Salve a tutti! Sì, lo so, è passato un po' troppo tempo dall'ultimo aggiornamento. Ma non mi sono scordata di questa fanfiction, (come mai potrei?) né di voi. Ultimamente non mi sono sentita molto soddisfatta del mio scrivere, (avrò riletto il pezzo del bacio tra Lily e James almeno cento volte chiedendomi che cosa non mi quadrasse) quindi ho preferito lasciar scorrere un po' di giorni.
Alcune note prima di iniziare. Il titolo. La spiegazione la capirete alla fine di questo capitolo e no, non sono impazzita e questa storia non sta diventando un harmony da dodicenne in preda agli ormoni. Vi prego di leggerlo in chiave ironica. Altra nota, ci sarà un pezzo interamente ispirato dal blogger di "Non è successo niente", che trovo sempre geniale e che ho voluto omaggiare nel mio piccolo, inserendolo qui. Ogni volta che leggo i suoi pezzi immagino sempre che a parlare siano i Marauders.
Ed infine, beh, che dire: buona lettura.
Sarah
La sera prima.
La porta della stanza sbatté con violenza ed il primo dei numerosi problemi si presentò sulla soglia in un momento davvero singolare.
Bellatrix Black ansimava, paonazza in viso. Gli occhi neri dardeggiavano veleno.
"Devi fare qualcosa per me."
Tutto ciò che ebbe come risposta fu un pigro ghigno su un viso nascosto dalla penombra delle candele.
"Sarei un po' impegnata, al momento."
Ai piedi di quella creatura odiosa erano disposte alcune pietre nere a formare un rombo perfetto. L'oscurità che veleggiava loro attorno si muoveva densa, facendo volare i lunghi boccoli neri della Black che tuttavia, parve non curarsene.
Era cresciuta fin da bambina a contatto con quel tipo di magia. Le tenebre non le creavano malessere, anzi, sembravano rinvigorirla.
"C'è una ragazzina che voglio che tu elimini."
La creatura sbuffò, alzando gli occhi al cielo.
"Hai idea di quanto sia difficile praticare un Imperius a questa distanza? Dentro questa schifosa scuola impermutata di magia buona?"
"Me ne frego!" La ragazza quasi strillò. "Non so nemmeno chi ti abbia dato il permesso di farlo! Stai facendo una fatica inutile!"
Ma tu guarda. Era decisamente sconvolta. Non era da quella mocciosa viziata disinteressarsi a una cosa come quella.
"Che c'è, cocchina? Ti scoccia che sia io a dare il colpo di grazia ai tuoi nemici?" il ghigno beffardo continuava. "Era un'occasione troppo ghiotta per lasciarmela sfuggire. Avrai certamente qualcun altro su cui rifarti alla fine dell'anno."
"Come se te ne importasse qualcosa della nostra causa!" La streghetta si sedette su un pouf striminzito, scostando con un gesto secco una camicia a scacchi. "Vuoi solamente farla finita e tornare alla tua vera forma il prima possibile!"
"Ti ricordo che sono i tuoi genitori ad avermi assunta per punire Potter..."
"I miei ti hanno assunta per agire al momento opportuno. Per Sirius!"
"E le doti di quello stupido Incantatore potrebbero impedirmi di adempiere ai miei doveri il giorno del giudizio in Tribunale. Senza contare che perdere un figlio di certo renderà meno battaglieri i suoi cari genitori quindi è meglio eliminarlo quando si presenta l'occasione propizia. Come vedi, tutto segue un filo preciso. Ora sparisci."
La magia nera, come un vento velenoso, parve arricciarsi in quell'istante. Onde nere e sanguigne si riflessero nelle nere pupille della Serpeverde, enfatizzando le piccole venuzze rosse che stavano lentamente comparendo sulla cornea.
Bellatrix digrignò i denti, infilandosi le unghie nei palmi per la rabbia. Una lampada ad olio esplose in mille frammenti.
"Ti ho detto che voglio...!"
"Puoi chiudere il becco? Stai disturbando il mio operare."
"Io sono una Black." Ringhiò quella, esasperata. "Devi fare come io ti dico!"
C'era una cosa che faceva di quella ragazza una guerriera scadente. Non sapeva stare al proprio posto. Non coglieva il momento giusto per tacere.
La sua furia imperversava fuori come un fiume in piena, senza razionalità.
Sì, pensò la creatura sferrandole un attacco. Decisamente sua sorella aveva più senno.
Una onda nera si staccò dal bozzolo come un braccio, andando a serrarsi sulla sua gola. Bellatrix strabuzzò gli occhi, quando le dita magiche ed incandescenti si strinsero sulla sua pelle bianca togliendole il respiro.
La creatura non si era mossa. Nemmeno la guardava.
Eppure, la magia aveva agito per lei. L'aveva sollevata in aria di almeno dieci piedi e bruciava come il fuoco.
"Come...osi...!"
"Ora stammi a sentire." Sibilò quella, sepolcrale. "Ho fallito durante la mia ultima missione e come punizione il nostro Signore mi ha messa alla vostra mercé per un mese. Mi avete imprigionata in questa disgustosa carcassa e fatta ballare come una squallida burattina per risolvere le vostre inutili beghe. Mi sono piegata alla tua famiglia, ho accettato l'umiliazione. Ma mai nella vita permetterò ad una ragazzina umana di darmi degli ordini."
La mano di Bellatrix scattò repentina. La bacchetta le tremò violentemente nella mano quando, sibilando e sputacchiando, riuscì a frantumare quel braccio magico.
Cadde a terra, tenendosi la gola sulla quale alcuni segni violacei iniziavano a lasciare con violenza un'impronta sul candore del collo. Ma mentre era piegata a terra, il suo sguardo rimase saldo in alto.
Lo sguardo nero dei Black.
"Devo ammettere che mi hai stupito." Disse la creatura, sinceramente sorpresa. "E così, non sei solo una bamboccia molto ricca."
"Non ne hai una vaga idea." La Serpeverde si rimise in piedi in un turbinio di capelli corvini.
Aveva distrutto il suo attacco. Nonostante fosse un attacco debole, non era niente male per una diciassettenne.
E come la fissava ora ... quanto era bella. E quanto era pazza.
Un gioiellino prezioso pieno di crepe. Pronto a esplodere.
Il suo Signore sembrava apprezzarla...forse riusciva ora a capire il perché. Tutti amano le bambole.
E quella bambola sapeva giocare, se ne rese conto quando la vide sorridere con malizia.
"Da quant'è che non bevi del sangue?"
La magia nera sembrò quasi ululare, sollevandosi fino al soffitto.
"Shht, piano, tesoro. Non vorrai che qualche professore senta quello che stai combinando qua dentro. Mi si spezzerebbe il cuore se tu morissi proprio ora!"
"Ammesso che tu ne abbia uno." La Creatura la degnò finalmente di uno sguardo. Aveva catturato il suo interesse. "E allora? Da quando ti importa della mia dieta?"
"So bene che imprigionata in questa forma tu non hai bisogno di nutrirti di quello." Bellatrix avanzò sinuosamente di un passo. Il lungo mantello legato da un rubino all'altezza del petto strisciò con il rumore di una serpe. "Eppure ti manca, vero? Come l'abbraccio di un'amante. Lo vedo, come fissi le gole degli studenti...il tuo stomaco sarà anche stato domato ma è la mente il problema, eh?"
"Leccherei volentieri le tue vene aperte, Lady Black. Sì, non lo nego. Il fatto è che il sangue acido mi fa venire i crampi."
"Posso fornirti del sangue." Ora la sua attenzione era totale. Bellatrix parve bearsene e sorrise di cuore. "Mi basta una parola coi miei e posso fartelo arrivare. Non è giusto snaturarti in questo modo...non si danno dei bigné ad un avvoltoio!"
"Bigné, purea di patate, crostata ai mirtilli...dio, non so come facciate a ingurgitare quello schifo, voi umani!"
"A ognuno la sua dieta. Allora? Ci stai?"
"E hai partorito questa idea tutta da sola? Nah, tu sei troppo impulsiva per pensare ai ricatti e ai sotterfugi. C'è dietro Narcissa, vero?"
"Mia sorella ha il cervello, io la potenza. Ciò che conta è che potrai di nuovo sorseggiare degli A positivo."
Silenzio dall'altra parte.
"Voglio uno zero negativo. E che sia fresco."
"Sapevo che saremmo diventate amiche!" cinguettò la Black, deliziata. Si avvicinò perdendo totalmente l'espressione crudele e furibonda di prima.
Che insidiosa ragazzina. Tutta sua madre.
Non fosse stata una Black, le avrebbe aperto la gola con piacere!
"Beh? Taglia corto, Potter è quasi alla mia mercé! Che devo fare?"
"A scuola c'è qualcuno che voglio distruggere. Si era nascosto bene ma ora che so della sua esistenza non mi darò pace!" La ragazza strinse le palpebre, facendo baciare le lunghe ciglia di velluto. La mandibola si serrò tanto fin quasi a spezzarsi. "Uccidila se riesci, oppure falle del male. Voglio che mia sorella paghi. Voglio restituirle indietro tutto il male che ci ha fatto! Voglio che Andromeda soffra le pene dell'inferno!"
"Sei sicura di star bene, Lily?"
"Eh? Cosa?"
La Grifoncina sollevò lo sguardo dal libro con gli occhietti da cucciolo abbandonato che aveva praticamente da tutta la mattina.
"Beh." Aliaset chiuse il pesante tomo con cura. "Siamo qui da due ore e non ho potuto fare a meno di notare che mi sembri un po' tra le nuvole..."
"Eh?! Io? Sciocchezze!" La ragazza arrossì, presa alla sprovvista.
"Ah sì? Stai rileggendo la stessa frase da venti minuti e non stai commentando su quanto quel paragrafo sia sessista."
"M-ma no! E' che..."
"Allora ripetimi l'ultima parola che hai letto."
Silenzio.
"Scusami!" pigolò quella, sbattendo disperata la testa sul tavolo. "In effetto, credo di star vivendo una specie di crisi..."
"Beh, ci credo! Ieri sei stata messa sotto Imperius e oggi sei qui a leggere...fossi stato in te, sarei rimasta a letto tutto il giorno visto che la McGranitt ti ha concesso la giornata libera!"
"Non è quello, in realtà..." borbottò la rossa, prima di sollevare lo sguardo. "H-Hey, è vero! Ma tu non avevi pozioni?"
Il ragazzo alzò le spalle.
"Sì. Ho bucato."
"C-COSA?! E PERCHE'?!" balzò su quella, trovando inconcepibile che si potesse fare qualcosa come saltare una lezione.
"Ahi, il timpano..." borbottò il Serpeverde, massaggiandosi il povero orecchio. "Ma che ti prende?! Non hai mai bigiato in vita tua?!"
"Certo che no! Le lezioni sono importanti!"
Il ragazzo la fissò di sottecchi. Ma tu guarda. Era seria.
Sospirò, stiracchiando un sorrisetto. Era ora di mettere in gioco qualche passo falso...
"Preferivo stare con te." Disse, con una limpidezza che in passato aveva fatto strage di streghette. "E' bello stare in tua compagnia, sai Lily? Mi piaci un sacco."
Si aspettava che perlomeno arrossisse. Che si imbarazzasse o che lo fissasse con occhioni sognanti. Invece si beccò un pugno in testa.
Ma che diavolo...!
"Non saltare più le lezioni per me." Sentenziò la Grifoncina solennemente, mentre quello si palpava il bernoccolo fissandola stralunato. "Studiare è vitale, intesi?! Il resto non conta!"
Ci fu un istante di stupore. Il maghetto sollevò gli occhi di quell'azzurro così denso e freddo e ci mise qualche istante a recepire il messaggio.
Poi gonfiò le guance e poi scoppiò a ridere di cuore, tenendosi la pancia.
"Dio!" si spanciò, mentre la ragazza lo fissava perplessa. "Sei veramente una persona particolare, sai?"
"Eh? E perché?"
"Beh, ecco..."
"Hey Aliaset! Te la fai con le Mezzosangue adesso?"
Michael si adagiò sullo schiena e piegò la testa all'indietro, scoprendo il pomo di Adamo. I capelli castani gli sfiorarono le spalle con morbidezza mentre fissava con vacuità la fonte di quella stoccata.
"E tu, Nott?" ghignò. "Ma è vero che ti sei portato a letto la Carrow? Dio come si cade in basso quando si beve!"
Amycus sembrò punto da una vespa.
"Ti sei fatto mia sorella?!" abbaiò fissando il compagno che ebbe perlomeno la decenza di arrossire.
"Bah! Ero ubriaco e ho preso una svista."
"Una svista? Certo che ce ne vuole di alcool per non vederla..."
"Piantala Aliaset!"
"Beh, come si suol dire, il grosso è fatto."
"Ha anche perso due chili!"
"Ah sì? Che ha fatto, si è depilata? Oh mio dio, ma che mi prende oggi?"
Il sorriso - divertito oltre ogni dire - divenne meno esteso quando Nott gli passò un braccio intorno al collo, schiaffandoli guancia contro guancia un ghigno da iena. Lo lasciò fare come se lo considerasse un vecchio amico, ma un guizzo freddo gli percorse i lineamenti.
Non sembrava amare essere toccato.
"Converrebbe anche a te iniziare a bere qualcosa perché quando Potter saprà che bazzichi intorno alla sua pupilla non sarà molto contento."
Piantò lo sguardo su Lily, che serrò la mandibola. Michael non parve avere reazioni di sorta se non un fatuo fastidio.
"Staccati. Hai un dopobarba da due soldi. Non voglio che venga scambiato per il mio."
"Sei sempre così acido!" La serpe tornò a squadrare Lily, divertito. "Com'è che il tuo cane da guardia non ha ancora fatto fuoco e fiamme?"
La ragazza scosse la chioma, disgustata.
"Non ho proprio voglia di parlare con te." Disse solamente. "Sprechi il tuo fiato, Nott."
Che cavolo ci facevano quei due in biblioteca? Non ci venivano mai...
Aveva già la mano serrata alla bacchetta quando i due si sollevarono con la stessa espressione annoiata e superba di Michael. Accidenti,
quanto erano uguali...
"Bah, noi leviamo le tende. Dovevamo solo avvisarti che sei richiesto in Sala Comune! Sbrigati con questa plebea!"
Plebea?!
Michael dovette praticamente trattenerla per la collottola con due dita perché la Grifoncina stava partendo in quarta con la mezza idea di mettergli le mani al collo!
Si rimise a sedere, ansimando dal nervoso. Lui invece non sembrava per niente turbato.
"Che rottura." Commentò solo, sbadigliando.
"Grr! Giuro che la prossima volta gli pianto una fattura in mezzo agli occhi, a quelli!"
Michael si sporse un po' sul tavolo, adagiando il mento aguzzo sulle dita intrecciate.
"Però hanno ragione. Com'è che Potter accetta la mia presenza?"
La ragazza parve bloccarsi.
"C-come?"
Un piccolo nervo saettò invisibile sulla tempia del ragazzo, che piegò le labbra all'insù.
"Non lo sa ancora, eh?"
Era come se l'avesse schiaffeggiata. Lily impallidì, zittendosi improvvisamente.
"Sai una cosa?" continuò Michael, implacabile. "Mi sono sempre chiesto come tu potessi accettare una cosa del genere. Questo controllo assurdo che ha avuto su di te per tutto questo tempo...metterti addosso la sua firma in quel modo come se tu fossi di sua proprietà...distruggere ogni ragazzo che provava ad avvicinarsi... farti diventare il suo giocattolo... "
"Io..." la ragazza aveva la voce roca. "Io non l'ho mai accettato, infatti."
Non sembrava semplicemente in difficoltà: era a dir poco paralizzata dalle sue parole. Ma il Serpeverde non si fermò...e il suo sorriso divenne malevolo. Solo per un istante, senza farsi accorgere. Una goccia accesa di male su un viso esangue.
"Eppure mi sembra che ultimamente stiate molto insieme! E' per questo che lo trovo strano. Una femminista come te che tollera una cosa simile...non sembravi il tipo che frequenta uno del genere!"
La sua voce, in realtà così tranquilla e suadente, era come un coltello. Lily Evans si accorse di tremare. Delle sue mani che si chiudevano contro le sue ginocchia serrate, artigliando la gonna.
Cosa poteva dire? Cosa poteva rispondere?
Che lui era cambiato? Ma lo era davvero? O ad essere cambiato era solo il suo modo di vederlo? Erano gli occhi di una ragazza sconfitta ad essere mutati?
La sua bocca...il suo sapore...
Accidenti...accidenti!
Mise i libri in borsa, sentendosi il cuore in gola. Si sforzò di sorridere, di fingere spensieratezza.
"Sarà meglio che vada!"
"Vuoi che ti accompagni?"
"Oh, no, grazie! Conoscendo Molly ed Arthur, saranno qua dietro la porta ad aspettarmi..." ironizzò lei. "Probabilmente temono che venga attaccata di nuovo!"
"Siete una bella squadra, eh? Voi Grifondoro..." Michael parve cinico, massaggiandosi il collo. Sembrava però che si sforzasse di sembrarlo. "Sempre pronti ad aiutarvi a vicenda...confesso, a volte sono invidioso! A Serpeverde devi imparare a difenderti da solo...guardarti le spalle..."
Si bloccò di colpo, perché la ragazza si era voltata e...gli aveva preso la mano. I capelli ancora ondeggiavano nell'aria quando intrecciò le proprie dita sottili con le sue, stringendo appena.
I suoi due occhi verdi sembravano specchi, due gemme vive e verdissime. Mai visti occhi così.
"Non devi avere paura di loro."
Aveva la pelle fresca. Eppure quel tocco parve ardere...ingombrante esattamente quanto il bozzolo che gli si formò in gola.
"Prego?"
La potenza del suo sorriso lo investì in pieno. Incredibile come una semplice linea sulla bocca potesse esprimere tanta fierezza.
"Ti difenderò io, se ti daranno fastidio." Disse lei, con semplicità.
Eh? Difenderlo? Ma che stava dicendo?
"Ma...perché?" fu sincera la sua reazione di stupore, quasi ingenua.
Il sorriso di lei divenne più ampio e allegro.
"Perché anche a me piace stare in tua compagnia! Ed è come hai detto tu: i Grifondoro sono fatti così!" gli diede un buffetto, senza accorgersi di averlo letteralmente stordito, e uscì dalla sala. "Grazie per oggi! Ti devo un favore!"
Accidenti...che ragazza assurda...
A quanto pare, era stata lei a fare la mossa al suo posto, forse senza nemmeno volerlo.
Ed era una gran bella mossa.
Bella davvero.
"Non ci posso credere...la cugina di Sirius!"
"Abbiamo un altro Black nei Grifoni! E non è uno stronzo!"
"Dio, quanto rosicheranno i Serpemerde!"
"Burrobirra per tutti!"
"Bisogna festeggiare, gente!"
"No, no, un momento!"
"Non rompere, Remus! E' un evento unico! Vogliamo bere!"
Non stava protestando per quello...il povero Lunastorta si prese la notizia come una secchiata in faccia, rimanendo impalato con la manina alzata mentre tutti attorno a lui esplodevano in domande e gridolini.
Ma era l'unico a trovarlo sospetto?! Pensava, vedendoli andare letteralmente in brodo di giuggiole. Si erano fumati il cervello, quei beoti?!
Tonks sorrideva, faceva cadere bicchieri e stringeva mani, senza staccarsi da Sirius che la guardava letteralmente in adorazione.
"E' naturale che non ti ricordi di me...ci siamo visti a pochi anni di vita! Io me lo ricordo perché tua madre mi aveva messo una paura tremenda e facevo sempre gli incubi...forse ci hanno bruciato addirittura dall'albero genealogico!" fece lei, pensierosa. "Da allora viviamo in una casetta sotto la protezione del Ministero. Un po' nebbiosa in realtà, ma in estate..."
"Tonks...Tonks." Black fermò quel fiume di parole. "Tua madre...non ho notizie di Drome da anni. Sapere che è viva e che sta bene...non puoi capire come io mi senta..."
"Drome? Che nomignolo strano!" ridacchiò lei. "Ti ricorda con tanto affetto, Sirius! Purtroppo non poteva avvicinarsi a te né spedire lettere... non voleva crearti problemi! A te hanno bruciato dall'albero? A me sì! Forte, eh?"
"Chi l'avrebbe mai detto!" esclamò Peter con occhi a palla. "Assurdo! Ma ti sei appena iscritta?"
"No, sono qui da sempre! Però ero un po' diversa!"
"Ma...e perché non ti sei presentata prima?"
"Vedi, io..."
James le prese delicatamente una ciocca di capelli, interrompendola. "Che figata di colore! Ma è vero?"
E si prese una badilata in faccia. Così. In mezzo secondo.
"Giù le zampe dalla mia cuginetta!" ringhiò Black, stringendosi contro la ragazzina e aizzandosi come un mastino. "Guarda che li conosco quelli come te!"
"Ma se tu sei il peggiore di tutti!" stava iniziando un vero trambusto quando alla badilata in faccia si aggiunse la tirata di orecchi di Remus che se lo portò alla propria altezza con un ringhio.
"Ma siete scemi?!" sibilò, cercando di acchiappare anche Peter con l'altra mano.
"Eh? Di che parli?"
"Come, di cosa parlo! Chi diavolo ci assicura che stia dicendo la verità?! Basta che una arrivi e dica di essere una Black e voi le credete subito?! Ma che avete nel cervello?! Hanno anche appena cercato di ucciderti, cretino!"
Quello sorrise, angelico.
"Come sei paranoico, Rem Rem, ma la notte riesci a dormire?"
Qualcuno aveva versato la droga nei bicchieri? Doveva essere così! Non riusciva a crederci!
"James, tu..."
In quel momento, Tonks ruppe un piatto di cui una bella metà gli finì sul naso, interrompendolo.
James lo afferrò al volo, abile di riflessi come sempre, e ghignò dandogli un colpetto sulla spalla.
"Laverne dice che non c'è nulla da temere, no? Mi fido di lei!"
"Eh?! Che c'entra Laverne?!"
E Potter, delicato come sempre, gli sbatté in faccia la cruda realtà.
"E' lei, non è così? La ragazza misteriosa. Teodora...Eledora...o come cavolo si è chiamata negli anni."
"No, no, fermo un secondo." Remus strabuzzò gli occhi, agguantandolo per la maglietta. "Come accidenti fai a saperlo?! Sono sicuro di aver tenuto i miei pensieri ben nascosti! Non vi ho detto niente nemmeno sotto Veritaserum!"
Peter si unì a loro, che bisbigliavano quasi sotto il tavolo.
"Seduta spiritica?"
"Codaliscia, digli come facciamo a sapere delle sue indagini segrete."
"Parli della ragazza misteriosa che cambiava sempre nome ogni anno?" Tubò l'altro con vocina di miele, facendolo trasalire e beccandosi un'occhiata allucinata. "Parli nel sonno, Rem. Lo sapevi, vero?"
"Già. Faresti schifo come spia."
Silenzio.
"State scherzando."
"No." Risposero in coro quei due, godendosela come non mai.
"E nessuno di voi deficienti si è degnato di avvisarmi?!"
"Così impari a voler fare tutto da solo e a volerci nascondere le cose." Sentenziò James, sbattendo gli occhioni diabolico. "Laverne ha parlato con Silente mentre svolgeva le sue indagini e ha assicurato che non c'è nulla di strano."
Nulla di strano?! Quella tizia era un vero fantasma! Aveva cambiato sempre nome negli anni e nessuno nella sua classe si ricordava di lei!
E poi...
Fissò i suoi capelli rosa, gli abiti trasandati ed eccentrici, gli occhioni verde acqua ed il viso a cuore.
E poi Sirius accanto a lei, un corvo nero dallo sguardo sfuggente ed i lineamenti di un aristocratico.
Mai visto due persone con meno probabilità di essere parenti...
Captando i suoi pensieri, Peter ridacchiò.
"Se non ti convince, puoi sempre continuare a indagare su questa storia. Oppure chiediglielo direttamente! E' da venti minuti che te ne stai seduto in disparte a balbettare e a strozzarti con i chicchi d'uva!"
Remus avvampò, raggiungendo il colore di un pomodoro maturo.
"Pa-parlare con lei?"
"Ah già! E' vero che te la sei limonata!" cinguettò James, facendosi lanciare addosso uno sguardo di fuoco. Alzò lo sguardo oltre al tavolo e ghignò come non mai.
"Gheee..."
"Che diavolo hai da ridacchiare?!"
Il Malandrino gli passò un braccio attorno al collo, frizionandosi i capelli con l'aria di uno che se la stava spassando un sacco.
"A quanto pare, Sirius sta sviluppando una sottospecie di sindrome da papà geloso proprio in questo momento. Mi ha tirato una badilata solo perché le ho toccato i capelli. Cosa pensi che farà quando si ricorderà che le hai infilato la lingua in bocca in mezzo ad un corridoio?"
Quando si rialzarono, il povero Lunastorta era bianco come un lenzuolo. Accettò di buon grado un bicchiere di Burrobirra e lo buttò giù con lo sguardo perso nel vuoto mentre la sua classe si godeva l'energia di quella signorina che a quanto pare, era un vero vulcano.
Stava già simpatica a tutti.
Cavolo.
"Dovrai raccontarmi ogni cosa! Non ti lascerò più andare!" stava ridendo Sirius, contento e scodinzolante come non lo si era mai visto. Cristhine si avvicinò al tavolo con gli occhi brillanti.
"Sei veramente la cugina di Sirius?" chiese, emozionata, accostandosi timidamente a Tonks che le fece un sorrisone di benvenuto.
"Eh già! Proprio così!"
La moretta allungò la mano con felicità.
"Beh...piacere! Io sono la sua ragazza!" esclamò, elettrizzata. "Che bello, sono stata presentata in famiglia come si deve!"
"Accidenti! Da vicino sei ancora più carina!" si esaltò Tonks con gli occhi a cuore, ricambiando la stretta e facendola ridacchiare. "Ti osservo da tempo, sai? Sei sempre così elegant...eeeeh!"
Inciampò sui propri piedi e Sirius la prese al volo. Imbranata come poche.
No, non poteva davvero essere una Black! Era ridicolo!
Remus bevve l'ennesimo sorso sempre più disperato. Molly gli si sedette accanto, scoccandogli un'occhiataccia.
"Come hai potuto molestare una personcina così simpatica?!" abbaiò, facendolo diventare piccolo piccolo sulla sedia.
"E così hai baciato la cugina di Sirius Black..." borbottò Arthur, pensieroso. "Se te la sposi, potresti pure diventare suo parente, sai?"
Il Malandrino sputò fuori tutto iniziando a tossire proprio mentre Barrie Walsh veleggiò al tavolo con le stelline nelle pupille.
"Ohhh, un'altra Black al tavolo rosso-oro!" saltò su. "Ora che ti sei rivelata alla scuola devo proprio chiedertelo! Ti prego, vieni nel nostro corso di difesa!"
"Ma ne è sicuro?" gli bisbigliò Potter, scoccandole un'occhiata obliqua. "Non sembra proprio il tipo da piazzare vicino ad uno scaffale pieno di oggetti appuntiti..."
"Sciocchezze! Quisquilie!" l'irlandese minimizzò con un gesto della mano. "Un'altra Black al mio corso farà venire praticamente tutta la scuola! Il corso finalmente prenderà piede, magari diventerà ufficiale! Potrei iniziare a chiedere delle quote! Oh sì, diventerò ricco!"
Si potevano vedere i dollari stampati nei suoi occhi e in quel momento divenne molto simile a Lily Evans. I suoi studenti sospirarono, scuotendo la testa.
"Aveva in testa questo fin dall'inizio..."
"Altro che lezioni utili per il nostro futuro..."
"Spilorcio..."
"Ma le sembra l'insegnamento morale da dare ai suoi alunni?!" frecciò Molly, guardandolo storto quanto bastava per farlo almeno imbarazzare un secondo.
Lui ridacchiò, grattandosi la nuca ma non demorse.
"Allora, Tonks? Oltre alle armi ci saranno anche dei biscotti!"
"Vuole comparsi una quattordicenne coi biscotti?!" lo sgridò qualcuno dalle retrovie ma il dado ormai era tratto.
"Armi? Wow!" la ragazzina balzò in piedi con fin troppo entusiasmo per una che aveva almeno quattro cerotti in testa. "Certo che ci vengo!"
"Professore...no!" gemette Remus, ma quelli non se lo filarono di striscio.
"Fantaaaastico!" urlò il prof, decisamente esaltato.
A quanto pare, Babbanologia non lo faceva proprio impazzire...oppure aveva le tasche più bucate di quanto non desse a vedere perché quel corso lo stava ossessionando! "Vi aspetto dopo pranzo! Full immersion! Magari posso chiedere a Hagrid qualche animale feroce..."
Sembrava aver preso la tangente, tutto preso dai suoi sogni quando in Sala Grande entrò Gazza allegro come un becchino.
"Ok gentaglia, io me la filo." Sentenziò. "Il nostro amato custode non ha gradito quando gli ho sporcato il pavimento e ho come il vago sospetto che stia cercando di avvelenarmi il porridge...e credo di piacere ancora meno al suo gatto!"
Vedendo il suo profilo allampanato allontanarsi, Lupin pensò seriamente di cercare una corda con cui impiccarsi. Fantastico! Perfetto!
In mezzo secondo Tonks era diventata una presenza fissa praticamente per tutta la giornata!
Ma perché non aveva baciato la Sgrunt?!
Si sedette mogio sorbendosi le ghignatine dei Marauders e i rimproveri della Prewett sul tenerselo nei pantaloni.
Prima pensava d'esser finito...si sbagliava.
ORA era completamente finito!
"Ma guardali..." pensò disperato, osservando il gruppetto chiacchierare allegramente. "Si comportano come se fossimo già tutti in famiglia! E ora che diavolo faccio?!"
La chiesetta di St Mary di Bibury, nella contea del Gloucestershire, poteva dire di averne viste tante.
Costruita nel XII secolo, di struttura quadrata con il tetto spiovente in legno, aveva resistito a guerre, carestie e anche all'attenzione fastidiosa dei membri dell'upper class inglese che i graziosi cottage del villaggio avevano calamitato sulla cittadina come una piaga egiziana.
Bisognava certamente ammettere che il sacrestano aveva fino ad un certo punto aveva fatto un ottimo lavoro: laddove non si vedevano altro che case coperte di licheni e mulinelli mangiucchiati dalle tarme, usati per far asciugare la lana, la chiesetta si era sempre presentata pulita ed in ordine, con le sue composizioni floreali sempre fresche e dalla geometria maniacale ed i pannelli in vetro soffiato tirati a lucido ogni giorno.
Insomma, una parrocchia dall'aria composta e rigida, esattamente come lo era il sacrestano, un uomo che probabilmente avrebbe fatto la felicità dell'estrema destra inglese.
Non che fosse particolarmente cattivo ma si sa come sono gli anziani, soprattutto quelli timorati di dio: anti-femminista, rigidamente conservatore, omofobo e xenofobo, cresceva i pargoletti del villaggio a suon di ramanzine, preconcetti sulle divise scolastiche e talvolta, bacchettate sulle mani alla vecchia maniera.
Non lo si era mai visto vestito male. Mai un capello fuori posto. Mai con le mani sporche.
Poi erano iniziati i problemi.
Gli abitanti del villaggio non avrebbero saputo dire esattamente quando il sacrestano iniziò a impazzire.
Non che in quel villaggio non ne fossero accadute di cose strane!
Per un certo periodo infatti, parecchi anni fa, avevano iniziato a capitare fatti inspiegabili: fiori che crescevano in inverno, tende che cambiavano improvvisamente colore e strani lampi sulle colline. Una volta l'ubriacone del villaggio giurò su sua mamma di aver visto i cani randagi della zona iniziare a camminare su due zampe e bersi il te delle cinque.
Nessuno gli credette –ovviamente – fino a quando le bizzarrie non cominciarono anche nella loro cara chiesa, proprio durante le messe, sotto gli occhi del prete.
Ostie che diventavano caramelle gommose, vino che si trasformava in coca cola...
Nulla di più fastidioso per un uomo abituato a rasarsi con un righello appiccicato sulla mascella! Potevano ancora vederlo andarsene in giro con i tic nervosi all'occhio a sventolare manuali di esorcismi!
Ma bisognava ammettere che da quando era scomparsa misteriosamente quella assurda famiglia le cose erano migliorate.
Se non addirittura cessate.
Ad essere del tutto onesti, sembrava quasi che i fatti assurdi coincidessero perfettamente con la permanenza di quegli strani tizi nella loro contea. Erano venuti e andati via come una folata di vento, senza avvisaglie, di punto in bianco.
In ogni caso – i concittadini di Bibury non erano persone che allungavano troppo il naso – dopo che se ne furono andati il Sacrestano tornò ad essere quello di sempre... o almeno, fino a pochi anni fa.
Improvvisamente, infatti, quello iniziò a bere. Gironzolava con le occhiaie per le peggiori osterie, blaterava sul demonio sceso tra di loro, indossava lo stesso paio di pantaloni per tutta la settimana e si scordava di celebrare le funzioni.
Quando una parte del tetto crollò, non si degnò pure di sostituirlo. La notte lo si sentiva, talvolta, urlare e cacciare imprecazioni.
La messa venne ben presto abbandonata, la chiesa cadde in disgrazia ma a quanto pareva all'uomo non sembrava importare.
Quel giorno in particolare il poveretto se ne stava seduto davanti al camino reggendo un libro di preghiere macchiato di vino. La stanzetta era totalmente al buio perché in un delirio tutto suo aveva deciso di sprangare le finestre.
Ed eccolo lì, a bere alcolici scadenti alle due di pomeriggio e a chiedersi che cosa accidenti aveva fatto di male per infastidire così il signore.
Manco a dirlo, esattamente un secondo dopo il fuoco dentro il camino divenne verde.
Il sacrestano alzò gli occhi al cielo e iniziò a pregare. Nelle fiamme, comparve la testa.
La testa maledetta che lo perseguitava. Aveva fatto di tutto: esorcizzato il camino, benedetto le tende, si era perfino messo l'aglio al collo come un dannato pagano qualunque ma il demonio non sembrava voler smettere di tormentarlo!
"Padre! Padre, è mica in casa?"
Il getto di acqua santa lo colpì in pieno. Il demonio sospirò, seccato.
"Le ho già detto che non funziona. Può smetterla di farmi la doccia, ogni volta?"
Vide quel maledetto frizionarsi i capelli e asciugarsi con il bordo della maglietta. Acdc.
Il demonio indossava la maglietta di un gruppo rock.
"Ho sempre saputo che venivano dall'inferno..."
"Eh?"
"Niente, niente."
"Beh, padre, sono di nuovo qui per confessarmi."
"No."
"Come no?"
"No che non ti confesso. Adesso fuori dalle palle."
"Ma...ma sono qui per parlare con lei!"
"No, tu sei qui per rompermi i c..."
"Eddai! E' una cosa veloce. E' il suo lavoro!"
Dannato ragazzino. Non soltanto gli aveva reso la vita un inferno quando aveva frequentato la sua parrocchia, ora era tornato dall'oltretomba con l'aspetto di un diciassettenne per farlo impazzire del tutto!
Oh sì, il diavolo aveva fatto bene a prendere le sue sembianze. Non aveva mai incontrato un bambino fastidioso come quello in tutta la sua vita! Ed ora eccolo lì, cresciuto e pacioso, a reincarnare la sua personale apocalisse fluttuando nel fuoco come il peggiore degli incubi kafkiani!
Si appoggiò ai braccioli della poltrona, sporgendosi in avanti e fissandolo negli occhi.
Non erano cambiati, gli occhi di James Potter. Più dorati delle fiamme stesse, beffardi e stronzi esattamente come allora.
"Senti, non sei credente, non sei battezzato, non sei niente. Stai galleggiando nel fuoco, dannazione! Agli occhi di dio vali quanto il bangla in stazione che vende teste di scimmia!"
"È ancora arrabbiato con me padre? Ancora per quello scherzone al campo scuola? Andiamo padre, avevo nove anni!"
"Hai detto che t'ho molestato."
"Un'allegra marachella."
"Son finito in galera."
"Per pochi mesi! Mi ero scordato di dire che era una palla. Perdonate e vi sarà perdonato."
"Perché?" il prete si versò altro vino, tremando con le mani. "Perché a me questo tormento, mio buon Gesù?"
"Senta, io ho un'impellenza teologica!"
"L'ultima volta che hai avuto un'impellenza teologica mi hai chiesto quante ostie servono per mangiarsi un Cristo intero."
"E lei non me l'ha voluto dire." Potter arricciò il naso, angelicamente. "Voi gente di chiesa siete strani."
"Senti, diamoci un taglio! Cos'è che vuoi?"
"Ho violato la mia regola."
"Qu...quale regola?!"
"Quella che hanno tutti i maschi. Sa, quella del non farsi mettere un guinzaglio al collo. Del non farsi fregare."
"Okay, ascoltami bene. Prima di continuare quella che si preannuncia essere l'ennesima prova a cui il buon Dio mi sottopone per testare la mia fede, ti prego di assicurarmi che non si tratta di una delle tue idiozie filo sentimentali adolescenziali."
"Hem..."
"Dio, abbi pietà di me!"
"La prigione l'ha cambiata, sa?"
Il sacrestano si massaggiò la base del naso con due dita, respirando a fondo.
"Senti, ragazzino." Sbottò. "Hai frequentato la mia chiesa facendomi venire tre ictus nel giro di tre mesi anni fa. Poi sei sparito nel nulla. Ed ora sei di nuovo qui. Sono almeno tre anni che compari puntualmente ogni mese rifilandomi filippiche sui tuoi ormoni. Ammettendo che tu non sia davvero il diavolo e chiudendo un attimo gli occhi sul fatto che la tua testa sia nel mio caminetto, non sarebbe meglio che tu tormentassi, che ne so, uno psicologo?"
James Potter rimase zitto un secondo. Il secondo più bello della sua vita.
"Dunque, come le dicevo la volta scorsa, c'è questa ragazza..."
"La volta scorsa?! La volta scorsa?! Me ne stai parlando da tre anni, che tu sia dannato!"
"Come passa il tempo quando ci si diverte, eh?" ghignò quello, facendolo seriamente riflettere sul tirargli il crocefisso in fronte.
"A te non dispiace se mentre dipani questa trama appassionante mi distruggo il fegato col vino eucaristico e cerco annunci di lavoro sul quotidiano, vero?!"
"Si figuri. Insomma, è successo: l'ho baciata."
"Alleluja."
"Il problema non è tanto quello. Non ci crederà mai, ma..."
"Ne sei innamorato."
"Eh? Come fa a ..."
"Oh, vediamo..." il prete finse di rifletterci su. "Mi parli di questa ragazza da tre anni, ogni volta che dici il suo nome sorridi come un cretino e le dai il tomento da tempo immemore – tra l'altro, falle le mie condoglianze, anche se deve aver fatto veramente qualcosa di male per meritarsi te all'inferno."
Lui incassò con una smorfia.
"Dice che è grave? Che ho perso?"
"Ah già, la sfida." Da quando era diventato normale parlare con una testa magica?! "Fammi riassumere. Sei ottusamente convinto che non sia amore ma una sorta di sfida a chi si fa desiderare di più. Vi fate i dispetti e tutto il resto. E' esatto?"
"Beh, se la dice con quel tono la fa sembrare infantile..."
"Ti ci sono voluti sette anni per accettare il fatto che sei innamorato. Nemmeno un chirichetto è così terrorizzato all'idea di avere una donna. Non sei infantile, sei fuori di testa!"
Lui fece finta di rifletterci. E poi sorrise, nel suo modo malinconico. Ecco il problema del diavolo: ha un bel sorriso. Uno di quelli che ti inteneriscono e ti fanno venire voglia di dargli carezze.
"In realtà, credo di avere perso già dal primo momento in cui l'ho vista."
"Le femmine vincono sempre, ragazzo. Puoi accettarlo o farti prete."
"Il problema non è mai stato questo, sai?" lui abbassò lo sguardo. "E' che ho la certezza, la certezza assoluta che così la sto condannando a qualcosa di terribile. La voglio, la amo, ormai mi sono arreso all'idea. Ma starmi vicino è pericoloso e...dio, ho cercato davvero di non avere vicino nessuno ma la verità è che sono un vigliacco. Ho attirato a me i miei migliori amici, egoisticamente, quando avrei solo dovuto stare da solo. E sto per farlo anche con la ragazza che amo."
"Perché sei certo che starti vicino sia pericoloso?"
"Beh, ecco...c'è una cosa...ma lei è un babbano, non capirebbe."
"Hey, offendi adesso?!"
"No, beh, non è un'offesa...credo...insomma, ha una parola per me?"
"Permettimi di citare la Lettera di San Paolo agli Efesini: Salva stanotte, e combatti l'arrivo dell'alba. Arriva il domani, domani me ne sarò già andato."
"Quindi se ho capito bene lei mi suggerisce di abbandonare i pensieri fugaci poiché l'alba, cioè il domani...aspetta, non è una canzone di Eagle-Eye Cherry?"
Il ragazzo inarcò un sopracciglio, perplesso.
"Cosa?! No, no, son le lettere di San Paolo agli Efesini..."
"È sicuro? Perché sembra proprio Save Tonight di Eagle-Eye Cherry."
"Senti, chi ce l'ha qui dei due l'abito talare?!"
"Veramente lei indossa una maglietta di Batman..."
"È nera! Va bene uguale!"
"Forse ho fatto un errore a venire qui..."
Il prete contò fino a tre, si morse le nocche e cercò di trattenersi. Avrebbe potuto concordare e levarselo dai piedi una volta per tutte. Ma con l'età, anche il più rigido degli uomini tende a diventare un po' più morbido. La vecchiaia è una brutta bestia piena di sentimentalismi pietosi.
"No, rimani." Disse con sforzo, sputando fuori la voce come se fosse un frutto acerbo. "Vuoi una risposta sincera? E io ti do una risposta sincera. La verità è che in una relazione porti dentro anche te. È come traslocare. Anzi, meglio è come sciogliersi."
"Sciogliersi?"
"Sì, come bicarbonato."
"Bicarbonato."
"Bicarbonato, sì. Tu ti sciogli nell'altra persona, perdi i confini di te stesso e succede che non capisci più dove finisci tu e dove comincia lei. E ti sembra sbagliato perché è sbagliato, ma...ma è anche l'unico modo per...insomma...è anche... è giusto che sia sbagliato, capisci? E...nella vita. Nella vita. Ecco, nella vita si commettono degli errori, ok? Certe volte col pensiero, certe volte con le azioni. Tutto il Creato è costruito per farci sbagliare e la vita non è altro che una serie interminabile di errori intervallata da rari, brevissimi momenti di tregua tra un pestaggio di merda e l'altro."
"Ma è terribile!"
"Lo è, figliolo. Il punto è che cercare ossessivamente di evitare questi errori è tanto vano e sbagliato quanto cercare ossessivamente di non evitarli."
Il ragazzo si mise le mani nei capelli, disperato. La visione di quei maledetti capelli scompigliati era sempre stata un vero incubo, per lui. Il prete scosse la testa, godendo un po' perfidamente nel vederlo in tilt.
"Quindi? Qual è la soluzione?!"
"La soluzione? Non c'è soluzione! Non c'è mai stata! Perché la vita dovrebbe darti soluzioni? La vita dà spinte e, ogni tanto, stagioni e raffreddori e sta solo a te decidere se queste spinte ti fanno bene, ti fanno male, te le vuoi evitare o te le meriti. Tu non credi in niente, il che è un grande vantaggio dal punto di vista della pressione arteriosa perché non sei costretto a trovare ogni mattina un senso alle cose. Io lo faccio per lavoro di trovare un senso alle cose. E sai come ci riesco? Con tre pacchetti al giorno di Chesterfield Blu!"
Lui sospirò, esasperato.
"Avere a che fare con le donne è il vero inferno."
"L'hai detto."
"Non le manca mai una donna, padre?"
"No, ho le sigarette. Cioè. Cazzo. Volevo dire Dio. Dio e le sigarette. E ora sparisci. Non voglio più vederti per almeno due mesi!"
"Sa, padre?" disse il ragazzo, sparendo poco a poco. "Per essere un razzista omofobo non è tanto male."
Il vecchio babbano si lasciò sfuggire un sorriso.
"Nemmeno tu lo sei, per essere il diavolo."
James Potter rialzò la testa dal caminetto con un piccolo "pop", scuotendo i capelli per togliersi le ultime goccioline di acqua santa.
"Finito?"
Peter Minus, appoggiato allo stipite, gli scoccò un'occhiata prima di tornare a controllare fuori dalla porta. "Ti ha tirato ancora addosso quella brodaglia?"
"Già."
Erano in una vecchia aula in disuso. Fuori, il corridoio produceva rumori e suoni melodiosi. La solita, vecchia Hogwarts.
Eppure, qualcosa sembrava essere cambiato.
Peter rimise la testa dentro.
"Lo sai che parlare con un babbano in quel modo è illegale e rischi l'espulsione, vero? Se non di peggio. Credo di avertelo già accennato..."
"Seh. Almeno un centinaio di volte." Ramoso ridacchiò. "Fortuna vuole che mammina abbia caminetti portatili non tracciabili dal Ministero."
"Mammina prima o poi si accorgerà che rubi i suoi giocattoli. Come fa una Veggente a non saperlo?"
Il ghigno si fece più ampio.
"Beh, ci sono particolari momenti nell'anno dove anche i Veggenti vengono accecati...momenti che sfrutto bene!"
L'amico scosse la testa.
"Almeno hai saputo quello che dovevi assolutamente sapere?"
"Più o meno..."
"Come se non lo sapessi che gli parli di Lily." Fu il turno di Minus a ghignare, vedendolo sconvolto. "Eddai, James, non sei mica così illeggibile come pensi!"
Lui si buttò sul pavimento, passandosi le mani sulla faccia come un disperato.
Per una volta, Peter non infierì. Però una cosa doveva dirla proprio.
"Hai notato che quando eri in pericolo, nessuno di noi ti ha sentito?"
"Eh? Hey, è vero!"
"Vuoto totale. Silenzio assordante. Lily stava letteralmente per farti a fettine e nessuno di noi l'ha percepito."
"E' strano, in effetti..."
"Forse, c'è una spiegazione...ma non so se ti piacerà..." Il Marauder guardò in alto con aria noncurante. "...Forse, quando sei con lei e c'è un pericolo, il branco non ti sente perché stai sviluppando un impulso più forte del...boh, del dare l'allarme. Forse non ti senti realmente in pericolo o meglio...non è quello il tuo istinto principale. Insomma, la prima cosa a cui pensi non è al pericolo in sé o alla paura... è come se invece ti concentrassi. Ciò che prende spazio totalmente nella tua mente è il pensiero di proteggere lei. E' per questo che non ti abbiamo sentito. Però non è l'impulso di un animale normale e da qui nasce la mia teoria."
James Potter si piantò in mezzo alla sala come una statua di sale, sentendosi la gola secca. Accidenti.
Peter in pochi minuti gli aveva spiegato meglio di quel prete babbano della malora.
Codaliscia sospirò di nuovo, mettendogli una mano sulla spalla con fare compassionevole.
"James." Disse, delicatamente. "So che non è mai successo nella storia degli Animagus, però ecco, noi non siamo Animagus normali. La nostra trasformazione non è stata...hem...secondo le regole. Ne è la prova il fatto che le nostre menti si sono mescolate tra di loro, e che a Sirius ogni tanto spuntino fuori le orecchie da cane, o che io abbia una insolita voglia di formaggio e il terrore dei gatti, o che tu senta il bisogno di scappare nei boschi ogni tanto e percepisca un nemico, un predatore, prima di chiunque altro. Questa trasformazione l'abbiamo fatta da ragazzini e l'abbiamo fatta male. Quindi sinceramente, tutto può succedere!"
Il ragazzo lo guardò negli occhi.
"Peter...cosa stai cercando di dirmi?"
"Beh, ecco...è come se tu entrassi totalmente in modalità difensiva e non sentissi altro. E non è un pensiero umano, è qualcosa di intrinseco nella tua natura di animale. E c'è solo una situazione nella zoologia del mondo magico che ha queste caratteristiche." Lui si fissò le scarpe, imbarazzato. "James, credo che tu stia diventando il Famiglio di Lily Evans."
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M.A.R.A.U.D.E.R.S.
FanficNell'oscurità di una guerra incombente, le sfrenate e spensierate esistenze dei Malandrini si sfilacciano negli intrighi di una Hogwarts sempre più ricca di pericoli ed insidie. In un labirinto di incertezze, nell'ultimo anno l'amore sembra essere l...