Salve a tutti!
Un piccolo appunto prima di cominciare.
Ci sarà più avanti un dialogo fra James e Lily che è ispirato a "Una corte di spine e rose". Mentre il flashback del capitolo precedente con Michelle Wassal e Sirius è ispirato al libro "Scholomance".
Grazie per l'attenzione! Buon capitolo.
Giglian
La scarpata sulla quale si stava arrampicando era brulla e vischiosa di fango. La pioggia sgocciolava creando gelidi ruscelletti da gobbe e cavità di nuda pietra, così aguzza in alcuni punti che la pelle escoriata dei palmi gridava di dolore. Continuava a colpirla in frustate feroci, gelida le finiva sulle mani screpolate, le infradiciava i capelli ed i vestiti.
Il temporale era passato, ma l'umidità sembrava ormai esserle entrata dentro.
Aveva tanto freddo che forse non si sarebbe scaldata mai più...ma non era quella la parte peggiore.
Non osava guardare giù.
Sapeva che tutt'attorno non c'erano altro che punte di alberi attorcigliati fra loro, brevi pendii erbosi ricoperti di muschi, licheni e nebbia fustigata dal vento, il cui gemito sordo copriva ogni altro rumore della Foresta Proibita. Troppo lontani da lei.
Piccoli puntini.
Braccia e gambe le tremavano ormai incontrollabili da almeno una mezz'ora, non sapeva dire se per il gelo che ormai le impregnava le ossa, per la fatica o per le violente ondate di nausea dovute alle vertigini.
In alto. Era così in alto.
Lily strinse i denti per impedirsi di vomitare. Si morse le labbra, concentrandosi su quel dolore, costringendosi a non pensare al vuoto sotto i suoi piedi.
La scarpata non era molto alta, tuttavia, cadere da lassù...
No, no, non doveva pensarci.
Alzò il mento, fermando il suo maldestro arrampicarsi, fissando il pertugio a ormai pochi passi da lei dentro il quale un fiore gonfio di pioggia e rugiada sembrava rifulgere.
I capelli ormai erano sfuggiti dalla comoda treccia bassa con cui li aveva acconciati, e le ciocche le si erano appiccicate alle guance sudate e fredde.
Fece per togliersi i capelli dal viso ma il movimento, un solo minuscolo movimento sbagliato, parve destabilizzare il suo già precario equilibrio e la fece dondolare in modo spaventosamente forte.
La streghetta cacciò un urletto acuto e si riappiattì contro la parete, aggrappandosi all'arbusto - che si disarticolava fino in cima come una fune - con tutte le sue forze. L'ennesima e violenta ondata di malessere le fece contorcere lo stomaco.
Le ci erano voluti quaranta minuti per trovare il coraggio di salire fin lì. Altri quaranta per arrivare fino in cima senza spaccarsi l'osso del collo o vomitare nel mentre.
Il respiro le usciva in fiotti irregolari trasformandosi in condensa, l'unico suono che riusciva a percepire assieme al suo stesso cuore traditore, che le sfondava il petto allo stesso ritmo dei pensieri che le palpitavano in testa.
Erano passate altre due settimane da quando avevano scoperto che cosa era successo a James.
Due settimane...se possibile ancora più deprimenti della precedente. Vedere Remus sforzarsi di sorridere al loro migliore amico e ignorare il suo essere così dannatamente stronzo era uno spettacolo desolante.
Le sembrava di essere tornata ai vecchi tempi... se non peggio. Sirius a malapena riusciva a contenerlo, ormai... e ad un prezzo che ora le sembrava ingiusto. Vedere Black stamparsi in faccia di nuovo quell'aria crudele e sadica... faceva male al cuore. E ancor di più vederlo ignorare così platealmente Cristhine.
Sapeva che era tutta una recita per tenerla il più distante possibile da loro, ma detestava l'idea che fossero lontani! E a causa sua, tra l'altro!
Non avrebbe mai dovuto accettare di studiare quei dannati fiori con Lumacorno. Avrebbe dovuto chiedergli di distruggerli. Non riusciva nemmeno a capacitarsi di quanto accidenti fosse stata irresponsabile.
Di quanto fosse stata diversa dal solito. Di quanto l'idea di infrangere le regole e fare qualcosa di assurdo le fosse improvvisamente parsa... eccitante.
Quanto alla Corvonero, aveva da giorni le palpebre ormai così pesanti dalla stanchezza che a volte, di nascosto, Sirius andava a prenderla in braccio per riportarla, insonnolita e distrutta, al suo Dormitorio.
Non che a Lily andasse meglio.
Essendo le uniche due a cavarsela bene in pozioni, la mole di lavoro per loro era doppia. Remus era bravo, ma non quanto loro e quell'antidoto era la cosa più difficile a cui avessero mai lavorato!
Distillare le rose dell'Oblio si era rivelato incredibilmente complicato, senza Lumacorno a condurre le operazioni... e soprattutto, senza le sue scorte.
Fu così che un pomeriggio Cristhine entrò sbattendo la porta nel bagno di Mirtilla Malcontenta con l'aria stravolta, annunciando che era appena terminata l'ultima riserva di Starnutaria.
A parte Tonks, gli altri erano tutti lì, per una volta, sudati e spettinati attorno a un piccolo calderone di cristallo dove ribolliva l'antidoto.
Remus aveva alzato la testa con lentezza, passandosi una mano sulla faccia per togliersi la patina oleosa dei vapori dalle guance.
"So dove trovarne un po'." aveva annunciato stancamente. "C'è una piccola scarpata ai margini della Foresta Proibita, a sud est. Ne crescono a dozzine sulla cima."
"Posso andarci io, anche subito!" Si era proposta Lily, facendo per alzarsi. "Ho un'ora buca, tanto."
"No." Remus fu perentorio, e la fissò incrociando le braccia al petto. "Non se ne parla. E' troppo in profondità nella Foresta e..."
"...e soprattutto, come pensi di prenderla tu, di grazia?" aveva terminato acidamente Black, impietoso. "Ce li ricordiamo tutti, gli strilli che hai lanciato quando hai fatto la tua prima lezione di volo."
"La prima e l'ultima." infierì pure Peter, trattenendo uno sbadiglio. "E lì saresti ancora più in alto. Sarà meglio andarci tutti assieme domani."
"Ma...!"
"Lily." Rem scosse la testa, con voce ferma. "Non sarà un giorno in più a fare la differenza."
Tre a zero.
"Bene, è deciso." sbottò Sirius, alzandosi a sua volta e ignorando la sua aria afflitta. "Ora, se volete scusarmi, James-sono-uno-stronzo-Potter mi ha sfidato a un'amichevole uno-contro-uno con la spada, nel Club dei duellanti, tra un'ora."
La luce che gli vorticava negli occhi era tutto un programma.
"Paddy." gli mormorò atono Rem, senza nemmeno guardarlo. "Ricordati che è un nostro amico e che sta passando un momento difficile."
"E allora?" mugugnò funebre l'altro, e Lupin rialzò lo sguardo e stirò un ghigno angelico.
"E allora niente, distruggilo." cinguettò.
E così sembrava tutto programmato... erano come una perfetta macchina che funzionava in sincrono.
L'Antidoto stava riuscendo, anche se a rilento... e tornare amico dei Marauders aveva leggermente placato la sete di James, che aveva perfino allentato un po' il suo potere sugli studenti. Perlomeno non c'era più nessuno che si lanciava dal secondo piano per attirare la sua attenzione.
Eppure... mentre Lily camminava per i corridoi, sentiva il cuore sempre più pesante.
Cercava di non pensare, di ignorare... si concentrava anima e corpo sulla pozione, sul fare la studentessa modello, sul cercare di non creare sospetti... e perfino sui suoi onorevoli e tracotanti ruoli da Prefetto perfetta, da futura Caposcuola.
Salvare le apparenze.
Mancava così poco...e ci sarebbero state le elezioni. E tutto quello a cui riusciva a pensare era che...avrebbe dovuto esserne felice.
Ma non lo era.
James le mancava, in un modo che la faceva stare sveglia la notte, che le segnava pesanti occhiaie sul volto. E quel brillante futuro accademico che l'attendeva, quella carriera che sicuramente avrebbe fatto, che l'avrebbe portata lontano...tutti quegli obbiettivi da raggiungere, tutto quello che aveva sempre desiderato di più...ora le sembrava così vuoto. Così sbagliato, come un vestito troppo stretto. Una bella gabbietta infiocchettata dove girare e girare...
Forse, avevano ragione. Liu, Malfoy... e perfino James.
Forse era stata davvero solo una maschera... forse dentro, era più caotica e oscura di quanto non desse a vedere.
Era così presa da quelle paranoie che non si accorse affatto di dove stava andando...o forse, per istinto, anche lei tendeva ad avvicinarsi a James così come lui a lei, senza pensarci.
Come due calamite che non riescono a stare lontane.
"Ottimo posto per nascondersi!"
Peccato che, ora, avrebbe voluto ritrovarsi a mille chilometri da lì.
Eppure, non riuscì ad impedirsi di proseguire al suono di quella voce e dello spettacolo doloroso che prometteva. Le sue gambe scattarono da sole e la sua mano si ritrovò artigliata alla maniglia dell'Aula del secondo piano...da cui proveniva la risata sensuale di Liu Chang, delicata come una carezza.
Era seduta mollemente su un banco, i lunghi capelli sciolti sulla schiena, gli occhi brillanti verso James, in piedi davanti a lei, in mezzo alle sue cosce, che le sfiorava il viso con una mano e le sorrideva beffardo, godendo nel sentirla fare le fusa.
Altre sedie e tavoli erano stati rovesciati e accatastati di lato, come per sopperire a un'urgenza, come per avere lo spazio necessario a danzare.
Non fu il bacio che lui le diede a farle incendiare il sangue. Fu...quello sguardo. Di lei.
Così adorante. Luminoso...vulnerabile. E...sbagliato, in qualche modo. Ossessivo.
Sbatté la porta con rabbia, e la lavagna appesa alla parete davanti cominciò a tremare senza più smettere.
James non sussultò. Piegò solo la testa, riservandole uno sguardo di sbieco in cui qualcosa si increspò. Qualcosa che non riuscì a identificare ma che le smosse un non so che in profondità.
Le labbra di Liu, sbiadite oramai del loro lucidalabbra rosso, si piegarono in una smorfia.
Passarono pochi istanti.
Poi la Corvonero accennò alla lavagna, gelidamente.
"Hai finito?"
"Giù-le-mani-da-lui!" scandì Lily, quasi ringhiando.
Quasi non riusciva a parlare per la rabbia. Sapeva che era un errore. Sapeva che...che doveva fingere. Che doveva evitarlo più che poteva o tuttalpiù sorridergli, come una bella bambolina scema.
Ma non riusciva...non riusciva a controllarsi. Strinse i pugni contro i fianchi, scoprendo leggermente i denti.
Poi, James scoppiò a ridere.
"Sei deliziosa." le sorrise...poi si staccò da Liu e le si avvicinò.
Passi lenti, misurati.
Qualcosa gli accendeva lo sguardo.
Lily si tese.
Accidenti... doveva recitare. Fingere. Doveva sforzarsi di...
"No, niente sorrisini." James le fu vicino in un secondo. Si chinò su di lei, fino a farle sentire il respiro caldo sul viso. "E niente moine. Non funzionano più."
Strinse la bacchetta, senza tirarla fuori dalla tasca ma... tenendola pronta. Voleva attaccarla di nuovo?
Il sorriso di lui si ampliò, divenne un ghigno... tese una mano verso di lei ma poi, improvvisamente, qualcosa scattò fra di loro.
E James si ritrovò improvvisamente in ginocchio, con uno scatto troppo innaturale, come se qualcosa di pesantissimo gli fosse appena caduto sul collo.
Famiglio.
Lo sguardo di Lily scattò verso Liu, che aveva stretto gli occhi, sorpresa, improvvisamente sospettosa. Non l'aveva vista fare una mossa... come era riuscita a farlo cadere...?
Il panico attraversò il viso della Grifoncina, certa di essersi appena fatta beccare da nientemeno che un'abile Corvonero, e fissò James ancora a terra senza sapere cosa fare.
Lui aveva digrignato i denti con fastidio, ma solo per un breve istante. Poi parve ricordarsi di Liu alle loro spalle e stirò un sorriso pigro, indolente e... e un istante dopo, Lily sentì le sue dita sfiorarle la coscia, appena sotto l'orlo della gonna.
Trasalì violentemente e fece per indietreggiare, confusa, imbarazzata, ma la presa del Marauder si fece più salda, passandole l'altra mano dietro l'altro ginocchio e impedendole di muoversi ma senza farlo notare.
Rialzò lo sguardo su di lei, come a rassicurarla, facendole nascere qualcosa dentro. Nonostante tutto.
Quel tocco...
Il suo cuore iniziò a battere fino a sentirlo nelle orecchie.
Il suo corpo si irrigidì e rilassò allo stesso tempo e si sentì ardere e gelare mentre le dita di James le scivolavano sugli arti.
Lui non staccava gli occhi da lei. Intrappolandola, bloccata al suo posto dall'oro caldo.
Poi si udì un fruscio e Lily sentì la sua calza, una parigina di cotone che le era scesa sul ginocchio, che veniva riposizionata al suo posto, all'altezza della coscia.
"Ecco qui." mormorò James. "Ti era scivolata giù."
La Chang continuava a fissarli.
"I-io..." Cercò di schiarirsi la voce, ma quella sembrava affondata in qualche punto molto profondo del suo petto.
"Basta chiedere, sai?" James era ora concentrato sulla calza che le aveva risistemato con premura, ma la voce, anche se le aveva dato la solita impostazione allegra, cinguettante e superficiale, parve vibrare. Le sue dita, calde sulla pelle, anche. Come per un brivido represso. Un sorriso scaltro incurvò la sua bocca. "Se mi desideri così tanto da incazzarti così nel vedermi baciare Liu."
Cercò di non concentrarsi su quelle mani, su quel tocco. Non erano...così vicini da settimane, ormai.
Odiava come la faceva sentire, odiava dover deglutire per cercare di rendere la sua voce meno roca. Odiava vedere il suo orgoglio disintegrarsi in quel modo, come fragile vetro.
E odiava quell'espressione sul suo viso. Non le importava se era libero, si rese conto. Odiava lo stesso vederlo così.
"Sei sempre parecchio sicuro di te." mormorò, sforzandosi di apparire gelida. Lui rialzò lo sguardo su di lei, ancora in ginocchio, ancora con le mani appoggiate alle sue cosce.
E nonostante tutto, quella visione la fece fremere... in un modo che era nuovo, e assurdo, e...!
In ginocchio, aveva ordinato Potter ai Marauders. Piegandoli alla sua volontà, obbligandoli a inchinarsi come davanti ad un re.
Ed eccolo lì, adesso. In ginocchio davanti a lei.
Gli brillarono gli occhi come se anche lui lo stesse ricordando. Come se stesse captando la esatta frequenza dei suoi pensieri. Ghignò, nel vederle la pelle arrossata, lo sguardo indignato e umiliato.
Gli si accese di nuovo lo sguardo quando le mani di Lily gli sfiorarono i lati del viso, tirandogli leggermente su la testa, ed il corpo a seguire. Un sorrisino di languido trionfo quando lei gli si fece ancora più vicina... seguito poi da una smorfia di dolore e a un'imprecazione feroce quando lei colpì il suo bersaglio.
Gli occhi della Grifoncina erano gonfi di lacrime.
"Ti farò tornare come prima!" quasi gridò, spingendolo via mentre il dolore mozzava il respiro al maghetto. "Ma fino ad allora, sappi che non cederò mai!"
Estrasse la bacchetta approfittando di quel momento di debolezza e, senza tanti complimenti, lo schiantò contro il muro. Poi corse via, sbattendo la porta.
E Liu Chang, dalle ombre, sorrise.
Uno a zero per lei.
Ed ora eccola lì.
A fare quella enorme, emerita, gigantesca cavolata.
Aveva afferrato la mappa del Malandrino ed era corsa spedita fino al punto segnato da Remus ai margini della pergamena con un piccolo puntaspilli. Aveva faticato parecchio per raggiungere il luogo dove c'erano le Starnutarie, da sola nella Foresta e con nient'altro addosso che la divisa fradicia e due calze che ormai erano state fatte a brandelli dai rovi.
Non aveva guardato in faccia nessuno e aveva semplicemente iniziato a correre, con un boato nelle orecchie, nel cuore... e poi, semplicemente, aveva preso ad arrampicarsi in barba alle vertigini, in barba a tutto.
Un giorno solo non faceva differenza, aveva detto Rem...ma per lei sì.
Non lo avrebbe lasciato neanche un solo giorno in più in quelle condizioni. Non lo avrebbe lasciato a Liu. Non lo avrebbe lasciato alla scuola, alla loro venerazione malsana.
Non lo avrebbe lasciato in balia di se stesso! Mai!
Urlando per lo sforzo, si allungò verso il fiore e lo strappò dalla conca con violenza. Quello iniziò a emettere un suono ridicolo, a metà tra uno starnuto e una trombetta.
Se lo ficcò nella tasca e poi... fece l'errore dei principianti. Ovvero, guardò in basso.
"Ah!"
Il mondo iniziò a girare come una trottola. Il respiro le si spezzò nei polmoni e le gambe persero forza tutta in una volta, diventando di gelatina. In alto...era...in alto...!
Il terreno parve avvicinarsi velocemente come per inghiottirla e poi allontanarsi di nuovo. Più e più volte, fino a disorientarla del tutto.
Ci fu uno schiocco e l'arbusto sul quale era aggrappata si spezzò di netto...si era sporta troppo!
"Waaaaah!"
Stava... cadendo...!
Lily strillò e serrò gli occhi, perdendo definitivamente la presa. Le mani cercarono istericamente appigli sulla roccia riempiendosi di tagli ma era tutto troppo scivoloso, troppo freddo e...!
Il vuoto le rimbombò dentro, il vento iniziò a strillarle nelle orecchie e... e un deja-vu le lampeggiò nella mente nella frazione di un secondo.
Due sneakers che correvano, facendo slittare delle tegole...e una mano che afferrava la sua. Il corpo di James stretto a lei mentre precipitavano dalla torre...
Ma non fu James, stavolta, a lanciarsi su di lei. Qualcuno alla sua destra parve...letteralmente correre sulla roccia viva e poi spiccare un salto, un salto inumano e impossibile, ma appena percettibile nel suo campo visivo e troppo veloce per diventare altro che una macchia confusa nel vento.
Poi Remus l'afferrò.
Una mano le circondò la vita e premette così forte - così innaturalmente forte - fino a farle sfuggire un gemito di dolore.
Udì un grugnito e poi Remus roteò il busto, schiacciandosela al petto – le sembrò di spiaccicare la guancia contro del marmo - e bilanciando la caduta in modo da portare il proprio corpo a fare da barriera tra lei e il terreno.
Qualcos'altro balzò insieme a loro, enorme, nero e peloso. E qualcosa le atterrò sulla testa, tirandole i capelli con uno squittio.
Durò tutto pochissimi secondi, ma le parve un'eternità.
L'impatto non fu certo dei più delicati ma lei e Remus atterrarono su quel corpo caldo e morbido, e nell'aria si udì un mezzo latrato di protesta.
Decisamente familiare.
Rimase immobile, ancora incredula, ansimando terrorizzata mentre le braccia di Remus l'avvolgevano. Aveva la camicia aperta e sentiva sotto le dita la sua pelle liscia e bianca, intervallata solo da qualche piccola cicatrice, sottili graffi in rilievo. Anche lui ansimava, ma più per lo spavento che per la fatica.
"Cosa... accidenti...credevi di fare...?!" soffiò, abbassando il mento fino a incenerirla con i suoi occhi azzurrissimi.
Lei non rispose. Non si sentiva più la faccia, il corpo.
Le sopracciglia di Lupin si incresparono.
"Lily. Respira." ordinò. "Piano. Così."
Gli si aggrappò addosso come una bambina, tremando violentemente, cercando di placare l'attacco di panico. Dalle labbra le sfuggivano strani singhiozzi spezzati che preoccuparono Remus a morte. La tenne stretta e le accarezzò la testa con dolcezza per qualche minuto, fino a che non tornò a respirare normalmente.
Felpato abbaiò di protesta a quel punto, più forte questa volta. Sobbalzarono e scesero dalla sua schiena.
Il cane (era più simile a un lupo che a un cane in realtà) si raddrizzò sulle zampe e scosse il manto nero inchiostro schizzandoli di fango. Poi puntò il muso su di loro.
Era difficile capire che era Sirius tramite quel colore di occhi, di un azzurro ghiaccio, così dissimile dal nero assoluto del suo sguardo umano, ma l'occhiata che lanciò loro sarebbe stata riconoscibile tra mille altre...
Un lieve bagliore e Black ritornò sé stesso. La lasciava sempre a bocca aperta vedere la loro trasformazione. Vedere come le ossa si disarticolavano e rimodellavano... una volta aveva chiesto a James se fosse doloroso. "Tutto il contrario", aveva detto. "E' quasi liberatorio!"
"Di grazia, Codaliscia, in che modo pensavi di salvarla?" berciò, acidamente il ragazzo, rivolto ad un punto sopra la sua testa. "...facendole lo scalpo?"
Solo in quel momento si accorse di un topolino grassoccio ancora saldamente aggrappato a due ciocche di capelli.
Lui squittì e saltò giù, ritrasformandosi in Peter.
"Ho agito d'istinto. Ho dei limiti, sai?" bofonchiò, arrossendo. "Sono alto dieci centimetri, che cazzo!"
"Come... avete...?" Lily li guardò confusa e anche sentendosi un pelino in colpa. E mortificata... e terribilmente in imbarazzo per quella piccola crisi. Rem aveva la camicia slacciata, i capelli bagnati e l'aria di chi si era dovuto vestire in tutta fretta dopo la doccia.
"Abbiamo pedinato quel cretino." sbottò Sirius, indicando poco più in là.
Ramoso uscì dalle fronde con un versetto allegro. Le corna argentate si riflessero negli occhioni spalancati della Grifoncina.
"Ci mancava poco che si trasformasse in Sala Grande..." Lupin lo guardò desolato.
"Già, e vederlo puntare dritto la Foresta Proibita ci ha dato giusto un'avvisaglia della tua stupidità, Scimmia!" Sirius le si avvicinò. "Allora, com'era la questione dell'andarci domani?!"
Ebbe la decenza perlomeno di arrossire.
"S-scusate...mi dispiace..." pigolò, mentre il cervo iniziava a darle colpetti col muso con l'aia contenta di un animale che non ha un solo problema al mondo.
Sirius ringhiò. E decise di andarci decisamente giù meno leggero, con lei. Non era il suo stile dare carezze.
"Abbiamo un incubo di pozione da fare, turni di sorveglianza, turni per far da baby sitter a James in modo da non fargli sorgere sospetti, un cervo rincoglionito a cui badare prima che ci faccia scoprire tutti... e tu ti metti a fare la scalatrice tutta da sola?!" fece un passo avanti con l'aria un pelino isterica, e Ramoso borbottò, dandogli un deciso colpo col muso per allontanarlo. "E tu falla finita o giuro che ti ci faccio diventare uno stufato! Fa pure il geloso, adesso! Sottoni si nasce proprio, eh?!"
"Eddai, calma!" sbuffò Minus, scuotendo la testa.
"Calma un corno! Ti ricordo, Scimmia, che non riesco ad avere un momento con Cristhine da non so più quanto! E sarà pure che sono invecchiato, ma non sento tutto questo piacere nel tormentare la gente per i corridoi ed essere di nuovo additato come il più figlio di puttana della scuola! Qui stiamo già facendo tutti abbastanza sacrifici senza che ti ci metta tu con le tue idee suicide! Per cui vedi di darti una regolata, perché hai rotto!"
Lei chinò la testa, avvampando dalla testa ai piedi. Non osava guardare negli occhi nessuno di loro, e rimase in silenzio. I rimasugli dell'attacco di panico le facevano sentire le cose stranamente ovattate.
Lui parve calmarsi, adocchiando qualcosa nel suo viso. Sbuffò e le piantò una mano sulla testa, dondolandogliela appena con aria paternalistica come faceva sempre quando voleva irritarla...o consolarla, non sapeva dire la differenza.
"E che cazzo, Evans." sospirò,senza guardarla, improvvisamente imbarazzato.
Il massimo dell'affetto che si poteva avere da Black.
"Sirius ha ragione, Lily. Ho bisogno che tu te ne stia fuori dai guai." Remus le si avvicinò, parlandole in modo più mite anche se fermo e mettendole una mano sulla spalla. "So che non è facile, ma..."
"No, ha ragione." lei borbottò, accarezzando la testa di Ramoso per calmarsi e sentendosi male per loro. "Sono stata una stupida. E' che... volevo..."
Fare qualcosa. Riaverlo. Subito. Sentirlo vicino... smetterla di sentirsi abbandonata, di nuovo, da qualcuno che... che am... amav...
"Lo so." Rem sospirò, tristemente. "Finirà presto, ok?"
Guardarono tutti il cervo, sfiniti.
James non aveva nascosto il segreto fra loro due in presenza di Liu perché gli interessava proteggere loro o Lily.
Aveva recitato e finto di essersi chinato di sua spontanea volontà, di non avere legami con lei, perché odiava esserle sottomesso. Non avrebbe mai accettato che si sapesse in giro che lui fosse un Famiglio. Odiava il fatto che... in un qualche modo, Lily avesse un potere su di lui. Più potere di lui.
Però... però ora eccolo lì. Senza memoria, completamente animale...
Dentro di lui qualcosa rispondeva al richiamo. Senza che potesse farci niente.
E nonostante tutto, le era parso che in qualche modo, nonostante il fastidio, ci fosse stato anche qualcosa che lo aveva stuzzicato, prima. Come se Lily fosse stata ancora una sfida da vincere.
Perché...beh, perché James si annoiava!
Inizialmente la venerazione, la saturazione di potere nelle sue vene, sembravano soddisfarlo appieno. Ma col passare del tempo, il Grifondoro appariva sempre più irrequieto, stizzito e tediato. Evidentemente, essere circondato da leccapiedi e non venire mai criticato aveva i suoi svantaggi...
E divenne evidente quando, la sera, imbacuccata sotto chili di coperte dentro la camera da letto, ancora tremando per tutto il freddo che si era presa quella mattina che sembrava esserle rimasto dentro le ossa e per la sfuriata – giustissima – di Sirius, Lily si vide comparire sulla mano un foglietto.
Le prese un colpo.
La stanza dei Marauders era silenziosa, vuota. Non aveva nemmeno osato chiedere loro di lasciarle fare l'ennesimo turno alla pozione. Probabilmente l'avrebbero legata di peso al letto, se fosse successo!
Non dormiva nella sua cameretta da quando era iniziata tutta quella storia, ma doveva ammettere che preferiva così. Non voleva svegliarsi – non faceva altro che svegliarsi, ora, di notte – e ritrovarsi... da sola.
Era difficile da spiegare. Non aveva nulla contro Molly e le sue compagne, ma ritrovarsi nella stanza dei Marauders le dava...un senso di casa che non aveva mai sentito altrove.
Non si sentiva nemmeno più tanto a disagio fra di loro, nel vedere ogni mattina Black in mutande o nel fare i turni per il bagno con tre maschi. Come se fosse tutto perfettamente normale. Come se fosse...una famiglia.
Capace di farla sentire al sicuro, almeno un pochino.
Il fuoco di betulla scalpicciava allegro dentro il caminetto... ma era più che altro quella sensazione a scaldarla. Il ricordo di tutti loro pronti a proteggerla...come se fosse parte del loro branco. Una compagna.
Stava per addormentarsi, cullata da quella consolazione, quando era apparso quel coso.
Diede un'occhiata alla calligrafia e si mise a sedere eretta, sobbalzando.
James le aveva appena inviato un bigliettino!
"Sarò anche uno troppo sicuro di sé, ma almeno non ho un caratteraccio! Dovresti venire a curarmi le ferite che ha provocato il nostro battibecco. Sono tutto un livido grazie a te!"
Udì qualcosa sul comodino, un cassetto si aprì da solo e una penna rotolò sul mogano lucido.
Ma era serio?!
Rimase interdetta, poi l'irritazione prese la meglio. OK.
Basta fare la carina!
"Pensavo che un incantatore avesse di meglio da fare che mandare messaggini!" scrisse velocemente, infastidita.
Come ebbe finito di scrivere, la carta svanì dal suo palmo, come se la pelle l'avesse assorbita. Passò qualche istante.
Poi, di nuovo, si sentì prudere la mano e il bigliettino balzò fuori.
"Sì, ho altro da fare... ma non so resistere alla tentazione. Esattamente come tu non puoi fare a meno di controllare cosa faccio o con chi sono. Sei molto territoriale, sai?"
Stronzo.
Poteva quasi sentirlo sorridere come un gatto dall'altra parte di quella connessione cartacea. Il biglietto fremette.
Sibilando, Lily l'agguantò e scarabocchiò: "Va a leccarti le ferite e lasciami in pace."
Il biglietto non tornò per un bel po', molto più a lungo di quanto ci volesse per scrivere le parole che comparvero. E quello che ci vide scritto le fece sputare fuori tutto il sorso di tisana che aveva appena preso.
"Preferirei di gran lunga che me le leccassi tu."
Stava... flirtando?!
Tu guarda che... razza di... !
Fu improvviso.
Le sfuggì una risatina. Come se fosse un colpo di tosse. Esplose nel silenzio della stanza all'improvviso, in modo istintivo.
Lily si bloccò di colpo, sentendosi il viso... stranamente rilassato. Stava sorridendo... e nemmeno se ne era resa conto...
Per tutte quelle settimane aveva avuto i lineamenti così tesi e contratti e si era sentita così in apnea... e se ne era resa conto soltanto adesso, quando James l'aveva fatta ridere!
Ed era davvero strano perché, da un lato, avrebbe solo voluto andare da lui e cavargli gli occhi!
Però...
Riguardò il foglio, leggendo e rileggendo la frase. Una sfida.
James aveva un bisogno disperato di una sfida. Di una provocazione. E lei...?
Sorrise di nuovo, senza riuscire a trattenersi.
Strinse le labbra e decise che, decisamente, era ora di sferrare qualche colpo basso.
Per ciò, non si imbarazzò come suo solito, non arrossì e non imprecò.
"Leccarti dove, esattamente?"
E beccati questa! Pensò, fiera di sé.
La carta svanì ancor prima che avesse completato il punto interrogativo. La risposta tardò molto.
Poi: "Ovunque tu voglia, Rossa. Mi piacerebbe cominciare con 'dappertutto', ma posso anche lasciarti il privilegio di scegliere!"
Che situazione assurda. Stavano...davvero...flirtando.
Tramite messaggini, poi! Con James che era posseduto e tutto il resto! Eppure... qualcosa che non sentiva da giorni le si scaldò dentro. Si raggomitolò meglio sotto le lenzuola, posò la tazza e fissò la filigrana dorata delle parole in rilievo.
In qualche modo... stava funzionando. Quel battibeccare, quello stuzzicarsi e darsi fastidio...era la cosa più piacevole che le fosse capitata da settimane. La cosa più simile e vicina a...ciò che erano loro due.
Le sembrò, per pochi istanti, di averlo ritrovato. L'irritazione e i venti minuti di lecchinaggio alla Potter...era come se fossero delle stampelle a cui reggersi. Chissà se, in qualche modo, James ne era conscio o se voleva solamente distrarsi dalla noia dell'adulazione collettiva...
"Te l'ho detto. Sei troppo sicuro di te."
Il bigliettino scomparve. E passò di nuovo parecchio tempo prima di una sua risposta... il cui tono era cambiato drasticamente. Come... come per fare sul serio.
Poche parole. Che le esplosero dentro.
"Ti è piaciuto vedermi inginocchiato davanti a te, oggi?"
Era solo un'altra provocazione...ma in qualche modo, le parve di sentire il modo in cui glielo avrebbe chiesto se si fosse trovata davanti a lui. Più serio. Più torbido. Con la voce arrochita e rovente. Avrebbe fatto scorrere quelle parole sulla sua pelle come una carezza letale.
"...Perché è di questo, che sono sicuro, Rossa."
Lily strinse le ginocchia, sentendo il battito tempestoso del proprio cuore. No, decisamente non era un gioco che avrebbe potuto vincere. Era un bene che non fossero l'uno davanti all'altro. La voce le sarebbe uscita tirata, come agganciata a un filo sottile del poco fiato che le era rimasto nei polmoni.
Stavano camminando su una corda pericolosa, ora. E... James... il modo in cui aveva saputo leggerle dentro...
Uscì dalle lenzuola, sentendosi accaldata e infreddolita allo stesso tempo.
Serrò le mandibole, scrivendo solo un freddo e lapidario :"Buonanotte, Potter."
Un secondo dopo, la risposta.
"Cerca di non gemere troppo quando mi sogni, Rossa. Lo sentirei attraverso gli altri. E ho bisogno di un bel sonno ristoratore per mantenermi bello."
Lily si alzò, buttò la lettera nel fuoco e fece un gestaccio alle fiamme. Poté quasi giurare di aver sentito la sua risata rimbombare nel corridoio sottostante.
Dopo qualche momento, Lily iniziò a starnutire. Ma nonostante questo, i palmi delle mani escoriati e ancora in fiamme e i muscoli a pezzi, finalmente riuscì a dormire tutta la notte. Senza mai svegliarsi.
Passò qualche giorno, quasi tranquilli a dirla tutta. Qualcosa aveva placato di nuovo James, che rompeva meno del solito. Gli studenti sembravano aver ripreso un po' coscienza di sé, e si affaccendavano per organizzare la Strigora, ovvero il sabba della primavera. Ogni anno gli studenti delle scuole di stregoneria di tutto il mondo si radunavano accanto a enormi falò vicini al lago e festeggiavano l'arrivo del caldo e la nascita di nuove progenie fatate che avrebbero reso prosperi i campi ed i boschi, come da tradizione.
La verità era che c'era una nuova scusa per bere e sollazzarsi fino a svenire lontani dagli sguardi dei professori.
In ogni caso, era un evento di giochi e sfide... esattamente quello che faceva al caso loro.
"Ciao Remus." miagolò una voce sopra di lui. "Sai che preparare pozioni nel mio bagno è contro le regole?"
Il Marauder sollevò gli occhi chiari, puntandoli sul fantasma di Mirtilla Malcontenta.
Diventava sempre più insistente. Sirius aveva quasi cercato di maledirla, una volta. In realtà, Mirtilla aveva solo voglia di qualcuno che la stesse a sentire. Peccato che Felpato non brillasse proprio di empatia. Così, dopo averlo inondato dalla testa ai piedi di acqua putrida causandogli un mezzo shock, la spiritella aveva preso a fissarli con aria parecchio vendicativa. Fingere di non saper più distinguere fra lei e i gabinetti lì di fianco non era stata una delle idee più geniali di Sirius.
"Ah sì?"
"Potrei pensare che combiniate qualcosa di illegale o pericoloso..." cantilenò lei, volteggiandogli vicino con un sorrisetto.
"Nulla di tutto ciò, te lo assicuro!" disse rapidamente Remus. "E' per una buona causa."
"Hm-hm. Il tuo amico cafone oggi non viene?" lei dispiegò la bocca in una smorfia gelida. "Mi piacerebbe proprio bagnargli ancora quei suoi bei vestiti con l'acqua sporca. Probabilmente avrebbe preferito essere accoltellato."
L'intruglio ribolliva sotto di loro, caldo.
"E' un pochino schizzinoso. Soprattutto quando indossa roba di Givenchy."
"Così impara a insultare una signora!"
"Ti chiedo ancora scusa per la sua scortesia." Rem chinò il capo, mestamente. "E ti chiedo di chiudere un occhio su quello che stiamo conducendo qui dentro."
Anche perché, finalmente, dopo lacrime, sudore e sangue da parte di tutti, la pozione era finita. Il peltro del calderone ed il calore del fuoco stavano facendo evaporare gli ultimi residui da scartare delle Starnutarie, il colore e la consistenza erano lentamente passate da melmose a liquide, acquose e inodori. L'infusione della rosa dell'Oblio, di ben ottantadue ore, sarebbe terminata quel giorno.
Avevano tutti quanti i nervi a fior di pelle e Tonks aveva rischiato di rovesciare tutto un numero incalcolabile di volte. Pensare alla Grifoncina solleticò in lui una stizza quasi dolorosa.
Mirtilla stirò un sorriso malizioso.
"Cosa ci guadagno a star zitta?"
"Va bene Mirtilla, cosa vuoi per tenere la bocca chiusa?" sbottò alla fine, alzando gli occhi al cielo. Non era dell'umore giusto per usare la giusta dose di diplomazia. Ma quella non si offese, per una volta.
"Non so, tu cosa mi proponi?"
Remus ci pensò su.
Cosa poteva dare ad una ragazza fantasma?
Una idea gli saltò in mente nell'esatto momento in cui Sirius e Peter entravano a dargli il cambio.
Black sbiancò nel vedere Mirtilla, ormai traumatizzato a morte, e lei ridacchiò deliziata della sua ansia, facendoli l'occhiolino.
"Puoi iniziare a cercare di toglierti la camicia firmata, ma sarò di sicuro più veloce di te!" trillò, con gli occhi di fuoco, e alcune tubature tremarono. "Beh, perlomeno sarai un bel vedere! Non ci sono tanti bei ragazzi che si spogliano qua dentro, sai? Certo, prima che io ti ricopra di merd..."
"Hey, Mirtilla." la fermò Rem, richiamando la sua attenzione. Ghignò. "E se ti dessi qualcosa di meglio?"
"L'estrema unzione, magari?" sibilò stravolto Black, appiccicato al muro in modo ben poco virile.
"Ovvero?" lei si fece sospettosa.
"Che ne dici di un appuntamento con niente meno che James Potter in persona?"
Sì, era un po' da bastardi. Ma a caval donato...
"Dici sul serio?!"
"Un intero pomeriggio. Qui da te. Con fiori e tutto il resto."
Probabilmente solo resuscitare l'avrebbe resa altrettanto felice.
"Ci sto. Buon fortuna con la pozione!" gridò lei con un sorriso a trentadue denti e con gli occhi che brillavano, prima di tuffarsi e sparire Water preferito canticchiando estasiata.
"Quella lo divora." sentenziò Black, sbattendosi a terra ancora incredulo di essere stato graziato.
"Hai un occhio nero." disse Rem, guardandolo di sfuggita. Non una domanda. Non un'esclamazione sorpresa. Pura constatazione.
"Giocare con James sta diventando un po' difficile." spiegò Peter, distrutto. "Si è dato una calmata, certo, ma ultimamente c'è qualcosa che lo galvanizza."
Certo, avevano "fatto pace", ma sapeva benissimo che stavano tramando qualcosa alle sue spalle. Remus aveva dovuto applicare protezioni e disillusioni per una giornata intera su quel bagno, e perfino alle loro menti. Ogni volta che pensavano alla pozione, nella testa comparivano immagini di Quidditch, come se il loro cervello fosse un lungo nastro cinematografico. Era decisamente strano! Ma ora che era finita, Potter doveva percepire qualcosa attraverso i loro legame – era difficile tenere dei segreti fra loro – e il non riuscire a scoprire cosa fosse lo faceva diventare dispettoso.
Aveva preso l'amabile abitudine di appiccicare cartelli con su scritto "Vietato ai cani" in giro per la scuola.
E quando Sirius era entrato in mensa, quella mattina, gli si era avvicinato strabuzzando gli occhi.
"Paddy! Non hai letto il cartello? I cani non possono entrare qui dentro!"
Peccato che Sirius avesse appena passato due ore a togliersi feci dai capelli perché lui era stato così scemo da ingerire dei cioccolatini sconosciuti costringendoli tutti a stare spalmati per giorni in quel cesso di bagno con quel cesso di fantasma psicotico.
"Miao." aveva ironizzato.
E si erano pestati di santa ragione. In maniera amichevole, certo.
Più o meno...
"Possiamo organizzare un'uscita a tre con il Brucafelci di Kittleburn e scommettere su chi riuscirà a violentarlo."
"Sempre che la Chang gli dia una tregua da quelle ventose che ha al posto delle labbra." ridacchiò Peter. "Anche se ultimamente non la guarda più così tanto. Li sento molto meno."
"Era ora. Addormentarsi con il suono delle loro pomiciate nella testa è un altro tipo di tortura..."
"Almeno, se limona con Mirtila non sentiremmo niente se non un po' di freddo, credo."
Remus li fissò placidamente.
"Ma non sarà un po' meschino prenderlo in giro?"
"No." esclamarono in coro quei due, senza manco pensarci su.
Lui sorrise.
"Bene, siamo sulla stessa lunghezza d'onda."
Andarono avanti a crogiolarsi nelle fantasie su come il loro amato Ramoso potesse venir molestato dalla Malcontenta quando, finalmente, il calderone fischiò.
"Chiama Cristhine." Lupin si alzò in piedi. "Va fatta raffreddare. E poi ci siamo!"
"Qualche idea su come rifilargliela senza farci beccare?"
"Lily. Stasera. Anche se l'idea non le piace molto, è l'unica che può farlo."
Si interruppero solo quando sentirono un leggero tafferuglio fuori dalla porta.
Poco dopo, spuntarono le testoline di Cristhine e Lily, la prima che fissava preoccupata la seconda, e la seconda...
"Sto Ba Bio." biascicò la Grifoncina, con la voce impestata. "Non ti preoccupare. E' solo ... EEETCIU'...!"
"Hai bisogno di riposare." la McRanney si impuntò, trattenendola per un braccio. "Guardati, sei uno straccio!"
Uno straccio era dir poco.
Quella che si ritrovarono davanti era una tizia con il naso paonazzo, gli occhi lucidi e pesti e i capelli che sparavano da tutte le parti.
"Merda." sibilò Remus. "Sei malata!"
"Posso farcela." biascicò lei, prima di starnutire di nuovo. "E' solo un bo' di raffrebbore..."
"Lily...ma tu scotti!" Cristhine le passò una mano sulla fronte. "Hai la febbre alta!"
Accidenti! Non ci voleva!
"E' un disastro!" Rem si mise le mani nei capelli, disperato.
"Sì, beh, non è nella sua forma migliore ma non sarei così cattivo..." iniziò Peter, adocchiandola starnutire e smoccolare come un'ossessa.
"Ma no! E' che contavo su di lei e sulla festa Strigora!" Remus prese a fare su e giù. "La tradizione vuole che le ragazze e i ragazzi che si piacciono si seducano con doni e balletti e bevano un boccale di birra l'uno dalle mani dell'altro. Era perfetto!"
"Cioè, Lily dovrebbe danzare per James e sedurlo questa sera?"
Si girarono tutti verso la ragazza. Era verdastra, gonfia e lacrimevole. Il silenzio fu eloquente.
"Anbate al Biavolo." sibilò lei tra i denti, facendosi reggere da Cristhine.
"Sei l'immagine più antisesso che io abbia mai visto." la seppellì Sirius, lapidario. "Probabilmente il Brucafelci gli farebbe più effetto, ora come ora."
La poveretta sospirò, desolata.
"E' stato il freddo preso durante l'arrampicata..."
Un nuovo piano. Serviva un nuovo piano...
Il cervello metodico e compulsivo di Lunasorta si mise in moto. Si massaggiò la giuntura tra setto nasale e sopracciglia, prevedendo un gran mal di testa.
Lily si accasciò tra le braccia di Cristhine – la quale, piccola com'era, barcollò non poco – dopo qualche minuto.
"Devo portarla in Infermeria. E' a pezzi." sospirò. "Non si può fare in un altro modo, questa sera? Migliore, magari."
"Migliore che vedere il sogno di una vita ballare sensualmente davanti a te e porgerti dell'alcool in segno di sottomissione? Ne dubito." frecciò Minus, incrociando le braccia al petto. "Soprattutto se si parla di Ramoso. Non penserebbe ad altro e abbasserebbe qualsiasi difesa. E farlo fare a te o a Tonks non avrebbe senso. Non funzionerebbe allo stesso modo."
"Anche perché gli caverei gli occhi." aggiunse amabilmente Sirius.
"Ma scusate, non potete obbligarlo con la forza e basta? Siete tre contro uno..."
Il silenzio che seguì fece capire a Cristhine che qualcosa non quadrava. Ma, come aveva promesso a Sirius, non aggiunse altro. Né indagò oltre.
Si era accorta da tempo che c'erano segreti fra di loro, ma Sirius non le avrebbe mai tenuto nascosto qualcosa se non ci fosse stato un importante motivo dietro.
Non era piacevole, ma aveva deciso di fidarsi...e avrebbe rispettato questa decisione.
Lui parve leggerle nel pensiero e le riservò uno sguardo rammaricato.
"Ci sono... alcuni problemi tecnici nel farlo." disse lentamente Remus. "Ma immagino che ci proveremo."
Qualcosa parve poi illuminargli il viso.
"Forse ho un'idea."
Filiere di stelline e luci colorate di cartapesta levitavano sopra il soffitto incantato della Sala Grande, ancorate a decine di bacchette, in attesa di essere trasportate in giardino.
Prefetti e Membri del Comitato sgomitavano fra loro cercando di non pestarsi i piedi a vicenda, trafelati e sudaticci, mentre montavano le strutture di legno e trasportavano casse di birra.
Tonks si era tirata fuori dai piedi dopo che una tizia del Sesto le aveva detto, senza mezzi termini, che se avesse fatto ancora cadere qualcosa l'avrebbe affatturata sul posto.
Uno specchio le rimandò la sua immagine, più colorata di qualsiasi altra cosa. Ci aveva provato, almeno. I capelli erano tornati rosa con un notevole sforzo di volontà, anche se rimanevano ancora terribilmente pallidi, come scoloriti con l'ammoniaca.
Sospirò, attorcigliandosi a un dito una ciocca. Immaginava di non poter far meglio di così.
Non aveva decisamente voglia di festeggiare, ma quello era il gran giorno e, nonostante avrebbe fatto il grosso Lily, si presupponeva che fosse presente se qualcosa fosse andato storto. Per cui, aveva cercato di ovviare al suo pallore incantando i vestiti perché risultassero più fluo del solito. La conseguenza era che parecchie persone la fissavano stralunate, ma ci aveva fatto l'abitudine.
James mancava tantissimo a tutti loro.
Aveva ripreso a parlargli ma... si vedeva che non era lui. Quel sorriso...era lo stesso che aveva avuto lei, per anni. Stampato sul viso come una bella maschera.
Era acciambellata su una cassa con le gambe a penzoloni ascoltando solo di sfuggita le chiacchiere vuote di Ben, un suo compagno di classe alto e moro che aveva fatto voto a se stesso di riuscire laddove Wellesley, il suo rivale, aveva fallito, quando nella stanza apparve Remus.
Strabuzzò gli occhi nel vederlo assieme a Paige. Sorriderle, amabile.
Il cuore la morse dolorosamente.
Non si erano accorti di lei. Balzò giù dalla panca e si infilò fra due colonne, lasciando che il suo aspetto, pelle, occhi e capelli, ne assumessero l'esatto colore.
"Che? Una sfida di bevute?" stava dicendo Paige, sorpresa. Quella dannata gallina aveva smesso di tormentarlo quando James li aveva messi sulla sua personale lista nera ma, ora che erano tornati quasi alla normalità, a quanto pareva aveva ripreso!
"...E non devi dire a James che parteciperò anche io."
"E che sfida è, se partecipi tu?" Quella ridacchiò con fare ciarliero. "Non esiste un solo studente in grado di batterti."
Remus ricambiò il sorriso...e poi le sfiorò il viso. Il suo gesto fu così inaspettato che sia Tonks, nascosta dietro di loro, che Paige, trasalirono.
"Magari è la volta buona."
Tonks serrò le mandibole. Avrebbe dovuto andarsene. Il tono con cui le parlava Remus... non l'aveva mai visto così soffice verso una ragazza. Così dolce e suadente...
Paige ne era in totale balia. Sbatté le ciglia, confusa da quella situazione nuova, e un delicato rossore le si diffuse sulle guance.
"Non so..." mormorò, un po' a disagio. "... Mentire a James... non mi piace l'idea. Lui è..."
"...Sì, lo so com'è James. Un mito e tutto il resto." tagliò corto Lupin. "Ma apprezzerà una bella sfida. E ultimamente sembra invincibile, no? Sicuramente non perderà contro di me, stavolta."
Lei tentennava ancora, fissandogli spudoratamente le labbra. Probabilmente si stava chiedendo quanto fossero morbide. Quanto fossero abili.
Molto, non riuscì a trattenersi di pensare Tonks, con una punta di gelosia e dolore.
Era davvero così masochista?! Remus aveva messo bene in chiaro le cose. Non importava cosa aveva sentito di lui. Non avrebbe più fatto dei capricci per averlo per sé. Né si sarebbe fatta spezzare il cuore di nuovo.
A malapena si parlavano, adesso. Quell'amicizia era appena ad un filo così sottile... ma non aveva intenzione di rinunciarci!
"Cosa ci guadagno se dico di sì?"
"Dimmelo tu."
Cosa?!
Tonks strabuzzò gli occhi. Davvero le stava chiedendo di mettergli su un piatto d'argento ciò che voleva lei?! O era matto o Paige doveva improvvisamente piacergli!
Ed infatti la biondina stirò un sorriso goloso e gli scoccò un'occhiata, arricciando il nasino sapientemente truccato per mascherare una leggera gobbetta.
"Ci sarà un incontro tra qualche giorno, tra le famiglie più ricche dell'Inghilterra. Un galà a villa Malfoy. Sono invitate tutte le signorine dell'Alta società, comprese quelle che hanno partecipato al Ballo delle Debuttanti... non è obbligatorio, ma è un suicidio sociale non andarci. Si faranno delle sfide di galateo e cose del genere."
Remus attese. Tonks si sentì congelare. La sua mano scattò a stringere un foglio di carta nella tasca. Lo strinse fino a farsi sbiancare le nocche.
"Sono stata invitata, NATURALMENTE. Ma ogni signorina deve portare con sé un servetto. Una specie di maggiordomo personale, che l'aiuti nelle gare contro le altre Signorine, che la serva e che la tenga al sicuro. Sai come sono certi ricchi."
"Che cosa c'entra, questo, con la Festa Strigora?"
La voce di Lupin era fredda e piatta, in confronto alla morbidezza di prima.
Gli occhi di Paige scintillarono.
"Organizziamola a scaglioni e dividiamo le coppie in varie sezioni. Saranno presenti anche alcune delle Signorine, direttamente in finale. Chi perde diventerà lo schiavetto della Signorina contro cui ha perso per un giorno intero. Obbligato con la magia a fare tutto ciò che vuole la sua padrona. Compreso l'accompagnarla all'evento."
"E se a perdere è la Signorina?" mormorò Lupin.
"Uguale. Solo che non ci sarà nessun mega galà di lusso dove fare da chaperon a una bella e ricca ragazza. Quasi quasi conviene perdere, eh?"
No.
Tonks strinse i pugni, sentendo il cuore battere all'impazzata. Non poteva davvero...prendere in considerazione l'idea.
Pensarlo laggiù, in mezzo a quella gente... in balia dei capricci di Paige...
Lui rimase in silenzio a lungo.
"Ci sto. Fa solo in modo che James partecipi...e che l'alcool sia molto forte." disse infine. "Pensi tu a preparare il banchetto?"
Paige sorrise di assenso...col sorriso di chi ha qualche asso nella manica.
"Perde chi vomita?"
"Perde chi vomita. O collassa."
"Andata."
Non era così stupida come voleva far credere. Vedendola allontanarsi con l'aria trionfate, Tonks fu certa che stesse tramando qualcosa.
Diede un'ultima, disperata occhiata a Remus, che si stava allontanando rigidamente, e poi decise di seguire Paige senza farsi notare.
Lei si acciambellò accanto ad un tavolo, facendosi circondare dalle sue amiche e raccontando tutto, omettendo solo il dettaglio di James.
Elidora Blake la guardò scettica.
"Lupin ti mangia a colazione." ghignò, inarcando un sopracciglio. "Anche se ti piazzi direttamente in Finale contro di lui, cosa di cui dubito tesoro, nessuno riesce a batterlo in una gara di bevute. E' risaputo."
"E ti ricordo che con soli due martini sei andata a letto con Prentice." la prese in giro un'altra ragazza, una Tassorosso che non conosceva. "Non hai giocato bene le tue carte, mi sa. Reggi meno di un bambino. E' probabile che tutta la faccenda finisca con te costretta a svolgere qualche noioso lavoro da Prefetto."
Tonks si nascose dietro una pesante tenda di broccato, cercando disperatamente di non inciampare.
Ci riuscì a malapena. Giusto il tempo di sentire la sua risatina e il versetto di sorpresa delle altre.
Si sporse un po', cercando di vedere cosa avesse creato così tanto scalpore.
La biondina reggeva tra le mani una boccetta. D'oro.
"Ma... quella è..."
"Felix Felicitis." Paige sorrise, estasiata. "Mio padre l'ha presa ad un prezzo esagerato, ma ne vale ogni goccia."
La Grifoncina si sentì lo stomaco sprofondare. Voleva barare.
Quell'arpia...voleva barare!
"Remus arriverà sicuramente in finale. Batterà qualsiasi studente e poi, qualsiasi Signorina gli si presenti davanti, come ha sempre fatto. Fino ad arrivare a me e alla mia Felix." cinguettò la Corvonero. "Sarò la prima persona nella storia della scuola a batterlo...e pure a dare un assaggio alla torta, se tutto andrà bene! Non so se mi spiego!"
Le risatine acute e stridule che le sfondarono i timpani le fecero intuire di aver udito abbastanza.
Cercando di non pestarsi i piedi da sola, sgusciò fuori dalla tenda e si spiaccicò contro la parete cercando di non farsi notare mentre si allontanava...ma quelle oche erano talmente prese dalla loro depravazione che nemmeno si accorsero di lei.
Accidenti a lui!
Ma cosa gli era saltato in testa?!
Tonks si mise le mani nei capelli e quasi uggiolò. Era chiaro che Rem voleva far sbronzare James per rifilargli l'antidoto più facilmente...ma così si era ficcato in una tana di lupi!
Non sapeva quanto potevano essere pericolose e diaboliche le ragazze di quella scuola!
Sospirò, guardando amareggiata il pezzo di carta che aveva nella tasca.
Una trappola...o una mera provocazione. O forse, solo vacua superficialità da ricchi annoiati che scoprivano un nuovo gioiellino su cui poter mettere le mani.
Aveva deciso di buttarlo, come saggiamente le avrebbe ordinato di fare sua madre.
Odiava disubbidire a sua madre. Lei si era sempre presa cura di tutti loro. Con una tale devozione e un tale sacrificio che non le era mai passato nemmeno per l'anticamera del cervello di fare qualcosa che potesse preoccuparla più di quanto non fosse ogni giorno.
Ma a quanto pare non aveva scelta.
Strinse l'invito al petto e prese la sua decisione.
Le scritte "Signorina Ninfadora Tonks" e "Galà primaverile di Villa Malfoy" scintillarono al calore del fuoco.
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M.A.R.A.U.D.E.R.S.
FanfictionNell'oscurità di una guerra incombente, le sfrenate e spensierate esistenze dei Malandrini si sfilacciano negli intrighi di una Hogwarts sempre più ricca di pericoli ed insidie. In un labirinto di incertezze, nell'ultimo anno l'amore sembra essere l...