37. La regola del topo

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Non è vero quel proverbio che afferma: "Per ogni gatto che ride c'è almeno un topo che prega". Non al cinema almeno, sennò non si spiegherebbero i tanti topi, topini e ratti che da anni, e sempre con maggiore frequenza, popolano ottimisticamente il grande e il piccolo schermo. Nessun topo è stato mai mangiato, anzi il più delle volte è il gatto o il cacciatore di turno a finire male. -




Peter Minus si fermò di botto. La corsa a perdifiato e i cinque bigné mangiati a colazione presentarono il conto dopo appena venti minuti.
Si piazzò una mano sul fianco, sbuffando fuori aria con il viso paonazzo.
Inutile.
Dovunque corresse, quella voce continuava a seguirlo. E come sarebbe stato altrimenti? Pensava con un brivido, guardandosi attorno.
Cinque paia di occhi identici ai suoi ricambiarono il suo sguardo. Cinque Peter Minus. Cinque specchi.
Nient'altro che specchi da venti minuti...
"Non riesco a immaginare un inferno più perfetto che restare intrappolato dentro le proprie paure." disse la voce, sardonica. "Non ti sei ancora stancato di cercare di uscire dal mio labirinto?"
"P-perchè mi hai isolato?" rispose Minus, sentendosi le gambe di gelatina.
"Vi isolerò tutti, Minus." rispose la voce. Era quella di una donna. Aveva un timbro quasi infantile, di chi è abituato ai capricci, ai giochi maligni. Un vago accento francese... "Ho scelto te per primo perché...beh, guardati!"
La voce rise, mentre i cinque specchi scintillarono, mostrando un primo piano della sua faccia pallida e sudata. Da quanti anni vedeva quella faccia? Quella paura così indegna per un Grifondoro, quel senso di insicurezza perenne, la faccia di uno abituato a stare nell'ombra, aspettando di diventare un bersaglio. Perché le cose erano degenerate a quel punto? Pensò Peter, con un senso di angoscia. Fino all'anno prima era tutto così normale! Nessun mostro dietro l'angolo, niente di orribile...e zero paura. Non che fosse stato un cuor di leone negli anni passati, ma l'unica cosa da cui doveva difendersi erano i bulli. Ma ora quella dannata paura lo perseguitava sempre ed essere appeso per le mutande alla torre di Astronomia sembrava quasi una bazzecola a confronto!
Aveva paura quando sentiva James turbato, quando il branco si metteva all'erta...e ultimamente, lo erano sempre. Come tante prede in attesa del cacciatore.
"Povero, povero piccolo Minus." ridacchiò la voce. "Ti ho inquadrato subito, sai? Sento la tua debolezza come se fosse un lezzo fastidioso che intasa i corridoi. Un cucciolo tremolante, la vergogna di Grifondoro! Sì, iniziare così sarà spassoso!"
"Sta zitta!" urlò Codaliscia, serrando i pugni.
"Quelli come te non durano mai." continuò a canzonarlo la voce. "Sei all'ombra di Potter come un piccolo parassita, ma che cosa farai quando vedrai la sua testolina cadere? Dove andrai a nasconderti questa volta? A chi chiederai protezione?"
James lo aveva sempre difeso. Ma ora...ora forse c'era qualcosa da cui nemmeno lui poteva proteggersi. James era in grado di sconfiggere i mostri?
"Sei patetico! Cerchi ancora chi può salvarti ma ti svelo un segreto...io vi isolerò uno ad uno, come tanti topini in trappola!"

James...

"E quando sarete tutti soli soletti nel mio labirinto..." la voce divenne sordida, golosa.

James dove sei?

"...arriverà il serpente a mangiarvi in un sol boccone!"




Un'ora prima.


"Ma porca di quella putt...!"
"Frank, non mi sembra questo il momento..."
"Oh, non ti sembra il momento Weasley?!" Paciock tirò un calcio alla parete di vetro davanti a lui, con l'esito di urlare e saltellare sul posto afferrandosi il piede. "E quando sarebbe il momento, di grazia?!"
"Ma che ne so, era per dire!" si difese il rossino, inginocchiato ad analizzare ciò che aveva davanti con una chiave inglese in bocca. "Non dobbiamo perdere la calma..."
"Ti ricordo che siamo senza poteri e in calzoncini a meno dieci gradi!" sbraitò Alice battendo i denti, prima di inciampare in una pietra e iniziare a prenderla a pedate. "Ma muori male anche tu, stronzo di un sasso!"
"Siete fatti l'uno per l'altro voi due, sapete?" ironizzò James,
incrociando le braccia al petto. "Arthur, puoi spiegarmi che ci fai con quella roba in bocca? Vuoi liberarci svitando bulloni?"
"Mi dà concentrazione." rispose quello, calmo da fare schifo, iniziando a battere le nocche sulla parete.
"Si può sapere perché diavolo siamo diventati una decorazione natalizia formato gigante?!" strillò Monique, coi ricci tutti sparati in aria. "Che diavolo è sta roba?!"
Gettarono un'altra occhiata a quella maledetta cupola. Il sole sembrava passare a fatica attraverso quello strano vetro fluorescente, gettando sulla casa e sul pezzo di giardino una strana luce verdastra. Ad occhio e croce, doveva coprire almeno cinque chilometri quadrati. Quattro lunghi nastri neri sembravano correre per tutta la sua superficie fino a congiungersi in cima in un pacchiano e inquietante fiocco. Un paio di piccioni ci si erano già schiantati contro...
I cespugli alla loro destra si mossero improvvisamente mettendo tutti sul chi va la fino a quando non rivelarono Lily e Remus.
"Nessuna falla." confermò i loro sospetti il Prefetto, togliendosi la neve dai capelli. Il freddo stava iniziando a far diventare le loro dita bluastre. "Corre tutto intorno alla casa."
"Hmmm..." mugugnò Arthur, sempre in ginocchio e sempre palpando la superficie di quella cosa.
"Si può sapere che sta facendo il prof?" gemette Molly, strofinandosi le braccia. "Questa roba si vede da chilometri, perchè non viene a salvarci?! E i Babbani che combinano?!"
"E qualcuno mi spiega dove accidenti si è cacciato Black?!"
"Sarà uscito a prendere le sigarette." ironizzò Potter, con un ghigno strano.
"Credo di riuscirci!" disse improvvisamente Arthur, rialzandosi in piedi con l'aria esperta. Non capirono a chi si stesse rivolgendo fino a quando Remus non si alzò sulle ginocchia, sospirando. "Ok, Arthur sai cosa fare. Ramoso, Codaliscia, Lily, con me."
"Ok!" saltò su il rossino con una lucetta negli occhi che non piacque a nessuno. "Fate attenzione là dentro, ragazzi! Monique, puoi portarmi la tua sesta valigia che è nella rimessa degli attrezzi?"
Quella cadde dalle nuvole.
"Eh?"
"La tua sesta valigia, cara."
"Ti devi fare i bigodini? Ma quanta roba ti sei portata dietro, tu?" frecciò Giuly, mentre la francesina guardava da una parte all'altra con aria confusa.
"E che ci fa la mia sesta valigia nella rimessa degli attrezzi?!"
"E' lì dall'inizio della gita, dolcezza." tubò Potter, sfregandosi le mani.
"Cos...che?! E che cavolo ce l'avete messa a fare?! Perchè non mi sono accorta che era sparita?!"
Ora James e Arthur avevano la stessa identica espressione. Un brividino percorse la compagine.
"Ora che ci penso..." fece improvvisamente la compagna, sbarrando gli occhi. "...Non me la ricordo nemmeno, una SESTA valigia! Che storia è questa?!"
"Oh, è semplice." disse James con semplicità. "Ti abbiamo confusa prima della partenza."
"Potter..." soffiò Lily, che di QUELLA parte della storia non era ancora a conoscenza. "...Che cavolo c'è lì dentro?!"
James sorrise.



M.A.R.A.U.D.E.R.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora