Eccomi tornata! Piano piano, con mooolta pazienza da parte vostra, ma sono sempre qui.
Per prima cosa ci tengo a rassicurare che no, non abbandono la fanfiction né lo farò mai. Ma dopo la bellezza di cinquanta e passa capitoli, a volte sento il bisogno di tirare un po' il freno... e concentrarmi su ciò che capita nella mia vita. Per cui chiedo super venia, ma si sa, non sempre le cose vanno come desideriamo... e ciò va a discapito del lavoro che si sta facendo. Ad ogni modo, sono sempre felice di vedere quanti di voi chiedono notizie e sono in trepida attesa, scalda il cuore.
Che dire, vi lascio al piccolo riassunto delle puntate precedenti e alla lettura del nuovo capitolo
Riassunto.
Info generali.
l mondo dei maghi è sempre più sconvolto da una serie di crimini che portano la firma di uno strano nome, impronunciabile e vago... Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato, in grado di unire creature oscure di vario tipo.
Ad Hogwarts intanto, fanno la loro comparsa misteriosi personaggi come "La strega più potente del mondo", custode del Necronomicon e del libro usato per chiuderlo, un nuovo misterioso Capo Auror che tira le fila da dietro le quinte, e prendono sempre più piede strane teorie su un presunto collegamento fra il Primo Ministro, che basa la sua campagna elettorale sull'aumento dei Dissennatori, e il mago oscuro che li ha creati, Ekrizdis, colui che diede origine alla Lega dei Dodici, una setta di famiglie malvagie che fanno della purezza del sangue e della ricerca della magia selvaggia il loro unico credo, comprendenti i vari Black, Malfoy, Lestrange...
Qualcosa di oscuro si muove in un mondo che combatte,sempre più ferocemente, e la resa dei conti sembra prevedere la sua scadenza proprio alla fine dell'ultimo anno a Hogwarts...
I nostri protagonisti.
Abbiamo lasciato i nostri maghetti alle prese con San Valentino... che si sta rivelando più insidioso del solito!
L'elezione del caposcuola è alle porte, e tutte le strade sembrano portare a Lily... che però, ha forti dubbi su quale sia il suo destino accademico. Tutto sembra portarla su una strada diversa...comprese le lezioni private in cui, con Lumacorno, studia illegalmente delle pericolose Rose dell'Oblio salvate dalla distruzione! Una delle quali, viene rubata da Liu Chang, con maligni propositi ... che riguardano James! Perchè mai desidera così fortemente che il nostro Ramoso perda ogni freno? Che segreto nascondono i suoi occhi, che Liu Chang sembra conoscere?
Abbiamo poi Malocchio Moody, invitato a tenere una lezione, che scambia le sensazioni di Remus e Tonks, portando al caos.
Furiosa con il ragazzo, sentendo finalmente ciò che sente lui, scopre che la ama e che le ha sempre mentito. Così Tonks affronta il nostro Lunastorta...ma la rabbia finisce per scatenare la forza del Lupo Mannaro, che per evitare di farle male e nel tentativo di placarla/placarsi, le chiude la bocca con un bacio.
E mentre alcuni studenti si preparano per l'erasmus a Durmstrang – e l'arrivo degli stranieri a Hogwarts è imminente, tra cui una ragazza misteriosa che sembra avere un profondo rapporto con Sirius - Lily si sente osservata... e uno strano sentore di pericolo imminente fa impazzire il rapporto di protezione con il suo Famiglio – James. C'entrerà la collana caduta dal cielo?
Ok.
Remus la stava baciando. Questo era chiaro.
Dolorosamente chiaro.
Riconobbe il sapore. E chi se lo sarebbe mai scordato, quel sapore.
Il ricordo dei baci che le aveva rubato, sfuggenti e familiari, diventò vivido. Reale.
Remus profumava di notti invernali. Terra, muschio, fasci di erba alta che ondeggiano sotto la volta stellata. Abiti e pelle pulita.
E poi, di una nota più oscura. Di sangue sulla pietra. Di lupi liberi nella foresta.
Ogni dettaglio si era stampato a fuoco dentro di lei come un marchio. La morbidezza delle sue labbra, le dita soffici sulla pelle. Il resto del mondo che diventava improvvisamente silenzioso, concentrato su quell'unico, quasi impercettibile tocco.
Ma questo era un altro tipo di bacio. Non era delicato. E nemmeno dolce.
Era una bocca...esasperata. Non avrebbe saputo definirla in altro modo. Se da lei, o da qualsiasi altra cosa, difficile stabilirlo.
Ma sapeva cosa sarebbe successo subito dopo. La stava baciando, ma se ne sarebbe pentito, e questo sarebbe stato anche peggio del non essersi baciati affatto.
Per questo rimase inerme.
Serrò gli occhi, quando sentì che la sua presa allentava. Cercò di trattenerlo, di rimandare quel "dopo" che le avrebbe frantumato ancora una volta il cuore, ma le sue mani sembravano improvvisamente troppo piccole mentre affondavano malamente nella sua camicia, all'altezza delle braccia. Tutto il suo corpo, quando Remus la baciava, sembrava come restringersi.
Quindi attese l'inevitabile.
Era incredibile come qualcuno potesse passare dal baciare con quel trasporto al diventare di pietra in modo così veloce.
Tenne ancora un po' gli occhi chiusi, ma lui le sollevò il viso, obbligandola a guardarlo. Le mani a coppa sulle guance, le fronti che quasi si sfioravano. E due occhi sofferenti.
Rimasero così per un po'. In silenzio. Appesi a un filo sottile.
Qualcosa passò nel viso di Remus, come un lampo, un bagliore di malessere. Fu solo un istante, si chiese se se lo fosse sognato. E comunque, non sentiva più ciò che sentiva lui. L'incantesimo di zio Moody si era annullato.
"Ti avrei fatto male." si giustificò il ragazzo, dopo un istante infinito.
Qualcosa sembrò sgonfiarlesi dentro. Sentì il cuore sprofondare. Una piccola parte di lei aveva sperato... aveva così tanto bisogno di sentirsi dire parole diverse. E invece...invece non c'era altro che una mocciosa, così egoista e infantile, che aveva obbligato un ragazzo molto più grande e maturo di lei a baciarla. Si sentii malissimo.
"Scusa." sussurrò di rimando, sentendo gli occhi gonfiarsi di lacrime. Si sforzò di sorridere allegra, nonostante le scie copiose e salate sulla pelle. "Sono proprio...un vero impiccio, a volte, eh?"
Lui chinò il viso, e ciocche di capelli gli ricaddero sulla fronte, oscurando le palpebre. La mano si chiuse a pugno contro il muro alle sue spalle.
La piantò lì senza dire un'altra parola.
Remus sì odiò per questo. Si diede del vigliacco, del bastardo, e fu quasi felice quando, girato l'angolo, si ritrovò Sirius davanti. D'altronde era nei paraggi, sospettoso, protettivo. Che era vicino, lo sapeva ancor prima di fare quello che aveva fatto.
Black fumava con una smorfia appoggiato alla murata, fissando i suoi stessi piedi con concentrazione, come se stesse soppesando qualcosa.
Sapeva perfettamente che quel "qualcosa" era il quantitativo di energia da mettere nel pugno che gli avrebbe sferrato in piena faccia. Contava i giorni che lo separavano dalla luna piena in modo da capire come fargli un male del diavolo senza al contempo frantumarsi le nocche contro il suo naso.
Lo sapeva lui, lo sapeva Remus e lo sapeva anche Peter, che si frappose fra di loro con il viso terreo e un groppo in gola.
"Ragazzi..." mormorò, imprimendo l'ansia in ogni sillaba. "Eddai..."
Black non si mosse. Continuò a guardarsi i piedi. Il vento passò fra di loro, scuotendo le punte dei loro capelli e nient'altro.
L'unico rumore, un sibilo sottile che gli portò addosso l'odore di Tonks che stava dissipandosi lentamente.
Poi, Sirius sospirò.
"Lei e sua madre sono le uniche parenti decenti che ho." disse, con voce piatta. Continuava a non guardarlo, all'improvviso come perso nei ricordi.
"Lo so." mormorò Lupin.
Cristo, spaccami la faccia e facciamola finita.
Non c'è amicizia che tenga che giustifichi come mi sto comportando.
Bramava quel pugno, bramava che qualcuno lo riportasse con i piedi per terra e lo punisse. Non lo disse, però.
Sapeva benissimo che quella sua mortificazione avrebbe avuto l'effetto di farlo incazzare ancora di più.
La realtà era che Sirius non concepiva come l'essere un lupo mannaro potesse essere così tanto un problema. Per lui, era molto peggio essere un Black.
Pazzesco come fosse così genuinamente assente di pregiudizio nei confronti delle Creature oscure e chiunque altro venisse considerato feccia, nonostante provenisse da una famiglia come quella.
Una volta per scherzare aveva detto che preferiva semplicemente schifare tutti quanti, costava meno fatica.
Peter continuava a stare fra di loro invocando James con la potenza di un uragano, e guardò l'uno e l'altro come se temesse di vederli esplodere come granate, le braccia spalancate a creare una barriera che non sarebbe servita a nulla.
Gli fece pena. Peter era dolce ed estremamente fragile, non sopportava situazioni come quelle.
Sirius tirò elegantemente un'altra boccata di fumo, inspirò a lungo, forse per togliersi il sapore di sua cugina dalla bocca.
Il fatto che non l'avesse ancora colpito era una lodevole prova di pazienza. Ma Remus voleva solo ricevere quel dannato colpo e rinchiudersi nella Stamberga Strillante per distruggere qualsiasi cosa gli capitasse sottomano.
Lui sollevò piano le lunghe ciglia nere piantandogli addosso uno sguardo carico di significati.
"Se soffrirà ancora, ti farò male." promise, senza espressione, gli occhi vuoti.
Lo slittio delle scarpe di Potter non fece trasalire nessuno. Sapevano tutti che si stava fiondando su di loro, buttandosi in mezzo a braccia tese per dividerli e ansimando come un pazzo per la corsa che aveva appena fatto.
"ALT!"
Quello che fece saltare per aria tutti quanti fu l'immensa capocciata che tirò contro il bastone di Malocchio Moody, uscito come dagli inferi per ucciderli d'infarto.
"AAAARGH!"
Rimasero tutti come delle statue di sale mentre il leader dei Marauders iniziava a saltellare con le lacrime agli occhi reggendosi un bernoccolo da far spavento.
"AHI! AHIA, AHIA, AHIA...!!! Ma... che cazzo!" imprecò, fissandolo con gli occhi sgranati. "MA DA DOVE SALTA FUORI, LEI?!"
Moody non fece una piega.
Era incredibile: nessuno l'aveva sentito arrivare. Nemmeno coi sensi di Animagus!
"Non si corre nei corridoi, ragazzo." gracchiò, come se la questione fosse chiusa.
"E DOVEVA SPACCARMI LA TESTA PER DIRMELO!" Ululò James, ancora lacrimando e massaggiandosi la zucca.
Subito dopo, come se la situazione non fosse già abbastanza paradossale, arrivò Vento, bello e gigantesco come una divinità, che si posò elegantemente sul cornicione.
Guardò Potter junior con malcelato schifo e gli smollò addosso un bigliettino.
"Attento alla testa."
Così. Senza aggiungere altro.
"In ritardo di ben tre minuti." borbottò Malocchio strappandoglielo di mano. "Eh sì, la preveggenza di tua madre sta veramente facendo cilecca. Mi deve cinque galeoni."
Che una madre usasse la testa di suo figlio per testare le sue abilità e addirittura farci scommesse sarebbe apparso immorale a qualsiasi persona, ma era di Euphemia Potter che si stava parlando...
"In ogni caso, non sono qui per te." chiosò l'Auror, scostandolo con malagrazia e superandolo.
Sirius si irrigidì immediatamente, portando la mano alla bacchetta.
"Senta..." bofonchiò, già pronto a doversi difendere, ma Malocchio spostò di lato anche lui, come se non esistesse.
"Eh?" Paddy cadde dalle nuvole vedendosi sorpassare. "Ma...non cercava me?"
"E perché dovrei?"
"S-sono...ecco...perchè io sono..." mormorò il grifoncino, sentendosi sempre più stupido a ogni sillaba. Non era abituato ad essere ignorato in quel modo da un Auror!
"Che vuoi che mi importi di un cucciolo di Black smarrito!" sbottò Malocchio, avvicinandosi a Remus con un tripudio di strani cigolii, come se fosse fatto tutto di articolazioni meccaniche. "Quel demonio di tua cugina ha già dato per un intero albero genealogico! Preferirei avere a che fare con cento Black malvagi piuttosto che passare un altro solo pomeriggio con lei o chiunque sia della sua pasta!"
Quindi forse la punizione non sarebbe arrivata da Sirius, rifletté Remus osservando quell'occhio blu elettrico puntare su di lui. Interessante.
C'era più di una persona potente che voleva bene a Tonks, lì dentro.
Gli altri lo osservarono venir trascinato via dall'Auror senza nemmeno provare a reagire. James alzò gli occhi al cielo come una mamma esasperata.
"E' tutto sistemato?" sbottò. Mal tollerava quando i suoi compagni litigavano... soprattutto per questioni legate all'essere Animagus. Era davvero semplice cadere in quel baratro, se si cominciava. Cercavano tutti per tacito accordo di non tirare mai fuori l'argomento "sentotuttoquellochesentitu"... certo che, a quel punto quel dannato Lunastorta non rendeva le cose semplici a nessuno! Con tutte le stramaledette streghe che c'erano nella scuola...proprio lei...!
"Massì." sbuffò Black, massaggiandosi le palpebre. Non vedeva l'ora che la dannata giornata finisse.
"Voi mi farete diventare pazzo." si limitò a dire James, con un gran sospiro.
"Pazzi ci siamo già." bofonchiò Peter. Poi prese a medicargli il bernoccolo che aveva in testa.
"Ok, diamoci da fare."
Quanto poteva essere difficile, alla fine? Erano solo dei dannati cioccolatini.
Lily Evans si mise le mani sui fianchi e guardò quell'agglomerato di pentole e mestoli che riempivano la camera da letto delle Grifondoro con un crescente senso di panico.
C'era tutto.
Fornelli, frigorifero, la dispensa con gli ingredienti.
Ora mancava solo la bravura...
E lei era un disastro in cucina. Un'Apocalisse dell'arte del cucinare. Il Tu-sai-chi dei fornelli!
Avrebbe potuto chiedere aiuto agli elfi...ok, era come barare, ma sempre meglio che finire in carcere per aver avvelenato quel cretino.
Peccato che i piccoletti fossero in piena protesta perché, come chiunque altro nella scuola, non sopportavano quei demoni alati che la Harpies aveva sguinzagliato nei corridoi. Così, la presenza degli elfi selvatici aveva scatenato per la prima volta nella storia un vero e proprio sciopero di elfi domestici. C'era di che andar fieri, eh! La Harpies era riuscita laddove non era riuscito nessuno!
Forse poteva chiedere a quei suoi Cupidi malformati...insomma, magari oltre a pungere culi sapevano anche fare qualcos'altro!
Di certo, avrebbero cucinato meglio di lei...
"Ti amo, Lily. E non vedo l'ora di mangiare la tua cioccolata!"
Oh, accidenti a lui.
"Ok." sospirò di nuovo, legandosi i capelli sulla nuca. "Hai affrontato Corni corazzati, Somnus, vampiri, pupazzi natalizi posseduti... e in pozioni sei la migliore. Puoi farcela, Evans."
Insomma, quanto poteva essere difficile?! Lo facevano tutte. Perfino Monique! O Tonks, che tra le altre cose, non era ancora riuscita a trovare!
Se una ragazzina coi capelli verde pistacchio e una sciarpa gialla a pois fucsia riusciva a rendersi invisibile lì dentro, lei poteva riuscire a fare due dolcetti di San Valentino, giusto? Giusto.
Agguantò un libro di cucina senza smettere di pensare alla situazione paradossale. Lei, Lily Evans, che provava seriamente a preparare cioccolata per quello che era stato il suo nemico numero uno per sette anni di fila!
Ma che era successo al suo mondo tranquillo e solitario?
"Per prima cosa la farina..."
Si voltò intorno, ondeggiando i capelli rossi. La camera era un delirio.
Aprì ogni anta possibile ed immaginabile, fino a quando non fu costretta a chinarsi a quattro zampe per aprire l'armadietto proprio sotto i fornelli.
Il sacco della farina era pesantissimo e barcollò nel rialzarsi, azionando inavvertitamente il fuoco.
Per non cadere, vi ci appoggiò sopra proprio il sacco, preannunciando involontariamente un disastro.
"Ok...qui dice di mettere la farina, due uova..." Borbottò, cercando a tastoni sul tavolo il pacchetto di zucchero.
Quando lo agguantò tentò di aprirlo e di metterlo dentro una bacinella, ma con suo sommo orrore quello si strappò, e diamanti di zucchero si sparsero per tutto il pavimento.
"Argh!"
Le sfighe non vengono mai sole, giusto? Giusto.
E infatti, come volevasi dimostrare, una vampa di fuoco avvolse come una conchiglia dorata l'intero pacco di iuta che tratteneva la farina, squarciandolo fino a rovesciarne il contenuto e intossicando l'intera stanza con un polverone bianco dall'odore acre.
In un solo minuto, qualcosa aveva già preso fuoco.
"Acc!"
Mentre correva a spegnere le fiamme urtò il pacchetto delle uova, che cadde spalancandosi e facendo slittare come tori impazziti i tuorli sulle piastrelle.
E con una maestria degna di Tonks, ci finì sopra cadendo lunga distesa in mezzo a quel macello.
Inutile dire che quando il fumo prese ad avviluppare le scale del Dormitorio, tutti i Grifondoro si presero un colpo.
La camera Comune divenne un delirio di fuggi-fuggi e urletti, mentre la causa di tutto quel casino era ancora spalmata contro il pavimento, letteralmente nel panico.
La povera Grinfoncina agguantò la prima bottiglia che le capitò a mano, gettandovi il contenuto sulle fiamme.
Burrobirra e fuoco si mischiarono, e la fiamma parve urlare di gioia, librandosi fino al soffitto.
"Oh noooo!"
"Lily! Ma che succede?!"
Molly Prewett si era aspettata di tutto, mentre saliva le scale cercando la fonte dell'incendio.
Un Serpeverde con cattive intenzioni, un drago alla finestra, una sigaretta gettata malamente sul cuscino.
"MOOOooooOOOOLLYYYYyyyy!"
Non di certo una Lily Evans quasi in lacrime, sporca di uova e farina, che cercava disperatamente di spegnere la fiamma con un libro di ricette – tra l'altro appiccandone un'altra - uggiolando lacrimosa come un micetto sperduto!
Dopo un primo istante di stupore, la compagna prese il controllo della situazione.
"Aguamenti!" ordinò perentoria.
Inzuppato tutto, corse ad aprire la finestra per far uscire il fumo e tolse la farina e le uova dal terreno con "Gratta e netta".
"Ma che stavi facendo? Davi battaglia a qualcuno?" alitò, guardandola sconvolta.
"Stavo facendo dei dolcetti..." ammise quella dopo un lungo silenzio, vergognandosi come se fosse stata colta in fallo a rubare.
E come cavolo ci era arrivata a dar fuoco a tutto?!
Molly si guardò intorno stupefatta, facendola avvampare ancora di più.
"Basta! Sono negata! Ci rinuncio!" Sbottò la Evans al limite dell'umiliazione, buttandosi sulla sedia con aria sconfitta. "James dovrà accontentarsi di questa banana..."
"Ma non dire sciocchezze!" Molly scoppiò a ridere, prendendogliela di mano e buttandola senza tante cerimonia giù dalla finestra. "Dai, ti aiuto io!"
Gli occhioni brillanti che la Prefetto le sbatté in faccia furono tutto un programma.
"Davvero?" mugolò. "A tuo rischio e pericolo?"
Era davvero inquietante vederla in quelle condizioni, c'era da ammetterlo. Ma anche...bello. Aveva davvero sperato, tutti quegli anni, di vederla finalmente aprirsi. Quindi si batté il petto con aria fiera.
"Hai davanti la miglior maestra di cucina mia cara!"
"Altro che maestra, qui ci vuole un generale!"
"La prima cosa che ci vuole è una ricetta!"
"Il libro ha preso fuoco."
"Er...allora inventeremo! Dei dolcetti...magari a forma di boccino, che ne dici?"
Gli occhi verdi di Lily s'illuminarono di colpo e la ragazza ritrovò grinta.
"Carina come idea! Come si fanno?"
"Prendiamo la farina, stampe e uova, intanto! Gli elfi avranno tutto il necessario."
Ricomparve dieci minuti dopo, con le braccia cariche.
"Comunque io non farò nulla, i dolcetti li devi fare tu, altrimenti che San Valentino è? Ti darò solo le istruzioni!" sorrise da dietro un sacco di farina nuovo.
Così la Grifoncina si ritrovò coi gomiti immersi nella pasta frolla, sotto lo sguardo vigile di Molly.
E in due non era nemmeno così tanto male... Molly era paziente e gentile, e un vero asso in cucina!
Verso mezzogiorno, piene di farina fino ai gomiti, si concedettero una breve pausa.
"Molly, non so davvero come ringraziarti..." Sospirò Lily, versandosi un bicchiere di Frizzacola.
"Non ti preoccupare! E' una cosa che mi piace fare." lei ridacchiò scuotendo i boccoli rossicci e in disordine, prima di adocchiarla di traverso con un sorriso furbetto. "Allora...tanto per spettegolare...tu e James l'avete già fatto?"
"WAAAARGH!" La Grifoncina sputò fuori tutto il succo prima di fare almeno mezzo metro all'indietro. "Ma che ti salta in mente, eh?!"
"Beh, che c'è? Queste chiacchiere tra ragazze sono importanti per la crescita, sai?"
"Ma che crescita e crescita!" Lily si girò di spalle per impedirsi di andare letteralmente a fuoco, ma il suo imbarazzo non passò inosservato.
"E' che ce lo stiamo chiedendo un po' tutti, sai? Siete la coppia più strampalata che si sia vista da queste parti da decenni! Geky ha scommesso che Potter ne uscirà almeno con un paio di lividi!"
"Con Geky me la vedo io, più tardi..." digrignò i denti quella, mentre l'altra ridacchiava. "E tu, con Arthur, eh?"
"Oh, lui è insaziabile!" Trillò la Prewett con le stelline negli occhi.
"Alt! Stop! Non lo voglio davvero sapere!"
"Non ti facevo così pudica, Prefetto Evans!" rispose la strega divertita come non mai, abbassando gli occhi nocciola sull'impasto che lievitava per magia. "E' che anche James ha una certa fama, ci chiediamo quanto altro tempo riuscirà a resistere ora che ti ha tutta per sé!"
"Ma non avete altro di cui parlare voi?!" sbottò Lily, facendola ridere di nuovo.
"Maddai, ti prendo in giro!"
Passò un istante di silenzio, poi la voce della streghetta si fece un po' più bassa e intimidita.
"Ecco, è che io non...non ho mai..." mormorò piano, impanicandosi al sol pensiero. "Tu...dici...che dovrei...ecco...che lui...mi aspetterà?"
"Io dico che ti aspetterebbe per tutta la vita." sentenziò Molly, sorridendole comprensiva. "E che tu non debba preoccuparti di nulla, se non di goderti il momento quando ti sentirai pronta! D'altronde vi siete messi assieme da poco. E poi, sul serio, Lily, James è pazzo di te da anni ormai. Solo tu non te ne eri accorta."
Un altro silenzio timido. E poi...
"C'è stato un momento strano, oggi...in effetti..." le confessò con un filino di voce. "In cui, ecco..."
"Cosa cosaaaa?" all'altra brillarono gli occhi. "Racconta tutto!"
"Ah, lascia perdere! E' troppo imbarazzante!" strillò infine, rituffandosi sui dolcetti e chiudendo il discorso...che però, non mancò di torturarle i pensieri per tutto il tempo.
Ripensò al modo in cui l'aveva baciata quella mattina, al modo in cui il suo corpo aveva aderito perfettamente contro il suo, al modo in cui si era mosso...come in una danza... e rabbrividì. Si era sentita così...in balia. Era la prima volta che provava una sensazione del genere...
Sentirsi pronta...
E poi, le tornarono in mente le parole di Remus.
"A volte, quando le emozioni ci travolgono, quando sono così forti...riusciamo a sentire il corpo dell'altro come se fosse il nostro..."
Molly vide la testa della sua compagna iniziare a fumare da entrambe le orecchie.
No, no, meglio non pensarci! Non pensarci proprio! Si era ripromessa di non pensare mai... a quello! La sua decenza aveva subito fin troppi scossoni negli ultimi periodi!
Vedendola rosso vivo e con un principio di attacco di panico, l'amica si impietosì.
"Dai..." soffiò dolcemente, dandole un colpetto in testa con fare affettuoso. "Per ora accontentiamoci di dargli dei cioccolatini decenti, che ne dici?"
"S-sì..." tremolò lei, scuotendo poi la testa come un cagnolino per scacciare via i pensieri.
L'altra le sorrise incoraggiante e lei riuscì alla fine a ricambiare. Ricambiare il sorriso di Molly era facile. Sapeva di mamma. Sarebbe stata fantastica, con dei bambini.
E poi...nonostante l'imbarazzo, era la prima volta che riusciva ad aprirsi in quel modo.
Discorsi fondamentali per la crescita delle ragazze...forse era vero.
Sorrise dolcemente, e il sorriso rimase anche quando fece altri casini, e per tutto il pomeriggio.
Senza accorgersi... che qualcuno osservava. Nelle ombre...nell'abisso più scuro di tutti.
"Preparerò questi cosi, troverò la piccola Tonks e poi raggiungerò James. E gli darò la mia cioccolata."
E tutto sarebbe stato bello.
In quella stanza c'era di tutto. Tanto che sembrava viva, in movimento.
Vibrava e ticchettava come l'interno di un grande orologio. Solo che, al posto di ingranaggi, c'erano armi e ninnoli di vario genere... un tale ammasso di chincaglieria dall'aria minacciosa che muovere anche solo un braccio a sproposito appariva quasi pericoloso.
Spioscopi, sfere-scudo, spade e balestre, oggetti di difesa, di artiglieria magica, di spionaggio...ne riconobbe alcuni, ma altri erano del tutto sconosciuti, alcuni perfino assurdi, come una strana trottola che girava impazzita su se stessa senza mai smettere o una strana cupoletta di vetro smerigliato che brillava e si gonfiava ogni dieci secondi esatti.
Malocchio zoppicò fino ad una scrivania di ciliegio, la sbaraccò con malagrazia facendo cadere fogli e fascicoli ed estrasse da una scatolina lavorata un grosso sigaro, che si ficcò in bocca ed accese in barba alle regole della scuola.
Sembrava quasi essersi dimenticato della sua presenza, fino a quando il suo occhio blu si girò verso di lui.
Solo l'occhio, non la testa.
Non ci si sarebbe mai abituato.
Nonostante tutto, Remus incassò la testa nelle spalle. Quell'uomo avrebbe potuto mettere in soggezione chiunque.
E aveva come...un odore di sangue. Come se avesse appena sventrato un mostro a mani nude.
Un mostro...qualcuno come lui. Le sue mani puzzavano anche di sangue di lupo.
"Ti stai chiedendo perché ti ho fatto venire qui."
Non era una domanda. Era una constatazione. Remus rimane in silenzio.
L'Auror parve analizzare qualcosa in lui, nella sua postura. Poi sogghignò.
"Un marmocchio che non strepita e starnazza. Una piacevole novità."
"Non mi sto chiedendo perché mi ha fatto venire qui." rispose il maghetto. "So già il motivo."
"Ah sì? E quale sarebbe, ragazzo?"
Tanto valeva giocare a carte scoperte.
"Lo stesso motivo per il quale mi ha sottoposto a quell'incantesimo. Per smascherarmi."
Moody tirò una lunga boccata di fumo, squadrandolo da testa ai piedi senza che il suo viso esprimesse nulla. La cicatrice che gli squarciava a metà il viso parve tirarsi.
Sapeva.
"Ma non ha funzionato, mi pare."
Malocchio sapeva.
"Quindi, perché ti ho fatto venire qui?"
La tensione crebbe come una marea improvvisa, saturando l'aria. Qualcosa fischiò in risposta, uno dei suoi oggetti, ma non riuscì a capire quale.
Remus socchiuse le mani. Ad artiglio.
"Per eliminarmi."
Lo fece istintivamente. Così come l'acquattarsi leggermente, con i muscoli tesi, la postura rigida. Come per prepararsi ad un violento impatto.
Ma non fu violento. Fu...elegante. Silenzioso...fluido...e inaspettato.
Un secondo prima Malocchio era lì, davanti a lui. Il secondo successivo, il tempo di un lieve tocco di bastone contro il pavimento, e qualcosa di potente e invisibile lo scaraventò a terra... schiacciandolo con la potenza di un carro armato.
L'aria gli si svuotò dai polmoni, tutta assieme. Una spada scintillò, rapida come una scheggia...e premette contro la sua gola.
Malocchio gli era sopra. Non era nemmeno riuscito...a vederlo...
Come ci era riuscito? Con quella gamba di legno...
La lama gli premette contro la gola...e bruciò.
Argento.
E qualcosa, dentro di lui, esplose. Uno strano istinto di sopravvivenza, scatenato da un'improvvisa repulsione, un improvviso moto di paura.
Come un leone che vede per la prima volta le fiamme su di sé.
Si divincolò, e scoprì i denti senza riuscire a controllarsi. I canini pizzicarono, un ringhio cavernoso e potente gli fece vibrare il petto.
Tutti i muscoli si tesero fino allo spasmo nel tentativo di liberarsi da quella pressione che lo inchiodava a terra. Lungo il taglio della spada, il suo riflesso mostrava un viso irriconoscibile. Quello di un animale feroce, non più umano. Era davvero lui, quell'essere? Quelle labbra tirate su denti scintillanti, quell'espressione assassina, quegli occhi con uno strano bagliore rosso...
E poi, Malocchio, il cui cuore era rimasto calmo e placido come un lago d'inverno, fece qualcosa di assurdo.
Sentì qualcosa sfiorargli le labbra e premergli sul canino più aguzzo. Un dito.
Moody gli aveva appena infilato un dito in bocca...e tastava fin quasi a pungersi.
"NO!" urlò di colpo, facendo scattare la propria testa all'indietro e serrando le labbra per impedirsi di morderlo.
I canini si ritirarono in modo così veloce che fu quasi doloroso.
Rimase immobile, ansimando frenetico con le labbra talmente strette da formare una linea sottile, agghiacciato alla sola idea di poterlo contagiare. Non riuscì nemmeno a pensare lucidamente, a riflettere.
Non avrebbe mai potuto farlo, non era trasformato...ma la sola idea...la sola idea di quel dito in bocca, così vicino ai denti affilati, alla sua saliva infetta... mentre ringhiava così ferocemente...
Improvvisamente, l'uomo si sollevò da lui. Senza fare una piega.
Non si era nemmeno tolto il sigaro di bocca.
Ghignò, torreggiando su di lui che non riusciva a muoversi ma ora, per lo stupore.
"Ahh, questi giovani lupetti. Così primitivi." commentò, divertito. "Come vedi, non mi stai dando nessun motivo per farti fuori."
"C-cosa...?"
"Cosa credi, che vada in giro a far secca ogni Creatura Oscura che vedo?" improvvisamente, quello scoppiò in una risata fragorosa come un tuono. "Sono in vacanza, ragazzino. Datti tregua."
"Non...non mi considera un pericolo...? Non vuole...lei non vuole eliminarmi...?" mormorò il maghetto, tirandosi a sedere ancora scioccato e tremante.
"Conosco molto bene tuo padre, Remus Lupin." Malocchiò spostò il sigaro dall'altro lato della bocca, stringendolo fra i denti. "Se fossi stato realmente pericoloso, ti avrebbe ammazzato lui stesso."
"Lei conosce mio padre?!"
"I Potter, gli Scrimgeour, gli Shackebolt, i Dawlish...con chi credi che lavorino tutti gli Auror di alto livello, se non con le reti di spionaggio del Ministero? Cristo, pensavo fossi più intelligente di così." bofonchiò lui, andandosi a sedere. "Tuo padre era uno dei migliori Spyror in circolazione. E anche un discreto Cacciatore di Creature oscure. Abbiamo fatto parecchi bei lavoretti insieme...e mi ha fornito anche parecchie informazioni utili. Certo, è anche un gran figlio di puttana. Non esiterebbe a tradire il suo migliore amico, se servisse alla causa. Forse il suo pregio migliore, eh! Crudele e gelido come il ghiaccio...me lo ricordi, per certi versi."
Tutta quella manica di informazioni lo stava travolgendo. Si sentiva confuso, disorientato... ma ciò non gli impedì di irrigidirsi.
"Non sono come lui." sibilò subito, gelidamente. Questo fece divertire l'Auror ancora di più.
"Deduco che una carriera negli Spyror quindi non ti sembri un'idea allettante. Eppure essere figlio di tuo padre ti aprirebbe un sacco di porte."
"Mi ha fatto chiamare per parlare delle mie aspirazioni lavorative?!"
Era incredulo!
"Ero curioso." Ammise Moody. "Volevo vedere con i miei occhi perché Albus Silente ti abbia permesso di venire in questa scuola...e perché Lyall Lupin ti abbia lasciato in vita."
"Le risponderei perché sono suo figlio, ma a quanto pare lo conosce bene." rispose Remus a denti stretti, sedendosi a sua volta.
"E ora conosco bene te." replicò lui, serafico, intrecciando le dita sotto il mento. "Un autocontrollo straordinario, devo ammetterlo. Nessuno resiste all'incantesimo dello scambio equivalente, la prima volta. Ma la velocità con cui te lo sei fatto passare ha dello straordinario. Quasi come se sentire le emozioni altrui nella propria testa sia un'abitudine..."
Remus cercò di regolare il proprio respiro. Aveva come la sensazione che Malocchio Moody potesse perfino sentire i battiti del cuore delle persone, o quanto velocemente il sangue scorresse loro nelle vene. Non sembrava nemmeno umano. Non aveva mai conosciuto un mago del genere. Solo i Potter gli erano superiori, ma di molto poco.
"Immagino sia stata fortuna..."
"Ed il modo in cui hai ritirato i denti pur di non mordermi, riuscendo a frenarti nonostante un tale stato di adrenalina...non male, per un lupo così giovane. Anche i Mannari adulti avrebbero difficoltà, una volta innescata la furia...o la fame."
"Forse..." non riuscì a trattenersi Remus, con una punta di fastidio. "Non sarebbe un risultato così impareggiabile per gli altri lupi mannari, se solo non fossero ridotti a vivere una vita da fuggiaschi nei boschi!"
"Perfettamente d'accordo." lo stupì Moody. "Ne ho ammazzati tanti, che avrebbero potuto essere facilmente recuperabili."
La frase cadde tra loro come una mannaia, dandogli la nausea. Decise che era il momento di levare le tende.
"Voglio diventare un Auror." disse solo, freddamente.
"Lo so." sorrise Moody. "Come avrai notato, mi piace farmi un'idea dei miei futuri sottoposti."
"Mi accetterebbe nella sua squadra?" Remus era con una mano sulla maniglia, ma si voltò inarcando un sopracciglio.
"Non lavoro in squadra da un sacco di tempo...ma perché no. Sono tempi difficili. Ovviamente, se non diventerai un pericolo. E' presto per constatarlo."
Non c'era più nulla da dire, dunque. Era entrato credendo di venire eliminato, e stava uscendo con una proposta di lavoro in tasca.
"Eliminato..." sembrò leggergli nel pensiero Malocchio. "Hai detto 'eliminato'. Non 'ucciso'."
Questo bloccò il maghetto il tempo sufficiente perché potesse aggiungere: "Dovresti essere tu per primo a credere di poter essere una persona normale, ragazzino. E' importante crederci, capisci? O si rischia di diventare tali e quali a quelli là fuori. Perduti...senza speranze. Mostri affamati di carne che indossano solamente le loro facce umane. Sì, certo, la Società ci mette del suo. Ma è soprattutto l'assenza di speranza a renderli così... e quella viene da dentro. Sai, Ninfadora Tonks è la mia protetta. E' insopportabile...come uno di quei cagnolini felici che ti fanno la pipì addosso quando ti vedono. Tuttavia, mi rifiuto di aver perso tutto quel tempo a sentire le sue chiacchiere estenuanti per niente, non so se mi spiego. Non importa ciò che dice Silente. Se riterrò che tu possa diventare un pericolo per lei o per gli altri studenti, non esiterò a farti del male."
Un sorriso e delle lacrime. Tonks sorrideva sempre, anche quando piangeva.
"Scusa."
Il lupetto sospirò.
"Sì." rispose. "Non è il primo che me lo dice."
Sirius Black trovò sua cugina nella serra di Erbologia numero 3.
Di spalle, raggomitolata in bilico su un panciuto cespo di paglia come un piccolo gufo, sarebbe apparsa una bella statuina se non fosse stato per il suo braccio sinistro, che aveva reso più muscoloso per tenere pigramente a bada una pianta carnivora che si agitava nella sua presa con tutta l'aria di volerla divorare in un boccone.
Così.
Senza fare una piega.
La teneva lontana con una mano senza nemmeno girare la faccia, come se non fosse nemmeno presente.
Il sole entrava in soffici ondate attraverso le vetrate polverose che si allungavano fino al soffitto, e stava animando un po' tutti i fiori della serra. Tutta la vegetazione danzava e spruzzava profumi e polline dai toni vivaci nell'aria, ma Ninfadora sembrava come sbiadita.
Unica nota di colore, la sua enorme sciarpa gialla avvolta attorno al collo.
Non sobbalzò nemmeno quando Sirius fece saltare per aria la pianta zannuta, anche se sospirò.
Ignorando il fumo acre che si levava dalla stronzetta verde, si girò verso di lui che si stava bellamente accendendo una sigaretta con le sue foglie in fiamme.
"Eddai. La Sprite ci aveva messo una vita a farla crescere così." Sorrise mestamente.
"Avrebbe dovuto tenere a bada il suo stomaco." rispose, sedendosi accanto a lei. "E' la fine che fa chi cerca di mangiarsi un Black."
"Chi ti dice che non volesse solo farmi le fusa addosso?" ironizzò la Grifoncina, accoccolandosi vicina a lui come in cerca di calore.
"Anche peggio." sbuffò lugubre Felpato, facendola ridacchiare piano.
Aveva gli occhioni umidi e arrossati.
Avrebbe dovuto far saltare per aria Remus, altro che la pianta.
Sarebbe stato più facile che ritrovarsi lì, a cercare di consolare il cuore spezzato di una ragazzina di quattordici anni. Non era certo la persona più indicata per fare le coccole a qualcuno, per cui rimase in silenzio, avvolgendo le sue piccole spalle con un braccio e fumando in faccia alle altre zannute che, capito l'andazzo, si tennero bene alla larga.
Che strana situazione. Due Black abbracciati l'una all'altra. Come due metà della stessa mela.
"Come hai legato con la mamma?" chiese ad un certo punto Tonks. "Lei parla sempre di te. Gli occhi le diventano tristi quando ti nomina."
Andromeda.
Il suo nome scatenò dentro di lui una serie di ricordi bellissimi, e dolorosi. Andromeda, bella ed elegante come una dea, che gli accarezzava la testa con una dolcezza disarmante. Andromeda che gli prometteva che sarebbe tornata presto...per poi non tornare più. Andromeda che profumava di fragole... Tonks aveva un odore molto simile, per certi versi.
"Mio fratello..." si schiarì la voce, come se il termine 'fratello' gli si fosse incastrato malamente in gola. "Un giorno trovammo un pennuto e lui se lo volle tenere a tutti i costi. Era un obbrobrio senza piume, minuscolo, ma faceva un baccano del diavolo e nasconderlo ai nostri genitori era difficile. Un giorno, vennero a trovarci i tuoi nonni, con tutta la stirpe di vipere al seguito, figlie comprese. Inutile dire che Narcissa annusò l'intrigo e mise la pulce nell'orecchio a Bellatrix, per la quale divenne una vera e propria missione scoprire quello che stavamo nascondendo sul tetto. Ci stava quasi riuscendo ma poi arrivò lei e si mise di mezzo. Entrò nella stanza come una scheggia e solo con la sua voce fece una vera e propria magia. Ora che ci penso, Andromeda era l'unica che riusciva a distrarre e rimettere in riga quelle due oche. Non con la violenza o la paura, come faceva Nartrix...in un modo diverso. Bella e Cissa sembravano venerarla, pendevano dalle sue labbra. Non so come tua madre scoprì dell'uccello, fatto sta che ci tolse dai guai in un battibaleno. Ricordo che mi fece l'occhiolino e si mise un dito davanti alla bocca, come a dire 'abbiamo un segreto solo nostro, ora'. Non so...mi tenevo sempre alla larga da tutti ma Andromeda aveva qualcosa di figo. Una sorta di fierezza nel viso... mi incuriosiva. Era un po' una sorta di mito!" finì ridendo, un po' in imbarazzo. "Ed era l'unica parente di cui mi fidassi, a parte zio Alphard, che però era spesso lontano. Ne abbiamo combinate un sacco, insieme!"
"Ricordo questa storia." Tonks sorrise dolcemente, prima di agghiacciarlo. "Regulus me ne ha parlato, qualche volta."
Si girò così velocemente che si fece male al collo.
"Parli con Regulus?!"
Lei non si fece minimamente scalfire dalla sua occhiata. D'altronde era figlia di Drome.
"E' una persona davvero sensibile. Spesso è triste, sai?"
"Tonks." soffiò il Grifondoro, prendendola per le spalle e guardandola serissimo. "Devi promettermi di stare alla larga da lui...da tutti loro. Non sai davvero con chi hai a che fare!"
"Lo so, invece." sussurrò lei, piantando gli occhi nei suoi e facendolo sentire un po' una cacca. "In ogni caso, ci parlavo ogni tanto quando non avevo il mio vero volto...Regulus non si ricorda più nemmeno una parola! Come chiunque altro."
La sensazione di essere una cacca divenne più forte. Ecco chi erano i Black. Gente che costringeva bambini Metaformagus ad estendere il loro potere fino agli estremi pur di sopravvivere.
La sua famiglia...rovinava tutto ciò che toccava. Tonks...non era come loro.
Era dolce, e meravigliosa, e avrebbe meritato di venir ricordata da chiunque. Avrebbe dovuto fare amicizia e vivere la propria vita scolastica come una bambina normale. E lui...forse avrebbe dovuto fare di più per lei. Per sua madre. Glielo doveva, in fondo.
Si fissò le vene sulle braccia senza riuscire a resistere.
Avrebbe mai smesso di fargli schifo, quel sangue che gli scorreva dentro?
"Smettila." esclamò Tonks severa, dandogli un colpetto.
"Eh?"
"Fai sempre così! Lo vedo, sai? Ti colpevolizzi di ogni cosa facciano i Black!" la streghetta balzò in piedi. "Accetto il fatto che tu faccia saltare per aria le piante carnivore, accetto il fatto che ti sei fatto l'idea di dovermi proteggere da tutto, ma non che tu lo faccia per un qualche tipo di senso di colpa da masochisti!"
"N-no... non è per senso di colpa..."
"Ecco, bravo! Noi siamo una famiglia, per cui ci proteggiamo a vicenda... perchè ci vogliamo bene! Non perché ci sentiamo in debito!"
Gli puntò l'indice contro la fronte, sfidando a contraddirla. Sirius rise, spettinandole i capelli, che erano tornati del loro solito rosa pallido.
"Peste..."
"Davvero... ho convissuto con l'essere invisibile per anni. E' stato difficile, ma non ho intenzione di farmi abbattere. Anche se..." la voce le si fece fioca. "...Anche se a volte, ho la schifosa sensazione di essere ancora invisibile..."
Sì, avrebbe dovuto far saltare per aria quel dannato Lupo Mannaro. Non gli era mai capitato di dover scegliere tra Branco e famiglia. Prima la scelta era ovviamente scontata... ma ora...
"Non sei invisibile, nanerottola." Sorrise profondamente, dandole un buffetto. "Ti prometto che i tuoi giorni migliori dovranno ancora arrivare. E che chi ti vuole bene non si scorderà mai più di te."
"TOOOOOONKS!"
Come chiamata col megafono, Lily Evans irruppe nella serra con crema pasticcera nei capelli e il nasino arrossato dal vento freddino di febbraio.
"Si può sapere dove cavolo eri?! Ti ho cercata dappertutto!" abbaiò, ansimando come una matta. "L'incantesimo di Malocchio ti ha fatto male? Sappi che ora ho il potere di sporgere denuncia formale! Cioè, non proprio adesso, bisogna aspettare che venga eletto il Caposcuola ma...mancano pochi giorni! Basta una parola e lo facciamo fuori! Anzi, sai che ti dico, preparo già le carte...!"
Si interruppe solo quando Tonks la strinse forte per la vita, affondando il viso contro il suo maglione.
"H-hey, e questo per che cos'è?" balbettò stupita, sentendosi stringere forte.
"Per esserci." sorrise Tonks, sentendosi un po' meglio.
Per ricordare.
Punz.
"E BASTA CAZZO! MA PURE QUI!"
E poi, furono entrambe investite da una tempesta di bestemmie da far spavento. Uno dei Cupidi aveva di nuovo beccato Sirius.
Non fossero bastati degli sgorbi centometristi a pungere il sedere di tutti, ci si era messo pure Lumacorno a rendere quella giornata un triste inferno per chiunque avesse attributi maschili sotto la divisa.
Era stato forse l'unico professore ad aver trovato 'deliziosa' quell'idea, e si era proposto di fare una 'lezioncina speciale' sui filtri d'amore.
Come se alle marmocchie allupate di quella scuola servissero lezioni, poi... era la prima cosa che imparavano a creare lì dentro!
"Porca puttana, ditemi dov'è la Harpies perché giuro che la strangolo!"
Ciò non aveva certo aiutato a risollevare l'umore a una certa combriccola di nostra conoscenza.
"Niente da fare, eh?" ironizzò Peter, scoccando al gruppetto un'occhiata di traverso. "La McGranitt non ha accolto le proteste sui Cupidi volanti?"
"NO." sibilò lugubre James, massaggiandosi le natiche. "Dice che non può farci niente...e non solo, ci ha anche rotto le palle perché dovremmo trovare un sostituto per Paciock quando partirà in Erasmus per Durmstrang! Dove diavolo lo trovo un Battitore all'ultimo minuto?!"
Il resto della giornata era passato relativamente tranquillo...se per tranquillo si intendeva vedere i maghi correre qua e là braccati da centinaia di Elfi selvatici vestiti da angeli.
La spedizione all'ufficio della Vicepreside non aveva dato i frutti sperati ma anzi, aveva solo raggiunto lo scopo di aumentare l'emicrania della McGranitt che si era dovuta sorbire due ore di lamentele.
Ma a quanto pare, tra schifare la festa di San Valentino e vedere quella marmaglia di piccoli criminali venire usata come tiro a bersaglio, la loro amata insegnante aveva preferito senza dubbio la seconda opzione.
Lily fece un sorrisetto, scoccando un'occhiata a Cristhine.
Come termine della giornata, Corvonero e Grifondoro avevano Pozioni assieme, e loro se ne stavano a braccetto a qualche metro di distanza dai Marauders per evitare di venire trascinate nelle loro lagne, sorseggiando frullati da cannucce colorate e godendosi segretamente ogni 'punz' con un bel po' di sadismo tutto femminile.
Tuttavia, la Corvoncina non ricambiò il sorriso, concentrata a fissare le loro schiene con una strana espressione.
"Non ti sembra però che ci sia uno strano clima?" sussurrò infatti, acuta osservatrice come al solito.
Se ne era accorta anche Lily. Era diventata brava a leggere fra le loro righe. Tra di loro sembrava tutto normale, sorrisi, battutacce, eppure si percepivano come gli strascichi di una insolita tensione... qualcosa nelle spalle, nei silenzi fra un ghigno e l'altro.
"Hmmm..."
"Hey, tu..."
James le mise le mani sulle spalle sussurrandole all'orecchio e facendola sobbalzare.
"C-come accidenti hai fatto a venirmi dietro?!"
"Ce lo chiediamo tutti da sette anni." colse l'occasione Sirius, beccandosi un'occhiataccia.
"A-ah, spiritoso!"
Cercò una facile battuta per rimandare al mittente la sferzante ironia quando il maghetto dagli occhi d'oro le puntò un dito sulla guancia, distraendola con il suo sorriso luminoso come l'estate.
"Hai della crema pasticcera sullo zigomo!" cinguettò, deliziato come non mai.
Arrossì vistosamente, ed il sorriso di James si espanse.
Ma tu guarda! Quasi quasi gliela spediva con un elfo anche lei, la cioccolata!
"Che lezione abbiamo adesso?" chiese distrattamente Remus, come se si fosse ricordato solo in quel momento di essere lì con loro.
"Lumacoso." sbuffò James. "Lezione sui filtri d'amore."
"Ammazzatemi." supplicò Sirius, la cui avversione per quella giornata stava raggiungendo apici estremi. "Sul serio, un colpo e via. Non soffrirò tanto."
"E allora che gusto c'è?"
"Non credo sia molto etico fare una lezione su come drogare i sentimenti dei ragazzi. O delle ragazze..." mormorò Cristhine, dando pacchette consolatorie al suo fidanzato.
"A proposito di droga." Black si frugò nelle tasche. "Avrò bisogno di una spinta per arrivare a fine giornata... ve li fate due tiri?"
"Anche subito."
"Riuscite a passare un'intera giornata senza fumarti una canna?" masticò fra i denti Lily, ma fu subito interrotta da un grido di disperazione pura. "E adesso che ti prende?!"
Black si frugava nelle tasche con le orbite di fuori, incredulo. L'intero gruppetto fu pervaso da un brividino... e da una seria di tic nervosi davvero ridicoli a cui fortunatamente nessuno tranne Lily fece caso.
"NO! NON CI CREDO!"
"Calmati." sibilò Lupin, e c'era da prenderlo in parola perché la palpebra di Peter faceva su e giù alla velocità della luce.
"LA ROBA!" Esplose Black, in preda alla disperazione più nera. "Quella dannata pianta carnivora mi ha fregato la roba prima di saltare per aria!"
"Magari era sua figlia." berciò James sarcastico, scrollando le braccia per levarsi il nervoso di Sirius di dosso. "Che carine, due piantine che si sono ritrovate dopo un lungo viaggio..."
Per tutta risposta vennero spettinati dalla forza dell'ugola di Felpato.
"PIANTINE?! PIANTINE?! Ci ho messo tre mesi a farle diventare lo spettacolo che erano, accidenti a tutti voi!" Black si mise le mani nei capelli. Di lì a breve gli sarebbe venuta un'urticaria di sicuro. "Odio questa giornata! Ma che ho fatto di male nella vita, eh, me lo spiegate?! Volevo solo passare il pomeriggio seppellito da qualche part...E TU STA' FERMO CON QUELLO SPIEDO, GNOMO!!!"
Ruggì così forte che l'elfo a momenti venne spazzato via.
Quello rimase immobilizzato nel gesto di pungergli il regale deretano con la sua orrenda freccetta a forma di cuore dorato mentre tutti si voltavano verso di lui.
"ME LA PRENDO DA SOLO LA TUA CAVOLO DI LETTERA! SPARISCI!!!"
A questo punto la voce di Sirius aveva raggiunto una nota isterica e, mentre strappava in mille pezzettini la busta con in sottofondo le risate degli altri, Cristhine pensò bene di coccolarlo un po'.
"La ragazza che te l'ha mandata potrebbe averti visto." ridacchiò, scoccandogli un bacio a fior di labbra che lo ammansì immediatamente. "Insensibile."
"Mi importa solo della tua, di cioccolata."
"L'hai assaggiata?" si illuminò lei, e quel sorriso dolce spazzò via ogni traccia di malumore.
Le massaggiò la punta del nasino pieno di lentiggini con il polpastrello, sollevando gli angoli della bocca pieno di tenerezza.
"Volevo mangiarla assieme."
"Dopo Lumacorno. Promesso." giurò Cristhine solenne, invitandolo a resistere un altro po'.
"Lumacoso." la corresse Potter.
"Smettila di prenderlo in giro, è un bravo professore!" sbuffò Lily.
"See, solo perché sei la sua cocchina. Lo difendi solo perché non fa altro che darti 'eccezionale'!"
"Io me li guadagno gli 'Eccezionali', Potter!"
"E si può sapere che fate tutto il tempo?! Ultimamente ti vede più il professore di Pozioni che chiunque altro!"
La ragazza si ammutolì di botto, irrigidendosi. Che facevano? Cose illegali. Cose da Marauders. Cose che, di certo, un bravo Caposcuola non avrebbe mai fatto.
Poi lo fissò con un piccolo ghigno.
"E' gelosia la tua, James?"
"Gelosia? Io? Tsé!" si limitò a dire lui, ma evitò il suo sguardo. Un campanellino le suonò nella testa, trillante come non mai.
"Sei geloso!"
Ultimamente erano stati così tanto impegnati che si vedevano poco...e lui...lui sentiva la sua mancanza!
Chissà perché... la cosa la rendeva così felice...
"Non è vero!" Soffiò lui imbronciato, gonfiando le guance.
"Sì, sì! Sei geloso marcio! Ma guardati, come sei tenero!"
"Waaa! Lily smettila!"
"E adesso sei imbarazzato! James Potter in imbarazzo!"
Rise osservandolo passarsi le mani nei capelli con il suo solito scatto istintivo, arrossendo.
Oh, com'era carino, alle volte...
Fece per ridere quando...qualcuno la imitò.
Si voltò di scatto con un brivido potente che le corse giù per la schiena ed il braccio di James scattò in automatico a coprirle le spalle, ma questa volta riuscì a divincolarsi prima che la presa a calamita diventasse troppo forte fra loro.
"Hey, tutto bene?" James aveva ancora il braccio sollevato e l'aria un po' turbata. Gli altri li guardavano perplessi.
"La risatina..." mormorò Lily, guardando oltre il corridoio. "L'avete sentita anche voi?"
"Quale risatina?" il volto del suo ragazzo cominciò a rilassarsi di nuovo. Il suo braccio ricadde sul fianco. "Niente battute sul 'fare cilecca' o te la faccio pagare, Rossa!"
Ma faceva veramente cilecca, il suo potere di Famiglio? Era la seconda volta che qualcosa stuzzicava quello strano legame che si era creato fra loro.
Cercò di scrollarsi di dosso la sensazione di essere spiata... e il motivo per cui quel ridacchiare le mettesse il ghiaccio nel sangue. Era la seconda volta che lo sentiva... ed ora aveva capito.
Quella voce era...era la sua stessa voce.
"Arrivo subito." borbottò, piantandoli lì e iniziando a correre.
"Hey, ma dove vai?" le gridò dietro James, vedendola sparire oltre l'angolo. "Ma tu guarda...è San Valentino e nemmeno gli passa per la testa di passarlo col suo ragazzo! Paddy vieni subito qui, ho bisogno di affetto!"
Quello alzò gli occhi al cielo.
"E con questa, la giornata si può dire conclusa."
Non sapeva quanto si sbagliava...
Una volta era coincidenza, ma due volte no. Lily Evans corse in direzione della voce con un pelo di irritazione.
Che qualcuno le stesse combinando un altro tranello? I Black? Malfoy?
C'era qualcosa sotto... ma era stufa marcia di aspettare indifesa che arrivassero le trappole!
Tuttavia, come girò l'angolo...l'unica cosa che vide fu un grande specchio d'avorio lavorato in arabeschi, un paio di quadri addormentati e una cassapanca sulla quale fumava pigramente... Liu Chang.
Aveva la schiena appoggiata al muro e lo sguardo fisso al soffitto, vacuo...i capelli d'inchiostro - tagliati corti e sfilacciati ai lati del viso e lasciati lunghi sulla schiena - che ricoprivano la pelle di burro e calzamaglia strappata in uno stile un po' punk che su di lei era in qualche modo elegante.
Si bloccò a fissarla, e per un folle attimo ne rimase affascinata. Sembrava quasi vulnerabile... fino a quando non si accorse della sua presenza, e il viso le si raggrinzì in una smorfia di fastidio.
"E tu che vuoi?" sbottò, storcendo il naso. "Se mi togli punti per la sigaretta me li faccio ridare da Ratcliff in un secondo, per cui risparmiati la fatica."
Ogni singola parola che le usciva dalla bocca riusciva a suonare maligna, assurdo. Ma questa volta non ci fece caso.
"Hai...c'era qualcuno, qui?" chiese, guardando da una parte all'altra.
Quella inarcò un sopracciglio.
"Prego?"
"N-no...nulla. Scusa..." borbottò, improvvisamente a disagio. Era un corridoio vuoto. E non era più nemmeno così sicura di aver sentito davvero ciò che aveva sentito...
"Tesoro." Liu Chang sorrise freddamente, riportandola sul pianeta terra. "Non dovresti mai chiedere scusa alla gente di Hogwarts, a meno di non voler concedere un vantaggio."
"Non sono tutti come te, sai?" non riuscì a trattenersi, guardandola irritata. "Non tutti hanno sempre un secondo fine!"
"Oh, non ne hai idea."
C'era improvvisamente qualcosa di furbo nel sorriso di Liu che le fece venire solo voglia di levare i tacchi e andarsene via.
Le voltò le spalle sperando di chiudere quella situazione scomoda, quando lei disse l'unica cosa in grado di sferzare l'animo di un Grifondoro.
"Sembravi spaventata, sai?" sibilò suadente, perfida. "Qualcosa ti fa paura, piccola Prefetto?"
"Non c'è nulla che mi faccia paura!" ribatté lei, a costo di suonare falsa. Oh, l'orgoglio... il peccato più grande di tutti i Grifoni...
Liu diede un tiro di sigaretta e si godette l'effetto delle sue parole, la testa leggermente inclinata all'indietro. Si limitava a sorridere, un piccolo sorriso malizioso, come se stesse per fare l'occhiolino.
"Dovresti averne, invece."
"Che intendi dire?"
"Con uno come James Potter... c'è sempre di cui aver paura. E' questo il fascino."
"Tu non conosci James." tagliò corto Lily, freddamente.
Improvvisamente un lampo di fastidio e arroganza le attraversò gli occhi a mandorla.
"E tu, invece, pensi di sapere tutto, eh?" sibilò, con odio. "Lascia che ti dica una cosa, tesoro. I Marauders erano un perverso casino prima e rimarranno un perverso casino anche quando si stuferanno di te. E James Potter è il più incasinato di tutti."
Si alzò in piedi, oltrepassandola.
"Te ne accorgerai presto." le sussurrò all'orecchio, prima di andarsene...e lasciandole un brutto presentimento in corpo.
Come un cattivo presagio.
Malocchio Moody era immerso nella lettura da qualche minuto. Finalmente la scuola iniziava a quietarsi... e le voci dei marmocchi farsi più lievi. Ricordava a malapena gli anni passati a scuola, ormai. E doveva ammettere che non gli mancavano affatto. Erano rare, le cose che mancano ad un Auror. Nella testa, soltanto la missione. La prossima sfida. La prossima morte.
Dovette ammettere però, che ritornare in mezzo ai giovani non si era rivelato così fastidioso come pensava. Anzi, c'era stato perfino qualcosa in grado di solleticare il suo interesse.
Il sole iniziava a calare...le ombre languivano.
E una di esse, si staccò dalla parete...ma non entrò nella luce.
Rimase quello che era...un'ombra.
"Allora?" chiese l'uomo.
Pochi preamboli, come era sempre stato. Voce imperiosa, gelida. Anche nel buio, gli occhi argentei brillavano come fari di un auto. Niente scalfiva quel freddo.
"Allora, cosa? Che ti aspettavi, Lyall?" ghignò Moody, sarcastico.
"Sai cosa mi aspetto di sapere."
Lyall Lupin avanzò di un passo...ma la fiamma non riuscì ad animare quel suo viso. Capelli biondi portati corti, una mascella tagliata con l'accetta e due occhi da falco, taglio sottile, aguzzi verso le sopracciglia, che sapevano uccidere. Silenzioso come tutti gli Spyror. Come se appartenesse al buio stesso. Un'ombra tra le ombre. Infame e volubile.
"Non sono un tuo servitore. Prova a chiedermelo per favore."
Non ottenne altro che silenzio.
"Fanculo." Malocchio sorrise, prima di versarsi del whisky invecchiato in un calice di cristallo. "Anche volendo aiutarti, potrei darti solo un'idea approssimativa di come mi è parsa la situazione."
"Dimmela lo stesso."
"E poi che succede, Lyall? Che succede, se ti confermo quello che credi?"
Ancora silenzio. Ancora gelo.
"Cristo, è tuo figlio." l'Auror ghignò stancamente. "Non può non farti effetto."
"E a te, da quando lo fa? Stai invecchiando, Alastor."
"O forse sei invecchiato tu. Velocemente, improvvisamente...e il tuo corpo si è scordato di dire all'anima che sei ancora vivo, e così l'hai perduta."
"Come tutti noi." Tagliò corto l'uomo in modo quasi distratto, come se parlassero di qualcosa di poca importanza. "Se è come temo che sia, farò ciò che è giusto fare. E anche Remus. Sa bene quali sono le sue responsabilità. "
"Che un padre debba ammazzare suo figlio non è mai parso giusto."
Un angolo della bocca si sollevò impercettibilmente. Un gesto calcolato, voluto. Labile come fumo. Non un vero sorriso. Lyall non sorrideva mai per spontaneità. Un tempo, forse...ma ora... non più. Sangue purissimo, portamento da nobile...e il muscolo che gli batteva in petto diventato un ormai un pezzo di pietra.
"Come dicevo, sei invecchiato. Ti si è fatto molle il cuore."
Moody sorseggiò un altro po' di quell'alcolico acre e fumoso, sentendo come del veleno acido in bocca. Chissà in quale momento della sua vita tutta quella merda aveva iniziato a dargli come un senso di nausea.
"Ho visto un bagliore rosso, negli occhi del tuo ragazzo." disse, dopo un lungo silenzio. "Ma potrebbe non essere l'Erede. In effetti, credo che non sia lui."
Lupin Senior si chinò. Molto, molto lentamente su di lui. Ora, i suoi occhi bruciavano...e si contraevano in modo sottile, impercettibile.
"Stai dicendo la verità..." sussurrò, sempre più atono. "...O è un tentativo di salvare la vita a mio figlio?"
"E' il tuo lavoro scoprirlo, no?" Moody non si lasciò scalfire...e si accese un sigaro a pochi centimetri da quel viso glaciale, inumano. "Dimmelo tu, se mento."
Lui batté le ciglia una sola volta, con lentezza. Un altro gesto calcolato, per sembrare più umano, più suadente. Aveva le ciglia chiarissime, quasi diafane...che davano a suo sguardo un'aria ancora più alienata e distante.
"Non lasceresti tutta una scuola in pericolo per salvare la singola vita di un Lupo Mannaro." stabilì infine, risollevandosi. "Mi fido ancora del tuo giudizio, Moody."
"Sembri quasi deluso, sai?"
Deluso...forse lo era davvero. Forse l'idea di cercare ancora era meno allettante di quella di sbarazzarsi della creatura che aveva messo al mondo.
Chissà da quando la sua missione aveva preso il controllo delle loro vite...di ciò che era importante.
Ma probabilmente sapeva già la risposta. D'altronde, c'era stata una parte della vita del capo degli Spyror in cui i suoi sorrisi erano sinceri...rivolti a una donna eccezionale.
Come captando i suoi pensieri, l'uomo si riagganciò il mantello al collo.
"Continuerò a cercare." sussurrò, sparendo di nuovo nelle ombre.
Lo avrebbe fatto. Fino alla morte, ne era certo.
Come tutti loro.
San Valentino era passato. Quella sera, tutti i maghetti si trascinarono nelle loro stanze con l'aria dei sopravvissuti, mentre gli ultimi palloncini rosa scoppiettavano flebilmente sopra le loro teste.
James Potter si accasciò sulla poltrona buttando la testa all'indietro e godendo del calore del caminetto. Per qualche secondo, non ci fu più nient'altro.
"Devi dircelo."
Poi, di nuovo la normalità.
"Scordatevelo." Peter si accucciò ai suoi piedi come un cucciolo, stringendo al petto con aria protettiva l'ultimo dei suoi cioccolatini.
Sì. Aveva ricevuto dei cioccolatini.
"E' la regola." infierì ancora Sirius, sadico come il demonio.
"Non esiste nessuna regola!" Codaliscia sbuffò, cacciandosi in bocca l'ultimo boccone. "Rem, aiuto!"
"Ti ricordo che eri presente anche tu, quando mi avete fatto cantare col Veritaserum." ribatté quello, scoccandogli un'occhiataccia.
"Ma era stata un'idea di James!"
"Oh, ma sarai infame!" Potter sghignazzò e gli batté un pugno sul capo. "Ci vuoi spiegare perché non intendi dirci chi è la tua ammiratrice?"
"Perché vi conosco, voi demoni!" sibilò il Grifoncino, assottigliando gli occhi. "Pensate alla vostra, di cioccolata, piuttosto!"
Giusto.
James allungò il naso oltre la Sala Comune, verso la stanza delle ragazze. Lily non si era fatta vedere tutto il resto della giornata...probabilmente ci era andato giù troppo pesante con le sue tecniche di seduzione. Con il risultato che quella se l'era filata! Ma d'altronde, quella crema pasticcera sul viso non mentiva!
"Toh, se ci tenete tanto al cioccolato, qui c'è una scatolina!"
Peter agguantò una confezione bianca sul tavolo, lanciandogliela sulle gambe senza tante cerimonie.
"Hn... Sì! È una scatoletta abbandonata!" esclamò con allegria, sciogliendo il nastro alla velocità della luce.
"Non li puoi mangiare, non sono per te!" sbottò Remus.
"E' qui che ti sbagli..." esclamò James, furbetto. "C'è scritto il mio nome, sopra!"
E in effetti, la scritta 'per James Potter' troneggiava in bella vista sul biglietto che Black agguantò prontamente.
"Allora, chi è stavolta? Una timidona, eh?" cinguettò Peter, cercando di allungare il naso. "Tassorosso? La Brinkam? Ti stava puntando, a pranzo!"
Il ghigno di Black fu tutto un programma.
"No. Lily Evans." annunciò.
Tempo due secondi netti, e Potter si lanciò contro di lui. Quello alzò il braccio in alto, mentre con l'altro si preparò all'impatto, con il risultato che si scaraventarono contro le poltrone rovesciandole all'indietro.
Ci fu il rumore di una sana colluttazione e qualche grugnito, e pure di qualche cartone ben assestato, ma alla fine Ramoso ne uscì vincitore.
"Ma sarai stronzo! Almeno facceli assaggiare!"
"Giù le mani, randagio!"
Ora era James a proteggere il suo tesoro con aria minacciosa, sfidandoli ad avvicinarsi.
"Che plebeo! Rem, digli qualcosa!"
"Non vado matto per i dolci." replicò il lupetto, serafico.
"Il cioccolato fa male ai cani, non lo sapevi?" cinguettò James, balzando sul tavolo per portarsi in salvo.
"Perché, ai cervi fa bene?!"
Lui non rispose, scartando la confezione bene attento a stare fuori dalla portata di chiunque. C'erano dei cioccolatini finemente elaborati, scuri e lucenti di una sottile glassa rosso sangue. Erano a forma di rosa.
"Ah, e va bene, mangiateli pure! Per quel che ne sappiamo la Evans potrebbe averci messo del veleno!" sbuffò Felpato, mentre se ne ficcava tre in bocca prima di aprire il biglietto.
"Per James Potter.
Sii libero.
Lily."
E quello, che stava a significare? Che ragazza strana...
"Beh, come sono?" chiese Peter, sinceramente curioso. "Dalla faccia che stai facendo, sembra ci sia dentro del veleno davvero!"
"Sono buoni." rispose James, in tono stranamente afono. Ci fu qualcosa nella sua voce che finalmente stuzzicò l'attenzione di Remus, riportandolo tra loro. Sollevò gli occhi chiari su di lui, corrucciando appena le sopracciglia.
"Tutto bene?"
James non rispose.
"Intossicazione da cioccolata?" mugugnò Black, pensando bene di rollarsi una canna presa in prestito per chiudere in bellezza. "Ci credo, sei un pozzo senza fondo."
Il ragazzo sorrise. Freddamente.
"Vado." disse solo.
"E la partita a Gobbiglie?"
"Semmai dopo." replicò, allentandosi la cravatta.
"James..." insistette Remus, ora leggermente inquieto.
"Starà benissimo, visto che va da Lily." ridacchiò malizioso Peter, ma Lunastorta non ricambiò il sorriso. C'era qualcosa di strano...una sensazione spiacevole.
Il Grifondoro afferrò la sua scopa, spalancando la finestra. Una folata di vento trasportò foglie e brina dentro la stanza, scompigliandogli i capelli, i lembi della giacca.
L'adrenalina corse nelle vene del branco come un'ondata incandescente, facendoli trasalire.
"Hey, datti una calmata, o è la volta buona che scappa davvero." ironizzò Sirius, cercando di ignorarla senza riuscirci.
"Sei sicuro di stare bene?" mormorò Rem, serio.
James si voltò verso di loro. I suoi occhi dorati ardevano...come fiamme perenni. Incandescenti,
febbricitanti... e in qualche modo, cattivi.
"Mai stato meglio."
La notte inghiottì la sua figura, senza riuscire però a ingurgitare quel suo lieve bagliore... come frammenti di polvere d'oro sospesa nell'oscurità.
E da qualche parte nella scuola, Liu Chang sorrise dolcemente alle tenebre...sentendo finalmente su di sé il richiamo puro di un Incantatore.
Sii libero.
Sii mio.
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M.A.R.A.U.D.E.R.S.
FanfictionNell'oscurità di una guerra incombente, le sfrenate e spensierate esistenze dei Malandrini si sfilacciano negli intrighi di una Hogwarts sempre più ricca di pericoli ed insidie. In un labirinto di incertezze, nell'ultimo anno l'amore sembra essere l...
