13. Baci.

972 34 22
                                    


"Signorina Evans, può confermare per iscritto che era un Incubo?"

"Su quale basi ha classificato la creatura come tale?"

"Ha mai avuto contatti con Mangiamorte o creature oscure?"

"Ha mai sentito parlare in modo ambiguo qualcuno dei suoi compagni?"

"Può ripetermi come avete sconfitto l'essere?"

Lily Evans stava seduta comodamente su una poltrona foderata di velluto, sorseggiando un tè al limone che non aveva voglia di bere. Tutte quelle domande quasi urlate in faccia la stavano stancando parecchio, e poi quello non era un argomento del quale aveva piacere a parlare.
La mano del preside Albus Silente era appoggiata delicatamente sulla sua spalla, trasmettendole dentro più calore della tazza fumante.
Il Ministro Minchum le scoccò un'occhiata veloce con i suoi piccoli e gelidi occhi celesti, prima di riprendere le sue tiritere da fanatico.
Quel giorno portava in bocca una pipa che emetteva bolle scure che masticava nervosamente più che aspirare, ed il taglio di capelli elegante, dalla fronte alta e ondulato sul lato, sembrava sul punto di cedere al disordine.
Era accompagnato da tre Auror e sembrava parecchio sul piede di guerra.
"Due mesi, Albus, due mesi soli dall'inizio della scuola ed è già il secondo attacco! Hanno rischiato di rimanerci secche cinque persone..."
"Veramente sette." Celiò lui, con calma magistrale. "Sarebbe carino che ti ricordassi almeno del numero preciso, Harold."
"Non perdiamoci in queste idiozie, per favore." Rimbrottò lui. "Abbiamo bisogno di più guardie e lo sai bene."
"E tu sai bene la mia risposta." Continuò il preside, stringendo appena la presa sulla spalla di Lily. "Non metterò altri Dissennatori fuori dalle mura della scuola."
L'Auror che stava alla destra del Ministro, un omone di colore con parecchi tatuaggi in faccia, tossicchiò cortesemente.
"Parli come se potessi dare ordini in merito, Albus." Disse, serio. "Di Ministro ce n'è uno solo, mi auguro."
"Lungi da me voler prenderne il posto. Ma in materia di Hogwarts e come membro del Winzegamot, oltre che come Preside, ho ancora qualche potere a riguardo."
Lumacorno entrò in quel momento con dei pasticcini e...sì, cavolo, aveva veramente dei guanti da forno. La situazione era talmente assurda che le veniva quasi da ridere!
"Qualche dolcetto per alleggerire la tensione." Trillò allegro. "Albus, Harold, suvvia. Non c'è bisogno di essere tanto seri. Troveremo un accordo che vada bene a tutti!"
"L'accordo è che il vostro caro preside sia un po' più collaborativo... visto che stiamo dalla stessa parte."
"Saremo dalla stessa parte ma abbiamo idee molto diverse su come gestire la faccenda, temo..."
"Già, e come la stai gestendo? Sarebbe utile avere qualche informazione da te, Albus, ma stai facendo silenzio stampa da almeno due settimane." Minchum finalmente si fermò, visto che stava facendo avanti e indietro da un sacco, sgranocchiando pasticcini e fumacchiando come un isterico. "Albus, non voglio fare la guerra con te. Ne ho una in corso e ormai tanto vale parlarci chiaro...ci stanno attaccando. Lo sapevamo e lo sappiamo ancora di più adesso, dopo che un fottuto cucciolo di Incubo stava per pranzare con gli studenti. Se non risolvi la situazione non saprò più che pesci pigliare per tenermi buono il Consiglio! Non potremo nascondere la cosa tanto a lungo, iniziano a volare gufi, arrivano le domande dei genitori...non vorrei essere costretto a chiudere Hogwarts!"
Stavano litigando da almeno mezz'ora, lasciandola sulla sedia e non squadrandola più manco di striscio dopo l'interrogatorio...quando Lily Evans ne ebbe abbastanza di essere ignorata.
"Io non credo che chiudere Hogwarts sia la soluzione." Disse, facendoli saltare tutti per aria...tranne Silente, che iniziò a sorridere sotto i baffi.
"Credo che sia ora di far uscire questa ragazzina." Tagliò corto il Ministro, prestandole l'attenzione che avrebbe prestato ad una formica.
"Io credo che invece la signorina Evans andrebbe ascoltata. Le avete fatto perdere due ore di Babbanologia per sottoporla a questo interrogatorio, e visto che ha affrontato l'Incubo in prima persona, forse quello che ha da dire potrebbe risultare interessante." La difese immediatamente Silente.
"La mia studentessa più capace." Miagolò Lumacorno, guardandola con affetto. "Prego, cara, dicci pure che cosa ne pensi."
Lily, arrossendo un poco e sistemandosi meglio sulla sedia, guardò in faccia il Ministro.
"E' vero, il Somnus ci ha colti di sorpresa." Iniziò, seria e un po' imbarazzata. "Ma non saremmo qui se non fossimo stati ad Hogwarts. Se non ci fosse stato il preside, o i nostri compagni...quello che voglio dire è che là fuori saremmo stati spacciati e se è vero che sta cominciando una guerra, credo che dovremo prepararci ad affrontarla...rimanendo uniti, non dividendoci!"
"Sciocchezze da studenti." Borbottò Minchum, con sufficienza. "Non sa nemmeno di cosa parla."
"So che a casa non avrei una sola possibilità contro un essere del genere." Continuò la rossina, imperterrita. "E so che  abbiamo bisogno di essere tenuti più in considerazione! Non ci va di essere tenuti nella solita campana di vetro! Abbiamo bisogno di corsi più avanzati in Difesa contro le arti oscure, di saper duellare e sconfiggere quei cosi, di preparazione...inoltre abbiamo bisogno di essere rappresentati meglio all'interno della scuola. Credo che ci sia bisogno di un rappresentante che abbia voce in capitolo in merito a decisioni importanti come questa!"
Ma fu tutto fiato sprecato. Le porte dell'ufficio di Silente si chiusero alle sue spalle mentre quello stronzo di Ministro continuava a rompergli l'anima e sarebbe andato avanti per molto.
Le sue parole avevano fatto un buco nell'acqua anche se il Preside l'aveva guardata in modo strano. Era certa che a lui importasse tanto il suo discorsetto, ma si sentiva ugualmente sconfitta.
Come se fossero bambini! Avevano sconfitto un Incubo mentre gli Auror lì attorno non avevano saputo nemmeno trovarlo!
Rimuginava talmente tanto che quasi si scontrò contro Remus.
Tutti i Prefetti della scuola la guardavano, tranne ovviamente quelli di Serpeverde, Malfoy e Carrow: La bella Laverne Mclaird con la sua liscia chioma corvina, e David Ratcliff, un tipo vampiresco che stava sempre appresso alla Chang, la riccioluta Tassorosso Leavy Bones con il dinoccolato Talbott, e Lupin, che quel giorno indossava una delicata camicia di flanella.
Erano tutti in attesa fuori dalla porta. Si chiese come mai non avessero scelto uno qualsiasi di loro per fare delle domande ma una vocina insidiosa nella sua testa le diede subito la risposta.
Loro non erano mezzosangue...le loro famiglie dovevano essere tenute il più all'oscuro possibile.
Era lei, pensò amara. Era lei che non contava agli occhi dei potenti.
"Allora?"
"Un sacco di domande!" strinse i pugni, arrabbiata. "E neanche una soluzione! Parlano di chiudere Hogwarts..."
"Non possono farlo!" frecciò Laverne, in un sibilo incazzoso. "Ne parlerò sul giornale, anzi, se si azzardano, spiffero tutto alla Gazzetta del Profeta!"
"Calma. Per me sono solo minacce." Cercò di placare gli animi Remus. "Qui dentro ci sono tanti nomi importanti...non metteranno mai a rischio il titolo di studio di questi ultimi a meno che non sia assolutamente necessario."
"E se lo fosse?" domandò Leavy, pragmatica. "Gente, un Incubo nella scuola non è uno scherzo. Per ora solo noi Prefetti siamo a conoscenza della Stella del Diaspro...ma quando la voce inizierà a spargersi, i genitori inizieranno ad abbaiare."
"Già...per chiuderci fuori dall'unico posto in cui potremmo mai essere al sicuro!"
"Però non è giusto!" disse la Prefetto di Corvonero. "Non è giusto che ci tengano sempre fuori dalle decisioni. E' la nostra casa! Non abbiamo forse il diritto di dire la nostra?"
"E che vuoi fare?" disse il suo compagno, con un sorrisetto. "Occupazione? Digiuno forzato collettivo?"
"Sì, se necessario! Sempre meglio che aspettare fuori dall'ufficio in attesa che decidano il nostro destino! Per non parlare del fatto che al nostro caro Ministro potrebbe fare parecchio comodo che sia accaduto..."
"Che vuoi dire?" chiese Lily, mentre lei rideva gelidamente.
"Dico che non è tutto oro ciò che luccica. Vi siete mai chiesti da dove arrivano i Dissennatori sui quali ha basato tutta la sua campagna elettorale?"
"Hm...boh?" borbottò Leavy. "Sono nati assieme ad Azkaban, no?"
"Per niente." Spiegò Laverne. "Sono nati sulla stessa isola, assieme allo stregone oscuro Ekrizdis, che praticava esperimenti malvagi sui marinai che vi capitavano. Fu lui stesso a costruire Azkaban, ma allora non era usata per scopi detentivi...era la sua casetta delle torture."
"Dio mio, che cosa macabra..." frecciò Talbott, con una smorfia. Intervenne David Ratcliff con la solita flemma cinica.
"Fu il Ministro Damocles Rowle  nel 1700 a farla diventare una prigione, usando i Dissennatori come guardie a costo zero. Ma con il passare del tempo si accorsero che producevano effetti disumani sui prigionieri...ma ormai era troppo tardi per eliminarli. Con un così ghiotto numero di prede erano aumentati a dismisura. La verità è che gente come Minchum ha le mani legate e non può fare altro che tenerseli buoni camminando su una sottile lastra di vetro...fino a quando non ci sarà il crack."
"Sempre che non si trovi dall'altra parte, no?" insinuò Laverne. "La generazione dello stregone malvagio non è finita con lui...anzi. Gli Ekrizdis si sono divisi in dodici capostipite, praticando magia nera e alleandosi con le creature oscure, vampiri, lupi mannari...schifezze di quel genere." A quelle parole, Remus trasalì leggermente ma nessuno ci fece caso. "Arrivarono a formare l'Alleanza dei Dodici e a blaterare sciocchezze sulla purezza del sangue, sposandosi solo fra di loro. Si dice che tutte le grandi casate di maghi Purosangue che praticano magia nera discendano da lì e anzi, che Ekrizdis discendesse da Salazar Serpeverde in persona."
"Anche io ho sentito questa storia." Disse Talbott. "Ma è al pari di una leggenda, no?"
"Può essere...ma pensaci un attimo." Continuò l'altra, ostinata. "Nessuno sa bene dove si trovi Azkaban e come siano gestiti i Dissennatori. Non si è più sentito parlare del loro creatore e dei suoi discendenti, quel pezzo della storia è come se fosse sparito dalle documentazioni. Ma loro sono i legittimi creatori dei Dissennatori! Volete farmi credere che li abbiano ceduti al governo così facilmente? Chi mi dice che tutta questa ostinazione del Ministro nel voler aumentare il loro numero nell'entroterra non sia in realtà una mossa per preparare il terreno all'ascesa dei Mangiamorte? Chi mi dice che non siano in combutta?"
"Ma i dissennatori banchettano proprio con loro, qui..."
Laverne sorrise amaramente.
"Si. Banchettano con i pesci piccoli. Gente sacrificabile. Con tutti i dissennatori di cui dispone il Ministro, avrebbe già dovuto far piazza pulita di un sacco di gente, gente che sta in alto. E invece continuano a fare i loro comodi."
"Se parli dei Black..." intervenne Remus, teso, ma lei scosse la testa.
"Non solo di loro ma sì, anche dei Black. So bene che Sirius è un tuo caro amico e non mi sognerei mai di accusarlo...ma la sua famiglia avrebbe dovuto già essere in carcere da tempo."
Calò un silenzio carico di significati...ma la sensazione di essere inermi continuava a tornare.
Si sentivano tutti dei pesci chiusi in una bella boccia di vetro...mentre i gatti avanzano di soppiatto.
"Hogwarts è un pericolo per questa gente." Disse Leavy, seria. "Se Laverne ha ragione, forse non vogliono che ci difendiamo non tanto per proteggerci, quanto perché temono che possiamo creare un esercito e piantare delle grane. Chiuderla allora sarebbe vantaggioso."
"Io direi di riaggiornarci." Concluse Lupin, passandosi una mano sul viso con aria stanca. "Quali che siano i veri piani del Ministro...se vogliono chiudere Hogwarts davvero, saremo pronti e faremo di tutto per impedirglielo."
Il gruppetto si dissolse...tranne che per i due Grifondoro che non avevano ancora ripreso del tutto energie dall'attacco della settimana precedente.
Era stato massacrante a livello emotivo. Sentirsi così vulnerabili li aveva fatti pensare...pensare che avevano davvero ancora troppo da imparare e che una volta fuori da lì, sarebbero stati davvero soli.
Remus Lupin sorrise, sentendosi addosso lo sguardo della Grifoncina.
"Avanti." Disse, quasi amaramente. "So che hai in testa una domanda. Falla e facciamola finita."
Non era da lui parlare in quel modo, ma Lily rimase in silenzio. Appoggiò la mano sul suo braccio dove, sotto il morbido tessuto della camicia, c'erano quelle inquietanti cicatrici.
Il Malandrino si aspettava che gli tirasse su le maniche, mettendolo quasi a nudo nella sua fragilità...e tremava dentro, sapendo di dover mentire ancora a qualcuno a cui voleva bene.
Ma Lily Evans lo stupì.
"Non ti chiederò nulla di come te li sei fatti." Disse semplicemente. "Ma sappi che se per caso ne vedrò di nuovi, ti prenderò a sberle."
"Hey!" Remus ridacchiò, sollevato. "Non sono un autolesionista, Lily."
"Sarà meglio per te! Quello schifo non migliora mai la situazione e guai a te se fai cavolate di quel genere!" Rimbeccò lei, accorata, ma lui continuava a sorriderle...sentendo dentro di sé l'affetto crescere verso quella ragazza così fuori dal comune. "Remus...quando vorrai parlarmene, io sarò lì. Se avrai bisogno di una mano, ci sarò. Volevo...ecco, volevo solo dirti questo."
Lui le passò una mano sulla testa, in modo dolce.
"Certo." Disse. "Sei la Prefetto di Grifondoro, d'altronde."
"Già...anche se questa carica non mi dà nulla. Dovevi vederli...sembrava quasi che io non fossi presente! Laverne ha ragione, se vorranno chiudere la scuola, dovremmo reagire."
"Non farti sentire da Potter!" ridacchiò il lupetto, mentre entravano in Sala comune. "Sai quanto adorerebbe fare occupazione!"
Li trovarono seduti tutti al solito tavolo, anche se una testolina bruna spuntava tra di loro con la spilla di un'altra Casata.
Cristhine McRanney si era davvero aperta un sacco durante quei giorni, schiudendosi poco a poco come un fiore...e finalmente, dopo qualche giorno, si era lasciata andare e rideva apertamente alle battute di James che, tra l'altro, adorava letteralmente. Aveva ancora qualche problemino a stare assieme a tanta gente ma il calore dei Grifondoro sapeva conquistare chiunque.
Una cosa che rendeva felice Lily era che da quel giorno, le due avevano legato davvero un sacco. Cristhine era in gamba, intelligente e sensibile. E poi non si può sconfiggere assieme un Incubus senza diventare amiche...
Peccato la sua passione per i Malandrini, ma poco male...avrebbe scoperto a breve che razza di demoni fossero quei tre, tralasciando Remus ovviamente!
L'unico che la stupiva era Sirius, che quando c'era di mezzo la McRanney diventava stranamente silenzioso, anche se quei due sembravano legati da un unico filo, perché stavano davvero sempre assieme.
A quel proposito, la bella rossa approfittò del fatto che la McRanney fosse andata a prendere del porridge per squadrarlo come un avvoltoio.
Black ricambiò lo sguardo con la solita supponenza tipica di quelli del suo sangue, sollevando un sopracciglio. Era svaccato sulla sedia con un braccio dietro al poggiaschiena e la solita aria annoiata degna di un Black.
"Se? Ti serve qualcosa?"
"Che intenzioni hai?" Lily gli puntò addosso il cucchiaio, minacciosa.
"Mangiare la colazione, Evans...o parli di altro?"
"Parlo del tuo girovagare attorno a Cristhine, razza di maniaco." Sibilò lei. "Ne ha già passate tante per cui gira al largo! Sappi che se solo provi a spezzarle il cuore...!"
Non finì la frase che la mano di Black calò sulla sua testolina esattamente come aveva fatto quella di Remus, solo in modo decisamente meno affettuoso.
"Scimmia." Mugugnò annoiato. "Quando parli assomigli proprio ad una scimmietta irritante, Evans."
"Ma come osi..."
Manco il tempo di levare la mano che si ritrovò spiaccicato contro il muro dallo Schiantesimo più forte che avesse mai visto.
La Evans levò i tacchi con fulmini e saette sui capelli, lasciandolo a fumare e a colare dalle piastrelle stile gelatina, mentre Minus si spanciava dalle risate.
Quando la Corvoncina tornò lo stava letteralmente raccogliendo col cucchiaino e sorrise. Lily proprio non poteva starci assieme più di due minuti senza che si sbranassero a vicenda! Invece lei li trovava gradevoli...una volta che li si capiva.
"Tutto bene?"
"Benissimo." Bofonchiò Black, barcollando. Le scoccò una delle sue occhiate e come al solito, si sentì le gambe tremare. Accidenti se era bello.
Durante quei giorni, loro due erano stati come inseparabili. Vicini...a volte anche in silenzio, ma in modo piacevole. Sembrava esserci una forza di gravitazione attorno a loro, e per l'ennesima volta si chiese tristemente se quella sorta di incantesimo che li teneva incollati non fosse in realtà ciò che di più torbido li legava...la morte di sua madre, per mano dei Black.
Le parole dell'Incubo avevano messo delle radici nel suo cuore, velenose ma in qualche modo brutalmente sincere.
Dubitava che Sirius fosse a conoscenza di quello che era accaduto tra le loro famiglie, ma se così era, preferiva non saperlo.
Preferiva non sapere se quel legame fosse morboso, dettato da qualche malsana forma di sadismo e masochismo, perché in verità Sirius le piaceva.
Era una persona che, quando sapeva lasciarsi andare e si toglieva la maschera cinica e sarcastica da Black, la incantava. Il primo ragazzo a diventarle amico...chi l'avrebbe mai detto che sarebbe stato un principe nero.
Eppure...si disse tristemente, prendendo la sedia. Eppure prima o poi sarebbe tutto finito. Prima o poi l'avrebbe odiata...sempre che non la odiasse già e non stesse giocando con lei come un gatto gioca crudelmente con un topolino, fingendo di non sapere.
Nel sedersi, si lasciò sfuggire una smorfia e la mano andò a sfiorarsi il polpaccio. A Sirius non sfuggì.
"Che c'è, lì?" chiese, e senza nemmeno pensarci si chinò a sfiorarle il lembo della gonna, sollevandoglielo e facendola diventare di tutti i colori quando le sue dita sfiorarono la gamba nuda.
"Oh, solo un graffio!" sbottò a disagio, riabbassandolo. Lui alzò il viso verso di lei con una espressione indecifrabile. Era ancora inginocchiato.
"Un graffio?"
"E' vero, è da un po' che te ne lamenti!" intervenne Minus, indifferente alla tensione tra i due.
"Me lo sono fatta cadendo, quando siamo riusciti a risvegliarci dalla magia dell'Incubo." Spiegò lei, calmandosi. "C'erano quelle rose...quelle che Silente ha poi distrutto. Una di esse mi ha graffiata e deve essersi infettato un po'."
"Posso?" chiese di nuovo lui, serio, senza rialzarsi. "Non ti faccio male."
Le sollevò di nuovo il lembo della gonna, delicatamente questa volta...e le sue mani salirono sulla pelle, lasciando una scia di ghiaccio e fuoco.
Cristhine McRanney si zittì di botto, sentendo il cuore in gola, mentre lui la fissava dritta negli occhi salendo piano...c'era nel suo cuore come una sorta di terrore, sentì un nodo allo stomaco che faceva quasi male, eppure non voleva che smettesse.
Sirius distolse infine lo sguardo e sfiorò piano il graffio, che era lungo un paio di pollici e arrossato...lo analizzava con occhio clinico ma le sue dita improvvisamente avevano preso a tremare. Lo sentiva attraverso il suo tocco.
Che strana sensazione...
"Heylà MC!" Tuonò Potter con un sorrisone, mentre quei due facevano un salto di due metri. "Che state combinando?"
Si schiantò accanto a loro mentre Black si rialzava, schiarendosi la gola con voce insolitamente roca.
"Dovresti farlo esaminare." Disse piano, guardando altrove. "Non mi fido di quelle rose. Avevano un odore strano."
La McRanney fece per rispondere, se di voce gliene era rimasta ancora in fondo alla gola, quando improvvisamente le cadde di mano la forchetta.
"Sirius." Disse solo, sgranando gli occhi. "Hai...le orecchie..."
Minus sputò fuori tutto il succo di melograno e Potter divenne del colore della tovaglia.
"Che?" fece quello, spaesato, mentre tutta la tavolata si girava verso di lui con tanto d'occhi.
Si portò le mani alla testa, visto che gliela stavano fissando tutti, e sotto le dita sentì qualcosa di strano...qualcosa di morbido...e peloso...
"CHE BASTARDI!" Rise Ramoso a voce insolitamente alta, piazzandogli un braccio attorno al collo e sbattendogli senza tante cerimonie una insalatiera vuota sulla zucca. "Quei Serpeverde della malora devono averne giocata un'altra delle loro!"
"Ma di che parli?!"
"Che imbecilli!" frecciò la Bell. "Se sperano di depistare la prossima partita..."
"Che?! Quale partita?" si scandalizzò Molly.
"Oh, non ve l'abbiamo detto?" continuò la brunettina, piccola come un folletto. "Hanno riaperto la Stagione. Abbiamo la rivincita contro i Serpeverde domani pomeriggio."
"Ma sono fuori di zucca?!" balzò su quella, nota a tutti per la sua apprensione un tantino maniacale. "Con tutto il casino che è successo fino ad ora?! Sarà un suicidio!"
"Hanno messo di guardia una ventina di Auror attorno al perimetro. Alcuni anche in cielo, a distanza di sicurezza. Non accadrà niente." La blandì Paciock, scuotendo i ricci castani. "Non possiamo mica chiudere il campionato."
"Certo che potete! E' pericoloso!" e mentre quelli iniziavano a vociare, James afferrò Black letteralmente per la collottola e lo trascinò via. Si fermò dietro un angolo, gli tirò via di testa l'insalatiera e sospirò di sollievo.
"Ma si può sapere che è successo?" sbottò Sirius, tastandosi la testa e ritrovandosela normale. Il suo migliore amico gli piantò addosso gli occhioni d'oro e senza dire una parola gli tirò un cazzotto sulla spalla.
"AHI! Ma che ti prende?!"
"Ti devi controllare, ecco che mi prende!" lo ammonì Potter, puntandogli contro il dito. "Cristo, seriamente, prenditi una cura ormonale o sbattiti tra le lenzuola qualcuna, ma datti una regolata!"
"Volevo solo guardarle il graffio." Borbottò Black, fissandosi i piedi. "Ma poi...quell'odore..."
"Già, ha un buon odore, me l'hai già spiegato...hanno tutte un buon odore, testone di un Black! Ma ti devi controllare lo stesso!"
"Oh, ha parlato!" sbottò lui, punto sul vivo. "Quando la Evans è vicina a te io balzo letteralmente dalla sedia da quanto sei maniaco!"
"Non hai capito, eh?" James sorrise.
"No, di grazia, se hai la cortesia di spiegare...!"
"Le orecchie, Sirius." Sospirò il suo migliore amico, tra l'esasperato e il divertito. "Ti erano spuntate fuori le orecchie da cane."




Mentre Potter se ne andava, c'era chi, in Sala Grande, non gli aveva tolto gli occhi di dosso.
Liu Chang scostò i lucenti capelli neri con un moto di stizza, masticando nervosamente una cannuccia.
Accanto a lei, David Ratcliff la fissava di tanto in tanto con il suo solito sguardo vacuo, stilando degli appunti che gli servivano in uno dei suoi compiti da Prefetto. Avere lui dalla sua parte le aveva risolto una marea di grattacapi, anche se l'altra Prefettina, Laverne McLaird, le dava invece del filo da torcere.
Una ragazza di Serpeverde di quindici anni si avvicinò di soppiatto, sedendosi accanto a lei senza guardarla in faccia.
"Ce l'hai?" chiese la Chang, minacciosa. Quella le passò senza una parola un pacchettino sotto banco.
"Passatene un po' sul lucidalabbra ed è fatta."
"Ottimo." Liu Chang la fissò trionfante. "Spero per te che sia valida."
"Una Corvonero che minaccia una Serpeverde? Davvero?" Rimbeccò quella, ironicamente.
"Pensate di avere solo voi il privilegio del potere bruto?" La Chang sorrise, stringendo gli occhi a mandorla. Quella alzò le mani.
"Per carità, a me basta solo essere pagata. E comunque i miei filtri sono sempre validi."
La ragazza le sganciò qualche moneta d'oro, una fortuna a dire il vero, ma i soldi non erano mai stati un problema. Continuò a fissare il  punto in cui Potter era fuggito con uno strano senso di vuoto dentro...avevano fatto qualche lezione assieme come le aveva promesso, ma lui era sempre stato sfuggente. Non erano bastate moine e frecciatine, e nemmeno tutti i banali trucchetti che hanno le belle ragazze, per farlo cedere... sembrava un pezzo di marmo. A volte la fissava con una sorta di strana freddezza, come repulsione.
Fuggiva da lei...da quello che si erano detti anni fa. Ma non era più la ragazzina ingenua di allora.
Ora sapeva come parlare...e sapeva come giocare.
Strinse il pacchetto tra le mani come un amuleto, alzandosi dal tavolo senza dire una parola.





La mattina di quel piovoso giorno di fine ottobre si presentò più rapidamente di quanto avessero sperato. C'era un vento gelido che ghiacciava anche i  vampiri, ma la squadra di Grifondoro non sentiva particolarmente freddo.
Un po' per la sete di vendetta, un po' per l'ansia che potesse accadere di nuovo qualcosa, quel giorno in Sala Grande si respirava una insolita atmosfera.
C'erano state già un paio di risse e parecchi punti persi, oltre agli Auror che rognavano come dei cani per lo sbattimento di dover fare da balie ad una stupida partita da ragazzini ma questa volta Silente era stato irremovibile.
Lily Evans e James Potter si erano alzati da letto con sentimenti differenti, il giorno della partita.
Entrambi si erano guardati allo specchio con in testa alcune domande...la bella rossa, con uno spazzolino al lato della bocca, praticamente stava fumando dalle orecchie. Andare o non andare?
Ma perché poi doveva farlo?! Si chiedeva con stizza. Non era mica obbligata. Eppure...eppure aveva voglia di andare. Aveva paura...per chi? Per Potter?!
Si diede un colpo in testa da sola, dandosi della cretina. Chissà cosa sarebbe andato a pensare quell'idiota se l'avesse vista lì...sempre che  non spuntasse da qualche parte un altro Dissennatore pronto a mangiarselo in due bocconi!
Non riusciva a fare a meno di ricordare le sue urla...e anche la carezza. Farlo la rendeva triste...
Sospirò, chiedendosi come mai nessun'altra Grifondoro, anzi, nessun'altra ragazza avesse quegli immensi problemi di orgoglio che le rendevano da quando era nata la vita impossibile.
L'orgoglio...l'orgoglio l'avrebbe fregata davvero, prima o poi.
Potter aveva ben altro per la testa, era più che altro concentrato. Il fatto che la partita fosse ancora più pericolosa in un certo qual modo lo eccitava di più.
Sua madre non si era fatta sentire, quindi tendenzialmente sarebbe andato tutto bene, ma era anche vero che non l'aveva avvertito nemmeno del Dissennatore, che a quanto pareva non era "premonibile".
Si sentiva carico di adrenalina, quasi euforico, tanto che aveva svegliato i Malandrini praticamente mezz'ora prima del dovuto. Mentre quelli gli bestemmiavano dietro, lui continuava a scrutarsi allo specchio, spettinato, mezzo nudo, con le braccia serrate contro il lavandino.
Voleva vincere...o voleva di nuovo assaporare il pericolo? Cavalcare sul filo della vita e della morte, come aveva sempre fatto?
Sospirò anche lui, decidendo in quell'istante di chiudere le lezioni con Liu Chang. Quella ragazza gli faceva male.
Il discorso che gli aveva fatto anni fa gli ricordava troppe cose e rivederla certi pensieri tornavano a galla, pensieri che avrebbe voluto seppellire.
Scese a colazione quasi schiantandosi contro Malfoy, che gli riservò un sorrisetto perfido, circondato da Nott, Avery e Gibbon.
"Cerchi già rogne, Potter?"
"Con un Malfoy le cerco sempre." Sorrise di rimando, piantandosi davanti alla sua strada.
"Per favore, si può evitare almeno oggi?" sospirò Lupin, agguantandogli un braccio e tirandolo indietro.
"Ecco, dà retta alla fidanzata." Ghignò Nott.
"Ma perché non ve ne andate tutti a fanculo, eh?" ringhiò Black. "Mi avete già rotto le palle e non ho ancora mangiato."
"Strozzatici con il cibo, traditore." Rimbeccò Malfoy.
"Questa volta sembri più in forma Lucius. Narcissa finalmente ti ha dato il benservito, al posto di laccarsi lo smalto?"
"Oh, magari il benservito potrebbe darmelo quella piccola mezzosangue che  stai pedinando da qualche tempo..." sibilò lui, ed ecco un tasto scoperto. "La cosa non è passata inosservata in famiglia...ho idea che avrai presto delle notizie."
Black serrò i pugni e Lunastorta praticamente lo dovette afferrare per la cintura piantando tutti e due i piedi per terra.
"Ma di che cazzo parli?"
In quel momento arrivò Piton, piazzandosi tra i due con i libri in mano.
"Sta arrivando Lumacorno." Frecciò, guardando disgustato il gruppetto Grifondoro. "E' il caso di levarsi dalle palle."
"Hey!" frecciò James. "E' arrivata la testa di cazzo! Imparato qualche nuova magia oscura o hai fermato la tua promettente carriera in attesa che gli Auror si schiodino da Hogwarts?"
"Oh, chi lo sa Potter?" ghignò l'altro. "Forse questa volta non servirà un Dissennatore per farti schiantare dalla scopa..."
"Andiamo Mocciosus, non parlare di cose che non conosci, e ovviamente parlo del Quidditch!"
"Già, grasse risate Potter! Potevi spaccartici la testa contro il campo la volta scorsa, già che c'eri!"
"Magari questa volta perderanno più di un paio di punti..." sibilò Malfoy, con una strana luce negli occhi. "L'Incubo ha fallito, ma magari esce qualcos'altro..."
"L'unico incubo è vederti di prima mattina, Malfoy." Frecciò Remus disgustato. "Stavano morendo delle persone innocenti, ma a quanto pare quasi ci speravi, eh?"
"Mezzosangue e traditori?" il suo sorriso era glaciale. "Non potrei chiedere di meglio."
"Attento, Malf..." sorrise pericolosamente Potter. "Qualche Auror potrebbe sentirti...e farsi delle strane idee...dopo quelle che vengono guardando i fenomeni da baraccone che ti porti al fianco."
Severus incassò la frecciatina alzando il dito medio.
"Spero che il prossimo Dissennatore ti succhi via un altro po' di anima, Potter!"
"Succhiami tu qualcos'altro, Mocciosus!"
Andarono avanti ad insultarsi praticamente fin sotto le arcate, quando furono divisi da una marea di primini che erano invece particolarmente emozionati in vista della grande sfida del pomeriggio.
La loro entrata fu accolta con un boato, mentre i Grifondoro iniziarono a battere in sincrono i pugni sul tavolo a scopo intimidatorio e da parte della Tavolata verde-Argento si levò invece una serie di sibili ed infamate che avrebbero gelato l'inferno.
"Allora!" tubò Minus che li aveva preceduti, tenendosi ben alla larga da torri e torrette vista la propensione di quegli stronzi ad appenderlo ad ogni anfratto possibile ed immaginabile. "Come siete messi?"
"Come siamo messi?" frecciò acidamente Black. "Una pacchia! Mi sono svegliato male e alzato pure peggio!"
"Scontri con i Serpeverde." Sospirò Remus. "Il solito."
"Paciock ha già fatto a botte due volte, oggi." Li informò Arthur, scuotendo il capo. "Continuano a rompere le palle su Alice."
"Minacce?" si informò Potter.
"Come se non fossi capace di rispedirle al mittente da sola!" se ne uscì fuori la suddetta, raccogliendo i lisci capelli castani nella solita coda alta e sedendosi accanto a loro. "Il livello dei commenti è del solito becero maschilismo ma dopo ogni partita chissà come mai cade il silenzio."
"Perché sei una bomba a Quidditch, tesoro." Tubò James. "E mi auguro che sappiate zittirli anche questa volta."
"Certo che se ci davano un po' più di tempo per allenarci non era male." Rimbeccò Giuly Spinnet, dall'altra parte del tavolo. "Se sapevo che la rivincita sarebbe arrivata così presto non mi sarei fatta la messa in piega settimana scorsa."
"Sì, in effetti è stato un po' precipitoso." Confermò Remus. "Ma credo che il nostro preside abbia voglia di riportare un po' di normalità...e in realtà fa bene, visti che gli ultimi avvenimenti non sono stati proprio una passeggiata!"
"Sempre che non veniamo mangiati da qualcosa di peggiore." Ridacchiò Arthur mentre la sua fidanzata sbiancava sotto il trucco a forma di leone che si era stampata in faccia.
"Nahhh...nessun mostro del cavolo ci romperà le palle stavolta."
"Io starei comunque attento." Sibilò Remus, freddamente. "Malfoy è stato strano, prima."
"Che carina che sei oggi, Molly!" s'intromise Geky, mentre i due si lanciavano una occhiata di intesa. "Adoro quel leone!"
"Non sono assolutamente d'accordo con questa partita dell'ultimo minuto, sappiatelo ragazzi." Affermò lei, solennemente. "Ma non potevo non venire e se tanto mi dà tanto, ho pensato anche di tifare un po'."
A quelle parole James alzò la testa di scatto, ricordando un sorriso e due dolci occhi verdi che lo scrutavano tra i vapori della casa di Hagrid...ma lei non c'era.
Non c'era nemmeno Cristhine, quindi era probabile che le due stessero studiando o facendo altre cose da secchione.
Improvvisamente la colazione non gli andò giù più molto bene e fu con crescente malumore che accolse le successive due ore.
Solo tornare a sentire l'odore del campo da Quidditch parve risollevare un po' gli animi.
L'erba ed il vento si muovevano all'unisono, mentre in altro sventolavano stendardi dei colori delle case. Una marea di Auror dall'aria contrita presidiava sia il perimetro a terra che quello aereo, ma nello spogliatoio l'aria che si respirava era comunque un po' sulle spine.
Geky Bell entrò sbattendo la porta con la divisa messa ancora a metà che lasciava ben poco all'immaginazione.
"QUEI BASTARDI!"
"Ma ti hanno appena molestato o cosa?"
"Sta zitto Sirius, forse non se ne accorgerà ancora per molto di essere mezza nuda..." bisbigliò Potter a un lato della bocca.
"Oh, piantatela voi due porci, tanto ho una prima scarsa e comunque abbiamo un problema serio!"
"E sarebbe?"
"Malfoy! Quel verme schifoso ha comprato le nuove scope per tutta la squadra!"
"Dio, quanto odio i figli di papà!" ringhiò Paciock, pestando un piede. "Senza offesa per voi due!"
"Figurati, tanto i miei non mi sganciano mai abbastanza." Chiosò Potter, mentre Black ghignava. "Non facciamoci prendere dal panico. Sono sicuramente scope veloci ma la bravura non si compra di certo."
"E come l'hai saputo, comunque?"
La porta si aprì di nuovo e Potter si voltò quasi speranzoso, sentendosi chiamare...ma il sorriso gli si bloccò a metà.
"Gliel'ho detto io." Liu Chang era splendida quel pomeriggio, con la pelle di burro ed una gonna a spacco molto maliziosa. "Ciao!" sorrise radiosa, praticamente schiantandosi addosso a James. "Ci tenevo a ringraziarti per gli insegnamenti che mi hai dato questo mese, per cui ho chiesto un po' in giro."
"Woah! Grande Chang!" ridacchiò Weasley, dolce come al solito.
"Ci tenevo anche ad augurarti buona fortuna." Continuò lei di rimando, a bassa voce e con negli occhi tante promesse.
"Ti ringrazio, Liu."
James Potter ricambiò il sorriso in modo tirato...ma non indietreggiò. Non lo fece nemmeno quando la Corvoncina si alzò sulle punte dei piedi e si avvicinò con il suo ammaliante profumo, anche se serrò le mascelle e spostò appena la testa mentre la ragazza gli sfiorava un punto della guancia spaventosamente vicino all'angolo della bocca, sorridendo sotto i baffi.
Un movimento impercettibile di cui si accorse solo Black, che però decise saggiamente di farsi i cazzi suoi.
Quando quella se ne uscì la squadra lo squadrava con tanto d'occhi, sogghignando, ma Potter non sembrava particolarmente entusiasta.
"Donne." Disse solo, scuotendo il capo e cercando di chiudere l'argomento in fretta.
"La tua ragazza è una bomba." Se ne uscì Paciock, beccandosi in meno di due secondi un pugno in testa da Alice.
"Già, di quelle che ti esplodono in faccia se non chiudi il becco!"
Sirius stava per spararne qualcuna delle sue quando un odore inconfondibile sbarellò i suoi sensi da segugio.
"Hey, e quella lì?"
Neanche il tempo che Alice gli sferrasse un altro cazzotto che l'aveva agguantato per il bavero con un'espressione da manicomio e un ringhio tra i denti.
"Quella lì non si tocca o te la vedrai con me, chiaro?" lo minacciò, mentre quello rideva.
Cristhine McRanney si tenne un po' in disparte, ancora poco abituata a stare a contatto con tanta gente, soprattutto negli spazi chiusi.
"Hey." Sorrise, quando Black le si fece vicino. "Diatribe sullo schema di gioco?"
"Una cosetta del genere..." borbottò lui, grattandosi la nuca, mentre quella faina del suo migliore amico lo squadrava con un sorrisetto. "Come mai sei qui?"
Lei avvampò come un pomodoro, ma ormai era abituato al suo modo di arrossire. Anzi, lo trovata dolce.
"Volevo augurarvi buona fortuna." Balbettò. "Ma forse non dovrei stare qui..."
Black si sciolse in uno dei suoi soliti sorrisi splendidi, sentendo il cuore fare strane capriole. Che strana ragazza...così pulita. Che strano effetto che gli faceva...
"Ma che dici?" esclamò. "Mi sarei offeso del contrario!"
"Devo dedurne che ti fa piacere?" saltò su quella, con gli occhi brillanti. "Vorrà dire che verrò più spesso, allora! Il Quidditch sembra divertente!"
"Il Quidditch è divertente, tesoro." Sorrise Potter, appoggiandosi al suo compare. "Ma occhio a non farti beccare a tifare per noi, quando stracceremo Corvonero."
Lei ridacchiò, mentre James fece uno strano saltello sul posto e fissò male Sirius...a volte quei due facevano cose proprio bizzarre.
"Ma tu guarda..." se la ghignò Frank, osservando la scenetta. "La bella di Corvonero che sta rapendo il cuore di quell'infingardo...guardalo come scodinzola! Oh, se gliela farò pesare..."
Arthur gli tappò la bocca con la mano, severo.
"Lasciali stare, tu!" esclamò. "Che quando Alice sbatte le ciglia sugli occhioni sei pure peggio!"
"Oh, puoi dirlo forte..." ghignò lei. "Anche se fa più effetto una bella minigonna con questo qui..."
"Amore, con una minigonna delle tue cederebbe anche un santo..."
"Ma quindi è lei quella che si è trovata la stanza piena di fiori?" s'informò Giuly Spinnet, mettendosi la crema sulla pelle nera come ebano. "Non l'avrei mai detto che fosse il tipo di Black."
"Oh, tacete tutti! Sono cosi romantici!" sorrise Geky. "Com'è fortunata lei!"
"AHIA! PACIOCK MI HAI MORSO!" gridò Arthur, massaggiandosi la mano.
"SHHHH!"
"La piantate?! Ci sentono così!"
"Veramente vi ho già sentito!" sbuffò Sirius, avvicinandosi in quattro lunghe falcate. "Razza di iene."
"Ops!"
"Hey! Ma come fai?! Sul serio, a volte sembri un segugio Sirius!" esclamò ammirato Arthur,  e di certo non sapeva  quanto ci fosse andato vicino.
James e Sirius si scambiarono una occhiata e sorrisero...prima che il fischio di Madama Bumb li riportasse alla realtà.


M.A.R.A.U.D.E.R.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora