Otto anni fa.
Casa Bastable era da sempre abbandonata, da quel che ne sapevano i concittadini di Bletchingley, un piccolo e lussuoso villaggio nel distretto di Tandridge, nel Surrey, a sud di Londra.
Ritta e contorta sulla Lewisham Road, un tempo probabilmente maniero lussuoso, ora assomigliava a una vera e propria casa infestata di incubi e fantasmi, tant'è che nessuno della Contea si era mai preso la briga di darci più di qualche occhiata sdegnosa. Non che di lì passassero così tante persone. La tenuta sorgeva alla fine di un parco, dominante il picco di una collinetta vasta e incolta.
Mai nessuno era venuto a rivendicare l'affitto dopo l'incendio che, molti anni prima, aveva spazzato via più di una famiglia del paese. Quell'area non era mai stata bonificata e si era semplicemente lasciato che la natura si mangiasse via quasi tutto, rendendo di fatto impossibile costruirci alcunché a meno di non spendere svariati milioni di sterline.
Solo Casa Bastable era sopravvissuta alle fiamme, la pietra resistente dei mattoni soltanto annerita e leggermente consumata dal tempo e dall'incuria.
Le finestre, inchiodate svogliatamente, da tempo non avevano più il privilegio di vetri lucenti ed eleganti tendaggi: tutto ciò che rimaneva di quell'epoca passata, fatta di balli sfarzosi e ricevimenti alto borghesi, erano pochi e pungenti cocci di vetro e logore stoffe simili a cenci.
Gargoyle ghignanti primeggiavano sulle due colonne che reggevano il grande cancello in ferro battuto, chiuso con un mostruoso lucchetto di ottone e catenacci ricoperti di edera selvaggia.
Un accortezza del tutto inutile: a est, la cinta muraria che circondava la dimora era franata in più punti, creando varchi accessibili a tutti.
E se gli adulti disdegnavano quel posto, lo stesso non si poteva certo dire per i bambini della zona.
Le leggende, si sa, sono fatte per essere arricchite e ricoperte di fronzoli: così, quello che prima era un semplice tamburellare di picchio divenne in breve il suono di colpi battuti con una mazza chiodata e il soffio della brezza tra le canne della palude diventarono catene di feroci fantasmi, che strisciavano nel buio con aria sadica e crudele.
In altre parole: un posto meraviglioso per i marmocchi più scapestrati.
Tra cui, naturalmente, c'era Sirius Black.
Proprio quello stesso Sirius che, al fianco di Regulus e di una bambina con l'apparecchio ai denti, ghignava come ammaliato da tutta quella decadenza.
Jeans larghi e di ottima fattura e una felpa grande il doppio di lui a cui il suo tremante fratellino stava aggrappato con una smorfia.
"D-dobbiamo proprio andare?" pigolò il minore dei Black, per nulla convinto.
"Che idea cretina." soffiò invece l'altra.
Divertito, Sirius posò gli occhi sulla mocciosa al suo fianco.
Aveva un viso sporco con occhi blu elettrico, sfrontati e arroganti, corti capelli castani scarmigliati e, ai lati delle gote, due treccine castane più lunghe che col tempo sarebbero diventate il suo marchio di fabbrica. Le portava così da quando una bambina del gruppetto di Bellatrix le aveva tirato i capelli così forte da farle pizzicare gli occhi. Non ricordava i motivi del litigio, ma da quel momento la ragazzina aveva indossato piccole perline nelle treccie che facevano prendere una potente scossa a chiunque osasse toccarle di nuovo il cuoio capelluto con intenzioni malevole.
"Michelle, se hai paura puoi anche ritirarti... " ghignò ammaliante, vedendola ribollire e lanciargli un'occhiataccia.
Michelle Wassal si stizzì ancora di più, fulminandolo con gli occhi.
"Paura?!" soffiò, acidamente. "Oh, te lo scordi Black! Io non ho AFFATTO paura. Mi scoccia solo essere trascinata per l'ennesima volta nelle vostre idiozie."
"Veramente è stata una cosa vostra..." bofonchiò Regulus.
"Bah, chiudi il becco tu! E smettila di tremare, a voi Purosangue non succede mai nulla di male, purtroppo!" berciò acidamente la figlia dei loro domestici, facendo alzare gli occhi al cielo al fratello maggiore.
"Andrai avanti ancora molto a rompere con la storia dei Purosangue?"
"Finché avrò fiato in corpo." sorrise acidamente quella, sorpassandolo con una spallata. "Black, che Merlino vi abbia in malora! Ho accettato questa stupida sfida solo per tirarti via dalla faccia quel ghigno scemo, ma sappi che me li ripaghi se mi si rovinano ancora i pantaloni per colpa tua!"
"Massì, massì..." ridacchiò quello, guardandola con occhi che brillavano.
Regulus sorrise nel vederlo.
Le loro avventure avevano avuto inizio a causa del freddo e della pioggia. Faceva così freddo e pioveva così tanto quell'estate che lui, Michelle e Sirius non avevano potuto far altro che chiudersi in casa e dedicarsi a quelle che erano a tutti gli effetti esplorazioni tra le pareti domestiche.
A quanto pare, infatti, Michelle aveva allegramente mandato a fanculo il padroncino di casa la prima volta che si erano scontrati e da quel momento - ovviamente - suo fratello non aveva fatto altro che tampinarla e tampinarla per giorni.
Il fatto era che la ragazzina non aveva considerato quanto Sirius adorasse chi non gli leccava i piedi e nel maniero dei Black non erano in molti. E non c'erano nemmeno così tanti bambini con cui interagire, se non si consideravano le loro cugine e tutto l'entourage di marmocchietti viziati che si portavano appresso. Per cui, se l'obbiettivo della bambina era allontanarlo e umiliarlo, con quella sfuriata e quegli insulti nemmeno troppo velati aveva ottenuto esattamente l'effetto opposto.
E continuava ad ottenerlo.
Ad un certo punto, comunque, quella scapestrata aveva iniziato a trarre vantaggio dall'avere Sirius a fianco durante le sue scappatelle notturne a caccia di furtarelli, visto che grazie alla barriera magica che lo proteggeva nessuno degli Infausti osava avvicinarsi a loro e lei poteva sgraffignare cose in tutta tranquillità e andarle a rivenderle. Cosa che a Sirius non importava minimamente. A lui bastava divertirsi.
Furto dopo furto, spedizione dopo spedizione, avevano entrambi iniziato a provarci gusto, anche perché il loro maniero era immenso e pieno di segreti interessanti, ed erano partite le sfide a chi scopriva la cosa più entusiasmante. E avevano coinvolto anche Regulus.
Qualche tempo prima Michelle aveva scoperto che, aprendo una porticina che stava nel locale dei bauli, si arrivava al serbatoio dell'acqua e ad un vano retrostante e buio, raggiungibile con una breve arrampicata. Quella zona era una specie di lungo cunicolo delimitato da una parete di mattoni e dal tetto, che non era pavimentato, e bisognava camminare sulle travi facendo attenzione a non mettere i piedi sullo strato di intonaco per non cadere di sotto. Nulla di più fico.
E così quello era diventato il loro covo segreto, fino a quando Sirius non fece invece una scoperta ancora più sorprendente: dietro una trave, infatti, c'era un piccolo buco nero e sporco in cui ci si poteva calare e finire chissà dove.
Lui e Michelle litigarono talmente tanto su chi doveva calarsi per primo che finirono per spintonarsi e a caderci dentro insieme, seguiti dalle urla di Regulus. Fu una vera benedizione che il ragazzino si fosse portato dietro Spennato, che li aveva seguiti lungo quel cunicolo stretto e buio per tutta la caduta fino a che il sole non li aveva accecati e, non si sapeva bene come, si erano ritrovati a cadere da un'altezza vertiginosa verso un grande giardino pieno di rovi.
L'uccello blu - ormai più grande di una cicogna e bello da togliere il fiato - aveva allora spalancato le ali e li aveva afferrati con le possenti zampe facendoli atterrare dolcemente e in tutta sicurezza.
E si erano ritrovati nel fighissimo giardino della fighissima Casa-Stregata-Bastable.
Ed era partita la prova di coraggio.
"Wassal, tu sei l'unica mocciosa di queste zone che è così scontrosa!"
"Solo perché non ti faccio vedere le mutandine, Black!"
"Aah, sta zitta ed entriamo!"
"No, sta zitto tu!"
Regulus ridacchiò.
Incredibile come una bambina così piccola sapesse già tenere a bada un maschio alto già il doppio di lei.
Mascolina e senza peli sulla lingua, era capace di ridurre in lacrime il bullo più cattivo solo con la forza della sua parlantina tagliente e non aveva di certo paura di fare a botte.
E poi, non avevano mai conosciuto nessuno che fosse razzista nei confronti dei Purosangue. Di solito era il contrario. Questo la rendeva divertente.
Sirius aveva ritrovato una strana luce negli occhi da quando era comparsa lei.
E siccome Regulus era da sempre stato un ottimo osservatore, si era accorto da diverso tempo che anche negli occhi della bambina era cambiato qualcosa. Forse non propriamente affetto vero e proprio ma... abbastanza imbarazzante per lei da farlo saltare per aria con la sola forza del pensiero quando lui, distrattamente, aveva allungato la mano per afferrare la sua ed entrare.
"Ma che cavolo fai?!" aveva sbottato Sirius, finito a gambe all'aria.
"Pensi che non sappia camminare da sola, scemo di un Purosangue?! Risparmiati queste stronzate da nobili babbei!" aveva replicato quella, superandolo inferocita.
"Sei impossibile!"
"Ma davvero vogliamo entrare la dentro?"
"Tu se vuoi puoi rimanere di guardia con Spennato. Non si sa mai..." Sirius si era voltato verso di lui e gli aveva lanciato una lunga occhiata protettiva da fratello maggiore che cercava di nascondere con una smorfia arrogante.
Non funzionò.
"Ohh, che carino, il fratellone si preoccupa!" ridacchiò Michelle, prendendolo in giro, prima di voltarsi verso Reg e boffonchiare di colpo in imbarazzo. "... però sì, ecco, se vuoi rimanere fuori... cioè, per me non c'è nulla di cui vergognarsi..."
"Non mi vergogno affatto!" cinguettò amabile Reg. "Divertitevi!"
Quando entrarono, spintonandosi a vicenda, la porta cigolò sui cardini prima di assestarsi mezza storta dal proprio asse, come un ubriaco che si appoggiava al muro.
L'interno era pieno di ragnatele, specchi rotti, graffiti sulle pareti fatti dai ragazzi più grandi che andavano lì a fumare.
Le cose erano rovesciate, le sedie spaccate e i tavoli senza una gamba abbandonati contro i muri, rigorosamente scrostati.
Però c'erano anche cose affascinanti.
Michelle si avvicinò lentamente ad un vecchio comodino di mogano, sul quale stavano alcune fotografie dalle cornici d'argento, piene di sottile polvere grigia.
Il viso di una donna di bell'aspetto le sorrise dietro una fotografia, gentile e con occhi saggi.
"Doveva essere la padrona di casa..." Mormorò, intristendosi un pochino alla vista di quel ricordo perduto nell'incuria del posto. "Che bella signora..."
Sirius sorrise nel vederla così assorta.
Ghignando, si avvicinò con passo felpato e proprio quando fu vicinissimo a lei le soffiò leggermente sul collo.
"Fuuu..."
La ragazzina cacciò un urlo terribile, facendo un salto di mezzo metro.
Sirius si rotolò dalle risate.
"Ahahah Wassal, sei uno spasso!"
"BLACK TI ODIO!" ruggì lei furiosa. "Non farlo mai più!"
Il ragazzo la fissò, inclinando la testa con un sorrisetto di sfida.
"Scusa..." disse. "...ma non credo che accetterò ordini da te, Wassal. Io in genere non accetto ordini nemmeno da mia madre, non so se mi spiego..."
Ok, questo era troppo.
"Black io ti uccido!"
Gli saltò addosso, con occhi omicidi, cogliendo il bellimbusto di sorpresa.
"Hey!"
Sirius fece appena in tempo ad agguantarle i sottili polsi che perse l'equilibrio, e cadde come un sacco di patate trascinandosela dietro.
Ruzzolarono fino ad una rampa di scale, dove sbatterono piuttosto pesantemente, arrestando la caduta.
"Ooohh...gira tutto..." mormorò Michelle, con una mano sulla fronte e i lacrimoni agli occhi.
Sirius, sotto di lei, si diede uno schiaffetto per riprendersi.
"Wassal è tutta colpa tua..." borbottò, puntellandosi sui gomiti.
La ragazzina fece per ribattere scocciata, quando si accorse con orrore che era sopra di lui, in una posizione facilmente fraintendibile, di quelle che aveva visto fare ai ragazzi grandi quando facevano cose disgustose come innamorarsi.
"Ah..."
Sirius alzò lo sguardo su di lei e ghignò come uno scemo.
"A-hemm...scusa Michelle, ma sai com'è...so che sono comodo e che ti piaccio da morire, ma mi stai togliendo il respiro standomi così addosso!"
Notò con piacere le sue guance tingersi di rosso.
L'aveva zittita, a quella oca.
Aveva vinto lui!
"Sirius."
"Sì?"
"Ti dispiacerebbe togliere da lì quella mano?"
"Quale mano?"
"Quella mano." replicò lei a denti stretti, ed ecco che, improvvisamente, il piccolo Black si rese conto di dove fosse finita.
Ecco perché era arrossita. Ecco perché lo guardava come se fosse sull'orlo di fare una strage.
Non che l'avesse fatto apposta, chiaro. E poi, non è che ci fosse nulla da toccare.
Però, non si sa come, il fatto di averle bellamente sbattuto un palmo sul seno lo fece annaspare in pieno panico.
Merda.
Era la prima volta che toccava le tette - seppur quasi invisibili - a una ragazza.
Era... era perfetto.
"S-i-r-i-u-s." sibilò tra i denti quella, sollevando una mano a pugno.
"NO, no, scusa!" si affrettò a dire Black, scrollandosela di dosso.
"AHIA!" Protestò quella, ma improvvisamente si paralizzò sul posto.
"Beh, che c'è? Guarda che non mi è piaciuto!" balbettò Sirius, e continuò a balbettare fino a quando lei non gli tappò la bocca con la mano.
"Shht! Non lo senti?"
In effetti, aguzzando le orecchie, in lontananza si sentiva come un guaito.
"E' solo un cane che piange. Piccolo anche." sbuffò, alzando gli occhi al cielo. "Fifona."
"Qui dentro?" lei inarcò un sopracciglio.
"Non mi dirai che hai paura che un cagnolino fantasma...!"
"No, imbecille! Potrebbe essersi fatto male." Lei alzò gli occhi al cielo e lo aiutò a rialzarsi. "Dai, andiamo a vedere."
"Vuoi aiutare il cane?"
Ma era scemo?! Michelle si stizzì. La fissava imbambolato come un fesso da quando si era tirato su! Aveva colpito la testa o cosa?!
"Mi pare ovvio!"
"Ci metteremo una vita. Potrebbe essere ovunque." Sirius la seguì, sbuffando. "L'eco dei suoni rimbomba in modo strano qui dentro, l'hai notato?"
"Già che ci siamo, come mai i tuoi hanno in casa loro un passaggio segreto verso questo posto?" si incuriosì Michelle, accendendo il lumino che si erano portati da casa man mano che si addentravano per i corridoi labirintici.
Sirius alzò le spalle.
"Discarica dei loro Infausti? Ogni tanto fanno pulizia e li smollano in posti abbandonati come questi, quando diventano troppi. Oppure come via di fuga segreta in caso di attacco. Ne hanno parecchie."
"Ne avete di nemici, eh?" lei sorrise sarcastica ma notò che il ragazzino si era irrigidito.
"Io non c'entro con ciò che fanno i miei genitori." replicò asciutto, raddrizzando le spalle.
Qualcosa doveva averlo offeso, ma non riusciva a capire bene cosa.
"Lo so bene, cosa credi?"
"Allora perché..." bofonchiò lui gonfiando le guance. "Insomma... mi chiami Purosangue e tutto il resto..."
"E tu perché non fai altro che seguirmi se non ti piace ciò che ti dico?" ribatté Michelle.
Lui fece di nuovo spallucce.
"Sei una delle poche a dirmi veramente ciò che pensa."
Era sincero. La bambina non voleva sorridere - proprio no - ma si ritrovò a farlo.
"E tu uno dei pochi Purosangue a non farmi proprio del tutto schifo."
Il massimo che poteva concedergli in tema di coccole, ma sembrò bastare perché lui apparve più sereno.
Michelle aveva notato più volte dei lividi sul corpo del bambino. Sapientemente collocati in punti non visibili a occhi indiscreti. Certe volte c'erano anche cose più brutte. Una volta, quella che sembrava una bruciatura di sigaretta.
'Non mi hanno fatto niente' aveva ribattuto il bambino quando si era accorto del suo sguardo. Sfrontato. Coraggioso.
Forse non aveva... - d'accordo, non aveva affatto - la vita viziata, perfetta e lussuosa che Michelle immaginava. Era stato da quel momento che l'aveva visto con occhi diversi.
Era persa a fissarlo quando qualcuno, dietro una stanza, scoppiò in una risata.
Sentirono drizzarsi i peli sulla nuca. Le sembrò addirittura di percepire il sangue che invertiva il corso nelle vene.
C'era qualcuno lì dentro.
Un lungo guaito disperato fu ciò che impedì ai loro piedi di voltare i tacchi e fuggire.
Quello che vide la ragazzina quando si sporse un po' di più bastò a farle serrare i denti dalla rabbia.
La cattiveria nasce da piccole cose.
La cattiveria si nota, da piccole cose.
Il cagnolino era un cucciolo. Era così piccolo che poteva stare nel palmo delle loro mani.
Aveva il pelo chiaro, lungo e spumoso, da volpino e zampe corte che, istericamente, cercavano un appiglio qualsiasi mentre veniva fatto volteggiare a mezz'aria.
C'erano due bambini, bacchette alla mano sicuramente rubate ai genitori, che si divertivano a farlo salire su, su fino a quasi al soffitto e poi a farlo precipitare giù. Quando quasi toccava il pavimento, arrestavano la caduta e ricominciavano da capo, ridendo.
Uno aveva sporchi capelli biondi che ricadevano sulla fronte in riccioli; basso e panciuto. L'altro era poco più grande, con due occhi acquosi e una zazzera di capelli castano chiaro che cadeva disordinata a metà collo.
Sirius riconobbe il secondo stantaneamente. Quando quel bambino era venuto a casa sua assieme ai genitori per un incontro di qualche tipo, Spennato non si era fatto vedere per tutta la giornata. E Sirius aveva provato un senso di immediata repulsione, perché c'era qualcosa di profondamente sbagliato in quel bambino.
"Vedo che ti piace maltrattare gli animali, McNair." ridacchiò il bambino panciuto, con occhi di ghiaccio. "Una bella capriola, ora!"
Alfred Mcnair sorrise perfido. Fissava il cucciolo con una curiosità morbosa.
"Chissà che suono farebbe il suo collo se lo lasciassi cadere." mormorò grattandosi il mento.
"Ma così finisce il divertimento!"
"Possiamo sempre continuare a scolarci una di quelle." e l'altro indicò alcune lattine di birra di cui un paio erano già accartocciate. "Bella la bacchetta di tuo padre, comunque. Mi piacerebbe sperimentarla su qualche ragazzino babbano."
"Se la uso per questo, mio padre mi uccide." Sbottò subito il biondino. "Ha detto di starci attento. E ha detto che verrà il tempo per tutto...non so cosa significhi, ma mi piace, in un certo qual modo!"
"Mio padre si limita a picchiarmi, invece." Mormorò Alfred, con occhi...come persi nel vuoto. "Ma immagino che la pensi come il tuo. Andrebbero tutti soppress...AHIA!"
Qualcuno gli aveva appena tirato un pesante tomo impolverato in testa. L'impatto fu così duro che perse di mano la bacchetta, e il cagnolino cadde con un lungo guaito...fino a che un bambino non si lanciò fra di loro, prendendolo fra le braccia appena in tempo.
"Chi siete?!" Li aggredì subito Alfred, facendo balenare la bacchetta magica. "Black?! Che diavolo ci fai qui?!"
"Ti faccio un occhio nero, brutto stronzo." ringhiò quello, piazzando un piede avanti. "Che cosa cavolo stavi facendo a quel cane, eh?"
"Nulla che ti riguardi." sbottò l'altro, arrossendo di rabbia. Si voltò verso l'altro, che aveva il piccolino tremante stretto al petto, e allungò la mano. "Ridammelo."
"Nemmeno sotto tortura." ringhiò, ma aveva la voce decisamente troppo acuta per essere un bambino. McNair sgranò gli occhi.
"Una bambina?!"
"Sì, e allora?!" replicò sfrontata Michelle.
"Non mi sembri una di noi." frecciò lui, buttando un occhio ai suoi vestiti rattoppati e ai capelli corti che gliel'avevano fatta scambiare per un maschio. "Non mi dirai che sei una Mezzosangue."
Dal silenzio che seguì capì di aver colto nel segno e spalancò la bocca, disgustato.
"Un Black... assieme a una della servitù! Una babbana!"
"Io sono un'aspirante strega, razza di schifoso!" gridò Michelle furiosa.
"Solo di carattere!" Frecciò l'amico di McNair, con una smorfia. "I Purosangue sono i veri maghi! Gli unici davvero degni di usare una bacchetta!"
"Per fare cosa, torturare cagnolini?" frecciò Sirius, sarcastico. "Perché non te la prendi con uno più grande di dieci centimetri, eh McNair? Schifoso vigliacco."
Il bambino sollevò la bacchetta, mostrando i denti.
"Ora te la faccio vedere!" ringhiò. E disse la prima parola che gli venne in mente. L'aveva letta nei vecchi libri di incantesimi oscuri di suo padre. "Ardemonio!"
La bacchetta esplose. Una lingua di fiamme guizzò fra di loro, arrivando fino al soffitto, mentre McNair perdeva la presa sulla bacchetta e veniva sbalzato all'indietro.
Con gli occhi sgranati dalla paura, rimase a guardare il suo incantesimo impazzito levarsi alto fino alle travi di legno, che stavolta iniziarono a cedere con uno stridio.
"McNair, idiota!" ruggì Black, afferrando Michelle e tirandola indietro. "Hai fatto un incantesimo troppo forte per le tue capacità e ora è fuori controllo!"
Lui non rispose, deglutendosi anche il pomo d'adamo. Poi si alzò, afferrando il suo amico per un gomito.
"Andiamocene!" ululò, sfondando un vetro e calandosi dall'unica finestra presente nella stanza.
"FERMO! Riaggiusta questo inferno!" strillò Michelle, ma il bambino era già fuori portata.
La bimba sgranò gli occhi mentre il fuoco diventava una colonna calda e vibrante pronta a ghermirli.
"Via di qui!" strillò Sirius, afferrandole la mano, ma la sua voce iniziò a essere soffocata da un ruggito crescente, simile a quello di un falò collegato ad un amplificatore.
Non potevano scappare da nessuna parte. Il fuoco era come un demone vivo e quando si girarono in direzione della porta, si ritrovarono contro un muro bianco-aranciato di fiamme mortali che erano discese dal tetto verso tutte le pareti come la cupola scintillante di una fontana.
Era simile ad una tenda sussurrante, crepitante, interrotta solo dalle ombre degli orologi e dei quadri catturati ed inceneriti nella sua cascata, ed era tutto intorno a loro come un orrendo cerchio infernale che, lentamente, prese a stringersi.
Sirius rimase impietrito dov'era, stringendole ancora il braccio. Il sudore iniziò a inzuppare le loro magliette, le loro schiene, quando la temperatura salì di parecchi gradi nel giro di pochi secondi.
Il cucciolo, ancora stretto tra le sue braccia, emise un lungo guaito.
Michelle si riscosse sentendolo agitarsi contro di lei. Erano in trappola? No, no! Doveva pensare!
Si guardò attorno, frenetica, e passò il cagnolino a Sirius che lo prese con un braccio senza neanche accorgersene, l'altro ancora saldamente ancorato al suo.
Sirius aveva il respiro corto ed affrettato, accanto a lei. Non l'aveva mai visto spaventato nemmeno una volta, ma ora erano lì, avvolti dalle fiamme, e nemmeno la sua protezione magica avrebbe potuto proteggerli, visto che si attivava solo contro i mostri di casa Black. Lì non erano a casa Black e quelli non erano mostri.
Lì erano spacciati... No!
Michelle si strizzò gli occhi con una nocca, cercando di ritrovare la lucidità. La bacchetta!
McNair aveva lasciato lì la bacchetta! Non ne aveva mai usata una, ma doveva provarci!
Sirius rimase a guardare senza espressione il muro di fiamme che si avvicinava mentre lei girava di scatto la testa da una parte all'altra nel tentativo di trovarla in mezzo a quell'inferno.
Qual era l'incantesimo che le aveva insegnato sua madre? Quello che si poteva fare anche senza bacchetta... quello che schiariva la mente e le permetteva di ritrovare le cose... certo, era un incantesimo per i poppanti per quando volevano ritrovare il loro orsacchiotto o il succhiotto, ma forse poteva funzionare lo stesso!
Doveva solo allungare un dito e concentrarsi sull'oggetto desiderato, e recitare la filastrocca... com'è che faceva?
Le fiamme urlavano tutto attorno. Sempre più vicine. Sentiva bruciare le palpebre, scottate dalla vicinanza.
Michelle chiuse gli occhi e cercò di concentrarsi, raddrizzandosi, ma subito dopo dovette spingere via Sirius. Cercava di prenderle la mano, e in quel momento la mano le serviva con una certa urgenza.
"Cosa fai?!" sbottò, cercando di liberarsi. Insisteva come un cretino in quella manovra.
Non aveva la minima idea, inizialmente, di quello che stava cercando di fare Sirius in quelli che riteneva i suoi ultimi istanti prima del loro decesso. Non faceva altro che trattenerla e cercare di prenderle la mano e... oh.
La risposta colpì Michelle in modo così evidente che si sentì un'idiota totale.
Allora si voltò di scatto verso di lui.
"Tu vuoi baciarmi! Come fanno gli adulti!" ruggì inferocita e incredula, e lui si voltò, i lineamenti contratti dalla determinazione, le prese il viso e premette le labbra contro le sue.
Michelle gli diede una ginocchiata con tutta la forza che la situazione richiedeva, dal momento che le serviva anche la voce, oltre che la mano, per richiamare quella dannata bacchetta, ma quando finalmente ricordò la formula della filastrocca per bambini per richiamare il ciuccio, qualcosa si schiantò dentro la sala con un canto così melodioso da far venire le lacrime agli occhi.
Spennato agitò le ali color cobalto, il lungo collo da cigno ritto contro le fiamme, e continuando a cantare si scontrò contro quel muro di fuoco fino a quando quello non si spense del tutto.
"Ragazzi! Sirius! State bene?!" strillava Regulus dal giardino, in pieno panico.
Michelle cadde sulle ginocchia. Il cagnolino passò da Sirius, ancora dolorante a terra, alle sue gambe e scodinzolò contro di lei.
"Non provare mai più a baciarmi." disse lapidaria a Sirius, accarezzandolo. "E' disgustoso."
"Che razza di arpia!" gemette Sirius, sollevandosi in piedi. "Pensavo di morire!"
"E allora?!"
"Volevo provare l'esperienza prima di schiattare, accidenti a te!"
"E io che pensavo mi volessi bene!" Michelle fece una faccia teatralmente drammatica ma Black rimase in silenzio.
"Certo che ti voglio bene." borbottò tra i denti, senza osare guardarla in faccia.
Michelle si sentì le guance in fiamme. Il volpino continuò ad abbaiare allegro.
"Dovresti tenerlo. Gli piaci." Sirius cambiò discorso, smorzando l'assoluto imbarazzo che si era appena creato fra di loro.
"Non ci penso proprio! Ho già il mio daffare!"
"Beh, IO ho già Spennato a cui pensare."
"Spennato è di Regulus ed è lui a pensare a te, da quanto ho visto. Da quando sa fare le magie, quel uccello?"
"Non saprei. In effetti non so nemmeno di che razza sia. E in ogni caso, io non posso tenerlo. Lo sai bene. E non ha la mamma, è evidente."
"Oh, accidenti a te!" sbottò Michelle. "E come dovrei chiamarlo, sentiamo?"
"Che ne dici di Freddie? Ha la faccia da Freddie. Vedi? Ha una macchia che sembrano dei baffi. Come Freddie Mercury."
"E chi cavolo è Freddie Mercury?"
"Sei la peggior babbana di sempre." scandì quello con un ghigno, beccandosi un dito medio in faccia. "Forza, o a Reg viene un infarto."
"Sirius..."
"Sì?"
"Anche io... ti voglio bene." Michelle non lo guardò in faccia e lo superò con una spallata. "E Freddie è un nome schifoso per un cane."
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M.A.R.A.U.D.E.R.S.
FanfictionNell'oscurità di una guerra incombente, le sfrenate e spensierate esistenze dei Malandrini si sfilacciano negli intrighi di una Hogwarts sempre più ricca di pericoli ed insidie. In un labirinto di incertezze, nell'ultimo anno l'amore sembra essere l...
