27. La radura delle fate.

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Con un semplice vocabolo aveva disarmato praticamente tutti.
Potente.
Potente e...patetico.
Orion Black si raddrizzò, riprendendo il suo contegno. Un sorriso untuoso e due occhi che disprezzavano.
Anche se prossimo alla vecchiaia, quell'uomo continuava a brillare, ad ardere, come una fiamma viva, come una fiamma di fenice.
Ma il suo fuoco...il suo brillare...era così dannatamente contenuto...
Poteva avere tutti ai suoi piedi.
Tutti.
La sua magia, la sua infinita magia, avrebbe potuto espandersi fino a superare ogni limite...se solo si fosse abbandonata all'oblio del male. Alla vera natura del suo potere.
"Direi che sia meglio finirla qui." Lo sentì dire, amabilmente. "Walburga, incantevole come sempre."
Quel dannato mago aveva scelto di mettersi in gabbia. Di mettere in gabbia la magia stessa. Un bestemmiare davanti al più fervido credente, ma come si dice: show must go on.
"Perdona il disordine, Albus. Ma temo che in questa scuola si manchi di disciplina, se capisci che intendo."
"Oh, capisco benissimo cosa intendi, Orion. Ma mi duole ribadire che la violenza fisica non è ammessa ad Hogwarts."
"Non sia mai." Ridacchiò lui, lasciando suo figlio. "Stavamo solo giocando."
Ogni parvenza di magia oscura era sparita. Gli uccellini avevano ripreso a cantare.
Cristhine riuscì a toccare il braccio di Sirius, impallidendo nel sentirlo tremare violentemente. Non la guardava in faccia, i capelli gli oscuravano il viso.
"Solo giocando." Confermò a mezza voce.
"Desolato di interrompere questo delizioso idillio, allora." Tubò il preside, con uno scintillo strano negli occhi azzurri. "Ma a quanto pare, la riunione sta per cominciare."
"Riunione?" chiese Remus, corrucciando le sopracciglia. Nessun Prefetto era stato avvisato di una Riunione...
"Increscioso come la tua autorità venga messa in dubbio, amico mio." Orion parlava come se lo trovasse splendido, invece. "Ma un'esplosione nei sotterranei...creature oscure che vagano per la scuola...potrai capire quanto noi genitori siamo preoccupati."
"A tal punto da mettere sotto inchiesta ogni Professore della scuola." Frecciò lui. "Volete far fare dei sondaggi agli studenti, dico bene?"
"Oh, sono cose di uso comune nelle scuole babbane, ho saputo. Quindi la maggior parte di questi ragazzi...immagino sarà già avvezza alla procedura..." insinuò Walburga, scuotendo i capelli mentre i Marauders li fissavano sgranando gli occhi. "Nulla di personale, ma ultimamente noi ed alcuni genitori dubitiamo della professionalità di alcuni dei suoi dipendenti. Chi di loro non supererà una certa graduatoria...beh, chi meglio di uno studente può giudicare un maestro meritevole?"
"Mia deliziosa amica, non userei il termine dipendenti. Direi più che siamo una Famiglia. Sempre parlando di cose a cui si è o meno avvezzi." Sbam, frecciatina lanciata con tanto di bacio a schiocco. "E sono curioso anche di sentire come mai il metodo di votazione è tanto a sfavore delle maggioranze effettive, bastando solo un quarto dei voti negativi per far licenziare un Professore. Ma ne riparleremo in sede appropriata."
"Oh, quello è stato deciso dal Ministero. Non credo sia sindacabile."
Lupin, che non si era perso una parola, aguzzò le orecchie. Avrebbero dovuto votare i professori?!
E a quanto pare, l'ago della bilancia pendeva letteralmente a loro sfavore...se davvero bastava un quarto delle votazioni negative, significava che tutta Serpeverde avrebbe potuto essere decisiva nel licenziamento!
Come diavolo aveva potuto il Ministero accettare una cosa così?! Era palese che i Verde-Argento avrebbero agito come un'unica massa!
Rimasero impalati davanti a quello scambio di battute come dei tonni presi all'amo.
Orion Black sorrise, sembrando godersi come un falco la stoccata finale alla preda.
"Oh, prima di andare." Frugò nelle tasche, tirandone fuori un foglio di pergamena. Si avvicinò a James, dandogliela in mano. "Potresti darla ai tuoi genitori?"
Lui sollevò le sopracciglia.
"Che roba è?"
Il ghigno di quel demonio divenne ancora più ampio.
"Un'ingiunzione per i tuoi genitori da parte del Ministero. Sono stati denunciati per rapimento di minore."
"COSA?" Sirius sollevò il viso, sgomento. "Non potete farlo! Me ne sono andato di mia volontà! I signori Potter..."
"I signori Potter ne risponderanno in tribunale." Orion voltò le spalle. "Walburga, le bacchette per favore. Sirius..." i suoi occhi sembravano due abissi. Profondi e scuri, nei quali si sprofonda senza via di scampo. "...Ci vediamo per Natale."
Cristhine lo sentì accasciarsi. Letteralmente, al suo fianco, come se fosse stato svuotato. Tremava ancora di rabbia ma allo stesso tempo...era come se avesse la nausea.
James non aveva espressione, ma i suoi occhi lanciavano fiamme dorate. Remus pensava, cupo. Peter aveva preso a mangiarsi le unghie con un fare nervoso.
Era così in ansia vedendoli in quello stato che non si accorse della bacchetta ai suoi piedi. Walburga si chinò beffardamente al suo cospetto, raccogliendola con un gesto sinuoso senza però abbassare lo sguardo. Quella donna metteva i brividi e...la guardava...
Con così tanta insistenza che fece un passo indietro.
"Perché..." deglutì, prendendo coraggio. "...Perché mi guarda in quel modo?"
Fu calibrato il movimento che fece per rialzarsi e al contempo, avvicinarsi con il busto fino a sfiorarle la guancia con la propria. Come una serpe che si solleva per attaccare, inarcando lentamente la schiena, confondendo il nemico.
Sentì il suo respiro fresco sul collo, il profumo conturbante, il suo sorriso birichino, quasi amichevole.
Sapeva di cornelie, un tipo di rose selvatiche che crescevano rigogliose nel suo giardino, e la voce le uscì come quella di una bambina, appena sussurrata.
"Stavo solo immaginando come sarebbe la tua gola da sgozzata."
Il tempo parve fermarsi in quell'attimo, su quella frase. Qualcosa le colò sulla schiena, liquido, freddo, le penetrò lo stomaco facendolo diventare di granito.
La donna raddrizzò il busto e le accarezzò uno zigomo, abbastanza velocemente da non scatenare patetiche reazioni di difesa in quella mandria di mocciosi. Con voce educata e dolce, scoccò l'ultima crudeltà, l'ultima minaccia, voltandole le spalle.
"Assomigli davvero tanto alla tua mamma, sai?"
Godette dell'effetto che scatenò, quella sordida tenebra che sembrò calare su di loro, anche su Silente, che adombrò finalmente quel suo dannato viso sempre così sereno da far venire i nervi.
Si accoccolò al braccio del marito, seguendo l'anziano mago senza più guardare nessuno. Orion era eccitato, lo sentiva attraverso la sua pelle. Sentivano l'odore del sangue fresco come squali affamati. Tessevano ragnatele, muovevano pedine... cosa rende il cuore di un uomo più libidinoso di tutto ciò?
Si fermarono appena superarono Peter Minus, quasi rannicchiato in un angolo.
Orion lo fissò per un momento.
Sorrise.
Quando girarono l'angolo, il silenzio ammorbò l'aria per diverso tempo.





Sirius si rialzò.
Respirava affannosamente.
Afferrò con furia un candelabro da un tavolo e lo scagliò con forza appena sopra le loro teste.
Il bicchiere si frantumò sul battente del portone di quercia e la cela iniziò a colare sulle piastrelle.
Gazza lo avrebbe ammazzato, pensò stupidamente Potter. Per la prima volta, la sua linguaccia rimase incollata al palato e lasciò che Black scappasse via.
Quando mosse i primi passi nella sua direzione, la mano di Remus gli calò sulla spalla.
"Lascialo stare per un po'." Consigliò, sospirando.
Poi, delicatamente, sfiorò Cristhine. Lei non sussultò, ma rimase a guardare pallida davanti a sé.
"Stai bene?"
La Corvoncina si sforzò di fare un sorriso, deglutendo a forza la paura in fondo alla gola.
"Ho dei suoceri adorabili."
Questo sciolse un po' la tensione.
"Già. Pensa che pacchia fare merenda a casa sua."
"Un Potter a merenda in Black's Manor." Ridacchiò Peter, sforzandosi di non sembrare isterico. "Immagino già la portata principale."
"Oh, che ne sai, magari il cianuro da ai saccottini alla crema un gusto speciale..."
"Dici che i tuoi sono nei guai?"
"Bah, i miei se la sanno cavare da soli. Se questo è il loro perfido piano per portarsi a casa Sirius, dovranno rifare i conti. Basterà che il suddetto testimoni in tribunale di aver agito di testa sua."
"E dire che tua madre ci ha lottato davvero per richiedergli le carte di adozione!"
"Che non gliele avrebbero mai date era scontato. Era più un dispetto tra di loro. Ma questo..." Remus si grattò il mento, pensieroso. "Hanno in mente qualcosa, ne sono certo. Effettivamente in termini legali basterebbe che Felpato testimoniasse, essendo ora anche maggiorenne...ma non può essere così semplice. E questa cosa dei professori?"
"Già, che porcata." James fece una smorfia. "Bisogna avere la faccia davvero di bronzo per accusare i Professori di cose che palesemente sono attribuibili a loro!"
"Tengono il ministro per le palle, James, lo sai meglio di me quanto siano furbi. Delegano sempre agli altri. E le poche volte che si sono fatti sgamare hanno detto di essere sotto Imperius."
"Oh, ma prima o poi giuro su dio che gli toglierò quel maledetto ghigno dalla faccia..." ringhiò Ramoso, scrocchiando le nocche con uno sguardo infuocato e un tantino maniacale.
"In ogni caso, è un bel problema." Mormorò Lupin. "Non lo capite? Se Serpeverde vota in massa, cosa che farà, significa che i Black hanno appena assunto il potere in questa scuola! Possono licenziare i professori e magari, spingere per inserire i loro! E' un dannato colpo di stato!"
"Beh, posso sempre fargli esplodere l'ingresso di nuovo...magari con loro in mezzo..."
Fu Peter, inaspettatamente, a prendere l'iniziativa. Balzò giù dal tavolo dove si era seduto e si massaggiò le spalle.
"Ok!" esclamò, combattivo. "Questa cosa va fermata! Anche perché una peggio della McGranitt non riuscirei a reggerla!"
"Hai idee?" chiese Cristhine. Il ghignetto di lui lo rese a tutti gli effetti il Malandrino che era.
"Sì. Rivolta."
"Dio, quanto sono fiero del mio bambino!" tubò James, circondandogli il collo con le braccia.
"Cercherò Lily, Laverne e tutti gli altri Prefetti." Si infiammò Remus.
"E io spargerò la voce!" saltò su Peter. "Protesteremo fino alla morte! Beh, quasi..."
"Ci vorrà un sacco di tempo per organizzarla, però..."
"No problem! Diamoci da fare." James abbracciò tutti e tre. "E' ora che anche noi studenti diciamo la nostra!"
Ossì, non avrebbero mai preso Sirius. E cercare di mettere il naso negli affari di Hogwarts...beh, glielo avrebbero reso perlomeno difficile!
Nel frattempo, Black aveva corso tanto da ritrovarsi in giardino con i polmoni in fiamme.
Ansimò piegandosi sulle ginocchia, frugando nel giubbotto di pelle insolitamente leggero per quel clima alla ricerca disperata delle sigarette.
Ne accese una, stringendola un po' troppo quando si accorse che gli tremavano le dita, e la spezzò.
"Cazzo." Ringhiò sommessamente, cercando di calmarsi.
Di respirare.
Si appoggiò al muretto osservando i fiocchi cadere ora più blandamente, puntini neri contro un cielo che aveva il colore di un guscio di vongola.
Il suo zippo intarsiato in madreperla scattò, mentre calmandosi appena infilava la seconda tra le labbra, ma evidentemente quel giorno dio aveva voglia di fargli perdere la pazienza perché l'accendino era scarico.
Stava per esplodere quando un altro click riempì l'aria del giardino.
"Tieni."
Barrie Walsh si piegò appena su di lui e appoggiò la propria sigaretta accesa, ben stretta tra le labbra, sulla punta della sua.
Lo sfrigolio del tabacco che brucia fu coperto dal piacere di sentire il fumo scivolargli finalmente in gola.
Aveva letto da qualche parte che in realtà fumare alzava la pressione, eppure il suo cervello in quel momento gli mandava solo segnali di relax.
Valla a capire, la psiche.
Guardò leggermente incerto il professore di Babbanologia, quel giorno grazie a dio con dei pantaloni.
Non solo non gli aveva detto niente della sigaretta, ma gliel'aveva pure accesa.
Che tipo strano.
"Brutta giornata, eh?" lui rise, schiantandosi con la schiena di fianco a lui e guardando la neve.
Se i capelli color carota coi basettoni e l'accento marcatamente irlandese non fossero bastati, ora ci si metteva anche il naso reso rossissimo dal freddo a dargli l'aria di uno che era pronto per suonare la cornamusa.
Sirius rimase zitto, affossando la testa nel bavero di pelle.
"Ah, la famiglia." Sospirò quello, di punto in bianco. "Una vera martellata sulle palle."
Black si soffocò col fumo. Martellata sulle palle? Sì, quel professore era davvero strambo!
A dire il vero era sempre stato simpatico ma ultimamente c'era chi lo definiva addirittura brillante.
Merito – a sentire le voci – di una splendida ragazza con cui l'avevano beccato assieme ad Hogsmeade. L'amore l'aveva reso più sveglio, più affabile e duemila volte più affascinante dell'imbranato che aveva sempre mostrato di essere.
E obbiettivamente, nonostante quella grandissima giornata di merda, anche a Sirius venne da sorridere guardando la sua faccia buffa.
"Anche lei ha avuto problemi in casa?"
Al posto di risentirsi per quella domanda così personale, lui rise.
"Oh, ti prego, dammi del tu! Chiamami Barrie! Non fatemi sentire così vecchio, ho solo trent'anni!"
"O-ok."
Lui tirò la sigaretta, strizzandogli l'occhio.
"Dammi retta, ragazzo mio. Pensiamo tutti che chi ci ha messo al mondo abbia una sorta di potere su di noi, questa sottospecie di autorità implicita, ed è questa la prima grande palla dell'umanità! Come se seminare un po' di genetica bastasse davvero! Fin dal momento in cui nasciamo ci imponiamo di abbassare il capo, e per il resto della nostra vita non facciamo altro che fare quello...fino a che non ci infiliamo nella bara con la testa tutta storta." Scosse la testa, divertito. "Se il tuo caro paparino ha la forza di farti mettere quel broncio, significa che ha già vinto e che la tua bella zucca vuota è già piegata a 90°!"
Black guardò altrove, a disagio.
"E' che..." mormorò, cercando bene le parole. "A volte è complicato. Vorrei davvero vederla così semplice."
"In ogni caso, anche la mia famiglia fa schifo." Lui si fece più mesto. "Una madre degenere e un fratello... ah! Una vera piaga. Un traditore fatto e finito. Mi ha voltato le spalle proprio quando avevo più bisogno di lui, dopo che l'avevo sempre protetto. Non gliela perdonerò mai."
"Sì, conosco la sensazione."
"Però una cosa gliela riconosco: grazie a lui ho capito che ognuno segue la via che si è scelto. Non importa quanto essa lo condurrà lontano dalle sue discendenze: una volta che si inizia a camminare, non si può tornare indietro." Gli batté una mano sulla spalla, spegnendo la sigaretta nella  neve. Il fuoco bagnato fece un sibilo. "Forse tu puoi scegliere quanto veloce puoi camminare, ma la strada l'hai già imboccata. Devi solo riconoscerla!"
Riconoscerla...già. Sembrava facile a dirsi...la verità era che più cercava di imboccare il percorso che voleva, più sentiva la sensazione che al bivio non avrebbe potuto farlo. Che i suoi piedi fossero incollati al pavimento, come quei trenini su rotaie prestabilite.
"Comunque non sono qui per farti una paternale." Continuò il professore, ammiccando maliziosamente. "Anzi, in realtà volevo proporti un corso di scherma."
"Corso di scherma?"
"Eh già." Lui ridacchiò. "Non me ne voglia la mia collega di Difesa contro le arti Oscure, ma onestamente non credo che il suo corso si stia rivelando molto utile. Sappiamo che i Folletti non sono l'unico pericolo la fuori. Tu più di tutti, immagino."
Sirius rimase in silenzio, appena sorpreso da quella proposta. Lui gli strizzò l'occhio.
"Non per vantarmi, ma sono un vero esperto in duelli e credo che questo corso potrebbe essere positivo per gli studenti. So che le famiglie di Purosangue sono avvezze a insegnare questa nobile arte ai loro pargoletti. Quindi ho pensato, chi meglio di un Black per iniziare?"
"Lei è forse l'unica persona al mondo che vorrebbe mettere in mano ad un Black un'arma."
Barrie Walsh scoppiò a ridere. Aveva una risata gradevole, quasi femminea, seducente.
"Beh, inutile negarlo, sei popolare. Il tuo gruppetto lo è – perdonami, ho fatto delle piccole indagini – quindi pensavo che avresti potuto trascinare gli altri con la tua sola presenza. Si sa come funziona nelle scuole...tanti che imitano quello che fanno pochi. Facci un pensiero, magari scarichi un po' i nervi!"
Annodandosi la grossa sciarpa al collo, gli voltò le spalle.
"Ah, e non dire a Silente che ti ho fatto fumare!" ghignò, prima di andarsene.
Riuscì a strappargli un altro sorriso. La sua testa si era come svuotata e, ora, riuscì a percepire il suo branco. Carezze dolci nella mente, ondate calde e consolatorie.
Si passò una mano sulle palpebre lasciandosi andare contro il muro e sospirando piano.
Massì, non era una cattiva idea. E poi, combattere con la spada gli aveva sempre svuotato la testa dai brutti pensieri. E dio solo sapeva quanto ne aveva bisogno, con la possibilità di ritrovarsi di nuovo intrappolato in quella casa.
Marcio, marcio...
Ghignò amaramente al cielo.
La neve cadeva più fitta, ora.





In Sala Prefetti quel pomeriggio scoppiò un vero casino.
Tempo due ore dalla riunione coi genitori - tutti Serpeverde tra l'altro visto che avevano delicatamente fatto squadra senza avvisare nessun'altra famiglia – e nella scuola era partita la terza guerra mondiale.
La notizia che avrebbero dovuto compilare questionari sui Professori agitò più o meno tutti, soprattutto quelli dei Settimo e del Quinto che avevano gli esami a fine anno e di certo sarebbero stati fra i più svantaggiati in caso di licenziamenti.
Ma non era solo la questione più tecnica a far vibrare l'intera scuola come una corda di violino.
Era vero e proprio affetto.
Chi più, chi meno, tutti avevano un professore a cui volevano bene. Che stimavano e gradivano.
Ciò che emerse da tutta quella faccenda fu proprio questo. Un sentore di Famiglia.
Così, fuori dal loro ufficio, si era praticamente riunita mezza scuola e i Prefetti furono incaricati implicitamente come rappresentanti dello scontento generale.
Lily Evans si chiuse la porta alle spalle con un sospiro.
"Ok, qua fuori la gente si sta incazzando. Vogliono risposte."
Avevano deciso di agire in fretta prima che personaggi come Potter cogliessero la palla al balzo per fare casino.
Laverne le passò accanto con una PrendiAppunti tra i capelli, degli occhiali di lettura e una macchia di inchiostro sul mento.
"Ci sto lavorando." Borbottò, consegnando un articolo scritto di fretta e furia a Mandy Harpies.
"Quando mi consegni quello sulle gonne delle divise?"
"Ma fottiti, tu e le gonne." fu la risposta masticata fra i denti quando la porta si richiuse dietro di lei – fortunatamente senza farsi sentire.
Inutile dire che saltellava letteralmente, eccitata come una bambina all'idea di poter finalmente scrivere un pezzo decente che non fossero le nuove tendenze sui MagiRossetti.
Remus le si fece accanto mentre tutti si organizzavano per piazzarsi davanti Sala Professori.
"So che non è il momento." Buttò lì, guardando oltre per evitare di essere sentito dagli altri. "Ma hai scoperto qualcosa?"
"Ah." Lei arrossì. "Dici sulla ragazza misteriosa."
"Sì. Credo che possa c'entrare in brutti affari Verde-Argento."
Ora la ragazza parve a disagio. Si chinò a raccogliere appunti e fascicoli, guardando brevemente Leavy Bones che inciampava in mezzo agli scatoloni buttati all'aria.
"Ho utilizzato un Verboscopio abbastanza in fretta, prima che la Evans me lo sequestrasse. Ah, tra l'altro, costa una fortuna..."
"Farò in modo di ridartelo."
"...beh, era come sospettavamo. Gli studenti erano davvero confusi sulla loro compagna di stanza. Credo che abbiano subito gli effetti di un incantesimo illusorio."
"Lo sapevo! Qualcosa non quadra..."
"Fatto sta che Silente mi ha beccata in pieno."
Il ragazzo si bloccò di colpo, guardandola.
"Come?"
"Già. Mi ha sentita fare un po' troppe domande, mi ha portata nel suo ufficio e mi ha spiegato la situazione."
"E?!"
"E niente." Quella alzò le spalle, sbuffando. "Mi ha fatto promettere di non dirlo a nessuno. Anzi, mi ha gentilmente chiesto di sottostare ad accordo magico vincolante...non che mi abbia obbligata, ma che facevo, dicevo di no al preside?!"
"Quindi non puoi aiutarmi?!"
"Spiacente, bello." Lei fece spallucce. "Sarebbe stato un articolo davvero strepitoso, che palle. Comunque non c'è da preoccuparsi su questa faccenda...credo. E' tutto ciò che ti posso dire. "
"Remus, Laverne, siamo pronti!" richiamò David, mettendo fine a quella bizzarra conversazione.
Aprirono finalmente le porte trovandosi davanti ad una nutrita folla, Marauders inclusi.
Il gruppetto si recò armato di tante belle intenzioni sul punto di ritrovo ma a quanto pareva, i genitori se ne erano già andati tutti.
Fu Lumacorno ad accogliergli, piazzandosi sulla porta e alzando gli occhi al cielo.
"Dovreste essere a studiare, a quest'ora."
"Siamo qui per protestare contro questa iniziativa!" si fece avanti Lily, battagliera. "Professore, vogliamo aiutarvi! Boicottare i questionari."
"Molto carino da parte vostra, ma ce la caviamo da soli." Chiosò quello, agitando le mani.
"Che?" saltò su Potter. "Volete davvero procedere a questa follia?!"
"Beh..." Il professore di pozioni abbassò appena le spalle, apparendo stanco. "...Dubito che sia possibile discutere delle direttive dall'alto."
"Ma non è giusto!"
"Il Ministero non può farlo!"
L'intera folla si zittì quando alle spalle del mago comparve Silente, mostrandosi sinceramente sorpreso di ritrovarseli tutti lì.
"Flash mob?" cinguettò, facendo metaforicamente schiantare tutti a terra. "Che succede, ragazzi?"
"Preside." Potter si fece avanti, stropicciandosi appena i capelli. "Siamo qui per protestare. Non può permettere questo! Non vogliamo che i Professori vengano licenziati!"
"Beh, allora non fateci licenziare." Fu la strabiliante risposta che li zittì per due minuti buoni.
Ma era completamente scemo?!
"Cos...ma..." Potter fu letteralmente preso in contropiede. Silente gli sorrise, gentilmente.
"Apprezzo e incoraggio iniziative come questa, ma per stavolta scegliamo la via più facile. Ci sono tante battaglie da combattere, no? Se siete contrari al licenziamento, basterà scriverlo su carta."
"Un momento..." iniziò Lily, affiancando James. "Ma...i Serpeverde..."
Si zittì, non avendo il coraggio di dire ciò che tutti pensavano. I Serpeverde sarebbero stati la vera spina nel fianco. Il criterio di votazione era tutto a vantaggio loro...e avrebbero agito assieme.
Dubitava che ci sarebbe stato qualcuno di così folle da votare contrario alla Casata più crudele di sempre...Malfoy su una cosa aveva avuto ragione. Erano tutti assieme, compatti e uniti come non lo erano mai stati.
"I Serpeverde fanno parte di questa scuola esattamente come voi." Rispose Silente. "E agiranno di conseguenza. Noi siamo totalmente sereni, ragazzi. Ci affidiamo a voi in tutta tranquillità."
Assurdo. Non potevano crederci davvero!
Si stavano gettando nella fossa dei leoni, come facevano ad essere così ciechi?
"Solo una cosa." Continuò lui, più mite. "Voglio solo che sappiate questo. Se c'è qualche problema con uno qualsiasi di noi, voglio che veniate a parlarne. E' dialogando che si costruisce l'approccio migliore. Non segnando una x su un foglio di carta. Noi siamo qui per qualsiasi rimostranza."
Andarono avanti ancora a lungo, ma alla fine, non ne cavarono un ragno dal buco. I Professori avevano davvero deciso di lasciare tutto così com'era.
Perché? Era un suicidio...
"Signorina Evans, una parola." Silente richiamò Lily mentre tutti, mogi e inquietati, alzavano i tacchi. Le posò una mano sulla spalla, pacatamente. "Voglio che lei sappia che ho gradito molto il suo intervento, quando c'è stato lo spiacevole caso del Somnus."
"Si riferisce a..."
"Mi riferisco alla sua idea di una rappresentanza studentesca. Ecco..."  lui le strizzò l'occhio. "Credo che tutte le vostre energie debbano puntare in quella direzione. Come può aver notato, oggi siete stati in grado di mobilitare molti studenti in breve tempo. Questo ha certamente un peso. Può averlo, in futuro. A volte abbassare la testa può far male...ma non è una vergogna farlo, se si dimostra lungimiranza."
La ragazza annuì, raggiungendo gli altri.
Lungimiranza...
Si bloccò a metà strada, come colta da un'illuminazione. Che li avessero bloccati apposta per lasciarli liberi di protestare in futuro?
"Ci sono tante battaglie da combattere."
Fare casino adesso avrebbe pregiudicato una possibile richiesta di  rappresentanza più avanti. In effetti avrebbe avuto un senso...però...
Remus le si affiancò istintivamente, con uno scatto. James le mise una mano sulla spalla, avvicinandosi furtivamente dall'altro lato.
Non capì cosa diamine avessero quei due fino a che non li vide.
Malfoy, Bellatrix ed i suoi compari stavano sghignazzando come se tutto quello che gli era capitato non fosse mai accaduto.
Il biondo alzò lo sguardo dal collo sottile di Narcissa - che aveva preso per la vita e si era stretto addosso – incrociando il suo sguardo.
Non fece niente, ma le piantò gli occhi contro e sorrise con fare provocatorio.
La presa di James sulla sua spalla ebbe una specie di scatto, stringendo un po' di più.
Ma non fu la paura a prendere il sopravvento, non quella volta. Fu la rabbia.
Una rabbia e un orgoglio cocente la invasero a ondante ribollenti, spingendola a staccarsi dai suoi compari e a proseguire per la sua strada.
Quando arrivò all'angolo, proprio davanti a Malfoy, sostenne lo sguardo.
Calò un breve silenzio nel gruppetto che perdurò fino a quando la ragazza rimase lì, impalata e impettita, i pugni stretti contro i fianchi e l'aria di una leonessa.
Un vero e proprio messaggio. Non mi fai paura.
Lui fece una smorfia, irritato da quell'arroganza, ma stranamente non disse nulla. La ragazza lo superò, disgustata.
A distanza, James Potter osservò il suo profilo allontanarsi e si rilassò appena.
"Si caccerà nei guai." Sospirò Remus, stancamente.
Potter ghignò blandamente, ricordando il suo profumo, i capelli bagnati, la sua fronte appoggiata contro il suo cappotto ed il modo in cui tremava, quando l'aveva stretta quella mattina.
"Non importa. Non li affronterà più da sola."
Per lei, avrebbe fatto esplodere anche il mondo intero.



M.A.R.A.U.D.E.R.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora