James Potter continuava ad urlare. Urlava e si dimenava come se qualcuno lo avesse maledetto con un Cruciatus.
Sirius Black per un istante dimenticò la spalla rotta, il rumore assordante, l'odore del fumo e dell'erba bruciata dagli incantesimi che avevano messo in fuga quell'essere mostruoso...con le mani piantate contro le spalle del suo migliore amico, inchiodato a terra, lo fissava e il suo cuore perdeva battiti ad ogni suo grido.
"James! Calmati!" Arthur Weasley gli si era schiantato sulle gambe e la faccia era scarlatta dalla fatica di tenerlo fermo. "Ma che cosa succede?!"
Erano sconvolti. Gli studenti fuggivano dentro la scuola, urlando, abbandonando scope e gendarmi.
Nel cielo era scoppiato un vero e proprio finimondo. Silente ed i professori avevano attaccato il Dissennatore con tutta l'energia di cui erano capaci, e questi era fuggito, lanciando un grido in grado di sferzare le nuvole. Tutto si era fatto ghiacciato...e un attimo dopo Potter precipitava verso di loro, mentre di quella creatura non rimaneva più traccia.
Qualcosa bruciava in lontananza, l'erba era ancora ricoperta di brina...e Potter continuava ad urlare con tutto il fiato che aveva in gola. E nel branco non si avvertiva nient'altro che terrore dalla sua mente, un terrore senza fine, che mozzava il respiro a tutti loro.
Remus Lupin gli si piazzò accanto, afferrandogli la testa, la sciarpa di traverso ed il cuore in gola. Minus gli afferrò la mano, pallido come un morto, gli occhi chiari spalancati come due biglie lucide.
"Ramoso." Remus cercò di usare il tono più fermo che possedeva ma la voce gli tremava. "Ramoso, sono io. Siamo noi! Calmati! Basta!"
Potter non sentiva. Strillava e si divincolava, cercando di liberarsi da quelle braccia che lo tenevano immobilizzato all'erba. Non sentiva più nessuno di loro. Era lontano. Solo...
"Non riesco a farlo stare giù! Sirius!"
Black sollevò la mano pronto a tirargli un ceffone di quelli buoni come ultimo disperato tentativo, quando...
"James."
Il Grifondoro si immobilizzò di botto, chiudendo la bocca.
Lily Evans comparve sopra la spalla di Remus, ammazzata di spavento. I capelli le volavano come una frusta attorno al viso, pallido e contratto, ansimante dopo la corsa furibonda giù dagli spalti.
Gli si sedette vicina e qualcosa nell'espressione di Potter le fece venire le lacrime agli occhi. Sembrava...morto...
"Si può sapere...che ti prende...razza di stupido...?"
Era allarmata e, come gli altri, non sapeva cosa fare ma quando l'aveva visto precipitare qualcosa le era scattato dentro e aveva cominciato a correre.
Si zittì di colpo ed il cuore le balzò in gola, perché il ragazzo sollevò un braccio e, nel silenzio più assoluto, le sfiorò la guancia con la mano.
Rimase così, immobile, avvolto dalla sua cortina di capelli rossi...la fissava, sotto lo sguardo sbalordito di mezza squadra. Una carezza...le stava facendo una carezza e Lily Evans si sentì paralizzata sotto quel tocco leggero.
Un istante dopo, James Potter si accasciò, privo di sensi.
"Potter!"
"VIA! VIA SPOSTATEVI!"
La Mcgranitt e Silente sbucarono dal cerchio di persone che si erano riunite attorno a loro. La professoressa era stralunata, si inginocchiò con la bocca così serrata da sembrare una lama sottile e tastò delicatamente la giugulare del suo Cercatore. Da Silente proveniva un'energia così intensa che fece fare a tutti istintivamente un passo indietro.
Gli occhi chiari del mago, di solito così dolci, ardevano come fiamme vive e dalla punta della sua bacchetta dardeggiavano ancora le scintille. Senza dire una parola si inginocchiò assieme alla Mcgranitt, passò una mano nell'aria e chiuse le palpebre per qualche istante.
"Sta bene." annunciò infine. "Ma bisogna portarlo in Infermeria."
"Se n'è andato?" esplose Paciock, madido di sudore. "Quel coso...è sparito davvero?"
"Minerva, faccia rientrare tutti gli studenti nel castello. Dica a Gazza di inviare un gufo al Ministero." Continuò il preside, senza prestargli attenzione. "La partite e le lezioni sono sospese fino a data da definirsi. Ho bisogno di tutti i professori nel mio ufficio tra un'ora."
Mosse la bacchetta di nuovo e dalla terra uscì, pigramente, un grosso Gargoyle fatto di muschio. Prese delicatamente James Potter tra le braccia e ciondolò verso il castello.
Il preside guardò i suoi studenti, tornando per la prima volta gentile.
"Devo chiedervi di rimanere confinati nelle vostre Sale Comuni fino a nuova disposizione. I Prefetti di Grifondoro dovranno avvisare quelli delle altre Casate. Nessuno deve uscire." Quelli ricambiarono lo sguardo con la faccia di chi ha appena preso un pugno in faccia. Silente sorrise dolcemente. "Per favore."
Entro il giro di un'ora erano tutti rintanati nei dormitori, con il cuore in gola e la testa piena di domande.
Il vento sbatacchiava contro le finestre, creando rumori angoscianti...e le ombre sembrarono di colpo più oscure che mai.
In un punto della Foresta proibita, la luce aveva cessato di brillare.
Qualcosa si muoveva, senza sosta, nell'aria...qualcosa di oscuro, attorno al quale tutto sembrava marcire. Piccole rose avevano cominciato a crescere ovunque, sui rami degli alberi, sulle rocce, rose belle e dal profumo freddo.
Nel baratro nero che si era creato, qualcosa respirava, e sghignazzava, e ringhiava...qualcosa premeva per uscire, per dilaniare e mordere.
Un unicorno uscì dagli alberi, seguito da altri, furono sempre di più, con i corni argentati che brillavano. Fecero per attaccare, ma il buco nero si richiuse con uno schiocco. Era la seconda volta che accadeva, e le creature nitrirono, frustrate. La pazienza stava esaurendosi. Tornarono docilmente alle loro riserve, frementi di paura, di fastidio, consci che sarebbero stati attaccati di nuovo. Cadde il silenzio, la quiete prima di una tempesta.
Rimasero le rose, grondanti di rugiada. Il loro profumo stava diventando sempre più forte.
Sirius Black scagliò un calice contro il muro, con un urlo di rabbia che ben presto si tramutò in una bestemmia ben poco signorile quando si ricordò per l'ennesima volta che aveva una spalla fracassata.
Nel casino che era successo aveva scordato di avvisare che aveva necessità della Chips anche lui e Molly Prewett gli aveva fatto una fasciatura di fortuna.
"Ci credo che te la sei rotta! Afferrare un corpo che cade da quell'altezza...è già tanto che non ti abbia portato via il braccio!" aveva esclamato quella.
Ora erano chiusi lì, angosciati, frustrati...e la Signora in Rosa rifiutava di aprire il varco.
"Non è giusto!" sclerò il bel moretto, agitandole un dito sotto al naso. "Laggiù c'è il mio migliore amico e devo stargli vicino! Non potete rinchiuderci qui come prigionieri!"
Il quadro, che già ne aveva le palle piene di quella situazione, alzò per l'ennesima volta gli occhi al cielo e valutò seriamente di andarsi a sbronzare con qualche sua amica mollando quei dannati Grifondoro lì, con le loro manie di protagonismo. Aveva praticamente contenuto una mezza rivolta. Si chiese se nelle altre Casate ci fosse lo stesso baccano...perché era evidente che i Rosso-oro avevano il dente parecchio avvelenato.
"Questi sono ordini di Silente, giovanotto." Rimbrottò. "Fattene una ragione e tranquillizzati!"
"Fammi passare o giuro che ti rovescio addosso della cera..." ringhiò quello tra i denti, beccandosi in risposta un dito medio in faccia e tanti cari saluti all'eleganza dell'era barocca.
Prese a fare su e giù per la stanza come un'anima in pena, dandosi il cambio con Minus che iniziò una interminabile supplica lagnosa. Quello era pure peggio del resto e la Signora Grassa decise di togliere le tende.
Lupin rimaneva in silenzio, meditabondo. Sedeva accanto a Lily Evans, e nessuno dei due aveva ancora spiaccicato una parola.
"Una mano sarebbe anche utile!" sfasò Black, piazzandosi davanti a lui. "Ti ricordo che non abbiamo notizie di Ramoso da oltre due ore!"
"Ragazzi, qui la situazione è seria." Disse Paciock, teso. "Hogwarts ha subito un attacco, e parecchio pesantino anche."
"Già...e la soluzione è stata quella di sbatterci qua, dove siamo inutili!" sbottò la Bell.
"Certo, perché la fuori saresti stata una salvezza, eh?" frecciò Molly, ironica. "Ma l'avete visto quel coso? Era il Dissennatore più grande che abbia mai visto."
"Molly, amore, non credo tu ne abbia visti così tanti da poter fare paragoni..."
"Invece ha ragione." Lupin saltò su, facendoli sobbalzare. "Io di Dissennatori ne ho visti parecchi, e quello non era normale."
"Che intendi dire?" chiese Lily.
"Non ci avete fatto caso? Non aveva il mantello nero. Era un grigio scuro."
"E quindi? Si sarà scolorito..." minimizzò Minus, beccandosi un'occhiataccia.
"Se solo avessi a portata di mano la biblioteca...sono sicuro che c'è qualcosa di strano sotto."
"Me ne frego del colore di quello stronzo! James è la fuori e..." Sirius non seppe finire la frase e continuò a fare il solco.
Si sentiva chiuso in gabbia e non gli faceva affatto bene. Anni ed anni a vivere in una gabbia...e una parte del suo cuore non poteva fare a meno di pensare alla sua famiglia, a tutto ciò che c'era dietro.
Ne sapevano qualcosa, ne era convinto. E James c'era andato di mezzo...ancora risentiva le sue urla nella testa.
"Piantala." Se ne uscì Lupin a bassa voce, fissandolo con occhi seri. "Sento il senso di colpa fin da qui e non aiuta."
"Tra tutti, il Dissennatore ha attaccato proprio lui. Qualcuno ha cercato di farlo fuori anche pochi giorni fa...non può essere un caso."
"Forse, o forse James si trovava semplicemente più vicino a lui in quel momento." Remus gli mise una mano sulla spalla e finalmente Sirius si fermò. "Qualunque sia la situazione, non dobbiamo perdere il controllo. Faremmo il loro gioco, e lo sai bene."
"Non capisci." Sospirò, cupo. "Vi ho sempre messo un mirino in fronte."
"E io rischio di ammazzarvi ad ogni luna piena." Mormorò quello, facendogli alzare gli occhi dalle sue scarpe. "Senza contare che il mirino in fronte ce l'abbiamo già. O ti devo ricordare di chi è figlio James? O di chi sono figlio io? Saremmo i primi che verrebbero a cercare comunque, se dovesse degenerare tutto. Forse l'unico che se la cava in tutta questa faccenda è Peter, qui."
"Oh, non saprei." Sorrise mestamente quello. "Mio padre una volta ha dato fastidio ad un marciotto."
Quella battuta ebbe il potere di farli sorridere un poco, ma si leggeva l'ansia sui loro visi. Finalmente, dopo una ventina di minuti, comparve alla porta la McGranitt.
"La situazione è più stabile." Mormorò, sfinita. "Potete uscire."
Nemmeno aveva finito la frase che l'intera casata si era letteralmente fiondata fuori dal varco.
Volevano tutti sapere di Potter ma una volta giunti all'Infermeria trovarono il Malandrino chiuso in un assoluto mutismo.
Fissava un punto nel vuoto...non sembrava nemmeno più lui. Madama Chips spiegò che sarebbe rimasto in quelle condizioni per un po'.
"Non ha avuto un incontro semplice. Dategli aria per qualche ora."
"Ma siamo sicuri che non sia tocco?" uscì fuori Arthur, beccandosi una gomitata da Molly. "Ahi! No, cioè, è che i Dissennatori a volte fanno impazzire la gente..."
Madama Chips aveva l'aria vagamente a disagio, come di chi sa qualcosa che non può rivelare. Ma a nulla valsero proteste, lagne, minacce varie e finalmente la Casata si arrese, decidendo di aspettare ancora un po'.
Vennero sospinti fuori dall'Infermiera.
"La sua anima è a posto. Il Dissennatore non ne ha mangiata nemmeno un pezzetto. E' solo un po' spaventato, tutto qui."
"Che cazzata." Bisbigliò Minus. "Niente spaventa James. Se lo conoscesse, lo saprebbe. E' strano che faccia così."
"A quest'ora dovrebbe vantarsi di quanto sia stata figa la caduta e tutto il resto." Si aggiunse Sirius.
Remus fece un enorme sospiro e decise che avrebbe passato il resto del pomeriggio a fare ricerche e fu con suo enorme stupore che vide Lily Evans farglisi appresso.
"Aspetta, Remus. Vengo anche io." Si mise la borsa in spalla e lo guardò, seria. "Anche io ho notato qualcosa di sospetto e voglio arrivare a fondo alla faccenda. Ti dispiace se rimango con te?"
"No, certo che no. Anche se non so da dove cominciare."
"Io sì." Lily Evans si fece dura come non lo era mai stata e c'era un fuoco determinato nel suo sguardo. "Si parte dalla Sezione proibita."
"Questa poi." Sirius la guardò perfidamente. "Sta uscendo un lato malvagio di Lily Evans o cosa? La tua moralità immacolata sta venendo contaminata, Prefetto?"
Ma la Evans ormai sapeva come giocarsela, con lui. Gli si fece vicino, battendogli una mano sul braccio.
"Se non l'avessi preso..." disse, con un bellissimo sorriso sulla faccia. "...James sarebbe certamente morto. Ti deve la vita, Sirius. Sei stato eroico."
Ed ecco che il bel Malandrino chiuse il becco, arrossendo. Distolse lo sguardo e borbottò qualcosa.
Remus ghignò. Faceva tanto il duro ma poi in fondo, aveva il cuore tenero, soprattutto di fronte ad una fanciulla, e Lily Evans aveva delle belle carte da giocare.
Sirius Black era quel tipo di ragazzo che si trovata più a suo agio tra gli insulti piuttosto che tra i complimenti.
Messo fuori gioco il suo sferzante sarcasmo, Lily si dedicò nuovamente a lui.
"E comunque, la mia moralità sta bene così come sta."
"E come pensi di accedervi?" le chiese il bel biondino.
Ora fu lei ad arrossire un poco ma non era il momento per vergognarsi degli altarini scoperti.
"Ho avuto un accesso facilitato dalla McGranitt. Per via dei miei voti. Posso scegliere un libro al mese, e solo tra quelli selezionati da lei, ma sono sicura che ci sarà qualcosa di utile."
"Sì. Lo sarà anche per James, ne sono certo."
Lily Evans non rispose. Non sapeva cosa pensare ma sapeva con certezza una cosa sola.
Ricordava ancora il tocco leggero della mano di James sulla guancia. Le aveva veramente fatto una carezza...quindi la situazione doveva essere più grave di quanto pensasse.
Harold Minchum sembrava dimagrito ancora. Fumava come una teiera dalle orecchie e passeggiava su e giù da parecchi minuti. Nell'ufficio di Silente era finalmente sceso il silenzio ma era la tipica quiete prima della tempesta e Minerva McGranitt lo sapeva con certezza, così come sapeva con certezza anche un'altra cosa: quell'uomo non era fatto per combattere guerre.
Le era bastata un'occhiata ai vestiti logori, alle occhiaie e alle unghie morsicate fino all'osso per capire che il loro Ministro era quasi sull'orlo di un esaurimento nervoso.
Ma era questo che lo rendeva terribilmente pericoloso: Minchum era come una bestia che, messa contro un muro, sfodera gli artigli anche a costo di ammazzare la sua stessa prole.
In quegli ultimi anni, dove l'orlo della guerra sembrava diventare più prepotente che mai, aveva aumentato a dismisura il numero dei Dissennatori, quindi il fatto che proprio uno di quei mostri avesse attaccato Hogwarts, e non solo, avesse ferito il pupillo dei Potter, significava una sola cosa: guai.
Per tutti.
"Gli Auror stanno pattugliando tutto il perimetro." Sbottò quello, all'improvviso. Parlava con un accento masticato e fastidioso. "Lo prenderanno di certo."
"Oh, come no." Rispose acidamente la McGranitt. "Così come è entrato, quell'orrendo essere sarà sicuramente ripartito per gli inferi e tanti cari saluti."
"Già, a proposito..." Minchum era paonazzo e digrignava i denti. "Come accidenti è riuscito ad entrare qui dentro?!"
"Forse, se ce ne fossero di meno...!"
"Minerva, mia cara." Silente la trattenne con delicatezza, mentre quella voleva cavargli gli occhi. Il Ministro si sistemò il colletto, furibondo.
"Mi pare ne avessimo già discusso, Silente." Sbottò. "Sai cosa sta succedendo là fuori. Sai che i Dissennatori ci servono. Non farò marcia indietro su questo."
"Sarei curioso di sapere cosa ne pensano i Potter, dopo di oggi!" frecciò Vituos, saltando giù dalla sua solita pila di libri che usava come sedia. "Non mi pare che il Ministero sappia tenere a bada i suoi mostri!"
"Come osate!" esplose quello. "Tutto quello che faccio è per il bene della comunità!"
"E in ogni caso..." sussurrò Silente, morbido come al solito, zittendoli tutti. "...Su un punto devo dare ragione al nostro Ministro. Quello non era un Dissennatore regolare. Non faceva parte delle guardie."
Calò un silenzio teso ed i professori si guardarono in faccia.
"In che senso, Albus?" chiese Aurora Sinistra, professoressa di Astronomia.
"Era un Rinnegato."
"Stai scherzando, mi auguro!" Harold gli si fece appresso, con una strana luce negli occhi. Fu con disgusto che il Preside di Hogwarts ci vide dentro, oltre alla preoccupazione, anche una scintilla di felicità.
"Oh, ne saresti deluso se così fosse." Gli sibilò, gelido. "L'intera tua campagna elettorale basata sui Dissennatori rimane in piedi, purtroppo."
"Mi spiegate cosa avete che non va, in questa scuola?" replicò quello, punto sul vivo. "Stanno spuntando Mangiamorte ovunque. OVUNQUE! I Dissennatori sono forse l'unico vero scudo contro le Forze Oscure."
"I Dissennatori SONO le Forze oscure." Ribadì Silente, per l'ennesima volta. Ne aveva le palle piene di quel demente radicale. Quasi rimpiangeva l'ex ministra Eugenia Jenkins, che a suo dire non era stata nemmeno tanto incompetente nel gestire quel casino. "Cammini sulla lama di un rasoio sottile, Harold. Ti si rivolteranno contro."
Non lo stava nemmeno più ascoltando. Gli importava solamente una cosa: un valido alibi contro la furia gelida di Euphenia Potter, che, oh, era certo, non sarebbe tardata ad arrivare. Era già strano che la Sensitiva non fosse venuta di persona qualche ora prima, data la sua capacità di prevedere il futuro. Di solito, quando si trattava di suo figlio, quella strega premoniva sempre. E quando si trattava di litigare con i politici, allisciava il tacco del suo stivale, felice di prendere a calci in culo. Essere stata una degli Auror più forte in circolazione, assieme al marito, le aveva dato un bel po' di potere...e quella donna si mangiava gente come Minchum a colazione.
"Idiozie. Abbiamo il totale controllo. Dagli anime da mangiare e quelli se ne stanno buoni."
"Lei mi disgusta, Ministro." Ringhiò Minerva, orripilata.
"Quello che suscito nei professori di Hogwarts non mi interessa. I tempi sono cambiati." Chiosò quello, scuotendo una mano. "Stiamo qui da ore a parlare del mio modo di operare ma vogliamo dire qualcosa del vostro? La famosa barriera di Hogwarts è stata oltrepassata come se fosse fatta di gelatina."
"Perfino un Rinnegato non ne sarebbe capace." Sospirò Albus, ed eccoli arrivati al punto dolente. Al casino vero. "Non sarà il solo essere infernale che visiterà la scuola, purtroppo. Qualcuno ha aperto una Stella del Diaspro nella Foresta Proibita."
Ecco, sganciata la bomba. Calò un po' di silenzio prima del caos più totale.
Il Ministro si afflosciò su una morbida poltrona, mentre i professori iniziarono a parlare tutti assieme, tra chi strillava, chi imprecava e chi iniziava seriamente a pregare.
"Ne...ne sei certo?" Il Ministro quasi lo supplicò.
"Lo hanno visto i Centauri, prima che scomparisse. Perché come sai, la Stella del Diaspro si può intercettare e chiudere solo in un modo."
"Attraverso qualcuno che abbia compiuto di recente una azione orribile." Harold si allisciò i baffetti color topo, continuando a rimanere accasciato. "Ed i Centauri sono creature immacolate, per cui...immagino che ogni volta che trovino quel portale maledetto, quello scompaia e ricompaia altrove. Oh, dio, è molto furbo. Ma...quel tipo di varco si può creare solo con...con..."
"Con l'unione della magia demoniaca e quella dei giganti. Proprio così, Ministro..." Silente era amaro, mentre quello sbiancava. "...tre anni fa hanno associato alle loro file alcuni demoni, ed ora sono arrivati addirittura ai giganti. E lei è veramente un pazzo furioso se pensa che prima o poi non riusciranno ad arruolare anche i suoi preziosi Dissennatori. E allora le anime con cui banchetteranno saranno le nostre."
Era quasi pietoso il modo in cui lo guardava. Minerva McGranitt non riusciva però a provare compassione. Quell'uomo era un debole. Un verme. Quell'uomo non era fatto per le guerre.
"Che cosa...facciamo?"
"Ci lavoreremo." Albus fissava lontano. Vederlo così turbato metteva ancora più angoscia. I suoi dolci occhi celesti si perdevano...e per la millesima volta ci si chiese come si era arrivati fino a quel punto.
Fino all'orlo del precipizio.
Un gufo li interruppe, picchiettando educatamente contro il vetro. Tutti sobbalzarono.
"Dio abbia pietà di me!" si lagnò Harold. "La lettera dei Potter!"
"Già, siamo contenti di vedere quanto si sia interessato alle condizioni di James, Ministro." Frecciò la McGranitt, acidamente. "Per quanto i Potter sembrino farle paura...!"
"Minerva, giuro su dio, un'altra parola ancora e la farò rinchiudere!"
"Eh allora lo faccia! Tanto mi basterà dare alle sue preziose guardie un po' di anime per stare a posto, no?! Oh, le dica che suo figlio sta bene, per l'amor del cielo!"
Quello balzò in piedi, con occhi spiritati.
"Che nessuno parli della Stella del Diaspro. Se i genitori dovessero venire a conoscenza che Hogwarts non è più sicura..."
"Hogwarts è ancora sicura." Silente si erse in tutta la sua grandezza. "La Stella del Diaspro è un portale in grado di superare molte barriere, ma è debole. Sono poche le creature che potranno passare, e di certo non senza fatica. Saremo pronti ad attenderle, fino a che non riusciremo a chiuderlo. Non permetterò che la vita dei miei studenti venga messa in pericolo."
"E cosa farai? Assolderai qualche assassino recente per ricucire il buco? Perché ti do una notizia, mio caro Albus, gli assassini che circolano al giorno d'oggi sono Mangiamorte, pazzi fanatici decisamente poco disposti a trattare un prezzo! E non credo proprio che saranno ben disposti a darti una mano...devo ricordarti che la persona in questione DEVE volerlo. Di sua spontanea volontà!"
"Le persone come te, mio caro Harold, difficilmente lo capirebbero. Ma il mondo non è solo bianco o nero. Non ci sono solo santi ed assassini. Troveremo il modo. L'animo umano è complicato...ma adesso non è il momento di discuterne." Silente indossò la vestaglia. Appariva incredibilmente stanco. "Se volete scusarmi, devo far visita al mio studente."
Lily Evans aveva la testa che esplodeva ma finalmente, lei e Remus erano riusciti ad ottenere informazioni. Avevano preso in prestito il più grosso volume sulle Creature oscure che erano riusciti a trovare, dopo aver evitato di essere morsi, bruciati o strangolati da altri simpatici tomi della collezione proibita. Ora erano seduti alla luce di una candela, in un angolo lontano, anche se, con tutto quello che era successo, in Biblioteca non c'era anima viva.
"Un Dissennatore dal mantello grigio..." lesse, a voce bassa. "E' un Dissennatore che si è nutrito dell'anima rimasta in corpo di un mezzo demone, assorbendo parte dei suoi poteri, che possono essere tra i più svariati. Divinatori, elementali, psichici... In tale modo, egli diventa un non-essere unico nella sua specie, e viene di frequente isolato dai suoi simili, che non lo riconoscono più. Tale creatura assume il nome di Rinnegato e vaga per la terra con una fame ancora più vorace. Oh, cavolo!"
"C'è scritto il modo in cui si sconfigge?" chiese Remus, in un sussurro.
"Credo che lo si sconfigga nello stesso modo degli altri...Silente ha usato un patronus per scacciarlo."
"L'ha scacciato, ma non l'ha eliminato."
"Qui non c'è scritto molto di più. Sono creature estremamente rare..." Lily Evans gemette e si appoggiò alla sedia, strofinandosi gli occhi.
Il mondo stava diventando un posto davvero buio. Ed i suoi preziosi libri sembravano non avere molte risposte...cosa che per lei era delirante a dir poco.
Anche Remus sembrava molto turbato. Guardava le sue mani affusolate e belle, accarezzando distrattamente l'orlo della camicia all'altezza dell'avambraccio.
Non aveva mai visto Remus a maniche corte, ora che ci pensava...no, un attimo, ma che pensieri faceva?!
Quello non sembrò accorgersi del suo imbarazzo, e le chiese gentilmente il libro, tuffandocisi dentro. Lei e Remus avevano avuto sempre uno strano rapporto. Sarebbero potuti diventare grandi amici, se non fosse stato per James...James, che le aveva accarezzato la guancia.
Ancora sentiva le sue dita contro lo zigomo...i suoi occhi profondi e sgranati che le fissavano il viso con qualcosa di indefinibile dentro.
Ci avrebbe pensato tutta la notte.
Avrebbe pensato al batticuore, alla paura di vederlo morire...al calore dentro di qualche giorno prima, quando le aveva restituito la lettera.
Era per questo che voleva chiudersi in biblioteca: non voleva pensare. Pensare a quelle sensazioni le scardinava il mondo intero e, per la prima volta in vita sua, Lily Evans aveva paura.
"Credo che sia stato un attacco dei Mangiamorte." Chiuse Remus, in tono serio. "Non riesco a capire come sia stato possibile ma...quel Rinnegato è entrato ad Hogwarts e ha attaccato gli studenti."
"Credi che siamo in pericolo?"
"Beh..." Remus sembrava a disagio e la grifoncina sorrise amara.
"Oh, su Remus, dillo pure. Pensi che i Mezzosangue presenti ad Hogwarts siano il motivo per il quale la scuola ha subito un attacco."
"Mezzosangue, figli di auror..." Remus sorrise di rimando. "Non sei l'unica ad essere in pericolo, Lily Evans. La mia famiglia, quella di James, i Paciock...ci sono tanti figli del nemico, qui."
"Ho...paura." Ammise la rossa, lasciandolo sorpreso. "Questa cosa sta...diventando così seria."
"Hey." Remus si alzò e le mise una mano sulle spalle. "Silente non permetterà mai che capiti qualcosa di male alla sua promessa in pozioni."
"Una promessa in pozioni mezzosangue..."
"Una promessa in pozioni brillante ed in gamba, Lily." Remus era deciso come non mai. "Non dimenticare chi sei. Quello che fai. Me ne frego di cosa dice qualche idiota Serpeverde...sei una strega fantastica. Nessuno può impedirti di essere ciò che sei solo perché sei nata da genitori babbani. So bene cosa si provi a sentirsi diversi..."
"Tu, il geniale Remus Lupin?" Lily era colpita. "Sei il principino di Grifondoro, fai parte dei Malandrini. Non riesco ad immaginarti in certe condizioni!"
"Già..." Remus ridacchiò. "Dobbiamo sembrarti proprio dei bambini viziati, eh?"
Lily arrossì, imbarazzata.
"Io...scusami, Remus. Non era questo che...tu mi stavi consolando e io...a volte sono proprio antipatica."
"Non importa. A volte lo siamo stati davvero, dei bambini viziati..." Remus guardava lontano. "Ma c'è stato tanto altro, in noi. Tanto dolore...solitudine...e l'unica persona che ci abbia salvati da tutto questo è inchiodata nel letto dell'Infermeria."
James...li aveva salvati? Lo fissò intensamente e fu con sorpresa che vide negli occhi malinconici del bel Remus Lupin un velo di vuoto. Gli afferrò la mano, in uno scatto istintivo. Lui si irrigidì, avvampando, ma non la tolse. Era la seconda volta che faceva arrossire un Malandrino, quel giorno!
"Starà bene." Disse, cercando di sembrare convincente. "Ne sono certa."
"Sì." Le sorrise, grato. "Ma mi domando che cosa sia successo sulle nuvole. James sembra sotto shock. E' così...distante."
"Sai...a volte ne parlate come se poteste sentirlo."
"Io...beh, sono suo amico..." eccolo di nuovo. Remus a disagio. Remus scostante... "A proposito! Ho notato un certo affetto sul campo, Prefetto Evans. Devo sapere qualcosa?"
Lily praticamente balzò su dalla sedia.
"Ma che assurdità vai dicendo!" stava decisamente strillando. "Potter era fuso, fuori come un balcone! Mi avrà scambiata per la scopa! Le cose non sono cambiate affatto, rimane un pervertito anche col cervello in fumo!"
Accorgendosi di essere color pomodoro, afferrò le sue cose alla bell'e meglio.
"Beh...Ora devo andare! Tanto non caveremo molto di più...e poi ho i compiti...!"
Se la filò verso la porta, afferrando la maniglia.
"Lily."
Si fermò, senza voltarsi. Le batteva ancora forte il cuore...
"Non perdere questa grinta. Non avere mai paura." Le sorrise, quando si voltò verso di lui. "Avremo bisogno di tutto il coraggio possibile, d'ora in avanti. Anche del tuo."
Lei gli sorrise di rimando. Fu quasi un ghigno. La rese tuttavia incredibilmente bella, e fiera.
"Io sono la Prefetto di Grifondoro!" Rispose, orgogliosamente. "Forse non sarò popolare come voi nella mia Casata, ma è mio dovere difendere i miei compagni. Mezzosangue o no, io non mancherò mai al mio dovere."
Scomparve oltre l'uscio, lasciando Lupin con il cuore più sereno. Lily Evans era speciale, rifletté. Se solo quell'idiota se ne fosse accorto...
"Apri gli occhi, James..."
Il Grifondoro lo fissava con uno sguardo vacuo. Silente scartò una Cioccorana con tutta la calma possibile, sedendosi accanto al letto.
I suoi occhiali a mezzaluna scintillavano alla luce della candela.
Poi Potter stirò il primo ghigno della giornata.
Aveva riflettuto a lungo, durante quel pomeriggio. Aveva visto...e capito.
E sapeva anche che cosa era venuto a fare il Preside Albus Silente.
"Lei lo sa, vero?"
"Lo immagino." Rispose lui, calmo. "Sei stato fortunato, nonostante tutto."
"Già..." lui fissava ora il soffitto, stranamente tranquillo. "La fortuna a volte è strana. La esaurirò molto presto...se non l'ho già esaurita del tutto."
"La fortuna serve a poco. Hai il potere di decidere del tuo destino."
Lui scosse la testa.
"Non questa volta."
"Avrai capito che quello non era un Dissennatore normale. E se vedo giusto, e mi tocca ammettere di vedere giusto spesso, ti ha fatto vedere il futuro."
"Tsk." Potter era amaro. Ghignò, in modo quasi crudele. "Come se ci volesse un Dissennatore. So il mio futuro da tempo. La conosce, no? La mia storia...quello che mi aspetta."
"Tuo padre è ancora vivo, mi sembra."
"Già...per quanto?" si mise a ridere, freddamente. "Fa ridere, non dovrei avere avuto così tanta paura. Convivo con la spada di Damocle sulla testa da quando sono bambino...tutto quello che ho fatto...tutto quello che ho pensato...era per non sentire il peso del suo metallo tra i capelli. Ma era lì, e quell'essere ha sprecato tempo a farmi vedere qualcosa che già so. Eppure...non ho mai avuto tanta paura in tutta la mia vita."
"Sai..." Silente era infinitamente dolce, nonostante le sue parole sferzanti. Sapeva che non erano per lui. Quel ragazzo covava dentro un macigno pesante quanto il mondo intero. "...Vedere il futuro, senza essere un Veggente, come tua madre, e senza l'aiuto di sfere di vetro, ha la conseguenza di spegnere ogni cosa dentro la tua testa. Di farti impazzire, di farti perdere nei meandri del tempo...è una intrusione nell'universo, dove si rimane intrappolati per sempre."
"E come ho fatto a sopravvivere? Ho fatto il test per Veggenti molto tempo fa. Non ho il dono di mia madre."
"Ad un certo punto, mentre la tua mente stava per perdere il controllo...il tuo cuore deve aver battuto molto forte. E' stato questo che ti ha salvato la vita, anche se forse non te lo ricordi. Questa, mio giovane amico, è fortuna. Non ti ha abbandonato."
"Silente...io morirò." James lo disse con un filo di voce. Senza guardarlo. Quasi...imbarazzato.
"No."
"E' stato scritto."
"Cambierò il tuo destino."
"Non può nemmeno lei."
Gli occhi del vecchio mago erano lucidi. Quello, se possibile, lo mise ancora più in imbarazzo. Gli veniva da piangere...assurdo. Quello che sarebbe morto era lui, e a piangere era Albus Silente. Ma non c'era tempo per quello. Lo sapeva. Doveva dire ciò che aveva pensato per tutta la giornata.
"Mi deve ascoltare. Ci sarà un'ombra scura, su di noi." Si alzò in piedi, deciso come mai prima d'ora. "Dovrà agire. Dovrà fermarla, Silente. O moriranno tutti."
"James Potter, farò quello che è in mio potere per farti sopravvivere al tuo destino. E per salvare tutti quelli che mi sono nel cuore."
"Di me non m'importa." Potter chiuse gli occhi. "Non faccia morire...lui."
Ora Silente lo fissava, intensamente. Quasi sorpreso, ma non lo dava a vedere.
"Di chi stai parlando?"
"Se è il mio destino morire, il suo sarà quello di vegliare su ciò che lascerò alle mie spalle. In vita. So che nessuno vuole sapere quale sarà il suo scopo nel mondo ma credo che arrivati a questo punto è necessario anticiparle quali saranno le sue prossime mosse, Silente. Quali dovranno essere."
Occhi d'oro...occhi d'oro liquido. Il marchio dei Potter. Occhi che stavano ardendo come fiamme vive...occhi che erano cambiati, occhi che avevano visto.
Non erano più gli occhi di un ragazzino. Avevano perduto quella luce...per ritrovarne una nuova, più saggia, più anziana.
"Deve proteggere Harry. Deve proteggere mio figlio."
Cadeva un silenzio leggero, quella sera di ottobre. Leggero come brina. Il destino non fa rumore. Arriva, semplicemente. Arriva e non ce lo si toglie più di dosso.
"Mostrami."
James Potter allungò la mano. Sfiorò quella del vecchio preside...e i vetri delle finestre tremarono, mentre una corrente elettrica si gonfiò tra i loro corpi così diversi.
Albus aggrottò le sopracciglia. Quando aprì gli occhi, non era turbato. Non esteriormente.
"Farò ciò che mi dici, James. Qui, ora, io te lo prometto."
Le candele lambivano i loro volti, avvolgevano il loro silenzio denso di tutto.
Il preside puntò la propria bacchetta sulla nuca. Ne uscì fuori un filo argentato, che fluttuava nell'aria. Mise quel ricordo in una ampolla di argilla.
"Lo custodirò in segreto."
"Sì."
"Voglio essere sincero con te, James, visto che tu lo sei stato con te. Cancellerò ogni ricordo di questa esperienza dalla tua mente. Non farà male. Ma sarà inevitabile."
"Lo so. E' giusto. Potrei cercare di combattere quel fato, e le conseguenze...sarebbero terribili."
Aveva paura. Silente si sentì il cuore in pezzi. Quel giovane ragazzo...quel ragazzo arrogante, viziato, spensierato. Aveva la voce ferma ma le mani tremavano. Sentiva quasi il cuore esplodergli nel petto.
"Io non mi arrenderò, James." Disse, in un mormorio. "Se ci sarà qualcosa, qualsiasi cosa, che sarà in mio potere...ti toglierò quella spada dalla testa."
Lui sorrise. Si sforzò di farlo.
"Ci vediamo alla prossima, Silente."
"Dormi, adesso. Al tuo risveglio, nulla di tutto questo sarà mai esistito. Scordati del tuo futuro e vivi i tuoi giorni di ragazzo nella semplicità della gioventù."
Un bagliore...la bacchetta di Silente illuminò tutta la stanza. Ed il destino rimase solo in un filo argentato, chiuso in una ampolla di argilla...che nessuno avrebbe mai più aperto.
"Perché è nella gioventù che riponiamo sempre la speranza..."
Madama Chips venne svegliata all'alba e tanti cari saluti a quella che voleva essere una giornata riposante. Ma ne aveva mai avute, lei, di giornate così? Maledisse il giorno in cui aveva accettato quell'incarico, perché se il destino le avesse rivelato chi c'era dentro quella scuola e che esaurimento le avrebbe fatto venire, col cavolo che ci sarebbe andata.
Non c'era galeone che teneva, no signore.
Digrignando i denti, aprì la porta a niente di meno che ad un Sirius Black sbronzo marcio.
"Tu..." ringhiò, indecisa se strangolarlo o meno. "...Giuro che se non la piantate di fare salotto qui dentro, tu ed i tuoi compagni, questa volta ad attentare alla vostra vita sarò io. Farete a meno dell'Infermeria...PER SEMPRE!"
James Potter si svegliò meravigliosamente bene e la scena che gli si presentò davanti lo fece stare ancora meglio.
Sirius Black, talmente era preso dall'ansia, aveva dato per scontato che la fasciatura di Molly Prewett bastasse a rinsaldare la sua regale spalla, perché sì, la spalla di un Black si deve saldare da sola, cazzo!
Così, mentre la sera scendeva e il dolore non faceva altro che aumentare, quel totale coglione aveva avuto la bella pensata di ubriacarsi e fumare certe erbette per non sentirlo più, certo che l'indomani mattina sarebbe stato meglio.
Morale della favola: ora aveva la spalla gonfia come un pallone e stava sbiascicando alla sua "amica Ships" tutta la sua situazione, compresa pure di quando si era sbucciato il ginocchio a dodici anni, mentre quella si sgolava peggio di una Banshee.
Stava ancora ridendo, alla mattina, anche se era convinto che avrebbe riso di meno la sua casata, con un cinquantino di punti in meno nella bisaccia. Prevedeva già un linciaggio pubblico...e Sirius Black non faceva altro che lamentarsi e vomitare rendeva il tutto ancora più spassoso.
Si sentiva...euforico.
Tutti erano incazzati e spaventati a morte per quello che era successo, cosa di cui lui non ricordava assolutamente nulla, ma James Potter non era mai stato così bene.
Anzi, non capiva perché lo tenessero ancora lì. ("Perché tanto ci ritorneresti dopo due ore", aveva detto tra i denti Madama Chips). Inoltre, quella mattina presto, era venuta a trovarlo Lily Evans...lui stava dormendo come un ghiro, ma c'era nell'aria il suo profumo.
Quello che non sapeva era che la Grifondoro l'aveva fissato, in silenzio, seduta al bordo della sedia pensando che mentre dormiva, quello stronzo sembrava veramente innocente e...sì, cavolo, era bello da stare male.
Mentre la rossa faceva per tirarsi da sola un ceffone, lui si era mosso, aveva borbottato parole strane...e poi aveva detto il suo nome nel sonno, afferrandole la mano.
C'era voluto tutto l'autocontrollo della Evans per non strappargli via il braccio, e per qualche interminabile minuto era rimasta lì, mano nella mano con l'uomo che detestava, senza sapere cosa cavolo fare. A svegliarlo neanche a parlarne, visto che poi chissà cosa andava a pensare!
Si era liberata con movimenti e giramenti che neanche un contorsionista, dileguandosi e dannandosi l'anima, ma quel tocco leggero avevano avuto un effetto positivo su Potter ed il giorno dopo era più entusiasta che mai.
"La pianti di sorridere, cazzone?" gli ringhiò dietro Black, un tantino meno contento. "Dovevo lasciarti a quel Dissennatore, razza di stronzo."
"Ti amo anche io, Felpato...ah, hey!" lo fissò con tanto d'occhi. "Stando ai tuoi racconti, mi hai salvato la vita."
"Sai che novità..."
"Baciami, stupido, ti ripagherò in natura..."
"EH DAI!" Black se lo levò di dosso, mentre quello fingeva di volerlo molestare. "Levati o giuro che ti incenerisco! Imbecille!"
Tutto era tornato alla normalità, anche se ad un certo punto finirono inevitabilmente per riparlare di quanto era accaduto.
"Silente era furioso quando ha visto il dissennatore, faceva gelare il sangue." poi Sirius abbassò la voce, serio. "...parlavano di Voldemort. A quanto pare, sta diventando ancora più potente."
"Scherzi?!" saltò James.
"Magari! Ho sentito un auror che ne parlava con la Mcgranitt. Il Ministero è in allarme. Non sono riuscito a capire bene...ma c'è un problema, qui a scuola."
"Pensi che ci sarà veramente una guerra?"
"Ne siamo certi.
"Allora faremmo meglio ad affrettare le cose che richiedono tempo!" finì Potter, con semplicità. "Vivere alla giornata...e smetterla di dannarsi per essere un Black, ad esempio."
"Cose tipo... che ne so...baciare la Evans...fidanzarti con la Evans....sposarti con la Evans..."
"Hey!" Potter gli lanciò un cuscino in faccia. "Finitela con questa storia! Farmela e basta, chiaro il concetto?"
Sirius rise, con la sua risata simile ad un latrato, e si ricacciò sul cuscino di piuma morbido e soffice.
"Grazie...comunque." disse Ramoso, ora in imbarazzo. "Per esserti sfasciato una spalla, dico."
"Figurati! Se tu morivi con chi facevo gli scherzi a Mocciosus? Peter si caga sotto, e Remus...quel bravo bambino di Remus... non oso nemmeno immaginare che inferno sarebbe."
Risero, felici, spensierati...senza sapere che un pezzetto di destino, quel giorno, avrebbe bussato alla porta.
Infatti, due scale furbette avevano fatto perdere la strada all'unica ragazza di Hogwarts che non sapeva ancora orientarsi...e due belle scarpette firmate finirono inesorabilmente davanti alla porta di ingresso dell'Infermeria.
"James Potter sei veramente ...veramente..."
Ma James non seppe mai cos'era veramente, perché Sirius non finì mai la frase.
La porta si era aperta, e sulla soglia c'era una studentessa, piccola ed esile da apparire quasi malata.
Portava la gonna a vita alta, insolitamente lunga e una camicetta di raso particolarmente costosa.
Aveva il viso a cuore, pallido, lentigginoso, ed i capelli scuri acconciati in boccoli curati, con una frangia dritta e liscia.
Era davvero una cosina, pensò James, fissandola mentre quella si bloccava e arrossiva. E non gli pareva di conoscerla...che strano.
"Buongiorno!" le disse, cercando di sorridere in modo accogliente. La ragazza sembrava quasi spaventata dalla sua stessa ombra, sì, era questa l'impressione che dava. Qualcosa di fragile... E di certo non si aspettava di trovarsi lì, perché si guardava intorno con fare spaesato, sbattendo le ciglia sugli occhioni color miele.
La moretta arrossì appena e si portò dietro l'orecchio indietro una ciocca di capelli.
"Scusate." Disse, con la voce in un mormorio. "Devo essermi persa."
James Potter era un tantino perplesso ma in un istante perse di vista la cosa perché da Sirius Black era appena partito un sentimento che...oh, cazzo, odiava quando capitava. Odiava sentire certe cose.
Lo fissò con un ghigno, mentre quello non sembrava avere altri occhi che per quella ragazza sulla porta.
Nell'aria, c'era odore di margherite...
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M.A.R.A.U.D.E.R.S.
FanfictionNell'oscurità di una guerra incombente, le sfrenate e spensierate esistenze dei Malandrini si sfilacciano negli intrighi di una Hogwarts sempre più ricca di pericoli ed insidie. In un labirinto di incertezze, nell'ultimo anno l'amore sembra essere l...
