2. Snakes and Griffins.

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"Statemi bene a sentire."
La McGranitt aveva agguantato Sirius e James per un'orecchio.
"Questo sarà forse l'ultimo anno in cui potremo stravincere a Quidditch e non permetterò, ripeto, non permetterò..." tirò ancora più forte. "...che voi due beoti mandiate all'aria tutto quanto facendovi sbattere fuori. Sono perfettamente consapevole che i cognomi che portate su quei due testoni sono importanti ma giuro su dio che se non la piantate di darmi delle grane vi trascino io stessa fuori di qui a calci nel didietro."
No, non l'avrebbe fatto. Remus Lupin lo seppe ancor prima che iniziasse a parlare. Quei due erano dei privilegiati e non si sarebbero certo rovinati i rapporti con due delle più potenti famiglie di Londra sbattendoli fuori quando mancava così poco per farli diplomare.
Anche lui stesso, pensò, e non senza un guizzo di amarezza. Anche lui era un privilegiato.
"Mentre tu, Minus." gli occhi di falco della donna si strinsero sugli ultimi due malandrini, mentre teneva i primi, parecchio incazzati e lacrimanti, ancora per i lobi. "Hai delle insufficenze che devi al più presto cancellare dal tuo curriculum scolastico, e per quanto riguarda lei signor Lupin, lei è veramente un pazzo scatenato se pensa di perdere tempo e mandare all'aria la sua intera carriera scolastica gironzolando nei dormitori femminili a fare scherzi di pessimo gusto."
Il bel lupetto incassò le spalle, in silenzio, avendo la decenza di fissarsi le punte delle scarpe. La strega lasciò i suoi due amici e quei due sospirarono, ma se pensavano che era finita, sbagliavano di grosso.
Il sole nacque, quel giorno, con placida tranquillità. Seguito dagli occhi gonfi di quattro poveracci.
La Mcgranitt li aveva tenuti svegli per tutta la notte, e questa volta nemmeno la faccia angelica di Remus J. Lupin, molto bravo a tirarli fuori da quei casini, era bastata a placarla.
Servì solo ad aumentare il numero di zenzerotti dentro i loro stomaci.
A quanto pare la professoressa di Trasfigurazione, che in quei sette anni si era ammazzata di emicrania a furia stare dietro a quei teppisti, s'era fatta, come la Evans, un bel programmino su tutti e quattro, che prevedeva fiato sul collo ventiquattr'ore su ventiquattro e un rigoroso sistema di sfinimento iniziale.
La prassi era prevedibile e scontata: una noiosissima e severa lezione sui poteri dei giovani maghi e sulla loro responsabilità, e ovviamente l'appioppo ad ognuno di loro di un bel castigo.
Li lasciò andare, sadicamente, solo a inizio lezioni.
Sperando che sarebbe bastato a tenerli buoni almeno per un giorno.
E mentre, fasciata in una vestaglia dorata, li vedeva allontanarsi con la flemma di quattro zombie, sospirò.
Sembrava ieri che erano entrati nella scuola di Magia.
Li ricordava perfettamente e si chiese davvero in che modo l'amicizia agisse nel mondo.
Mai si sarebbe sognata che quei quattro mondi così differenti tra di loro potesero unirsi in quello che erano ora.
Sirius Orion Black, un bambino perennemente imbronciato, discendente da un casato potente e pericoloso.
Remus John Lupin, un esserino educato ma troppo freddo e solitario per la sua età.
Peter Minus, timido e spaurito in mezzo agli altri. Un maghetto con la paura di essere notato.
E infine lui, James F. Potter. L'erede ribelle di due degli Auror più forti che si fossero mai visti da cent'anni a questa parte. Nato per essere un leader. In gamba. Dal carisma naturale.
E ce l'aveva fatta, pensò sedendosi stancamente sulla sedia. Era davvero riuscito a tenerli legati per ben sette anni.
Chissà quali altre diavolerie le avrebbero combinato. Quattro diciassettenni scalmanati ed incuranti delle regole, al loro ultimo anno di scuola.
"Cielo, dovrò rifornire la mia scorta di Valeriana".

Le lezioni ad Hogwarts iniziavano presto, e non c'era un solo mago né una sola strega che non si lasciasse trascinare dalla calca pensando al caldo letto lasciato da poco, ma quella mattina James e la sua cricca superavano tutti.
Remus sbuffava di tanto in tanto, seccato. Quando poi notò che Potter non aveva neanche la forza di salutare le miagolanti streghette che gli facevano gli occhi dolci, si spazientì del tutto.
"Insomma." Sbottò, passandosi una mano sulla faccia. "Ce lo siamo meritati, anzi... a dire il vero, VE lo siete meritati. Perciò basta con questi musi lunghi."
James si voltò a guardarlo. Per un istante Remus pensò che mettesse il broncio.
"HAI RAGIONE!" ruggì invece. "Architetteremo una bella lezione per la nostra adorabile Evans."
"Aspettavo che lo dicessi." Tubò estasiato Black, scuotendo la chioma di velluto e passandogli un braccio attorno al collo. "Col cavolo che ci passo un'altra notte insieme a quella mummia per colpa sua. Il mio orecchio non tornerà più come prima."
"Veramente...non era quello che intendevo... " balbettò il povero Lunastorta, ma Sirius e James erano già coinvolti in una fitta discussione su come farla pagare alla ragazza.
"Mmm...potremmo...e poi potremmo..." bisbigliava Sirius, e James annuiva con vigore.
" Bella idea Felpato! E poi magari..."
"Per favore, ragazzi, ve lo chiedo per favore. Lasciatela in pace!" supplicò Lupin, attirandosi le attenzioni del drago.
James si voltò verso di lui, lento. Si passò una mano nei capelli e lo fulminò.
"Cos'è, ti piace la Evans?" chiese spiccio, con voce dura.
"Ehhh? Ti piace?" fece eco Peter, con un ghigno largo da un orecchio all'altro.
"Che sciocchezze!" esclamò quello, alzando gli occhi al cielo. James inarcò un sopracciglio.
"Stammi a sentire, razza di caprone. Lily è un'amica. E quest'anno ci sono i M.A.G.O.,quindi ti prego, abbassa la cresta e lasciale fare il suo dovere."
Era sincero mentre parlava della bella Evans. A Remus non dava così tanto fastidio, anzi, la trovava piacevole e provava per lei un affetto sincero.
E poi...cercò di dissimulare la piega amara che aveva preso la sua bocca con un colpetto di tosse.
Avrebbe dovuto saperlo che Remus Lupin non avrebbe potuto MAI mischiarsi ad una umana.
"Umana..."
James si sarebbe arrabbiato sapendo che continuava a chiamarli così. James non voleva capire.
Il volto del Malandrino in questione si era fatto più rilassato, e anche se cercò di non darlo a vedere, gli altri percepirono ugualmente i suoi sentimenti.
C'era un motivo, forse, per il quale quell'amicizia così intensa non si era dissipata negli anni. Loro si avvertivano. Sempre.
E con un legame del genere, le parole spesso non avevano bisogno di uscire fuori dalla bocca.
A volte basta questo per volersi bene davvero.
Sirius, ignorando i battibecchi, gettò uno sguardo sul corridoio.
"Ed eccoci di nuovo qui, per l'ultima volta. La scuola di magia più bella del mondo."
Dopo sei anni passati a fare follie lì dentro, i quattro potevano dire di conoscere ogni suo angolo. Non era sempre stato facile e non sempre senza pericoli, ma Hogwarts non aveva più segreti.
Le sue scale matte, i suoi arazzi, i pinnacoli appuntiti, i suoi prati, tutto di quel castello emanava un senso di casa e di quella sensazione, chi per un motivo e chi per l'altro, ne avevano sempre avuto un disperato bisogno.
L'ingresso della Sala Grande si stagliò imponente davanti a loro, e i Malandrini entrarono per l'abituale colazione. Quattro file di panche imbandite di squisitezze e il calore soffice della candele sopra le loro teste, furono sufficienti a far fare loro le fusa.
James e Sirius in particolar modo, camminarono trionfanti come se avessero vinto una partita importante, come sempre.
Un gruppetto di Grifondoro li attendeva. Geky Bell scosse la zazzera nera che aveva in testa.
"Sessanta punti solo il primo giorno è veramente un record." chiosò, incrociando le braccia al petto.
"Santo cielo, vedo la Coppa delle case già in mano alle vipere." si aggiunse Frank Paciock, con il braccio avvolto attorno alle spalle della sua fidanzata di sempre, Alice.
"Non diciamo sciocchezze." Sirius Black lanciò una occhiataccia al tavolo verde argento, facendo una smorfia di fronte ai loro bei sorrisoni. "Piuttosto la distruggo."
"Sarà." proseguì l'altro, passandosi una mano sulla faccia. "Sta di fatto che quelli se la stanno godendo davvero un mondo."
James Potter si stiracchiò.
"Abbiate fede, ragazzi. E' solo un incidente di percorso." e stampò i suoi bei occhioni d'oro sull'unica cosa che sembrasse importargli davvero.
Lily Evans era seduta composta e s'imburrava una fetta di pane, i capelli tenuti compostamente dietro le orecchie. Aveva due occhiaie da far spavento. Le sbatté i libri di fianco, sul tavolo, e prese una sedia.
"Salve Evans, ti stai godendo la colazione?"
"Potter, non ti è bastata la lezione di ieri sera?" sibilò lei. "Non ho voglia di sentirti. Gira al largo!"
"Non hai MAI voglia di sentirmi, se per questo."
"Appunto...perciò squagliati."
"Sei sempre cosi simpatica...cosi affabile..." cinguettò quello, sarcastico. Le fissò il profilo. La nottata doveva aver lasciato qualche segno.
"Ti avverto: non ho dormito e oggi sono pericolosamente isterica." la voce di lei tremolò minacciosamente.
"Capisco." "Volevo solo avvertirti, nel caso tu non lo sappia, che nessun Prefetto può toglierci punti e pensare di passarla liscia. Capisci, è la regola." tubò lui, deliziato. "Terribili scherzi si abbatteranno su di te....oppure no? Se esci con me, forse ti lascerò in pace."
Com'era bella quando s'imbestialiva. Girava la testa di scatto ed i suoi capelli le danzavano sulle spalle, mentre gli occhi lanciavano saette verdi.
"Per l'ultima volta Potter, la risposta è no. Non ci esco con te, preferirei uscire con una piovra gigante! E prova a farmi qualche altro stupido scherzo e saranno le punizioni che si abbatteranno su di te ad essere terribili."
"Già le immagino le tue punizioni. Qualche punto in meno, che paura, Evans..." la schernì lui, a voce bassa.
Lei conficcò il coltello pericolosamente vicino alla mano di James e afferrò il pane.
"Devo considerarla una sfida? Saprai veramente mettere nei casini la tua adorata Grifondoro solo per starmi con il fiato sul collo?"
Lo guardò intensamente, prese la fetta di pane imburrato e...gliela spiaccicò in faccia. Dal tavolo dei Serpeverde si levò un coro da stadio.
"Si." rispose Lily, incurante degli occhi di tutta Hogwarts puntati su di lei. Si alzò, si spazzolò la gonna e attraversò dignitosamente la Sala Grande.
James Potter si ripulì il viso col tovagliolo e la fissò fino a quando non scomparve. Era tremendamente divertito.
"Hey, Evans sembra più agguerrita che mai a metterti i bastoni fra i piedi." sghignazzò Sirius Black, sedendosi vicino a lui. Lo guardò con i suoi occhi neri e penetranti e si chiese se non fosse compassione quella che gli vedeva spiaccicata dentro lo sguardo.
Dannato cane. Si stampò in faccia un'aria sostenuta.
"Meglio cosi, Fido. Sarà più divertente." sorrise, pulendosi con un tovagliolo la marmellata dalla faccia.
La sedia dove stava un attimo prima la Prefettina era insopportabilmente vuota.
Scappava da lui. Come aveva sempre fatto.
Quella frase della notte scorsa gli ronzava in testa come una nenia. Lo odiava. Lo odiava veramente.
Ma era davvero scorcentante riconoscere, dentro se stesso, come a quell'odio stesse finendo seriamente per affezionarsi.

M.A.R.A.U.D.E.R.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora