59. Malicious II.

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Michelle Wassall decise che Sirius Black doveva morire la prima volta in cui le salvò la vita.
Sua madre avrebbe obiettato che sarebbe stato egoistico desiderare la prematura dipartita di qualcuno che era stato responsabile della sua sopravvivenza.
Una cosa da maghette oscure, ecco quello che avrebbe detto.
E loro le combattevano, quelle cose. Stregoneria nera, sacrifici umani e tutto il resto. A quanto pareva, gli omicidi nati da impulsi primitivi e violenti rientravano in quel "resto".
Ma visto che sua madre era il motivo per il quale si ritrovava a fare la sguattera nel covo della famiglia del bellimbusto che ora le si parava davanti con l'aria dell'eroe, Michelle ultimamente tendeva ad ignorare qualsiasi cosa che le venisse raccomandata dalla genitrice.
E sua madre, da quando vivevano come servitù dai Black, di raccomandazioni ne dava parecchie.
Una delle quali era di non lasciare mai dal proprio giaciglio la notte. Né di girovagare mai, assolutissimamente mai, per i sotterranei infiniti che si ramificavano sotto quella dimora immensa. E nemmeno di dare mai confidenza ai figli dei Black, né a nessun membro di quella famiglia infame.
Ora che ci pensava, mentre alle due di notte fissava il piccolo petto ansimante del principino di casa, le mani piene di una poltiglia verdastra che era sì, sangue di un infausto, ma che più che altro assomigliava a vomito di troll puzzolente, le aveva appena ignorate tutte e tre insieme, nello stesso momento.
Avrebbe tanto voluto ripensare con calore e dolcezza al letto che aveva mollato per fare la sua spedizione nei corridoi di Black's Manor, ma la verità è che "giaciglio" non era un termine scelto a caso. L'unico motivo per cui il suo covile non era un cumulo di paglia secca era che non era un'elfa ma un'umana. Ma chiamare "letto" il materasso sfondato e pieno di pulci destinato alla servitù era comunque un eufemismo.
Sì, certo, era stato assurdo e assolutamente irresponsabile per una marmocchia come lei mettersi ad aggirarsi da sola in quel posto, ma se fosse restata anche solo un secondo di più tra quelle quattro pareti spoglie e claustrofobiche, colme solo del russare del padre e di un paio di brande a malapena grandi per dei nani, si sarebbe messa a urlare.
Così, la bambina si era alzata e aveva seguito il suo passatempo preferito, ovvero osservare. Osservare le sete pregiate, il drappo di lusso dei pesanti tendaggi, le poltroncine di mogano smaltato, i candelabri di vetro nero e l'argenteria tirata a lucido sopra i mobili...alla ricerca di qualche oggetto abbastanza insignificante da poter sgraffignare e rivendere al mercato delle pulci senza essere scoperta.
Il problema erano gli infausti. Era così che chiamavano i mostri.
Già, perché quel delizioso castello pullulava di mostri.
Creature oscure che gemevano negli angoli bui, aggirandosi nella notte in cerca di prede a cui succhiare via l'anima o a cui sgranocchiare qualche organo vitale, obbrobri creati con la magia che in qualche modo riuscivano a scappare dai laboratori ai piani di sotto e che vagavano all'infinito là dentro, disperati e pieni di fame.
Ovviamente, nessuno dei Black si premurava di rimetterli in gabbia, una volta che scappavano. Perché avrebbero dovuto, d'altronde. Nessuno di quei cosi attaccava il loro stupido sangue puro. Gli infausti che creavano con la magia nera erano geneticamente creati per servirli, a quelli lì.
E se ogni tanto spariva qualche elfo, non era evidentemente un problema così insormontabile per loro. Era anche meglio, visto che con quel esercito a caccia nei corridoi durante la notte non si poneva il problema di venire accoltellati nel sonno da qualche servo traditore.
E così, quei cosi si erano riprodotti e proliferavano come parassiti attendendo pigramente nelle tubature, nei punti ciechi, nei pertugi ombrosi un qualche povero diavolo così scemo da uscire dai propri alloggi al calar del sole.
Quello che aveva attaccato lei, la scema di turno, era sbucato fuori dal condotto di areazione appeso al soffitto.
Un secondo prima ficcava il naso in un cassetto pieno di cianfrusaglia scintillante, ed il secondo dopo si schiacciava a terra mentre un ibrido squamoso, la testa da alieno e gli occhi rotondi e lattiginosi che coprivano gran parte della testa perfettamente liscia e tonda, si lanciava su di lei cacciando uno stridio assordante.
Non ricordava se avesse urlato anche lei: non ne aveva avuto il tempo. C'era stato un flash, una sorta di luce nera, e poi lo stridio aveva cessato...in favore di un rumore disgustoso come di qualcosa che si scioglie su se stesso. Ed ora sapeva solo che il silenzio era assoluto, rotto soltanto dall'ansimare di un bambino, chino a pochi passi da lei sulla gorgogliante chiazza di quello che restava dell'ibrido, che ora colava fra le fessure di uno scarico materializzatosi apposta.
Non sia mai che il sangue insozzi il pavimento pulito dei Black.
L'incandescenza della protezione che aveva ridotto in poltiglia quel coso andava svanendo e illuminava il viso del bambino, due occhi bruni come pece e seri, quasi adulti, capelli morbidi e profumati, un pigiama di velluto che valeva probabilmente quanto la paga di dieci mesi dei suoi.
Lo stronzetto si raddrizzò e si asciugò le mani su quello stesso pigiama.
"Che schifo." borbottò. Poi, tanto per mettere un altro po' di sale sul suo orgoglio già ferito, la guardò come se stesse cercando di ricordarsi la sua faccia. Poi fece un sorriso. Un dannato sorriso amichevole. "Sei per caso figlia della servitù? Stai bene?"
Sua madre e suo padre lavoravano lì da sei mesi. E da altrettanti mesi lei ci viveva.
"No, grazie a te e alla tua sconfinata passione nel metterci tutti nei guai un giorno sì e l'altro pure." replicò, gelida.
Quello alzò la testa di scatto e la guardò battendo le palpebre, preso da una specie di sbalordimento.
"Che?" biascicò, spiazzato.
Oh, povero piccolo. Non era abituato forse a non sentirsi leccare le chiappe come suo solito?
Michelle si raddrizzò, spolverandosi la gonna ormai inzaccherata e gli scoccò un'occhiata di fuoco. Uno specchio alla sua sinistra le rimandò per un istante la sua immagine: una bambina smunta, il viso macchiato, gli abiti troppo grandi per lei che penzolavano ormai fradici di sangue verde sul suo corpo rinsecchito.
"La tua stupida protezione ha fatto esplodere quel coso e mi ha rovinato i vestiti!"
Lui continuò a guardarla come un ebete.
"Oh...ehm...mi dispiace?" le fisse, come se non fosse sicuro di quale fosse la risposta giusta da dare e dando all'ultima parola un tono più alto, come se, dopo lo sbigottimento, il suo stupido cervelletto da ricco viziato stesse finalmente realizzando che non stava ricevendo la gratitudine che meritava ed iniziasse ad irritarsi.
Prese a seguirla scalpicciando mentre ritornava sui suoi passi, umiliata e scocciata, forse ancora preso dall'insana idea di doverla difendere, forse perché non riusciva ad accettare l'assenza di un "grazie".
D'altronde la sua protezione aveva appena salvato la vita ad entrambi. Cosa significava in confronto dover ricomprare un vestito che sarebbe costato almeno due settimane di furtarelli per le strade?
Lo odiava. Odiava ogni Purosangue e di certo, odiava membro di quella dannata progenie, ma perlomeno il più piccolo se ne stava per i fatti suoi. Lui, invece, non solo le aveva sorriso come uno stupido imbecille aspettandosi riconoscenza naturale per una protezione che nemmeno aveva creato con le sue mani ma che era innata e basta, ma viveva la sua dannata esistenza sinceramente inconsapevole dei privilegi che aveva.
E anzi, ogni giorno, nella sua stupida ribellione infantile ai genitori, faceva finire nei guai uno di loro!
A volte un elfo, a volte un servo mezzosangue, ma qualcuno di loro ci finiva sempre, nella cacca fino al collo, perché quel moccioso arrogante architettava l'ennesimo tentativo malriuscito di far incazzare papino!
E la cosa che più mandava Michelle sui nervi? Era che nessuno di loro, in particolare gli elfi domestici, ce l'aveva con lui.
"Era così dispiaciuto, mi ha difeso con tutte le sue forze mentre il padrone mi puniva per i suoi pantaloni sbrindellati." le aveva detto una volta TwinkerBell, fasciandosi le dita tumefatte. "Soffre così tanto, povero bambino."
"Oh no, quella dispiaciuta sono io." replicò infine fumando di rabbia, girandosi di scatto verso di lui. Era arrivata all'ingresso della sua stanza. "Come da brava schiava, dovrei recitare meglio, giusto padrone?"
Gli si appiccicò addosso,facendolo sussultare e barcollare all'indietro, e si portò una mano alla fronte con aria melodrammatica.
"Oh, padrone, ero così spaventata!" singhiozzò, falsissima, contro il suo petto mentre quello arrossiva. "Ringrazio il cielo che ci fosse lei a salvarmi da uno di quei mostri che avete creato con le vostre mani, le sarò riconoscente per l'eternità!"
E quell'imbecille ci provò davvero, a sollevare le braccia per batterle una pacca consolatoria sulla spalla. Per lui doveva quasi essere automatico.
Michelle gli piantò un gomito nello stomaco togliendoselo di dosso, godendo ogni singolo istante della sua espressione smarrita.
"Non mi serve il tuo aiuto, stupido viziato Purosangue!" ringhiò. "Sta' lontano da me o ti faccio secco!"
E gli sbatté la porta in faccia.
Quello, fu il loro primo incontro.





"Protego."

Sirius Black riaprì gli occhi e si rialzò con la solita leggera nausea che gli veniva dopo ogni attacco di Legilimens.
Mise a fuoco con fatica l'aula piena di barattoli sottovuoto, pareti da cui filtrava umidità, un tappeto verde smeraldo che aveva attutito la caduta.
Severus Piton si stava sistemando la bacchetta nel mantello, gli occhi vuoti, una smorfia leggera sul viso.
"Sei migliorato." sibilò solamente. "Possiamo dire concluse le lezioni di Occlumanzia."
Il sollievo che trasparì dalla sua voce fu secondo soltanto al disgusto.
James aveva imparato dopo una sola lezione con lui. L'aveva dimostrato a Silente, e gli insegnamenti per Ramoso si erano conclusi. Che fosse tornato dalla sua prima e unica lezione con Severus con un occhio pesto e incazzato come una biscia non aveva sorpreso nessuno. Il suo talento naturale per chiudere la mente alle intrusioni esterne, invece, era stato sorprendente.
Sirius invece ci aveva messo più tempo.
Le maglie primordiali che proteggevano la sua mente erano già state sfilacciate dalle mani abili di sua madre...rimanendo irrimediabilmente danneggiate.
Non sapeva cosa fosse successo con James, ma Silente doveva avere dei metodi di persuasione piuttosto forti perché era lampante che Seveurs avrebbe preferito ingoiare fuoco vivo piuttosto che ritornare laggiù con uno di loro.
Però, straordinariamente, le lezioni con lui erano quasi tranquille.
Non era il solito odio, era diverso. Nessun sorrisetto strafottente, nessuna provocazione, nessun tentativo di fregarlo. Nessun commento sul fatto che, da una settimana a quella parte, la scala sociale dei Marauders non è che li avesse portati sul gradino più basso, si era proprio disintegrata sotto i loro piedi! L'unico motivo per cui gli altri studenti non cercavano di infilare loro la testa nel gabinetto era perché, perlomeno, avevano ancora paura di finire fatturati sul posto, ma in ogni caso James li aveva letteralmente fatti diventare invisibili!
Eppure, niente.
Piton si esprimeva a monosillabi, e le frasi intere che si erano scambiati durante le sedute si contavano sulle dita di una mano.
Sembrava distratto. Svuotato.
Non che a lui fregasse qualcosa. Fosse stato per lui, avrebbe lasciato quel piccolo parassita a farsi sbranare da Remus al Quinto anno. Era stato solo uno scherzo il suo, certo, forse un po' pesante, e non aveva avuto davvero intenzione di farlo fuori. Ma era comunque un Black, provava pochi rimorsi nei confronti dei propri nemici. Pentito? Manco un po'.
La gente era responsabile delle proprie azioni. E se Severus amava ficcare il suo lungo naso nei loro affari, doveva anche pagarne le dirette conseguenze.
Peccato che James avesse la mania di fare l'eroe ed era corso a salvargli il culo.
Eroe... nel suo ricordo, la bambina l'aveva chiamato così.
"Hai visto lo stesso i miei pensieri." mormorò, lugubre.
"Ricordi banali." spiegò il Serpeverde, con aria assente. "Nulla di vitale o importante. Ed è durato poco. La tua mente mi ha respinto quasi subito. Il resto puoi farlo da solo."
Banali. Già, pensò Sirius Black, ricacciando in fondo alla testa quella parte della sua infanzia. Alla fine, non aveva visto niente di particolare.
Una marmocchia strafottente che lo insultava.
Una maglietta larghissima e sporca, pantaloni rattoppati. Occhi sfrontati, di un azzurro indaco denso. Capelli castani, di un taglio corto e disordinato da maschiaccio che sparava dappertutto, con una frangia arruffata e ribelle a sfiorare le sopracciglia e due treccine più lunghe sul davanti che contornavano gli zigomi sporgenti e le dondolavano contro le mandibole ad ogni parola incazzosa che le usciva dalla bocca.
Un viso che non avrebbe visto mai più.
Non era un ricordo banale, rifletté, scacciando via quell'immagine prima che lo ferisse. Non lo era per niente.

Sirius Black uscì dall'aula con l'aria di un cane depresso, ma Severus Piton se ne accorse a malapena.
Non riusciva a pensare a molto altro, di quei tempi. Soltanto...al braccio.
Se lo sfregò con un movimento nervoso, quasi isterico, simile ad un tic. Lo faceva spesso, quando era solo, perlomeno.
Non c'era niente, sulla pelle. Eppure era lì.
E bruciava. Bruciava in un modo che non riusciva a spiegarsi...non era un dolore reale, ma al contempo lo era. Bruciava nella sua testa.
E quando arrivava il momento in cui pensava di esserselo solo immaginato, ecco di nuovo quella sensazione, quel pulsare come un monito dentro di lui. A ricordargli una sola cosa. La più importante.
Era suo.
Un'ondata di nausea gli riempì la bocca di acido e bile, e una sorta di eccitazione malata gli fece tremare le dita.
Si diresse verso il suo dormitorio come in trance, chiedendosi vagamente se era quello che avevano provato anche tutti gli altri, quando colui che avevano scelto di seguire li aveva marchiati.
Anche loro, sentivano bruciare ad intermittenza qualcosa dentro, come una vampa nella loro anima?
Anche loro erano divisi a metà fra il terrore ed il piacere?
Veleggiò nei sotterranei con l'umidità ad inzuppargli le ossa e i tormenti ad irretirgli il cuore, fino a quando non entrò nel dormitorio e, nel fracasso generale, udì l'unico nome in grado di riportarlo alla lucidità come una falena nel buio.
"...Lily Evans..."
Si fermò di botto, rendendosi solo ora conto di dove si trovava e di quel che stava succedendo.
Si potrebbe dire che vedere Bellatrix Black bullizzare una bambina era cosa comune, lì dentro, la solita normalità...ma era strano vedere Narcissa Black al suo fianco, una sottile ruga di preoccupazione a inciderle la pelle marmorea della fronte.
Come suo solito, il nome di Lily l'aveva appena sussurrato, ma Piton lo sentì. E vi si avvicinò, riecheggiando dentro del solito dolore sordo.
"E allora?" replicò Bellatrix alla sorella, con un piede ben piantato contro la schiena della primina che, a terra, smoccolava in lacrime. "Chi se ne frega se quello ha mollato la Evans? Ciò che mi frega è quello che va dicendo questa stronzetta traditrice!"
"Lasciami!" strillò quella, agitandosi. "Non ho fatto nulla di male!"
"Oh, davvero? Perché mi pare che su queste dannate pergamene di trasfigurazione ci sia la firma di James Potter!" la più grande le buttò in testa un plico di fogli che frusciarono fino ai piedi di Severus. "Da quando in qua una Serpeverde accetta di fare i compiti a Potter?!"
Fu allora che la marmocchia le riservò uno sguardo vacuo e fumoso.
"James non ha tempo." sibilò, con un coraggio senza dubbio degno di lode visto che, in tutto il dormitorio, la gente si zittì allo stesso momento in cui gli occhi neri della bella Black si assottigliarono.
"James?" chiese, con la calma tipica della tempesta imminente. "Sei amica di Potter, adesso, piccolo ratto traditore?"
"Fino all'altro giorno sputavi sulle sciarpe rosso-oro rubate dalla Sala Grande..." si intromise Narcissa, guardandola come si guarda un insetto particolarmente interessante. "Come mai ora fai i compiti al re dei Grifondoro?"
La marmocchia rimase in silenzio, prima di dire, urlando quasi spiritata: "Io farei di tutto per lui! Seguirò Potter fino alla morte!"
"TU, BRUTTA...!" Bellatrix tirò fuori la bacchetta, ringhiando come un animale selvatico, ma Piton si parò davanti.
"Ferma." disse solo, agguantandole il polso. Era dimagrita, Bellatrix. Ma il fuoco nei suoi occhi ardeva ancora più folle di prima.
Gli piantò le nere pupille addosso, scioccata da tanta insolenza, ma Narcissa si parò tra i due.
"Ha ragione Severus." sussurrò. "E' sotto una sorta di incantesimo. Guardale gli occhi."
"Me ne fotto."
"Piantala." sospirò la bionda, prima di guardare l'ingresso dei dormitori maschili, in alto a sinistra. "Abbiamo un bel problema da affrontare."
"Ovvero?" chiese Severus, ignorando la sorella maggiore per concentrarsi sull'unica delle due dotata di cervello. Voleva solo capire cosa cazzo c'entrasse Lily. Chissà perché, poi. Aveva giurato di fingere che fosse morta per il resto dell'anno.
Però c'era qualcosa che non andava. I Serpeverde erano tesi, nervosi. Narcissa continuava a fissare la porta della stanza di Lucius, come in cerca di conferme che non arrivavano, visto che Malfoy da qualche tempo tendeva ad isolarsi parecchio e a sparire dai radar di chiunque.
"Sei stato distratto, di recente?" frecciò, guardandolo con la coda dell'occhio. "Mi servi lucido, Piton. Vedi di riprenderti."
Represse l'impulso di picchiarla. Di spaccare le nocche sul suo stupido, piccolo e candido naso. La principessina Black, protetta sotto una cupola di vetro, intoccabile da chiunque...che osava fargli una ramanzina.
Non aveva nemmeno ancora il marchio, lei. Veniva tenuta nel suo piccolo nido dorato come un ninnolino prezioso, viziata e riverita, lontana dalla merda, immacolata come una bella bambola di porcellana. Non ne sapeva un cazzo, di quello che si provava.
"Vaffanculo, Cissa."
"Piano, Piton." avvertì Bellatrix, minacciosa.
"Non importa." Narcissa smise di guardare la stanza di Malfoy e si riconcentrò su di loro. "Credo che Potter stia usando di nuovo il suo potere da Incantatore."
"Ne dubito." rispose Piton, quasi istintivamente.
"Dove sei stato di recente? Tutta la scuola lo sta venerando."
"Tutta la scuola lo venera da sempre."
"Non così. La gente sembra essere lobotomizzata. Sono tutti degli zombie in cerca della sua approvazione, non parlano più di altro. Ed ora, anche i Serpeverde più giovani sembra che ne stiano subendo gli effetti."
"Senza contare che ha mollato i Marauders." aggiunse Bellatrix, e quello scatenò finalmente l'interesse del maghetto, che sobbalzò.
"Scusa?"
"Seriamente, ma ti sei drogato? E' da una settimana che ne parlano tutti!" replicò lei, stizzita.
"Come ha amabilmente fatto notare tua sorella, sono stato distratto." Piton appoggiò i fianchi alla paratia, oscurandosi in viso. "Potter non userebbe mai il suo potere in quel modo. Ci metto la mano sul fuoco."
E di certo, non avrebbe mai mollato i Marauders. E nemmeno Lily. L'idea di conoscerlo così bene gli fece scrocchiare le mandibole di rabbia.
"Quello che so è che sta diventando un problema." mormorò Narcissa, meditabonda.
"Qualcuno deve averlo stregato." sbottò Bellatrix, con una smorfia. "Si comporta in modo strano. E' sempre stato un cazzone, ma adesso è fuori controllo cazzo. Lascia addirittura che la sua bandicciola di idioti venga presa di mira, Evans compresa."
"In che senso, presa di mira?" non riuscì a trattenersi Severus.
"Nel solito senso." quella fece spallucce annoiata, come se il bullismo tra studenti fosse una quotidianità di poco conto. "Sono isolati da tutti, l'altro giorno ho beccato due Tassorosso che insultavano Lupin alle sue spalle. E immagino manchi poco che la situazione diventi per loro ancora più pesante. Però è strano che Potter non faccia niente in merito. Voglio dire, ha passato sette anni a proteggere Minus e a tirarlo fuori dagli sgabuzzini, e ora...? Bah, almeno una bella notizia in questa storia c'è!"
"Vedi di scoprire cosa gli sta capitando, Piton. Il potere di un Incantatore impazzito può essere pericoloso." la fermò Narcissa, molto meno propensa a festeggiare.
Già...Narcissa aveva paura di perdere quello che aveva costruito con tanta fatica. Tutta Serpeverde unita, contro un solo nemico. Un piccolo esercito personale...che andava a sfaldarsi piano piano sotto la malia del capo dei Marauder.
Quanto ci avrebbe messo, Potter, a tornare nei sotterranei e a farli saltare di nuovo tutti per aria? Quanto ci avrebbe messo, a far rivoltare i Serpeverde contro di loro? Se davvero stava usando tutto il suo potenziale, le cose che avrebbe potuto fare erano infinite.
"Lucius che dice?"
"Lucius è impegnato con altro." chiosò Narcissa, un po' contrariata. Una sottile smorfia le increspò le labbra fini. "Non ha tempo per questo."
E poi...
Lily.
Perché l'aveva piantata? Avrebbe potuto averla alla sua mercé... dopo tutti quegli anni. I conti non tornavano. Sapeva solo che... com'è che aveva detto la Black?
Ce l'avevano con lei... la prendevano di mira...
E dopo i Marauders, sarebbe sicuramente toccato a loro. Appena James si fosse stancato dei suoi ex amichetti, gli sarebbe ritornato in mente di avere altri nemici con cui far sfogare la scuola.
"Farò qualche indagine." sibilò, voltando loro le spalle.
Ma da dove iniziare?
Qualcuno lo afferrò improvvisamente per un braccio. Abbassò lo sguardo, scontrandosi con Lycoris Gamp, una Serpeverde del Terzo anno. La conosceva solo di vista, era famosa per contrabbandare pozioni illegali che faceva con sufficiente perizia, anche se in confronto a quelle che produceva lui erano pari a brodaglie senza valore.
Bassa e tarchiata, si strofinava una ciocca dei capelli stopposi con aria nervosa.
"Che c'è?" chiese bruscamente, scostando il braccio. "Ho da fare, quindi falla breve."
"So che gli è preso a Potter." sussurrò lei, ansiosamente. "Sono stata io. Su commissione. Non mi aspettavo che... che diventasse così. Cazzo, aiutami. Se si scopre finisco nella merda! Promettimi di non dirlo a Malfoy..."
Ma tu guarda... Piton la condusse in una stanza privata, sospirando. A quanto pare, sarebbero state ricerche brevi...




Una granella di nevischio, ultimo residuo di un inverno ormai finito, cadde come spuma scintillante da un ago di pino sul nasino di Lily Evans.
Non lo tolse, e la neve si sciolse sulle traccie ormai asciutte e salate delle lacrime senza che lei lo impedisse.
Si era inoltrata così tanto nella Foresta Proibita che il sole faceva ancora fatica a scaldare quei terreni. Nonostante l'acquerugiola della notte, il giorno era comunque luminoso e l'erba di un verde brillante, dissetato.
Un tempo avrebbe avuto paura di quei luoghi. Ora non più. Erano quasi...confortevoli.
Si era acciambellata dietro un ammasso di rovi e aveva fissato in silenzio la luce bruna e verdastra della foresta fradicia di pioggia, il mento appoggiato sulle braccia che circondavano le ginocchia, gli occhi pesti e l'aria stanca. Era passata una settimana.
Una settimana di assoluta inutilità.
Forse quello era l'unico posto in tutta la scuola dove non avrebbe dovuto subire sguardi, domande e sorrisetti.
Uno scalpiccio fece scricchiolare la neve ghiacciata, ricordandole di non essere sola. Il ché era anche il motivo per il quale si era concessa di perdersi nei propri pensieri per ore in un posto pericoloso come la Foresta Proibita.
D'altronde, Ramoso era immenso. Quasi quanto un cavallo, e con corna di argento puro, in grado di trafiggere le corazze più dure.
Il cervo bianco si scrollo di dosso dal manto l'umidità e si accoccolò accanto a lei, sfiorandole il gomito con il muso. Dalle narici gli uscivano viticci di fiato caldo e gli occhi d'oro luccicavano.
Lo guardò intenerita e anche un po' triste, allungando le dita verso di lui, toccando il pelo soffice.
L'animale accolse la carezza chiudendo le palpebre, felicemente, emettendo un gorgoglio simile a fusa di gatto.
Già, perché Ramoso era a tutti gli effetti, ora, un animale. Non c'era traccia di lucidità umana dentro di lui.
James aveva preso a trasformarsi dopo qualche giorno da che perdurava quella situazione assurda.
Senza ricordarsene minimamente.
Se Potter umano la ignorava e umiliava, Ramoso la seguiva fedele come un cagnolino. Durava un paio di ore, di solito, ed era una fortuna che perlomeno, per trasformarsi, l'Animagus si rifugiasse vicino al Platano Picchiatore prima di venirla a cercare, forse per istinto o memoria. Sarebbe stato un vero disastro se l'avesse fatto davanti a qualcuno...
Poi si ritornava a quella che stava diventando la loro routine. Lei che si nascondeva cercando di ignorare chiunque, adducendo scuse per saltare le lezioni, il naso dentro a libri inutili fino a sera tarda, anche quasi tutta la notte. Tutto, pur di non pensare. Tutto, pur di non assistere al desolante spettacolo del letto di James vuoto, ogni sera. Tutto, pur di non vedere Liu Chang che gli stava abbarbicata al braccio come una dannata piovra per tutti i dannati corridoi!
Eppure tutte quelle ore di studio non avevano portato ad alcun risultato. E i Marauders stavano iniziando ad ammalarsi, sempre più deboli per quella lontananza forzata. Di nuovo.
La streghetta sospirò, voltando il viso verso l'animale come in cerca di risposte in quelle sue iridi auree.
Sentiva il suo doppio cuore battere attraverso la possente cassa toracica. Era stato pazzesco quando l'aveva sentito per la prima volta.
Era stato un pomeriggio, in cui si erano seduti vicini sotto un albero di glicine in attesa che Peter finisse le ripetizioni Astronomia. Si era appoggiata a James senza accorgersene, stanca e stranamente felice, ed improvvisamente eccolo lì.
Un battito...seguito da un altro, uno diverso, un suono profondo e recondito, appena percettibile. Un secondo cuore.
James aveva sorriso del suo stupore.
"Già, gli Animagus ne hanno due!" aveva riso, sobbalzando appena quando la Grifoncina ci aveva spiaccicato contro l'orecchio. "Quello umano e quello animale. Per cui vedi di non spezzarmeli entrambi, Rossa e dimmi le parole che voglio sentire!"
"Come... come...?" lei aveva rialzato lo sguardo, troppo meravigliata per imbarazzarsi. "Come ho fatto a non accorgermene prima?"
"Beh... non mi sei mai stata così vicina, direi." lui si era grattato la testa, pensieroso.
"Ma... e le altre?"
"Quali altre?"
Sorrisetto da stronzo.
"Eddai." aveva sbuffato, un po' piccata. "Non sono mica nata ieri! Ho vissuto anche io qui negli ultimi sette anni, che ti credi? Possibile che nessun'altra se ne sia mai accorta, standoti vicina?"
Era stato allora che il sorriso di James si era fatto serio. Le aveva accarezzato i capelli, facendole venire un colpo.
"Non lo sentono...tutte." aveva mormorato piano, un po' teso. "Il rumore del cuore di Ramoso... si riesce a nascondere, in qualche modo. Non chiedermi come, perché non te lo saprei spiegare. Ma... da quando ci sei tu..."
Silenzio.
"Sì?" aveva sussurrato Lily, sgranando gli occhi e trattenendo il respiro. Poi, lui le aveva tirato la ciocca di capelli che le stava accarezzando, facendo la linguaccia e aggiungendo con tono esageratamente melodrammatico: "Diciamo che tu mi fai battere forte entrambi i cuori, Rossa!"
Chissà...chissà se ora quello di James stava ancora battendo per lei.
Accarezzò distrattamente il suo muso, perché nel frattempo quello aveva protestato per l'assenza di coccole. Gli prese delicatamente la testa tra le mani e gliela abbassò fino a far sfiorare le loro fronti, guardandolo tristemente negli occhi.
"Che cosa faccio?, James... " mormorò. "...come ti riporto indietro?"
Ma Ramoso non disse nulla.



Remus Lupin la trovò seduta nel loro solito posto alla Sala dei Prefetti. Nel solito modo di quando tutto andava a farsi benedire.
Avvolta fino alla testa – tipo un grasso lombrico - dal solito plaid caldo, con una delle loro solite tazze fumanti di thè tra le mani – "Prefetto dell'anno", recitava la scritta sul dorso - e l'aria assente di chi si è arreso all'esistenza.
Niente di nuovo.
Ma lui non poteva permettersi di buttarsi giù stavolta. E nemmeno lei.
"Riunione." annunciò, determinato, togliendole di dosso il plaid. "Tra dieci minuti."
"Avete trovato qualcosa?" pigolò quella con vocina flebile, affondando la faccia nella tazza e accartocciandosi su se stessa senza neanche guardarlo.
"Non...lo so." ci andò cauto lui, trattenendo al contempo uno starnuto. "Ma stare qui non aiuta di certo!"
"Anche tu ci vieni qui!" protestò la streghetta, mettendo il broncio. "Sai quali sono le regole, Rem!"
Già. Quando uno dei due cadeva in quello stato, l'altro non doveva mettere becco. Al massimo poteva unirsi alla catalessi. Una regola non scritta di due dei Prefetti più precisini e perfezionisti della storia della scuola.
Zitto e mosca e, soprattutto, procedere al refill di biscotti al burro se finivano prima che l'altro si riprendesse.
"Insomma, Lily!" sentenziò Remus, le mani sui fianchi e l'aria più esasperata che mai. "Ti sembra il momento dell'esaurimento nervoso?!"
"Ti sembrava il momento quando i Registri dei punti furono fatti saltare per aria?" rimbeccò la streghetta, assottigliando gli occhi e squadrandolo con aria di rimprovero.
"Tutti i dannati registri! Il lavoro dell'intero anno! Certo che sì!" sbottò Lupin, arrossendo. "Ma non è paragonabile! Abbiamo bisogno di te, per cui vedi di riprenderti!"
"E per fare ché? Non c'è un dannato indizio su cosa sia successo! Niente di niente! Un'intera settimana di ricerche a vuoto!" rise acidamente. "Sono inutile, Rem!"
"Ma si può sapere che ti prende oggi, eh?! Vuoi lasciare James così? Tracannare bergamotto fino a scoppiare e nient'altro? Non è da te!"
Lei si rannicchiò ancor di più, diventando insolitamente silenziosa. Remus sospirò, andandole vicino. Aveva pianto di nuovo.
Non fosse stato il suo migliore amico, avrebbe preso James a pugni in faccia senza pensarci due volte.
Ma il cretino era stregato, per cui, niente vendetta. Eppure, rifletté vedendo Lily così mogia, ci stava andando pericolosamente vicino.
"Eddai." le sfiorò i capelli con tenerezza, mentre lei nascondeva il viso ... e le disse le esatte parole che lei gli aveva rivolto al loro primo incontro. "Andrà tutto bene. Te lo prometto."
"Sembra felice." mormorò lei all'improvviso, da un punto imprecisato tra le sue ginocchia.
"Come?"
"James. Sembra... felice."
Già... ci aveva pensato tutta la settimana. James si era isolato da loro, certo, doveva aver fatto male ma... il modo in cui appariva. Il modo in cui gli brillavano gli occhi, perfino il modo in cui si muoveva per i corridoi, come se fosse più leggero di cento chili. Aveva sempre brillato ma... ma ora sembrava risplendere.
Non... non l'aveva mai visto così. Libero.
Forse...forse era quello, ciò di cui aveva bisogno davvero.
"No." la voce di Remus uscì gelida e rovente al tempo stesso. Quando lo guardò, Lily si scontrò con rabbia e sdegno.
La prese per le spalle, rimettendola in piedi a forza.
"James NON è felice, Lily."
"L'hai osservato, almeno?" lei cercò di ritrarsi, con le lacrime agli occhi.
"Non è felice, ti dico!"
"L'ha detto dal primo momento. A me! Non...non vuole che si fermi! Gli piace... e so che è vero! E se... se io fossi davvero un freno...? "
"Ma allora parlo arabo?!" Abbaiò Remus perdendo la pazienza, stupendola perché non erano i suoi soliti modi miti e gentili. "Ti sto dicendo che non è affatto felice, che cazzo! Togliti queste stupidaggini dalla testa!"
"E come lo sai?"
Si rese conto della domanda idiota quando lui si tamburellò le dita sulla fronte con fare parecchio evidente.
"Lo sentiamo, che ti credi?" sbuffò, calmandosi e lasciandola andare. "Quella che tu vedi non è nient'altro che... esaltazione! E non gli fa affatto bene! Le sue mani... le ho viste! Hanno iniziato a tremare di nuovo quando...ah, lascia stare! Ti basti sapere che quella non è felicità e nessuno può esserne più certo di noi Marauders. Lily, James è disperato, accidenti! Non so chi ti ha messo in testa certe idee ma togliti di dosso la sensazione di essere un peso per lui perché non lo sei! Tu...non hai la minima idea di quanto tu gli faccia bene! E di quanto tu..."
... Faccia bene a noi.
Si fermò appena in tempo, perché entrambi avvamparono e si scostarono l'uno dall'altro come se si fossero scottati.
Calò un silenzio imbarazzato, gravido di sottintesi.
"Senti, io..." annaspò Lupin, tutto il corpo teso, come se fosse istintivamente attirato verso l'uscita, verso la fuga da quell'argomento spinoso.

Si conoscevano da così tanto...

"Siete tutti innamorati di lei..."

"Rem..."
"No, ok, va risolta. Mettere a tacere le cose non le fa funzionare diversamente. Lo so che è una situazione ai limiti dell'assurdo e...e mi dispiace, davvero, tu non hai idea di quanto. Ma possiamo risolverlo, in qualche modo. Lavoreremo su questo, va bene? Ma ora c'è James, ok, ed era James a contenere la rabbia violenta di Sirius, James a contenere la paura di Peter, James a unire tutti e a risolvere sempre tutto, so che sembra che sia sempre io a risolvere i loro casini ma non è così, io ho solo cervello, ma è James che ci riesce davvero, e ti giuro, io non ce la faccio. Non ce la faccio se non mi dai una mano, Lily, per cui ora alzati da lì e smettila di considerarti sempre meno di quanto vali per gli altri!"
Nulla da replicare, stavolta.
"O-ok."
"Bene." lui tossicchiò, sempre più a disagio, e le voltò le spalle. "Ti aspettiamo di sotto."



Per "di sotto" intendeva naturalmente il bagno di Mirtilla Malcontenta... l'unica zona della scuola in cui nessuno avrebbe mai messo piede. Ma non le andava di farsi vedere con la faccia gonfia di lacrime, e di certo non avrebbe lavato la faccia in quei rubinetti nemmeno per tutto l'oro del mondo, così Lily decise di fare prima un salto nel bagno del Secondo, altro posto defilato ma perlomeno decentemente pulito, senza sfiorare nessuno con lo sguardo... e rimpiangendo la scelta nell'istante stesso in cui aprì la porta.
Qualcuno era appoggiato al lavandino, a ripassarsi il gloss sulle labbra. Liu Chang la degnò a malapena di un'occhiata attraverso lo specchio.
Strinse i pugni, fiammeggiando di rabbia.
"Che cosa hai fatto?!" l'affrontò, obbligandola a voltarsi.
"E' quello che James voleva." disse lei in tono piatto. "Se può consolarti", aggiunse, appena ebbe finito di stendere sulle labbra un lucido rosso rubino, "Non l'ho fatto per fare un torto a te."
Aveva la voce suadente, musicale, come una sirena capace di modulare il proprio canto per far sì che un marinaio si butti in mare.
Ma lei non l'avrebbe permesso.
"Lui lo...voleva?" Lily avanzò di un passo. Lo specchio le rimandò la sua immagine: gli occhi le luccicavano di rabbia e determinazione. Si accorse di provare un sentimento molto simile all'odio. "O forse era ciò che volevi tu?"
"Non l'ho obbligato io a baciarmi." sibilò lei, risentita. "Nessun filtro d'amore, se è questo che intendevi. Si è semplicemente sentito capito da me. Facci pace, tesoro."
"Nessun filtro d'amore?! A me pare che sia stato stregato o sbaglio?!"
"L'ho solamente aiutato a togliersi di dosso certi vincoli..." lei parve annoiata. "Se sei venuta a regolare i conti..."
"Oh, no, non ne varresti la pena." la Grifoncina la guardò con disprezzo. "Ma lascia che ti dica una cosa! Sei pazza se pensi che quello sia veramente James!"
"Cosa c'è che ti spaventa, Prefetto Evans?" si stizzì la Corvonero, scuotendo la chioma. "Ti irrita vedere quanto sia appagato ora che è libero?"
"Non è libertà quella! Non riesci a vedere cosa sta facendo alla scuola? Alle persone? James è...è diventato quasi cattivo, Liu! Devi dirmi cosa gli hai dato, dobbiamo riportarlo in sé!"
Lei si morse le labbra per un millisecondo, vagamente a disagio, prima di scuotere la testa.
"Tesoro, sei fuori di testa se pensi che avrai qualcosa da me."
"Ma non capisci? Fa quello che gli pare, come gli pare e quando gli pare! E' la ricetta per portare qualsiasi persona alla rovina!"
Lei scattò, afferrandole una spalla con violenza.
"Non mi importa! Andremo in rovina assieme!" le urlò in faccia. Lily non reagì. Le rivolse uno sguardo...quasi addolorato. Di pietà.
"E' momentaneo, non lo capisci?" mormorò, mentre lei assottigliava gli occhi. "Quello non è amore... ti usa come sta usando tutti gli altri. Come può andarti bene davvero? Come puoi voler stare con qualcuno...a quelle condizioni? Come fai a non capire la sofferenza che gli stai causando?"
La capiva...ma non le importava. Lo capì dal sorrisetto che le stirò addosso, quasi come se si trattasse di un gioco divertente. Non le importava di essere usata, non le importava di usare.
La Grifondoro rimase in silenzio, prima di raddrizzarsi con freddezza.
"C'è qualcosa di profondamente sbagliato in te." scandì lapidaria, scostandosi da lei il più velocemente possibile.
Il suo disgusto non scalfì la Corvoncina, che tornò lentamente allo specchio a occuparsi del make up.
"Qualche giorno fa ti ho detto che i Marauders erano e sono un perverso casino." sibilò, mettendosi il mascara. "Non ho mai detto di non esserlo anch'io."






"Qualcuno mi spiega perché dobbiamo incontrarci in questo schifo di posto?!" Sirius Black aprì la porta con un calcio e squadrò i presenti e il sudiciume presente sulle pareti dall'alto in basso.
"Oh, povero piccolo. Ti si sporcano i vestiti?" ironizzò acidamente Lupin, accovacciato su un gabinetto. "Ti ricordo che ora la scuola ci odia."
"E chissenefrega! La gente mi odia da sempre! Queste scarpe sono firmate!"
"Ma che mi tocca sentire...sei peggio di una donna!"
"E ti ricordo anche che papino e mammina mi hanno tagliato i fondi a quindici anni!"
"Ma se Euphemia ti dà letteralmente uno stipendio come paghetta! E a proposito, li hai sentiti?"
"No." sbottò Black, saltando un tubo rotto. "Introvabili. Vento torna sempre indietro con le lettere sigillate. Credo che siano in una qualche specie di missione... e ultimamente, il dono di Euphemia sembra fare sempre più cilecca. Non ne parlano, ma si vede che sono preoccupati."
"E' una Veggente." spiegò Lupin a Cristhine, che aveva alzato gli occhi incuriosita. Anche lei guardava le macchie verdastre con un certo timore, come se potessero esplodere da un momento all'altro e rovinarle i vestiti, ma perlomeno aveva la decenza di non lamentarsi ad alta voce.
"Ah, i ricchi!" bofonchiò Minus, scuotendo la testa. "Comunque è strano, la mamma di James avrebbe dovuto almeno avvisarci."
"Ve l'ho detto, ha qualche problema ultimamente e...oh, Tonks." si spostò, facendo entrare la Grifoncina, che scelse attentamente il posto più lontano da Remus. Aveva i capelli di nuovo bianchi.
Calò un po' di tensione, ma ci passarono su quando quella se ne uscì candidamente con "Come va con la questione James? Prima credo che ci abbia provato con me..." e Sirius ebbe una specie di sincope.
"In che senso?!"
"Ha blaterato qualcosa sul 'crescermi', visto che 'qualcuno non ne aveva il fegato', o una cosa del genere." lei fece spallucce. "Non ho capito bene, era circondato di gente come al solito. C'era un chiasso infernale!"
"Comunque, nessun riscontro." sospirò tristemente Cristhine, scuotendo i boccoli. "Io e Lily siamo state tutta la notte sui libri di pozioni...volevamo chiedere delucidazioni a Lumacorno, ma è sparito."
"Quello non c'è mai quando serve!" sbottò Peter. "Quindi, cervelloni? Qualche idea?"
"Non guardare me, con le pozioni sono un disastro...come con tutto il resto." Tonks scosse la testa, alzando le mani in segno di resa. "Il massimo che posso fare è stenderlo con un cazzotto, ma adoro James, non mi piacerebbe affatto farlo!"
"Abbiamo pensato alla pozione cambia-personalità, ma non ha senso. Va assunta esattamente dieci minuti dopo averla finita, o va rimescolata ancora per far sì che abbia effetto. Quei cioccolatini erano lì da molto più tempo." spiegò Cristhine, meditabonda. "E comunque, servono due piume di ippogrifo... e si nota, quando si assumono!"
"Cioè, secchiona?" ironizzò Black.
"Piccoli tic all'occhio dopo qualche ora. Ma James non ha niente!"
Andarono avanti per qualche tempo, come facevano da giorni ormai.
"Non è che hanno mischiato più pozioni? Tipo l'infuso fiacco con il Distillato Sviante..." azzardò Minus.
"...o un decotto Maleficum con ...boh, filtro Obliviscor...?" continuò Sirius.
"Mescolato a un Filtro d'Amore classico...?" finì Tonks, ma prima che Cristhine potesse dire qualcosa, una voce aspra si levò alle loro spalle ammazzando tutti di spavento.
"Certo, se il risultato voluto fosse stato quello di vedere l'idiota morto stecchito!"
E fu lì che accadde il miracolo. Un vero e proprio prodigio... con la forma ombrosa di un Severus Piton che piombò in mezzo a loro con un diavolo per capello.
"Razza di incompetenti..." sibilò, con occhi che mandavano scintille. "...la McRanney può anche passare, ma voi altri non sareste in grado di trovare un antidoto nemmeno se vi rifilassero la soluzione davanti al naso! Come se fosse possibile mischiare i filtri con i decotti senza uccidere qualcuno!"
Silenzio allibito. Occhi sgranati come palle. Bocche aperte in modo tragicomico.
A Piton saettò un nervo sulla tempia. La sua intenzione in verità era semplicemente di spiarli, ma c'era una sola cosa che sapeva mandarlo in bestie più di ogni altra cosa.
L'ignoranza in pozioni.
Sentirli divagare per mezz'ora tutte quelle idiozie avrebbe potuto mandare al manicomio chiunque!, pensò furente, sbattendosi tra di loro.
Ma come si faceva ad essere così scemi?! Come sopravvivevano quelli lì?!
Aveva resistito fino a che aveva potuto, ma poi non aveva più retto!
"NON è un filtro e nemmeno una pozione, è un Elisir, razza di coglioni, e più precisamente è il Liber Obstaret Conscientiam, l'ELisir delle inibizioni! Potter non è soggetto a nessun Filtro d'amore, è semplicemente stato privato dei rimorsi!"
"Un momento..." pigolò Sirius, sgranando gli occhi, basito e anche un pelino inquietato, come se si trovasse di fronte ad un essere alieno."Mocciosus, ci stai forse...aiutando?!"
"MA CHE ASSURDITÀ' DICI?!" tuonò quello, spettinandolo come un uragano in corsa e diventando violaceo. "Cosa cazzo me ne frega di aiutare voi altri?! E' solo che mi sono stancato di stare a sentire le vostre insulse vocette blaterare di cose assurde! Dio, siete al Settimo e non sapete nemmeno distinguere un Filtro magico da un Infuso di Citronella!"
Troppo sconvolti per ribattere alle offese, rimasero in silenzio, scazzando ancora di più il Serpeverde.
Poi Sirius si girò verso Remus.
"Ci sta proprio aiutando!" esclamò stralunato, come se non avesse sentito una sola parola di quello che aveva appena urlato.
Ok, Severus si impose di contare fino a dieci.
Uno...
Due...
Tre...
"Black sei un idiota." Sibilò, ma con dovuta calma. "Sappi che sono qui solo per interesse Verde-Argento. Non vogliono grane, per cui intendono temporaneamente seppellire l'ascia di guerra e mi hanno mandato a risolvere la questione prima che Potter diventi un problema troppo grande."
"Oh, ma non mi dire, ricordini di quando vi ha fatto saltare per aria il Dormitorio?!" Sirius ridacchiò maligno. "Oppure anche tra i vostri sono iniziati a comparire i leccaculo di James?"
"Entrambe le cose." replicò con noia l'altro. "In ogni caso, una dei nostri ha aiutato la Chang e mi ha spifferato un sacco di informazioni utili."
"Un momento!" saltò su Cristhine, aggrottando le sopracciglia. "Ma l'Elisir delle Inibizioni... James dovrebbe essere già..."
"Morto?" soffiò Severus, facendo rabbrividire tutto il gruppo.
"In che senso morto?!" impallidì Tonks, guardando da una parte all'altra cercando di capirci qualcosa.
"L'elisir fu inventato da un Mago oscuro, molto tempo fa, per costruire un esercito perfetto e implacabile." spiegò Cristhine. "Ma si rese ben presto conto che l'assenza di rimorsi portava alla lunga i maghi a diventare Obscuriali, esseri fuori controllo i cui poteri si ritorcevano contro loro stessi e contro tutto ciò che li circondava. Per questo...aggiunse una postilla alla ricetta. Quelli puri di cuore, ovvero i più inclini a soffrire l'assenza forzata di rimorsi, sarebbero morti dopo pochi giorni, prima che il dolore li facesse diventare Obscuriali."
"Quindi cosa, stai dicendo che James è intrinsecamente un'anima malvagia?" se ne uscì Remus, con voce piatta, alzando lo sguardo chiaro su Piton.
"No. Sto dicendo che è stato usato un potenziatore." si rivolse di nuovo a Cristhine. "Dovresti conoscerlo bene, visto che ne hai subito gli effetti tu stessa, o sbaglio?"
La ragazza trasalì, impallidendo.
"Una spina rossa per l'amore, una spina gialla per l'amicizia, una spina trasparente per l'energia vitale..." Elencò sadico il Serpeverde, contando sulle dita.
"...E una bianca per la purezza del cuore." finì per lui la McRanney, in un debole soffio. "Hanno usato una spina di una Rosa dell'Oblio!"
"Cosa?! Ma sono sceme?! E dove cavolo ne hanno trovata una?!" Peter balzò in piedi. "Non le aveva fatte sparire tutte Silente?!"
"Lumacorno è sparito da qualche tempo, ci hai fatto caso?" Severus rise, quasi divertito. "Sono quasi certo che quel ciccione non sia riuscito a resistere e a farsi scappare l'occasione di conservarne una o due per sé! E quando ha visto che sono state trafugate, se l'è data a gambe filate per precauzione."
Remus si girò verso Cristhine.
"Ok. Stabiliamo che quanto detto corrisponda al vero e agiamo. Quanto ti ci vuole per un antidoto efficace?"
"Non molto, per l'Elisir delle inibizioni... ma per quello che riguarda la Rosa dell'Oblio, avrei bisogno di una di quelle spine..."
"Scordatelo. Sei già stata punta una volta." sibilò improvvisamente Sirius. "Non mi va proprio di ripescarti mentre cerchi di suicidarti."
La ragazza rabbrividì appena, ma poi assunse un piglio deciso.
"E' un materiale altamente letale ed oscuro, oltre che raro e sconosciuto. Ho bisogno di analizzarlo e distillarlo prima di creare l'antidoto, o rischiamo di fare del male a James! Staremo attente, lo prometto. Il problema è... riuscire a trovare una di quelle cose!"
Ma non fece in tempo a finire che Piton le smollò in mano un piccolo sacchetto di iuta, spesso e ben sigillato.
"C'è qualche resto qui dentro. La mia compagna ha voluto disfarsene prima di essere scoperta da Malfoy. Ve l'ho detto, Serpeverde vuole che la questione si chiuda in fretta." sibilò freddamente, cercando al contempo di non farsi guardare in faccia da Lupin visto che, ci poteva scommettere, quel dannato ibrido stava di nuovo cercando di analizzare le sue intenzioni... e fece per ritirarsi alla svelta ma la più squilibrata del gruppo parve anticiparlo e se la ritrovò appiccicata addosso con un gran sorrisone.
"Grazie!" cinguettò felice, letteralmente abbracciandolo e facendo diventare tutti di pietra, compreso Piton che sgranò gli occhi esterrefatto e indeciso se maledirla sul posto.
Ma che accidenti prendeva a quella oca?! Lo sapeva che stava facendo le moine a uno che andava a braccetto con gli stessi familiari che la volevano morta stecchita?!
Certo che lo sapeva, ma a quanto pare la marmocchia aveva una qualche tara nel cervello, visto che era sempre felice e soprattutto gentile con chiunque, lui compreso. Una delle poche ragazzine a non fuggire lontano quando passava nei corridoi, anzi, gli sorrideva pure!
"Sì...beh..." borbottò, arrossendo improvvisamente e cercando di togliersela di dosso. "Molla, dai. A cuccia! E che cazzo!"
"Perché non rimani ad aiutarci?" continuò Tonks allegramente, facendo letteralmente venire voglia di suicidio a Sirius, trattenuto a stento da Cristhine e Peter prima che gli venisse intenzione di ammazzare Mocciosus. "Tu, Cristhine e Lily siete super bravi in pozioni! Eddai, rimani! Tra poco arriva anche lei!"
"Ma che problema hai, eh?!" Piton si defilò come una furia, letteralmente lanciandola via. "Non esiste che mi abbasso a collaborare con dei dannati Grifondoro mezzosangue!"
Uscì come una furia prima che lei arrivasse...e fu un vero e proprio miracolo che non si intercettarono, perché pochi istanti dopo anche Lily entrò nel bagno, l'aria più depressa che mai...prima di venire a sua volta travolta dall'abbraccio di Ninfadora.
"Abbiamo la soluzioneeee!"
"Eh? Ma che dici?"
Le spiegarono ogni cosa... e improvvisamente la videro sbiancare.
"Non serve accertarsi di nulla. E' così..." soffiò, incapace di reggere lo sguardo degli altri. "Lumacorno aveva due rose dell'Oblio... "
"E TU come fai a saperlo?" si insospettì immediatamente Remus, già in procinto di incazzarsi a morte e lei si fece ancora più minuscola.
"Ok, non arrabbiarti. Ci ho lavorato sopra, assieme, in queste ultime settimane."
"Lily!" la sgridò anche Cristhine, sgomenta. "Come puoi essere stata così incosciente? Lo sai bene cosa fanno quelle rose! Ho ancora gli incubi da quando sono stata punta!"
"Lo so, sentite...mi dispiace!" pigolò la rossina. "Ma era un'occasione irrinunciabile! E sono sempre stata assieme a Lumacorno, totalmente al sicuro!"
"Quale, lo stesso che se l'è filata?" frecciò Minus, sarcastico. "Quel dannato vigliacco!"
"Sta di fatto...che so io come distillarle." annunciò la Grifondoro. "Ormai le conosco bene! Per cui non è così male, no?"
"Non commento nemmeno." replicò Remus, scuotendo la testa. "Ma perlomeno, ora abbiamo un piano di azione."
"Quanto ci vorrà?"
"Non lo so... servirà credo parecchio tempo. E bisognerà farlo in un posto sicuro." Cristhine guardò il bagno. "Dovremo fare turni di sorveglianza continua."
"E impedire a James di..."
"Impedirmi che cosa?"
Come se qualcuno avesse sganciato un petardo, l'intero gruppo scattò in piedi in un'unica mossa collettiva, coprendo libri e sacchetti con il corpo appena in tempo.
James entrò nel bagno annodandosi il mantello sul collo. Aveva i capelli scompigliati dal vento, probabilmente era di ritorno da un volo sulla scopa.
Lo fissarono agghiacciati ma a quanto pareva, era troppo preso a starnutire per accorgersi di quello che stavano tramando.
"Bene, tutti qui...EEEETCIU'!" Avanzò di un passo, gli occhi gonfi. "Mi risparmiate il tempo di venirvi a cercare uno per uno."
"Che...vuoi?" chiese Remus teso.
"Caaalma, calma!" quello ridacchiò maligno, alzando le mani in segno di resa. "State tutti male, eh? Beh, pure io. Grazie tante, Rem, a proposito! Bella fregatura, questa cosa!"
"Ramoso..." Peter scrocchiò la mandibola, osservando di traverso Cristhine e Tonks.
"Sì, sì, problemi pelosi e tutto il resto. Non dico altro, tranquilli!" lui sbuffò, ma quel suo rassicurare così spavaldo e incosciente non fece altro che aumentare la tensione, anche perché Cristhine aveva inarcato un sopracciglio, cercando di capire di che diamine parlavano. "Sta di fatto che sto male, fisicamente intendo. Perciò, buone notizie gente! Sono disposto a perdonarvi... sempre che da ora in poi facciate ciò che dico io."
Ma tu guarda quello...! Sirius fece scrocchiare le nocche con un diavolo per capello ed ebbe la mezza idea di saltargli al collo, quando Remus lo trattenne prontamente per un braccio.
"Certo, James." replicò mestamente, sconvolgendo tutti quanti. "Ti chiediamo di perdonarci."
"Che... cos...?!" Black fece per protestare ma il lupetto gli piantò un tallone nel piede e lo squadrò malissimo.
"Siamo stati ingrati e arroganti." continuò Lupin, più suadente che mai. "Faremo ciò che dirai, da adesso in poi. Sempre che tu sia così magnanimo da correrci sopra."
"Moony... ma certo che sì!" lui rise, e gli passò un braccio attorno alle spalle. "D'altronde sono stufo marcio di starnutire, sai? Torniamo ai bei vecchi tempi!"
"E perché...già che ci siamo, non torni in stanza da noi?"
James ricambiò lo sguardo, stirando un pigro sorriso. Remus lo fissò in attesa, serafico, ma irrigidendosi appena quando vide i suoi occhi scintillare.
"Sto bene dove sto, per ora..." mormorò, strizzandogli l'occhio.
Niente da fare... non mollava. Lily rilasciò l'aria trattenuta nei polmoni e si conficcò le unghie nei palmi.
Ma certo... se dovevano preparare quel dannato antidoto, e rifilarglielo in qualche modo, era meglio prendere James con il miele piuttosto che con l'aceto.
Se fosse tornato in stanza... avrebbero potuto coglierlo di sorpresa nel sonno, impedendogli di usare il suo potere di Alpha per bloccarli.
Ma James non era stupido.
Si ritrovò ad osservare la sua schiena, il suo sorriso, come qualcuno che riceve ossigeno dopo parecchio tempo. Il suo profumo le accarezzò i sensi facendole male al cuore.
E se l'antidoto fosse stato completato tra... un mese? O di più?
Avrebbe retto la lontananza? Accidenti, detestava sentirsi così. Vulnerabile, e bisognosa, come in cerca della sua droga... eppure, si sentiva così persa, adesso, senza di lui...
Avrebbero resistito, tutto quel tempo? Con tutti quei segreti da custodire...
E soprattutto...e l'avrebbe fatta a sopportare "Bad-James" per tutto quel tempo?
"Heyla Evans! Niente rancori, vero?" esclamò proprio quest'ultimo, comparendole da dietro e dandole una amichevole pacca sul fondoschiena che le fece rizzare i capelli sulla nuca attraverso una scossa elettrica sotto pelle.
Si irrigidì come una statua, ma intercettò lo sguardo di Remus e distese sul viso un sorriso nervoso.
"Figurati! Per cosi poco!" cinguettò, rendendosi il più leggera e amabile possibile.
"Molto bene..." lui le sfiorò il viso con un dito, rischiando di mandare completamente all'aria quel teatrino perché tutti erano già pronti a scattare. "Lo sai, Rossa? Malgrado tutto, il mio letto è sempre libero per te!"
"Grazie dell'offerta..." balbettò lei, irrigidendosi. "... Ci penserò su, eh?"
Parve bastare, grazie al cielo. O forse anche a James piaceva ancora giocare.
"Allora ci vediamo dopo!" rise, e li lasciò soli... producendo l'effetto come di una ventata di aria fresca all'interno della stanza, che si era come surriscaldata.
Lily sospirò.
No... non ce l'avrebbe fatta a sopportarlo per un mese intero!


M.A.R.A.U.D.E.R.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora