Buongiorno!
Alcune piccole premesse prima di iniziare. Ci sarà una scena, più avanti, che è ispirata ad un episodio del Doctor Who. Non mi va di dire cosa e quale, perché farei spoiler, ma chiunque l'abbia visto riconoscerà di cosa sto parlando.
Mi scuso inoltre se questo capitolo sarà più lungo del solito, ma ho preferito tenerlo tutto unito per una questione di pathos.
Ne sono abbastanza soddisfatta, fatemi sapere che cosa ne pensate, leggere le vostre recensioni mi rende sempre felice e desiderosa di migliorare.
Un saluto a tutti,
Sarah
Lily Evans non fece commenti a proposito delle cicatrici che correvano sulle sue braccia, e di questo, Remus Lupin le fu eternamente grato. Ciò nonostante, mentre gli passava la camicia e Cristhine McRanney lo aiutava a sciogliere le catene, i suoi intensi occhi verdi scintillarono e probabilmente il suo silenzio non sarebbe durato a lungo...sempre che fossero usciti vivi da lì.
"Dovrai comprarne una nuova." Mormorò la Grifoncina, alludendo agli squarci nel tessuto. Quella bastarda si era divertita proprio bene, con lui. "Stai bene?"
"Potrei stare meglio." Ammise Remus, mestamente. "Ma non è tempo di paralizzarci. Avete idea di cosa può essere capitato?"
"Eravamo assieme." La Evans indicò la Corvonero, che si era chiusa in uno strano silenzio. "E quella specie di lucertola ci ha attaccate. Non ricordo altro. Mi sono svegliata in una stanza e..."
Si zittì di botto, turbata.
"Credo di poter rispondere io." Bisbigliò Cristhine. "Oh, mi chiamo Cristhine McRanney."
"Lieto di conoscerti. Sono Remus Lupin, il Prefetto di Grifondoro. Hai capito cosa ci è capitato?"
La Corvoncina si guardò attorno e per un attimo perse la sua espressione terrorizzata, concentrandosi.
"Se l'intuito non mi inganna, abbiamo tutti avuto a che fare con delle allucinazioni. E' stato così anche per voi?" Gli altri due annuirono. "Come temevo. E immagino fosse qualcosa che riguardava le vostre paure più intime..."
"Hmmm..." Remus si guardò attorno, pensieroso. Erano proprio in un bel casino, e, cosa più orribile di tutte, non riusciva a percepire James, Sirius e Peter. Era solo...una sensazione che non provava da molto tempo.
La stanza era praticamente devastata, con tavoli e divani praticamente riversati alla rinfusa, anche se doveva ammettere che non sembravano particolarmente pesanti...come se fossero fatti di plastica, ed effettivamente, toccandoli, si accorse che lo erano!
Che razza di posto era mai quello?
"Dubito che sia un molliccio, anche se sembrerebbe l'ipotesi più probabile. Ma queste?" Constatò, sollevando le stoviglie finte. "Un molliccio ti fa vedere le tue paure più grandi, ma ricreare un intero habitat...tra l'altro, dobbiamo ancora capire dove cavolo siamo finiti!"
"Sembra una casa delle bambole formato gigante." Disse Lily. "Quindi è della paura che stiamo parlando? A me i giochi da bambina non facevano impazzire, ma da qui ad averne paura...a meno che non sia una vostra fobia."
"Non credo sia solo ciò che ci spaventa." S'intromise la McRanney. Era inquieta, e si martoriava istintivamente le nocche. "Credo che si parli di qualcosa di più ampio. Il desiderio...i turbamenti. Ciò che bramiamo, ciò che ci terrorizza...ciò che ci ha fatto del male. Ciò che è nel profondo."
Calò un ulteriore silenzio, visto che nessuno dei tre sembrava avere voglia di parlare di ciò che avevano vissuto.
"Credo ci sia ancora qualcosa che ci sfugge. Voi come vi siete salvate? Incantesimi, fiale...?" chiese Remus, all'improvviso, e Lily stirò il primo sorrisetto della giornata.
"Gli ho tirato un cazzotto in faccia."
"Cos...un cazzotto a chi?!"
"Oh, l'importante è che siamo tutti interi." Glissò la rossina, agitando la mano. "Beh, gente! Non so voi ma io non ho molta voglia di rimanere qui. E lì ho visto una porta, credo fosse dietro il tavolo...mi dai una mano, Rem?"
Iniziarono a scavare tra i detriti, riuscendo poco dopo a scoprire una graziosa porta laccata in legno. Si aspettavano di trovarla ben chiusa, invece si aprì di colpo...e si affacciarono ad un corridoio lunghissimo, pieno di porte tutte uguali che finiva curvando di netto e impedendo la visuale. Al muro, pochi candelabri gettavano una luce soffusa sul pavimento a scacchi.
"Oh, cavolo." Deglutì la Evans, gettandoci una occhiata. "Sembra la casa di Shining!"
"Che è Shining?!" Remus la fissò confuso.
"Lascia perdere...forse è meglio che non lo sai." Ridacchiò lei, nervosamente. In effetti era parecchio inquietante, e filtrava uno strano gelo...
"Beh, sarà meglio che vada avanti io." Sentenziò il malandrino, sospirando. "Per fortuna non ho perso la bacchetta, era nei jeans. Anzi, a proposito! Accio bacchette Lily e Cristhine!"
Grazie a dio non si erano rotte! Lily Evans strinse la sua, volatale nella mano, con un sospiro di sollievo. Ora si sentiva un po' più sicura e sapere che con lei c'era Remus la faceva stare meglio.
Si voltò verso la McRanney e la trovò immobile, incredibilmente pallida.
"Io..." mormorò, facendo un passo all'indietro ma la Grifondoro le si fece vicina, sorridendo.
"Andrà tutto bene." Le disse a bassa voce ma con negli occhi...qualcosa di rassicurante. Fu questo che pensò Cristhine, per la prima volta, fissando quel bel viso. Lily Evans aveva visibilmente paura ma qualcosa nel suo sorriso sapeva darti calore, trasmetterti dolcezza e forza.
"Scusatemi." Sussurrò, abbassando lo sguardo e vergognandosi da morire. "Temo di non essere coraggiosa come voi...tutto questo è...diciamo che è nuovo, per me."
La Grifondoro non perse il sorriso e le prese gentilmente le mani.
"Beh, vorrà dire che starai nel mezzo. Ti prometto che ti aiuterò io, d'accordo?"
Quel sorriso avrebbe rassicurato anche un morto, pensò Remus, mentre le due ragazze si stringevano vicine dietro di lui, bacchette alla mano.
Si inoltrarono nel corridoio, mentre le luci tremolarono, gettando ombre sinistre sul loro cammino.
Le tenebre si facevano dense anche nei corridoi dei Sotterranei, dove il freddo e l'umidità sembravano fare a botte con le candele accese.
Il fuoco tremolava creando sinistri riverberi sulle labbra rosse e voluttuose di Bellatrix Black, che sorseggiava del vino con un sorrisetto insolito, seduta come una regina sulla sua poltrona preferita.
"Piantala." Frecciò acidamente Narcissa, sbattendosi accanto a lei con una smorfia. "Te lo si legge in faccia."
"Me ne batto le palle."
La biondina sollevò il colletto del morbido dolcevita bianco e si accoccolò sul cuscino, togliendole di mano il bicchiere.
"Dio, sono solo le tre di pomeriggio."
"Sei una Serpeverde o cosa?!"
"Bisogna alcolizzarsi per essere tali?"
"Bisogna festeggiare la scomparsa dei nemici." Berciò quella con un ghigno diabolico, scostando i boccoli neri dalle spalle. "Non potevo aspettarmi di meglio, come inizio. Quella sporca babbanofila della Mumps, una cretina Tassorosso mezzosangue e niente meno che la puttana di Potter."
"E' scomparso anche Lupin." Lucius Malfoy si sedette davanti a loro ma a differenza della Black, sembrava più stanco che euforico. "E una ragazza di Corvonero. E comunque tua sorella ha ragione. Tieni un profilo basso o passeremo tutti dei guai."
"Come se fossi l'unica a sorridere, stamattina..."
La sala Comune era zeppa, essendo quel coprifuoco assurdo ancora in vigore...niente lezioni e gente inutile che scompariva, niente di meglio per la Casata più oscura di quei tempi ad Hogwarts, se non della storia intera, soprattutto per la gente del settimo anno e anche qualcuno del sesto.
Nott, Lucas Gibbon e Thorfinn Rowle stavano scommettendo sulla prossima sparizione, seguiti a ruota da Alecto Carrow che ridacchiava in modo insopportabile, Dolohov, di un anno più giovane, e McNair che aveva inquietantemente una nuova pelliccia. Sembrava collezionarne una ogni settimana, per non parlare degli animali impagliati che si piazzava sopra la finestra in camera, ma negli ultimi tempi stava arrivando ad averne una ogni tre giorni.
"Di questo passo, scompariranno tutti i babbani in meno che non si dica." Ridacchiò Thorfinn, un tizio asciutto, con i capelli castani tutti impiastricciati di gel, sparati in aria.
"Attento a non scomparire TU, Rowle." Malignò la Carrow, sgranocchiandosi l'ennesima merendina.
"Ah, io ne dubito. Sono state toccate tutte le case ad eccezione della nostra."
La ragazza fece per ribattere con un'altra battutina quando fu spintonata in malomodo da un ragazzo, che si piazzò con un libro sull'ultima poltrona rimasta.
"Tu di certo non spariresti nemmeno sotto malocchio, se continui a mangiare come un suino, Carrow." Frecciò velenoso, affondando il naso tra le pagine.
Aveva morbidi e folti capelli castani, laccati all'indietro in una pettinatura elegante, freddi occhi chiari e un viso aguzzo, pallido, tutto sommato attraente.
Fu l'unico ad attirare le attenzioni dei Black, che alzarono i loro regali nasini dalle loro faccende e gli scoccarono un'occhiata penetrante.
"Aliaset." Mormorò Narcissa, senza tono particolare. "Nuova lettura?"
"Mi piacerebbe." Sibilò il ragazzo, senza nemmeno fissarla. "Se la smetteste tutti di fare questo cazzo di casino."
Malfoy ridacchiò, per nulla intimorito da quel modo di fare ostile che aveva fatto fare brutte fini a tanti altri.
"Non potrai continuare a farti i cazzi tuoi in eterno, Michael." Disse solo, accendendosi una sigaretta e accendendosela in barba al regolamento.
Lui rimase zitto, guardando altrove...poi decise di prendersela con una primina che aveva avuto l'ardire di fissarlo male un secondo di troppo.
"Che cazzo vuoi, tu?" e agitò le mani, dando l'ennesima mostra di ciò che aveva reso la sua famiglia famosa. Il bicchiere che la spocchiosa ragazzina aveva in mano si gonfiò come un tacchino, esplodendo, mentre la barriera protettiva che aveva creato con il solo pensiero si ripiegò su se stessa.
Michael Aliaset, settimo anno, uno dei tanti maghi arricchiti di recente. La sua famiglia viveva nel New Hampshire, e si diceva fosse stata parecchio povera nonostante le origini...prima che il padre investisse qualche galeone fortunato nella finanza, facesse qualche giusto accordo e riscattasse finalmente l'illustre fama del suo cognome. Gli Aliaset erano fin dall'alba dei tempi dei Custos, maghi in grado di generare con il solo pensiero barriere protettive incredibilmente forti. Era una razza particolarmente potente nel medioevo, quando i castelli non avevano le difese che c'erano ora...ma con l'espansione della magia, il ruolo aveva assunto sempre meno importanza e di certo il vizietto di giocare d'azzardo di Philiphius Aliaset non aveva certo ingrossato le tasche, visto che aveva sperperato quasi tutto il patrimonio prima di rendersi conto che i soldi contavano più delle scommesse.
Il Serpeverde era un gran figlio di puttana, viziato e dispotico, ma per tutta la durata della scuola era stato uno dei pochi a tenersi abbastanza in disparte, snobbando le loro beghe.
Maledicendoli tutti, se ne tornò in camera sbattendo la porta, mentre Bellatrix perdeva il ghigno per qualche istante.
"Quel coglione tira troppo la corda."
"La sua famiglia è importante, Bella." Spiegò Narcissa con quel suo tono insopportabilmente paziente, come se stesse parlando ad una bambina scema.
"Nessuno è importante." Ringhiò lei, accavallando le gambe snelle e facendoci svenire sopra almeno una decina di persone.
"La diplomazia non è il tuo forte."
"Sei tu che permetti troppe cose a troppa gente." Sibilò quella, velenosa. "Siamo gli unici qua dentro a mettersi in gioco davvero, forse è il caso che contribuiscano anche gli altri, al posto di godere delle nostre conquiste come parassiti. HEY NOTT!" lanciò il bicchiere contro il ragazzo, che lo trasfigurò con un abile colpo di bacchetta in tante foglie autunnali. "Che cazzo ridi? E' il tuo compleanno, per caso?"
"Quando mi parli tu lo è sempre, principessa!"
"Bah, non vedo l'ora di uscire da questa fogna." Rimbeccò Bella, disgustata. "Forse a breve, visto come vanno le cose."
"Già...e forse passi direttamente ad Azkaban, se continui a vantarti e a parlare di quello che non dovresti." La bionda Black si massaggiò le tempie, già esasperata da quella marmaglia di insetti che sembrava non fare altro che rovinarle l'umore...e sua sorella non faceva eccezione, con tutta quella boria incontenibile. Avere a che fare con lei era estenuante.
"In ogni caso, Michael Aliaset non sarà un problema da conquistare. Per gente che si vende facilmente basta avere la moneta giusta, no?" s'intromise Lucius, sereno. "E quella sua abilità di creare barriere può tornarci utile. Sono estremamente resistenti. Ma ecco qualcuno che sarà molto più difficile da tirare nelle nostre fila..." e sorrise ammaliante verso Piton che, incazzoso e taciturno, si fece vivo dopo parecchie ore di solitudine.
"Hey Sevvy!" ghignò Dolohov, passandogli un braccio sopra le spalle dal quale lui si divincolò in un nano secondo.
"Non chiamarmi Sevvy."
"Cos'è, non sei contento? Questa scuola si sta riordinando un po'."
"Non me ne potrebbe fregare di meno..." mormorò quello funereo, ma si bloccò perché vide negli occhi di Bellatrix una verità pericolosa.
"C'è anche la tua amichetta, tra la gente scomparsa, sai?" miagolò, seducente come una gatta. "Hai nulla da dire a riguardo?"
Lily?
Piton serrò le mascelle in modo impercettibile.
"La mia amichetta?"
"La prefettina di Grifondoro. Ti sei già dimenticato dei suoi begli occhioni?" Nott gli passò un bicchiere di vino che Piton strinse tra le mani un po' troppo forte. "Cazzo, di lei mi è spiaciuto, in realtà. Ci avrei volentieri messo le zampe sopra. Hey, Piton, lo vuoi frantumare quel bicchiere?! Sarai mica geloso."
"O magari solo preoccupato." Bisbigliò Narcissa, fissandolo intensamente. "C'è ancora del tenero, Severus?"
Severus respirò più a fondo, poi sorrise affabilmente.
"Non potrebbe importarmene meno di così, lady Black. Anzi, qualsiasi cosa possa fare del male a quel coglione di Potter non può che rendermi felice."
La biondina lo fissò ancora un attimo...poi decise che la sua riposta la soddisfaceva.
In realtà non avevano fatto granché, rifletteva, indifferente alle ciance e ai festeggiamenti. Solo supervisionato le azioni di qualcuno di più potente di loro...qualcuno che li usava come pedine sulla scacchiera. In ogni caso, poco le importava se qualcuno lì dentro non si immolava alla causa, a dire la verità anche a lei importava molto poco, ciò che contava era che il suo nome fosse rispettato e tanto bastava.
Lo stesso fratellino di Sirius Black sembrava avere reticenze, e anzi, non si era fatto vivo per tutta la mattinata. Ma tanto prima o poi tutti avrebbero dovuto prendere la loro parte in quella faccenda, quindi poco male.
Narcissa Black era quel tipo di strega poco idealista e molto pratica che tendeva a rimanere dalla parte del vincente...e a seguire con noia i comandi della sua famiglia.
Si domandò solamente se quella gente avesse tenuto in considerazione la loro sicurezza, se tutto fosse andato storto. La scacchiera iniziava a tremare...
La risposta l'avrebbe avuta solamente alla fine dell'anno, quando avrebbero capito finalmente chi sarebbe stato a fare scacco matto.
Peter Minus dovette usare tutta la forza delle sue zampette per rimanere ancorato alla capigliatura spettinata di Potter, che correva come un forsennato e nel frattempo battibeccava con Black a voce così alta che si chiese come cavolo facesse Gazza a non essere già alle loro calcagna.
Il corridoio dove doveva esserci Remus era deserto, vuoto.
"Questa cosa sta cadendo a pezzi." Sentenziò Sirius, uscendo da sotto il mantello e sventolando la fedele Mappa del Malandrino. "E'rotta, Potter, ecco cosa vuol dire non avere cura delle proprie cose. Chissà che cazzo avrà visto..."
"Se non la pianti di dire stronzate vedrà anche di che colore ha il sangue un Black, Paddy!"
"Hey, questa me l'ha detta pure Bellatrix. Vi fate, per caso?"
"Oh certo, ci facciamo tutte le notti." Tubò amabilmente James, beccandosi un pugno in testa che per poco non ammazzò Minus, che squittì come un forsennato. Si sbilanciò e cadde dalla testa del suo beniamino, aggrappandosi all'ultima ciocca e facendogli vedere le stelle.
"Ahia, Peter! Lo sai, devi decisamente dimagrire!"
Ma mentre quello penzolava nel vuoto, si accorse che...nel corridoio c'era qualcosa di strano.
Ritornò in forma umana e il suo naso iniziò a fare su e giù in modo vispo, un vizio che gli era rimasto da quando aveva cominciato a trasformarsi in topo.
"Questo muro non dovrebbe essere qui." Sentenziò, aggrottando la fronte.
"Eh?"
"Il muro." Peter indicò la parete. "E' sbagliato."
"E tu come fai a saperlo?" si stupì Black, squadrandolo da capo a piedi e facendolo arrossire.
"I topi sanno sempre qual è la via di fuga." Si limitò a dire.
Aveva passato anni a sgattaiolare per le travi del castello e se c'era una cosa che Peter poteva affermare con certezza, è che uno dei suoi pochi talenti era il senso dell'orientamento...e la capacità a tirarsi fuori dai guai.
"Hey, è vero!" esclamò James, controllando la Mappa. "Qui c'è segnata una stanza."
"Revelio!" esclamò Black ed improvvisamente qualcosa parve tremare...mentre il muro si disfaceva in tanti pallini colorati.
"Porco mondo..." Peter sbarrò gli occhi, facendo istintivamente un passo indietro. Qualcosa nel suo istinto urlava pericolo...ma finalmente avevano trovato Remus.
La stanza era ovale, piccola, più un rientro del corridoio che un'aula vera e propria...e, all'altezza di due metri, contro il fondo c'erano tutti.
Remus, Lily, Cristhine, la Tassorosso e perfino Ignatia Mumps...volteggiavano ad occhi chiusi, avviluppati da degli strani filamenti luminosi, come se si trovassero sott'acqua. Ai loro piedi stavano sbocciando delle strane rose...erano tutte ancora chiuse, ma sembrava che respirassero e si muovessero verso di loro. Avevano un profumo così forte da dare la nausea.
"Rem!" urlarono i maghetti, correndogli incontro. Ma quando James fu a tanto così per toccarlo, qualcosa si staccò dal soffitto, atterrando tra di loro e facendogli fare un ruzzolone all'indietro.
La lucertola gigante li squadrò con aria crudele, soffiando come un gatto. Pronta a dare battaglia.
"E ora?" balbettò Minus, sbiancando.
Potter gli si fece davanti, sguainando la bacchetta.
Sirius già ghignava. Lo faceva in modo naturale, ogni volta che il pericolo, suo vecchio amico, tornava a cercarlo.
"Ora l'ammazziamo."
Lo sapeva che andava a finire così...
Remus Lupin si fermò di scatto, facendo sbattere il naso a Lily e a Cristhine.
"Ahi! Remus, che cavolo fai?"
Stavano camminando da dieci minuti buoni in quello che sembrava a tutti gli effetti un labirinto.
Che strano...pensò Lupin. Per un attimo gli era parso di sentire James.
"Scusatemi." Disse, gentile come al solito. "Ho avuto...una sensazione strana."
"Spero che la tua sensazione ci dica dove svoltare..." mormorò la Evans, stringendosi le spalle. "Mi sembra sempre di tornare al punto di partenza. E' in incubo!"
Ed ecco che, improvvisamente, a quelle parole ci fu un violento scossone.
"Hey, guardate." Esclamò Cristhine. C'era una vecchia bambola ora sul pavimento. Era logora e non aveva un occhio, accasciata contro lo stipite di una porta.
La ragazza fece per toccarla, quando Lily urlò.
"Venite a giocare con noi..."
Davanti a loro comparvero altre tre bambole. A differenza della prima erano perfette in ogni dettaglio, sicuramente costose...la gioia di ogni bambina, se non fosse che si reggevano sulle gambe, erano alte un metro e ghignavano in modo decisamente inquietante.
Remus ne schiantò una, mentre quella spiccava un gran balzo, pronta a mordere. L'altra si arrampicò sul muro come se avesse delle ventose al posto delle mani e fece per attaccare Cristhine, che si coprì gli occhi con un grido.
"Attenta!" Lily si parò di mezzo. "Incendio!"
La bambola prese fuoco iniziando a strillare in modo osceno, e questo non fece altro che fare incazzare ancora di più l'ultima rimasta, che caricò come un toro.
Colpì Remus che perse l'equilibro, preso in contropiede, e si attaccò al collo di Lily con le sue piccole manine di ceramica, iniziando a stringere.
La McRanney balzò in piedi ma improvvisamente si sentì...come bloccata. Qualcosa continuava a risuonarle nella testa.
Debole, Debole...
Lily stava iniziando a vedere le stelle quando Lupin afferrò la testa della bambola con un'espressione mai vista prima...e con una mossa da manuale le staccò la testa dal corpo come se fosse fatta di carta.
La Grifondoro lo fissò, boccheggiando, e per un istante le parve di scoprire un lampo rosso nei suoi occhi chiari, un'espressione animalesca sul suo viso di solito delicato. L'aveva rotta a mani nude nonostante la sua forza immensa...e non ansimava nemmeno.
Il Malandrino l'aiutò ad alzarsi, dandosi mentalmente dell'idiota. Doveva stare più attento... a quella ragazza non sfuggiva nulla. Anche se per il momento, Lily sembrava più interessata ad altro.
"Ma che accidenti erano?!" strillò impanicata, togliendosi di dosso gli ultimi residui di quella manine demoniache che si sbriciolarono.
Non fecero in tempo a rispondere che alle loro spalle ne comparvero altre cinque, sei, sette...sembravano aumentare a dismisura.
"Oh, cavolo...siamo nei guai!"
"Via!" urlò Remus, afferrandole entrambe per le mani. "Sono troppe!"
Iniziarono a correre alla cieca, sperando con tutto il cuore di non imboccare la strada sbagliata...o sarebbe stata la fine!
"Peter...attento!"
Minus si abbassò di scatto, schivando un colpo di coda che come minimo gli avrebbe staccato la testa.
"Stupeficium!" urlò, mentre la lucertola si agitava come un'invasata, cercando di colpirli con la coda, con le zampe e di azzannarli con quelle fauci orribili. L'incantesimo colpì a pochi passi dalla Professoressa Ignatia.
"Attento!" urlò Sirius, buttandosi di lato per evitare una zampata. "Rischiamo di colpire gli altri, così!"
Quella maledetta stava facendo un casino infernale...e sembrava troppo veloce e troppo forte, nonostante la sua stazza.
Si diede uno slancio immenso dal soffitto, arrivando con la bocca proprio su Black, ancora per terra.
James si parò davanti, agitando abilmente la bacchetta, occhi incendiati e capelli più disordinati del solito.
"Impùlsus!" tuonò, generando un potente getto d'aria che la scaraventò contro la parete opposta...senza però farle neanche un graffio.
"Molto galante, Ramoso, ma vedi di non farti ammazzare a causa mia...ti devo già dieci galeoni."
"Erano undici, principessa...e tu vedi di non distrarti troppo!"
"Undici?!" sbraitò Felpato, balzando in piedi e schivando un altro attacco di coda, che li divise di qualche metro. "James Potter, razza di strozzino bastardo!"
"Impara a giocare a Poker, al posto di lagnarti! Gli interessi dove ce li metti, eh?! Me li dovevi dare il mese scorso!"
La lucertola cacciò un grido infernale, tra l'altro incazzata perché quei due non le stavano più prestando molta attenzione.
"Interessi, e che sei, la Gringott?!" berciò Sirius, lanciando un pietrificus totalus senza neanche guardarla. "E senti un po', com'è che vinci sempre, eh?! Non è che è tua madre che ti spiffera tutto?!"
"Questo è razzismo, Black!" berciò l'altro, parando un colpo che stava per polverizzare Peter. "Solo perché una è una Veggente non significa che bari necessariamente al gioco d'azzardo!"
"Non me la racconti giusta, razza di infame! C'è lo zampino di Euphemia, ne sono certo!"
"E ti ricordo che il mese sta scadendo...per cui tra poco saranno dodici!"
"Col cazzo, voglio la rivincita!"
"VOLETE PIANTARLA?!" Sfasò Minus, spettinandoli con la sola forza dell'ugola. "Vi ricordo che c'è un mostro che cerca di mangiarci!"
"Oh, mi hai proprio rotto tu!" e Potter senza tante cerimonie la colpì al collo con uno stupeficium, approfittò della sua caduta...e le balzò a cavalcioni sulla testa. Quella soffiò sconvolta da tanta impudenza e iniziò ad impennarsi come un cavallo imbizzarrito.
Forse non aveva fatto una gran mossa, pensò Potter, stringendo le gambe il più possibile. Tra l'altro era pure scivolosa!
"Una mano?!"
"Peter, e se trasfiguriamo una mangusta? Non era il loro nemico numero uno?" disse Black reggendosi un fianco, mentre James con urli apocalittici veniva scrollato di qua e di là come un fazzolettino.
"Quello è il cobra..."
"Paddy! Ci sono!" ululò Potter, agganciandosi al collo di quella bestiaccia. "Usa l'incantesimo congelante! E' un animale a sangue freddo, no?!"
"Va bene, però tu la smetti di giocare?" ghignò Black, agitando la bacchetta, mentre il Malandrino si aggrappò appena in tempo al gomito dell'animale prima di fare una brutta caduta. "Glacius!"
Quella lanciò un versaccio, mentre metà del suo corpo veniva congelato.
"Glacius!" gridò Peter, e l'altra metà venne congelata.
Rimaneva solo la testa. Potter cadde di schiena, imprecando...e sollevando lo sguardo vide gli occhi iniettati di sangue della loro nemica ad un passo dalla sua faccia. Spalancò le fauci pronta a sferrare l'ultimo, micidiale attacco...e il leader dei Malandrini le sferrò in faccia il suo ghigno più bastardo, piantandole la bacchetta sotto il muso.
"Glacius, brutta stronza!"
Un ultimo ruggito di sconfitta...e la lucertola si dissolse. Letteralmente.
Potter balzò in piedi, sudato di fatica.
"Quanto odio la magia Oscura." Sibilò, con un tono particolarmente tagliente.
"Wuoah! Che figata." Sirius Black era a dir poco estasiato. "Non mi divertivo così da tempo..."
"Parla per te..." borbottò Minus, gambe tremanti e faccia di uno che sta per vomitare. Ramoso gli tirò un bonario pugno sul braccio.
"Sei stato in gamba, Pet."
"Ma mai quanto te." Mormorò lui, con uno sguardo stranamente vacuo.
E poi arrivò quella voce...che congelò tutti sul posto.
"Siete stati bravi tutti, devo ammetterlo. Non ho dovuto nemmeno intervenire."
I ragazzi iniziarono a sudare veramente freddo quando Albus Silente in persona avanzò verso di loro uscito non si sapeva bene da dove.
Il vecchio mago li sondò uno ad uno con i suoi buoni occhi azzurri...e tutti quanti deglutirono sonoramente.
Ecco, pensò Sirius, con il cuore in gola. Potevano anche dire addio ad Hogwarts, ora...
Un incantesimo sfrecciò sulla testa di Lily Evans, che correva a perdifiato tenendo per mano la Corvonero.
Una bambola saltò verso di loro sulla destra, ma venne colpita in pieno...ma non ebbero il tempo di esultare perché quelle maledette uscivano da ogni angolo.
Sembravano non finire mai e nella foga della corsa non si resero conto nemmeno di quanta strada avessero fatto. Quel maledetto labirinto pieno di porte sembrava non avere mai fine, ed entrare dentro a qualcuna di esse nemmeno a parlarne, visto che ogni volta che provavano ad aprirne una comparivano sempre nuove bambole.
Improvvisamente svoltarono a destra in un incrocio e fu la fine. Si bloccarono, ansanti, su una strada chiusa, composta da tre porte.
"Oh, no..."
Spalle al muro, si voltarono iniziando veramente a sudare ghiaccio perché si sentivano le gambette di quelle cose malefiche che si avvicinavano sempre di più.
"Siamo fregati." Sibilò Remus, tenendo alta la bacchetta. "Lily, mettiti dietro di me."
"Non ci penso nemmeno!" frecciò quella, affiancandolo, anche se le tremava la mano. "Hai un piano, piuttosto?"
"Mi dispiace." Lui sorrise amaro. "Non ho idee."
"Siamo i tre studenti più secchioni di Hogwarts, togliendo Severus Piton." Sorrise di rimando Lily, con voce triste. "E' già stato un traguardo arrivare fino a qui, no?"
Agitò la bacchetta, creando una potente muraglia di fuoco che iniziò a scaldare appena il gelido antro.
"Questo dovrebbe tenerle a bada per un po'. Cristhine, sigilla le porte dietro di noi!"
"Sì!" ansimò la Corvoncina, che di certo l'ultima cosa che aveva fatto nella sua vita era dello jogging e che stava praticamente sputando fuori un polmone.
Si voltò sentendosi a pezzi, nell'anima e nel corpo, ma decisa a dare una mano in qualche modo, seppur piccolo.
Le parole di Sirius Black continuavano a tormentarla...e a gelarle il cuore.
Debole...
Fece per sigillare la terza porta e quasi saltò per aria quando vide una delle bambole ricambiare il suo sguardo...fino a quando non si accorse che era una di quelle vecchie e logore.
Era immobile, e nonostante fosse identica alle altre, seppur più usurata, non si mosse. Ne aveva viste altre, accanto ad alcune porte, ma era così impegnata a correre che non si era resa conto che erano diverse. Perché quelle non si animavano? Il suo cervello da Corvonero iniziò ad arrovellarsi, quando, improvvisamente, un'altra voce si unì a quella gelida di Black, nella sua testa.
"Di qui."
"Cosa?"
"Hai detto qualcosa?" chiese Lily, ma Cristhine non rispose. Lo aveva forse sognato? Una voce gentile e triste, che la chiamava...
Alzò il braccio come un automa, aggrottando le sopracciglia, e appoggiò la mano sulla maniglia. Per un istante, la bambola sembrò farle un sorriso.
"Hey! Cosa fai?" si allarmò Lupin. "Così ci attaccheranno su due fronti!"
Ma quando aprì la porta, non ci furono bambole assassine ad accoglierli...ma una cascata di farfalle, che si dissolse con uno scintillio dolce.
Entrarono di volata, ancora sorpresi, e si fermarono di botto trovandosi in una stanza vuota, con alte due porte.
Una bambola vecchia era adagiata su una di esse.
"Non mi piace." Mormorò Lupin. "Sembra che ci stia indicando la strada ma potrebbe essere una trappola."
"No." Chiosò Cristhine, come in trance. "Ha paura. Vuole che andiamo a salvarla."
"Di cosa parli?"
"Non la sentite anche voi?"
Remus e Lily aguzzarono le orecchie...e avvertirono come una voce. Una voce lontana, gentile ma spaventata.
Si guardarono in faccia e aprirono la porta presieduta dalla bambola, e così per altre due volte, fino a quando non aprirono l'ultima e la casa parve tremare, come imbestialita.
Non era una stanza. Era un antro...il soffitto era altissimo, e bianche colonne presiedevano a schiera l'ingresso.
In fondo, c'era un altare...e qualcosa che brillava. C'era una luce laggiù, e percepirono immediatamente la sua rabbia, mentre lunghi tentacoli luminescenti si arricciavano tutto attorno. Al di sotto, c'era...una culla da neonato?
"Remus!" esclamò Lily, puntando il dito alla sua sinistra. "Guarda!"
Intrappolate in lunghi filamenti, pallide come cadaveri, c'erano due streghe. La prima era giovane, spruzzata di lentiggini, mentre la seconda era messa peggio, con corti capelli biondi e delle occhiaie spaventose.
"Sono la Tassorosso e la Professoressa Mumps..."
Era come se...come se quelle luci le stessero facendo appassire, nutrendosi di loro. La professoressa, poi, era collegata direttamente a quel globo luminoso, mentre dalle sue mani partivano altri fili che legavano a lei vicina la ragazzina.
"Era lei che ci chiamava." Disse all'improvviso Lily. "Era la voce della Professoressa. Io...oh!" si batté una mano sulla fronte. "Come ho fatto a non capirlo?! Stupida, stupida Lily Evans!"
"Di cosa parli?" chiese Cristhine e lei le piazzò addosso i suoi occhi intensi.
"So chi è il nostro nemico."
"Professor Silente...noi..."
James Potter, forse per la prima volta nella sua vita, non sapeva bene che dire. Quell'accidenti di mago era l'unico a farlo sentire un tantino in imbarazzo, soprattutto perché aveva quel dannato sorrisetto serafico che sapeva sciogliere.
Aveva il classico viso di uno che si vuole solo far inorgoglire, e che quando era triste o deluso era peggio di una coltellata.
Ma Silente non sembrava arrabbiato, bensì, concentrato.
"Nonostante i vostri encomiabili sforzi, credo che dovrò approfondire io stesso la lezione." Disse, mentre quei tre lo guardavano spaesati.
Lui indicò i filamenti che legavano i loro amici.
"Notate nulla di strano?"
"Hey, è vero." Saltò su Minus, preoccupato. "Abbiamo sconfitto il mostro, ma loro sono ancora in quelle condizioni!"
"Per chi è giovane è difficile vedere dietro la luce. Ma è lì che si nascondono le ombre più cupe..." Albus Silente avanzò lentamente, calmo come al solito. Quando iniziava a parlare per enigmi, poi, sapeva mandarti in fumo il cervello.
Arrivò ad un passo dalle vittime, grattandosi il mento.
"Vi sono grato di aver trovato questa stanza, anche se non capisco come ci siate riusciti, visto che i migliori incantesimi di localizzazione non hanno funzionato..."
Oh cazzo. Ora gli scopriva la Mappa del Malandrino e magari, perché no, la trasformazione illegale in Animagus e non solo ciao ciao scuola, ma era probabile che Azkaban non sarebbe stata una soluzione tanto impossibile!
"Fortuna, immagino!" cinguettò però quello, che a quanto pare si stava divertendo a torturarli mentalmente. "I giovani ne sono pieni. Una caratteristica che ho sempre invidiato, assieme allo straordinario talento di creare nuove mode musicali."
"Professor Silente..." continuò James. "Sarebbe fantastico parlare con lei dei nuovi gruppi emergenti, ma..."
"Ma abbiamo delle persone in difficoltà." Finì lui, sorridendo. "E credo che il nemico vero non sia affrontabile da tre studenti del settimo anno."
"Nemico vero?"
Il vecchio mago puntò la bacchetta contro le rose, bruciandole...e queste, come vive, si ritirarono con uno stridio. Nascosto all'interno di quell'intreccio di rami, c'era un pallido globo luminoso.
"E' questo, il nemico vero. Ha capito cos'è, Signor Potter? E' una fortuna che questo piccolo ingordo fosse pieno, altrimenti la lucertola non si sarebbe limitata ad attaccarvi...ma, da buona esca qual era, vi avrebbe inglobati dentro al suo delirio. O meglio..." e guardò la Professoressa, con una espressione triste. "...Dentro al suo."
"Non...capisco..."
Silente puntò il dito contro il globo luminoso,dopo aver sistemato delle piccole candele tutt'attorno, mormorando alcune parole.
"Lumen diem surgere a tenebris somniorum."
Il globo cercò di colpirlo, allungando spirali luminose verso di lui, ma sembrava non sapere come toccarlo senza...ustionarsi. Con un gemito angosciante, si accartocciò su se stesso, diventando cenere nera.
"Il nostro più grande nemico è dentro di noi, signor Potter." Mormorò, accarezzando dolcemente il viso di Ignatia. "E nessun altro a parte noi può sconfiggerlo. Bisogna solo ricordarsi...di aprire gli occhi. Anche quando ogni mattina sembra sempre più difficile svegliarsi."
"Che cosa possiamo fare?" Sirius Black guardò Cristhine. Ciondolava ancora come gli altri, addormentata...sembrava impallidire sempre di più, ad ogni secondo che passava.
"Temo che noi non possiamo fare più nulla, Signor Black." Rispose Silente, la cui voce sembrava lontana...come stesse cullando con le parole. "Il nemico è stato sconfitto, perlomeno, qui dentro. Ma qui..." e toccò la tempia di Ignatia, allargando la mano anche agli altri. "Qui dentro è una battaglia che chi è sveglio non potrebbe mai affrontare."
"Sta dicendo che possiamo solo sperare che qualcuno di loro lo sconfigga...dove? Nella propria testa?!"
"Nei propri sogni." Rispose lui. "O meglio, nel proprio..."
"...Incubo."
Lily Evans accarezzò la mano della professoressa, trovandola mortalmente pallida.
"E' un Incubo." Ripeté, decisa. "Non capite? Gli Incubi si nutrono di ciò che ci fa più paura...dei nostri ricordi più dolorosi ed intensi. La Professoressa Mumps odiava le lucertole...ne aveva il terrore. E..." scoccò un'occhiata alla culla sotto la luce, mentre i primi fili iniziarono a scivolare contro di loro, come attratti e famelici. Il cuore di Lily si gonfiò di tristezza. "...Era incinta..."
Remus imprecò tra i denti.
"Ma certo..."
"Gli Incubi attaccano la persona più disperata, nutrendosi delle sue paure e dei suoi dolori. Credo che questo non sia un vero e proprio Incubo, perché è più famelico e potente, non si è fissato con una sola persona ma...ne ha rapite di altre. Penso che sia un...come posso chiamarlo?" era disgustata. "Un cucciolo. Se così posso dire."
"Un Somnus! La fase embrionale degli Incubi!" Rispose Cristhine, rabbrividendo. "Ecco perché ha ricreato questo habitat e perché non ha nessuna forma. Ha usato Ignatia come esca, sfruttando la sua mente e le sue paure per riuscire a catturarne di altri! La lucertola, per riuscire ad inglobare vittime anche nella vita reale, dove è più indifeso. Mentre qui...dove è più forte..."
"E' schifoso." Lily strinse i pugni, sentendo una rabbia incontrollabile. "E' schifoso...nutrirsi di qualcosa di tanto intimo..."
"Ignatia ha perso la bambina, vero?" concluse Remus, freddamente. "Il suo desiderio più grande era giocare con le bambole con sua figlia." Si passò una mano sugli occhi, stanco. "Non c'è preda più disperata di una madre che perde il suo bambino. Nessun dolore è tanto grande...dev'essere stato un richiamo irresistibile, ma a quanto pare tutta questa sofferenza non gli è bastata."
Serrò i pugni, avanzando. I fili strisciarono fino a lui.
"Remus! Che vuoi fare?!" Lily gli afferrò il polso, con il cuore in gola. Il ragazzo si staccò delicatamente da lei, nonostante digrignasse i denti per la rabbia. Avanzò ancora, lasciando che i fili gli toccassero la punta delle scarpe...risalissero...
"No!" urlò Lily, afferrandogli la camicia. "Smettila!"
"Non capisci, Lily?" sibilò lui, amaramente. "Ignatia è troppo debole e troppo disperata per potersi ribellare...le sue ultime forze le ha usate per farci venire fino a qui. Non possiamo attaccarlo con la magia, non qui...rischieremmo di ucciderla, perché siamo nella sua testa. C'è solo un modo..." Lo guardò con odio. "...Bisogna fargli dare di stomaco. Bisogna ingozzarlo fino a farlo esplodere..."
"Non dire sciocchezze!" Cristhine si fece avanti. "Vuoi sacrificarti?! Più si nutre del nostro dolore e più ci indeboliamo!"
Agitò la bacchetta, cercando nel suo cuore la forza...ma improvvisamente, la voce nella sua mente si fece assordante.
Debole...debole...DEBOLE...
"Ahh!" strillò, mettendosi le mani nei capelli e cadendo in ginocchio. Quella voce...le stava spezzando il cuore...e la testa...sarebbe impazzita...
"Cristhine!" Lily accorse, prendendola per le spalle. "Cristhine!"
"ANDIAMO!" Urlò Remus, togliendosi lentamente la camicia...rivelando le cicatrici. "ANDIAMO, BASTARDO! Hai ancora fame?! ALLORA HO PER TE TUTTO IL DOLORE CHE VUOI!"
I filamenti si aggrapparono alle sue braccia, quasi...leccando...in modo osceno tutti i segni sulla sua pelle candida. Il globo sembrò ingigantirsi, brillando come un piccolo sole, accecandoli.
"Remus..." Lily lo guardò, disperata, ma anche ipnotizzata da tutto quello.
Sembrava che la luce gli entrasse dentro. E forse era effettivamente così.
Le ferite, le ferite dell'anima, i tagli, che non erano solo incisi nella carne...qualcosa di grande, e profondo, che stava venendo risucchiato fuori.
Assieme al suo spirito.
Remus cadde in ginocchio, mentre quell'essere disgustoso si nutriva di tutto ciò che aveva subito.
"Buon...appetito..." sorrise teso. Le forze lo stavano abbandonando. Dannazione...non era abbastanza. Il suo dolore non era abbastanza. "Spero almeno che ti vada di traverso..."
La luna piena.
La promessa a suo padre.
Suo padre, il suo disgusto, il suo incredibile senso di colpa che non facevano altro che creare un muro insormontabile...
Due occhi gialli e crudeli...che affondavano il loro sguardo in un ragazzino...e lo marchiavano...
Le notti imprigionato nelle segrete della sua casa...in attesa di diventare il mostro...in attesa della Creatura...
La solitudine... sentirsi sporco, violato, abbandonato...
Il respiro di sua madre che abbandonava la terra...tutto quel sangue sul suo corpo... e tutta quella fame...aveva avuto fame del sangue di sua madre morente...
Remus urlò, al limite delle forze. Lily strinse inconsciamente a sé Cristhine, disperata, mentre la ragazza continuava ad agonizzare con le mani premute sulla fronte.
"Hai una storia davvero golosa, umano."
Il globo sembrava esplodere, da quanto era sazio. La sua voce risuonò nelle loro teste, gelida, come il gracchiare di un corvo.
"Era da tempo che non mi facevo una così bella mangiata. Hai sofferto l'indicibile...mi piace, mi piace...ma se speri che basti questo a farmi fare indigestione, sbagli di grosso. Per anni, dopo essere uscito dalla incubatrice umana fecondata da mio padre, mi sono nutrito del dolore e del desiderio delle razze più disparate...E' vero, mi stai facendo faticare molto...sono quasi al limite, nutrirmi di te è quasi doloroso e se solo esagerassi, potrei morire. Ma avete finito le cartucce, e vi ricorderò solamente come il pasto più impegnativo della mia vita...fino ad ora, perlomeno..."
Un filo sfrecciò verso Lily, afferrandola per la gola.
"Tu sei quella più combattiva di tutti, vero? Nonostante tu sia molto più fragile di alcuni, sei comunque rimasta in piedi...orgoglio...ti tiene in piedi l'orgoglio. Ma presto ti renderò il pugno che mi hai tirato, ragazzina umana...e con gli interessi..."
"Lily..." soffiò Cristhine, accasciata a terra. I fili iniziarono ad andare anche verso di lei.
"E tu, piccolo parassita?" ridacchiò il Somnus, beffardo. "Hai ancora le energie per piangere, eh? Ma tu sei debole...non sei un problema. Il dolore non ti ha mai reso forte, anzi...ti ha buttata nel baratro. Non sei stata capace nemmeno di salvare la tua nuova amichetta...mentre lei ti difendeva a costo della sua vita, quando è stata attaccata tu sei rimasta immobile, circondata da paure."
"Ragazze..." Remus balbettava, ormai allo stremo. "Non abbiamo più dolore da donargli. Non basta. Dobbiamo pensare a qualcosa...oppure...Cristhine devi alzarti..."
"Non posso." Singhiozzò improvvisamente la Corvonero. "Non posso! Ha ragione! Sono...sono debole...non sarei mai dovuta venire qui!"
"Cristhine." Lily Evans, con le mani premute contro quei tentacoli luminosi che le toglievano il respiro, la fissò.
"NO!" Strillò lei, ormai soggiogata dal potere malefico del Somnus. "Non riesco nemmeno a sedermi in un tavolo senza avere paura! Non riesco neanche a toccare le persone! Come posso sconfiggere questo?! Io non riesco, non ce la faccio! Mi dispiace! MI DISPIACE!"
E la Grifondoro disse qualcosa che costrinse la ragazza ad alzare lo sguardo.
"Non è colpa tua."
"Lily..." la McRanney tremava, ma qualcosa, nel sorriso della Evans, la costrinse a non abbassare il viso.
"Hai paura." Mormorò lei, tossendo. "E' normale avere paura.Ma...forse...forse ciò che ci spaventa e ci fa soffrire non ci rende solo delle prede...sai?"
"Sta zitta, stupida umana!"
I tentacoli si strinsero di nuovo, più forti, e la rossa urlò di dolore, mentre il mostro stava prosciugando anche le sue forze.
Improvvisamente, però, smise di nutrirsi.
"E' al limite..." mormorò Remus, accasciandosi. Il mondo si stava facendo buio...era al limite anche lui. Stavano perdendo...
"Io..." continuò Lily, cercando di rimanere sveglia. "Io non credo che tu sia stata indebolita da quello che hai passato. Mi hai sentito, McRanney?! Sei forte! Hai solo bisogno di non sentirti più da sola...perché da soli, siamo tutti più deboli!"
Cristhine si sollevò in piedi, con le lacrime che le rigavano il volto, e scalciò via i tentacoli dalle sue scarpette.
"Io...non sono sola...?" mormorò, guardandola in un modo...quasi interrogativo.
"Certo che no." Sorrise lei, chiudendo gli occhi lentamente. "Hogwarts non è un posto da cui fuggire...è una casa. Non sarai mai più da sola. Non lo permetteremo. Ma devi lasciare alle spalle il tuo passato."
Lasciarsi alle spalle il passato...Cristhine si asciugò le lacrime, mettendo una mano nella tasca.
Oh, sarebbe stato così difficile fare quello...pensò disperatamente, ma poi sentì gemere Lily, Lily così orgogliosa, così coraggiosa e così forte...Lily che le aveva promesso che non sarebbe mai stata da sola. Era una sconosciuta, quasi, eppure...eppure nelle sue parole c'era qualcosa che sapeva di destino...
"COSA VUOI FARE, STREGA?!" Sbraitò il Somnus, quando Cristhine iniziò a camminare verso di lui.
E, in silenzio, tirò fuori una piuma bianca dalla tasca. Abbandonare il passato...
Il Somnus ridacchiò nella sua testa, beffardo, lasciandola passare. Sicuro di sé stesso.
"Una piuma?" la sfidò. "E che cosa vuoi farmi, il solletico?"
Ma poi si bloccò di botto...sentendola.
"Non è una piuma normale." Disse a bassa voce Cristhine McRanney, continuando ad avanzare.
"Che cosa...che cosa succede?! Sento come...sento come l'acquolina in bocca...è come se fosse viva...cosa stai facendo, stupida umana?!..."
"Da questa piuma mia madre ha conosciuto mio padre." Spiegò la streghetta, con rinnovata forza. "Da questa piuma è nata mia sorella." Un passo avanti, poi un altro... "Da questa piuma sono nata io. Questa piuma è tutta la mia vita...tutto ciò che ho di più caro. Questa..."
Cristhine McRanney spiccò un balzo, allungò la mano...e la piuma si ritrovò inglobata nel Somnus, ficcata in gola con la forza.
"QUESTA E' LA PIUMA PIU' IMPORTANTE DELL'UNIVERSO!"
Ci fu un tremolio assordante...il Somnus esplose in mille fasci di luce, dissipandosi. Il buio li avvolse...e quando Lily Evans aprì gli occhi verdi, stava precipitando.
Ma qualcuno l'afferrò al volo, prendendola tra le braccia con una presa d'acciaio. Alzò il viso, ancora confusa...e si specchiò negli occhi grandi e lucenti come monete di James Fleamont Potter.
"Heylà, rossa." Sorrise lui, stringendosela contro. "Continui a cadere ai miei piedi, a quanto vedo..."
Si aspettava un urlo, uno schiantesimo...ma Lily Evans fece la cosa più sbalorditiva di tutte.
"Oh..." sorrise, con gli occhi lucidi. "Oh, sei tu...stupido, arrogante James Potter..."
E, senza dire un'altra parola, ancora mezza rincoglionita dal brusco risveglio, Lily Evans gli strinse le braccia al collo e gli regalò l'abbraccio più bello del mondo.
James Potter andò sulla luna praticamente il resto del pomeriggio...non ascoltò le sfuriate della McGranitt, non fece caso agli interrogatori degli Auror, si fece abbracciare da Ignatia Mumps in lacrime e ringraziare anche se aveva fatto ben poco, e solo vagamente gli parve che Silente gli avesse appioppato una svagonata di punti per "L'indomito coraggio", facendo trasalire scandalizzata la Mc...
La mattina dopo si era mezzo ripreso da quell'abbraccio, ricapitolando tutto quello che era successo dalle spiegazioni di Remus, ancora molto scosso da ciò che aveva passato ma felice di sentirli di nuovo nella sua testa.
Loro solo, i Malandrini, potevano entrarci.
Scese il mattino dopo in Sala Grande, per la colazione, conscio che le lezioni erano riprese, e che la voce di come a soli diciassette anni tutti loro avessero sconfitto un cucciolo di Incubo fosse già passata di bocca in bocca.
Ma c'era qualcuno che gradiva sempre di meno le occhiatine ammirate...
Cristhine McRanney mangiava il suo abituale toast con marmellata di fragole sentendo un nodo nello stomaco, nodo che ormai stava diventando abbastanza frequente.
Aveva anche dolore alla gamba perché, nel cadere, una di quelle rose l'aveva punta ad un polpaccio e si era scordata di farsi vedere, nel trambusto che era seguito dopo. Era da sola al solito tavolo, con il solito malessere mischiato anche a qualche bel livido stavolta, quando Potter le si schiantò affianco con un ghigno.
"Heylà Mc!" disse ad alta voce, lasciandola senza parole. "Mi passi il burro?"
"Io...cos...?" La ragazza lo fissò spaesata, poi un incantevole profumo le arrivò alle narici e Sirius Black le si fece accanto sull'altra sedia.
"Undici Galeoni, strozzino maledetto." Frecciò acidamente, sganciando sul tavolo un sacchetto pieno di monete. "E dire che ti ho anche salvato le chiappe..."
"Che rompipalle, ma se sei più ricco di un goblin!"
"POTTER!"
Lily Evans arrivò a passo di carica e si piazzò sulla sedia davanti a Cristhine, puntando la forchetta contro il Malandrino con fare bellicoso.
"Lo sapevo, stai dando fastidio a Cristhine?!"
"Ma che vuoi!"
"Non ti permetterò di molestare una mia amica..." sibilò quella.
"Guarda che è anche amica mia, razza di esaurita!" e quei due iniziarono a litigare come al solito. mentre qualcosa di caldo iniziava a scivolare dentro al petto della Corvonero.
Amica?
Remus Lupin si sedette davanti a loro, e indicò gentilmente il libro che aveva sul tavolo, mentre Peter ridacchiava e faceva lo stesso con l'altra sedia.
"Lo conosco, quello." Sorrise gentile. "Come ti è sembrato?"
"Io...io..." Cristhine McRanney non aveva più parole, e si chiese da un lato se non fossero tutti pazzi in quella scuola. Erano lì...con lei. Tutti loro...come ... come una famiglia...
Abbassò la testa mentre un candelabro colpiva Potter in faccia, ancora frastornata.
"Oh, ti ci abituerai." Sorrise Sirius, sfiorandole delicatamente una spalla e facendola ardere dentro. "Litigano un sacco."
Già, quei due litigavano davvero parecchio... e facevano proprio un gran baccano! Eppure...eppure qualcosa di caldo continuava a colarle sul cuore.
Una sensazione nuova. Sedie occupate ad un tavolo, un gruppo di pazzi a nasconderla dalle occhiate e dai pettegolezzi. Bastava poco, pensò la Corvonero, lasciandosi andare ad un sorriso.
Bastava poco per sentirsi finalmente felici.
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M.A.R.A.U.D.E.R.S.
FanfictionNell'oscurità di una guerra incombente, le sfrenate e spensierate esistenze dei Malandrini si sfilacciano negli intrighi di una Hogwarts sempre più ricca di pericoli ed insidie. In un labirinto di incertezze, nell'ultimo anno l'amore sembra essere l...
