62. Villa Malfoy

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Eccoci qui!
Piccolo riassunto della puntata precedente: Dopo il disastro alla  Strigora, - dove Remus ha dovuto scendere a patti e partecipare a una  gara di bevute che aveva in palio il diventare un lacché di una delle  signorine invitate a Villa Malfoy e dove Tonks ha partecipato per il  motivo opposto, ovvero salvarlo dalle grinfie di Paige e far sì che  fosse lei quella che il nostro lupetto avrebbe accompagnato, i nostri  Marauders sono finalmente riusciti a riavere indietro James, che era  stato stregato da Liu Chan con il Liber Obstaret Conscientiam, l'Elisir  delle Inibizioni , imbevuto di rosa dell'oblio.
Nel frattempo, vediamo la nostra Lily perseguitata da una strana  presenza negli specchi e un misterioso personaggio che sembra avere a  che fare col passato di Sirius...
Piccola nota prima di cominciare: alcuni estratti del capitolo sono tratti dal libro Scholomance.
E dato che ho deciso di inserire una Fanart dedicata alla storia ad ogni capitolo, ecco qui la nostra bella LIly!

 E dato che ho deciso di inserire una Fanart dedicata alla storia ad ogni capitolo, ecco qui la nostra bella LIly!

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Dire che la tenuta dei Malfoy era leziosa era quasi un diminutivo.
Remus Lupin si strinse nelle braccia, alzandosi il bavero del cappotto  di pelle di drago che non riusciva a coprirlo a sufficienza dagli  spifferi freddi di quella mattina di marzo.
Di solito non aveva quasi mai freddo, ma lì... su quel vialetto così ordinatamente potato...
Sospirò, guardando mogio la grande villa rinascimentale a ferro di  cavallo che si stagliava davanti a loro. Era la classica villa di chi ha  un mucchio di soldi e poca fantasia: due piani, finestre coperte da  tende di lino, una loggia centrale illuminata di luci di fata infilate  in grandi bouquet di narcisi e tulipani, un quartetto d'archi magico che  si suonava da solo e fontanelle sovrastate da orrendi putti di marmo  che si pavoneggiavano malevoli sui loro piedistalli.
E naturalmente, un interminabile vicolo di ingresso davanti al quale il  paggio li aveva bellamente sloggiati dalla carrozza senza degnarsi di  dire una parola!
Erano rimasti lì impalati per qualche minuto senza sapere bene cosa fare  ma, non vedendo nessuno, si erano rassegnati a prendere i piccoli  bagagli e farsela a piedi. Probabilmente era una stupida mossa dei  Malfoy per obbligare gli ospiti a notare ogni singolo dettaglio di tutto  quel lusso.
In effetti, tutto lì era immenso e opulento compreso il giardino,  protetto da un altissimo cancello in ferro, da una cintura di piante  profumate e disseminato di meticolosi parterres di fiori.
Eppure, nonostante la nevrotica cura dei giardinieri, niente lì sembrava avere colore.
Tranne lei.
I suoi capelli rosa e i suoi vestiti color giallo e fiordaliso netti contro la monocromia.
Remus guardò Tonks di sottecchi per la millesima volta. Non si erano quasi rivolti parola per tutto il viaggio.
I suoi occhi acquamarina fissavano ciò che avevano davanti con una  determinazione che rasentava l'incoscienza. Eppure, notava un leggero  tremore del labbro inferiore, che puntualmente si masticava.
Chissà cosa doveva provare in quel momento.
Di certo, Remus era ben consapevole di ciò che provava lui: tanto per cominciare una cocente umiliazione!
Ricordò il silenzio attonito della platea attorno a loro alla Festa  della Strigora quando, per la prima volta nella storia di Hogwarts,  qualcuno aveva battuto Remus Lupin a una gara di bevute.
Era stata una sfida appassionante, questo era poco ma sicuro. All'inizio  nessuno ci aveva fatto molto caso, avendo dato Tonks per spacciata fin  da subito. Ma poi, i bicchieri sul tavolo avevano preso ad aumentare... e  l'interesse si era acceso fino al punto che si era radunata un'immensa  folla attorno al patio di legno, in religioso silenzio.
Nessuno aveva mai resistito così a lungo contro Lupin. Di certo, aveva  dell'assurdo che lo stesse facendo una marmocchia di quattordici anni  piccola la metà di lui!
Ma le ore passavano e Tonks continuava a bere senza – apparentemente –  risentirne affatto. E Remus, con sommo orrore, ne aveva intuito il  motivo più o meno a metà gara.
Tonks era una Metaformagus... loro non erano propriamente in grado di rigenerare il proprio sangue -  di certo non riuscivano a farlo se venivano colpiti da un'arma o se ne  subivano una grossa perdita in un breve lasso di tempo - ma... a quanto  pareva, Tonks era in grado di mutarlo il minimo sufficiente da non  permettere all'alcool di farla stare male.
Insomma, lo cambiava giusto quel tanto per far sì che le molecole di  etanolo non facessero mai in tempo di arrivare al fegato per essere  metabolizzate - o comunque la maggior parte di esse veniva disintegrata  molto prima di dare assuefazione.
Non era come per Remus, i cui geni da lupo mannaro acceleravano in modo  istintivo e naturale qualsiasi processo di guarigione del suo corpo, che  era molto più resistente di quello umano (tranne quando si trattava di  ferite autoinflitte o inflitte da uno della sua specie, di cui restavano  i segni)... lì era Tonks, la sua mente straordinaria, a gestire con  precisione chirurgica ogni particella fisica di sé!
Era stupefacente a dir poco! Remus non si era mai posto il quesito di  quanto i suoi poteri fossero efficienti. Probabilmente, se allenati a  dovere, sarebbero perfino stati in grado di bloccare la vasodilatazione.  Le implicazioni per un simile controllo del proprio corpo erano  infinite... il ché spiegava perché gli infiniti lividi di Tonks guarivano  così in fretta.
Ma l'ammirazione aveva fatto spazio poco a poco alla disperazione.  Perché l'aveva sottovalutata... e a quanto pareva, la sfida tra un Lupo  Mannaro e una Metaformagus sarebbe andata avanti a lungo e il finale non  era più così scontato.
Fu così che rimasero tutta la notte lì seduti, concentrati, tesi e silenziosi.
Dieci. Venti. Cinquanta bicchieri. Un quantitativo tale da mandare in coma etilico chiunque.
Fino al prodigio, che lasciò tutti a bocca aperta.
Incredulo ma incapace di buttare giù un altro boccale, Rem si era  proteso in avanti, aveva fatto per afferrare il bicchiere numero  cento...e si era rovinosamente e indecorosamente accasciato sul tavolo  senza emettere più un suono.
Una colossale, plateale sconfitta. Pubblica umiliazione era dire poco!
E la sbornia, dio! La prima sbornia della sua vita, che l'aveva  torturato tutta la notte... avrebbe preferito essere preso a calci da  cento troll piuttosto che subire un minuto di più quella sensazione  tremenda! Ma come accidenti faceva Paddy?!
Ma la cosa più grave è che aveva perso. Perso!
E così, eccoli lì.
A fare quella immensa, grandissima idiozia.
Era stato facile tenere nascosto agli altri il vero motivo della sua  assenza a scuola, quel week end. Tonks l'aveva guardato seria, il giorno  dopo, facendogli promettere di non dire nulla a Sirius, a nessuno.
E siccome per uno strano e perverso incantesimo lui era diventato  qualcosa come lo schiavetto personale di Tonks, aveva dovuto ingoiare il  rospo e ubbidire.
Era in sua totale balia, a dire il vero. Tonks avrebbe potuto farlo  spogliare e fargli ballare il valzer davanti a tutti e lui l'avrebbe  fatto.
Ma la ragazzina non era certo il tipo. In qualche modo, comunque, si  sentiva tranquillo, anche se era vicino a lei, anche se lei poteva  ordinargli qualsiasi cosa.
Chissà cosa avrebbe pensato, Tonks, se si fosse resa conto di aver addomesticato un lupo mannaro...
Ma... si fidava di lei più di qualsiasi altra persona al mondo.
Era degli altri che non si fidava affatto, pensò con un moto di angoscia  mentre salivano le scalinate che portavano al portico e fissava le  altre Signorine con i loro lacché in attesa davanti a villa Malfoy.
No, non si fidava affatto di quella gente. E sapere Tonks lì, tra loro, così innocente e ingenua...
Qualcosa gli ruggiva dentro.
Strinse le dita contro i jeans quando uno dei damerini tagliò loro la strada e scoccò a Tonks un'occhiata lasciva.
"Ciao!" le sorrise malizioso. "Io sono..."
"... In mezzo." finì gelidamente Lupin per lui, piazzandogli senza tanti  riguardi il palmo aperto sulla faccia e spostandolo dal loro cammino  come se fosse un appendiabiti.
Tonks si affrettò a seguirlo, saltellandogli dietro con aria incerta,  mentre tutti gli occhi puntavano su di loro. Iniziarono i primi  borbottii, nulla di sorprendente dal momento in cui la Grifoncina era  vestita al suo solito modo stravagante ed era un vero pugno in un occhio  nel loro immacolato quadretto!
Tutti erano impeccabili, lì.
Remus notò un piccolo rinfresco e alcuni domestici umani dall'aria  glaciale immobili davanti all'entrata. Qualche sparuto elfo domestico  dall'aria triste sgambettava fra loro.
Le altre ragazze erano vestite come delle principesse. Non tutti i loro  accompagnatori sembravano molto felici di essere lì, compreso quello di  Paige, un ragazzetto dall'aria afflitta che le stava sistemando i  boccoli contro i fermagli d'argento mentre lei li squadrava schiumando  di rabbia.
Una sua amica si staccò dal loro gruppetto e scivolò verso di loro reggendo una strana catenina scintillante.
Era una del sesto anno, di Serpeverde. Si piazzò davanti a lei e la  squadrò da capo a piedi inarcando le sopracciglia, prima di ricomporsi e  porgerle il legaccio.
"Vuoi?" chiese, ammiccando maliziosamente a Remus al suo fianco.
"Uh?" Lei guardò in basso. "Ma... è un..."
"Guinzaglio." la Serpeverde la fissò perfidamente divertita. "Carino, vero?"
Tonks la fissò spaesata. C'erano dei cani in giro...?
L'altra rise, poi ritornò a fissare Remus come se fosse un dolcetto.
"E' per loro. Puoi metterglielo, se ti piace."
Il viso di Tonks perse colore, poi le guance le si arrossarono di rabbia.
"No! Certo che no!" sbottò, scostandosi da quell'aggeggio come se fosse putrido. "Non metterei mai a Remus... è orribile!"
Aveva alzato la voce, e chiunque non si fosse ancora accorto del suo arrivo si voltò verso di lei. Ora l'attenzione era totale.
Tonks fece qualche passo indietro, sentendosi improvvisamente di gelatina.
Gli altri bisbigliavano tra loro, alcune guardavano i suoi vestiti così strampalati e colorati con evidente sdegno.
Qualcosa di spiacevole le scivolò dietro la schiena, freddo. Paige aveva ragione, pensò. Lei lì non c'entrava niente.
Il modo in cui la stavano fissando... come tanti avvoltoi...
Poi, una calda mano le premette con delicatezza la spalla. Rem si portò  al suo fianco, senza lasciare la presa, apparentemente tranquillo e  serafico ma con negli occhi qualcosa di scuro, come un cupo  avvertimento.
Molti distolsero lo sguardo, la Serpeverde ridacchiò.
"E' solo per gioco. Ad alcuni dei ragazzi piace pure, no? Sei una Black, giusto?"
Remus.
Era lì per Remus.
Per proteggerlo da quelle streghe.
Non doveva scordarselo.
"Sono solo Tonks." disse piattamente, e l'altra non aggiunse altro perché Paige la richiamò aspramente a sé.
Lupin la vide raddrizzare le spalle e alzare la testa, ma non gli sfuggì  l'impercettibile sospirò che le uscì dalle labbra. Poi lo guardò,  tristemente.
"Mi dispiace." bisbigliò, desolata.
Lo diceva davvero. Era stato furioso con lei, con quella sua testaccia,  ma ne doveva riconoscere il coraggio. Pensava di fare la cosa giusta e  di certo, non era così spavalda come voleva fargli credere... il ché  significava che il suo era un coraggio vero. Solo chi ha paura di  qualcosa e lo affronta comunque può definirsi davvero coraggioso.
Erano pur sempre dai Malfoy. C'era quasi il rischio che incontrassero i  Black, là dentro. La stessa maledetta famiglia da cui sua madre era  fuggita via, da cui l'aveva nascosta in modo così rigido.
Non conosceva Andromeda Black, ma a Sirius brillavano gli occhi quando  parlava di lei. Doveva essere una brava persona...e per arrivare a  maledire in quel modo sua figlia, doveva avere maledettamente paura di  quella gente e di ciò che potevano farle.
A Tonks costava molto essere lì, era evidente.
Per cui ammorbidì appena la sua espressione e le diede una leggera pacca sulla testa.
"Non fa niente." sussurrò, gentile. "Ormai è fatta. Pensiamo solo ad  arrivare alla fine della giornata, ok? E non lasciarti intimorire da  quelle arpie. Vogliono solo testarti."
Negli occhi verde acqua di Tonks brillò una luce più decisa e annuì.
Non doveva avere paura. Non con Remus al suo fianco.
Le porte si spalancarono improvvisamente e una donna biondissima avvolta  in una nuvola di profumo marciò spedita fra loro con un sorriso di  plastica.
"Mie care!" cinguettò, stridula. "Benvenute a Villa Malfoy!"
Scostò un piccolo elfo domestico che le era tra i piedi con un calcetto e  si risistemò lo scialle color cobalto attorno alle spalle, senza  perdere quel sorriso inquietante che non si estendeva agli occhi... i  quali indugiarono qualche secondo di troppo su Tonks.
"Per le nuove arrivate, io sono Porfiria Malfoy." disse con voce  stucchevole, sbattendo le ciglia molto lentamente. "La Signora di questa  tenuta. E' un piacere avere tra noi tante splendide fanciulle, così  fresche e a modo!"
Remus trattenne una smorfia. Scoccò un'occhiata agli altri ragazzi  trascinati lì. Alcuni di loro erano un po' a disagio, si dondolavano sui  piedi e guardavano da una parte all'altra. Altri invece gonfiavano i  petti spavaldi, probabilmente erano ricchi.
Porfiria parlava e guardava solo le sue "signorine", come se tutti loro non esistessero.
E quella storia dei guinzagli... che cosa pacchiana e di cattivo gusto...
Ma non doveva rilassarsi, pensò, fissando Tonks al suo fianco. Potevano  anche sembrare tutti solamente degli snob imbecilli, ma conosceva fin  troppo bene la loro recita. Facevano finta di nulla ma sentiva che la  Grifoncina era letteralmente sotto un riflettore.
Non stavano squadrando il suo aspetto appariscente – non solo, almeno –  ma si stavano probabilmente chiedendo cosa farne di lei, come metterla  sulle loro personali scacchiere... o come togliercela in modo definitivo.
Era un gioco davvero pericoloso, ma... in quel momento, non riuscì a non  coglierlo un pensiero infantile: si rese conto con un impulsivo moto di  orgoglio che ADORAVA che Tonks fosse venuta fin laggiù con i suoi soliti  capelli rosa. ADORAVA che li stesse sconvolgendo con il suo  abbigliamento ridicolmente colorato e male abbinato!
Era così preso a guardarla fiero che si perse metà delle ciance di  Porfiria Malfoy fino a quando non disse civettuola: "Bene, mentre i  vostri domestici andranno a ritirare le divise e le istruzioni, lasciate  che vi conduca nella Sala del Fregio, mie care, a seguito di un piccolo  rinfresco fra noi vi mostreremo le vostre stanze e gli abiti che vi  abbiamo fatto ordinare su misura!"
Le altre ragazze esplosero in gridolini eccitati, che però si spensero  immediatamente nella mente di Remus, a cui mancò la terra sotto i piedi.
Doveva separarsi da lei...?!
Si irrigidì e la sua mano strinse il gomito di Ninfadora istintivamente.
Doveva lasciarla sola?! Per quanto tempo...?!
Qualcuno si mosse dietro le loro schiene. L'istinto di Remus schizzò alle stelle.
Due mani ruvide si posarono morbidamente sulle loro spalle e uno strano profumo, pungente, acetoso, scivolò tra loro.
"Tranquillo..." disse una voce, una bocca che sogghignava paciosa  nell'angolo del loro campo visivo. "Non starete separati a lungo. Devono  solo darci le loro stupide divise da damerini e probabilmente  sottoporci a qualche piccola tortura mentale per loro diletto. Quelli  fanno così."
Tonks si voltò verso quella voce, scontrandosi... con due occhi da rapace.
Quello alle loro spalle non era un ragazzo. E di certo non era di  Hogwarts. Era più grande di loro, quasi un uomo, e nonostante portasse  al collo quella specie di grottesco guinzaglio, non sembrava  accompagnare nessuno.
Le sorrise spensierato, l'espressione cadente e quasi impastata, così  come la sua voce. Aveva pesanti occhiaie e orbite arrossate come per  mancanza di sonno. Sembrava a suo agio lì, e aveva l'aria di uno che  voleva solo mettersi da qualche parte e dormire... ma spiccava fra loro  esattamente come Tonks, visto che portava abiti trasandati a dire poco,  rattoppati alla bene e meglio con pezze di altro colore e in alcuni  casi, perfino macchiati di quello che sembrava vino. Lo sconosciuto  aveva il viso spigoloso, su cui facevano bella mostra una leggera  barbetta che sembrava non sistemata da settimane e un naso un po' storto  che qualcuno doveva aver rotto tempo addietro.
Le ciocche castano scuro scivolavano disordinate sulle tempie e il resto  dei capelli era stretto in una bassa coda nientemeno che da uno spago.  Una sottile cicatrice lambiva la pelle della sua faccia appena sotto lo  zigomo destro. Non era certo in linea con il resto dei damerini di quel  posto, perfettamente curati, profumati e in ordine, perfino gli elfi  domestici.
Avrebbe dovuto suscitarle simpatia. Ma in quegli occhi acquosi c'era  qualcosa di vuoto, freddo, oscuro e distante come lo spazio tra le  stelle.
E in quel corpo... quasi poteva sentirlo. C'era una pericolosa, raffinata brutalità nel modo in cui sorrideva.
"Che facce, ragazzi. Scherzavo." lui rise leggero. "Nulla di troppo  brutto, comunque. Sono pur sempre nobili Purosangue. Magari vi faranno  camminare con un libro sulla testa giusto per farsi due risate alle  vostre spalle."
La letalità in lui era palpabile. Se ne accorse dal modo in cui Remus si  era irrigidito, dal modo in cui le sue dita le stavano affondando nel  gomito fin quasi a stritolarglielo.
"E' ridicolo che io abbia dovuto partecipare a questa pagliacciata, a  dirla tutta." continuò l'altro, come se stesse conversando con dei  vecchi amici, le mani ancora ben salde sulle loro spalle. "Ma il numero  uno dei damerini e padrone di casa era... indisposto. Per cui, quando la  sorella dell'amore della tua vita ti chiede un favore, non è certo  gentile rifiutare. E poi a dirla tutta, è sempre piacevole fare da  schiavetto a una bella ragazza, dico bene? Beh, mettiamocela tutta, eh?  Anche noi improvvisati domestici dovremo essere all'altezza."
Finalmente li lasciò. Alcool. Ecco che cos'era quello strano odore  acetoso che proveniva dalla sua pelle. Sapeva di alcolici, sigari... e  sangue.
Continuava a sorridergli amichevole ma non infondeva alcun calore. A  Tonks diede l'idea di uno che avrebbe potuto tagliarle la gola  guardandola dritta negli occhi, sempre con quello stesso sorriso  cordiale.
"Lestrange, caro." lo chiamò Porfiria, con un angolo della bocca che si  arricciava in una smorfietta di apprensione. "Ho fatto portare abiti  nuovi per te e per gli altri. Saresti così gentile da mostrare a questi  giovani la strada?"
Lui sorrise sardonico, voltando loro le spalle.
"Come desideri." disse atono, facendo cenno ai maghetti di seguirlo.
Remus non si schiodò dal suo posto. La fama di Rodolphus Lestrange, il promesso sposo di Bellatrix, lo precedeva.
E se lui era lì, c'era probabilmente anche lei. L'irascibile,  vendicativa e squilibrata Bellatrix Black... assieme all'uomo che per lei,  avrebbe fatto qualsiasi cosa. Anche vendere l'anima. Sempre se non  l'avesse già fatto.
"Remus."
No, aveva detto... la sorella. Lì c'era la sorella dell'amore della sua  vita. Narcissa. Ma... nulla vietava che fossero entrambe lì. Allora perché  non Lucius...? Com'è che aveva detto? Era indisposto...?
Sirius lo ammazzava davvero, stavolta. L'aveva permesso. Si era fatto  sconfiggere come un idiota e ora lei era lì, era fra loro... in pericolo...!
"Remus!" lo richiamò Tonks, più forte. Lui batté le palpebre e guardò giù.
Gli occhi di lei erano limpidi.
"Me la caverò." promise.






M.A.R.A.U.D.E.R.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora