La candela creava ombre sinistre sul viso di Narcissa Black, che fissava il languire delle fiamme con una immobilità tale da sembrare morta.
Una mano sul grembo, l'altra a sostenere il mento con il dorso.
Bella ed elegante come poche, fasciata nella sua vestaglia di seta bianca, talmente esile da potersi spezzare: la principessina dei Black immersa nella notte e nel silenzio della Sala Verde-argento sembrava un dipinto.
Un fruscio spezzò la quiete, e la porta che conduceva al loro antro si spalancò, mentre un mago entrava togliendosi la polvere dal mantello.
Aveva il viso coperto dal cappuccio ma la biondina sapeva bene di chi erano le fredde labbra che si erano appena posate sulla sua mano.
Lucius Malfoy la fissò come se fosse una caramella gustosa. Uno sguardo da avvoltoio...
"Hai risolto l'inconveniente?" gli domandò. Voce bassa, occhi vacui.
Lui fece un risolino.
"Facile come bere un bicchier d'acqua. Eri in pensiero?"
"Vorrei evitare di diventare vedova ancor prima di essermi sposata."
Lucius sorrideva ancora ma nei suoi occhi c'era un tremolio. Si trasfigurò un bicchiere di liquore che buttò giù senza neanche prendere fiato.
Aveva visto cose tremende, pensò Narcissa. Chissà quali oscurità si celavano dietro la Foresta Proibita di quei tempi...ed improvvisamente si ritrovò a pensare al buio la fuori con un moto di assurdo desiderio.
Quanto avrebbe voluto vederle, rifletteva. Quanto avrebbe voluto essere in pericolo... almeno una volta, solo una.
"Silente ci sta col fiato sul collo ma ci sono cose che nemmeno lui può notare." Gracchiò Lucius, con la voce roca. "Sta di fatto che non è stato piacevole e questa notte penso proprio che mi sbronzerò."
"L'importante è che sia entrato." Mormorò lei. "Con l'aiuto delle ombre."
Lui notò l'invidia che trapelava nella sua voce e gli occhi accesi di quella maledetta. Bramava cose che una normale ragazza non osava nemmeno guardare.
La strinse a sé con un moto istintivo e la sentì irrigidirsi appena.
Cristo se era fredda, pensò, eppure così bella e irraggiungibile da togliere il fiato. Narcissa gli aveva avvelenato il cuore.
"Lo sai che ci sono cose oscene la dentro. Creature malvagie senza le quali nulla sarebbe potuto passare. Io non ho dovuto fare quasi niente, solo aspettare e osservare."
"Lo so, Lucius."
"Sono ombre potenti e pericolose quelle di cui parli e nessuno permetterà mai che Narcissa Black rischi il suo bel faccino. Ma ti assicuro che è meglio così." E sbiancò. "Ho visto cose disgustose, questa notte. E quando è così, a volte mi chiedo se facciamo bene a seguire certi cammini. Ogni giorno che passa sembra farsi sempre più pesante e torbido..."
La Black gli accarezzò la guancia, sfiorando le sue labbra con le proprie. Lo amava, in un certo senso, ma a volte si chiedeva che cosa sarebbe capitato se al suo posto ci fosse stata Bellatrix. Bellatrix venduta come un pezzo di carne. Bellatrix tenuta sottochiave nella sfera di cristallo. Dio, se si sentiva in gabbia...e forse la follia della sorella stava aumentando proprio perché sentiva le stesse cose.
Sarebbe impazzita anche lei? No, decise in un istante, lei era troppo calcolatrice e pretenziosa per finire a farsi divorare dalla rabbia.
Eppure...ripensò alle ombre nella Foresta, al pericolo, alla voglia di farsi male. Guardò la mano di Malfoy, dove si era bruciato con una sigaretta.
Sì, tutto si era fatto torbido e cominciavano a risentirne davvero. Tutti. Chi in un modo e chi nell'altro.
"Sarò sempre con te, amore mio." Sussurrò. "Quale che sia il torbidume, io sarò al tuo fianco."
Lui le apparve grato e per quel breve istante comparve di nuovo il sentimento, o la parvenza del sentimento, che li aveva uniti tutto quel tempo. Un blando moto di affetto, stima e rispetto. Non avevano bisogno di altro.
"Perlomeno..." biascicò Lucius, con la bocca premuta contro la sua spalla sottile. "...Perlomeno avrò il gusto divedere la feccia rimessa al posto che le spetta. Sotto le nostre scarpe. Divorata."
Non avevano bisogno di altro amore, pensò Narcissa Black, con un sorriso. Perché era altro ciò che li saziava...e presto, come parassiti, sarebbero tornati a nutrirsene.
Il tempo era ottimo per volare e bisognava dire che nessuno ci avrebbe scommesso un centesimo.
Quella notte un freddo allucinante era entrato dalle fessure di Hogwarts e un vento che presagiva temporali aveva sbattuto violentemente contro la scuola per ore intere. Tassorosso e Corvonero avevano tirato un generale sospiro di sollievo mentre Grifondoro e Serpeverde iniziavano a macerare bestemmie perché nessuno avrebbe voluto giocare sotto un tempaccio simile.
Eppure, il giorno dopo, il sole splendeva vivace ma nonostante ciò era nascosto da qualche nuvola. Perfezione pura per chi doveva usare bene gli occhi.
James Potter era in piena forma e quando si sedette a tavola fu accolto da un'ovazione generale.
I Serpeverde, squadra avversaria, iniziarono a fischiare e insultare ma quello si limitò a fargli il medio e ad imburrarsi una brioches.
"Facciamogli il culo." Decretò molto poco signorilmente Geky Bell, sedendosi al suo fianco. Piccola, bassa e con corti capelli neri, la graziosa Cacciatrice si era già infilata la divisa e aveva già dovuto sorbirsi qualche battutaccia.
"Ci puoi scommettere le palle che non hai." Disse Sirius, sbattendosi dall'altra parte del tavolo. "Non vedo l'ora di sbatterne un po' in Infermeria. Ieri hanno appeso Peter alla torre ovest."
"E a me hanno detto che sono una nana da giardino!"
"Questo sì che è un affronto." La consolò Black, con un ghigno. "Peter ha avuto la meglio, allora."
"Non te la prendere, nanerottola." Ridacchiò Arthur, strofinandole la testa. "Scendi in campo e falli sentire come Biancaneve con la mela in bocca."
"E chi sarebbe Biancaneve? La pianti di leggerti stronzate babbane?" rise Geky, ma aveva già cambiato umore. Arthur non sembrava avere mai ansia e sentirlo vicino era un toccasana quando la tensione iniziava a salire.
"Sicuro di stare meglio, Jam?" chiese quest'ultimo, voltandosi verso il capitano. "Ti sei scollato di dosso la Chang, eh?"
"Non farmene parlare..." borbottò quello. Liu Chang gli era stata appiccicata tutto il giorno e doveva ammettere che era davvero una scocciatura. Erano bastate tre parole a fargli capire che nel tempo si era completamente rincretinita.
Proprio in quel momento, la Corvonero, incrociando il suo sguardo, gli rivolse un sorriso.
James lo distolse in fretta, cercando un altro sguardo...uno più luminoso, più pulito, più verde...ma Lily Evans non c'era.
Lei si svegliava sempre prima degli altri, e faceva colazione in fretta, allenata fin da bambina a sfuggire dalle sue grinfie.
Con uno strano sentimento nel petto ricordò lo sguardo che gli aveva rivolto quando le aveva ridato la lettera. Dio, se era bello.
"Affare fatto, James. Verrò alla partita."
Si era giocato il tifo della Evans e l'aveva vinto. Lei, sugli spalti, lo avrebbe guardato ed improvvisamente si sentì un brivido potente addosso.
Di solito non veniva mai, diceva che il Quidditch era uno sport troppo rozzo e violento. Diceva che era da stupidi e che quindi capiva perfettamente come mai James fosse tanto bravo.
Ma ora aveva promesso e sarebbe stata tutta sua. La immaginava negli spalti, avvolta dal rosso e dall'oro, con il vento che le scompigliava i capelli color sangue e solo con un grande moto di amor proprio decise che quell'emozione era data solamente dal fatto che l'aveva obbligata a tifare per lui. Come se fosse...una sua sconfitta.
E con lo stesso guizzo d'orgoglio decise che non era invidia quando videro Molly Prewett con la faccia dipinta da leonessa già in posizione per tifare l'amore della sua vita. Lei veniva sempre, unita da un legame impossibile da spiegare.
"Potrebbero anche accenderlo il riscaldamento, ogni tanto." Si lagnò Black, quando aprirono le porte degli spogliatoi.
"Non ci basta già il tuo fascino a scaldarci tutti?" pigolò Frank, scuotendo i ricci castani. Il secondo battitore si era già infilato la divisa ed i muscoli sembravano scoppiargli sotto la maglietta.
"Vedi di coprirmi le spalle, tu." Ghignò Sirius, togliendosi la giacca. "Dobbiamo buttarne a terra almeno la metà e la volta scorsa Nott mi ha quasi disarcionato."
Black mezzo nudo era veramente un bel vedere ma Potter si stupì lo stesso quando vide la Bell farci più di un'occhiatina.
"Geky, pensavo di conoscerti!" le sussurrò fingendosi sconvolto, mentre la Cacciatrice arrossiva sotto lo sguardo ingenuo di Sirius, voltatosi verso di lei.
"Oh, pensa a prendere il boccino e non rompere." Borbottò lei, infilandosi la maglia grande almeno il triplo e tuffandoci la faccia scarlatta.
Felpato, che non aveva capito una bega, fece le spallucce e ritornò da James, battendogli il cinque.
Si scambiarono una occhiata che valeva più di qualsiasi augurio. James Potter non aveva mai temuto con il suo fedele compagno a guardargli le chiappe.
Si girò verso la squadra, conscio che avrebbe dovuto dire qualcosa.
Le cacciatrici erano belle e sorridenti, Alice alta e slanciata, con la sua lunga coda di cavallo castana, Geky, bassa e scarmigliata e Giuly, con la pelle nera come il carbone e gli occhi saggi. Tre donne a cui nessuno avrebbe mai rotto le palle, pena ritrovarsele staccate dal corpo.
Al loro fianco, Frank, Sirius e Arthur, scope scintillanti in palla. Quella di Arthur era un po' spelacchiata ma per parare la rete non servivano grandi attrezzature.
"Bene, so che non abbiamo avuto modo di fare chissà quanti allenamenti." Cominciò. "Ma mi aspetto che disarcioniate quei bastardi dalle loro scope a calci in culo. E questo è il mio discorso."
"Che poesia." Tubò Weasley, fingendosi commosso. "Ho i brividi."
Continuarono a menargliela, a ridere e scherzare anche quando uscirono sul campo, circondati da un boato.
Gli spalti scintillavano. Da una parte c'era una marmaglia rossa e oro, invece dall'altra, in perfetto contrasto, verde e argento.
Madama Bumb era al centro del campo, fischietto al lato della bocca, gli occhi da falco che guardavano tutto, attenti e sospettosi.
"Capitani, datevi la mano." Disse, autoritaria.
James sorrise e si avvicinò al Capitano della squadra di Serpeverde.
Lucius Malfoy, ovviamente.
Era anche lui Cercatore e, ogni volta, la sfida tra Grifondoro e Serpeverde diventava una sfida personale ma stavolta c'era, se possibile, ancora più tensione. Gli aveva toccato la Evans.
Non aveva dimenticato.
Malfoy lo fissò arrogante come al solito, l'ombra di un sorriso finto ad illanguidire il volto ma stavolta, il capitano notò due borse sotto gli occhi da far paura.
Potter gli ghignò in faccia e i loro occhi si sondarono dentro, così diversi. Da una parte uno sguardo dorato e scintillante, dall'altro due occhi color della pioggia, freddi ma stranamente stanchi.
Si strinsero le mani, ognuno stringendo forte come a voler spezzare le dita dell'altro.
"Pronto a perdere, Potterino?" sibilò Malfoy, con un ghigno perfido.
"E tu?" rispose James, sempre a bassa voce. "Hai fatto nottata, Malfoy? Ti vedo stanchino."
"Se fossi in te farei poco lo spiritoso. " ribatté l'altro. "Ho l'impressione che ti farai male, oggi."
"Se tu fossi in me, io sarei brutto, Malfoy."
Lucius lo ricambiò con una occhiata sprezzante.
"Quando avete finito con lo sfoggio di virilità, qui vorremmo giocare." Sbottò Alice, ad un tratto.
"Non preoccuparti." Cinguettò Nott. "Sarai la prima a cui spezzerò le braccia con il mio bolide."
"Prima dovrai sistemarti il naso dal mio, coglione." Ringhiò Paciock.
"Mi raccomando..." borbottò Madama Bumb, già allarmata dalla voglia di ammazzarsi che avevano quelli. "Voglio un gioco pulito."
Le due squadre si divisero.
Nott era in gamba e Thorfinn era un ammasso di muscoli ma Black era abile e Paciock aveva la fidanzata in campo, cosa da non sottovalutare.
Alecto Carrow probabilmente ne avrebbe parata qualcuna, grassa com'era, ma Mcnair era un idiota con la fissa per gli animali impagliati e Alice se lo mangiava in un soffio. Dolohov invece sarebbe stata la solita piaga nel sedere.
Ma ciò che contava veramente era il Cercatore e Malfoy non sembrava in forma. Sembrava...distratto. Sfinito.
"Mirate tutti a Potter, mi raccomando..." sibilò quest'ultimo alla squadra, abbastanza forte per far si che James lo sentisse.
Madama Bumb fischiò, e i ragazzi si librarono in aria, James e Lucius più in alto di tutti, alla ricerca del boccino.
Il vento li avvolse in modo dolce ed il resto del mondo sembrò scomparire.
"Ed ecco che inizia il gioco." Tuonò la voce del cronista, più alta delle nuvole. "Serpeverde e Grifondoro nella prima partita del torneo. Gli animi sembrano essere già surriscaldati!"
Sirius, la cui passione nel gioco era colpire più Serpeverdi possibili, si era già dato alla carica.
La palla rimbalzò tra Mcnair e Amycus, venne colpita con forza da Dolohov, ma Arthur la parò con facilità.
"Si entra già nel vivo, con un quasi punto!" abbaiò il cronista. "Neanche un minuto e già ci si scontra sul pezzo forte, signori!"
Intanto, mentre James non aveva ancora perlustrato bene il campo, sentì un bolide sfrecciare vicinissimo al suo orecchio sinistro, mirato da un battitore Serpeverde.
Per schivarlo fu costretto a fare un'abile capriola.
"Scusa Jam!" disse Sirius parandosi davanti a lui e colpendo di risposta un altro bolide. "Mi ero distratto!"
"Figurati Felpato!" sorrise James. "Mi piace il sadomaso."
"Sbaglio o i bolidi stanno mirando sempre a Potter?" chiese il cronista, accolto da una serie di fischi rosso oro.
E in effetti i Serpeverde avevano preso in parola il loro Capitano, rompendogli particolarmente le palle.
Frank non ci stava. Gli si piazzò di fianco e iniziò una vera e propria trafila di parate, deciso a mettere bene le cose in chiaro. Dopo qualche minuto, i battitori puntarono agli altri e James fu libero di cercare il boccino.
Gli sembrò di vedere uno scintillio d'oro, ma era solo l'orologio svizzero che aveva al polso Narcissa Black, seduta pigramente all'angolo degli spalti.
La partita proseguì quasi alla pari, con Grifondoro leggermente in vantaggio. I Serpeverde si erano allenati bene, durante le vacanze.
Probabilmente Malfoy li aveva minacciati delle peggio torture se fossero andati male.
Stava sondando il campo come un falco quando lo vide.
Scintillante sopra la sua testa di ribelli capelli neri, piccola come una noce, la pallina d'oro che svolazzava rapida e a scatti a un palmo dal suo naso.
"Ti ho trovato, bimba." Le sussurrò, e partì all'inseguimento del boccino.
Subito Lucius Malfoy notò la sua brusca partenza verso l'alto e iniziò a seguirlo, spronando disperatamente la sua scopa.
Il boccino sfrecciava veloce e James faticava a stargli dietro.
Malfoy all'improvviso gli spuntò al fianco, tirandogli anche una possente spinta laterale. La mano gli si chiuse sulla punta della sua Comet e iniziò a strattonare.
"Sempre corretto tu, eh, Malf?" gli urlò di rimando James, accelerando il più possibile e levandoselo di torno.
Sentiva ora il vento che gli soffiava nelle orecchie e gli sferzava il viso. Potente. Aggressivo. Brutale.
Esattamente come piaceva a James. Un vento libero.
All'improvviso il biondastro lo colpì violentemente di lato, spingendolo un po' più in là, proprio mentre allungava la mano.
"Razza di...!" ringhiò James, spintonandolo a sua volta.
"Niente vittoria per te, Potterino!" ghignò Malfoy, allungando la mano, pronto e prendere il boccino...
"Col cavolo!" E gli tirò una spallonata tale che fece strillare Madama Bumb come un'indemoniata.
"A quanto pare la partita sta entrando nella fase finale! O forse no? Il Boccino sembrerebbe essere duro da acciuffare!" si sgolò il cronista. "A proposito, ma che cazzo di freddo è sceso?!"
Pure James sentì il suono dello scapellotto della Mcgranitt ma il ragazzo aveva ragione: stava scendendo uno strano gelo...
Con un brusco movimento che spiazzò anche il giovane Potter, il boccino d'oro cambiò rotta e al posto di salire, sfrecciò verso il basso come se stesse precipitando.
Anche James virò in quella direzione ed eccolo lì, ritrovandosi nella sua corsa verso il basso, con la sensazione pressante di precipitare.
Malfoy fu un po' più lento di lui ma gli rimase sempre alle calcagna, fastidioso come un insetto.
Il vento che sfrecciava violentemente nelle orecchie dei due Cercatori oscurò il resto dei rumori.
Oramai erano a cinque metri di altezza...quattro...tre...uno...
"Cazzo, quelli vogliono suicidarsi!" ma Minerva questa volta si dimenticò di pestarlo, immobilizzata anche lei con gli occhi a palla, la sciarpa rosso e oro scivolata di traverso.
Ma si erano dimenticati che James Potter e il Boccino erano una cosa sola: il Cercatore sapeva bene che la pallina d'oro non si sarebbe mai schiantata al suolo e dopo appena pochi centimetri da terra rialzò la punta della scopa, rimettendosi in posizione orizzontale ed evitando di schiantarsi.
Un tonfo sordo alle sue spalle e il ragazzo capì che Malfoy non era stato altrettanto veloce nel rimettersi in posizione orizzontale, e fu con una goduria senza fine che lo sentì sfracellarsi per terra. Fanculo, magari era la volta buona che schiattava.
Ma il bel Serpeverde non era passato a miglior vita: Silente, con ancora il dito puntato su di lui, gli aveva rallentato la caduta.
Il mago lanciò uno sguardo sfuggente a Potter, immenso nella sua vestaglia blu.
Più avanti, tutti avrebbero riso della scena fantastica: perfino il preside aveva capito che Malfoy era un coglione e aveva salvato lui al posto del Grifondoro, fidandosi ciecamente delle sue manovre. Non avrebbe chiesto di meglio e si lasciò andare ad una colossale risata.
Mentre ancora sghignazzava come un bastardo, e mentre il Cercatore veniva sostituito tra le peggio bestemmie dei Serpeverde, James Potter si ritrovò catturato da due occhioni verdi e sgranati che lo fissavano tra la marmaglia.
Il suo cuore mancò un battito.
Lily era venuta a vederlo davvero ed era lì, ancora in piedi, il cappotto scivolato di tre quarti sulla spalla e l'espressione allarmata ancora spiaccicata in faccia che per Potter fu meglio di qualsiasi coro da stadio.
Lily Evans. I capelli nel vento e gli occhi a palla. Lily Evans preoccupata per lui.
Oh, se gliel'avrebbe rinfacciato a vita.
La vista della Grifoncina parve rinvigorirlo come una scossa elettrica e partì a razzo come mai aveva fatto prima, falciandosi dietro il sostituto di Malfoy.
Di nuovo l'odiosa pallina d'oro salì verso l'alto, nel cielo fattosi stranamente plumbeo. Gli sfilò dietro come una scheggia, salendo, salendo...fino a che non sentì le nuvole sfiorargli la faccia.
Era talmente concentrato sul boccino, sempre in testa, che non sentì il freddo.
Una sottile brina bianca iniziò a percorrere la punta della sua scopa, come una ragnatela vivente.
Era quasi vicino. Allungò la mano, sentendolo sotto le unghie...ed improvvisamente qualcosa di nero gli comparve alle spalle, appena nella coda dell'occhio.
Si voltò di scatto, perplesso. Non c'era nulla ma ora il freddo lo sentiva eccome. La Comet si stava irrigidendo sotto le sue gambe, ricoperta di un sottile strato ghiacciato. Il respiro iniziò a condensarsi davanti al suo naso.
La faccenda non gli piaceva per niente.
Si voltò in avanti. Il Boccino gli slittò sull'orecchio e con uno scatto istintivo cercò di afferrarlo ma all'improvviso il respiro gli si mozzò in gola ed il braccio rimase fermo a mezz'aria. Il Boccino si era congelato e quasi non muoveva più le ali.
La nebbia lo avvolse e con stupore si accorse che non era una nuvola: era proprio nebbia, densa, fredda e amarognola.
"Che diavolo..."
Poi lo vide e una mano gelida gli colò dentro la pelle mentre i capelli gli si rizzarono in testa.
Nero e... terrificante.
Era rara la paura, per lui.
La paura vera.
Ma quella che gli aveva colpito il cuore come un macigno non poteva essere altro che puro terrore.
Non era possibile. Non lì, ad Hogwarts...
Era coperto interamente di un lungo mantello nero di seta, con un solo buco per la bocca, una mano putrida che gli spuntava da sotto la veste, il respiro raschioso...
Il Dissennatore girò il capo verso di lui, spettrale e potente come un angelo della morte.
Pronto a succhiargli via l'anima.
Hagrid si stava sorseggiando la sua bella tisana al cavolo rosso quando alla finestra della sua casetta comparve l'essere che meno di tutti si sarebbe aspettato di vedere agli inizi della Foresta Proibita.
Con giusto un brividino di angoscia pura quasi si smaterializzò fuori e si trovò faccia a faccia con un centauro.
"Per la barba di un Troll!" sbottò, incredulo. "E tu che accidenti ci fai qui?"
Quello gli scoccò un'occhiata profonda e seria ed ora il brividino si era fatto veramente forte.
"Qualcosa ha superato la Foresta Proibita." Disse la creatura, raschiando per terra con lo zoccolo argentato. "E' entrato qualcosa ad Hogwarts e sono sicuro che sta entrando anche qualcos'altro."
"Ma che assurdità vai dicendo?" Hagrid stava diventando verde. "Non ho visto nulla passare da qua, e poi...come ha fatto ad eludere le vostre difese?"
Il centauro fissò il cielo, lentamente. Era una bella creatura, dal manto color pioggia ed i capelli del medesimo colore.
"Ha volato." Disse, indicando il cielo. "E noi non abbiamo potuto fermarlo."
Ok, ora era veramente spaventato. Nulla riusciva a passare sotto il naso dei centauri, che proteggevano la scuola dalle oscurità della Foresta Proibita, ma ora gli stava dicendo che non solo l'avevano fatto passare, ma che non avevano neppure provato a fermarlo...
"Devo avvisare Silente."
"Hagrid." Lo fermò l'altro, pensieroso. "Qualcosa sta uscendo dalla Foresta Proibita. Tutto il mio branco è impegnato a combattere contro Creature Oscure di ogni tipo e anche tutte le altre creature benigne stanno dando una mano. Ma...non sono quelle a cui siamo abituati. Vengono da fuori. La Foresta sta subendo un attacco oscuro esterno."
"Non è possibile...nulla passa le barriere di Hogwarts..." si sentiva mancare.
"C'è qualcosa, umano." Continuò l'altro, incurante della sua aria verdognola. "Qualcosa sta facendo passare le Creature oscure attraverso la barriera. Prima o poi ce ne sfuggirà qualcuna e attaccheranno la scuola. Una di esse lo sta già facendo."
Scosse la testa, con occhi cupi.
"La Foresta è nostra, e Silente ha promesso che sarebbe rimasta tale."
"Silente non mancherà alla parola data. Dovete solo resistere!"
"Combatteremo fino a quando sarà necessario ma avvisa Silente. Se quel varco non verrà chiuso, e se continueremo a ricevere attacchi con questa frequenza, il branco sarà costretto ad andarsene. Lo faranno anche gli unicorni e tutti gli altri. E allora non resterà più nulla a difendervi da ciò che c'è la dentro."
Se ne andò via, al trotto, lasciando il Guardiacaccia con il cuore tremante.
"NOOOO!"
James virò bruscamente per non andare addosso al Dissennatore, e sentì il suo alito putrido e gelato sul collo.
Gli venne la nausea, si sentì subito male. Il respiro lo aveva solo sfiorato ma un'ondata di oscurità sembro salirgli dentro.
Il familiare senso di tristezza, potere del Dissennatore, lo pervase.
Pensieri felici, pensieri felici...
Scappava come una scheggia, ma il gelo stava facendo perdere velocità alla sua scopa. Era come un motore ghiacciato. Fermo. Morto.
Ed inoltre...
"No, no!"
Stava perdendo la speranza. La speranza di poter fuggire, di poter vivere, la voglia di fare qualsiasi cosa, perché quel maledetto era troppo vicino e la negatività gli piombò addosso come una belva feroce.
La veste nera del Dissennatore gli sfiorò la faccia come una carezza di morte. La vicinanza con quella creatura orribile era al di sopra di ogni disgusto...cancellava tutto.
Ogni cosa sembrava svanire.
La mano putrida della creatura scivolò fuori dal mantello e gli strinse con una sinistra delicatezza il collo. Non si era nemmeno accorto di essersi fermato.
Quel tocco era quasi blasfemo. Viscido, putrido ed insidioso, stringeva la gola con esasperante gentilezza.
Poi il Dissennatore aprì la bocca ed il buio lo avvolse.
Il nulla.
Ecco dove si trovava.
Circondato da un buio profondo, come galleggiante dentro un limbo di petrolio vischioso.
Sentiva la mente stranamente intorpidita ed i sensi erano come annacquati. Poi il Dissennatore parlò.
"James Potter...."
Una voce sibilante gli entrò nella testa, pungendo come tante api. Gli pareva tanto impossibile...eppure era vero.
Il Dissennatore gli stava veramente parlando.
"Questo è il tuo futuro."
Immagini confuse invasero gli invasero la testa, violente e sfuocate come un filmino mal girato.
Si trovava in una casa, c'era un bel giardino... ed un mago dalle veste nera puntava la bacchetta su di lui. Tutto era appannato, come se fosse altrove. La sensazione di perdere qualcosa, di sentirsi spezzato.
Dita scheletriche e bianche come ragni.
"Avada Kedavra."
"James! No! NO!"
Una donna strillava, da qualche parte. Un urlo straziante, l'urlo di qualcuno dilaniato dal dolore. Qualcosa esplose, dentro la casa. Rumore di vetri rotti.
"No! No, ti prego, TI PREGO! Harry no! HARRY NO!"
Quelle grida erano insopportabili. Voleva farle smettere, ma non riusciva a muoversi. Sentiva solo le voci, le grida, le esplosioni.
Qualcosa gli stava ferendo l'anima. James Potter si sentiva risucchiato, mentre il suo cuore esplodeva in una disperazione incomprensibile.
Una luce verde invase ogni cosa. La sensazione...di vuoto...di aver perso qualcosa di importante, di essenziale.
Sirius...riuscì a stringere i pugni. Sirius stava piangendo, da qualche parte. Sirius stava urlando di dolore. Stava male fisicamente e mentalmente, lo sapeva. Qualcuno lo stava torturando. A quell'urlo si unì la voce di Remus, il suo ululato verso la luna. Qualcosa che sapeva di solitudine. E poi Peter, il rumore delle sue unghie mangiate a sangue.
Dov'erano? Il suo branco stava soffrendo immensamente e James Potter, forse per la prima volta, non riusciva a raggiungerli.
A cosa serviva tutto questo, se non riusciva a proteggere le persone che amava? James Potter, il grande James Potter. Il grande, inutile James Potter...rimasto... solo.
"Questo è il tuo futuro. Lo sai fin da quando sei nato. Fin da quando hai guardato per la prima volta in uno specchio."
No, non doveva dirlo, pensò improvvisamente. Il panico lo avvolse. Perché sapeva, sapeva cosa stava per dire. Lo aveva sempre saputo. Lo sapeva ogni volta che guardava il riflesso del suo sguardo. In cui fissava le monete d'oro stringendole fino a farsi sbiancare le nocche. Lo sapeva quando guardava suo padre.
"Tu morirai, James Potter."
"NNNOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!"
Questa volta James urlò veramente e la sua voce squarciò l'aria. Sbarrò gli occhi, accorgendosi di precipitare. Qualcosa di argenteo galoppò nel cielo, scontrandosi contro il Dissennatore. Ci fu un ululato e per un istante il ghiaccio sembrò spezzargli l'aria nei polmoni. Il cielo si oscurò. Qualcosa lampeggiò di nuovo, ci un boato, il rumore di un incantesimo potentissimo.
Il Dissennatore scomparve dalla sua visuale ma non aveva la forza di gioirne. Non aveva più nulla nel suo corpo.
Precipitava come un involucro vuoto, inanimato.
"JAAAMEEES!"
All'improvviso sentì una mano afferrare il suo braccio e un grande strattone gli fece scattare i denti. La sua folle corsa nel vuoto si troncò di botto. Il vento smise di urlargli nelle orecchie.
Aprì gli occhi.
Sirius Black era sulla scopa, ad almeno sei metri di altezza, e lo aveva afferrato per il braccio: il suo viso era una maschera di dolore, e la spalla aveva assunto una strana angolatura.
"Aiutami!" ululò a qualcuno. "Aiutami, cazzo! Mi sta scivolando! Cristo, mi si è rotta la spalla!"
Arthur Weasley, bianco come un cadavere, gli sfrecciò accanto, afferrando James per la divisa. Paciock corse a sollevargli le gambe e, mentre Black urlava di dolore, lo adagiarono sul campo.
La realtà sembrò tornare a schiaffeggiarlo in faccia: i suoni, gli odori, tutto gli ripiombò addosso.
C'era un boato, e qualcosa stava bruciando da qualche parte. La folla urlava come un'ossessa, qualcuno stava lanciando incantesimi.
L'erba gli sfiorava il collo, fradicio di sudore. Sirius gli si schiantò affianco, e gli piazzò le mani sulle spalle.
"James! Mi senti?! JAMES!"
Black lo fissava con gli occhi sgranati, terrorizzato a morte.
"Respira!" lo afferrò Arthur. "Sta respirando! E' vivo!"
Ma Felpato continuava ad impallidire, e a fissarlo. Le mani gli tremavano. Doveva avere qualcosa in faccia, rifletté dal nulla, qualcosa in faccia, come...un'espressione spaventosa, che lo stava ammazzando di paura.
Doveva sembrargli...morto...
"Questo è il tuo futuro, James Potter. Tu morirai."
E, improvvisamente, James Potter iniziò ad urlare.
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M.A.R.A.U.D.E.R.S.
Fiksi PenggemarNell'oscurità di una guerra incombente, le sfrenate e spensierate esistenze dei Malandrini si sfilacciano negli intrighi di una Hogwarts sempre più ricca di pericoli ed insidie. In un labirinto di incertezze, nell'ultimo anno l'amore sembra essere l...