-A volte non riesco a capire se tu sia illusa o semplicemente stupida, Lily.
Ma io non ho tempo da perdere. Mi pareva di essere stata abbastanza chiara, no? Ti ho già detto che per me non esisti ma a quanto pare non riesci a cogliere il messaggio. Ho dovuto pulire sterco di gufo per due giorni interi ma, dio, ancora sono qui a supplicarti di lasciarmi in pace. Abbiamo chiuso, ho chiuso con ogni cosa che riguarda te, che riguarda quel mondo orribile nel quale ti sei immersa e che mi ha solo fatto del male, ha sempre e solo complicato le cose.
Sei in una gabbia di...di mostri. E se si sapesse in giro...Se lo sapesse Vernon.
Te l'avevo detto di non andare in quella scuola, te l'avevo detto di dimenticare quello schifo. Forse ai nostri genitori potrà fare impazzire ma io, oh, io lo so cosa sei. Frequentare mostri ti fa diventare un mostro e di certo non sei più mia sorella, perché mia sorella non avrebbe buttato tutta la sua vita al vento per seguire quell'immondezzaio che chiami mondo magico. Non voglio avere a che fare con cose di quel genere.
Vorrei che tu rispettassi la mia decisione, e la smettessi di tormentarmi. Smettila di perdere tempo con la sciocca, banale, Petunia, con la sua sciocca e banale vita. Perché quella vita per me è importante e sono consapevole che in famiglia tutto ciò che è sempre contato sei tu, e che forse ti è difficile capirmi. Ma stai mettendo in pericolo tutto ciò che amo e per l'ennesima volta ti prego di smetterla. Ignoriamoci e basta.
A volte vorrei che tu non fossi nata. Sarebbe stato tutto più semplice.
Ciao, sorellina. Mi dispiace che le cose siano andate così, ma ti assicuro che non l'ho voluto io. E credo non ci sia altro da dire.
Petunia. –
"Come?"
Sirius Black quella mattina era particolarmente di malumore. La lettera che gli era bellamente finita in grembo non era passata inosservata, ed ogni suo passo era stato pedinato da mormorii e sussurri.
Non gli era mai dispiaciuto essere al centro dell'attenzione ma per una maledetta volta ne avrebbe fatto volentieri a meno. Senza contare che si era ritrovato Potter in camera con un umore ancora più nero del solito e senza le burrobirre che gli aveva promesso. Potter che andava a letto alle dieci di sera era un avvenimento ben strano ma lo fu ancora di più quello che gli uscì di bocca il giorno dopo.
Gli passò per un istante tutta l'incazzatura e iniziò a sospettare che c'era veramente qualcosa che non quadrava.
"Avete capito bene. Niente più scherzi a Lily Evans. Voglio lasciarla un po' in pace."
Il bel moretto si era aspettato perlomeno un sospiro di sollievo da Lunastorta ma anche il loro angelo custode pareva rimasto senza parole.
Come tutta risposta, Peter cadde dalla sedia e Black gli puntò la bacchetta alla gola.
"Hey, bastardo d'un Serpeverde, ti ho scoperto."
Ma che carino quel ragazzo.
"Paddy, e dire che dovresti saper riconoscere il mio odore, oramai." Berciò acidamente.
"Cristo, sei proprio tu."
"Posso sapere cosa è successo?" s'intromise Lupin, guardandolo in modo strano. "Non le avrai fatto qualcosa di brutto, spero. Ti spaccherei la faccia, James."
James Potter si sollevò dal letto, dove era rimasto a braccia incrociate...praticamente per tutta la notte.
"No." Sorrise, e fece per filarsela. Lupin, calmo e sereno da fare schifo, gli puntò la bacchetta alle gambe e lo sollevò di peso, copiando in modo molto poco leale la mossa della Evans.
"Ok." James Potter stava per esplodere. Lottando contro i fili invisibili che l'avevano ridotto ad un prosciutto, cercò di contare fino a dieci prima di agire e stranamente questa volta ci riuscì. Remus sorrideva mentre Black e Minus avevano su un broncio che avrebbe fatto invidia a una scolaresca di dieci anni senza caramelle. "Baratto il silenzio sulla faccenda con una gran bella mossa. Una rivalsa contro le serpi."
"Capirai." Sbuffò Black, ma i suoi occhi presero a brillare. "Come se non ci ammazzassimo già tutti i giorni."
"Voi non cambierete davvero mai." Borbottò Remus, lasciando andare Ramoso. "E preferirei sapere che con Lily non hai esagerato."
"Non ho esagerato con la Evans, piantala." Borbottò lui, sentendosi inconsciamente un totale parassita. Forse Lupin pensava ad una molestia di troppo o a un incantesimo riuscito molto male ma...la verità era che nemmeno lui sapeva bene cosa aveva combinato, in principio. L'aveva compreso perfettamente quando, sentendosi ancora più un parassita, aveva sbirciato la lettera della bella Grifondoro e una strizza amara gli aveva avvolto lo stomaco. Non aveva fatto nulla di diverso dal solito eppure...eppure sembrava che fosse cambiato tutto. "E non pensavo ad una rissa, ma a qualcosa di più grande."
"Ora ti riconosco." Trillò Peter, eccitato come al solito. "Spara."
"Con calma, topastro." Potter si lasciò andare ad un ghigno dei soliti anche se dentro qualcosa continuava a dargli una spiacevole sensazione. "Le cose belle vanno gustate con calma e ho proprio l'impressione che i Serpeverde stiano dando un po' troppe grane per essere solo ai primi giorni."
Come no. Remus gli scoccò un'occhiata di traverso.
James aveva saputo della lettera a Black e nessuno poteva toccargli Black. Ci usciva letteralmente pazzo se la famiglia di Sirius provava a contattarlo e si incazzava il doppio se i Serpeverde ci mangiavano sopra, perché sapevano tutti che nonostante l'aria spavalda, qualsiasi accenno alle sue radici sconvolgeva Sirius nel profondo. Per non parlare di...sospirò debolmente. Per non parlare di Lucius, di Piton e di tutta quella brutta faccenda che lo riguardava in prima persona.
Quella rivalsa non era certo per qualche scaramuccia tra case ma una vendetta personale bella e buona.
Quasi erano prevedibili, le loro mosse. Minus e Black eccitati come bambini e il Malandrino per eccellenza se li giostrava come una maestra con i suoi alunni preferiti. Avrebbero passato le successive ore a ghignare e pianificare.
Nessuno poteva toccare il suo branco e se non poteva svolazzare fino a Black's Manor a tirare un po' di calci in culo ai genitori di Felpato, se la sarebbe presa con i pupilli della casa Verdeargento che tra l'altro, vantava diversi esponenti di quella famiglia.
Eppure James era strano e qualcosa doveva essergli capitato ma, come al solito, non sembrava mai voler parlare di ciò che lo turbava.
Si chiese con amarezza quando avrebbe smesso di proteggerli in quel modo e soprattutto, quando avrebbe lasciato che fossero loro a farlo con lui.
Forse quello sarebbe stato anche il giorno in cui avrebbe messo da parte l'orgoglio e affrontato faccia a faccia ciò che provava per una certa Grifondoro.
Lily Evans aveva la faccia affondata nel cuscino e la voglia di urlare. Avrebbe avuto davvero una voglia esagerata di dimenarsi e far sbocciare fuori tutto l'intruglio di sentimenti oscuri che si avvinghiavano dentro la sua testa ed il suo cuore ma l'unica cosa che riusciva a fare era starsene mollemente contro le lenzuola ad attendere di alzarsi nuovamente per proseguire la giornata.
Si sentiva...apatica. Ed infelice, profondamente infelice.
Non le importava dove fosse quella lettera in quel momento. Quando accadevano certe cose sembrava non importarle più nulla.
Ciò nonostante un pensiero strano ed ambiguo aveva stuzzicato la sua testa per tutta la notte e non era il dolore per ferite del passato, bensì...un odore.
James Potter aveva un odore particolare e quando l'aveva afferrata quell'odore le era entrato dentro.
La sensazione dei suoi fianchi premuti contro il bacino sembrava non volerla abbandonare e quell'odore era diventato talmente intenso dentro la sua memoria che le sembrava di non essersi mai staccata da lui.
Era tutto caotico e strano e Lily Evans non amava le cose caotiche e strane.
Lily Evans amava l'ordine, le regole, la tranquillità. E amava sua sorella.
L'amava dal profondo del suo cuore, nonostante tutto.
Nonostante tutto...sorrise debolmente, stringendosi i pugni contro i fianchi. Sua sorella la considerava un mostro. Un essere disgustoso.
Aveva sempre cercato di meritarsi l'affetto di Petunia, fin da quando era nata. Meritare qualcosa che dovrebbe essere dato di propria spontanea volontà.
E cosa aveva ottenuto? Si sentiva sporca ed inadeguata in ogni luogo dove fosse andata. Non era più una babbana e di certo non sarebbe mai stata considerata una strega.
Una mezzosangue. Qualcuno che errava tra due mondi che non la desideravano.
Ma non poteva lasciare Hogwarts, né la magia, come invece aveva abbandonato Londra. Era stato qualcosa di così primordiale, la prima volta che era successo. Qualcosa di così radicato dentro.
C'era qualcosa in lei, laddove nella sorella c'era un vuoto. E quel vuoto era diventato incolmabile. Sempre più profondo.
Lily si domandò se davvero fosse morta Petunia ne sarebbe stata felice.
Erano stati il suo abbandono e la sua incomprensione a spingerla tra le braccia di Severus Piton, e quando anche lui l'aveva lasciata andare qualcosa sembrava essersi spezzato dentro.
Ed era stata tutta colpa di...
Ancora quell'odore. L'odore di Potter dentro il naso, dentro i ricordi.
Si alzò lentamente e si asciugò gli occhi con un gesto stizzito.
C'era qualcosa di piacevole in quell'odore e la cosa la mandava letteralmente in bestia.
"Hai un aspetto di merda." Decretò Monique, salendo improvvisamente le scale. "Va tutto bene, cara?"
La ragazza agguantò la sua borsa a tracolla e infilò la camicia bianca. I capelli le colorarono la seta di un rosso rubino.
"Ho dormito molto male. Ma ora è passato."
Certo che sarebbe passato. Lei era Lily Evans e Lily Evans poteva sopportare ogni cosa.
Ogni...cosa...
Ma quell'odore continuava a bruciarle dentro e sembrava non esserci soluzione.
Scendendo le scale con l'umore sempre più nero, affrettò il passo velocemente per non incrociare nessuno – per non incrociare lui – e
aprendo il quadro della sala comune si ritrovò faccia a faccia con le ultime due persone che mai si sarebbe aspettata di vedere davanti alla Signora in rosa.
"Che cosa ti avevo detto?" Una ragazza alta la fissò con occhi grandi come pozzi neri, tenendo fermamente per il braccio un'altra. "Da questo buco esce soltanto feccia."
La ragazza che tratteneva si liberò con un movimento elegante e si ricompose i capelli pallidi contro un viso ancora più pallido, scoccandole una occhiata gelida e vuota come quella di un cadavere.
Narcissa Black era bella e fredda come un fiocco di neve. Aveva un corpicino delicato e sottile, fasciato in modo perfetto da camicie di preziosa fattura, un viso bianco come il latte e affilato come una spada.
Non era alta, ma al contempo non appariva fragile e nei suoi occhi azzurri c'era l'inverno. Mosse un poco i capelli che, dritti e morbidi, le arrivavano scalati oltre le spalle, e continuò a fissarla in silenzio.
Bellatrix Black le prese la mano, la bella bocca piena e rossa piegata in una smorfia di disprezzo puro.
Al contrario della sorella, portava lunghi e boccolosi capelli neri e una scollatura voluttuosa che faceva girare la testa a non pochi maghi, quale che fosse la casata. Era alta, e incantevole, ma qualcosa in lei trasmetteva disagio, come le spine di una bella rosa.
Nel fondo dei suoi occhi neri si agitava una belva feroce che faceva paura. Quegli occhi fissarono Lily e si strinsero appena.
"La prefetto di Grifondoro con gli occhi rossi di pianto." Narcissa le era vicina e con un dito gelido le aveva sfiorato la guancia. Sussultò a quel contatto, scostandosi da lei istintivamente.
"Giù le mani."
La bella Grifondoro si stampò in faccia il suo solito piglio testardo e la Serpeverde più chiara le sorrise senza un particolare interesse. Quel modo di squadrarla, come se fosse niente più che un animaletto strano, stava iniziando a mandarla su di giri.
Nulla sembrava mai interessare più di tanto Narcissa Black. Al contrario di Bellatrix, che non aveva gradito quel contatto.
"Ma che fai..." sibilò, mettendosi in mezzo tra le due. "Ora ti metti pure a toccarli."
"Toccarli?" scattò la Grifondoro, inalberandosi. "Come osi...!"
Avanzò di un passo e quella sembrò sorpresa. Indignata. Furiosa.
"Come osi tu, a permetterti anche solo di guardarmi negli occhi." Ringhiò, stringendo la bacchetta fra le mani e puntandogliela al collo. "Lo sapevo che venire fino a qui era una perdita di tempo. Almeno da noi quelle come te stanno al loro posto, schifosa mezzosangue."
"Metti giù la bacchetta, Bellatrix." Celiò Narcissa, annoiata, mentre le due quasi si saltavano al collo. "Probabilmente piange perché non ha preso la solita E in Trasfigurazione."
"Ma chi se ne importa del perché frigna!"
"In ogni caso." Mormorò bella bionda, puntando lo sguardo oltre la Grifondoro. "Riconosco che probabilmente è stata una perdita di tempo. Lui non scende."
"Alla buon'ora." Le sibilò la sorella. "Forse la smetterai prima o poi di avere idee così malsane."
"Le mie idee non sono mai malsane. A differenza tua, che vuoi fare rissa con una Prefetto."
La Black scosse i capelli neri e scoppiò in una risata crudele, fissando Lily che, rigida, sostenne lo sguardo.
"Mi sporcherei solo le mani. E poi, ha già le lacrime agli occhi, non ci sarebbe gusto. Un brutto voto, dici? O forse piange perché Potter è stato troppo violento."
Un attimo di vuoto. La Evans le restituì uno sguardo spaesato e la Black sembrò bearsene.
"Non lo sai, Cissa? Stai parlando nientemeno con la principessina di Grifondoro. Nientemeno che con il giocattolino di quel bastardo."
Quello sembrò accendere la curiosità della bionda. I suoi occhi si accesero e la guardò con più attenzione.
"Interessante." Mormorò.
"Io non sono il giocattolino di nessuno!" Lily Evans s'incendiò, stufa di starle a sentire. "E ora lasciatemi passare, razza di arpie. Sono la Prefetto di Grifondoro e se pensate che rimarrò qui a farmi insultare..."
"Una Prefetto aggressiva." Narcissa le si fece vicina. La sposina di Malfoy aveva una voce sempre bassa e vellutata. Bisognava avvicinarsi per capire a volte ciò che diceva. Eppure, nessuno lo faceva mai. Nessuno poteva avvicinarsi a Narcissa Black senza subire le conseguenze. "Lascia che ti chieda di fare una cosa per me. Non importa affatto in quali contesti tu riesca ad avvicinarti a James Potter ma se per caso ci finisci a letto...mordilo."
Le sue parole, il modo in cui le aveva dette, gelavano il sangue. Bellatrix aveva occhi che sapevano di buio e mentre la sorella le voltava le spalle, incamminandosi verso la sua Casata, le scoccò una occhiata golosa e finì ciò che la prima aveva cominciato, prima di andarsene a sua volta con una risata diabolica.
"Mordilo, strazialo fino a strappargli la pelle. Mordilo fino a fargli uscire il sangue. Digli che questo è il morso dei Black. E che il resto non tarderà ad arrivare."
Settembre era particolarmente tiepido quell'anno. Non che in Inghilterra ci fosse mai stato chissà che calura, ma quella volta il vento si era come raffreddato prima del tempo, ed i primi baci di ottobre cominciavano a solleticare le punte dei nasi e delle dita. Nuvole gonfie di pioggia si addensavano sul campo da Quidditch, promettendo raffreddori a chiunque piazzasse il piede fuori dalle stanze.
Sirius Black si strofinò le dita lunghe contro il cappotto, incassando la testa tra le spalle. Il freddo non gli era mai piaciuto. Ricordava...casa.
"Che meteo del cavolo." Sbottò Geky Bell, tirandosi sulle dita i guanti di cuoio. "Qualcuno mi spiega perché Potter smania per trovare subito dei sostituti?"
"E soprattutto, perché ci ha trascinato tutti?" concluse Alice, con una smorfia. "Questo dovrebbe essere il compito del Capitano."
Lei, Geky e Giuly Spinnet erano le tre imbattibili cacciatrici di Grifondoro. Una squadra parecchio al femminile ma se c'era qualcosa che avevano imparato le altre Casate, era che le Grifoncine sapevano sbranare.
Oltre a loro c'era Arthur Weasley, il portiere, e quel tipo era così strambo che era impossibile non volergli bene. Era di dieci anni più grande ma, come malignamente non smettevano di far notare i Serpeverde, la sua famiglia era così povera che prima di potersi iscrivere a scuola e permettersi il materiale aveva dovuto lavorare.
Nonostante probabilmente vivesse più difficoltà di tutti, Weasley aveva sempre un sorriso smagliante, e sembrava che niente potesse rattristarlo. Amava dire che la sua spruzzata di lentiggini confondeva gli avversari quando dovevano segnare. Sirius Black e Franck Paciock invece erano i battitori. Black aveva la vista di un falco e Paciock un bel paio di braccia che avrebbero staccato la testa a un toro.
Oltre ad Arthur, nessuno era felice di starsene la fuori ma quella testa dura di James non aveva voluto sentir ragioni ed ora eccoli tutti lì, in fila sotto vento mentre colui che avrebbero amabilmente strozzato analizzava le mosse di un gruppetto di ragazzini.
Alcuni non erano male, ma dall'espressione di Ramoso dubitava che negli anni avvenire Grifondoro avrebbe fatto particolari successi.
Non importa, tanto non ci sarebbe stato.
Ed eccoli lì, i pensieri, di nuovo. La percezione di un futuro ambiguo, che si infiltrava nella sua testa come stava facendo ottobre con l'estate.
Quello era l'ultimo anno e Sirius Black avrebbe dovuto affrontare grane non da ridere una volta messo il regale piede fuori da Hogwarts.
Sentiva ancora il puzzo della lettera dei Black, quel tanfo freddo di fiori secchi che aveva sempre il potere di rovinargli l'umore.
Strinse le mani sotto le ascelle e il suo viso divenne più cupo ma fu solo questione di un attimo perché dopo venne letteralmente travolto da una ragazza che ridacchiando gli stampò un malizioso quanto sgradito bacio sul collo.
"Siry!" trillò quella che probabilmente era la sua decima conquista da tre giorni a quella parte. "Che muso lungo, non sei felice di vedermi?"
"Guarda che non puoi stare sul campo." Fece notare lui, mentre la brunetta si stampava in faccia il broncio. Avevano fatto sesso qualche giorno prima e ad essere sincero non era stato male.
Lui impazziva per le brune. E lei era veramente prosperosa, peccato non fosse per una voce stridula che spaccava i timpani e che aveva costretto il ragazzo a sbatterle senza tanta eleganza la testa sotto ad un cuscino.
"Hey." James Potter arrivò di gran carriera e dalla faccia capirono subito che le selezioni non stavano andando affatto bene. "Tu sei di Corvonero. Non puoi stare qui."
"Oh, per l'amor del cielo, cosa vuoi che mi importi." Bofonchiò lei, scuotendo i boccoli. "Tenetevi pure i vostri segreti, siamo all'ultimo anno e di certo non tornerò a scuola per spifferare la cosa ai futuri Corvi."
E James non fece in tempo a fiatare che una sfilata di ragazze salì ridacchiando gli spalti e non ci fu verso di cacciarle via. Tra di loro c'era una ragazza orientale che si mangiava Potter con gli occhi e a Black parve di conoscerla, prima di ricordare che il suo amato Malandrino ci aveva fatto i salti mortali l'anno scorso. Lui non se n'era accorto perché era tornato con un diavolo per capello dai futuri giocatori, uno dei quali stava usando la scopa al contrario.
"Ottimo, il fan club." Berciò Alice, acidamente. "Ci mancava solo questa."
"Guarda che c'è anche il tuo." Rimbeccò Black e non fece in tempo a finire che una ricciolina tutta lentiggini si fiondò sulla bella Cacciatrice a ricoprirla di abbracci e gridolini. Alice traballò e Paciock si rabbuiò, alzando gli occhi al cielo.
"Come mai quella faccia?" s'incuriosì Geky, osservandole allontanarsi.
"Quella tizia è strana." Borbottò Franck, irritato. "E' diventata la migliore amica di Alice l'anno scorso e da allora la pedina dovunque. Senza contare che le sto sulle palle. Credo che sia gelosa."
"Siamo tutte un po' gelose delle nostre migliori amiche." Cercò di ammansirlo Giuly. Il suo sorriso era bianchissimo contro la pelle nera e lucida.
"Non in quel modo." Franck ciccò per terra, mentre la sua fidanzata veniva trascinata sugli spalti a chiacchierare. "Quella è morbosa. Non sembra molto sano."
"Un po' come i Malandrini." Ridacchiò la conquista di Sirius e quello si sentì punto sul vivo.
"Che vorresti dire, scusa?"
"Beh..." borbottò lei, avvampando. "...E' che state davvero SEMPRE assieme. Guarda, sono venuti anche Lupin e Minus." E indicò con la mano gli altri due che, seduti a prender freddo, parlottavano del più e del meno.
"Che c'entra..." Black guardò altrove, imbarazzato. "Siamo amici. Gli interessa della Squadra."
"A proposito di amici." Una ragazza Corvonero scese tra di loro e James Potter non ci vide più. Maledì tutti quanti e incazzato come una biscia si rinchiuse negli spogliatoi, mentre il resto della squadra non fece fatica a trattenere la gioia. "Avete sentito della nostra nuova arrivata?"
"No. C'è una nuova arrivata?" chiese Arthur, gentile.
Quelle due ridacchiarono. Black iniziava a trovarle irritanti.
"C'è una ragazza da noi, è arrivata qualche giorno fa. E' carina. Però sembra che non sappia stare al mondo."
"Che significa?"
"E' come se...non fosse abituata a stare in mezzo alle persone. Se ne sta sempre per conto suo. Abbiamo provato a parlarci ma non c'è stato nulla da fare. E' un po' strana."
"Non lo sai?" la ragazza orientale che predava James si unì al gruppetto. Chang, ora ricordava Sirius. Si chiamava Liu Chang. "Si dice che fosse molto malata. Non credo sia uscita granché di casa. Credo che questo sia suo."
E successe una cosa veramente strana. Quella tirò fuori di tasca un fazzoletto e Black fu investito da una ondata di profumo. Non era qualcosa di invadente, ma i suoi sensi da cane si acuirono e...captarono qualcosa di dolce.
Quel fazzoletto sapeva in modo eccezionale di margherite fresche e per un istante immaginò quell'odore delicato sopra il corpo di una fanciulla e il suo cuore mancò un colpo.
A casa sua c'erano un sacco di fiori confezionati dall'odore freddo e Sirius detestava ogni cosa che fosse presente a Black's Manor ma quello era proprio buono. Chissà se sulla pelle nuda lo fosse ancora di più...
Liu Chang lo riportò alla realtà. La ragazza era proprio un bel vedere, nulla da dire. Aveva una pelle di burro, occhi a mandorla e una cortina di capelli neri e lucenti, dritti come spaghetti.
A James piacevano molto le ragazze particolari, esotiche. Diverse dal solito.
"Scusa, non ho sentito." Rispose, accorgendosi in quell'istante che le stava fissando le gambe.
Lei non ci fece caso o forse sì, ma comunque passò oltre.
"James torna qui, dopo? Non lo vedo da un po' e mi sarebbe piaciuto salutarlo."
E mentre la sua compagna di corso gli sbatteva il petto sul braccio facendo le fusa, Sirius trovò l'occasione giusta per filarsela.
"Se vuoi te lo chiamo." Disse, liberandosi da quella piovra e raggiungendo la sua squadra sotto gli spalti.
James era seduto sulle panche e si stava sfilando le scarpe.
"Hey."
"Hey." Lui sospirò, passandosi una mano tra i capelli. "Che disastro. Non ce n'era uno che sapesse agguantare un boccino. Credo che Grifondoro la vedrà grigia i prossimi anni."
"Non sarai qua a vederla fallire, perlomeno."
"Certo che non sarò qua, se ci fossi non fallirebbe di certo."
Black tirò fuori di tasca una sigaretta e quello saltò in piedi cominciando con la sua solita menata.
"Quella roba ti ammazza, almeno puoi evitare di affumicarmi in uno spazio chiuso?"
"Che palle, sei peggio di tua madre." Black la rimise dentro con un gesto stizzito. "E comunque, c'è quella che ti sei portato a letto due anni fa che molto probabilmente vuole un secondo round. Forse è la volta buona che ti scordi la Evans, visto che è uno schianto."
"Chi?"
"Liu Chang."
"Ah." Potter non sembrava molto interessato. "Non ci sono finito a letto."
"Prego?"
"Non ci sono finito a letto. La ricordavo una brava ragazza, sai, di quelle super timide. Non me la sono sentita."
"Sei proprio un coglione. E sembrava tutto tranne che timida."
"Allora forse parliamo di due ragazze diverse. Che ne sai, magari la piantavo e si impiccava da qualche parte. Sei tu quello che spezza i cuori a tutte. Io sono un'anima candida."
"Certo." Berciò Black, ironicamente. "Un'anima candida che ha fatto piangere mezza sezione femminile di Tassorosso. Hai sulla coscienza le due sorelle Harris e probabilmente tutto l'intero clima di famiglia, visto che ti sei fatto entrambe e quelle ora non si parlano più. Proprio un bravo bambino."
"Bei tempi. E gli Harris sono degli stronzi, se lo meritavano. Comunque, non ho tempo per salutare nessuno e nemmeno tu, quindi non azzardarti ad incollarti alla tizia di poco fa perché mi servi."
James ghignò. Sembrava che il malumore della mattina gli fosse passato e Black sapeva perfettamente il motivo.
"E' tutto pronto. Di sotto. Peter ci aspetta qua fuori e Remus sarà impegnato con due matricole che ho agganciato per farlo stare fuori dai piedi." I suoi occhi brillarono. Sirius Black ricambiò il ghigno. Ora si giocava davvero. "Mi aiuti a consegnare un regalo di inizio anno?"
"E chi rifiuterebbe mai. Ma facci attenzione, quelle cose mordono da far paura."
Potter gli fece l'occhiolino e scoperchiò un armadietto, rivelando quattro scatole che fremevano e che promettevano nulla di buono.
"E' quello che spero."
Lily Evans stava correndo nei sotterranei maledicendo praticamente chiunque. La strada per il dormitorio Serpeverde era un vero e proprio labirinto e l'umidità che c'era la sotto era veramente pazzesca.
Doveva trovare l'entrata del dormitorio e se c'era qualcosa di più spiacevole ancora dell'aver a che fare con quegli stronzi era doverlo fare in quella sottospecie di gelida cella mortuaria dove gli spifferi le stavano facendo venire i brividi da mezz'ora.
Era accaduto che, mentre stava sistemando alcune pergamene che aveva in consegna lunedì, si era ritrovata davanti una vera e propria folla Verdeargento bagnata fradicia che con un ululato collettivo di panico puro aveva travolto sedie e tavoli nel tentativo di togliersi di dosso i ragni più grossi che avesse mai visto.
Nott quasi la travolse bestiemmiando come un pazzo, seguito da Mulciber e Dolohov che urtarono la Spinnet e Paciock che a loro volta risposero senza tante cerimonie con uno Schiantesimo e degenerando il tutto nella solita rissa da ultras che sia Lily che Remus fecero parecchia fatica a far finire.
In tutto quel caos finalmente riuscì a capire che cosa diavolo stava succedendo e un secondo dopo il dovere le impose di andare a risolvere quello era probabilmente era il casino più grande accaduto nei sotterranei da qualche anno a quella parte.
Perché il caro James aveva appena rovesciato quattro interi scatoloni di ragni vivi catturati dalle scorte di Hagrid ma quello che probabilmente non sapeva era che quelli non erano insetti normali bensì Ragni Goccia, esseri geneticamente modificati che a contatto con l'acqua crescevano come palloni diventando parecchio pericolosi.
Quei cosi avevano seminato il panico fin da subito perché avevano un morso che bruciava più dell'inferno ma non appena erano entrati in contatto con l'umidità del posto avevano iniziato a crescere fino a diventare grandi come cagnolini di piccola taglia e successivamente, quando non contento Potter aveva allagato l'intero dormitorio, erano diventati grossi come cinghiali.
Erano volati incantesimi, maledizioni, mele, libri, candelabri ma quelle bestiacce non ne volevano sapere di mollare e l'intera scolaresca VerdeArgento era stata costretta a una fuga indegna e impanicata mentre Ramoso se ne stava bene in alto vicino agli ingressi, avvolto nel mantello dell'invisibilità assieme ai agli altri due compari, a godersi gli sviluppi inaspettati del suo gesto.
Stava sghignazzando come un dannato quando vide la Evans sfrecciargli accanto diretta nel caos seguita da un ignaro Lunastorta che non sentì i richiami allarmati dei suoi tre amici.
"Cazzo!" Black sbucò da sotto la stoffa. "Dobbiamo andare a recuperare Remus!"
Sgusciarono alla luce e partirono all'inseguimento mentre Lily e il povero Lunastorta si ritrovarono davanti uno scenario di devastazione pura.
Imprecando tra i denti iniziarono a schiantare tutti i ragni che gli capitavano sotto tiro, fortunatamente rimasti in pochi, mentre ai piani di sopra i professori facevano lo stesso con quelli che erano evasi dal dormitorio, invadendo la Sala Grande.
Proprio mentre i Malandrini stavano per raggiungerli, Lily colpì Remus con una pacca sulla schiena dicendogli che avrebbe controllato le vie laterali e si ritrovò sola in un dedalo di scalini e corridoi poco illuminati.
Il suo compagno di sventure invece si trovò davanti quei tre deficienti dei suoi amici e ci mancò veramente poco perché non saltasse loro al collo.
"Razza di imbecilli, pregate solo di essere fuori di qui prima che arrivino i professori, cristo santo, guarda qua che macello!"
"Eddai Remus, lo sapevi che gliel'avremmo fatta pagare." Se la rise Potter, beccandosi un cartone sulla testa.
"TU NON HAI IL MINIMO SENSO DI RESPONSABILITA'!!!"
"Ok, sentite, io metterei un attimino da parte le sfuriate." Li interruppe Peter, nervosamente. "Quei cosi potrebbero essere ancora in giro e farei volentieri a meno dei gibboni dovuti ai loro morsi."
"Non possiamo andarcene, io devo dare una mano a sistemare e aiutare le persone che sono rimaste qua dentro." Sibilò istericamente Remus, con un travaso di bile.
"Aiutare i Serpeverde? Che schifezza!"
"Sono un Prefetto, idiota. Anche io ne farei volentieri a meno ma..."
"Ma." Si intromise James, piazzandogli un braccio intorno al collo, tranquillo da fare schifo. "Lascia che siano i professori e quei viscidoni a risolversi le grane, e se proprio non riesci a fare a meno di fare il tuo dovere, di sopra c'è un casino peggio che qua dentro."
"Gazza questa volta si suicida..." mormorò quello, sconsolato, mentre i loro piedi sciabattavano in dieci centimetri d'acqua. "E comunque, Lily è ancora qua in mezzo."
"Giusto! La Evans." Esclamò Sirius, agguantando la mappa del Malandrino. "Anche se qualche ragnetto le farebbe passare la voglia di rompere le palle, rimane pur sempre una Grifondoro e questo è uno scherzo esclusivamente pensato per i Serpeverde."
"Hey, guardate. E' vicino a Piton." Aggiunse Minus, puntando il dito contro un sottile nome che camminava a pochi passi dalla Evans.
Ancora un pochi metri e si sarebbero incrociati.
Alcuni bicchieri esplosero di colpo, con un frastuono pazzesco. Quando si voltarono verso James, quello era già sparito dietro l'angolo.
La Grifoncina in questione si stava strizzando l'angolo del mantello, con le saette verdi che le uscivano da tutte le parti. Accidenti a lei quando aveva accettato il ruolo di Prefetto al quinto anno, si rimbrottò interiormente.
L'aveva fatto perché sperava di contenere quello stronzo di Potter ma a quanto pare i suoi guai non avevano fatto altro che aumentare.
Qualcosa sciabordò nell'acqua.
Alzò lo sguardo verso il corridoio, dove i suoi piedi immersi in quel lago furono sfiorati dolcemente da cerchi concentrici che si espandevano sulla superficie.
Non c'era nulla. Fece per rimettere a posto la bacchetta quando avvertì un rumore alla sinistra.
Si girò di scatto, facendo danzare i capelli oltre alle spalle. Davanti a lei comparve Severus, con in mano la testa di un ragno morto e negli occhi un'espressione di sorpresa.
Rimase in silenzio, mentre il suo cuore perdeva dei colpi e quello che un tempo era un caro amico si paralizzò sul posto.
"Evans." Gli sfuggì di bocca. "Cosa...?"
Di nuovo uno sciabordio. Qualcosa di scuro scattò dal soffitto, alla sua destra. Vide Severus sgranare gli occhi.
"Lily, attenta!"
Si girò, troppo lentamente, e fece appena in tempo a notare il ragno che cercò di colpirla con le zampe a forma di artiglio. Severus lanciò uno incantesimo mentre lei urlava ma quest'ultimo lo mancò di un soffio e si infranse con una luce nera contro la parete. Nel medesimo istante, qualcuno le si parò davanti.
James Potter le strinse le spalle con un braccio e con un movimento di bacchetta tramutò il ragno in pietra.
Quello si schiantò a terra con un rumore tremendo, ancor prima che il mantello del mago tornasse al suo posto.
Calò uno strano silenzio, mentre l'acqua continuava a formare cerchi asimmetrici. Sentiva il braccio di James sulle spalle. Il suo odore, di nuovo.
Non riusciva a muoversi. A parlare.
"Woah! Appena in tempo!" Peter, Remus e Sirius arrivarono di gran carriera. "Ramoso, sei stato grande!"
"Salvata all'ultimo secondo, Evans." Esclamò Black, ansimando e sorridendo al contempo. "Io ora un bacio glielo darei."
Solo in quel momento la Grifoncina si accorse che era ancora avvinghiata al Malandrino e avvampando si staccò di botto, come ustionata.
Severus Piton rinfoderò la bacchetta, con nello sguardo qualcosa di strano. Aveva guardato James e James aveva guardato lui, in silenzio, ed impercettibilmente aveva stretto di più Lily, mentre quella era troppo occupata ad avere la tremarella per accorgersi di quella strana atmosfera.
Stringersela contro fu qualcosa di istintivo. Naturale. Probabilmente infantile, ma ora gli occhi di Piton scintillavano e sul suo viso comparve una smorfia.
Remus era serio, rigido, e gli scoccò un'occhiata fredda.
"State tutti bene?"
"Stavo meglio prima di vedervi." Sibilò lui.
"Quell'incantesimo..." Remus era gelido. "...Quello che hai lanciato contro il ragno."
"Che aveva di strano l'incantesimo, oltre a fare schifo?" sbottò Sirius. "L'hai mancato di mezzo metro, Mocciosus."
"Era magia oscura." Finì Lunastorta e Lily si sentì gelare dentro. Fissò Piton con una strana sensazione addosso mentre lui sorrideva cupamente.
"Vi conviene risalire. Qui non siete nel vostro territorio. I Grifoni non sopravvivono al freddo."
Scomparve nel buio, e per un folle istante avrebbe voluto dirgli di aspettare e ringraziarlo per aver tentato di difenderla, per averci provato, per averne avuto l'intenzione. Ma le parole le morirono in gola e la rabbia crebbe dentro. Magia nera, magia oscura. Incantesimi proibiti.
Sperare che un solo gesto bastasse a riportare in vita il ragazzo mite e timido a cui aveva voluto bene era fuori discussione. Quella era una persona sconosciuta. Una persona buia.
"Lo lasciamo andare così?" Si stupì Sirius. "Neanche un Cruciatus? Nemmeno uno?"
"Falla finita." Berciò Remus, massaggiandosi le tempie. "Torniamo indietro. Mi verrà di nuovo l'emicrania."
"Guarda che lo sapevi anche tu del piano!"
"Eh no, non giocartela così!" abbaiò lui. "Sapevo che c'era un piano, non QUESTO piano!"
Qualcosa scattò nella testa di Lily e fissò James.
"Digli che è il morso dei Black..."
"Sei stato tu?" esclamò freddamente, ma questa volta era diverso. Questa non era una delle solite manfrine. "Non cambi proprio mai, vero?"
E con gran sorpresa di tutti, Potter rimase in silenzio. Lei gli scoccò un'occhiata disgustata e superò il gruppetto, sparendo dietro l'angolo.
"Beh?!"
Si voltarono tutti verso Black, che proprio ne aveva le scatole piene di quella tensione.
"Beh cosa?" saltò su James, sorpreso.
"Non le dici nulla?"
"Che devo...?"
"Si può sapere che t'è preso? Sembra che ti abbia cagato in testa un troll!"
"In effetti, non è da te farti zittire dalla Evans." Borbottò Peter, fissandolo con tanto d'occhi. "E nemmeno farti sfuggire un'occasione per farla pagare a Piton."
Ok, ora ne aveva veramente le scatole piene. Si voltò verso Lupin con le saette che uscivano dagli occhi.
"Hai qualcosa da dirmi pure tu?"
Ma si pentì subito di quella sparata perché Rem lo fissava esasperato e con gli occhi profondi di quando doveva uscirsene con qualche verità assoluta. E lo era sempre, la verità.
"Ha ragione. Non cambierete mai. Voi due siete irrecuperabili."
"Voi due?"
"Tu e Piton!" sbottò quello, alzando gli occhi al cielo.
"Cos...mi stai veramente paragonando a Piton in qualcosa?!"
"Fine di un'amicizia." Bisbigliò Sirius a Peter, che soffocò la faccia nella sciarpa per non farsi beccare a ridacchiare. "Tieni, godiamoci la scena." E trasfigurò dal nulla due Burrobirre.
Remus nel frattempo si era piazzato davanti a Potter e niente e nessuno stavolta gli avrebbe impedito di sbattergli su quella sua stupida faccia la realtà.
"Sai benissimo in cosa tu e Piton siete uguali."
"No, di grazia, non lo so proprio. Non riesco a trovare una sola singola caratteristica che mi paragoni a quell'essere untuoso e viscido e..."
"Lui non ha avuto il fegato di dirglielo e ora non lo stai avendo nemmeno tu."
James si bloccò.
"Ma di che accidenti stai parlando?"
E Remus lo inchiodò con i suoi bei occhi chiari. E sparò la bomba.
"Nessuno dei due ha mai avuto il coraggio di dire alla Evans che l'amava."
Ci fu un pppffft sincronizzato e Peter e Sirius sputarono fuori la Burrobirra con una mossa plateale assolutamente pianificata. Erano in tre a sapere esattamente che cosa Lupin avrebbe detto ma volevano veramente godersela per bene e si stamparono in faccia delle espressioni sconvolte mentre Ramoso barcollava all'indietro come colpito da un pugno in faccia.
"Amare? Amare?!" biascicò, sgranando gli occhi. "La luna deve averti bruciato il cervello davvero!"
"Certo, come no. Tu devi proprio imparare a crescere."
"Ma che diavolo ti salta in mente! Come diavolo fai a pensare che io sia..." si sforzò di avere una faccia disgustata mentre guardava di sottecchi il punto dove Lily era scomparsa. "...innamorato..."
"Non credo che ci sia nulla di male." S'intromise Minus, dopo aver finito di ridacchiare sotto i baffi. "Anche se la Evans ha un carattere terribile."
"Calma, calma. Voi non potete fare sul serio." James li guardò uno ad uno. "Io la detesto, Lily Evans. Sono stato abbastanza chiaro? Detesto lei e la scopa nel didietro che le hanno infilato nella culla, detesto il modo in cui mi fissa credendosi migliore di tutti noi e l'unico motivo per cui le do corda è che voglio farle passare la voglia di rompere, e magari infilarmi nel suo letto. Forse avete scordato con chi state parlando." E scoppiò in una risata che non convinse nessuno. "No, sono serio, fatevi passare questa idiozia dalla testa perché l'unica cosa che mi spinge è darle una bella lezione."
Sirius Black sospirò, passandosi una mano sugli occhi.
"Io avrei aspettato ancora un po' a dirglielo." Ghignò, fissando Remus. "Dopo il quarto mese che uno infila nel suo letto solo il pigiama, dovrebbe arrivarci da solo che è cotto di qualcuno."
"Questo qui non ci arriva nemmeno se gli sbattessimo in faccia un filtro." Rispose lui, e fece il secondo sospiro.
"E poi Lily non mi sembra proprio una che cede facilmente. Non ha ceduto per cinque anni, non credo ci sia stato un solo giorno in cui le sia venuto in testa di venire a letto con te. Credo che il tuo corteggiamento punitivo faccia acqua da tutte le parti." Finì Minus e Potter non ci vide più.
Li maledisse in ogni lingua possibile e frizionandosi in modo isterico i capelli li mollò su due piedi, mentre quelli sghignazzavano da brave carogne.
Caricò la Sala Grande a passo di marcia fissandosi la punta delle scarpe, schivando solo per miracolo maledizioni e incantesimi vari mentre i ragni generavano il caos, saltò un paio di Tassorosso stesi a terra senza neanche farci caso, abbassò la testa sempre digrignando i denti per non essere steso da un cazzotto volante, evitò scartando a sinistra un Serpeverde e un Grifondoro che si stavano strangolando e si recò nell'unico posto in cui poteva veramente sfogare il nervoso, ovvero il campo da Quidditch.
Si infilò senza tante cerimonie la scopa tra le gambe, liberò il suo solito boccino portafotuna e passò il restante pomeriggio sotto la pioggia, che tanto di lezioni con quel degenero non se ne sarebbero viste fino all'indomani.
Andò a finire che entro sera era fradicio, mezzo assiderato e con un principio di polmonite. Il vento gli aveva letteralmente congelato i polmoni ma nonostante ciò, volare gli aveva liberato i pensieri e sentire il temporale ad un passo dalle dita gli aveva trasmesso calma.
Amare Lily Evans, che gran cazzata.
Ossessionato da lei, forse. Desideroso di sentirla gemere e implorare, forse. Ma amare...James Potter era il Malandrino per eccellenza e amare era roba da sfigati.
Soprattutto quell'altezzosa sotuttoio, sposata con le regole e paladina dei professori. Una vera piaga.
Eppure...pensò il suo cervello, gran traditore. Eppure vederla assieme a Piton ti fa letteralmente impazzire e quando te la stringi contro il tuo cuore suona la tarantella.
Ancora più incazzato perché la sua vocina interiore non migliorava le cose, si ritrovò senza riflettere davanti al bagno dei Prefetti.
Una porta dorata con una elegante targhetta, a colpo d'occhio chiusa a chiave. Un bagno caldo sarebbe stato l'ideale e Remus gli aveva spifferato le password praticamente da due anni. Entrò, ritrovandosi in un incanto fatto di schiuma colorata, marmo bianco e rifiniture in platino. La vasca da bagno poteva considerarsi una piscina termale fatta e finita, e grazie a dio era vuota.
Non che i Prefetto osassero dirgli qualcosa, ma fare il bagno assieme ai bravi bambini non era esattamente quello che James intendeva per relax. Palare di regolamenti e compiti non era ciò che faceva per lui.
Togliendosi i vestiti fradici, strizzò l'occhio alla bella sirenetta dai boccoli biondi dipinta sulla vetrata che ridacchiò in modo malizioso e si appollaiò meglio sul suo scoglio.
Non c'era un solo calzino che non fosse fradicio e immergersi nell'acqua calda fu un balsamo per i suoi muscoli indolenziti dall'allenamento.
Non si era nemmeno accorto che le sue dita erano violacee. Quando volava non si accorgeva più di nulla.
Si sedette al bordo, con le mani dietro la nuca e quasi faceva le fusa mentre l'acqua era così morbida da sembrare velluto.
La cosa durò esattamente cinque secondi. Poi si sentì osservato.
I suoi sensi si acuirono e Potter aprì gli occhi d'oro.
"Salve!"
Davanti a lui c'era un fantasma che se lo mangiava con lo sguardo e lui fece un salto di due metri. Un braccio le trapassò il gomito e un brivido freddo gli corse per tutta la schiena. Era talmente colto di sorpresa che disse la cosa più cretina di tutte.
"Mirtilla! Sono senza vestiti!"
La ragazza morta stirò un sorrisetto, dall'alto dei suoi occhiali rotondi. Volteggiava pigramente sopra l'acqua, facendo scivolare i capelli oltre al naso.
"Tu non puoi stare qui. Non sei un Prefetto." Cinguettò.
James si risistemò nell'acqua, fissandola.
"Non andrai a fare la spia, mi auguro."
Quella ridacchiò.
"No, non andrò a fare la spia. Sei proprio un bel vedere da nudo."
Ecco, pensò Potter, ora la giornata era veramente al completo. Molestato da un morto.
Si batté le mani sugli occhi e con un sospiro gigantesco si accasciò contro il bordo, dannando il mondo, l'esistenza e la vita oltre.
Non si accorse di nulla, e nemmeno Mirtilla, impegnata a passare il tempo con lui. Qualcosa, dietro di loro, si muoveva nell'oscurità con un movimento viscido.
Qualcosa pronto ad attaccare. Qualcosa pronto a mordere.

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M.A.R.A.U.D.E.R.S.
FanfictionNell'oscurità di una guerra incombente, le sfrenate e spensierate esistenze dei Malandrini si sfilacciano negli intrighi di una Hogwarts sempre più ricca di pericoli ed insidie. In un labirinto di incertezze, nell'ultimo anno l'amore sembra essere l...