balzati in piedi, fronteggiandosi.
"Ops..." pensò James, maledicendo all'istante la sua boccaccia.
Ma perché non se ne stava mai zitto?!
"Ma chi ti credi di essere?! Non ti ho mai chiesto di venire a salvarmi!" strillò quella, indignata. "La prossima volta vedrò di rimanerci secca, così da non infastidire sua grazia!"
"Hem...calma Lily...James non intendeva..." balbettò Cristhine, ridendo nervosamente.
Il ragazzo fece per ribattere ma improvvisamente, un'ombra scura calò su di loro...






"Remus! Hey, oh, Remus!"
Sirius Black allungò il braccio mentre Lupin perdeva l'equilibrio, franandogli addosso.
Una scatola cadde ai loro piedi, rovesciando fuochi d'artificio di dubbia provenienza sul pavimento.
"S-scusa." balbettò quello. "Calo di pressione..."
"Una sega!" sbottò Felpato, rimettendolo in piedi. Remus era leggero come un uccellino. "Che succede? Hai bisogno di...?"
"Non ho bisogno di niente." scattò lui brusco, facendo sobbalzare Minus. "E' sempre il solito. Accendi quei cosi."
"E poi sono io che ho la testa dura!" bofonchiò quello, pronto a dare un'altra bella ripassata di esplosivi. Aveva la faccia sporca di fuliggine.
Erano imboscati in un angolo, un anfratto abbastanza grande da farli passare inosservati mentre nella Sala Grande regnava ancora il caos.
La felicità era incontenibile. Metti a degli adolescenti tutta quella carica e si poteva star sicuri che il degenero fosse assicurato...ed era esattamente ciò che era accaduto.
Draghi alati e giganti fatti di luce solcavano il soffitto, stelle filanti fischiavano contro le travi, coriandoli musicali cadevano come pioggia superando le grida dei professori, vecchi e nuovi.
E nascondendo il soffitto in una nuvola di polvere...così che il cielo non si riusciva a scorgere, se non qualche vago spiraglio dove non c'erano altro che nuvole che come un fronte di pigri cavalli sospinti dal vento si stagliavano sulle innumerevoli torrette di Hogwarts, rumoreggiando la promessa di un temporale in lontananza che, però, non sarebbe arrivato fino alla scuola.
Se si faceva uno sforzo di fantasia, si poteva immaginare quei grandi nugoli come le arcate di una cattedrale: intravederne i pilastri, le vetrate, i banchi e i gargoyle ghignanti.
Una struttura dalla magnificente bellezza che, incredibile ma vero, sembrava esser fatta apposta per proteggere l'anima mostruosamente in pericolo di Remus J. Lupin.
La nascondeva.
Ai suoi occhi.
Alla sua anima.
Alla Creatura dentro di lui.
Nascondeva la luna piena.
Come un cavaliere che si parava davanti alla sua regina per difenderla dal nemico più mortale. Ma nonostante i suoi sforzi, un gelido vento che incessante spingeva, arrotondava e sferzava riuscì a modificare la forma delle nuvole...fino a creare, infine, uno spiraglio.
In quella breccia lieve, un tenue filo di luce bianca scivolò giù... come un serpente pronto a mordere.






"COS'E' TUTTO QUESTO BACCANO?!" ruggì la Mcgranitt, calando su di loro come la spada di Damocle.
A quanto pareva il lasciapassare di James era scaduto, perché quella gli agguantò un orecchio con tutta l'aria di strapparglielo.
"Signorina Evans si contegni! Lo stesso per lei, signor Potter, cosa diavolo ha combinato sta volta?! Seduti! Ora! State mettendo in imbarazzo tutta la vostra casata!"
"M-ma...prof...!" alitò Potter, sconvolto, ma la donna assottigliò gli occhi come un rapace.
"Duecento punti..." ringhiò sommessamente, spaventandolo a morte. "TU hai fatto perdere Duecento punti alla mia Casata e ti giuro che se apri ancora la bocca ti vaporizzo sul posto! E ordina ai tuoi scagnozzi di far finire quei dannati fuochi, SO che ci sei tu dietro, razza di demonio!"
Ma che bella ingrata! E pensare che li aveva ordinati apposta per onorare lei e compagnia!
James era scandalizzato a dir poco, ma Minerva era Minerva e bisognava dire che metteva una fifa blu quando le girava male così!
Quando la sfuriata finì, i due si sedettero imbronciati. Poi James tirò fuori uno specchietto e, con stupore di Lily, iniziò a parlarci dentro.
"Abortire." sbuffò solo.
"Prima dovresti mettermi incinta, tesoro!" ironizzò Codaliscia dall'altro lato, prima di ficcarsi il secondo in tasca. "Beh gente, penso che sia arrivata l'ora di goderci la cena!"
"Che palle, avevo appena iniziato con i carri armati di fuoco!" sbuffò Black, facendo evanescere le prove e stampandosi in faccia l'espressione più angelica quando la professoressa di Trasfigurazione marciò verso di loro.
"VOI TRE! Che state combinando qua dietro?!"
"Niente prof!"
"Ne sei sicuro, Black? Ne sei assolutamente certo?"
"Certo prof!"
"Quasi quasi mi conveniva lasciare il posto a quella cretina della Umbridge..." sospirò la maga, vedendoli allontanarsi sghignazzando come beoti.
"Ci uniamo agli altri?" sorrise Peter, cercando James tra il mare di teste. "Ah, Ramoso e la Evans stanno litigando di nuovo..."
"Io mi siedo qui, se non vi spiace." disse improvvisamente Remus, sedendosi all'altro capo della tavolata, lontano dal gruppetto.
"Eh? Perché?" chiese Sirius, spiazzato.
Remus fece le spallucce, per nulla convincente, ma il Marauder non indagò oltre.
"Ok, vado a dire a Jam di raggiungerci!" Esclamò allegramente Peter, mentre il biondo voltava lo sguardo altrove.
Latte e fragola...
Lei era lì, naturalmente. Ma il suo profumo...sembrava ancora più forte.
La sentì improvvisamente reale, come se fosse lì accanto a lui, come se lo stesse di nuovo per baciare.
Il suo piccolo cuore che batteva frastornante nascosto da una camicetta colorata fin troppo sottile. Il sapore della sua bocca così vicina.
Era davvero disperato, rifletté. E irritato, doveva ammetterlo.
Aveva combattuto così a lungo per non lasciarsi fregare in quel modo da nessuna! Ma lei...lei ed il sortilegio lo avevano vinto! Fatto fesso!
Se ne era innamorato...piano piano, e senza nemmeno saperlo. Come poteva sconfiggere qualcosa di cui non aveva avuto mai memoria?
Era strano rendersene conto in quel modo, senza ricordare quando o come fosse iniziata ma percependo, sulla pelle, il più grande dei desideri, la più grande delle tentazioni ed il più struggente dei sentimenti.
Era strano... e pericoloso.
Si stampò sul viso un'espressione di totale freddezza.
Doveva allontanarla. Doveva vincere questa cosa, prima che fosse troppo tardi...

"Sto arrivando, Remus Lupin."

Lunastorta sbarrò gli occhi, trasalendo con violenza.
"Cosa?" mormorò a Sirius, a disagio. "Cosa hai detto?"
"Io? Non ho parlato!" rispose quello con la bocca già piena, inarcando un sopracciglio. "Ma quando la finiscono di bisticciare? Il povero Peter è lì da un secolo!"
"E' tutto il giorno che sono isterici, quei due." s'intromise Molly, adocchiando con sguardo critico James e Lily. "Cioè, più del solito...chissà che gli prende!"
"Si stavano per baciare, oggi."
Tutte e tre le testoline si voltarono verso l'origine di quella notizia bomba. Black sputò fuori l'acqua, a Molly cadde di mano la posata e anche Remus riuscì a distrarsi dal vago senso di inquietudine che gli era improvvisamente venuto.
"COSA?!" Urlarono in coro verso una Giuly Spinnet totalmente indifferente.
"Uh?" Quella si scostò i capelli neri dal viso. "Oh, niente, li ho visti."
"Quando?! Quando avresti visto una cosa del genere?!"
"Oggi pomeriggio, prima di Incantesimi..."
"Ne sei assolutamente sicura?! Non è che erano altri?"
"Oh certo, d'altronde Hogwarts è piena di tizie con capelli rossi interminabili e ragazzi con occhi dorati!"
"Ecco spiegato perché sono così nevrotici!" Lupin sorrise. "Questa poi...non me l'aspettavo..."
"No, spiega, sono nevrotici perché è quasi partito limone?" ironizzò Giuly, alzando gli occhi al cielo. "Che gente strana. Non oso immaginare quando faranno sesso."
A Black andò l'acqua di traverso e iniziò a tossire come un pazzo.
"Sai, le persone normali quando stanno per quagliare con qualcuno non danno di matto!" puntualizzò anche la Prewett, con una smorfia.
"Diciamo solo che...beh, loro non sono tanto normali. Anzi, penso addirittura che sotto sotto si divertano un mondo a litigare!"
"IO per lo meno non mi diverto, a sentirli!" Grugnì Sirius, scoccando una occhiata velenosa ai due Grifondoro mentre Molly scuoteva la testa borbottando un "Sono davvero fuori di zucca..."
"Beh, la Mcgranitt si sta facendo venire una sincope. Sarà meglio che la smettano..." sbadigliò di rimando la Spinnet, prima di infilare il naso nella sua solita rivista di Quidditch.
Remus ridacchiò, cercando di non concentrarsi su quel brivido che l'aveva paralizzato appena due secondi prima.
Né sulle minuscole gocce di sudore che gli cavalcavano ora la schiena.
Era come...una sensazione di malessere.
Un vago tormento. C'era qualcosa che...qualcosa che non andava...
"Sirius, mi passi la salsa, per cortesia?"
Felpato prese la salsiera d'argento e la passò distrattamente all'altro lato del tavolo.
Fu in quel momento che successe.
Quando le loro mani erano entrambe sulla brocca d'argento.
Un piccolo raggio bianco. Sulla pelle.
Quasi impercettibile ad occhio nudo. Ma...incandescente. Come acido.
Felpato se ne accorse prima di tutti gli altri. Ancora prima dell'allarme mentale che fece scattare le teste dei Marauders come birilli colpiti da un bolide.
Vide il fremito scuotere il braccio di Remus, le dita pallide chiudersi ad artiglio...e udì il respiro spezzarglisi all'istante, come se qualcuno lo avesse colpito.
Sollevò lo guardo lentamente, Sirius Black. Seguì il raggio lunare come se fosse un nastro di seta...guardando in alto. In alto...
E ciò che vide gli mozzò il fiato nei polmoni.
"No..."
Lupin aveva la testa china, ora. Tremava.

Piena. Era piena...

La luna, sopra di loro, si stagliava rotonda e implacabile attraverso la finestra scura.
Quanto avrebbe voluto impedirgli di guardarla... ma non fu abbastanza rapido, e comunque, non sarebbe servito.
Remus alzò il viso...e nei suoi occhi chiari la dannazione scintillò come una perla.
La salsiera cadde loro di mano.
Il rumore dell'oggetto infranto contro il pavimento invase la Sala Grande.
Nessuno ci fece caso.
Poi Remus cominciò ad urlare.







"E' tutta colpa tua comunque, se abbiamo perso duecento punti! Non azzardati a rigirare la frittata per incolpare me!"
"Oh certo, povera Lily Evans, solo uno strumento nelle mani della giustizia! Ma fammi il piacere!"
"Gli hai incendiato il braccio!"
"Scusate...James, devo dirti di venir..." iniziò Peter, approfittando di quell'attimo di silenzio, ma Ramoso lo interruppe subito.
"Incidente di percorso! Lui mi ha preso a pugni!"
"TU lo hai preso a pugni!" fiammeggiò la Grifoncina, ergendosi in tutta la sua altezza. "Ed è già tanto che non vi siate fatti espellere!"
"Lo difendi ancora, non ci posso credere!"
"Io non difendo proprio nessuno! Sto dalla parte della decenza, ti dice niente questa parola?! E se vedo due idioti malmenarsi come degli animali...!"
"Ti è mai capitato di pensare dall'alto della tua cattedra che, ogni tanto, non ti farebbe male scendere fra noi comuni mortali ed i nostri errori? Sai, ti aiuterebbe ad essere un tantino meno arrogante!"
"Arrogante...io?! Come ti permetti?!"
"Ragazzi...vi prego..." sospirò Cristhine, sfinita.
Certo che stare con quei due stancava di più che fare un ora in palestra!
"Ma hai sentito quello che mi ha detto?!" scattò Lily, sconvolta. I lunghi capelli rossi sembravano dardeggiare come saette. "Io...arrogante! IO!"
"Ma non voleva certo intendere...VERO?!" minacciò la poverina, guardando il ragazzo con una velata minaccia bene impressa sul viso.
"Io non...!" fece per ribattere quello. Poi si bloccò. La sua espressione si spense. "Io non..."
Cristhine inarcò un sopracciglio.
"James...?"
Ma lui non la stava guardando. Non stava guardando più nulla. Era come se qualcuno l'avesse pietrificato all'improvviso.
La mano di Peter gli si serrò contro il braccio, stritolandoglielo, giusto un istante prima che un grido lacerante squarciasse l'aria, superando il chiasso, superando ogni cosa.
Non era un grido normale, rifletté confusamente Lily, mentre solo vagamente riusciva a collegare quello che stava vedendo e razionalizzarlo in un senso logico.
Peter che sbiancava, James che fino ad un secondo fa aveva energia da vendere ed ora guardava in un punto afflosciando le spalle, come se tutta la carica gli fosse stata risucchiata via.
Il brusco e disorientante cambio di atmosfera, l'adrenalina che galoppò nelle loro vene come corrente elettrica.
E quel grido.
Quel grido diverso dagli altri, che stonava in quell'ambiente festoso.
Un grido di dolore. Di paura, di panico...
Tonks si girò di scatto, come personalmente richiamata da quella voce.
Remus...
Nella Sala Grande calò un silenzio istantaneo.
Tutte le teste si voltarono verso la fonte di quel lamento angosciante.
E la mente di James, rallentata dall'orrore, concretizzò ciò che la vista gli inviava...ciò che l'istinto gli inviava.

Remus.
La luna piena.

Pericolo. Pericolo. Pericolo.


"Oddio, sta male!" Lily Evans fece per alzarsi, rovesciando la sedia, quando James la precedette.
Il ragazzo le tagliò la strada balzando sul tavolo, rovesciando piatti e bicchieri e atterrando agilmente dall'altro capo. Spinse via Paciock, non si fermò ad aiutare Peter che, nel seguirlo, era inciampato malamente contro una primina.
Correva come se avesse le ali ai piedi, scaraventando via qualunque cosa gli bloccasse il passaggio.
E in un istante raggiunse Remus Lupin, contorto sulle proprie ginocchia, le mani artigliate alla tovaglia, i pantaloni bagnati del vino dei bicchieri franati a terra con uno stridio assordante.
"CAZZO!" Urlò Potter schiantandoglisi vicino, afferrandogli la maglietta e cercando di rimetterlo in piedi mentre Sirius Black slittava dall'altra parte, quasi scivolando. Un piccolo mandarancio esplose sotto la suola delle sue scarpe.
"JAMES!" urlò nel panico, agguantandogli l'altra spalla. "Bisogna portarlo via!"
I compagni li guardavano, attoniti. Silente, dall'altro lato della Sala, si era alzato in piedi. Ma era troppo lontano...troppe persone fra di loro.
Persone...carne da dilaniare con facilità. Tentazioni...prede.
"Peter, muoviti!" Abbaiò Potter e Codaliscia, pieno di orrore, si fiondò a circondargli il busto con le braccia.
Remus urlò di nuovo, quando riuscirono a tirarlo su. Il suo viso era contratto come se stesse sopportando un dolore inimmaginabile, un immenso sforzo fisico.
Affondò il viso contro la spalla di James, come cercando di nascondersi, ma al contempo sembrava quasi volersi divincolare.
Le sue braccia scattavano incontrollate, come quelle di una bambola, le dita si flettevano squarciando l'aria. Sentiva il suo respiro dilatato e frenetico contro la pelle, a ritmo con il suo cuore che ora sembrava esplodere.
"Non resisto...James!" gemette, masticando a malapena le parole. Le unghie gli affondarono nella carne, facendolo imprecare tra i denti mentre, a fatica, lo trascinavano lungo la tavolata.
La sua mente urlava dentro le loro, assordandoli con pensieri che si facevano sempre più sconnessi.
Trasformarsi davanti a tutta la scuola...rivelare il suo...il LORO segreto...
E magari...ucciderli tutti...
"Ti prego...ti prego!" la sua supplica si intrise di disperazione, mentre gli altri studenti, come per istinto, si allontanavano da loro con le bocce spalancate.
"Tranquillo!" ansimò James tra i suoi capelli. Non riusciva a ragionare. L'adrenalina gli schizzava nelle vene come acido, la paura del branco gli annebbiava la mente come un'unica, potente ondata fangosa. Continuò a ripeterlo come una litania, una sinistra ninna nanna mentre il buio iniziava ad annebbiare la mente dell'amico. "Tranquillo, tranquillo, tranquillo...!"
Lily li guardò come paralizzata.
James era...James era spaventato. Non l'aveva mai visto così spaventato...
Remus continuava ad urlare...
Vide i Malandrini trascinarsi a fatica verso l'Infermeria...e...no, un momento.
Non stavano andando in Infermeria! Si stavano dirigendo verso il portone!
Ma dove diavolo andavano?!
"Hey!" qualcosa scattò nella sua testa e la ragazza iniziò a correre verso di loro. "Ma che state facendo?!"
Non si voltarono.
Il portone si aprì come per magia e i profili dei ragazzi parvero venire inghiottiti nella notte.
La nebbia invase l'atrio come un manto di velluto.
S'infilò tra una coppia di ragazzi, superò una del secondo anno, i piatti a terra, le valigie della Umbridge.
Sentiva vagamente i professori urlare, chiamarla, qualcuno le lanciò un incantesimo ma cozzò contro un lampadario alla sua sinistra.
No...non li avrebbe lasciati andare così, pensò Lily Evans, correndo più veloce, ignorando ogni altra cosa.
Era assurdo! Accidenti a loro!
Remus stava malissimo, e loro andavano in...in giardino!
Con uno slanciò riuscì ad attraversare la soglia appena in tempo. La porta si chiuse alle sue spalle con un rumore cupo... e la cupola degli Aliaset iniziò a formarsi sopra le loro teste, luminosa come un diadema.
Dannazione! Il coprifuoco del Ministero!
"JAMES!" Urlò, ansimando in preda al terrore.
L'aria frizzantina della notte l'accolse immediatamente, facendole accapponare la pelle. Aria che sapeva di metallo, di pioggia in lontananza. Di pini e sempreverdi.
Il giardino era illuminato dalla luna...tutto era argenteo, freddo e liscio come l'interno di una conchiglia.
Quattro figure...quattro figure che arrancavano nella notte. L'aveva già visto...
"HEY!" Gridò, togliendosi dalla testa quello strano senso di deja-vu e marciando giù per le scalinate con un occhio gettato alla cupola, ormai quasi a metà. I capelli le sferzavano il viso, privati del loro rosso brillante e ora scuri come alghe contro la pelle bianchissima. "Deve essere portato in Infermeria! Dove diavolo state andando!"
Sirius, Peter e James si voltarono di scatto.
"LILY!" esclamò James da sopra la spalla, sbarrando gli occhi con orrore. "Sei impazzita?!"
"James, che cavolo stai facendo?!" Urlò la Evans, tra l'esasperato, l'arrabbiato e lo spaventato. La reazione del ragazzo, il suo sbiancare, le avevano messo addosso una strana sensazione di disagio. Riuscì a raggiungerli, quasi cadendo contro gli ultimi scalini. "Remus sta male! La cupola...la cupola sta per richiudersi!"
Anche James iniziò ad urlare, mollando Remus addosso agli altri due e correndole incontro.
"Lily, devi andartene!" tuonò, afferrandole un braccio con violenza. Pupille dilatate, pallore mortale. Le dita affondate nella sua carne tremavano incontrollabili.
Non l'aveva mai visto così nel panico...
"Cosa?" alitò la ragazza, gemendo perché quella presa le stava facendo male. "Ma che...?"
"JAMES! NON C'E' PIU TEMPO!" strillò Sirius nelle ombre, mentre Remus gridava ancora. "DOBBIAMO...!"
"NON DAVANTI A LEI!" ruggì quello. L'aria gli usciva dalla bocca in violente nuvole di condensa. "LILY, VA' VIA!"
"Ma...ma io..." balbettò lei, atterrita. James sembrava terrorizzato, brutale e senza più alcun controllo.
No, non lei, pensava, strattonandola e sentendo la disperazione galoppargli nel petto. Tutti ma non lei!
"Vattene Lily, torna dentro prima che si chiuda! Fidati di noi!" esclamò improvvisamente Sirius, i capelli in disordine sul viso, gli occhi più neri che mai.
"Fidati di ME." la supplicò James di nuovo a voce bassa, prendendola per le spalle con uno scatto angosciato e guardandola dritta negli occhi. L'oro delle sue iridi era più profondo, quasi luminescente. Tanto da riportarla momentaneamente a galla dal torpore. "Lily, ti prego!"
Fidati di me.
Si fidava di lui, si rese conto all'improvviso. Ciecamente.
Ma c'era qualcosa che la bloccava.
Il sapere.
Era sempre stato il suo più grande difetto.
Sapere ogni cosa, anche al prezzo più alto.
I suoi piedi erano piantati sul terreno, non riusciva quasi a muoversi...
E Remus diede un altro grido.
Ma questa volta era diverso. Un urlo strano, che le fece accapponare la pelle, gelare le vene ai polsi. Sentì la bocca seccarsi, i suoni farsi ovattati e schiacciarsi roteando contro quell'unico, assurdo rumore.
Dentro quel grido le era parso...di...di sentire...un ululato...
James la lasciò con una forza tale che barcollò all'indietro. Lo vide schiantarsi contro il petto di Lupin, artigliare la sua maglietta con entrambe le mani, gemere e digrignare i denti.
Poi, i Marauders urlarono.
Tutto appariva lontano, come se non fosse davvero lì. Come se vedesse quella scena attraverso uno specchio, uno di quelli resi distorti dal circo degli orrori.
Vide i muscoli delle braccia di James, Sirius e Peter contrarsi nello sforzo di tenerlo fermo, i loro visi diventare scarlatti, il sudore imperlargli le fronti e le vene gonfiarsi sui loro colli.
Arrancarono di qualche passo, nel tentativo di gettarlo dentro la foresta ormai vicina. Il rumore della colluttazione saturava l'aria.
"TIENILO!" gridò James, mentre le sue scarpe affondavano nel fango. "TIENILO!"
Remus scoppiò a ridere.
Spalancò improvvisamente le braccia, sbalzandoli via come se fossero leggeri, di piuma. Caddero tutti dopo un volo di quasi quattro metri, rotolarono oltre gli alberi...furono inghiottiti dal buio.
Non riusciva a credere a ciò che le mostravano gli occhi. Non era umanamente possibile che...che avesse potuto spingerli via così lontano. Come insetti...
Lily Evans serrò le labbra, irrigidendosi senza riuscire più a pensare logicamente.
Ora Remus non urlava più. Era immobile, davanti a lei...in silenzio. Sorridente.
Ed improvvisamente, qualcosa in quel sorriso le inchiodò i piedi a terra. Si rese conto solo dopo qualche secondo che che era la paura a impedirle di muoversi. Come un istinto quiescente, un allarme interiore.
Aveva...improvvisamente paura di lui. Perché quel sorriso...in quel sorriso c'era qualcosa di mostruoso.
Era una sensazione così illogica, irrazionale...
E quando il ragazzo cadde improvvisamente a quattro zampe, affondando le unghie nella terra, Lily non riuscì nemmeno ad avvicinarsi per sostenerlo. Voleva aiutarlo...doveva farlo!
Ma non ci riusciva, nemmeno vedendo il suo corpo che tremava follemente e il viso contratto dallo sforzo di resistere a qualcosa.
Non c'era niente che potesse schiodarla da dove era. Registrò a malapena che la barriera, dietro di lei, inglobava Hogwarts chiudendoli fuori.
Per un istante, nella sua mente si formulò un pensiero privo di ragione.
Erano in trappola.
"Re...Remus..." soffiò dopo un infinito istante, deglutendo un terribile groppo.
La sua figura, nel buio, pareva quasi ingrandirsi a ogni respiro...o era una sua impressione? Perché quel terrore? Perché quel ghiaccio lungo la schiena, quell'istinto che le strillava di mettersi a correre?
Era... era solo Remus! Il suo gentile, dolce amico Remus...
Fece per avanzare di un passo, riuscendo incredibilmente a muovere una gamba, quando lui parlò.
Ciò che disse, in un filo di voce, la bloccò di nuovo.
"Scappa..."
"Cosa?" sussurrò, con la mano ancora protesa verso di lui ora paralizzata a mezz'aria. "Remus..."
Un orribile ringhio squarciò il silenzio della notte, vibrando fin nelle viscere.
Lentamente, Remus Lupin si voltò verso di lei.
Non c'era più nulla di benevolo nel suo viso.
Nulla d'umano.
Il volto di solito calmo e pacifico del ragazzo si era distorto in una espressione di odio puro. Selvaggia. Quasi perversa...
Non era lui.
Non poteva guardarla così.
Non avrebbe...non avrebbe mai potuto...
E poi...il terrore s'impadronì di nuovo del suo corpo. Del cuore, dei polmoni, dello stomaco. Del respiro che si infrangeva sotto forma di condensa contro il freddo umido della sera, ora mortalmente lento e sottile rispetto all'annaspare di prima.
Gli occhi del ragazzo si erano fatti scarlatti come rubini. La pupilla si era appena ridotta in una scaglia cupa, puntava sulla sua figura senza più battere le ciglia.
Le prese di scatto il polso. Una presa di ferro, dalla quale era impossibile sottrarsi. Le sue dita, tutta la sua pelle, scottavano contro la sua mano tanto da essere quasi ustionanti.
Ci affondò il naso, lo sentiva strofinarlo appena contro il centro del palmo, la bocca morbida ora leggermente socchiusa.
Da lontano, avrebbe potuto sembrare un gesto galante. Il gesto di un affascinante innamorato.
Non lo era.
Lo sentì inspirare a fondo prima di lasciarla, chiudendo gli occhi con un brivido di puro piacere, come se stesse assaporando il più prelibato dei profumi.
Il ragazzo si alzò in piedi. Con calma. Non tremava più.
La sua figura si fece più grande, più rozza, più possente.
Un solo suono uscì dalle labbra di Lily Evans, mentre arretrava con il cuore in gola ed il viso terreo, incapace di credere a ciò che stava vedendo davanti a sé. Sentì la sua voce come se fosse quella di un'estranea. Flebile, incolore.
"N-no..."
Lentamente, davanti a lei, Remus Lupin si trasformò. I vestiti gli si lacerarono addosso.
E quando la luna piena ricomparve da dietro una nuvola, evidenziando quello che un tempo era stato uno dei suoi più cari amici, Lily smise del tutto di respirare.
Adesso, con suo sommo orrore, aveva davanti un ferocissimo lupo mannaro.






Un ghigno.

Una risata.

"Ora sono arrivata, Remus Lupin. E Lily Evans ne pagherà le conseguenze."

M.A.R.A.U.D.E.R.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora