C'era qualcuno...
Remus Lupin aprì piano gli occhi chiari, con un gemito.
Gli ci volle almeno qualche minuto per realizzare dove si trovava, visto che un'emicrania pazzesca gli stava spaccando il cervello e gli impediva di pensare, oltre al fatto che la vista gli andava e veniva in modo abbastanza inquietante.
Cercò di muoversi, e l'aria si riempì di un tintinnio metallico.
Aveva le mani legate sopra la testa da pesanti catene. Si rese vagamente conto di essere a torso nudo e di avere le ginocchia che poggiavano su qualcosa di morbido.
Finalmente l'emicrania passò, come se qualcuno avesse spento un interruttore, ed i primi sensi iniziarono ad acuirsi.
La vista gli si fece meno sfocata...e poté realizzare di trovarsi in una sfarzosa stanza da letto, appeso per i polsi al centro di un suntuoso letto a baldacchino.
La camera era in una leggera penombra, candele, una mobiglia quasi leziosa, piena di pizzi e merletti. C'erano numerose cassettiere, un armadio aperto e vuoto, e qualche abatjour. Una gigantesca tenda di velluto copriva l'unica finestra, ma sospettava che fosse notte.
Che accidenti era successo?! Che cos'era quel posto?!
Ricordava di aver perduto i sensi, e poi...il buio.
Cercò di reggersi sulle gambe ma si scoprì incredibilmente debole, come se avesse corso.
Improvvisamente, qualcosa di mosse in un angolino buio, facendolo sussultare. Non era solo.
Girò la testa oltre la spalla, sentendo una risatina feroce.
Seduta su uno sgabello, c'era una ragazza.
"Hey!" strattonò le catene, digrignando successivamente i denti per il dolore ai muscoli intorpiditi. "Chi sei? Sai cosa sta succedendo? Puoi liberarmi?"
La ragazza continuava a sorridere...e c'era qualcosa di strano in quel ghigno, era troppo largo e i denti...sembravano aguzzi...
La fanciulla venne alla luce delle candele. Era esile, con dei capelli crespi come il pelo di una bestia feroce che sparavano dappertutto, sulle spalle. Un viso grottesco, lupino, e due occhi rossi come il sangue che sembravano brillare di luce propria.
E i denti...oh dio, quei denti aguzzi...quel ghigno affamato...
"Mi sembri spaventato." Sussurrò, divertita, mentre il ragazzo si irrigidiva impercettibilmente. Aveva la voce roca e inumana. "Ti faccio paura, Remus Lupin?"
Gli si avvicinò lentamente. L'odore che aveva era...era insopportabile, per lui...
Si gettò istintivamente all'indietro, facendo tintinnare le catene. La fanciulla saltò sul letto, appoggiò la mano sul suo petto ed improvvisamente quel tocco sembrò bruciare come acido.
"Chi sei?" gridò, dando un altro strattone per sottrarsene. Ma non poteva andare molto lontano, appeso come un salame.
La ragazza continuava ad accarezzarlo...le sue dita corsero sul profilo delle cicatrici sulle sue braccia, quelle che tanto abilmente teneva nascoste a tutti. Aveva il viso vicino ed un respiro affannoso.
Si chinò vicino ad un vecchio taglio che gli segnava la clavicola ed improvvisamente appoggiò le sue labbra sulla sua pelle.
Un brivido intenso gli corse lungo la schiena. Terrore...ma anche...desiderio...? Un desiderio sporco, indegno e sbagliato, che gli fece venire la nausea.
"No!"
Strinse i pugni, girando la testa, mentre la lingua di quella sconosciuta risaliva il suo collo in modo lascivo. Continuava a ridacchiare, divertita dai suoi brividi.
"Chi sei?! Smettila!"
La ragazza gli afferrò il mento, graffiandogli la mandibola con un fare improvvisamente violento e lui smise di agitarsi, perché qualcosa iniziò a montargli nel petto, la sensazione di essere perduto.
"Io lo so, che cosa vuoi davvero." Ringhiò piano. Il suo alito aveva un sapore metallico, come di...sangue... "Tu lo sai chi sono io. Hai il mio nome inciso sulla pelle, in queste cicatrici...Remus...mio amato Remus..."
No, non poteva essere, pensò lui, sbiancando. Non poteva essere...lei...
"Sono la creatura." Sorrise la ragazza. "Sono il lupo. Sono tutto ciò che ami."Il sole era pieno, quel pomeriggio. Filtrava docilmente dalle fronde degli alberi del loro maniero, accarezzando la pelle.
I raggi che fluttuavano tra i rami le ricordavano gli occhi di sua madre. Occhi dolci, color miele, che la fissavano sereni. Sua madre le assomigliava, aveva lo stesso viso a cuore, gli stessi delicati boccoli che sfioravano le spalle, anche se i suoi erano di un biondo dorato.
Accarezzava una piuma, divertendosi a solleticarle il naso.
La bambina rideva, sulle sue gambe, alzando le manine per afferrarla.
"Me la regali?"
La donna sorrise di nuovo.
"Solo se mi prometti di conservarla perfettamente."
"Perché la tieni sempre vicina?"
La bambina fissava la piuma con desiderio. Era soffice e bianca, un po' usurata dal tempo. Sua madre la portava sempre in un sacchettino di velluto, e l'accarezzava quando si sentiva triste. Lo faceva in un modo istintivo, come se si sentisse rassicurata. I suoi occhi si alzarono al cielo, persi nell'osservare le nuvole.
"Perché questa è la piuma più importante dell'universo."
"Esiste una piuma più importante di altre?"
"Ossì." La donna la fissò di nuovo, accarezzandole il viso con una mano tiepida. "Un giorno tanto lontano, quando tu non eri altro che una stella nel cielo, un cigno reale planò sul laghetto vicino Main street, in Inghilterra. Era inusuale in quella stagione, perché a dire di tuo padre, quell'elegante animale avrebbe dovuto migrare in tutt'altra direzione. Era una specie particolarmente rara e lui, a quei tempi, aveva colto l'occasione per scattare una fotografia, dato che, come ben sai, è un grande appassionato di volatili. Appena l'aveva visto, mentre mangiava il suo panino, era corso a casa a prendere la sua macchina fotografica, correva talmente velocemente che rischiò quasi di essere investito da un'automobile babbana. Proprio mentre era sulla via del ritorno, il cigno si beccò con alcune anatre che volevano difendere i propri piccoli ed il proprio territorio, e stridendo se ne svolazzò via prima che potesse conservare sul rullino quel momento. Beccandosi, alcune piume svolazzarono nel vento...e una di queste si incastrò in un ramo. In quel momento, io stavo attraversando la strada...volevo godermi una bella passeggiata nel parco, aveva appena finito di studiare. Il vento fece oscillare il ramo, proprio nel momento in cui stavo attraversando...la piuma mi passò davanti al viso, come una carezza. Sentii troppo tardi lo stridio dei freni, distratta com'ero da quella sensazione. Tuo padre si lanciò in mezzo, mi afferrò tra le braccia e mi salvò la vita."
"E'così che vi siete conosciuti?"
"Proprio così." La donna ridacchiò, furbetta. "Lui era vestito come al solito in modo strampalato, con quella grossa macchina fotografica che gli ballava sul petto e le gambe che tremolavano dalla fatica di reggere il mio peso, che a mia difesa, non era certo molto eccessivo. Però, nonostante pesassi, mi mantenne ferma tra le sue braccia. 'Tutto bene, signorina?' mi disse. Non disse nient'altro. Mi guardava meravigliato ed in quel momento capii. Fu davvero strano, ma non so spiegarlo in altro modo. Capii che quello sconosciuto sarebbe stato l'uomo che avrebbe passato con me la vita. Lo capimmo entrambi, sai? Lui disse, molto tempo dopo avermi invitato a bere il primo caffè, che in quell'istante aveva sentito un profumo di margherite."
"Me lo ricordo, questo." La bambina rise. "La nonna diceva sempre che quando un uomo ci annusa e sente l'odore dei fiori, significa che saremo il suo vero amore."
"Capisci, piccola mia, perché questa piuma è tanto importante?" la mise giù dalle gambe, e gliela mise tra le mani. "Quante probabilità ci sono che un appassionato di cigni veda apparirsi davanti una specie rara, nella stagione sbagliata? Quante probabilità ci sono che un ramo si muova proprio in quel momento, facendo cadere una piuma sul viso di una fanciulla? Se quel giorno, in quell'istante, quel cigno non si fosse sentito stanco e non avesse litigato con le anatre, se quel piccolo soffio di vento non avesse smosso gli alberi, tuo padre non mi avrebbe preso tra le braccia. Per gli altri può sembrare una banale piuma, ma per me, è la piuma più importante dell'universo. E ora la cedo a te."
Le accarezzò i capelli, e subito dopo si toccò la pancia, già gonfia come un piccolo palloncino. Ogni tanto, la bambina sentiva sua sorella scalciare, dentro il ventre di sua madre.
"Da questa piuma nacque l'amore. Da questa piuma nascerà la tua sorellina." Disse sua madre. "Da questa piuma sei nata tu, mia cara, mia dolce, piccola..."
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M.A.R.A.U.D.E.R.S.
FanficNell'oscurità di una guerra incombente, le sfrenate e spensierate esistenze dei Malandrini si sfilacciano negli intrighi di una Hogwarts sempre più ricca di pericoli ed insidie. In un labirinto di incertezze, nell'ultimo anno l'amore sembra essere l...