10. Disappearance.

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"Allora, Cristhine McRanney."
Sirius Black sorrise, accendendosi una sigaretta. Si erano seduti sulle sponde del lago, con le bacchette puntate su di loro a generare una piacevole aria calda. La pioggia stava per finire e le nuvole si rincorrevano pigramente, disegnando ombre sui loro visi, mentre i vestiti lentamente si asciugavano loro addosso.
"Cosa fai nella vita? Oltre a far cadere persone nei laghi, difenderle dagli Auror e a chiudere fuori i tuoi compagni dai tuoi corridoi magici?"
Lei arrossì appena, guardando altrove.
"L'hai notato, eh?"
"Beh." Black aspirò lentamente, divertito sotto i baffi. "Mi piacerebbe poterti dire che le altre persone non si sono avvicinate per il mio avvertimento, ma la verità è che nemmeno un Black può allontanarle da un passaggio caldo e asciutto in mezzo alla pioggia."
Scoccò un'occhiata alle loro spalle. Il passaggio che Cristhine aveva creato si era prontamente chiuso, creando una bolla attorno a loro che andava via via sparendo mano a mano che la pioggia si diradava.
Nessun loro compagno ci era entrato, e li fissavano dall'altra sponda abbastanza astiosi, fradici ed infangati.
"Penserai che io sia una altezzosa..." La Corvonero guardò verso di loro, malinconica. "La verità è che...stare con le altre persone mi terrorizza. E'da quando sono qui che scappo da loro."
"Non capisco. Hai paura degli estranei? E come hai fatto con i tuoi amici?"
Si pentì subito di quella sparata perché la ragazza gli riservò un sorriso triste. Stava seduta e tra le mani aveva una bella piuma bianca, che aveva estratto dalla tasca della camicetta e che stava asciugando con cura maniacale.
"A dire il vero, sei la prima persona con cui parlo da...settimane."
Già, pensò la ragazza, sentendo un colpo nel petto. La prima persona con cui parlava e...doveva essere proprio lui...il destino giocava davvero brutti scherzi.
Cercò di non concentrarsi troppo sul modo in cui la camicia bagnata gli aderisse al petto...sensazioni nuove, che mai aveva provato, la stavano confondendo. Eppure...eppure quello che li univa...quell'oscuro, torbido fatto...davvero lui non ne era a conoscenza?
"Non devi vergognartene." Borbottò Sirius. "Neanche a me piacciono molto le persone."
"Ma come!" Lei lo guardò, colpita. "Anche se sono fuori dal mondo, ho sentito anche io parlare di te e della tua cricca. Siete i re di questa scuola."
"Oh." Black sogghignò, nuovamente cupo. "Quello che amano tutti quanti è James, in realtà. Lui ha...una luce dentro, non so se mi spiego. Ha fatto parecchio il bastardo durante questi anni ma nonostante questo, è stato impossibile non volergli bene. Crea ammirazione, come se gli fosse naturale."
"In effetti...in Infermeria mi ha fatto la stessa impressione."
"Già. Mentre io sono quello di cui tutti hanno segretamente paura, in fondo. Anche se lui mi ha salvato." Black guardò in alto, sorridendo piano. "Sarei stato da solo, se non avessi avuto lui al fianco. Credo che lo saremmo stati tutti...non so nemmeno perché ti dico queste cose. E' bello parlare con te, Cristhine. Dovresti dare questa possibilità a tutti gli altri."
"Dovrei." Anche lei guardava in alto, tristemente. "Ma certe abitudini sono dure da scacciare."
"Potresti parlarmene. Chi meglio di un estraneo può darti un valido consiglio?"
Lei continuò a pulire la piuma, rimanendo un poco in silenzio. I boccoli le gocciolavano ancora, poco poco, sulle spalle, generando un buon profumo. Aveva ancora la bocca umida, e le guance accaldate...
"Sono stata da sola per..." scosse la testa, quasi divertita. "...Credo per tutta la mia vita. Ho avuto una malattia, e fino a qualche tempo fa, sembrava che non ci fosse cura. Così, ho passato tutta la mia infanzia e la mia adolescenza a guardare dalla finestra di casa, a chiedermi che cosa ci fosse oltre le punte dei pini, oltre al cadere del sole...fino a qualche mese fa, la sola idea di varcare quel confine mi appariva impossibile, visto che la mia malattia ha un potere tremendo, oltre ad essere una tra le più contagiose del pianeta. Poi..." strinse appena un po' la piuma tra le dita candide, tremando. "...Poi c'è stata lei. Una strega...una tra le streghe più potenti della Gran Bretagna. Ha trovato la cura e non capirò mai come Silente sia riuscito ad ottenerla, visto che quella strega da tempo si è resa introvabile. Fatto sta che mi ha liberato."
Sirius Black la fissava in silenzio...intensamente. Aspirò ancora dalla sigaretta, concentrato. Serio. Bastò un'occhiata a come si frizionava il polso, senza pensarci, per capire. E gelare.
"Hai avuto la Fiaba di Eva."
"Eh già." La risata di lei cercò di apparire leggera. "Vivevo con mio padre e con mia sorella, che sono immuni. Può comparire solo in un membro della famiglia, ad ogni generazione. Eravamo noi tre, sempre, soli... li amo con tutto il mio cuore. Ma fissavo l'orizzonte e desideravo solo scappare."
Lui le prese il braccio, senza pensare. Lei si zittì, mentre le accarezzava la pelle del polso...quella malattia compariva nel più crudele dei modi.
Assieme al neonato, nasceva anche un piccolo serpente bianco, tatuato poco sopra i palmi. Con il passare degli anni, questo diventava sempre più grande, correndo su tutto il braccio, raggiugendo la spalla, il petto... e quando arrivava all'altezza del cuore la persona moriva. Non prima di aver perso ogni energia, ogni potere magico...si chiese cosa si provasse a vivere con la propria condanna a morte incisa sulla pelle.
La consapevolezza che fuggire non potrà salvarti. Vivere con il ticchettio dell'orologio.
"E' pazzesco. Dev'essere stato difficile."
La pelle ora era bianca, liscia e perfetta. Nessun segno del morbo, come se non fosse mai esistito.
"Anche io fatico a crederci." Disse lei. "A volte mi tocco il braccio e immagino di rivederlo ancora. Stare senza è come essere nuda. Era riuscito ad arrivare quasi al gomito. So a memoria ogni suo movimento..." e con il dito, tracciò una spirale invisibile lungo la pelle. "Pensavo che sarei stata finalmente libera. La porta della gabbia era aperta, ho iniziato a correre...ma la verità è che non riesco a smettere di farlo, ora. Non mi sono mai più fermata. Non sono abituata a stare con le altre persone, ho paura per loro. Ho paura di condannarle, perché sono stata abituata fin da bambina a scappare dagli altri, per proteggerli, ed ora non riesco a smettere."
"Eppure...sei qui." Le disse Black. "Con me."
"Già." Cristhine sorrise, in modo dolce questa volta. "Anche con te è piacevole parlare."
Lui si alzò, porgendole la mano.
"Beh, McRanney...non starai più da sola, d'ora in poi."
Lei rimase ferma solo un istante, prima di porgere la sua. Sirius Black aveva le mani fredde, eppure sembravano scottare. Che sensazione strana...di calore, quasi. Un calore dentro, sconosciuto...come se ci fosse qualcosa che le stringeva lo stomaco. Però era al contempo bello...
"Beh, faremo meglio a sbrigarci! Abbiamo una pozione da finire, compagno."
"Puoi dirlo forte." Sirius Black stirò il primo sorriso della giornata. Un sorriso vero, non un ghigno. "Compagna."



M.A.R.A.U.D.E.R.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora