23. Leonidi e Brucafelci!

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"Potter, se non tira immediatamente giù quei piedi dal tavolo sarà l'ultima volta in cui avrà dei piedi."
La McGranitt sbatté sulla cattedra un plico di fogli, sistemandosi gli occhiali da lettura.
"Bene, visto che a breve ci sarà lo sciame meteoritico delle leonidi che, come tutti noi sappiamo, crea dei disordini nel potere di trasfigurazione dei Grifondoro, e visto che quasi l'intera Serpeverde si è beccata un attacco di meningite fulminante dovuta all'esplosione di una pozione..."
Una risatina bastarda generale fu sufficientemente alta da farle inarcare un sopracciglio.
"...direi che posiamo ripassare un po' di teoria."
Era passata una settimana intera. Le lezioni erano cominciate e finite per lunghi giorni, senza che nessuna vipera si fosse fatta viva.
Trovare cosi tanti sosia da mandare alle lezioni di Hogwarts sotto polisucco era stato impossibile anche per i rampolli Purosangue, che nella fretta di cercare una soluzione in grado di spiegare la temporanea assenza di poteri avevano addossato la colpa di tutto a una primina (tipico) accusandola di aver giocato con alcune pozioni che non solo avevano devastato un'intera parete, ma che li aveva anche infettati con un virus molto contagioso che necessitava di cure a casa.
Morale della favola: nessun Serpeverde in giro per la scuola. Non si poteva chiedere di meglio.
Eppure, nell'aria c'era una strana tensione. Come se si fosse fatto un passo troppo grande. Varcato un limite invalicabile.
Sirius Black guardò di sottecchi Cristhine McRanney, seduta con Lily Evans qualche tavolo più avanti.
L'aveva pregata di non dire nulla alla Prefetto di quanto accaduto, così la povera Grifoncina era l'unica in quasi tutta la scuola ad essersi bevuta la storiella della meningite e dato un cinque mentale al karma, ma forse era meglio così.
Lily avrebbe fatto il diavolo a quattro se solo avesse saputo cos'era successo.
Scoccò un'altra breve occhiata a James, intercettando il suo sguardo dorato per qualche istante. Dopo un paio di giorni in cui era stato di umore nero (come tutti loro, del resto), aveva ripreso ad essere il solito James. Scherzava, rideva, organizzava festini. Beveva un sacco, quello sì. Si era sbronzato praticamente per quattro giorni di fila.
Ed ecco il problema.
Potter era un salutista. Un dannato maniaco della salute, uno di quelli che non rinunciano all'alcool ma che dopo aver ballato nudi per i giardini, presi da una crisi di coscienza sportiva si attaccavano a tisane depurative e succhi di limone come ad un biberon.
Il fatto che fosse sfuggentemente allegro e che avesse bevuto come un marinaio senza crisi pseudo vegane era un campanello d'allarme, per chi lo conosceva bene.
E poi c'era il problema numero due.
Si sentì un po' infantile nel pensarci, ma non seppe fare a meno di riguardare la McRanney.
Dopo che si era preso la sua bocca come un disperato, nulla.
Niente di niente.
S n o b b a to.
Sapeva che ciò che c'era tra loro non si sarebbe risolto in pochi giorni, né con qualche bacio, e inizialmente anche lui aveva preferito mantenere un po' le distanze.
Aveva avuto bisogno di riprendersi e quasi certamente non ci sarebbe riuscito per molto tempo, tuttavia...tuttavia, dio se gli mancava.
Gli mancava il suo profumo di margherite, gli mancava il sapore della sua lingua, sentire le sue mani piccole infrangersi nei capelli e tirarli.
Eccolo lì, un assassino ed un vigliacco in agonia perché aveva ancora voglia di baciare la ragazza a cui aveva distrutto la vita, peggio di un ragazzino scemo. Si poteva essere più egoisti?!
Eppure si era reso conto di averne un bisogno disperato. Quando l'aveva baciata, era come se tutto fosse tornato al suo posto. L'urlo che aveva dentro si era azzittito. Il dolore aveva smesso di stritolargli il cuore.
E poi – ed ecco la parte superficiale e vanitosa di lui che tornava a galla – non era abituato a essere ignorato.
La seguiva come un cane bastonato, aveva anche ripreso ad andare in biblioteca, fissandola da lontano come un drogato in cerca della sua dose.
Pregò con tutto sé stesso che lei non se ne fosse accorta perché oltre a iniziare a diventare un tantino inquietante – cosa che gli aveva carinamente fatto notare Lupin – era anche parecchio patetico.
"Black, visto che la vedo particolarmente in estasi, può rispiegare all'intera classe le peculiarità della Trasfigurazione di scambio?"
Merda.
"Ecco..."
"Illuminante." Chiosò con noia la professoressa. "Lupin, visto che è tanto ansioso di suggerire al suo compare, ci illumini direttamente."
Il ragazzo raddrizzò la schiena, arrossendo un poco.
"E' quando una caratteristica fisica di uno dei due bersagli è scambiata con quella dell'altro. Si possono scambiare due bersagli alla volta ed il cambiamento in uno dei due è dipendente dal cambio di entrambi. La Trasfigurazione Inter-specie, ovvero creare uno scambio tra due esseri della stessa razza, fa parte di questa branca."
"E che cosa la differenzia dalla trasfigurazione Trans-Specie, signorina Evans?"
"Nella Trans-specifica, si trasforma un soggetto in un altro di razza diversa. Ad esempio, gli Animagus o i Metamorfomagus possono diventare animali, oggetti o piante."
"Lode a Merlino." La McGranitt alzò gli occhi al cielo. "Voi altri vi togliete e vi date punti con una frequenza incantevole, avendo sempre la fortuna di rimanere a zero. Minus, ha voglia di dirci la differenza tra Trasfigurazione normale e Animagus?"
L'intera classe già si arrendeva ad altri punti in meno – mai stati così bassi nella storia della scuola – quando il maghetto li sbalordì.
"Un Animagus può trasformarsi in un solo animale." Disse candidamente. "Nella Trasfigurazione normale qualsiasi mago può diventare più varietà di animali ma avrà sempre l'intelligenza della creatura in cui si è trasformato e sarà dipendente da qualcun altro per tornare umano. Al contrario un Animagus conserva la sua capacità cognitiva e può detrasfigurarsi quando gli pare."
"Molto bene, Minus." Si complimentò meravigliata la McGranitt.
"Grazie. Potrebbe dirlo con aria meno sorpresa?" ridacchiò Peter, facendo nascere svariate ghignatine.
"Come sapete, anche mediante pozioni è possibile Trasfigurare qualcuno. Tuttavia, esistono dei limiti che..."
La lezione proseguì senza che Black ascoltasse nemmeno una sola parola.
"Per l'amor di Merlino, hai intenzione di parlarle o no?" bisbigliò Remus, chinandosi verso di lui.
"Giusto. Ancora un altro po' e mi taglio le vene." Confermò Peter, alzando gli occhi al cielo.
"E' che..." Black si guardò le mani. "Non è così facile..."
"Jam, puoi dirgli qualcosa?" sbottò Lupin, ma il Malandrino cadde dalle nuvole.
"Cosa? Che...?"
"Siamo a cavallo." Il biondino scosse la testa. "Anche tu e Lily vi siete insolitamente distaccati, o sbaglio?"
"Ma che dici! Quando mai siamo stati attaccati, io e quella...quella..."
Sbam, ed ecco la bomba della giornata.
Perché non solo non seppe trovare un insulto. Ma arrossì.
Arrossì come un moccioso, facendo alzare le antennine a tutti.
"Ramoso, hai un'aria ebete sulla faccia." fece notare Sirius con noncuranza, sistemando alcuni libri nella borsa.
"Ha parlato, mister..." iniziò quello, ma Remus lo interruppe, fissando un punto sul soffitto con un sorrisetto che la diceva lunga.
"Non ci hai più parlato da quando sei andato a salvare Lily...ricordi? Nella Foresta Proibita."
"Ero stanco."
"Non è che... è successo qualcosa in particolare?"
"E che cosa scusa? Ho trovato solo la Evans che si era persa, mi sono trasformato e l'ho accompagnata sulla retta via...FINITELA!" sbottò alla fine, vedendoli ghignare come dei sadici. Fu una fortuna che la campanella di fine lezione suonò in quel momento, coprendo il suo tono di voce improvvisamente stridulo.
"Voglio tre pergamene entro domani sulla formula di Emeric Switch e sulle limitazioni della Trasfigurazione umana...no, non c'è faccia da cane bastonato che tenga, signor Weasley, entro domani. E ricordo a tutti i Grifondoro che le Leonidi giungeranno al picco durante questa settimana, per cui gradirei non dover passare il pomeriggio a Detrasfigurare qualcuno di voi teste vuote in caso aveste la brillante idea di usare la bacchetta a sproposito. Ho già informato i Tassorosso che quest'anno le Virginidi saranno ad aprile, mentre rammento ora ai Corvonero che le Sagittaridi si avranno a giugno. Se qualcuno vuole avere la cortesia di informare i Serpeverde che le Scorpidi saranno a maggio...oh, come non detto, li avviserò io." Alzò gli occhi al cielo vedendo spuntare sui musetti di Grifondoro lo schifo puro. Non che i Corvonero fossero particolarmente entusiasti.
Sembrava che ultimamente serpeggiasse nella scuola una sorta di intolleranza verso i Verde-Argento. Erano comparse scritte sui muri dei bagni, parecchie loro cose sembravano essersi misteriosamente perse e anche quell'esplosione nei sotterranei non gliela diceva giusta...
Perfino Lily Evans, che di solito assieme a Lupin si proponeva sempre di dare una mano, fece ben in fretta a infilarsi i libri in borsa, senza guardarla in faccia.
Ma ciò che non poteva sapere era che la rossina aveva ben altro a cui pensare.
Aveva praticamente passato tutta quella settimana a lavarsi i capelli con ogni sorta di lozione Anti-Maledizione, anche se l'intruglio che le aveva versato addosso Malfoy non sembrava aver avuto effetti di sorta. Tuttavia ogni dannata volta, sotto la doccia, l'ansia l'avvolgeva come una coperta soffocante.
Inizialmente aveva pensato che avvenisse per via di ciò che era successo...ma con orrore si era resa conto, alla prima occhiata con James, che il panico non era solo per quello.
Quell'abbraccio. Quel dannato abbraccio.
Avvampò in viso, mentre Cristhine fece bene finta di non accorgersene. E fu talmente carina nel far finta di niente che non badò davvero a dove mettevano i piedi, tant'è che praticamente si schiantò addosso a Black.
"Oh."
Ora i pomodori erano due. Ottimo.
"Andiamo." Potter, al suo fianco, prese in mano le redini agguantando Minus e Lupin per il braccio con l'espressione furbetta. "Evans, ti unisci a noi?"
"Con piacere, caro." Cinguettò falsissima quell'altra pazza, agganciandosi al suo braccio. La peggior attrice di sempre.
"Eh? E perché?" chiese Peter, ingenuo come una vergine. "E da quando la Evans ti chiama caro?"
"Codaliscia, dobbiamo andare di qua!" insistette Remus con una occhiata esplicita. "Dobbiamo tagliare le Starnutarie che abbiamo lasciato indietro ieri, ricordi?"
Sirius Black alzò gli occhi al cielo, esasperato. Quegli idioti lo stavamo mettendo in...in imbarazzo?!
"Ma Erbologia è dall'altra parte."
"PETER-MALEDIZIONE-DOBBIAMO-ANDARE-DI-QUA!"
Quello finalmente ci arrivò.
"Aaaah! Capito!" trillò allegro, mentre Black praticamente si schiaffava una mano in faccia. Quel gruppetto di beoti sparì dietro l'angolo e non si premurarono per niente di nascondere il fatto che li stessero allegramente spiando, visto che di tanto in tanto sbucavano da dietro la parete le loro zucche vuote.
Calò il silenzio più imbarazzante in cui il Malandrino si fosse trovato, mitigato solo dal sorriso di Cristhine.
"Ciao."
"Ciao."
Allora non aveva cambiato idea. Aveva deciso davvero di dimenticare. Di perdonare.
"Mi dispiace di...hem..."
Lei ridacchiò, divertita.
"Non sai nemmeno più di cosa scusarti."
Che volesse ironizzare era una buona cosa, nonostante questo, continuava a sentirsi lo stomaco di pietra.
"Ho voluto lasciarti i tuoi spazi." Spiegò la ragazza, stranamente calma nonostante le gote arrossate. "E anche io dovevo riprendermi."
"Stai meglio?"
Lei fece spallucce.
"Ora sì. Sirius...dobbiamo proprio affrontare l'argomento ancora? Ne abbiamo già discusso una notte intera. Vorrei dimenticarlo."
Lui acconsentì quasi grato. Stavano scavando la fossa a una pietra più grande della buca, ne erano consapevoli, ma per il momento andava bene così.
Solo che ora...c'era quell'altra questione.
"E così...noi..." si grattò la nuca, dannandosi l'esistenza. Ma da quando era così impedito?! Maldetta di una Corvonero, lo mandava al manicomio!
"Già..." mormorò quella, abbassando lo sguardo.
Non lo faceva mai, notò Black.
Nonostante fosse la creatura più impaurita e delicata che avesse mai conosciuto, di rado abbassava lo sguardo. Era quel modo di fissare la gente che l'aveva rapito la prima volta, ricordò. Portava la sua fragilità con limpidezza, trasparenza. Non la nascondeva.
Con quegli occhi smarriti eppure così fissi nei tuoi, lo sguardo saggio e serio di ogni buon Corvonero.
"Cristhine, sai... ho avuto una vagonata di ragazze. Alcune non sanno nemmeno di essere state lasciate, ancora."
Poteva quasi sentire il parapiglia dietro l'angolo e non ci fu bisogno di usare gli occhi per capire che Remus voleva lanciargli in testa un libro e che James lo stava trattenendo. Eppure quel discorso parve ad entrambi di una normalità quasi scontata. E poi sapeva che non si sarebbe offesa. Lei era diversa e infatti, la ragazza si guardò le scarpe, riflettendoci su.
"Ho sentito. E io non ho mai avuto...né amici né...nient'altro." La sua voce si imbarazzò. "Sirius, i-io non ho la benché minima esperienza per cose di tale genere. Forse non sono propriamente il tipo di ragazza adatto a te."
"Volevo solo dirti che non mi interessa."
La Corvoncina rialzò lentamente lo sguardo. Rabbrividì appena sotto la determinazione di quegli occhi.
"Siamo due poli opposti. Abbiamo un passato non propriamente normale." Continuò lui, granitico. "Ma non mi interessa. Sono disposto ad andarci piano. Con i piedi di piombo, se vorrai. Aspetterò ciò che deve essere aspettato. Non ho fretta. Ma spero di non spaventarti se ti dico che ti voglio accanto. Ti voglio per me solamente."
Spaventarla? Terrorizzata era dire poco, eppure la ragazza gli sorrise.
Tremare di paura ed essere al contempo al massimo della felicità era ben strano.
"Sì." Disse solo, e mai due semplici parole furono tanto pure e dolci sulla bocca di qualcuno.
Non gli era mai capitato di sentirsi così pulito. Di affrontare una cosa come quella...in quel modo, poi. Come che fossero due bambini alle prese con un importante affare.
Due persone alle prime armi. Fu come ritrovare un po' dell'innocenza perduta.
E fu stupendo.
"Non c'è bisogno di renderlo necessariamente di dominio pubblico, se non ti va. Fidanzamenti, etichette, persone che parlano... Piedi di piombo, ok?"
"Mi sembra ragionevole."
"Allora d'accordo."
"D'accordo."
Così, come se avessero firmato un contratto. Impacciati, si voltarono le spalle, Black con le mani in tasca e la mezza intenzione di tirare un cazzotto ai suoi compari, lei con le mani premute sul cuore e l'intenzione di trovare un po' di coraggio.
Lo trovò dopo esattamente cinque passi.
"Sirius...!"
Due scarpette di vernice bianca rotearono su loro stesse ma le Blahnik nere di Black erano già subito dietro.
"Piedi di piombo un cazzo."
La fissò negli occhi appena il tempo per capire che era dello stesso pensiero e, stringendole le spalle e facendo esplodere un boato di mormorii ed esclamazioni per tutto il corridoio, si chinò sulla sua bocca e la baciò.


M.A.R.A.U.D.E.R.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora